E' in concorso al festival di Berlino un film Italiano
qui la sintesi...
PESI LEGGERI Regia: Enrico Pau
Sceneggiatura: Enrico Pau Aldo Tanchis
Fotografia: Gian Enrico Bianchi
Musiche: Giovanni Venosta
Scenografia: Anna Maria Donatella Sciveres
Costumi: Francesca Leondeff
Montaggio: Carlotta Cristiani
Cast: Claudio Morganti, Anna Scaglione, Carmine Recano, Davide Delogu
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La trama
Cagliari, una palestra di periferia per pugili dilettanti. Si allenano due ragazzi: Nino, buon talento e Giuseppe, dotato ma chiuso e violento. Il loro procuratore è Claudio, promessa mancata della boxe che per vivere affitta appartamenti, il loro allenatore da Melis, un sanguigno ex campione d'Europa. Tra Nino e Giuseppe scoppia una violenta rivalità, dovuta anche a Maddi, la ragazza di Nino, che inquieta e insoddisfatta vorrebbe che Nino avesse un lavoro vero e, per ripicca, si lascia corteggiare dal chiuso e rabbioso Giuseppe. Tra scontri, sfide e amore, le loro vite cambieranno.
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Note
Nel film compaiono anche due grandi ex pugili Piero Rollo, scomparso subito dopo le riprese del film, e Paolo Melis.
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Il commento (di chi ha scritto questo articolo)
In questo piccolo film italiano di incontri di pugilato ce ne sono ben pochi, niente a che vedere con il made in USA "Toro Scatenato" il film diretto da Scorsese sulla vita di Jack La Motta - non ci sono esplosioni di combattimenti, non ci sono ring di lusso. "Pesi leggeri" racconta i semplici, modesti e periferici personaggi della storia a rendere palese l'umanità dello sport, le aspettative, i sogni che, inevitabilmente, si infrangono. I "Pesi leggeri" sono piccoli, minuti ragazzi pronti a pendere pugni, pronti a non cadere e, nel caso a rialzarsi, a trovare la forza di schivare e a trovare l'energia per picchiare. Naturalmente, non solo sul "quadrato", ma metaforicamente parlando, nella vita. I pugni arrivano e fanno male, ma il boxeur è pronto a non farsi abbattere. Sono le città, le buie periferie ad annientare, con il loro cemento ammassato che preclude ogni possibilità, che copre il sole e lo riveste di grigio spegnendo la luce su ogni possibile slancio. La Sardegna raccontata non è esotica, non è balneare, ma è terra di cupi palazzoni, di strade senza uscita. Come salvarsi dalla monotonia? Come schiudere le ali e andare lontano? Per qualcuno dei protagonisti la soluzione è la boxe, per altri è sognare la boxe, sognare di essere stato un campione, per altri è "sistemarsi", trovare il lavoro serio, una casa e, il 27 del mese, uno stipendio. Il pugilato diventa così l'unica alternativa, l'unico modo per dimostrare di saper rimanere in piedi. Il film è raccontato in maniera minimalista, fredda, quasi asettica: Pau - il regista- non vuole e non lascia spazio per sognare, tutto è così come si vede, la realtà è questa. Duro allenamento, duro combattimento, dura la vita. I pugni presi fanno male, ma i lividi passano, le ferite impresse nell'anima no.
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Un saluto dalla Jungla
Tarzan
Edited by tarzan - 14/9/2005, 00:30