ohohohoh guardate cosa vi ha trovato il vostro liam un arte marziale (più ke altro è tipo uno stile di combattimento con le spade derivato dallo scherma medievale) italiana giovane, giovane, la metto perkè merita.
LA COMMENDA MEDIEVALE
STORIA
· Nei primi mesi del 1994 nasce a Genova il gruppo di ricostruzione storica “I Cavalieri della Commenda“.
· Fondato da alcuni ragazzi appassionati di storia medievale il gruppo esordisce nel 1994 alla manifestazione di Offagna (PG) con una serie di duelli e combattimenti per le strade della città.
· Nell’estate del 1995 la Commenda arriva ad Acqui Terme (AL) al secondo torneo nazionale di scherma medievale dove si piazza al primo posto; un’altra delle date importanti della stagione è Grandson Neuchatel in Svizzera nel castello-sede del famoso studioso e re-enacter Gerry Embleton; seguono Piovera (AL) e la Torta dei Fieschi di Lavagna (GE).
· Inizia, dalla fine del 1995, una sempre più attenta preparazione all’uso della spada; Francesco Chinchella, è il componente del gruppo che dirige gli allenamenti. Egli impone un costante ritmo posto sui tre incontri settimanali in palestra e , trattati alla mano, inizia la vera evoluzione del gruppo. A seguito di vari incontri con i rappresentanti degli maggiori gruppi di re-enacment medievale europeo (gruppi francesi, inglesi, cechi, slovacchi e tedeschi) Chinchella si fa un’idea sempre più chiara della scherma medievale fino a che non inizia a dare una sua interpretazione a tutto il materiale (sia pratico che teorico) raccolto durante gli anni passati.
· Durante gli inverni 1998/99 e 1999/00 la Commenda ha tenuto stage e corsi di differenti livelli sull’uso della spada medievale riscuotendo sempre una buona risposta di allievi provenienti da tutta Italia. Gli stessi allievi sono stati poi seguiti e diretti in ogni aspetto, fino all formazione di gruppi storici totalmente indipendenti inseriti poi nel circuito nazionale del re-enacment italiano. Già nostri allievi : la Compagnia del Drago di Castelfranco Veneto (TV), la Compagnia del Corvo di Milano, il Clan dell’Orsa di Aosta.
· Negli anni che seguono, i Cavalieri della Commenda perseguono risultati sia in ambito re-enacment che in ambito tecnico raggiungendo finalmente gli apici della notorietà. Un’evoluzione di prestigio e di professionalità porta la Commenda, il 26-27 febbraio 2000, sul palco di Piazza San Marco a Venezia a presentare il loro spettacolo per la cerimonia di inaugurazione del Carnevale. Il 20-21 maggio 2000 a Legnano (MI) la Commenda cura l’organizzazione strategica, tattica e logistica della rievocazione della Battaglia di Legnano – 200 partecipanti a piedi tra fanti, picchieri e balestrieri oltre a 40 cavalieri.
· Numerose e rinomate manifestazioni medievali si appoggiano alla Commenda per quanto riguarda la parte dei combattimenti : San Giminiano, Brisighella, Bevagna, Volterra, Noale sono solo alcuni tra i nomi delle città, le cui piazze o palcoscenici hanno visto i gli spettacoli del Gruppo.
· Il 14 - 15 ottobre 2000 la Commenda prende attivamente parte alla importante rievocazione della Battaglia di Hastings (Inghilterra) evento a cui sono presenti gruppi e associazioni di re-enacment medievale provenienti da tutto il pianeta per un totale di circa 2000 persone.
· Nell’agosto del 2001 la Commenda ha effettuato, riscuotendo un gran successo, una tournè di due settimane in Giappone, dove ha presentato, attraverso ben 21 spettacoli, la scherma medievale italiana, nell’ambito del progetto : “Italia in Giappone”.
· Oggi il gruppo di rievocazione storica “I Cavalieri della Commenda” può vantare più di cento manifestazioni al suo attivo, una preparazione sull’arte marziale della scherma medievale tra le più professionali in Italia ed Europa, una attenta riproduzione sia dei costumi che di tutti gli accessori (armature, armi, attrezzatura da campo, etc.) necessari ad una perfetta ambientazione. Il tutto per fornire al pubblico una possibilità di impiego sempre più completa e professionale.
TECNICHE
Lo studio approfondito dei maggiori stili di scherma medioevale rievoca solitamente, in ambito “gruppo storico”, la parola “SCRIMA”. Parola inflazionata e spesso fraintesa, la scrima racchiude tutti quei significati per cui oggi, nel 2002, i gruppi storici rappresentanti armati, guerrieri e cavalieri (e chi più ne ha più ne metta) si destreggiano da anni in tenzoni e combattimenti attraverso tutte le piazze e d’Italia (la Commenda tra di loro!)
Tutto un insieme di elementi hanno fatto sì che uno stile di combattimento prendesse piede e prevalesse su tutti gli altri : la spada a una mano e mezza.
Questo stile predomina e spesso anzi esclude molti altri modi di combattere che di conseguenza non vengono assolutamente presi in considerazione e di conseguenza neanche riproposti. Il periodo da noi presentato, anche in costume, tende a sottolineare alcune differenze sostanziali (solitamente dimenticate o addirittura sconosciute) del combattimento basso-medievale e rinascimentale con quello da noi approfondito(XII-XIII sec.).
In pratica, la Commenda, dopo aver iniziato, come la maggior parte delle compagnie d’arme, e cioè con l’ormai classico nonché famoso “Flos Duellatorum”(Fiore dei Liberi) si e spostata indietro nel tempo (senza mai rinnegare però il proprio passato), approfondendo l’arte marziale e il periodo presentato in re-enacment nella maniera più fedele.
Il primo e più importante studio è stato fatto sullo stile di combattimento più classico e più usato di tutto il medioevo : la scherma con spada e scudo.
Questo stile di combattimento, evolutosi dall’alba dei tempi si basa su un principio di utilizzo indipendente dei due arti superiori per avere il massimo della velocità possibile contemporaneamente al massimo della difesa. È interessante notare che mentre il classico dipinto di moltissime epoche antiche riporta un guerriero che combatte con un’arma offensiva (spesso una spada ma non solo) e con l’altro braccio sorregge e utilizza un’arma difensiva (normalmente scudi delle più svariate forme e dimensioni) le forme moderne e neo-classiche rappresentano sempre (o quasi) il guerriero armato di sola spada. Questo ha creato qualche problema.
Grazie infatti ad un accurato bombardamento Hollywoodiano/fumettistico e a tutto l’universo che gira intorno ad esso, il re-enactor medio è convinto che la spada sia l’arma perfetta da utilizzare sempre e comunque da sola (NB : il cinema o il fumetto raramente si sono vantati di creare eventi degni di essere notati per la fedele ricostruzione storica).
Mentre succede tutto questo pochi si accorgono invece che, simbologie a parte, la spada faceva solitamente parte di un abbigliamento specifico da soldato ed era quindi indossata ed usata in concomitanza con lo scudo, l’armatura, l’elmo etc.
Ed è proprio questa tecnica a non essere utilizzata correttamente, o spesso addirittura a essere omessa dalle ricostruzioni, ed è proprio questa tecnica di combattimento, la più classica delle arti marziali medievali, la base per il più completo e puro stile di combattimento all’arma bianca.
La Commenda, negli ultimi anni, ha intrapreso una linea di allenamenti che hanno portato i suoi elementi ad avere un buon livello di conoscenza pratica e particolareggiata in tutti i suoi aspetti, della scherma con arma difensiva e arma offensiva. Questo ha permesso di conseguenza di spaziare dal classico “spada a una mano e scudo triangolare”(o scudo rotondo detto “rotella”) alle ultime evoluzioni che hanno portato a un spettacolare e complesso scontro con spade e brocchieri.
Ovviamente, tutto ciò che la Commenda affronta, prepara, costruisce e alla fine offre, è solo un’accurata interpretazione di quello che era il combattimento dell’epoca.
Personalmente penso che nessuno abbia la fortuna di poter viaggiare a ritroso nel tempo per poter assistere, ad esempio, ad un torneo cavalleresco del tredicesimo secolo.
Considerato inoltre che le tecniche di combattimento si sono evolute paurosamente nel corso dei secoli, noi comuni mortali del ormai XXI secolo, possiamo solo interpretare.
Una interpretazione basata su tutto il materiale che è giunto fino a noi, effettuando quindi un lavoro profondo e accurato, che ci avvicini sempre più alla verità.
Ma quella verità rimane, in ogni modo, una interpretazione della scherma medievale e di tutti i suoi ormai sepolti segreti.
ABITI E ARMATURE
Andiamo ora a vedere quali sono le nostre interpretazioni dell’abbigliamento militare del XIII sec. Tenendo conto delle innovazioni tecnologiche e delle mode, che dilagavano molto più lente ma esistevano, ho cercato di dare un’idea “media” sul costume di questo periodo storico.
Prima di tutto parliamo dei tessuti che più comunemente erano usati durante quel periodo. Le stoffe più diffuse, perchè relativamente a basso costo rispetto alle altre, erano lana e canapa nelle loro diverse lavorazioni, esistevano poi anche la seta, il lino, il cotone e vari tessuti misti, che erano prodotti anche nella nostra penisola (erano famosi i tessuti lombardi e toscani), ma soprattutto importate e che mantenevano, in ogni modo, prezzi molto alti.
Iniziamo, naturalmente, dall’infula, sorta di cuffia in tessuto dal quale l’uomo medievale non si separava mai; passiamo ora alla biancheria intima: il primo indossato erano delle mutande, che erano confezionate probabilmente in lino o canapa mista a cotone ed erano una sorta di paio di brache molto ampie, che andavano dalla vita, dove, con alcuni risvolti ed una fettuccia venivano assicurate, fino a sotto il ginocchio, strette anche lì per evitare che con il movimento si muovessero. Durante l’estate e durante il lavoro, essendo questo capo prettamente maschile e comunque comune a tutte le classi sociali, potevano, tramite delle aperture laterali, essere rimboccate fino alla vita dove erano fermate con la fettuccia del ginocchio, lasciando così le gambe libere. Come coperture delle gambe si usavano delle calze fatte in lana o tessuti misti più leggeri, a seconda delle stagioni e che andando ad allacciarsi ed a sovrapporsi alle brache erano dette calzebrache.
Queste “calze” iniziavano, in questo periodo, ad essere di colori sgargianti e, per quanto lo rendessero possibile i tessuti dell’epoca, aderenti alla gamba; si allacciavano con un bottone o una fettucia ad un legaccio delle brache lasciato appositamente uscire da passanti laterali e partendo dalla coscia, coprivano tutta la gamba, piede compreso. Per migliorare l’aderenza, esclusivamente per una questione estetica, si usava stringere con dei nastri o delle strisce di pelle, la calza giusto sotto al ginocchio. Durante la stagione calda, poi, si potevano anche arrotolare sino a questo nastro, lasciando scoperta la parte di gamba che sarebbe rimasta, comunque nascosta dalla lunga tunica. Ulteriori varianti delle calze sono quelle “solate”, simili a quelle precedenti con la sola differenza che queste ultime erano fatte con una robusta suola di crosta (pelle) per far si che potessero essere usate da sole, senza, cioè, altre calzature.
Esisteva, nell’abbigliamento del Cavaliere, anche la versione più “militare” che consisteva nel confezionare questo capo con un’imbottitura simile a quella del gambeson, che vedremo più avanti, per poter meglio proteggere le gambe dagli attacchi. A questo punto si inizia ad indossare la prima parte di armatura cioè le calze di ferro (parte dell’armatura in cotta di maglia che copre le gambe), assicurate da una cintura in vita e strette, anch’esse sotto al ginocchio per meglio distribuire il peso sulle gambe, arrivavano a coprire il piede al quale erano assicurate alla scarpa interna grazie ad anelli di ferro.
Come ultima protezione per le gambe, oltre agli schinieri probabilmente in cuoio cotto, si usavano dei cosciali imbottiti con ginocchiere in cuoio cotto o ferro che erano allacciati alle brache come le calze.
Sopra a tutto questo s’indossavano prima un camicione di lino o misti e poi lunghe tuniche sempre, però, di una lunghezza che raggiungeva almeno il ginocchio. Fatte anche queste di tessuti misti, lana o anche di seta, se ad indossarle erano ricchi o nobiluomini, le tuniche avevano varie fogge, maniche ampie o strette e ricche bordature.
Generalmente, almeno dalle testimonianze iconografiche che sono arrivate fino a noi, il passo successivo nella vestizione del combattente era il gambeson, parola francese che indica una sorta di tunica lunga circa quanto l’usbergo con le maniche ed il colletto, completamente imbottita di crine animale, canapa o stracci, che serviva ad attutire i colpi ed il peso dell’usbergo stesso che vi era indossato sopra. Dello stesso materiale era fatta la cuffia d’arme, un’infula imbottita da indossare sotto o sopra il camaglio di anelli a seconda del tipo di elmo, che proteggeva il capo.
L’usbergo o cotta di maglia era l’armatura usata in questo periodo, un fitto intreccio di anelli di ferro ribattuti e rivettati a formare una vera e propria maglia di ferro che proteggeva la testa, con un cappuccio o camaglio, il busto, le braccia (mani comprese) e le gambe fino alle ginocchia.
Eredità, probabilmente delle crociate, viene ora la cotta d’arme. Adottata sicuramente per ripararsi dal sole cocente in Terrasanta, come già usavano le milizie islamiche, questo indumento si è evoluto rapidamente da semplice protezione per il sole a segno di riconoscimento araldico, infatti, su questa tunica erano spesso riportati i colori ed i simboli di chi la indossava, così da poter essere sempre riconosciuti anche nell’infuriare di una battaglia. Confezionata in diversi materiali fu molto lunga alla fine del XII sec. e si accorciò gradualmente durante il corso del XIII sec. Generalmente senza maniche o con mezze maniche fino al gomito (più lunghe avrebbero impedito i movimenti).
A questo punto, verso l’ultimo quarto di secolo circa, sulla cotta di maglia si possono aggiungere alcune ulteriori protezioni come i parabracci, le cubitiere per i gomiti o le alette sulle spalle, tutte probabilmente fatte in cuoio cotto, materiale più leggero ed altrettanto sicuro del metallo ed inoltre non soggetto a ruggine.
Ora il cavaliere è pronto per imbracciare il suo scudo probabilmente triangolare e dipinto con il suo stemma araldico, stringere le “guigge” intorno all’avambraccio e passarlo a tracolla, prima di impugnare la spada si fa aiutare ancora una volta dal suo fedele scudiero ad indossare l’elmo pentolare, protezione estrema e impenetrabile dal mondo esterno, una volta calzato non si sente quasi più nulla, solo il sangue che pulsa nelle orecchie e ci si augura di poterlo sentire ancora per molto.
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