Scelta TV

[DOSSIER] TV LIGURIA

« Older   Newer »
  Share  
Dantus
view post Posted on 12/11/2013, 11:36 by: Dantus
Avatar


Group:
Administrator
Posts:
11,339
Location:
Sistema planetario Vega

Status:


CORREVA L'ANNO 1979:
LE TV DI GENOVA


Sei stazioni televisive in città, una a Rapallo e una a Serra Rico, questo il modesto panorama televisivo della provincia di Genova: il più basso rapporto in Italia fra emittenti tv e popolazione.

Qui la selezione naturale fra emittenti forti ed emittenti deboli è stata fatta preventivamente, nel senso che le emittenti deboli, con qualche avventurosa eccezione, si sono risparmiate la fatica di nascere e di agitarsi con gli spogliarelli delle casalinghe, tanto qui i giochi sono già fatti in partenza. La città, ad onta del suo comune rosso, della sua provincia rossa, della sua regione rossa, è città di élites che non perdonano: sperare di entrare in certi giri con qualche miliardo è impresa folle. Bisogna che i miliardi: 1) siano posseduti da tempo immemore e 2) siano investiti nelle due uniche cose che a Genova contano: navi e palazzi.

D'altronde in qualsiasi altra città d'Italia famiglie come i Costa o i Ravano non avrebbero resistito alla tentazione di metter su la tv di famiglia, con la vera proprietà mascherata da spessori di s.p.a. direttamente proporzionali all'antichità della schiatta. Se non altro per avere un'arma di pressione in più verso i politici. Qui le suddette famiglie non devono aver pensato nemmeno per un momento ad intraprese così « volgari » e soprattutto aleatorie. È toccato così a gruppi di imprenditori di media tacca finanziare Telenord o attuare il salvataggio di una delle più antiche (e antiquate) tv italiane, Telegenova; è toccato a « foresti » impiantare Genova City (che funziona quasi esclusivamente come stazione ripetitrice di Tele City di Castelletto d'Orba); è toccato infine all'unica grande famiglia genovese (o meglio: romano-genovese) operante nelle comunicazioni di massa con IL SECOLO XIX metter su una delle migliori tv private d'Italia: Tivuesse. Altre iniziative, degne di menzione più che altro per la buona volontà, sono: Teleliguria, che però opera esclusivamente nel golfo del Tigullio; Televalpolcevera, che dal retrobottega di un negozio di elettrodomestici e con la complicità di un ripetitorista priva buona parte dei genovesi dei programmi della Svizzera per sostituirli con ballate indigene e filmetti; e Telemediterraneo che, dopo essersi valsa per un po' della collaborazione di Radio Mediterraneo, si è ora messa in proprio mandando in onda monoscopi e programmi « sperimentali ».

Infine, caso a parte, Telecittà, tv di tutto rispetto non tanto per i mezzi a disposizione quanto per l'originalità dell'impostazione di tv « di servizio », che le ha consentito di ritagliarsi delle buone e affezionate audiences nonostante mandi in onda programmi di grande semplicità tecnica.

Cominciamo quindi da quest'ultima la nostra inchiesta. Telecittà è sorta nel 1975 con il nome di TV-GE come tv cavo, contemporaneamente a Telegenova. Il primo quartiere scelto per fare gli allacci dei cavi fu quello allucinante del « Biscione », un alveare umano di sette piani lungo quasi un chilometro che incombe sulle alture della città. Era l'unico modo per raggiungere circa cinquemila persone con una spesa di cavi relativamente limitata. Programmi di modestissima fattura, ma la novità era troppo forte per passare inosservata agli abitanti del Biscione. Due soli inconvenienti, ma fatali per tutte le tv cavo: costi di allaccio altissimi e audience così modesta da non suscitare interessi pubblicitari che vadano al di là del negozietto locale.

Alla fine del '75 l'etere non è più tabù e TV-GE lancia Radio Città, che nasce quasi contemporaneamente a Radio Mediterraneo e a Radio Genova International, le pioniere dell'FM in Liguria. La radio va bene, suscita notevole interesse intorno a sè, ma il pallino di Osvaldo Pavese e di Sandro Turetta è la TV, anche se sul video, il più delle volte, non compare molto di più delle loro facce. Così iniziano ad abbuiare la pubblicità della TV svizzera per sostituirla con pubblicità locale, mettono da parte qualche soldo e, con la bassa frequenza di TV-GE/cavo e con un ripetitore della Svizzera, nasce Telecittà, televisione povera per definizione che però non commette l'errore di cercare di tener testa alla concorrenza sul terreno di quest'ultima.

I programmi di Telecittà sono costituiti infatti quasi esclusivamente da dibattiti con gli ascoltatori: gli sponsorizzatori sono di volta in volta il SUNIA, l'AIED, l'FLM, il coordinamento dei genitori democratici ecc.

Vi sono anche dibattiti commerciali: il veterinario che insegna come si alleva un cane, il titolare di una ditta di « fai da te » che impartisce lezioni di « bricolage ». C'è anche qualche programma « leggero » che non va però al di là della musica a richiesta con dediche.

« La riflessione sulla quale abbiamo impostato il nostro modo di fare televisione — dice Sandro Turetta — parte dell'affermazione di Mac Luhan secondo la quale il vero messaggio trasmesso da un medium è il medium stesso. Da ciò abbiamo tratto la conclusione che la televisione andava « divulgata », spogliata cioè della sua spettacolarità ed anche di quell'alone di mistero e di potenza che circonda ogni luogo dal quale partono segnali radio o tv ».

Una delle prime trasmissioni di Telecittà fu in effetti utilizzata per spiegare agli spettatori come si fa tecnicamente televisione. Oggi Telecittà, gettata volontariamente la maschera, può permettersi di fare qualche concessione mandando in onda qualche serie di vecchi film italiani di buon livello o qualche vecchia comics. « Lo facciamo a malincuore — dice Turetta — ma siamo pur sempre un'azienda privata.

« Il nostro obiettivo resta comunque l'informazione, il confronto con il telespettatore ». E in effetti Telecittà è riuscita anche a realizzare qualche scoop, come nelle ore successive all'uccisione dell'operaio Guido Rossa ad opera delle BR, quando per prima diffuse la notizia che la DIGOS solo dopo un'ora dall'uccisione di Rossa si era risolta a mandare una pattuglia sul suo posto di lavoro. Nella stessa occasione Telecittà effettuò alcune interviste ai compagni di lavoro dell'ucciso che vennero in seguito utilizzate per un « Dossier » su RAI 2.

Ultimamente, comunque, Telecittà ha avuto accesso ad un po' di credito anche grazie all'appoggio della Lega delle cooperative, e lo utilizzerà per rinnovare buona parte della bassa frequenza, ormai obsoleta. Nessuna espansione è invece prevista circa il territorio da servire: « Per noi — conclude Turetta — l'ambito locale resta la città e i suoi immediati dintorni, ed ogni sentenza pretorile che consenta l'allargamento di tale ambito rappresenta un attentato alle emittenti povere.

Atmosfera radicalmente opposta a Telenord: gli studi sono situati in un paesino dell'entroterra genovese, Serra Rico, a qualche decina di chilometri dal centro città, ma l'atmosfera che vi si respira (o che si tenta di far respirare) è quella dei grandi network americani, condita con quel po' di provinciale che sembra contraddistinguere tutto ciò che avviene in Italia.

Gli studi occupano tutto il pianterreno di un palazzone fresco di costruzione, nel cortile del quale stazionano gli Alfa Romeo dei tre studi mobili; gli studi mobili hanno una dotazione di bassa frequenza con cui più di uno, in Italia, ci farebbe una televisione completa. Il responsabile dello studio si preoccupa subito di dirci che gli investimenti complessivi di Telenord ammontano a un miliardo e 850 milioni di lire e che altri investimenti sono previsti. In effetti gli imprenditori che hanno finanziato l'emittente devono aver largheggiato: c'è qualcosa di non genovese in questa tv, che, quando il ripetitore di un'emittente concorrente crea qualche disturbo, lo compra, lo spegne e lo mette nel ripostiglio dei ferri vecchi. Infatti il sig. Monti, presidente del consiglio d'amministrazione e pellicciaio, è di origine lombarda.

Monti ci riceve nel suo ufficio con annesso fornitissimo bar per raccontarci che è toccato a lui capeggiare il gruppo di finanziatori che ha dato vita a Telenord, che l'emittente va benissimo, oltre le più rosee previsioni, e che, in Liguria, è quella che « esce » meglio. In effetti le attrezzature sono di prim'ordine, il colore è ottimo, quello che invece sembra un po' mancare sono i programmi, le idee: Telenord si è fatta le ossa con gli strip tease e con i filmetti erotici, oggi cerca una dimensione diversa, un pubblico più vasto e familiare, ma i risultati stentano ad arrivare: i tre studi mobili hanno tutta l'aria di arrugginire nel cortile, mentre i pochi programmi autoprodotti sono costituiti essenzialmente da chiacchierate in studio sui più svariati argomenti: « Vita di club » racconta delle più fantasiose giustificazioni che tante persone adottano per frequentarsi, dal giardinaggio alla filatelia al fumo della pipa; c'è poi la rubrica cinofila, un men che modesto programmino dedicato alla poesia ed altre amenità.

Manca completamente l'informazione: Monti lo sa e mette le mani avanti dicendo che ha appena concluso un accordo con Montanelli per il lancio di un telegiornale: direttore sarà Giuliano Vassallo, caporedattore della pagina genovese del « Giornale nuovo » e direttore del notiziario di Radio Genova Sound, altra emittente legata a Montanelli.

« Certo, sono state avvantaggiate — dice Monti — quelle emittenti che per avere alle spalle un giornale, hanno potuto contare fin dall'inizio su professionisti di prim'ordine ».

E per gli altri programmi? « Riprenderemo un giro di spettacoli che il cantante Michele (un répechage degli anni sessanta) farà in giro per la Liguria, inoltre produrremo una storia del pugilato con la collaborazione di Bruno Arcari » (in effetti pochi giorni dopo l'intervista Telenord riprenderà una seduta del suo consiglio d'amministrazione fatta apposta per siglare l'accordo, con Arcari che prende l'aperitivo con Monti, e quest'ultimo che annuncia che « è con vera soddisfazione e profonda emozione » ecc.).

Telenord ha anche intenzione di lanciarsi nella produzione di programmi da vendere ad altre emittenti: tentativo ambizioso che, a quanto consta, necessiterà di venditori veramente in gamba.

Ambito locale: « Se ce lo consentissero raggiungeremmo tutta l'Italia settentrionale, ma poiché è improbabile che passi un'accezione di ambito locale così vasta, ci limitiamo a coprire tutto il territorio della Liguria, grazie ad una trentina di ripetitori, compresi alcuni di quattro o cinque watt per alcune vallate dell'interno della regione. Raggiungiamo il 95% della popolazione regionale, più della stessa RAI ».

Chiediamo infine a Monti se lui, come imprenditore, è soddisfatto dell'« impresa » tv: ci risponde che lui è lì perché un gruppo di persone a cui non ha potuto dire di no ce lo ha voluto, ma che, come investimento, la tv non vale niente.

Dai fasti americano-padani di Telenord ad un clima più familiare per i liguri, che ha tutti i crismi della genovesitudine: Tivuesse. Qui, quanto ad attrezzature, non manca niente ma non vi è nulla che non sia indispensabile. La sede è stata ricavata nel « palazzo dei giornali » che ospita anche le redazioni del SECOLO XIX, del CORRIERE MERCANTILE, della GAZZETTA DEL LUNEDI', di TUTTOSPORT e, ancora per poco, di TELEGENOVA. Lo spazio non è molto, e in un ufficietto che potrebbe essere quello di un normale caporedattore ci riceve Nino Pirito, direttore dell'emittente. Pirito si lancia subito in un esame analitico dei dati emersi dall'indagine che Tivuesse ha commissionato alla ABACUS, nonché degli ultimi NIELSEN.

Entrambe le fonti sembrano confermare incontestabilmente la supremazia che Tivuesse ha assunto in Liguria. Partita nella primavera del 1977 (quindi in ritardo su altre emittenti), con mezzi non certo modesti ma nemmeno ciclopici, e soprattutto con analisi dettagliatissime delle potenzialità del mercato pubblicitario e con altrettanto dettagliatissime previsioni dei costi di gestione, Tivuesse appare oggi come la stazione che meglio di ogni altra ha saputo miscelare i due filoni che dovrebbe seguire chiunque voglia fare televisione: l'informazione e l'intrattenimento. Il primo di essi è soddisfatto da una serie di rubriche, alcune quotidiane, altre settimanali. Fra le prime vanno annoverate « Ultimissima », un notiziario a prevalente contenuto regionale e cronachistico che va in onda alle 19,20, e « Domani sul SECOLO XIX », in onda alle 22,30. Fra i settimanali vi è l'ottimo « I fatti e i retroscena dei fatti », il nuovo « Il Regionale » e il nuovissimo « Tabù ». Molta attenzione per gli avvenimenti sportivi e alcuni « esperti in studio » all'ora di pranzo completano questa prima parte della programmazione.

Circa i programmi di intrattenimento va detto che ben pochi sono quelli autoprodotti: fra essi troviamo, oltre all'immancabile oroscopo, qualche quiz e qualche ripresa di concerti che hanno luogo in città. Tivuesse non ha il teatrone da mille posti, ormai immancabile in ogni tv che si rispetti, ed è forse proprio in ciò uno dei suoi punti di forza. Ha invece ripiegato su una programmazione di film di buona fattura, che vengono mandati in onda alle 20,15 e replicati alle 23.1 film, insieme ad ogni altro programma, vengono annunciati una settimana prima attraverso « Telesecolo », un giornalino tascabile che viene distribuito il venerdì come supplemento al SECOLO XIX, e che riporta tutti i programmi tv ricevibili in Liguria. Inutile dire che i programmi di Tivuesse occupano, anche graficamente, il posto d'onore. Chiediamo a Pirito se il massiccio appoggio del Secolo (centomila copie di tiratura in un giorno medio, egemonia assoluta in Liguria) è stato determinante al fine di far guadagnare a Tivuesse gli alti indici di penetrazione esistenti: « L'appoggio di un grosso giornale, che agisce per di più in condizioni di quasi monopolio — ci risponde — non è certo un fatte da sottovalutare, d'altronde siamo partiti in ritardo su altre iniziative e con una concorrenza non certo a corto di mezzi. Se abbiamo raggiunto questi risultati è soprattutto grazie ad una programmazione articolata; che ha privilegiato l'informazione, specialmente quella locale, e che non ha mai ceduto alla tentazione del filmetto pornografico o di quart'ordine ».

Su una cosa, invece, Tivuesse ha dovuto rettificare il tiro: partita per drenare i piccoli inserzionisti pubblicitari, quelli per cui un piccolo riquadro sul SECOLO era ancora tabù, e che cominciavano a rivolgersi alle radio e alle prime scassate tv, tenta oggi di superare la pubblicità ad immagine fissa per sostituirla con veri e propri spot, con inevitabile aumento dei costi delle inserzioni: tentativo, a quanto risulta, non ancora del tutto riuscito.

Quanto all'ambito locale Pirito è per la ragione: « Una televisione, ma anche una radio, non possono farsi infognare in un'area più ristretta di quella regionale, pena il decadimento degli introiti pubblicitari e conseguentemente della qualità della programmazione a livelli inaccettabili. E infatti Tivuesse copre tutta la regione ».

Infine Genova City e Telegenova: la prima ha messo in funzione gli studi solo dopo una sentenza del pretore Lalla secondo la quale, pur non potendosi ancora definire con certezza il concetto di ambito locale, si può tuttavia ragionevolmente supporre che esso non oltrepasserà i confini della regione. Poche ore dopo tale sentenza entrava in funzione Genova City, la cui produzione di programmi propri è comunque limitatissima: l'immancabile mercatino, l'oroscopo, l'agenda del giorno. Tutto il resto viene captato da Telecity di Castelletto d'Orba, in Piemonte, e rimandato in onda. La maggior parte del tempo di trasmissione è coperta da giochi, spettacolini, gare di danza, quiz, balletti, qualche spogliarello e un po' di cabaret leggerotto, il tutto in un'atmosfera da strapaese che però, nei primi tempi, aveva letteralmente sfondato. Era forse la reazione dei telespettatori all'« impegno » della RAI e ad una certa « freddezza » delle tv estere.

Anche oggi, peraltro, film e informazione, a Telecity/Genova City sono negletti: i primi sono immancabilmente di modesta fattura, non se ne conosce il titolo se non quando compare sullo schermo, e per di più il rispetto degli orari preannunciati lascia un po' a desiderare; la seconda è una foglia di fico costituita da un « telegiornale » che va in onda alle 19. Dura 5/6 minuti ed è un esempio di telegraficità e di asetticità, prodotto, verosimilmente, solo per ragioni di prestigio. Il tutto mentre l'aria da strapaese non dà più i risultati di una volta ed altre emittenti offrono programmi ben più professionali.

A Telecity si potrebbe applicare la definizione che qualche economista ha dato del sistema capitalistico: è come il calabrone che, in base alle leggi della fisica non può volare, eppure vola. Anzi, i dirigenti proseguono nella loro politica: hanno acquistato il loro bel cinemone anche a Genova per poter continuare più agevolmente a mandare in onda gare di ballo e concorsi di voci nuove. Infatti, almeno fino ad ora, hanno dato loro ragione.

Quanto a Telegenova, la più vecchia emittente ligure insieme con Telecittà, le sue sorti, l'anno scorso, sembravano irrimediabilmente segnate. Era nata nel 1975 come tv cavo, emanazione dello stesso sgangherato gruppo finanziario che controllava il giornale del pomeriggio « CORRIERE MERCANTILE », quello della famiglia Fassio, che naufragherà poco dopo nel procelloso mare dei debiti. Direttore e staff redazionali erano gli stessi del quotidiano, pochi i mezzi e ancora meno le idee. Filo conduttore, una buona manciata di conservatorismo spicciolo e tanto tanto campanilismo, tipo « come era bello quando Genova era una fiorente repubblica marinara », proprio come il « MERCANTILE ». Attuato alla fine del '75 il salto delle trasmissioni via etere, Telegenova aveva proseguito per la sua strada: un notiziario fatto esclusivamente di cronaca locale (l'incidente stradale sotto casa con due feriti leggeri è più importante della guerra nel Vietnam perchè Genova è l'ombelico del mondo), qualche intervista ai maggiorenti della città è un filmastro men che dozzinale erano tutto ciò che l'emittente offriva ai suoi sempre più sparuti aficionados. Tutto ciò mentre all'orizzonte spuntavano concorrenti ben più agguerriti e ricchi.

Nel 1978 la crisi raggiunge il suo culmine: apparecchiature decrepite, debiti, caos. Ad un certo punto la concessionaria della pubblicità sospende persino l'acquisizione di ordini per non fare brutte figure. Poi il miracolo: un gruppo di imprenditori genovesi dirotta parecchie centinaia di milioni dal progetto di una nuova tv al salvataggio di Telegenova, il tutto sotto la copertura di una finanziaria svizzera. Qualche mese di interruzione per la necessaria sostituzione delle apparecchiature, e poi via di nuovo.

Oggi la qualità tecnica dell'emittente è decisamente migliorata, ed anche il palinsesto è più variegato, ma solo grazie all'acquisto di programmi preconfezionati, giacché quelli autoprodotti non si discostano granché dal .vecchio stile. Il direttore giornalistico è quel Mimmo Angeli che si è fatto le ossa a suon di campagne colpevoliste e linciatone contro tutti i protagonisti della cronaca nera locale degli ultimi dieci anni. Comunque i contratti pubblicitari hanno ripreso ad affluire e l'emittente sta trasferendo gli studi in locali più ampi.

CONCLUSIONI

In base alle interviste fatte ai responsabili delle emittenti ed alle notizie raccolte possiamo quindi giungere alle seguenti conclusioni relative all'emittenza privata genovese:

1) Audience: la conquista di nuovi telespettatori rispetto alla RAI e alle estere, seppure più lenta che in altre città, sta progredendo inesorabilmente. Soprattutto le tv estere ne fanno le spese: se si esclude Telemontecarlo, che tiene bene anche grazie all'ottima qualità tecnica, e che in Liguria si può quasi equiparare ad una tv locale, le altre tv estere — Svizzera e Capodistria — hanno perso parecchio terreno. La prima rischia di non venire più ricevuta dai genovesi visto che la vendita di antenne di quinta banda e di amplificatori non è più legata alla ricevibilità di un singolo programma. La seconda potrà riguadagnare terreno se migliorerà la qualità del segnale.

2) Programmi: la qualità tecnica e registica dei programmi è in netto miglioramento, non così per l'originalità e la gradibilità dei programmi stessi. I film sono raramente di buona qualità — se si eccettuano Tivuesse e Telecittà —, mentre i programmi di intrattenimento autoprodotti raggiungono, nel migliore dei casi, la qualità dei programmi « tappabuco » della RAI.

3) Informazione: è la nota dolente. Tranne Tivuesse e Telecittà, c'è deserto e macerie, almeno per ora. Il deserto è quello

di Telenord e di Genova City, le macerie sono quelle di Telegenova, che pur disponendo di giornalisti, telescriventi ecc. non riesce a mettere insieme una vera struttura informativa. Sarà perché, fare della buona informazione televisiva non è facile, sarà perché in tante tv aleggia un certo qualunquismo, sta di fatto che per avere una panoramica di ciò che avviene nel mondo bisogna rivolgersi, con tutti i loro limiti, a TG1 e TG2 o, seppure ancora con qualche necessario aggiustamento, a Tivuesse. D'altronde, che la gente non disdegni affatto una buona informazione sia locale che non, è dimostrato dalla decisa supremazia che sta conquistando quest'ultima tv, ed anche dalla buona penetrazione che mantiene Telecittà, nonostante i modesti mezzi.

4) Pubblicità: dopo un periodo di diffidenza tutta ligure verso le novità, il mercato è in piena espansione. Genova, comunque, non è Milano né Roma, e il gettito pubblicitario complessivo difficilmente basterà a tenere in piedi più di tre o quattro tv e una dozzina di radio. Come abbiamo già detto il tentativo di passare dalla pubblicità a immagine fissa allo spot incontra notevoli resistenze fra gli inserzionisti. D'altronde troppa pubblicità ad immagine fissa rischia di far cambiare canale a troppi telespettatori. Non è quindi da escludere che i piccolissimi inserzionisti si vedranno costretti, in futuro, a ricorrere alle sole radio. Un ultimo dato: in media le tv genovesi vendono la diapositiva da 30 secondi a 15.000 lire.

5) Ambito locale: tutti i responsabili delle tv da noi interpellati — tranne Telecittà — si sono dichiarati per l'ambito regionale; Telecittà è per l'ambito cittadino.



{articolo a firma di Silverio Diafani ed Enrico Oliva apparso su un numero di quell'anno del mensile di settore italiano MilleCanali}
 
Top
29 replies since 24/9/2004, 11:20   7011 views
  Share