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Harry Potter e le reliquie mortali, SPOILER

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view post Posted on 12/8/2007, 14:29
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CAPITOLO 24: IL COSTRUTTORE DI BACCHETTE

Harry resta paralizzato, attonito, di fronte al corpo di Dobby. Dopo un po', distoglie lo sguardo e si rende conto di essere arrivato in effetti nel posto giusto, perché vede avvicinarsi Bill e Fleur, Dean e Luna. Hermione e Ron sono salvi, e sono già in casa. Harry torna a guardare il corpo dell'elfo, e la cicatrice prende a fargli male; percepisce che Voldemort sta punendo severamente i mangiamorte a casa Malfoy.

Harry decide di onorare nel miglior modo possibile il sacrificio di Dobby: invece di usare la magia, prende una vanga e comincia a scavare la fossa a mano.

La cicatrice bruciava, ma Harry era padrone del suo dolore; lo sentiva, eppure ne era separato. Aveva finalmente imparato il controllo, aveva imparato a chiudere la sua mente a Voldemort: proprio ciò che Silente voleva che Harry apprendesse da Piton. Come Voldemort non era riuscito a possedere Harry quando Harry era invaso dal dolore per la morte di Sirius, così ora i suoi pensieri non riuscivano a penetrare quelli di Harry, che soffriva per Dobby. Sembrava che il lutto servisse a tener lontano Voldemort... anche se Silente, senza dubbio, avrebbe detto che si trattava di amore...

Harry continuava a scavare, sempre più a fondo, e d'improvviso seppe dov'era stato Voldemort quella notte, e chi aveva ucciso nella cella all'ultimo piano di Nurmengard, e perché... E pensò a Codaliscia, morto per un piccolo, inconscio impulso di pietà... Silente l'aveva previsto... Quante altre cose aveva saputo?

Il commiato da Dobby coinvolge tutti i ragazzi, e ciascuno - soprattutto Luna - dice qualche parola per ricordare l'elfo. Al termine del funerale, Harry chiede di restare solo, poggia una pietra sulla tomba a mo' di lapide, e vi incide le parole: "Qui giace Dobby, un elfo libero".

Harry rientra in casa. Bill sta dicendo agli altri che la famiglia Weasley è stata messa al sicuro a casa di zia Muriel, perché ora che i Mangiamorte sanno che Ron è con Harry, sicuramente si vorranno vendicare con la sua famiglia. A casa della zia è stato messo un Incanto Fidelius (il Custode è Arthur), e così qui a casa di Bill e Fleur, Shell Cottage (il Custode è Bill).

Harry è ancora convinto che sia stato Silente a mandare Dobby da loro nella cella: dopotutto è il suo occhio blu che Harry ha visto nel frammento di specchio; e Silente aveva detto che "chi chiede aiuto a Hogwarts lo riceverà sempre"...

Harry dice a Bill che ha bisogno di parlare con Unci-Unci e con Ollivander. Privatamente, e separatamente. Però deve decidere con chi dei due parlare prima... Horcrux o Reliquie? A cosa dare la priorità? Horcrux, decide infine Harry: quindi Unci-Unci.

Il goblin è - come tutta la sua razza - molto diffidente nei confronti dei maghi; ma mostra un profondo rispetto per Harry, che gli ha salvato la vita. Harry, Ron e Hermione gli dicono che hanno bisogno del suo aiuto per entrare in una camera blindata della Gringott: quella dei Lestrange. Unci-Unci risponde che la cosa è impossibile, perché la camera è protetta con incantesimi potentissimi. Inoltre non capisce quale sia la necessità di entrarvi, dal momento che la spada che c'è lì dentro è falsa, e quella vera è già in loro possesso. Harry ribatte che c'è qualcos'altro in quella camera, qualcosa di altrettanto prezioso. Unci-Unci risponde che... ci penserà.

Harry confida agli altri due che l'Horcrux (uno degli Horcrux rimasti, cioè quello di Tassorosso o quello di Corvonero) si trova sicuramente nella camera blindata, ma che probabilmente Voldemort non ha mai detto a Bellatrix che si tratta di un Horcrux, così come non aveva detto a Lucius che il diario era un Horcrux.

I tre vanno poi a parlare con Olivander, che è ridotto piuttosto male dopo un anno di prigionia e ripetute torture da parte di Voldemort. Olivander purtroppo non è in grado di riparare la bacchetta di Harry. Ma sa dirgli a chi appartengono le due bacchette che Harry si è ritrovato in tasca dopo la battaglia a casa Malfoy: sono quelle di Bellatrix e Draco. E poiché Harry ha strappato a Draco la sua bacchetta con la forza, ora ne è il legittimo proprietario. Era vero, quindi, ciò che diceva Xenophilius Lovegood a proposito della Bacchetta Maggiore; però non è necessario uccidere il precedente proprietario della bacchetta per impadronirsene! Basta averlo sconfitto. Così, ora la bacchetta che era di Draco è di Harry, e quella di Codaliscia è di Ron.

Una sola bacchetta, ovvero la Maggiore, si trasmette in eredità attraverso l'omicidio. E Olivander confessa di aver rivelato questa informazione a Voldemort sotto tortura. Gli ha rivelato anche che la Bacchetta Maggiore era nelle mani di Gregorovitch. Harry ribatte che ora, grazie al Priori Incantatem sulla bacchetta di Hermione (rimasta a casa Malfoy), Voldemort saprà sicuramente che la bacchetta di Harry è rotta, e che Hermione non è riuscita a ripararla con la sua.

Ma Olivander risponde che a Voldemort la Bacchetta Maggiore non serve solo per sconfiggere Harry: "E' deciso a impadronirsene, perché crede che lo renderà davvero invulnerabile". Harry gli chiede cosa sa delle Reliquie Mortali: Olivander risponde di non averle mai sentite nominare, e sembra sincero.

Quindi: Gregorovitch aveva la Bacchetta Maggiore, e Grindelwald gliel'ha rubata (il ragazzo biondo della foto). Grindelwald usò la bacchetta per diventare potente. E al culmine del suo potere, Silente lo sfidò in duello, lo sconfisse, e prese la Bacchetta Maggiore.

Quindi, la Bacchetta Maggiore non è altro che... La bacchetta di Silente. E ora si trova...

Ed eccola, vicino al lago, riflessa nelle acque scure. La bianca tomba di marmo, una macchia superflua sul panorama a lui così familiare. Sentì ancora quel fremito di euforia controllata, quell'inebriante sensazione di avere uno scopo distruttivo. Sollevò la vecchia bacchetta di legno di tasso: era significativo che questo dovesse essere il suo ultimo, grande incantesimo.

La tomba si aprì in due dalla testa ai piedi. La figura avvolta nel sudario era lunga e magra com'era stata in vita. Voldemort sollevò ancora la bacchetta.

Il sudario si aprì. Il volto era traslucido, pallido, scavato, eppure quasi perfettamente integro. Avevano lasciato gli occhiali sul naso aquilino: Voldemort lo trovò divertente e patetico. Le mani di Silente erano incrociate sul petto, ed eccola lì, stretta nelle mani, sepolta con lui.

Il vecchio pazzo pensava che il marmo o la morte avrebbero potuto proteggere la bacchetta? Aveva pensato che il Signore Oscuro avrebbe avuto paura di violare la sua tomba? La mano, simile a quella di un ragno, afferrò con un movimento rapido la bacchetta, strappandola dalla presa di Silente, e mentre l'agguantava, una pioggia di scintille scaturì dalla sua punta e si sparse sul corpo del suo ultimo possessore, finalmente pronta a servire un nuovo padrone.


CAPITOLO 25: SHELL COTTAGE

Ron non capisce perché, se Harry sa che in quel momento Voldemort si trova a Hogwarts, abbia scelto di non andarci. La risposta di Harry è stata che "Silente non voleva che io avessi la bacchetta. Non voleva che io la prendessi. Voleva che io cercassi gli Horcrux." Hermione è d'accordo con lui: pensa che la Bacchetta sia un oggetto malefico, e che il modo in cui Voldemort ne è venuto in possesso sia repellente.

Ron ha ancora qualche dubbio che Silente sia morto davvero. La cerva d'argento nel bosco, la spada, l'occhio azzurro nel frammento di specchio... E come faceva Dobby a sapere che loro erano chiusi nei sotterranei di casa Malfoy? Che Silente sia tornato indietro come fantasma? Ma Harry è sicuro di no: Silente ha certamente scelto di "andare avanti". E poi, il suo patronus era una fenice, no?

Unci-Unci ha preso una decisione: aiuterà Harry a entrare nella camera blindata di Gringott, ma in cambio vuole la spada di Grifondoro. I goblin infatti ritengono che ogni oggetto creato da un goblin sia di proprietà della loro razza, e che i maghi, anche se pagano per comprare questi oggetti, di fatto li hanno solo "in prestito": e alla loro morte l'oggetto dovrebbe essere restituito ai goblin.

Inoltre, c'è la questione della secolare battaglia tra umani e goblin: i maghi hanno sempre trattato molto male i goblin, impedendo loro di possedere bacchette. Ron però fa notare a Unci-Unci che neanche i goblin hanno mai voluto rivelare agli umani i segreti delle magie che riescono a fare senza bacchetta... Hermione ricorda a Ron che non è questo il momento giusto per far arrabbiare Unci-Unci.

I ragazzi sanno bene che la spada serve loro tanto quanto gli Horcrux, perché serve per distruggerli. Decidono allora di ingannare Unci-Unci, dicendogli che gli daranno la spada, ma senza dirgli quando. Gliela daranno quando tutti gli Horcrux saranno distrutti.

Per giorni e settimane, Unci-Unci e i tre ragazzi lavorano per organizzare il piano. La Pozione Polisucco è quasi finita, ne rimane abbastanza per una sola persona. Olivander sta meglio, e si trasferisce da zia Muriel. Fleur lo prega di consegnare alla zia il suo diadema, preso in prestito per il matrimonio. Lo sguardo di Unci-Unci la dice tutta: è infuriato, e pensa che quel diadema dovrebbe tornare di proprietà dei goblin.

"Anche papà ha costruito una tiara" dice Luna. "Sta cercando di ricostruire il diadema perduto di Corvonero." Harry e Ron lo sanno bene, perché hanno visto l'oggetto in questione a casa sua.

Arriva Lupin, trafelato. E' appena nato suo figlio! Si chiama Ted, come il padre di Tonks, ed è un metamorfomagus: è nato da poche ore e ha già cambiato colore di capelli varie volte... Lupin chiede a Harry di fare da padrino a suo figlio: Harry accetta con gioia.

Bill sospetta che Harry abbia stretto un patto con Unci-Unci, e lo mette in guardia: "Soprattutto se il vostro accordo riguarda qualche oggetto prezioso, devi stare molto attento. Le idee dei goblin sulla proprietà privata e il pagamento non sono le stesse degli umani. Per un goblin, il legittimo proprietario e il vero padrone di un oggetto è chi l'ha costruito, non chi l'ha comprato. Tutti gli oggetti creati dai goblin sono, secondo i goblin, di loro proprietà."
Harry aveva una brutta sensazione; si domandò se Bill non avesse indovinato più di quanto lasciava intendere.
"Dico soltanto" proseguì Bill, afferrando la maniglia della porta che si apriva sul salotto, "che devi stare molto attento a cosa prometti a un goblin, Harry. Tentare di intrufolarti alla Gringott sarebbe meno pericoloso che tradire una promessa fatta a un goblin."
"D'accordo" disse Harry, mentre Bill apriva la porta. "Va bene. Grazie, lo terrò a mente."

Mentre seguiva Bill in salotto, dagli altri, gli venne in mente uno strano pensiero, senza dubbio provocato dal vino che aveva bevuto. Sembrava ben avviato sulla strada per diventare un padrino altrettanto scapestrato per Teddy Lupin di quanto Sirius Black era stato per lui.


CAPITOLO 26: LA GRINGOTT

Il piano consiste nel far bere a Hermione la Pozione Polisucco facendola trasformare in Bellatrix (un capello di lei è rimasto impigliato nel suo maglione). Poiché i ragazzi dispongono anche della vera bacchetta di Bellatrix, la trasformazione sarà completa. Ma Hermione si trova a disagio con la bacchetta, perché non l'ha conquistata con la forza, strappandola personalmente a Bellatrix.

La mattina dopo, prestissimo, i tre si avviano verso Diagon Alley. Hermione ha le fattezze di Bellatrix; Ron è stato reso irriconoscibile da una serie di incantesimi; Harry e Unci-Unci invece si nascondono sotto il mantello dell'invisibilità, il goblin aggrappato sulle spalle di Harry.

Il Paiolo magico era quasi deserto. Tom, il barista gobbo e sdentato, lucidava bicchieri dietro il bancone; un paio di stregoni che confabulavano tra loro nell'angolo lanciarono un'occhiata a Hermione e si ritrassero nell'ombra.
"Signora Lestrange" mormorò Tom, e al passaggio di Hermione chinò la testa in atteggiamento servile.
"Buongiorno" disse Hermione, e Harry, mentre passava con Unci-Unci sulle spalle sotto il Mantello, vide un'espressione sorpresa sul volto di Tom.
"Troppo beneducata" sussurrò Harry in un orecchio di Hermione mentre uscivano nel piccolo cortile del pub. "Devi trattare la gente come fosse spazzatura!"
"Va bene, va bene!"

Diagon Alley è molto diversa da com'era qualche anno fa. Molti negozi hanno chiuso i battenti, e altri sono sorti al loro posto, specializzati nelle Arti Oscure. A ogni angolo ci sono mendicanti coperti di stracci. Uno di loro si avventa contro quella che crede essere Bellatrix e le urla: "Dove sono i miei figli? Cosa ne ha fatto? Tu lo sai, tu lo sai!". Hermione deve Schiantarlo, e non è questo il modo migliore per passare inosservati a Diagon Alley...

Si avvicina Travers, un ;angiamorte (è uno dei due chiamati a casa di Xenophilius). "Confesso che mi stupisce vederti in giro, Bellatrix. Ho sentito dire che gli abitanti di casa Malfoy sono confinati in casa, dopo... l'evasione." Hermione risponde imitando alla perfezione Bellatrix: "Il Signore Oscuro perdona coloro che l'hanno servito fedelmente in passato". Ron viene spacciato per un simpatizzante dei Mangiamorte, in visita dalla Transilvania. Travers sembra crederci.

Dalle parole di Travers, i ragazzi scoprono che quei mendicanti sono in realtà figli di babbani, a cui il Ministero ha requisito la bacchetta.

Arrivati davanti alla Gringott, i ragazzi (e Travers, che è ancora con loro) vedono che al posto dei due goblin ci sono di guardia due maghi, dotati di strumentazioni che rivelano inganni, travestimenti e oggetti magici nascosti. Per riuscire a passare, Harry deve colpire i due maghi con il Confundus di nascosto, da sotto il mantello.

Nell'atrio, Hermione/Bellatrix annuncia al goblin dietro il bancone che vuole entrare nella sua camera blindata. Il goblin però le chiede un documento di identificazione; anche la bacchetta andrà bene. Hermione esita, e Harry capisce perché: evidentemente, i goblin della Gringott sono stati informati che qualcuno potrebbe spacciarsi per Bellatrix, e che la vera Bellatrix non ha più la sua bacchetta. Harry è quindi costretto a lanciare all'istante un Imperius contro il goblin, e contro Travers.

Superato anche questo momento di crisi, i ragazzi possono finalmente avviarsi per i lunghi e tortuosi tunnel che conducono alle camere blindate sotterranee. Il goblin (che si chiama Bogrod, ed è tuttora sotto Imperius) ha con sé una borsa piena di oggetti metallici. Lui, i tre ragazzi e Unci-Unci salgono sul carrello e si avviano lungo i binari. A un certo punto, appare di fronte a loro una cascata d'acqua; il carrello non è dotato di freni, per cui non riescono a evitare di passarci sotto. Ma è una cascata magica, una difesa contro i ladri che ha il potere di contrastare ogni travestimento operato con la magia. Quindi, Hermione e Ron tornano nel giro di pochi secondi ad assumere le loro sembianze normali. Il carrello li ha sbalzati fuori, quindi devono continuare a piedi.

Svoltarono l'angolo e videro la cosa a cui Harry era preparato, ma che obbligò tutti a fermarsi di colpo. Un drago gigante era incatenato a terra davanti a loro, e bloccava l'accesso a quattro o cinque tra le camere blindate più profonde del sotterraneo. Le squame della bestia erano diventate pallide e sottili durante la sua lunga prigionia sotto terra; i suoi occhi erano di un rosa lattiginoso... "E' semicieco" ansimò Unci-Unci, "il che lo rende ancora più violento."

Si scopre così a cosa servono gli oggetti metallici nella borsa di Bogrod: Unci-Unci li percuote e li agita a poca distanza dal drago, producendo un gran rumore. "Il drago è stato addestrato a temere quel rumore: quando lo sente, sa che proverà dolore." E infatti il muso del drago è segnato da molte vecchie ferite. E infatti, appena sente il rumore, il drago si ritrae e li lascia passare.

La porta della camera si aprì e rivelò una caverna, piena fino al soffitto di monete e coppe d'oro, armature d'argento, pelli di strane creature, alcune con lunghi aculei, altri con ali ricurve, pozioni in flaconi tempestati di pietre preziose, e un teschio che indossava una corona.
"Cercate, svelti!" disse Harry, mentre tutti entravano correndo nella camera.
Aveva descritto a Ron e Hermione la coppa di Tassorosso, ma se era l'altro Horcrux a essere custodito in questa camera - l'Horcrux sconosciuto - Harry non aveva idea di che aspetto avesse...

"Harry, forse è quello... Ahia!"
Hermione urlò di dolore, e Harry le puntò addosso la bacchetta in tempo per vedere un calice tempestato di gioielli caderle dalle mani; ma mentre cadeva si divise, e divenne una pioggia di calici, e un attimo dopo, con un gran fracasso, il pavimento era coperto di calici identici che rotolavano in ogni direzione: l'originale era impossibile da distinguere.

Sugli oggetti custoditi nella camera blindata sono stati applicati strani incantesimi: ogni volta che si tocca un oggetto, si rimane scottati, e l'oggetto si moltiplica. Si rischia seriamente di restare schiacciati dalla montagna di monete e coppe d'oro.

Finalmente, Harry trova la coppa. Ma è molto in alto, e per raggiungerla occorre un Levicorpus. Nel frattempo, fuori dalla camera sono arrivati in massa i goblin di guardia: i ragazzi sono in trappola.

Harry riesce a prendere la coppa, se la infila in tasca e si volta per recuperare la spada. Ma Unci-Unci l'ha presa, ed è fuggito dalla camera gridando "Al ladro!".

C'è una sola via d'uscita. Harry, Ron e Hermione salgono in groppa al drago. Aiutano l'enorme bestia, praticamente cieca, a trovare la strada verso l'uscita. Sbaragliando ogni resistenza, il drago abbatte infine il grande portone d'ingresso ed esce in Diagon Alley: e spicca il volo.
 
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CAPITOLO 27: IL NASCONDIGLIO FINALE

Non c'è modo di sterzare: il drago non ci vede, e da un momento all'altro potrebbe fare un movimento brusco o ruotare su se stesso, e i ragazzi precipiterebbero. In questo precario equilibrio, Harry pensa: quanto ci metterà Voldemort a scoprire il furto della coppa d'oro? Quando lo scoprirà, saprà che Harry sta dando la caccia agli Horcrux.

Arrivati sopra a un lago, i tre decidono di tuffarsi in acqua. Il drago non se ne accorge nemmeno, e prosegue il suo volo. Ora i tre hanno l'Horcrux, ma non hanno più la spada.

Nel frattempo, Voldemort sta interrogando un goblin della Gringott:
"Ripetilo!" mormorò Voldemort. "Dillo ancora!"
"M-Mio Signore" balbettò il goblin, gli occhi neri spalancati dal terrore, "S-Signore, abbiamo cercato di f-fermarli, quegli i-impostori... sono entrati... entrati nella c-camera dei L-Lestrange..."
"Impostori? Quali impostori? Credevo che la Gringott disponesse di sistemi per smascherare gli impostori. Chi erano?"
"Era... era... il ragazzo, Potter, e d-due complici..."
"E hanno preso?" disse, alzando la voce, colto da un'orribile paura. "Dimmelo! Cos'hanno preso?"
"U-una piccola coppa d'oro, mio S-Signore..."
Il grido di furia, di incredulità, lo abbandonò come fosse il grido di un'altra persona: era disperato, delirante, non poteva essere vero, era impossibile, nessuno aveva mai saputo: com'era possibile che il ragazzo avesse scoperto il suo segreto?
La Bacchetta Maggiore fendette l'aria, e un raggio di luce verde rimbalzò nella stanza; il goblin inginocchiato rotolò a terra, morto.
[...]
Solo tra i morti, percorreva la stanza a lunghi passi, su e giù, e gli si pararono davanti come in una visione: i suoi tesori, le sue tutele, le àncore che lo legavano all'immortalità: il diario era distrutto e la coppa rubata; cosa, cosa poteva succedere se il ragazzo avesse saputo degli altri?
[...]
Vero, non aveva percepito la distruzione del diario, ma aveva pensato che fosse perché allora non aveva un corpo con cui sentire, era meno di un fantasma... No, di certo gli altri erano al sicuro... gli altri Horcrux dovevano essere intatti...
[...]
Un po' di calma temperò la sua furia: come avrebbe potuto il ragazzo sapere che aveva nascosto l'anello nella capanna dei Gaunt? Nessuno sapeva che lui era imparentato con i Gaunt, aveva tenuto segreto il legame, gli omicidi non erano mai stati collegati a lui; l'anello, di certo, non correva pericoli.
E come poteva il ragazzo, o chiunque altro, sapere della caverna, o superarne gli ostacoli? L'idea che qualcuno potesse rubare il ciondolo era assurda...
Quanto alla scuola: solo lui sapeva in che punto di Hogwarts aveva nascosto l'Horcrux, perché solo lui aveva indagato i più oscuri segreti di quel luogo...
E poi c'era ancora Nagini, che ora doveva restargli vicina, non avrebbe più svolto incarichi per lui, sarebbe rimasta sotto la sua protezione...
Ma per essere certo, per essere assolutamente certo, doveva tornare in ciascuno dei nascondigli, doveva raddoppiare le protezioni per ognuno dei suoi Horcrux... un lavoro, come la ricerca della Bacchetta Maggiore, che avrebbe dovuto svolgere da solo.

Harry vede tutto ciò nella sua testa, e capisce che anche nella migliore delle ipotesi (cioè che lasci per ultimo l'Horcrux di Hogwarts) Voldemort sarà a Hogwarts nel giro di poche ore. Voldemort crede sia il caso di allertare Piton del fatto che Harry possa tentare di entrare nel castello, ma senza dirgli il perché: non si fida di Piton fino a questo punto...

Non c'è un minuto da perdere: Harry, Hermione e Ron indossano il mantello e si smaterializzano, diretti a Hogsmeade.


CAPITOLO 28: LO SPECCHIO MANCANTE

Appena i tre si materializzano a Hogsmeade, sentono un urlo terribile, simile a quello di Voldemort. La porta dei Tre manici di scopa si spalanca e ne escono Mangiamorte incappucciati.

Protetti dal mantello, i tre scappano: ma i Mangiamorte, che pur non potendo vedere di chi si tratta sanno che ci sono degli intrusi, inviano contro di loro alcuni dissennatori. Harry non può evocare un patronus perché verrebbe immediatamente scoperto; né ci si può smaterializzare da Hogsmeade, perché sono stati applicati degli incantesimi di sicurezza.

Quando i dissennatori si avvicinano troppo, però, Harry non resiste più, ed evoca il patronus. All'improvviso, nel vicolo in cui si sono rifugiati si apre una porta, e una voce roca dice loro: "Potter, qui dentro, presto! Salite al piano di sopra, tenete addosso il mantello, svelti!"

I tre obbediscono e si ritrovano in un salotto con un piccolo caminetto, sopra il quale è appeso un ritratto dipinto a olio: è una ragazza bionda, dallo sguardo dolce ma un po' vacuo.

Harry si affaccia alla finestra. In strada c'è il loro salvatore, che non è altri che Aberforth Silente.

"E allora?" stava sbraitando all'indirizzo di uno degli incappucciati. "E allora? Voi mi mandate i dissennatori a casa, e io non devo fare un patronus? Non li lascerò avvicinare, ve l'ho detto, non li voglio!"

"Quello non era il tuo patronus!" disse un Mangiamorte. "Era un cervo, era di Potter!"

"Cervo!" ruggì il barista, ed estrasse una bacchetta. "Un cervo! Pezzo d'idiota! Expecto Patronum!"

Qualcosa di enorme e cornuto eruttò dalla bacchetta: a testa bassa, corse verso la strada principale e sparì alla vista. [...]

"Cervo?" ruggì ancora. "E' una capra, imbecille!"

"Va bene, va bene, ci siamo sbagliati" disse il secondo Mangiamorte. "Ma tu rompi il coprifuoco un'altra volta, e non saremo così clementi!"

Harry nota che sul caminetto, vicino al quadro, c'è un piccolo specchio rettangolare. In quel momento, Aberforth entra nella stanza.

Portava gli occhiali. Dietro le lenti sporche, gli occhi erano di un azzurro penetrante e luminoso.
"E' il tuo occhio che ho visto nello specchio... Sei stato tu a mandare Dobby da noi."
Il barista annuì e si guardò intorno, cercando l'elfo. [...]
"Tu sei Aberforth" disse Harry all'uomo che gli voltava le spalle.
Lui non confermò né negò, ma si chinò per attizzare il fuoco.
"Dove hai preso questo?" chiese Harry, avvicinandosi allo specchio di Sirius, gemello di quello che aveva rotto quasi due anni prima.
"L'ho comprato da Mundungus circa un anno fa" disse Aberforth. "Albus mi ha detto cos'era. Ho cercato di tenerti d'occhio."
Ron sobbalzò.
"La cerva d'argento!" disse, emozionato. "Eri tu anche quella volta?"
"Di cosa parli?" disse Aberforth.
"Qualcuno ci ha mandato un patronus a forma di cerva!"
"Con quel cervello, potresti fare il Mangiamorte, ragazzo mio. Non ti ho appena dimostrato che il mio patronus è una capra?"
"Ah" disse Ron, "Sì, be'... be', io ho fame!" aggiunse, sulle difensive, mentre il suo stomaco brontolava rumorosamente.

I tre spiegano ad Aberforth che, ben lungi dal fuggire e mettersi al sicuro, devono anzi entrare nel castello. Aberforth dice loro di non dar retta a suo fratello, e di pensare solo a salvarsi la pelle. Anche l'Ordine della Fenice è ormai finito, secondo Aberforth: "Voi-Sapete-Chi ha vinto, è finita, e chiunque finga il contrario si illude."

Hermione gli chiede se la ragazza nel ritratto è Ariana. Aberforth racconta la sua versione della storia, molto diversa da quella di Rita Skeeter:

"Quando mia sorella aveva sei anni fu attaccata, aggredita, da tre ragazzi babbani. L'avevano vista fare magie, spiandola dalla siepe del giardino: era una bambina, non poteva controllare la magia, nessun mago può farlo a quell'età. Credo che quello che videro li avesse spaventati. Si fecero strada attraverso la siepe, e quando lei non riuscì a spiegar loro dov'era il trucco, quelli si lasciarono un po' prendere la mano nel tentativo di far smettere il piccolo mostro. [...] La distrussero, ecco quel che fecero. Non fu più la stessa, dopo quel giorno. Non voleva più usare la magia, ma non riusciva a liberarsene; la magia si rivoltò contro di lei e la fece impazzire. Erompeva da lei quando non poteva controllarla, e a volte era strana e pericolosa. Ma per la maggior parte del tempo era dolce, spaventata e innocua. E mio padre andò a cercare i bastardi che l'avevano ridotta così" disse Aberforth "e li attaccò. E per questo lo rinchiusero ad Azkaban. Non disse mai perché l'aveva fatto, perché se il Ministero avesse saputo cos'era diventata Ariana, l'avrebbero rinchiusa a San Mungo per sempre. [...] Dovevamo tenerla al sicuro, e tenerla buona. Ci trasferimmo, dicemmo a tutti che era malata, e mia madre si prese cura di lei... [...] E poi, quando aveva quattordici anni... Vedete, io non ero lì" disse Aberforth, "Se fossi stato lì, avrei potuto tranquillizzarla. Ebbe uno dei suoi attacchi di rabbia, e mia madre non era più tanto giovane, e... fu un incidente. Ariana non riuscì a controllarsi. Ma mia madre restò uccisa.
A quel punto Albus era tornato a casa come capofamiglia; ma poche settimane dopo era arrivato Grindelwald, e
- sempre secondo Aberforth - Albus aveva iniziato a trascurare la povera Ariana. E poi, un giorno iniziammo a litigare... E io tirai fuori la bacchetta, e lui tirò fuori la sua, e il migliore amico di mio fratello usò il Cruciatus contro di me... e Albus cercava di fermarlo, e poi tutti e tre stavamo duellando, e i lampi di luce e i rumori la fecero esplodere, non ce la faceva più..."
Aberfoth impallidì, come se avesse ricevuto una ferita mortale.
"...E credo che lei volesse aiutarci, ma non sapeva cosa stava facendo, e non so chi di noi l'abbia fatto, poteva essere chiunque... ed era morta."

[...] "Ovviamente, Grindelwald si diede alla fuga. Aveva già una bella fedina penale, al suo paese, e non voleva che ci scrivessero sopra anche il nome di Ariana. E Albus era libero, no? Libero dal fardello di sua sorella, libero di diventare il più grande mago del..."
"Non è mai stato libero" disse Harry.
"Scusa?" disse Aberforth.
"Mai" disse Harry. "La notte in cui tuo fratello morì, bevve una pozione che lo fece impazzire. Iniziò a gridare, a supplicare qualcuno che non era lì. Non far loro del male, per favore! Fallo a me, piuttosto!"

Harry ribatte che lui ha intenzione di continuare a combattere, anche se Aberforth si è arreso. Aberforth ha intenzione di aiutarlo?
Per tutta risposta, Aberforth si avvicina al ritratto di Ariana e le dice: "Sai cosa devi fare." Ariana sorride, si volta e si avvia lungo un tunnel dipinto dietro di lei. E' l'unica via d'accesso al castello: tutti i passaggi segreti sono stati chiusi. Quando Ariana ritorna, non è sola:

C'era qualcuno con lei, qualcuno più alto di lei, che camminava zoppicando, con l'aria emozionata. Aveva i capelli più lunghi di come Harry glieli avesse mai visti: aveva diversi tagli sul volto e i suoi vestiti erano strappati e laceri. Le due figure divennero sempre più grandi, finché il quadro riuscì a contenere solo le teste e le spalle. Poi l'intera cornice si mosse in avanti aprendosi come una piccola porta, e rivelò l'ingresso di un vero tunnel. E da quel tunnel, con i capelli lunghi e spettinati, il volto ferito, gli abiti strappati, uscì il vero Neville Paciock, che lanciò un ruggito di gioia, saltò giù dal caminetto e gridò: "Sapevo che saresti venuto! Lo sapevo, Harry!"
 
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CAPITOLO 29: IL DIADEMA PERDUTO

Neville è ridotto piuttosto male. Ferite, graffi, un occhio gonfio. Ma non vuole sentirne parlare, e chiede subito a Harry se sono vere le cose che racconta la trasmissione "Potterwatch": che i ragazzi sono entrati alla Gringott, che sono fuggiti con un drago... Harry conferma tutto, e Neville è felicissimo.

Poi Neville racconta come vanno le cose di questi tempi a Hogwarts: Alecto e Amycus Carrow, i due mangiamorte, controllano la scuola insieme a Piton, e sono responsabili della disciplina, che applicano con ferocia. Gli altri insegnanti devono rendere conto a loro due, ma non lo fanno se possono evitarlo: tutti odiano i Carrow, sia gli studenti sia i professori. Tranne Draco, Tiger e Goyle, ovviamente.

Amycus insegna quella che un tempo si chiamava "Difesa contro le arti oscure", ma che ora è di fatto l'insegnamento delle arti oscure. I ragazzi sono obbligati a esercitarsi scagliando il Cruciatus contro i loro compagni. Harry, Ron e Hermione inorridiscono a questa notizia. E' così che Neville si è procurato quelle ferite: si è rifiutato di fare il Cruciatus agli altri ragazzi, ed è stato punito.

La sorella di Amycus, Alecto Carrow, insegna Babbanologia, materia obbligatoria per tutti. Naturalmente, si studia che i babbani sono come animali, stupidi e sporchi, e che hanno maltrattato i poveri maghi costringendoli a nascondersi.


"Quest'altra ferita" disse Neville indicando un altro taglio sulla guancia "è perché le ho chiesto quanto sangue babbano hanno nelle vene lei e suo fratello."
"Accidenti, Neville" disse Ron, "c'è modo e modo di fare gli spiritosi."
"Tu non l'hai sentita" disse Neville. "Neanche tu avresti accettato una cosa del genere. Il fatto è che... è bene che qualcuno dimostri di osteggiarli: dà speranza a tutti quanti. Lo notavo quando lo facevi tu, Harry."
"Ma ti usano come affilatoio per i coltelli" disse Ron [...].
"Non importa. Non vogliono versare troppo sangue puro. Quindi ci torturano un po' se alziamo la cresta, ma non ci uccideranno."
Harry non sapeva cos'era peggio, se le cose che stava dicendo Neville oppure il tono tranquillo e pacato con cui le diceva.
"Le uniche persone davvero in pericolo sono quelle i cui amici e parenti fuori di qui stanno dando problemi. Le prendono in ostaggio. Il vecchio Xeno Lovegood parlava un po' troppo, sul Cavillo, e loro hanno rapito Luna sul treno mentre tornava a casa per Natale."
"Neville, Luna sta bene, l'abbiamo vista..."
"Sì, lo so, è riuscita a mandarmi un messaggio."
Tirò fuori dalla tasca una moneta d'oro, e Harry la riconobbe: era uno dei Galeoni falsi che l'Esercito di Silente aveva usato per comunicare.
"Ci sono state utilissime" disse Neville, sorridendo a Hermione. "I Carrow non hanno mai capito come facessimo a comunicare tra noi, stavano diventando matti. Di notte uscivamo e facevamo graffiti sul muro, Esercito di Silente: il reclutamento è ancora aperto, cose del genere. Piton era furioso."
"In che senso, facevate?" disse Harry, notando che Neville parlava al passato.
"Beh, le cose sono diventate più difficili, con il tempo" disse Neville. "Abbiamo perso Luna a Natale e Ginny non è mai tornata dalle vacanze di Pasqua. Noi tre eravamo i leader, in pratica. I Carrow sapevano che c'ero io dietro a molte di quelle cose, quindi si sono accaniti contro di me, e poi Michael Corner è stato preso mentre liberava un ragazzino del primo anno che avevano incatenato, e l'hanno torturato parecchio, e questo ha spaventato molti."
"Ci credo" mormorò Ron, mentre il tunnel iniziava ad andare in salita.
"Be', non potevo pretendere che tutti subissero quel che aveva subìto Michael, così abbiamo smesso di fare quelle azioni dimostrative. Ma combattevamo ancora, di nascosto, fino a un paio di settimane fa. Poi hanno deciso che c'era un solo modo per fermarmi, credo: colpire mia nonna."
"Cosa?!" dissero Harry, Ron e Hermione insieme.
"[...] Sì, ma il punto è che..." si voltò verso di loro, e Harry fu sorpreso nel vedere che sorrideva "hanno sottovalutato la nonna. Una vecchietta che vive sola... Fatto sta che Dawlish ora è in ospedale, e la nonna è scappata. Mi ha scritto dicendo che è fiera di me, che sono il degno figlio dei miei genitori."


Alla fine del tunnel c'è la Stanza delle Necessità. Qui Harry è accolto trionfalmente, come un eroe, da studenti di tutte le case tranne Serpeverde. Ci sono Seamus, le Patil, Ernie Macmillan, Terry Steeval... Poco dopo arrivano anche Luna, Dean, Ginny, i gemelli Weasley, Lee Jordan, Cho Chang.

Gli studenti che si nascondono qui - e si sono accampati bene, ci sono letti per dormire e anche un bagno - sono al sicuro dai Carrow, perché Neville ha chiesto alla stanza di impedire ai due fratelli di entrare.

Harry ha un'altra visione: Voldemort ha appena scoperto che l'anello è scomparso da casa Gaunt. E' furioso, e può darsi che decida di venire subito a Hogwarts. Non c'è un minuto da perdere.

Neville insiste perché Harry si faccia aiutare dall'Esercito di Silente nella sua missione; tutti loro si sono dimostrati fedeli a Silente. Effettivamente, anche se Harry continua a ripetere che la missione è stata affidata solo a loro tre, è pur vero che nessuno sa in quale punto di Hogwarts sia l'Horcrux, né che aspetto abbia; quindi è meglio che più persone possibile aiutino nella ricerca. Ovviamente, dice Ron a Harry, "non diremo loro che è un Horcrux!".

Allora, Harry spiega a tutti gli altri che stanno cercando "qualcosa che aiuterà a sconfiggere Voldemort", un oggetto appartenuto a Cosetta Corvonero. Luna ipotizza che possa trattarsi del diadema perduto di Corvonero: che però, appunto, è andato perduto secoli fa.

Cho Chang si offre di accompagnare Harry nella sala comune dei Corvonero, per mostrargli il ritratto della fondatrice, che indossa il diadema. Ginny però, nonostante la drammaticità del momento, fa la gelosa, e pretende che sia Luna e non Cho ad accompagnare Harry...

Così, Luna e Harry, sotto il Mantello, e con l'ausilio della Mappa del malandrino, si mettono in cammino per i corridoi del castello. La sala comune non è protetta da una parola d'ordine, come quella di Grifondoro: entrare è più complicato, bisogna rispondere a una domanda. Stavolta la domanda è: "Viene prima la fenice o la fiamma?" Luna risponde: "Un cerchio non ha inizio." E così i due entrano nella sala comune.


Harry riconobbe Cosetta Corvonero dal busto che aveva visto a casa di Luna. La statua era vicino a una porta che conduceva, Harry immaginò, ai dormitori. Si avvicinò alla donna di marmo e lei sembrò guardarlo con un mezzo sorriso inquisitore sul volto, bella ma un po' spaventosa. Un diadema finemente decorato, riprodotto nel marmo, le cingeva la testa. Somigliava alla tiara indossata da Fleur al suo matrimonio. C'era una scritta incisa sul diadema. Harry si tolse il mantello e salì sul piedistallo della statua per leggere:

Un ingegno smisurato per il mago è dono grato

"Il che vuol dire che tu sei al verde, stupido" disse una voce stridula.
Harry si voltò, scese dal piedistallo e atterrò sul pavimento. Le spalle cadenti di Alecto Carrow erano di fronte a lui, e mentre Harry alzava la bacchetta, lei poggiò uno dei suoi grassi polpastrelli sul teschio e il serpente tatuati sul suo braccio.


CAPITOLO 30: IL LICENZIAMENTO DI SEVERUS PITON

Mentre Alecto chiama Voldemort, Harry ha un'altra visione: il Signore Oscuro sta per entrare nella caverna dov'era nascosto il ciondolo, ma si ferma di colpo perché ha ricevuto il messaggio: il ragazzo è stato catturato. Voldemort decide tuttavia di controllare il ciondolo prima di andare a Hogwarts.

Harry torna in sé, e scopre che Luna ha appena Schiantato Alecto. Harry torna sotto il mantello con Luna, appena in tempo per non essere visto dai ragazzi di Corvonero, accorsi nella sala comune dai loro dormitori, dopo aver sentito i rumori che provenivano da lì.

Intanto, il fratello di Alecto, Amycus, è fuori dalla porta, e cerca di entrare. E' preoccupatissimo, perché se Voldemort arriva e loro non hanno catturato davvero Potter, saranno guai grossi.

Le sue urla richiamano la professoressa McGranitt, che gli dice: "Ma non c'è sua sorella lì dentro? Il professor Vitious l'ha fatta entrare qualche ora fa. Si faccia aprire da lei, invece di svegliare tutta la scuola con le sue grida isteriche!"

Amycus le chiede (molto poco gentilmente) di aprire lei la porta, e la McGranitt lo fa, rispondendo alla domanda ("Dove vanno gli oggetti che vengono fatti Svanire?" "Nel non-essere; vale a dire, ogni cosa").

Visto che lì dentro Potter non c'è (ovvero, c'è, ma sotto il Mantello!), e c'è solo Alecto svenuta, Amycus pensa bene di dare la colpa ai ragazzi di Corvonero: "Diremo che l'hanno costretta a premere il Marchio Nero, ed è per questo che c'è stato un falso allarme...". La McGranitt è scandalizzata: "Non permetterò che voi scarichiate sugli studenti la colpa della vostra inettitudine. Non lo permetto!"


"Non è questione di quello che tu permetti o non permetti, Minerva McGranitt. Il tuo tempo è scaduto. Siamo noi a comandare adesso, e tu farai come ti dico o ne pagherai il prezzo."
E le sputò in faccia.
Harry si strappò di dosso il mantello, sollevò la bacchetta e disse: "Non avresti dovuto farlo".
Mentre Amycus si voltava, Harry gridò: "Crucio!"
Il Mangiamorte fu sbalzato in aria. Si contorse, sospeso, come un uomo che sta affogando, urlando di dolore, e poi, con un tonfo e un'esplosione di vetri, si schiantò contro uno scaffale e piombò a terra, esanime.
"Ho capito cosa intendeva Bellatrix" disse Harry, mentre il sangue gli ruggiva in testa: "devi volerlo, devi goderne."
"Potter!" sussurrò la McGranitt, mettendosi una mano sul cuore. "Potter - tu qui! Cosa...? Come...?" Faticava a riacquistare la calma. "Potter, è stata una follia!"
"Le ha sputato addosso" disse Harry.
"Potter, io... è stato molto... molto galante da parte tua, ma... ma non ti rendi conto...?"
"Sì che mi rendo conto" la rassicurò Harry. In qualche modo, il panico di lei lo rafforzava. "Professoressa, Voldemort sta arrivando."


Amycus si risveglia ma la McGranitt lo mette sotto Imperius. Harry le dice che, per ordine di Silente, deve cercare il diadema (ma non le dice che è un Horcrux). Bisogna andare a svegliare Vitious, che è il direttore di Corvonero. E bisogna evacuare la scuola, passando per la Stanza delle necessità e per il ritratto di Ariana.

La McGranitt, Harry e Luna si avviano per i corridoi, per chiamare gli altri direttori delle Case. Incontrano Piton:


L'odio si impadronì di Harry: aveva dimenticato i dettagli dell'aspetto di Piton, di fronte all'enormità dei suoi crimini; aveva dimenticato come i suoi capelli neri e unti spiovessero in due bande attorno al suo volto scarno, di come i suoi occhi neri emanassero uno sguardo freddo, morto. Non era in pigiama, indossava il solito mantello nero. Anche lui aveva la bacchetta sguainata, pronta per combattere.
"Mi era sembrato di capire che Alecto avesse catturato un intruso" disse.
"Davvero?" disse la McGranitt. "E cosa ti ha dato questa impressione?"
Piton ebbe un leggero sussulto al braccio sinistro, dove il Marchio nero era inciso sulla pelle.
"Oh, ma naturalmente" disse la professoressa McGranitt. "Voi Mangiamorte avete i vostri mezzi di comunicazione privati, dimenticavo."



Piton le chiede se ha visto Potter, e per tutta risposta la McGranitt gli punta addosso la bacchetta. Inizia un duello furioso, interrotto però, dopo qualche istante, dall'arrivo di Vitious: "No! Fermo! Non ucciderai più nessuno a Hogwarts!". Piton fugge e la McGranitt gli urla dietro: "Codardo! CODARDO!"

Tutti inseguono Piton: Harry, Luna, la McGranitt, Vitious e la Sprite (arrivata nel frattempo). Si ritrovano in un'aula, dove una finestra ha i vetri rotti. Piton si è buttato di sotto.

Ma a differenza di Silente, Piton ha ancora la sua bacchetta, ed è quindi quasi certamente ancora vivo. Arriva Lumacorno, trafelatissimo, e chiede cos'è successo a Piton.


"Il nostro preside ha deciso di prendersi una breve vacanza" disse la McGranitt, indicando il buco a forma di Piton nella finestra.


I quattro capi delle Case approntano il piano. La scuola sarà evacuata, ma chi ha più di diciassette anni può restare e combattere, se vuole. Nel frattempo il castello verrà protetto con potenti incantesimi.

Harry chiede a Vitious cosa sa del diadema di Corvonero. Il professore risponde che è perduto da secoli. Harry teme che il diadema non sia un Horcrux, allora.

Lumacorno ha molta paura, ed è evidente che pensa di darsela a gambe. La McGranitt gli dice che se vuole andarsene non lo fermerà. Ma è giunto il momento che Serpeverde decida da che parte vuole stare: se tenteranno di sabotare la resistenza, "duelleremo all'ultimo sangue".

Tutti gli studenti vengono svegliati e condotti in Sala Grande. Intanto, Harry e Luna tornano nella Stanza delle necessità, dove trovano un bel po' di gente nuova: Kingsley, Lupin, Oliver Baston, Katie Bell, Angelina Johnson, Alicia Spinnet, Bill, Fleur, il signore e la signora Weasley. Tutti sono pronti a combattere, ma solo i maggiorenni possono partecipare alla battaglia: Ginny dovrà restare chiusa nella Stanza delle necessità. Mentre Ginny si lamenta di questa ingiustizia, dal tunnel sbuca un'altra persona...

E' Percy.


"Sono stato uno stupido!" ruggì Percy... "Un idiota, un cretino pieno di sé, un... un..."

"Un imbecille filo-ministeriale, rinnegafamiglia, assetato di potere" disse Fred.

Percy deglutì.

"Sì, lo sono stato!"

"Be', non ti si può dar torto" disse Fred, porgendogli la mano.

La signora Weasley scoppiò in lacrime.


Percy si era ravveduto da un po' di tempo, ma al ministero non poteva certo dirlo, rischiava di finire ad Azkaban. Ma per fortuna è riuscito a mettersi in contatto con Aberforth.

Voldemort è arrivato ai cancelli di Hogwarts. Harry è pronto a combattere: ma non ha idea di dove siano finiti Ron e Hermione.

CAPITOLO 31: LA BATTAGLIA DI HOGWARTS

Tutti sono riuniti nella Sala Grande. All'improvviso, come se ci fossero altoparlanti sulle pareti, risuona ovunque la voce di Voldemort:

"So che vi state preparando a combattere. I vostri sforzi sono futili. Non potete opporvi a me. Io non voglio uccidervi. Ho grande rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue magico. Datemi Harry Potter, e nessuno si farà male. Datemi Harry Potter, e io non toccherò la scuola. Datemi Harry Potter, e sarete ricompensati. Avete tempo fino a mezzanotte."

Tutti i minorenni e molti maggiorenni abbandonano la Sala Grande ed evacuano l'edificio. Va via, ovviamente, l'intera Serpeverde. Restano in molti dalle altre Case, e moltissimi da Grifondoro. Restano, inoltre, i membri dell'Ordine della Fenice. Harry cerca Ron e Hermione sulla Mappa del Malandrino, ma non riesce a individuarli.

Gli viene in mente che Voldemort aveva piazzato Alecto nella sala comune del Corvonero, quindi evidentemente sapeva che Harry aveva indovinato che l'Horcrux era legato a quella casa. Ma com'è possibile che Voldemort, il Serpeverde, abbia trovato il diadema che intere generazioni di Corvonero non sono riuscite a ritrovare? Gli viene un'idea. Corre a cercare Nick Quasi-Senza-Testa e gli chiede dove può trovare il fantasma di Corvonero.

La Dama Grigia è bella, con i suoi capelli lunghi: ma è fiera e scostante. Harry le dice che è questione di vita o di morte, e lei si lascia sfuggire che il diadema era di sua madre. La Dama Grigia è il fantasma di Helena Corvonero, la figlia della fondatrice. Racconta di aver rubato il diadema alla madre per conquistare la sapienza. La madre, per la vergogna, non disse a nessuno che il diadema non era più in suo possesso.

"Poi mia madre si ammalò, di una malattia mortale. Nonostante la mia perfidia, volle vedermi per l'ultima volta. Mandò a cercarmi un uomo che da tempo mi amava, ma il cui amore io avevo respinto. Sapeva che lui non avrebbe avuto pace finché non mi avesse trovata."

Harry attese. La Dama tirò un gran sospiro e gettò indietro la testa. "Mi seguì nella foresta dove mi ero nascosta. Quando rifiutai di tornare con lui, divenne violento. Il Barone è sempre stato un uomo focoso. Furioso per il mio rifiuto, geloso della mia libertà, mi pugnalò."

"Il Barone? Vuoi dire..."
"Il Barone Sanguinario, sì" disse la Dama Grigia, e si aprì il mantello per rivelare una ferita scura sul petto pallido. "Quando vide ciò che aveva fatto, fu assalito dal rimorso. Afferrò l'arma che mi aveva uccisa, e la usò per togliersi la vita. Dopo tanti secoli, porta ancora le sue catene come atto di penitenza... e fa bene" aggiunse con asprezza.
"E il diadema?"
"Rimase dove l'avevo nascosto: nel tronco di un albero, in una foresta dell'Albania."

In Albania! Ecco dove l'ha trovato Voldemort! Harry indaga ancora, e la Dama Grigia gli rivela di aver raccontato la sua tragica storia al giovane Tom Riddle. Tutto torna: Voldemort deve aver trasferito il diadema in un luogo più degno, un luogo denso di ricordi e storia: Hogwarts. E l'ha fatto la notte in cui ha chiesto a Silente di assumerlo come insegnante.

Ma dove l'ha nascosto? Mentre Harry si arrovella, viene quasi investito da una pioggia di vetri. Dalla finestra rotta, Hagrid e Thor piombano nel castello. A rompere la finestra è stato Grop. E' mezzanotte: la battaglia è iniziata. Dalla caverna dov'era nascosto, Hagrid ha sentito la voce di Voldemort ed è accorso.

Le prime vittime della battaglia sono i due gargoyle di pietra che erano piantati all'ingresso della Sala professori. Guardando la statua, Harry ha un'illuminazione: ricorda che un anno fa aveva nascosto il libro di pozioni del Principe Mezzosangue nella Stanza delle Necessità, e per ricordarsi il posto esatto aveva messo lì vicino una statua, sulla cui testa aveva appoggiato una parrucca e un diadema. Un diadema!

Ecco svelato il mistero: Tom Riddle, che non si fidava di nessuno e agiva da solo, è stato così arrogante da pensare di essere l'unica persona in tutta la scuola a conoscere l'ubicazione della Stanza delle Necessità. Naturalmente Vitious e Silente, studenti modello, non avevano mai avuto bisogno di quella stanza, ma Harry sì. Ecco un segreto di Hogwarts che Voldemort conosce e Silente non conosceva.

Harry si precipita giù per il corridoio, e finalmente incontra Ron e Hermione, che gli rivelano di essere stati nella Camera dei Segreti (ecco perché non erano sulla Mappa!), per prendere dei denti di Basilisco con cui distruggere la coppa di Tassorosso e gli altri Horcrux restanti. Come hanno fatto a entrare nella Camera? Be', Ron ha imitato la parola pronunciata da Harry in serpentese, quando aveva ordinato al ciondolo di aprirsi.

Nella Stanza delle Necessità, i tre trovano Ginny, Tonks e la nonna di Neville. Quest'ultima, arzilla come sempre, si precipita subito a combattere al fianco di suo nipote. Tonks va a cercare Remus; Harry dice a Ginny che deve uscire per un po' dalla stanza, che altrimenti non potrebbe trasformarsi, e lei è ben felice di farlo.

"Aspetta un momento!" disse Ron bruscamente. "Abbiamo dimenticato qualcuno!"
"Chi?" chiese Hermione.
"Gli elfi domestici, saranno tutti giù nelle cucine, no?"
"Vuoi dire che dovremmo far combattere anche loro?" chiese Harry.
"No" disse Ron, serio. "Voglio dire che dovremmo dir loro di andarsene. Non vogliamo altri Dobby, vero? Non possiamo obbligarli a morire per noi..."
Con un gran fracasso, i denti di basilisco rotolarono giù dalle braccia di Hermione. Correndo verso Ron, gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulla bocca. Ron buttò via i denti di Basilisco e la scopa che teneva in mano, e rispose con un tale entusiasmo che Hermione fu sollevata da terra.
"Vi pare questo il momento?" chiese debolmente Harry; e, non suscitando reazioni, se non che Ron e Hermione si strinsero ancor più forte e iniziarono a dondolare, alzò la voce. "Ehi! C'è una guerra qui!"
Ron e Hermione si separarono, ma restando abbracciati.
"Lo so, amico" disse Ron, che sembrava aver appena ricevuto una botta in testa da un Bolide. "Quindi è ora o mai più, no?"

Harry chiede alla Stanza di trasformarsi nel ripostiglio di segreti e oggetti nascosti. Quando i tre rientrano nella stanza, ad attenderli c'è una brutta sorpresa: Draco, Tiger e Goyle. Draco dice a Harry: "Quella che hai in mano è la mia bacchetta, Potter!" Harry ribatte che non lo è più, perché chi vince una bacchetta se la tiene.

Ovviamente scatta la rissa, senza esclusione di colpi. A un certo punto si alzano fiamme enormi e spaventose, che l'incantesimo Aguamenti non riesce a placare. Tiger ha usato un incantesimo che Harry non conosce, e ora tutti rischiano la morte. Harry, Ron e Hermione afferrano delle scope e si alzano in volo sopra le fiamme. Ma Harry non riesce a lasciar morire così, in questo modo orribile, neppure i suoi peggiori nemici: Draco viene caricato a forza sulla scopa di Harry e Goyle su quella di Ron e Hermione; Harry agguanta il diadema e si precipita fuori dalla stanza.

Purtroppo, però, Tiger è rimasto dentro, ed è morto nell'incendio.

Uno strano liquido, denso e scuro, simile a sangue, sgorga dal diadema, che inizia a tremare e si spezza. Hermione capisce che l'incantesimo di Tiger era il Fiendfyre (fuoco del demonio), una fiamma maledetta che ha la capacità di distruggere gli Horcrux.

E questo vuol dire che c'è un solo Horcrux rimasto: Nagini.

Nel frattempo i Mangiamorte sono entrati nel castello: Harry, Ron e Hermione incontrano due di loro impegnati a duellare con Percy e Fred. Uno dei Mangiamorte si toglie il cappuccio: è il ministro Thicknesse. "Buonasera ministro, le ho già detto che mi licenzio?" gli fa Percy. Fred ride, e si meraviglia:

"Hai fatto una battuta, Perce... Non credo di averti più sentito fare una battuta da quando eri..."

L'aria esplose. Erano tutti vicini, Harry, Ron, Hermione, Fred e Percy, i due Mangiamorte ai loro piedi, uno Schiantato, l'altro Trasfigurato: e in quel frammento di un istante, quando il pericolo sembrava temporaneamente sospeso, il mondo fu squartato. Harry percepì di essere stato scagliato in aria, e tutto ciò che riuscì a fare fu tenersi più stretto possibile a quel bastoncino di legno che era la sua unica arma, e proteggersi la testa con le braccia: sentì le urla e le grida dei suoi compagni, senza speranza di sapere cosa fosse successo...

E poi il mondo si dissolse in dolore e semioscurità: Harry era mezzo sepolto nelle macerie di un corridoio che aveva subìto un attacco violento: l'aria fredda gli disse che il muro del castello era crollato, e il calore appiccicoso sulla guancia gli disse che stava sanguinando copiosamente. Poi udì un grido terribile che gli strappò le viscere, che esprimeva un'agonia che né le fiamme né le maledizioni potevano causare, e si alzò in piedi, barcollando, più spaventato di quanto fosse mai stato in tutta la giornata, più spaventato, forse di quanto fosse mai stato in tutta la sua vita...

E Hermione cercava di rialzarsi in piedi tra le macerie, e tre uomini dai capelli rossi erano chini a terra dove il muro era esploso. Harry afferrò la mano di Hermione, e insieme arrancarono e barcollarono sopra le pietre e il legno.

"No... no... no!" qualcuno gridava. "No! Fred! No!"

E Percy scuoteva suo fratello, e Ron era in ginocchio vicino a loro, e gli occhi di Fred fissavano senza vedere, il fantasma della sua ultima risata ancora impresso sul suo volto.
 
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view post Posted on 15/8/2007, 09:31
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CAPITOLO 32: LA BACCHETTA MAGGIORE

Harry non fa neanche in tempo a rendersi conto pienamente della tragedia appena accaduta, perché il castello è invaso da ragni giganti: sono i figli di Aragog. I Mangiamorte devono quindi aver conquistato la Foresta Proibita.

Ron, naturalmente, è sconvolto, e riesce a pensare solo a come vendicare la morte del fratello. Hermione riesce a calmarlo, e chiede a Harry di leggere la mente di Voldemort per capire dove si trova, dal momento che Nagini è sicuramente con lui. Harry scopre che Voldemort è "in una stanza diroccata ma stranamente familiare, con la carta da parati che si stacca e tutte le finestre chiuse da assi di legno, tranne una. I rumori della battaglia al castello arrivano attutiti e distanti". Voldemort è ancora convinto che nessuno sappia dell'esistenza della Stanza delle Necessità. Con lui c'è Lucius Malfoy, angosciato per la sorte di Draco.

Lucius suggerisce a Voldemort di entrare nel castello e catturare Harry, perché altrimenti c'è il rischio che il ragazzo venga ucciso accidentalmente da qualcun altro. Voldemort ribatte che non c'è alcun bisogno di andare a cercare Harry, perché Harry verrà spontaneamente da lui, quella stessa notte. Poi chiede a Lucius di andare a chiamare Piton.

"E' l'unico modo, Nagini" sussurrò, e si guardò intorno: il grosso serpente era sospeso a mezz'aria, e si contorceva sinuoso nello spazio protetto, incantato, che il suo padrone aveva creato per lei; una sfera lucente, trasparente, a metà tra una gabbia scintillante e una vasca.

Harry capisce che Voldemort è nella Stamberga Strillante, e che sta proteggendo Nagini perché ha compreso che Harry le dà la caccia. Intanto, Harry, Ron e Hermione devono vedersela con i Mangiamorte che hanno invaso il castello. Ma non solo loro:

"Sono Draco Malfoy, sono Draco, sono dalla vostra parte!"
Draco era sul pianerottolo della scalinata dell'atrio, e supplicava un altro Mangiamorte incappucciato. Harry schiantò il Mangiamorte mentre passavano: Malfoy si guardò intorno, sorridente, per cercare il suo salvatore, e Ron gli tirò un pugno da sotto il mantello. Malfoy cadde all'indietro, addosso al Mangiamorte, perdendo sangue dalla bocca, assolutamente stupefatto.
"E con questa sono già due volte che ti salviamo la vita, stanotte, bastardo doppiogiochista!" gridò Ron.

Altri ragni giganti entrano nel castello. Hagrid accorre, brandendo il suo ombrello rosa a fiori; ma viene catturato dai ragni e trascinato via. Il suo destino sembra segnato...

L'esercito di Voldemort è composto anche da altre creature: i giganti (rispetto ai quali Grop sembra un bambino) e soprattutto i dissennatori. Appena fuori dal portone principale del castello, Harry (e con lui Ron e Hermione) sta per essere sopraffatto, perché è così angosciato e disperato che non è più in grado di evocare un patronus. Ma giungono in suo aiuto i patronus di Luna, Ernie e Seamus. Luna incoraggia Harry: "Pensa a qualcosa di bello, un pensiero felice: siamo ancora tutti qui, stiamo ancora combattendo..."

Harry, Ron e Hermione si avviano verso il Platano Picchiatore, e riescono a entrare nel tunnel che conduce alla Stamberga. Si fermano appena prima della fine del tunnel, per spiare cosa succede nella stanza. Da un buco nelle assi di legno riescono a vedere Nagini nella sua sfera protettiva.

Riusciva a vedere il bordo di un tavolo, e una mano bianca dalle lunghe dita che giocherellava con una bacchetta. Poi Piton parlò, e il cuore di Harry fece un sobbalzo: Piton era a pochi centimetri da dove lui si nascondeva, accovacciato.
"Mio signore, la resistenza sta cedendo... Lasciate che io trovi il ragazzo. Lasciate che io conduca Potter da voi. So di poterlo trovare, signore. Vi prego."
[...]
"Ho un problema, Severus" disse Voldemort a bassa voce.
"Signore?" disse Piton.
Voldemort sollevò la Bacchetta Maggiore, reggendola con la delicatezza e la precisione di un direttore d'orchestra.
"Perché non funziona con me, Severus?" [...]
"M-mio signore" disse Piton, perplesso. "Non capisco. Voi... voi avete fatto magie straordinarie con quella bacchetta."
"No" disse Voldemort. "Ho fatto le mie solite magie. Io sono straordinario, ma questa bacchetta... no. Non ha rivelato le meraviglie promesse. Non avverto differenze tra questa bacchetta e quella che ho preso da Olivander tanti anni fa."
Il tono di Voldemort era pensieroso, calmo, ma la cicatrice di Harry aveva iniziato a pulsare; il dolore si accumulava nella sua fronte, e sentiva il senso di controllata furia che si accumulava in Voldemort.
[...] "Ci ho riflettuto a lungo, Severus... sai perché ti ho richiamato dalla battaglia?"
[...] "No, mio Signore, ma vi prego di lasciarmi tornare lì. Lasciate che io trovi Potter."
"Sembri Lucius: nessuno di voi capisce Potter come lo capisco io. Potter verrà da me. Conosco la sua debolezza, il suo unico grande difetto. Non sopporterà di vedere gli altri morire vicino a lui, sapendo che è per colpa sua che succede. Vorrà fermarlo a tutti i costi. Verrà. [...] Ma è di te che voglio parlare, Severus. Tu mi sei stato molto utile. Molto prezioso. [...] La mia preoccupazione, al momento, è cosa accadrà quando finalmente affronterò il ragazzo. [...] Perché entrambe le mie bacchette hanno fallito contro di lui?"
"Non ne ho idea, mio signore."
"[...] Ho cercato una terza bacchetta, Severus. La Bacchetta Maggiore, la Bacchetta del Destino, il Bastone della Morte. L'ho presa dal suo precedente padrone. L'ho presa dalla tomba di Albus Silente. [...] E ora credo di avere la risposta. Forse la conosci già? Sei un uomo intelligente, dopotutto, Severus. Sei stato un servo buono e fedele, e mi spiace che questo debba accadere. La Bacchetta Maggiore non può servirmi correttamente, Severus, perché io non sono il suo vero padrone. La Bacchetta Maggiore appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente. Finché tu rimani in vita, Severus, la Bacchetta Maggiore non sarà veramente mia."
"Mio signore!" protestò Piton, alzando la bacchetta.
"Non può finire in altro modo che in questo" disse Voldemort. "Devo essere padrone della bacchetta, Severus. Padrone della bacchetta, e sarò padrone di Potter, finalmente."
E Voldemort fendette l'aria con la Bacchetta Maggiore. Non colpì Piton, che per un istante sembrò pensare di essere stato graziato; ma poi le intenzioni di Voldemort divennero chiare. La gabbia del serpente rotolò sospesa nell'aria, e prima che Piton potesse fare qualcosa in più che urlare, gli si era avvolta intorno alla testa e alle spalle; e Voldemort parlò in serpentese.
"Uccidi."
Si udì un grido terribile. Harry vide il volto di Piton perdere il poco colore rimasto, sbiancare mentre i suoi occhi neri si dilatavano, mentre i denti aguzzi del serpente gli penetravano nel collo, mentre non riusciva a scrollarsi di dosso la gabbia incantata; e cadde a terra.
"Mi dispiace doverlo fare" disse Voldemort freddamente.
Si voltò: non c'era tristezza in lui, nessun rimorso.

Appena Voldemort esce, Harry si precipita verso Piton, che giace a terra e sanguina dal collo. Si china su di lui, e vede che dalla ferita, ma anche dalla bocca e dagli occhi e dalle orecchie, esce qualcos'altro oltre al sangue: a metà tra gas e liquido, di colore blu argenteo. Harry ha capito di cosa si tratta, ma non sa cosa fare. Hermione evoca una fialetta e gliela porge. E Harry, con la bacchetta, raccoglie la sostanza argentea nella fialetta.

"Guardami..." sussurrò [Piton].
Gli occhi verdi trovarono gli occhi neri, ma un secondo dopo qualcosa sembrò svanire nelle profondità del paio nero, che rimase fisso, vuoto. La mano aggrappata a Harry piombò a terra. E Piton non si mosse più.


CAPITOLO 33: IL RACCONTO DEL PRINCIPE

Voldemort torna a rivolgersi a tutti gli abitanti del castello, amplificando la propria voce con la magia.

"Vi siete battuti con valore" disse la voce, acuta e fredda. "Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio. Eppure avete subito gravi perdite. Se continuerete a resistermi, morirete tutti, uno a uno. Non desidero che questo avvenga. Ogni goccia di sangue magico versata è una perdita e uno spreco. Lord Voldemort è misericordioso. Ordino alle mie forze di ritirarsi, immediatamente. Avete un'ora. Componete i corpi dei vostri morti con dignità. Prendetevi cura dei vostri feriti.
E ora, Harry Potter, mi rivolgo direttamente a te. Hai permesso ai tuoi amici di morire per te, anziché affrontarmi tu stesso. Attenderò per un'ora nella Foresta Proibita. Se, al termine di questa ora, tu non sarai venuto da me, se non ti sarai arreso, la battaglia ricomincerà. E stavolta parteciperò in prima persona allo scontro, Harry Potter, e ti troverò, e punirò fino all'ultimo uomo, donna e bambino che avrà tentato di proteggerti. Un'ora.
"

Ron e Hermione scuotono la testa: Harry non deve neanche pensare di arrendersi e consegnarsi a Voldemort! Insieme, vanno nella Sala Grande, dove sono raccolti i corpi delle vittime. Tutta la famiglia Weasley è raccolta attorno al cadavere di Fred. Ma lì vicino, c'è un'altra brutta sorpresa: i corpi di Lupin e Tonks, "pallidi e immobili e con un'espressione serena sul volto, quasi fossero addormentati sotto il soffitto incantato e scuro".

Harry è disperato: tutta questa gente non sarebbe morta se lui si fosse consegnato a Voldemort. Ma ora c'è qualcosa di molto urgente da fare: andare nello studio di Silente e versare nel pensatoio il contenuto della fialetta, ovvero i ricordi di Piton.

Harry vede in successione diversi episodi della vita di Piton:

1) Lily e Petunia, bambine, sull'altalena; Piton, con indosso abiti usati e con i capelli neri e lunghi, le spia. Vede Lily fare una magia, si fa avanti e le dice "Tu sei una strega! Anch'io sono un mago!" Evidentemente sperava di fare colpo, ma le due bambine lo prendono in giro. Però nel frattempo c'è già tensione tra le due sorelle: Petunia è palesemente gelosa delle abilità magiche di Lily.

2) In un bosco, Lily e Piton (nel frattempo diventati amici) parlano di Hogwarts. Lui le spiega che riceverà presto la lettera, e da quel momento in poi non potrà più fare magie fuori da scuola.
"E davvero me la porterà un gufo?" sussurrò Lily.
"Di solito è così" disse Piton. "Ma tu sei figlia di Babbani, quindi dovrà venire qualcuno dalla scuola a spiegare tutto ai tuoi."
"Fa differenza, essere figlia di Babbani?"
Piton esitò. I suoi occhi neri, ansiosi nell'oscurità verdastra, squadrarono il volto pallido, i capelli rosso scuro.
"No" disse. "Non fa nessuna differenza."
Lily gli chiede come vanno le cose a casa sua, e Piton risponde che i suoi litigano sempre. Poi le spiega che i Dissennatori "sono di guardia alla prigione dei maghi, Azkaban"; e in quel momento scoprono Petunia, che origliava dietro un cespuglio [N.d.R. Ecco chi era "quell'orribile ragazzo" di cui parla Petunia nel quinto libro!].

3) Binario 9 e 3/4: Lily dice a Petunia che le dispiace di non poter andare entrambe a Hogwarts, e che quando arriverà lì cercherà di convincere Silente a far iscrivere anche lei. Ma Petunia la guarda malissimo e ribatte: "No, io non voglio mica andare in uno stupido castello e diventare un... un mostro!" E Lily, di rimando: "Beh, non pensavi che fosse una scuola di mostri quando hai scritto a Silente per pregarlo di ammetterti!" Petunia diventa color pomodoro, e si arrabbia moltissimo con Piton quando scopre che è stato lui a leggere di nascosto la lettera.
A bordo del treno, Piton sta per consolare Lily dicendole "che ti importa, tua sorella è solo una babbana", ma riesce a fermarsi prima della parola "babbana". Nello stesso scompartimento ci sono Sirius e James, che subito prendono in giro Piton e la sua mania di voler finire per forza in Serpeverde. Lily difende Piton e mostra già ora una forte antipatia per James.

4) Qualche anno dopo, Lily e Piton passeggiano nel cortile del castello, e lei gli dice: "Noi siamo amici, Sev, ma tu devi smettere di vedere certa gente. Avery! Mulciber! Sono persone poco raccomandabili". Piton risponde che anche James Potter e i suoi amici non sono gente molto a posto; e quel Lupin ha qualcosa di strano, dov'è che sparisce ogni notte di luna piena?
Lily risponde che "almeno loro non usano la magia oscura. E poi so che l'altra notte ti sei intrufolato in quel tunnel sotto il Platano Picchiatore e James Potter ti ha salvato da... qualunque cosa ci sia lì dentro." Piton le dice di stare attenta perché James le fa il filo da tempo. Lei gli dice di non preoccuparsi perché sa benissimo che Potter è uno stupido arrogante. Piton è sollevato, sentendola parlare così.

5) Scena del pensatoio dopo i G.U.F.O., con mutande di Piton eccetera, già vista nel quinto libro. Poco dopo, Piton chiede scusa a Lily, dicendo che non intendeva chiamarla "sporca mezzosangue", lei risponde che può risparmiare il fiato e tornarsene dai suoi amichetti mangiamorte.

6) Piton adulto, in cima a una collina, impugna stretta la sua bacchetta e aspetta qualcuno. Si materializza Silente. Piton è disperato perché la profezia - che ha appena rivelato a Voldemort - potrebbe riferirsi al figlio di Lily (o almeno, così crede Voldemort). "Se ci tieni così tanto a Lily" dice Silente, "perché non chiedi a Voldemort di risparmiarla, e di uccidere solo il bambino?"
"E' quello che ho fatto!" esclama Piton.
"Tu mi disgusti" replica Silente in tono sdegnato; "non ti importa niente se muoiono suo marito e suo figlio?". Piton lo prega di fare di tutto per impedire che Lily sia uccisa; Silente chiede: "Cosa mi prometti in cambio?" "Qualsiasi cosa" dice Piton.

7) Poco tempo dopo, nell'ufficio di Silente. Piton è accasciato su una sedia, distrutto. Lily è stata uccisa e suo figlio è sopravvissuto. Piton dice che preferirebbe essere morto. "E a cosa servirebbe?" gli dice Silente. "Se amavi Lily Evans, se davvero l'amavi, ti sarà chiaro ciò che devi fare. Sai perché e come è morta. Assicurati che non sia morta invano. Aiutami a proteggere suo figlio quando il Signore Oscuro tornerà." Piton accetta a patto che Silente non lo dica mai a nessuno.

8) Anni dopo, Harry è già a scuola, Piton parla di lui a Silente: dice che è un ragazzo mediocre, svogliato, arrogante come suo padre. Silente ribatte che gli altri insegnanti parlano bene di Harry, e gli consiglia di tenere d'occhio Raptor, piuttosto.

9) E' la sera del Ballo del Ceppo. Piton dice a Silente che Karkaroff ha intenzione di fuggire se il Marchio Nero inizierà a bruciare sulla sua pelle. Ma Piton non farà altrettanto, perché non è codardo fino a questo punto. "No" concorda Silente: "Tu sei un uomo molto più coraggioso di Igor Karkaroff. A volte credo che il Cappello parlante decida troppo in fretta."

10) Di nuovo nello studio di Silente. La mano del vecchio preside è nera e incancrenita, e Piton cerca di curarla. "Perché ha indossato quell'anello? C'è una maledizione!" Silente risponde: "Sono stato un pazzo. Una forte tentazione..." "Tentazione di cosa?" chiede Piton, e Silente non risponde.
Ma la maledizione, al momento circoscritta alla mano, non tarderà a diffondersi in tutto il corpo. Silente ha al massimo un anno di vita. Ma prende la notizia con grande serenità, e risponde: "Sono molto, molto fortunato ad avere te, Severus."
Silente parla a Piton del piano di Voldemort: costringere Draco a ucciderlo. Ovviamente, dal momento che è molto difficile che Draco ci riesca, ciò equivale a una condanna a morte per il ragazzo: la vendetta di Voldemort contro Lucius. Ma Silente sa che il naturale successore di Draco in quest'impresa è Piton, dunque gli dice:
"Alla fine, naturalmente, c'è una sola cosa da fare se vogliamo salvare Draco dall'ira di Lord Voldemort."
Piton inarcò le sopracciglia e in tono beffardo chiese: "Intende lasciare che Draco la uccida?"
"Certo che no. Sarai tu a uccidermi." [...]
"Preferisce che lo faccia subito" chiese Piton, la voce carica d'ironia, "o vorrebbe che le lasciassi qualche minuto per comporre un epitaffio?"
[...]
"Se non le dispiace morire" disse Piton bruscamente, "perché non lasciare che sia Draco a ucciderla?"
"L'anima di quel ragazzo non è ancora così danneggiata" disse Silente. "Non voglio che sia fatta a pezzi per causa mia."
"E la mia anima, Silente? La mia?"
"Solo tu sai se danneggerà la tua anima aiutare un vecchio a evitare dolore e umiliazioni" disse Silente. "Ti chiedo quest'unico, grande favore, Severus, perché la mia morte è vicina, e questo è sicuro com'è sicuro che i Cannoni di Chudley finiranno all'ultimo posto di questo campionato. Confesso che preferirei un'uscita di scena rapida e indolore, piuttosto che tirarla per le lunghe come accadrebbe, per esempio, se Greyback fosse coinvolto - ho sentito che Voldemort l'ha reclutato? O la cara Bellatrix, a cui piace giocare con il cibo prima di mangiarlo."

11) Pochi mesi dopo. Piton chiede a Silente cosa fanno lui e Harry durante le lezioni. Silente risponde che deve passare a Harry delle informazioni importanti. Piton è risentito, perché Silente non si fida abbastanza di lui per dargli le stesse informazioni. Si fida invece di un ragazzino che non sa fare neppure l'Occlumanzia. Silente risponde che Voldemort teme moltissimo la connessione tra la sua mente e quella di Harry: quando l'ha posseduto, al Ministero, ha sofferto moltissimo, e non ci riproverà tanto presto. L'anima di Voldemort è danneggiata, e non sopporta il contatto con un'anima pura come quella di Harry. "Come una lingua sull'acciaio ghiacciato, come la carne viva sul fuoco..." Piton ribatte: "Anima? Parlavamo di mente, non di anima!" Silente risponde che nel caso di Harry e Voldemort, mente e anima sono una cosa sola.

12) La sera dello stesso giorno, Piton torna nell'ufficio di Silente. Dopo che Piton avrà ucciso Silente, giungerà un momento in cui Lord Voldemort mostrerà di preoccuparsi per la vita del suo serpente. Quindi Silente avverte Piton che, quando vedrà Voldemort ansioso di tenere sempre accanto a sé il serpente, in quel momento bisognerà dire tutto a Harry.
Ma "tutto" cosa? Dirgli cosa?
"Dirgli che la notte in cui Voldemort ha tentato di ucciderlo, quando Lily ha frapposto la sua stessa vita tra loro due come uno scudo, la Maledizione che uccide è rimbalzata addosso a Voldemort, e un frammento della sua anima si è staccato dal resto, e si è insediato nell'unica anima vivente ancora rimasta in quell'edificio che stava per crollare. Parte di Voldemort vive dentro Harry, ed è quella parte a donargli il potere di parlare con i serpenti, e una connessione con la mente di Voldemort che lo stesso Voldemort non ha mai compreso. E finché quel frammento di anima, di cui Voldemort non sente la mancanza, resta attaccato a Harry e protetto da Harry, Voldemort non può morire."
Harry [nel pensatoio] sembrava guardare i due uomini dal lato opposto di un lungo tunnel, erano così lontani da lui, le loro voci gli echeggiavano strane nelle orecchie.
"Quindi il ragazzo... il ragazzo deve morire?" chiese Piton, calmo.
"E Voldemort stesso deve ucciderlo, Severus. Questo è essenziale."
Un altro lungo silenzio. Poi Piton disse: "Pensavo.. per tutti questi anni... che stessimo proteggendo il ragazzo per lei. Per Lily." [...]
"Silente, lei mi ha usato. Ho fatto la spia per lei, ho mentito per lei, ho corso pericoli mortali per lei. Tutto per tenere al sicuro il figlio di Lily Potter. Ora lei mi dice che l'abbiamo cresciuto come un maiale destinato al macello?"
"Oh, ma questo è commovente, Severus" disse Silente, serio. "Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?"
"A lui?" gridò Piton. "Expecto Patronum!"
Dalla punta della sua bacchetta sgorgò la cerva d'argento. [...] Silente la guardò volare via, e mentre la luce argentea si dissolveva tornò a guardare Piton, e i suoi occhi erano pieni di lacrime.
"Dopo tutto questo tempo?"
"Sempre" disse Piton.

13) Piton parla con il ritratto di Silente appeso dietro la sua scrivania. Silente dice: "Dovrai dare a Voldemort la vera data della partenza di Harry da casa degli zii. Ma devi insinuare l'idea delle esche: prova a fare un Confundus a Mundungus Fletcher..."

14) Piton in una taverna: sta ipnotizzando Mundungus e gli ordina di usare la pozione polisucco per creare sette Potter identici.

15) Scena della fuga da Privet Drive, George (che impersona uno dei sette Harry) sulla scopa con Lupin: un mangiamorte cerca di colpirli, Piton lancia un Sectumsempra per fermare il mangiamorte ma per sbaglio colpisce l'orecchio di George.

16) Piton a Grimmauld Place, nella camera di Sirius, trova il pezzo mancante della lettera di Lily:

[sembra incredibile che Silente...] potesse essere amico di Gellert Grindelwald. Credo che [Bathilda] stia un po' perdendo la testa!
Con amore,
Lily


Piton prende la lettera e strappa in due la foto. Si porta via il pezzo con Lily e lascia quello con James e il piccolo Harry.

17) Piton preside, nel suo ufficio, parla con il ritratto di Nigellus. Nigellus gli dice che "gli sporchi mezzosangue" sono accampati nella foresta di Dean, Piton sbotta: "Non usare quella parola!"
Interviene il ritratto di Silente: "Molto bene! Ora, la spada, Severus. Non dimenticare che la spada va conquistata in condizioni di necessità e coraggio; lui non deve sapere che sei tu a dargliela! Se Voldemort leggesse la mente di Harry e vedesse te..."
"Non mi vuol proprio dire perché è così importante che Harry abbia la spada?" chiede Piton.
"No, Harry saprà cosa ne deve fare" risponde Silente.


CAPITOLO 34: LA FORESTA, DI NUOVO

Finalmente, la verità. Harry sa che il suo destino è di non sopravvivere allo scontro finale. Abituarsi a quest'idea però non è facilissimo: in questo momento, Harry invidia persino le morti dei suoi genitori, rapide e indolori. Camminare a sangue freddo verso la propria distruzione richiederà un tipo diverso di coraggio.

Certo, c'è sempre stato un progetto più ampio, e lui, Harry, non è che un tassello del grande piano. Solo che è sempre stato troppo stupido per capirlo, e soltanto ora se ne rende conto. Non aveva mai messo in questione l'idea che Silente lo volesse vivo. Ora vede che la durata della sua vita è sempre stata determinata da quanto tempo ci sarebbe voluto per distruggere tutti gli Horcrux.

Ma Silente, pensa Harry, l'ha sopravvalutato. Harry ha fallito: il serpente è ancora vivo. Rimane un Horcrux a legare Voldemort a questo mondo, anche dopo che Harry sarà morto. Vero però che questo significherà facilitare il lavoro a qualcun altro. Chi sarà a uccidere Voldemort? si chiede Harry. Ron e Hermione probabilmente.

Harry sa che è giunta l'ora: deve andare nella Foresta. Indossa il mantello dell'invisibilità e scende nell'atrio del castello. Quasi va a sbattere contro Neville e Oliver Baston, che portano il corpo senza vita di Colin Canon. Harry si toglie il mantello e parla con Neville. Non gli dice dove sta andando, non gli dice che sta per arrendersi a Voldemort. Gli dice però che, nel caso Ron e Hermione fossero ... impossibilitati a farlo (la parola "morti" non riesce proprio a dirla), dovrà essere lui, Neville, a uccidere Nagini.

Harry, di nuovo invisibile, si rimette in cammino. Passa vicino a Ginny, ma sa che se si ferma a parlarle poi non riuscirà a riprendere il suo (ultimo) viaggio. Quindi si sforza di proseguire. Arrivato al margine della foresta, si ferma. Uno sciame di dissennatori tra gli alberi: ma Harry non ha più forze per evocare un patronus. Tira fuori il Boccino dalla tasca e rilegge la scritta: "Mi apro alla chiusura".

Questa è la chiusura, il momento culminante, la fine. Harry preme il Boccino contro le labbra e mormora: "Sto per morire". Il Boccino si apre. "La pietra nera, tagliata nel mezzo da un solco frastagliato, giaceva nelle due metà del Boccino. La Pietra della Resurrezione si era spezzata lungo la linea verticale che simboleggiava la Bacchetta Maggiore. Il triangolo e il cerchio che rappresentavano il mantello e la pietra erano ancora riconoscibili."

Harry capisce che il punto non è richiamare in vita i morti, perché lui stesso sta per raggiungerli. Sono venuti a prenderlo. E quando appaiono, non sono né fantasmi né vera carne, ma somigliano molto all'immagine di Riddle uscita dal diario. Ci sono James, Sirius, Lupin e Lily.

"Ci sei quasi" disse James. "Molto vicino. Noi siamo... così fieri di te."
"Fa male?"
La domanda infantile gli era sfuggita dalle labbra prima che riuscisse a frenarla.
"Morire? Niente affatto" disse Sirius. "Più rapido e facile che addormentarsi."
"E lui vorrà che sia rapido. Vuole darci un taglio" disse Lupin.
"Non volevo che voi moriste" disse Harry. Queste parole gli uscirono involontariamente. "Nessuno di voi. Mi dispiace."
Si rivolse a Lupin più che a tutti gli altri, implorandolo.
"... quando tuo figlio era appena nato... Remus, mi dispiace..."
"Dispiace anche a me" disse Lupin. "Mi dispiace perché non lo conoscerò mai... ma lui saprà perché sono morto, e spero che capirà. Cercavo di costruire un mondo in cui lui potesse vivere una vita più felice."
Una brezza gelida, che sembrava emanare dal cuore della Foresta, sollevò i capelli sulla fronte di Harry. Sapeva che loro non gli avrebbero detto di andare, che doveva essere una sua decisione.
"Resterete con me?"
"Fino all'ultimo istante" disse James.
"Non potranno vedervi?" chiese Harry.
"Siamo parte di te" disse Sirius. "Invisibili per chiunque altro."
Harry guardò sua madre.
"Stammi vicino" disse piano.
E si incamminò. Il gelo dei dissennatori non lo sopraffece: ci passò attraverso con i suoi compagni, che furono per lui come patronus...

In loro compagnia, Harry (sempre invisibile sotto il mantello) arriva alla radura in cui abitavano i figli di Aragog, e che ora è occupata da Voldemort e un gruppo di Mangiamorte, tutti riuniti attorno a un fuoco. Ogni occhio è puntato su Voldemort, che rimane a testa china. "Credevo che sarebbe venuto" dice. "Mi aspettavo che venisse. Sembra che io mi sia... sbagliato."

"No."
Harry lo disse a voce più alta possibile, con tutta la forza che riuscì a raccogliere: non voleva dar l'impressione di avere paura. La Pietra della Resurrezione gli sfuggì dalle dita intorpirdite e con la coda dell'occhio vide svanire i suoi genitori, Sirius e Lupin, mentre avanzava verso la luce del fuoco. In quel momento sentì che nessuno importava tranne Voldemort. C'erano solo loro due.

Ma così non è. I mangiamorte scoppiano a ridere, sollevati e felici; e Hagrid - legato a un albero lì vicino - urla: "HARRY! NO!". Ma un mangiamorte lo zittisce.

Harry sentiva la bacchetta contro il suo petto, ma non tentò di estrarla. Sapeva che il serpente era protetto troppo bene, sapeva che se anche fosse riuscito a puntare la bacchetta contro Nagini, cinquanta incantesimi avrebbero colpito lui, all'istante. E ancora, Voldemort e Harry si guardarono, e ora Voldemort inclinò un po' la testa da un lato, osservando il ragazzo di fronte a lui, e un sorriso strano, non allegro, incurvò la bocca senza labbra.

"Harry Potter" disse, molto piano. La sua voce poteva essere parte del fuoco crepitante. "Il ragazzo sopravvissuto."

Nessuno dei mangiamorte si mosse. Aspettavano: tutto aspettava. Hagrid si divincolava, e Bellatrix stava ansimando, e Harry pensò inspiegabilmente a Ginny, al suo sguardo rovente, alla sensazione delle labbra di lei sulle sue...

Voldemort aveva alzato la bacchetta. Aveva ancora la testa inclinata da un lato, come un bambino curioso che si domanda cosa accadrà se decide di continuare. Harry ricambiò lo sguardo negli occhi rossi, e volle che accadesse subito, in fretta, finché riusciva ancora a stare in piedi, prima che perdesse il controllo, prima che tradisse la paura...

Vide la bocca muoversi e un raggio di luce verde, e tutto sparì.
 
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CAPITOLO 35: KING'S CROSS

Harry giace a terra a faccia in giù, e ascolta il silenzio. Si rende conto di esistere ancora, di essere più che semplice pensiero disincarnato, perché sente di essere sdraiato da qualche parte. E' nudo. Prova ad aprire gli occhi... e ci riesce, quindi ha ancora gli occhi. Quindi è vivo?

E' circondato da una foschia luminosa, una sorta di vapore. Sotto di lui, una specie di pavimento, bianchissimo. Si alza a sedere: sul suo corpo non ci sono ferite. E non indossa più gli occhiali.

Poi ode un suono. Un rumore sordo, martellante: qualcosa o qualcuno si sta dimenando, forse batte le ali, forse lotta contro qualcos'altro. E' un suono che ispira compassione, ma è anche "leggermente indecente. Harry aveva la spiacevole sensazione di star origliando qualcosa di furtivo, di vergognoso."

Harry pensa che sarebbe il caso di mettersi qualcosa addosso. Un istante dopo, appare dal nulla un mantello. Harry lo indossa, si alza in piedi e si guarda intorno. Una grande cupola di vetro lo sovrasta, baciata dal sole. Un palazzo?

Si rende conto di essere solo lì. O no? Guardando meglio, vede da dove proviene quel suono...

Aveva la forma di un neonato nudo, rannicchiato sul pavimento, con la pelle irritata e ruvida, quasi scorticata, e giaceva tremante sotto un sedile, dove qualcuno l'aveva abbandonato: non voluto, nascosto alla vista, lasciato lì a lottare per respirare.
Gli faceva paura. Per quanto fosse piccolo, fragile e ferito, Harry non voleva avvicinarsi. Eppure gli si accostò pian piano, pronto a balzare indietro da un momento all'altro. Ben presto gli fu abbastanza vicino da poterlo toccare, eppure non ci riusciva. Si sentiva un codardo. Avrebbe dovuto consolarlo, ma gli dava ribrezzo.
"Non puoi fare nulla per lui."
Si voltò. Albus Silente camminava verso di lui, energetico e allegro, con lunghe vesti blu come il cielo di mezzanotte.
"Harry." Allargò le braccia, e le sue mani erano entrambe intatte e bianche e integre. "Meraviglioso ragazzo. Uomo coraggioso, coraggioso. Camminiamo insieme."

Si siedono su una specie di sedile (non si capisce bene in che luogo si trovino). Silente comunica a Harry che "tutto sommato, non credo che tu sia morto."
"Ma non mi sono difeso!" risponde Harry. "Ho lasciato che Voldemort mi uccidesse!"
"Ed è questo, secondo me, che ha fatto la differenza" dice Silente.

La parte dell'anima di Voldemort che era in Harry è uscita da lui, è stata distrutta dallo stesso Voldemort. L'anima di Harry è ora intera, ed è completamente sua. E quella strana creatura lì nell'angolo... "E' qualcosa che è al di là delle nostre possibilità di aiuto" dice Silente.

Ma perché Harry è sopravvissuto all'Avada Kedavra, anche stavolta che nessuno si è sacrificato per morire al suo posto? Silente ha una spiegazione anche per questo: la notte in cui Voldemort si è riappropriato del suo corpo, nel cimitero di Little Whinging, ha ricostruito quel corpo grazie al sangue di Harry. "Il tuo sangue nelle sue vene, Harry, la protezione di Lily dentro di voi, dentro entrambi! Lui ti ha legato alla vita, finché vivrà lui!"

"Tu eri il settimo Horcrux, Harry, l'Horcrux che Voldemort non aveva intenzione di creare. Aveva reso la sua anima così instabile che si è spezzata quando ha commesso quegli atti di indicibile crudeltà, l'omicidio dei tuoi genitori, il tentato omicidio di un bambino. Ma ciò che è fuggito da quella stanza è ancor più di quanto lui pensasse. Ha lasciato dietro di sé ben più del suo corpo. Ha lasciato una parte di sé dentro di te, dentro quella che doveva essere la sua vittima, ma che invece è sopravvissuta.
[...]
Senza volerlo, Lord Voldemort ha raddoppiato il legame fra te e lui quando è tornato ad assumere forma umana. Una parte della sua anima era ancora attaccata alla tua, e, pensando di rafforzarsi, ha preso per sé una parte del sacrificio di tua madre. Se solo avesse compreso bene il terribile potere di quel sacrificio, forse non avrebbe osato toccare il tuo sangue... ma d'altronde, se fosse stato in grado di capire, non sarebbe Lord Voldemort, e forse non avrebbe mai ucciso nessuno.
"

Questo doppio legame spiega ciò che è accaduto con il Priori Incantatem, quella notte al cimitero.

"Credo che la tua bacchetta abbia assorbito parte del potere e delle qualità della bacchetta di Voldemort, quella notte, il che vuol dire che la tua bacchetta conteneva un pezzetto dello stesso Voldemort. Quindi la tua bacchetta l'ha riconosciuto quando ti inseguiva: ha riconosciuto un uomo che era al contempo familiare e nemico mortale, e ha riversato addosso a lui parte della sua stessa magia: una magia molto più potente di quanto la bacchetta di Lucius avesse mai prodotto."

Harry chiede a Silente cos'è questo strano luogo.
"Be', stavo per chiedertelo io" disse Silente, guardandosi intorno. "Dove diresti che siamo?"
Finché Silente non gliel'ebbe chiesto, Harry non l'aveva saputo. Ora, però, scoprì di avere la risposta pronta.
"Somiglia" disse lentamente "alla stazione di King's Cross. Solo molto più pulita, e non vedo treni."
"La stazione di King's Cross!" Silente ridacchiava. "Santo cielo, davvero?"
"Be', lei dove crede che siamo?" chiese Harry, un po' sulle difensive.
"Mio caro ragazzo, non ne ho idea. Questa è, come si suol dire, la tua festa."

Quando Harry nomina le Reliquie della Morte, il sorriso svanisce dalle labbra di Silente. Anzi, il vecchio preside inizia a piangere.
Per la prima volta da quando Harry conosceva Silente, gli sembrò meno, molto meno di un vecchio. Per un attimo, sembrò un ragazzino sorpreso a far marachelle.
"Puoi perdonarmi?" disse. "Puoi perdonarmi per non aver avuto fiducia in te? Harry, temevo che tu avresti fallito come ho fallito io. Ero terrorizzato che avresti ripetuto i miei errori. Ti domando perdono, Harry. Ormai da tempo so che tu sei un uomo migliore di me. [...] Le Reliquie, le Reliquie: il sogno di un uomo disperato!"
"Ma esistono davvero!" disse Harry.
"Esistono, e sono pericolose, una trappola per gli stolti" disse Silente. [...] "Signore della morte, Harry, Signore della morte! Ero poi tanto meglio di Voldemort, alla fine dei conti? [...] Anch'io ho cercato un modo per conquistare la morte."
"Ma non come lui" disse Harry. Dopo tutta la sua rabbia verso Silente, com'era strano star lì seduto, sotto l'alto soffitto a volte, e difendere Silente da se stesso. "Reliquie, non Horcrux. [...] Anche Grindelwald le stava cercando?"
[...] "Era questo, soprattutto, che ci univa. Due ragazzi intelligenti e arroganti con un'ossessione in comune. Grindelwald era venuto a Godric's Hollow per vedere la tomba di Ignotus Peverell, per esplorare il luogo dov'era morto il terzo fratello."

E naturalmente, è Harry l'ultimo discendente dei Peverell. Quando James gli aveva mostrato il mantello, Silente aveva chiesto di tenerlo per qualche giorno, per esaminarlo. All'epoca, però, aveva smesso già da tempo di cercare le reliquie, dopo tutto quel che era accaduto nella sua famiglia.

"Tu conosci il segreto della malattia di mia sorella... il mio povero padre morto ad Azkaban... mia madre che diede la vita per Ariana. Io non lo sopportavo, Harry. Ero dotato, brillante. Volevo scappare da lì. Volevo diventare famoso. Volevo la gloria. Non fraintendermi: amavo i miei genitori, mio fratello e mia sorella, ma ero egoista, Harry, più egoista di quanto tu - altruista come sei - possa mai immaginare. [...] Grindelwald: tu non puoi capire come le sue idee mi affascinassero, Harry, mi infiammassero. I Babbani costretti all'obbedienza. I maghi trionfanti. Grindelwald e io, i giovani e gloriosi leader della rivoluzione."

Ricordando la morte di Ariana, Silente scoppia a piangere. Ricorda che Grindelwald fuggì, con i sogni di potere e la volontà di ricercare le Reliquie, un'ossessione in cui Silente l'aveva incoraggiato e aiutato. E intanto, Silente resta lì a seppellire sua madre e sua sorella, e deve imparare a convivere con i sensi di colpa e la vergogna. Negli anni che seguirono, gli fu offerto molte volte l'incarico di ministro, ma lui rifiutò sempre, perché aveva imparato a stare lontano dal potere, per non esserne tentato. "Il potere" dice "era la mia debolezza e la mia tentazione. Forse il potere si addice meglio a chi, come te, Harry, non l'ha mai cercato." Così, Silente sceglie di diventare insegnante, ma nel frattempo Grindelwald si costruisce un esercito.

"Tutti dicevano che Grindelwald aveva paura di me, e forse era vero; ma io avevo ancor più paura di lui. [...] Non di ciò che poteva farmi con la magia, in quel campo io gli ero superiore: era della verità che avevo paura. Vedi, io non ho mai scoperto chi di noi due, in quell'ultima, orribile lotta, avesse scagliato l'incantesimo che uccise mia sorella. Puoi chiamarmi codardo: avresti ragione. Harry, io temevo sopra ogni cosa di scoprire che ero stato io a ucciderla, non solo con la mia arroganza e stupidità, ma che avevo scagliato il colpo che aveva spento la sua vita. Per questo temevo di incontrare Grindelwald: perché lui lo sapeva. [...]

Be', sai cosa accadde poi. Vinsi il duello, vinsi la bacchetta. [...] E cercai di usare la Pietra della Resurrezione. Quando la trovai, dopo tutti quegli anni, sepolta nella casa abbandonata dei Gaunt, la Reliquia che desideravo di più - anche se da giovane l'avevo voluta per tutt'altri motivi - persi la testa, Harry. Mi dimenticai completamente che ora era un Horcrux, che l'anello sicuramente era protetto da una maledizione. Lo raccolsi, e lo indossai, e per un secondo immaginai che stavo per vedere Ariana, e mia madre, e mio padre, e dir loro quanto mi dispiaceva...

Sono stato così stupido, Harry. Dopo tutti quegli anni, non avevo imparato niente. Ero indegno di unire le Reliquie della Morte, l'avevo dimostrato più e più volte, e questa era la prova definitiva. [...] Io avrei usato la pietra per cercare di trascinare indietro coloro che sono in pace, anziché per consentire il sacrificio di me stesso, come hai fatto tu. Tu sei il degno possessore delle Reliquie. [...] Tu sei il vero Signore della morte, perché il vero Signore non cerca di fuggire dalla morte. Accetta il fatto di dover morire, e comprende che in questo mondo ci sono cose molto, molto peggiori della morte.
"

Voldemort non sapeva delle Reliquie, dal momento che non ha riconosciuto la Pietra della Resurrezione quando l'ha trasformata in Horcrux. Del resto, se anche avesse saputo dell'esistenza delle Reliquie, chi mai avrebbe voluto far resuscitare? Voldemort teme i morti, e non ama nessuno. Il Mantello dell'invisibilità era superfluo, perché sia Voldemort sia Silente sanno rendersi invisibili anche senza. Silente lo cercava solo per completare il trio delle Reliquie, cosa che l'avrebbe reso Signore della morte. La Bacchetta Maggiore però sarebbe tornata molto utile a Voldemort, ed è per questo che l'ha cercata così a lungo. Ovviamente non aveva capito che il problema non era nelle bacchette, la sua e quella di Harry, ma nelle rispettive anime.

Voldemort crede ancora che la bacchetta lo renderà invincibile. Il piano originario di Silente prevedeva che Piton - uccidendolo - si impadronisse della bacchetta. Ma qualcosa è andato storto in quel piano.

"Devo tornare di là, vero?" chiese Harry.
"Dipende da te."
"Ho scelta?"
"Oh, sì." Silente gli sorrise. "Siamo a King's Cross, dici? Credo che se tu decidessi di non tornare indietro, saresti in grado di... diciamo così... salire su un treno."
"E dove mi porterebbe?"
"Oltre" disse Silente con semplicità.
Ancora silenzio.
"Voldemort ha la Bacchetta Maggiore."
"Vero. Voldemort ha la Bacchetta Maggiore."
"Ma lei vuole che io torni indietro?"
"Io credo" disse Silente "che se tu scegli di tornare, c'è una possibilità che Voldemort sia sconfitto per sempre. Non posso promettertelo. Ma so questo, Harry: che hai meno da temere tu di lui, se torni."
[...]
"Mi dica un'ultima cosa" disse Harry. "E' reale tutto questo? O è successo tutto dentro la mia testa?"
Silente gli sorrise, e la sua voce risuonò forte e chiara nelle orecchie di Harry, anche se la foschia luminosa stava scendendo di nuovo, oscurando la sua figura.
"Certo che succede nella tua testa, Harry, ma perché mai dovrebbe significare che non è reale?"
 
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view post Posted on 15/8/2007, 15:40
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CAPITOLO 36: L'ERRORE NEL PIANO

Harry si ritrova sdraiato a faccia in giù nella radura della Foresta Proibita. Deve fingersi morto, ma riesce a sollevare di un millimetro le palpebre e vede una strana scena. I Mangiamorte sono raccolti intorno a Voldemort, che sembra essere caduto a terra. E' successo qualcosa quando Voldemort ha fatto a Harry l'Avada Kedavra. Come se entrambi fossero svenuti.

Voldemort non ha il coraggio di avvicinarsi a Harry, e incarica Narcissa di controllare se è vivo o morto. Narcissa si china su di lui, si accorge che è vivo, e gli sussurra: "Draco è ancora vivo? E' al castello?" Harry le dice di sì, e Narcissa, rialzandosi, comunica a Voldemort che Harry è morto.

Harry capisce: Narcissa sa che l'unico modo per entrare a Hogwarts e trovare suo figlio è far parte di un'armata di conquista. Non le importa più che Voldemort vinca o perda.

Voldemort assume un'espressione trionfante, e infierisce sul "cadavere" con il Crucio. Ma Harry non sente dolore. Poi Voldemort ordina a Hagrid di prendere in braccio Harry e di portarlo a scuola. "Ora ce ne andiamo al castello, e facciamo vedere a quella gente cosa ne è stato del loro eroe."

Harry deve fingersi morto anche con Hagrid, perché ha paura di farsi scoprire da Voldemort. Hagrid naturalmente è disperato e piange a dirotto.

Appena fuori dalla Foresta, Voldemort si rivolge agli abitanti del castello con la consueta voce amplificata.

"Harry Potter è morto. E' stato ucciso mentre fuggiva, cercando di salvarsi mentre voi morivate per lui. Vi portiamo il suo corpo come prova che il vostro eroe non c'è più.
La battaglia è vinta. Avete perduto metà dei vostri combattenti. I miei mangiamorte sono più numerosi di voi e il Ragazzo sopravvissuto è finito. Non dev'esserci più guerra. Chiunque continuerà a resistere - uomo, donna o bambino - sarà massacrato, e con lui ogni membro della sua famiglia. Uscite dal castello ora, inchinatevi a me, e sarete graziati. I vostri genitori e i vostri figli, i vostri fratelli e sorelle vivranno, e saranno perdonati, e vi unirete a me nel nuovo mondo che costruiremo insieme.
"

Voldemort ha Nagini sulle spalle, ma è così vicino che Harry non osa estrarre la bacchetta, perché teme di essere scoperto. Il gruppo arriva davanti al castello, e qui si trova di fronte studenti e professori. La prima a urlare è la McGranitt, e il suo "NO!" è un grido disperato, che suscita l'ilarità di Bellatrix. Poi Harry sente le urla angosciate di Ron, Hermione e Ginny, che gli spezzano il cuore: ma non può ancora rivelare di essere vivo.

"E' stato ucciso mentre cercava di fuggire dal castello" disse Voldemort, e sembrava godere della sua bugia; "ucciso mentre cercava di salvarsi..."
Ma Voldemort si interruppe: Harry sentì un fruscio e un grido, poi un'altra esplosione, un lampo di luce e un grugnito di dolore; aprì gli occhi di un millimetro. Qualcuno era venuto avanti dalla folla e si era scagliato contro Voldemort: Harry vide la figura piombare a terra, disarmata, e Voldemort che gettava via la bacchetta del suo sfidante, ridendo.
"E questo chi sarebbe?" disse, nel suo sussurro da serpente. "Chi si è offerto volontario per dimostrare cosa succede a quelli che continuano a combattere quando la battaglia è perduta?"
Bellatrix rise, deliziata.
"E' Neville Paciock, mio signore! Il ragazzo che ha dato tanti problemi ai Carrow! Il figlio degli Auror, ricordate?"
"Ah sì, ricordo" disse Voldemort. [...] "Ma tu sei purosangue, vero, ragazzo coraggioso?" chiese a Neville, che era in piedi di fronte a lui, le mani vuote strette a pugni.
"E se anche lo fossi?" disse Neville a voce alta.
"Dimostri spirito e coraggio, e vieni da una nobile stirpe. Sarai un ottimo Mangiamorte. Abbiamo bisogno di gente come te, Neville Paciock."
"Mi unirò a voi quando l'Inferno gelerà!" disse Neville. "Esercito di Silente!" gridò, e la folla rispose con grida che gli incantesimi silenziatori di Voldemort sembravano incapaci di frenare.

Harry vede Voldemort agitare la bacchetta, e un secondo dopo sulla sua mano atterra il Cappello parlante. Voldemort annuncia che non ci saranno più Case a Hogwarts, rimarrà solo Serpeverde. Poi calza il cappello sulla testa di Neville e gli dà fuoco.

A questo punto - mentre Harry cerca un modo per salvare il povero Neville - succedono varie cose in contemporanea: arriva Grop, gridando "HAGGER!". I giganti di Voldemort rispondono ringhiando furiosamente. Intanto arrivano i Centauri, e parecchi Mangiamorte cadono sotto le loro frecce. In tutta questa confusione, Harry ne approfitta per gettarsi addosso il Mantello, alzarsi in piedi e mettersi al riparo. E mentre lo fa, anche Neville si muove: Con un singolo, fluido movimento, si libera dal Petrificus Totalus; il Cappello in fiamme cade dalla sua testa, e da dentro il cappello Neville estrae ... la spada di Grifondoro!

Con un solo colpo, Neville recide la testa di Nagini. Un istante dopo, Harry, da sotto il Mantello, fa un Incantesimo Scudo tra Neville e Voldemort. A questo punto, Hagrid si accorge che Harry è sparito, e urla: "DOV'E' HARRY?".

I Centauri, i Thestral, i Giganti e Fierobecco attaccano i Mangiamorte, e tutti sono costretti a ripararsi nel castello. Harry, ancora protetto dal Mantello, si aggira nella Sala Grande, dove trova un bel po' di gente: le famiglie e gli amici di ciascuno degli studenti rimasti a combattere, ma anche i negozianti e gli abitanti di Hogsmeade. E gli elfi domestici, capeggiati da Kreacher, che grida: "Combattere! Combattere per il mio padrone, difensore degli elfi domestici! Combattete il Signore oscuro, in nome del coraggioso Regulus! Combattete!"

Nella Sala Grande, la battaglia infuria: Voldemort deve affrontare contemporaneamente la McGranitt, Slughorn e Kingsley; Bellatrix deve vedersela con Hermione, Ginny e Luna. Quando Bellatrix lancia un anatema che manca Ginny per un millimetro...

"NON TOCCARE MIA FIGLIA, BASTARDA!"
La signora Weasley si strappò di dosso il mantello mentre correva, liberando le braccia. Bellatrix si voltò, e rise di cuore alla vista della sua nuova nemica.
"TOGLIETEVI DI MEZZO!" urlò la signora Weasley alle tre ragazze, e con un colpo di bacchetta iniziò a duellare. Harry guardò, con terrore ed eccitazione [...] le due donne combattevano all'ultimo sangue.
"No!" gridò la signora Weasley, mentre alcuni studenti correvano in avanti, per venirle in aiuto. "State indietro, state indietro! Lei è mia!"
[...]
"Cosa ne sarà dei tuoi figli, quando ti avrò uccisa?" la provocò Bellatrix, pazza come il suo padrone, saltellando mentre gli anatemi di Molly le danzavano intorno. "Quando la mammina avrà fatto la stessa fine di Freddie?"
"Tu - non - toccherai - più - i - nostri - figli!" gridò la signora Weasley.
Bellatrix rise, dello stesso riso sguaiato che Sirius aveva sul volto mentre cadeva all'indietro attraverso il velo, e all'improvviso Harry seppe cosa stava per succedere.
L'incantesimo di Molly passò sotto il braccio alzato di Bellatrix e la colpì in pieno petto, proprio sopra il cuore.
[...] La furia di Voldemort, quando vide cadere il suo miglior luogotenente, esplose con la forza di una bomba. Voldemort alzò la bacchetta e la puntò contro Molly Weasley.
"Protego!" urlò Harry, e l'Incantesimo Scudo invase il centro della sala, e Voldemort si guardò intorno per capire da dove provenisse, mentre Harry finalmente si toglieva il mantello.
Le grida, gli applausi, le urla da ogni parte, di "HARRY! E' VIVO!" si placarono subito. La folla aveva paura, e il silenzio piombò improvviso e totale mentre Voldemort e Harry si guardavano, e iniziarono a camminare in circolo uno davanti all'altro.
"Nessuno cerchi di aiutarmi" disse Harry a voce alta, e nel silenzio totale la sua voce risuonò come uno squillo di tromba. "Deve andare così. Devo essere io."

Harry si rivolge direttamente a Voldemort:
"Non ci sono più Horcrux. Solo io e te. Nessuno può vivere mentre l'altro sopravvive, e uno di noi due sta per andarsene definitivamente. [...] Non capisci? Non sono sopravvissuto per caso. Ero pronto a morire per salvare queste persone..."
"Ma non l'hai fatto!"
"Ma volevo farlo, ed è questo che mi ha salvato. Ho fatto quel che ha fatto mia madre. Queste persone sono protette contro di te, non hai notato che non riesci a colpirle con gli incantesimi? Non puoi torturarle, non puoi neanche toccarle. Non impari mai dai tuoi errori, vero Riddle?"
"Tu osi..."
"Sì, io oso" disse Harry. "Conosco cose che tu non sai, Tom Riddle. Conosco molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di fare un altro grave errore?"
[...]
"L'amore, di nuovo?" disse Voldemort. "La soluzione preferita di Silente, l'amore, che secondo lui poteva vincere la morte, ma guarda caso non gli ha impedito di sfracellarsi da quella torre come una vecchia statua di cera? L'amore, che non ha impedito a me di schiacciare come uno scarafaggio quella sporca babbana di tua madre? Cosa ti impedirà di morire adesso?"
"Solo una cosa."
"Allora tu sei convinto di avere forme di magia che io non ho, oppure un'arma più potente della mia?"
"Credo entrambe le cose" disse Harry [...] Voldemort rise: "Credi di conoscere la magia meglio di me? Di me, Lord Voldemort, che ho fatto magie che Silente non ha mai sognato?"
"Oh, sì che le ha sognate" disse Harry. "Ma era più accorto di te, abbastanza per non fare quel che hai fatto tu."
"Vuoi dire che era un debole!"
"No, era più furbo di te."
"Ma io ho ucciso Albus Silente!"
"Credevi di averlo ucciso" disse Harry, "ma ti sbagliavi. [...] Sì, Silente è morto, ma non l'hai fatto uccidere tu. Ha scelto lui come e quando morire, l'ha deciso mesi prima, ha organizzato tutto con l'uomo che tu credevi il tuo servo. Severus Piton non era tuo. Piton era di Silente. E tu non l'hai mai capito, per via di quella cosa che non riesci a comprendere. Non hai mai visto Piton fare un patronus, vero Riddle? Il suo patronus era una cerva, lo stesso di mia madre, perché lui l'ha amata per quasi tutta la sua vita [...]."
"Silente voleva impedirmi di prendere la Bacchetta Maggiore!" disse Voldemort. "Voleva che fosse Piton il vero padrone della bacchetta! Ma io sono arrivato prima di te, ragazzino: ho raggiunto la bacchetta prima che tu potessi metterci le mani sopra. Ho ucciso Severus Piton tre ore fa, e la Bacchetta del Destino è veramente mia! L'ultimo piano di Silente è andato storto, Harry Potter!"
"" disse Harry. "Hai ragione. Ma prima che tenti di ammazzarmi ti consiglio di pensare a quello che hai fatto... pensa, e tenta di provare rimorso, Riddle... " [...]
Di tutte le cose che Harry gli aveva detto, di tutte le rivelazioni e le minacce, nulla aveva spaventato Voldemort così tanto. Harry vide le sue pupille contrarsi fino a fessure, vide sbiancare la pelle intorno ai suoi occhi.
"E' la tua ultima possibilità" disse Harry. "E' tutto ciò che ti resta... Ho visto cosa diventerai, se non lo farai!... Sii un uomo, tenta, tenta di provare rimorso..."
"Tu osi..." ripeté Voldemort.
"Sì, oso" disse Harry, "perché l'ultimo piano di Silente non si è affatto ritorto contro di me, ma contro di te, Riddle."
La mano di Voldemort tremava sulla Bacchetta Maggiore [...]
"Quella bacchetta non funziona ancora bene per te, perché hai ucciso la persona sbagliata. Severus Piton non è mai stato il vero padrone della Bacchetta Maggiore. Non ha mai sconfitto Silente. [...] Silente ha voluto morire senza essere sconfitto, così da restare l'ultimo padrone della bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della bacchetta sarebbe morto con lui."
[...]
"Non hai ascoltato Olivander, Riddle? La bacchetta sceglie il mago... La Bacchetta Maggiore ha riconosciuto un nuovo padrone prima che Silente morisse. Il nuovo padrone ha sottratto la bacchetta a Silente contro la sua volontà, senza capire davvero di che bacchetta si trattava... Il vero padrone della Bacchetta Maggiore è Draco Malfoy. [...] Ma hai perso la tua occasione. Sono arrivato prima io. Ho battuto Draco settimane fa, e ho preso la sua bacchetta. [...] E quindi tutto si riduce a questo, vero? La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo padrone è stato disarmato? Perché se lo sa... Sono io il vero padrone della Bacchetta Maggiore."

Voldemort è furioso. Il suo Avada Kedavra e l'Expelliarmus di Harry partono nello stesso istante. Quando il raggio rosso incrocia il raggio verde, la Bacchetta Maggiore vola in aria. Harry la afferra al volo, mentre Voldemort...

...cadde all'indietro, le braccia aperte, le pupille a fessura negli occhi scarlatti ruotarono verso l'alto. Tom Riddle si abbatté a terra con banale perentorietà, il corpo debole e raggrinzito, le mani bianche e vuote, il volto serpentino vacuo e incosciente. Voldemort era morto, ucciso dal suo stesso incantesimo, e Harry era in piedi con due bacchette in mano, e guardava l'involucro vuoto che era stato il suo nemico.

Il sole sorge su Hogwarts, e la Sala Grande rimbomba di urla e risate.

Harry partecipa un po' ai festeggiamenti, ma ben presto corre nell'ufficio di Silente per parlare con il ritratto del vecchio professore. Nel ritratto, Silente piange ancora, ma stavolta non di vergogna: piange di orgoglio e gratitudine.

Harry gli dice di aver buttato la pietra nella foresta, e che non ha intenzione di andarla a riprendere. Silente si dice d'accordo: "Coraggiosa e saggia decisione, ma da te non mi aspettavo niente di meno." Però Harry terrà il mantello, perché è suo di diritto. Quanto alla Bacchetta Maggiore...

"Non la voglio" disse Harry.
"Cosa?" gridò Ron. "Sei scemo?"
"So che è potente, ma mi trovavo meglio con la mia. Quindi..."
Harry tirò fuori dalla borsa le due metà della bacchetta di agrifoglio... [...] Le poggiò sulla scrivania del preside, le toccò con la punta della Bacchetta Maggiore e disse: "Reparo!"
[...]
"La Bacchetta Maggiore" disse Harry a Silente, che lo guardava con smisurato affetto e ammirazione "La rimetto dov'era prima. Può restare lì. Se muoio di morte naturale come Ignotus, il suo potere sarà spezzato, no? Il precedente possessore non sarà mai stato sconfitto. Sarà la fine di tutto. [...] Quella bacchetta dà troppi problemi" disse Harry. "E a dirvela tutta" soggiunse, volgendo le spalle ai ritratti, pensando solo al letto a baldacchino che l'aspettava nella torre di Grifondoro, e domandandosi se Kreacher gli avrebbe portato un panino lì, "ho già avuto abbastanza problemi per il resto della vita."

DICIANNOVE ANNI DOPO



Siamo alla stazione di King's Cross. Harry e Ginny sono sposati, e hanno tre figli: James, Albus e Lily. Con loro ci sono Ron e Hermione, anche loro sposati e con due bambini, Rose e Hugo.

"Ho parcheggiato bene?" chiese Ron a Harry. "Hermione non credeva che sarei riuscito a passare un esame di guida babbano, vero? Pensava che avrei dovuto fare il Confundus all'esaminatore."
"Non è vero" disse Hermione. "Avevo completa fiducia in te."
"A dire il vero, il Confundus gliel'ho fatto, al tizio."
[...]
"Guarda chi c'è!"
Draco Malfoy era lì con sua moglie e suo figlio, il cappotto abbottonato fino alla gola. Stava perdendo i capelli, e questo enfatizzava il suo mento appuntito. [...] "Ecco il piccolo Scorpius" disse Ron sottovoce. "Battilo in ogni materia, Rosie. Grazie al cielo hai ereditato il cervello di tua madre."
"Ron, per amor del cielo!" disse Hermione, mezza seria e mezza divertita. "Non cercare di metterli l'uno contro l'altro prima ancora che inizino la scuola!"
"Hai ragione, scusa" disse Ron, ma, incapace di trattenersi, aggiunse: "Non fare neanche troppa amicizia con lui, Rosie. Nonno Weasley non ti perdonerebbe mai se tu sposassi un purosangue."

Nel frattempo, il piccolo James Potter arriva gridando: ha appena visto Teddy Lupin (il figlio di Remus, ormai ventenne) baciare la cugina Victoire (probabilmente una figlia di Fleur). "Oh, che bello sarebbe se si sposassero!" dice la piccola Lily. "Teddy farebbe davvero parte della famiglia!"
"Viene già a cena quattro volte a settimana" ribatte Harry.

Si scopre anche che Neville è diventato professore di Erbologia.

Il piccolo Albus, intanto, ha il terrore di finire in Serpeverde.

"Albus Severus" disse Harry sottovoce, così che solo Ginny potesse sentirlo [...] "tu porti i nomi di due presidi di Hogwarts. Uno di loro era Serpeverde, ed è probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto. [...] Ma se proprio non vuoi andare in Serpeverde, il Cappello ti lascerà scegliere."

Il treno parte.

L'ultima traccia di fumo evaporò nell'aria autunnale. Il treno sparì dietro una curva. La mano di Harry era ancora sollevata in un cenno di saluto.
"Si troverà bene lì" mormorò Ginny.
Harry la guardò, e sovrappensiero si toccò con le dita la cicatrice a forma di saetta.
"Lo so."
La cicatrice non gli faceva più male da diciannove anni. Andava tutto bene.



FINE
 
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sesamina
view post Posted on 4/10/2007, 10:18




La Salani chiede aiuto per Harry Potter 7


Com'era avvenuto per il quarto libro, anche per Harry Potter e i Doni della Morte l'editore italiano chiede ai fan di collaborare nella traduzione di alcuni nomi di oggetti e personaggi. (niente spoiler!)


Fonte: HarryPotter.Salani.it

(Leggete pure, niente spoiler fin quando non vi avvertiremo, verso la fine dell'articolo)

La Salani si ripete. A sette anni dal sondaggio indetto per la traduzione di alcuni nomi propri in Harry Potter e il Calice di Fuoco, l'editore milanese torna a chiedere il contributo dei lettori per adattare in italiano nomi di personaggi e luoghi che compaiono nel settimo volume, Harry Potter e i Doni della Morte, in uscita a gennaio.

Come qualcuno ricorderà, è proprio grazie all'intervento dei lettori che nel quarto libro abbiamo potuto leggere alcune traduzioni particolarmente azzeccate, come "Malocchio" per Mad-Eye Moody oppure "C.R.E.P.A." per l'associazione S.P.E.W.

Naturalmente l'iniziativa rischia di essere un po' elitaria: possono partecipare solo i lettori che hanno già avuto modo di godersi il romanzo in lingua originale, o che si sono avvalsi delle tante traduzioni amatoriali che circolano online. Ma è sicuramente un modo simpatico per coinvolgere (alcuni) fan, e forse costituisce una nuova risposta alle tante critiche ricevute in passato a proposito di certe scelte traduttive.

Il lato negativo è che questo "concorso" sembra segnare un passo indietro rispetto alla scelta, compiuta a partire dal quinto romanzo della serie, di tradurre con molta parsimonia i nomi propri di persona e di luogo. Nell'Ordine della Fenice quasi tutti i nomi erano rimasti in inglese, da Umbridge a Shacklebolt. Qualche avvisaglia di una nuova inversione di rotta si era avuta con il Principe Mezzosangue, in cui era stato tradotto in italiano il nome di Slughorn (Lumacorno); ora scopriamo che la Salani intende tradurre una serie di termini e nomi anche nel settimo e ultimo volume.

Nel frattempo, l'editore risponde a una domanda che molti lettori si sono posti:

Perché non avete usato il titolo Harry Potter e le Reliquie della Morte?
Abbiamo pensato che Reliquie fosse un termine troppo legato alle vite dei Santi, soprattutto in un paese con una forte tradizione cattolica come l'Italia. 'Hallows' in inglese è una parola molto inconsueta, 'Reliquie' invece in italiano è abbastanza comune e significa una cosa leggermente diversa dal quel che sono gli oggetti di cui parla il libro. Conscia delle difficoltà di traduzione, la Rowling ha formulato alcuni titoli alternativi per l'estero, uno dei quali poteva essere tradotto con "Doni della Morte", traduzione che le è stata sottoposta e che ha accettato. Ci fa particolarmente piacere che il titolo in italiano abbia anche una certa ambiguità che richiama, secondo noi, uno dei significati più profondi non solo del libro ma di tutta la serie, che è una meditazione sulla morte.

Raccomandiamo la massima attenzione nella lettura della pagina relativa al concorso sul sito Harry Potter Salani: la semplice menzione dei nomi dei nuovi personaggi e oggetti potrebbe costituire uno spoiler. La casa editrice aveva fatto sapere, in occasione dell'apertura del nuovo sito, che non sarebbero stati rivelati spoiler; ma purtroppo la stessa homepage è da oggi "invasa" di informazioni relative al settimo libro.

Non procedete quindi nella lettura se non volete essere spoilerati su fatti e persone del settimo libro. Se invece volete sapere su quali vocaboli vertono le indecisioni della Salani, e magari volete improvvisarvi traduttori e inviare le vostre proposte, scorrete qui sotto.

Harry Potter e i Doni della Morte esce in italiano il 5 gennaio 2008, tradotto da Beatrice Masini e illustrato da Serena Riglietti.

DA QUI IN POI: SPOILER SU HARRY POTTER 7

Nella lista sono presenti alcuni errori, che segnaliamo in corsivo tra parentesi quadre.



1. Pius Ticknesse (nuovo Primo Ministro della Magia) [n.d.r. In realtà è Ministro, non "primo ministro", e l'ortografia corretta è Thicknesse]
2. Catchers (squadre di mercenari che danno la caccia ai ricercati) [n.d.r. in realtà si chiamano Snatchers]
3. Rodent (nome in codice di George)
4. Rapire (nome in codice di Fred) [n.d.r. In realtà sarebbe Rapier]
5. Potterwatch (programma radiofonico clandestino)
6. Mokeskin (pelle di cui è fatta una saccoccia che Hagrid regala a Harry)
7. Cushioning Charm (incantesimo che attutisce le cadute)
8. Caterwauling Charm (incantesimo di allarme)
9. Probity Probes (bastoni d’oro per individuare incantesimi di dissimulazione e oggetti magici nascosti)
10. Fyendfire (fuoco maledetto, Magia Oscura, incantesimo pericolosissimo) [n.d.r. Lo spelling corretto è FiendFyre]
11. Millamant's Magic Marquees (orchestrina magica)
12. Clankers (strumenti metallici molto rumorosi)

Potete inviare le vostre proposte di traduzione al sito HP Salani. C'è tempo fino al 12 ottobre.

FINE SPOILER

 
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21 replies since 23/7/2007, 14:12   984 views
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