| ecco il mio... p.s: sn il giubi
Pisa, città che da anni ha visto arrivare alla sua stazione milioni di studenti e, proprio in quella stazione, una sera di inizio Gennaio, finite le vacanze natalizie, un treno si fermava e dopo aver aperto le porte faceva uscire tanti, tantissimi giovani, di età diverse, con diversi problemi e con diversi passati alle spalle ma tutti, e dico tutti, erano a Pisa per studiare. Queste "avide menti del domani" camminavano per le vie della città, tutti con diverse scarpe: chi con quelle all'ultima moda e chi, invece, con gli scarponi da montagna, comodissimi in una giornata fredda e uggiosa come questa. Tutti questi ragazzi man mano si perdevano di vista imboccando strade diverse, scegliendo mete deverse. Qualunque persona normale dopo sette ore di viaggio in treno avrebbe desiderato soltanto una camomilla e una bella coperta calda; ma Marco, un Veneziano arrivato a pisa per continuare il secondo anno all'Università di Lettere Antiche, non era normale: trovava deprimente sprecare un sabato sera standosene a letto a poltrire con la certezza di passare una notte in bianco; quindi si mise i suoi vecchi scarponi rotti, infilò il suo eskimo rattoppato e usci per strada. Era freddissimo, il cielo minacciava pioggia. Così accadde: iniziò a piovere e Marco, che ovviamente non aveva neanche pensato di portarsi dietro l'ombrello, si rifugiò nel primo bar aperto che trovò. Quest'ultimo era piccolissimo, con due tavoli e un bancone dietro al quale sorrideva un vecchio sdentato e , in un angolo, c'era una band jazz che improvvisava un po' di musica. Marco rimase lì, con la sua birra da bere fino a che non arrivaromno altri due studenti, scesi anche loro dallo stesso identico treno di Marco, i due gia si conoscevano, uno era nero, l'altro dava l'idea di essere Americano. Chiesero se si potevano sedere al tavolo con Marco che ovviamento accettò con piacere ma la conversazione, come Marco temeva, scivolò sul banale e iniziarono le solite domande del tipo: "come ti chiami?", "quale corso frequenti?", "Da dove vieni?", " A quale anno sei?"; fatto sta che i tre si iniziarono a conscersi. Ascoltando musica, su quelle note di jazz, oi tre si raccontavano le loro diversissime vite.
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