1° recensione Alexander

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  1. indigogirl
     
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    Alessandro.
    Sebbene questo poema epico che racconta le grandi conquiste abbia luogo nella Grecia antica (che ci vengono raccontate da Anthony Hopkins nella sua veste dello storico Ptolemy, molto dopo le battaglie) la differenza tra questo ed altri drammi classici è che proviene da uno storico invece che da un poeta (Omero). Potremmo aspettarci quindi che la narrazione si basasse maggiormente sulla realtà piuttosto che nella mitologia.
    E, sebbene le storie di Achille, della guerra di Troia, l’Odissea ed altri eroi greci, dei e dee sono stati tutti ben trattati nei films, poco è stato fatto per Alessandro, re di Macedonia, uno dei più grandi conquistatori che il mondo abbia mai conosciuto.
    Se c’è un personaggio storico che meriterebbe studio su quanto ha raggiunto sul campi di battaglia, nel cambiare i governi e la geografia politica, questo sarebbe proprio questo re guerriero.
    Una delle cose che il film di Oliver Stone fa emergere dallìincompleto quadro storico che abbiamo, è che l’uomo che è stato in grado di estendere il suo impero nel modo in cui Alessandro ha fatto, doveva avere due essenziali qualità: avere una capacità di comando totalmente ispirata e delle non naturali abilità nella strategia in battaglia. Altrimenti un tale primato nelle conquiste sarebbe stato impensabile senza di esse. Un sogno di gloria, da solo, è difficilemente la base per un trionfo.
    Un altro intrigante aspetto nella motivazione di Alessandro di conquistare il mondo conosciuto, oltre all’aumento di potere, di infuenza e di acquisizione di ricchezze, è il desiderio di esplorare. Come viene dipinto qui, lui desidera sempre marciare verso est, sempre in cerca della fine del mondo, o, escludendo quello, essere testimone della origine di grandi storie e miti sui regni e territori limitrofi. E’ molto zelante nella sua ricerca di una verità geografica, che fa si che il suo esercito non possa tornare a casa dopo anni di guerre finchè non ha saziato la sua natura dubbiosa o finchè non muore nel tentativo.
    Con tutte queste doti, che sembrano da super uomo ed oltre ogni limite concepito all’epoca, le menti della sua gente già abituate ai miti, così come la sua, erano disponibili a vederlo come un quasi-deo, e questo concetto fu pienamente suggerito da sua madre che dichiarò che era figlio addirittura di Giove.

    Lysimahos, il suo secondo maestro, chiammò questo suo giovane studente “Achille”. La regina Olimpia (Angelina Jolie), sempre più lontana da suo marito, Re Filippo 2 (Val Kilmer), è implacabile nel convincere suo figlio a prendere queste allusioni seriamente, e a rivendicare il suo destino ascendendo al trono.

    Il giovane Alessandro, nato a circa nel 356 a.c., si nutrì di saggezza prima dallo zio di sua madre,Leonida, poi, come scolaro da Lysimaho. Nella sua adolescenza fu istruito dal leggendario filosofo Aristotele (Christopher Plummer) e risultò essere un bravo alunno, amante della conoscenza e della poesia epica di Omero.
    Lui divenne un intimo amico di Hepaestion (Jared Leto) che rimase il suo alleato più fidato per tutta la loro breve vita. Le scene omosessuali tra loro potrebbero dare fastidio ad alcuni, risultare erotiche per altri, ma non saranno dimenticate dalla stampa.

    Alessandro vince il sul magnifico stallone nero Bucephalas dimostrando di essere in grado di comandare la grande bestia laddove nessuno ci riusciva (nota storica, non nel film: Filippo nominò Alessandro sedicenne principe reggente di Macedonia e subito dopo il giovane guerriero accompagnò suo padre a combattere dove, vittorioso, ebbe l’opportunità di salvare suo padre dalla rabbia delle masse).

    Filippo divorzia da Olimpia, che non è macedone, e si risposa con una ragazza del luogo. Lo zio della ragazza inizia una campagna per sminuire Alessandro in quanto erede visto che il ragazzo è solo per metà macedone e figlio di una moglie divorziata. Olimpia sente che il trono è in pericolo e che c’è un cambiamento nella politica. E suggerisce ad Alessandro di attaccare Attalus, cosa che offende molto suo padre.
    La rottura nella famiglia alla fine si rimargina ma senza il totale perdono di Filippo.
    Noi abbiamo l’impressione che Olimpia abbia ragione nel capire le intenzioni di Filippo affinchè il trono passi al suo nuovo figlio, ma prima che questo cresca abbastanza per salire al trono, Filippo viene ucciso ed Alessandro gli succede come re.
    Il suo trono si rivela essere più una sella di cuoio piuttosto che un trono incastonato di gemelli, dal momento che da subito mette insieme un esercetio per marciare verso la Persia e re Dario di Babilonia.
    Avere scelto Farrell per il ruolo è un sollievo rispetto ai nomi che circolavano per la parte, come Brad Pitt (che era interessato al ruolo di Hephaistion ma che poi ha desistito su consiglio di sua moglie Jennifer Anniston) o Russell Crowe.

    Farrell si comporta bene nel suo ruolo di eroe d’azione, pur tuttavia a volte non riesce totalmente a rendere la naturale capacità di comando di Alessandro, laddove forse Crowe era riuscito più facilmente nel suo ruolo di comandante in Master and commander.

    Kilmer dà corpo al suo Filippo con una idonea scioltezza e una ambivalente decadenza, mentre rivendica il dominio che la sua stirpe gli permette.
    Sono stato lieto di vedere che egli non viene descritto come un semplice spaccone. Comunque, in uno scontro con la Jolie, si ha l’impressione che sia lei a dominare.
    Kilmer fills Phillip's royal robes with a befitting looseness and borderline dissolution while asserting the dominion his bloodline affords him. I was glad to see that he's not depicted as a simple bully. In a matchup against Jolie, however, her presence seems to dominate.

    Uno si potrebbe aspettare che questa madre greca, che ammalia serpenti ed è capace di pianificare di essere ella stessa un astuto serpente a sonagli, sia la cattiva di turno, che sibila nell’orecchio di un figlio che le porterà ricchezza e potere. Ma qui le viene dato maggiore spessore dalla Jolie, che la rende molto più affascinante, sebbene con un accento che risulta essere più affettato di quanto sarebbe stato necessario. Lei riesce ad equilibrare la astuta analisi politica del suo personaggio con stile e furbizia. Dopo il timore delle battaglie e la maestosità dei paesaggi, l’elemento di maggior fascino di questo film è il modo in cui la Jolie riesce ad eseguire perfettamente la sua parte. Avevo già conosciuto la sua capacità di seduzione (il collezionista di ossa, Sky Captain), ma il potere di questa donna è grande e richiede attenzione.
    In un altro avvincente ruolo, Rosario Dawson è focosa come una puledra nel suo ritratto di Rozane, la regina esotica di un lontano territorio asiatico che Alessandro ha preso come sua prima moglie. I suoi lineamenti squisitamente formati potrebbero ispirare sculture di rifinito ossidiana.

    Le battaglie sono grandi, sia concettualmente, sia nell’esecuzione. Le azioni corpo a corpo sono alquanto sanguinolente, mentre i deserti si inzuppano. La strategia generale della battaglia più importante a volte si perde nella confusione con riprese dall’altro che non chiariscono abbastanza la scena, o posizioni che non si capiscono bene, ed è facile non capire più chi stia vincendo, finchè il nostro eroe non compare fra la polvere e i massacri per affrontare Dario e farlo scappare. Coloro che lo vedranno per l’azione non saranno delusi.


    Oliver Stone è l’ultima persona al mondo a concordare che persino una grande storia dovrebbe essere raccontata in due ore. Quello che abbiamo in 173 minuti di film è una profondità di dettaglio che rallenta il passo e sembra rendere omaggio al senso di importanze del regista piuttosto che interessarsi a mantenere viva l’attenzione del pubblico al suo soggetto. C’è una certa abbondanza di dettagli, che qui stona, una certa diluzione attraverso la ripetizione, una lunga mancanza di respiro, la fatica della battaglia.

    Dico, venite a vedere l’impatto che può essere creato in 115 minuti – venite a vedere Gli incredibili. Una saga storica non necessita di una lunghezza epica ed un regista che avesse reso in modo equilibrato l’essenza di Alessandro ne sarebbe uscito vittorioso. In tutta franchezza, mi piacerebbe vedere come il regista inesorabilmente d’intrattenimento come Brad Bird (Gli incredibili) avrebbe potuto fare con una storia epica come questa.

    Così, mentre Alessandro, il film, potrebbe andare bene per un certo tipo di pubblico, non è nell’insieme così grande come il suo soggetto, la cui visione di conquista ed espansione è forse la gloria del mondo antico, il campo d’azione che dovrebbe venire apprezzato in riferimento alla mappa della versione alessandriana rifatta.


    'Alexander' the less than great

    Liz Smith


    I sognatori ci esauriscono – così narra Anthony Hopkins verso la fine di Alessandro di Oliver Stone, che vede tra gli interpreti Colin Farrell nella parte di Alessandro, l’antico conquistatore/paranoico.

    Beh, due ore e mezza di film possono ugualmente esaurire, e tempo che il marchio di fabbrica di Stone, gli eccessi cinematografici calendoscopici rallentano questa sua epica spesso eccitante, meravigliosamente fotografata, su un ego sanguinario e l’amore perverso di una madre.
    Il film non è, come un sapientone ha scherzosamente detto “Lo Showgirls di quest’anno”. Può essere che chi ha l’ha detto stava solo reagendo alla tinta di Colin o al favoloso contorno per gli occhi di Jared Leto (Hephaiston, l’amante di Alessandro).
    Il commento indica che saremo sballottati fra situazioni e dialoghi affettati, per non dimenticare sesso, sesso, sesso. Odio essere messaggero di cattive notizie, ma no… c’è poco sesso, ma molta ansietà.
    Stone fa del suo meglio, seriamente, per comunicare, con un vasto campo d’azione e con molte congetture psicologiche, la genesi della grande visione di se stesso che aveva Alessandro, così come dei suoi tormenti ed insicurezze.
    (La vita di Alessandro è nutrimento per Stone – ricca di tradimenti e cospirazioni,ed alla fine, un molto sospettoso Alessandro. Cosa c’è in quella coppa?).
    I problemi iniziano presto: mamma Olimpia (Angelina Jolie) è una sacerdotessa adoratrice di serpenti, alla quale interessa molto poco del suo grossolano, ubriacone, marito con un occhio solo, il re Filippo (Val Kilmer). Il giovane Alessandro con i capelli di stoppa ha la sua dose di scene da “Chi ha paura di Virginia Woolf”, nonché di essere abbracciato a letto da mamma e dai suoi serpenti. La madre dice: “i serpenti sono come le persone…. Tu puoi amarli, nutrirli, ma possono sempre darti contro in ogni momento. Non credere a nessuno. Solo io ti amo”.

    Val Kilmer, un bravo attore la cui carriera sembra essere ritornata sul binario giusto, è un eccellente Filippo, brutale, ma non senza un cuore e amore per suo figlio. (naturalmente, non può sopportare Olimpia, ma quando un uomo è un alcolizzato, sposato ad una donna che riempie il palazzo di serpenti veri, non c’è speranza)

    Jolie è semplicemente grande. Ossessionata, posseduta, incantevole, ripugnante, che non si pente, una grandiosa, ambiziosa mantide religiosa. Qualcosa di simile ad Angela Lansbury in The Manchurian Candidate, con un corpo che non dimentichi.
    E si, la bisessualità di Alessandro viene invocata. Ma no, Farrell e Leto non si baciano. Loro parlano. Si fissano avidamente. Si abbracciano, più o meno virilmente. Ci si aspetta da noi che capiamo che sono amanti. Ma in un certo qual modo, la relazione non sembra mai vera. A parte il fatto che Alessandro è sempre molto impegnato a conquistare il mondo conosciuto, ed a riunire tutti i popoli, nonostante i suoi generali lo avvisino che non tutti possono avere simpatia per la democrazia greca, e Hephaistion ciondola lì in giro. Le grandi parole d’amore non hanno un gran impatto. Farrell alla fine si sposa, litigano rabbiosamente durante la prima notte di nozze, e poi lei gli tira un coltello addosso. Rosario Dawson nell’interpretare Rosanna è sexy, ed Alessandro all’inizio sembra interessato a lei. Ma poi si prende un altro amico maschio, un bel ragazzo persiano dagli occhi color di prugna, che non dice mai una parola. È lui (interpretato in un appassionato silenzio da Francisco Bosch) che Farrell bacia sulle labbra. Ma questo non viene mostrato come un gesto di affetto, quanto come un segno della sempre più chiara depravazione di Alessandro.
    Sul letto di morte di Hephaistion (Stone ce lo mostra brutalmente ferito tra le gambe), avviene un lacrimoso dramma, ma ho continuato a pensare come Peggy Lee: “è tutto quello che c’è?”.
    Stone dirige qui due grandiose scene di battaglia. La prima, con Dario ed i persiani, è la scena visivamente più eccitante (e cruenta) che ho mai visto. La seconda avviene nella foresta indiana, bagnata da sangue rosso, ma non altrettanto buona, sebbene non puoi non essere impressionato dagli elefanti che lottano. Gli scenari di Stone della Babilonia prima di Cristo, della Macedonia e specialmente dei palazzi persiani sono realizzati in modo magnifico, anche se siamo molto interessati ai miracoli che possono fare i computers.
    Colin Farrell ce la mette tutta nel suo Alessandro, ma le occasioni e le prospettive sembrano troopo per lui. È ammirevolmente equipaggiato con passione e sensibilità (specialmente in una gustosa scena di chiarificazione con la Jolie), ma in un certo modo gli manca la statura da eroe.
    Forse c’è troppo film intorno a lui. Non è che sia una brutta interpretazione, ma è sempre sotto tono. È forse che Colin non è molto convincente come biondo?
    C’è molto da gustare in Alessandro. Ma Stone avrebbe potuto benissino tagliare un 20 minuti per dare un effetto migliore. È meglio di Troy, sebbene entrambi questi antichi racconti usino un ragionamento troppo moderno, la guerra, governanti arroganti, imperi orientali, la richiesta di pace ed il bisogno di dominare.

    Può darci che qualcuno non baderà troppo alla lunghezza, o all’ammirevole Hopkins come narratore. Le sue tre apparizioni fanno fermare il film con una eccessiva esposizione. Il film costa una fortuna, e si vede. (il pubblico non può dire che non si prende i suoi 10 dollari di valore di film). Io sono un vero ammiratore di questo tipo di film, quindi per me, pollice in alto. Ora non vedo come la versione attualmente ritardata, della vita di Alessandro di Baz Luhrmann con Leonardo di Caprio
    possa vedere la luce prima o dopo.
    A meno che non riesca ad avere Andrew Lloyd Webber per la colonna sonora.



    "Alexander"Review
    by Jim Pappas
    November 19, 2004

    La storia è stata gentile con Alessandro il Grande. Tra tutti i tiranni e despoti che hanno cercato di usare le conquiste per la gloria ed il potere personale, Alessandro viene ricordato più come eroe che come farabutto.

    Anche il regista e co-sceneggiatore del nuovo film “Alessandro”, Oliver Stone, è ugualmente gentile con questa figura storica, mostrandoci un uomo inquieto ed imperfetto, che ha cercato di portare una specie di unità, ordine, uno scopo (così come pure libertà e dignità) nel mondo intorno a lui.

    Forse c’è un implicito e politicamente motivato messaggio nascosto da qualche parte nella storia che Stone ci racconta nel suo film, visto che ci sono alcuni aspetti del regno di Alessandro che potrebbero essere una metafora delle campagne di Bush contro l’Afghanistan e l’Iraq, ma penso che Stone abbia evitato una tale ovvia impresa. Lui ci racconta tutto quanto può immaginare su Alessandro, senza cercare di distrarci e confonderci con inutili simbolismi o cercando di portaci a credere che X in realtà significhi Y.

    Non sapevo cosa aspettarmi quando è iniziato il film, data la reputazione di Stone, ma dopo che i titoli iniziati, belli ed interessanti, sono finiti, ci viene raccontata la storia di Alessandro da Ptolomy (Anthony Hopkins), che vive ad Alessandria e sta narrando la storia di Alessandro agli scribi. Ptolemy è stato parte di tutta la vita di Alessandro, ed inizia a raccontarci la storia dagli anni della fanciullezza (Connor Paolo interpreta Alessandro da bambino, Colin Farrel da adulto, con abilità, devo dire).

    Ci viene mostrata sua madre, Olimpia (Angelina Jolie, che parla con un accento piuttosto sconcertante, che nessun altro personaggio usa), che adora il ragazzo e cerca di distoglierlo dall’affetto per suo padre, re Filippo (Val Kilmer). Olimpia e Filippo vengono ritratti come due che non sono esattamente molto innamorati, diciamo. Ci viene mostrato che il bambino viene introdotto agli allenamenti per combattere sin dalla tenera età, e che l’omosessualità non è condannata, ma viene accettata nella società in cui Alessandro viene allevato. Più tardi veniamo a sapere che l’amore più profondo Alessandro lo riserva per un altro uomo, invece che per sua moglie (Rosario Dawson, nella parte di Rossana, la barbara).

    Ci sono parecche battaglie spettacolari in Alessandro, incluso la battaglia tra l’esercito di Alessandro e l’esercito Persiano guidato da re Dario (Raz Degan). Gli uomini di Alessandro erano grandemente superati in numero da quelli di Dario, ma comunque lui riesce a vincere grazie ad una capacità di strategia superiore. Stone ci porta nel cuore di questa battaglia, come se fossimo sul campo con le truppe e la tagliente ferocia e violenza dei combattimenti così come accadevano ai tempi di Alessandro ci viene proposta con immediatezza ed orrore. Ci troviamo a testimoniare di membra squarciate dai corpi, e la sete di sangue con cui gli uomini hanno vissuto sin dall’inizio dei tempi.
    Ci viene anche fatta intravedere la conseguenza di quelle battaglie, in modo acuto e alla fine disgustose proprio come lo sono. Io credo che Stone abbia deciso di includere tutto questo nel suo film, per dimostrare quanto poco è cambiato nel corso della storia dell’umanità. Stone sta dicendo, con questo film, che il genere umano non è cresciuto, non si è veramente evoluto, e non lo farà mai. noi siamo assoggettati, non comandiamo, la natura umana.

    questa è la lezione finali che ci insegna un film come Alessandro, che gli esseri umani sono oggi molto simili a quelli che erano più di 2000 anni fa. Forse abbiamo più attrezzi, ma certamente non siamo né migliori, né peggiori, ora, della persona media che ha camminato sulla terra sin dall’inizio della storia. Questa lezione è ovviamente disponibile per tutti coloro che scelgono di impararla nella bibbia, o in altri libri che cercano di insegnarci la follia della nostra piccolezza.
    Oltre ad Oliver Stone, gli altri autori di Alessandro sono Christopher Kyle e Laeta Kalogridis. Insieme, questi tre hanno fatto il loro meglio per essere quanto possibile storicamente accurati e per non dare troppo risalto o troppo poca importanza ad ogni dettaglio conosciuto. Devo dare credito a tutte le persone che hanno lavorato ad Alessandro per avere portato avanti il compito con serietà e risolutezza. Alessandro è più una lezione storica che non un film da intrattenimento, e per questo non posso dargli il mio massimo punteggio, ma è un buon film, ed un film di cui la gente parlerà a lungo. Che è già qualcosa, dopo tutto.

    giudizio finale: B


    Nota della traduttrice: spero si capisca tutto…

    ps: Raz Degan ???? quel Raz Degan... cos'è, arrivato a Hollywood con Raul Bova....
     
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64 replies since 18/11/2004, 20:26   2017 views
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