Mal d'Egitto

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O t t a
view post Posted on 6/1/2014, 08:26




Mangiare per Mare, un viaggio gastrostorico: Sumeri, Egiziani, Greci e Romani

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Bassorilievo Beni Hassan

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Piatto equipaggi romani

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Insegna fornaio Ostia

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Tituli picti



A cura del Capitano di Vascello della Marina Militare Italiana Alessandro Pini


Sulle navi dei Sumeri avremmo trovato pesce, carne di montone, formaggio di capra, pane e focaccia, miele, verdure, datteri, fichi e melograni, olio di oliva (o di noce), vino di datteri e persino birra (che sembra essere nata proprio in Mesopotamia, mentre il vino deve i suoi natali alla Grecia).

Gli Egiziani furono i primi ad avere una flotta vera e propria e le città portuali, anche non egiziane, dovevano rifornire le navi di passaggio. Nel Papiro di Harris (metà XIII sec. a.C.), si parla di focacce (“rehes”) e carne secca, oltre che di ben trenta tipi diversi di pane. Gli Egiziani si erano posti anche il problema della conservazione del cibo e nel bassorilievo di Beni Hasan (fine del II millennio a.C.), si trova raffigurato l’uso di salare i pesci prima della consegna a bordo, pratica che ne consentiva una migliore conservazione.

Anche nella storia greca troviamo testimonianze interessanti: il “gastrosofo” Archestrato di Gela (circa 330 a.C.), nell’“Hedypatheia” (Poema del buongustaio), racconta i suoi lunghi viaggi alla ricerca delle migliori prelibatezze e parla del pane, dei pesci, della selvaggina, della produzione e della conservazione del vino. Si potrebbe vederlo come un critico gastronomico dell’epoca: infatti, quale cultore dell’arte del piacere e seguace di Epicuro, critica i cuochi siracusani che “imbrattano” il pesce con “untumi e caci vari” e raccomanda di condirli solo con sale, olio e qualche erbetta odorosa.

I Romani avevano una terribile paura del mare ed ebbero una flotta stabile solo nel 338 a.C., una flotta la cui forza motrice erano gli schiavi rematori. Questi poveretti erano legati alle panche e, per quanto costretti a remare fino allo sfinimento, avevano bisogno di mangiare. Quindi, anche sulle navi romane si poneva il problema del cibo a bordo: avevano per lo più pesce sotto sale e il famigerato “garum”, un liquame maleodorante, fatto di interiora di pesce lasciate macerare al sole per mesi, che i Romani amavano così tanto da metterlo ovunque e con cui condivano ogni tipo di pietanza.

A bordo non mancava il formaggio, si mangiava la gustosa “maza” (una zuppa di farina, acqua, olio o vino, sale, miele) e il “moretum” (farina, formaggio, aglio, ruta, aceto, olio e uova). Molto diffusa era, inoltre, la “dura”, un pane duro, quasi biscottato. A bordo c’era anche il vino, per il suo potere corroborante e ottundente della mente nella fatica, conservato con spezie e resine, come usa ancora oggi nella “retsìna” greca. Vi sono anche testimonianze di navi in cui si mangiavano ostriche (provenienti dalla Britannia), che venivano conservate con neve pressata.

A proposito di vino, curioso sapere che i Romani sono stati anche i primi ‘creatori’ dei vini DOC: infatti, sui tappi delle anfore veniva impresso il marchio di spedizione, il tipo di merce e la provenienza, i cosiddetti “tituli picti”. L’Ammiraglio era il “Praefectus classis”, responsabile dei rifornimenti, delle costruzioni e dell’armamento della Nave ed esistevano già delle Ditte private che organizzavano dei ‘symposia’ sulle navi, un nostro servizio di catering….“ante litteram”!

Un’ultima curiosità: i comandanti delle navi avevano dei veri e propri elenchi con le “stationes”, località più adatte dove rifornirsi di cibo: come se avessero una sorta di Guida Michelin dell’antica Roma.

Mondo del gusto
 
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O t t a
view post Posted on 31/1/2014, 09:06




giovedì 30 gennaio 2014, 14:00

Appello di solidarietà della Caritas di Finale Ligure:"Aiutamo una mamma egiziana a trovare una nuova casa"


La donna ha scelto di vivere in Italia per garantire un futuro migliore alla figlia ammalata: ora la donna cerca un appartamento in affitto ad un prezzo non troppo alto


La Caritas di Finale Ligure lancia un grande appello alla solidarietà per aiutare una mamma egiziana che vive a Vezzi Portio con le sue due figlie.

Una donna, che come tante altre, ha sacrificato tanto in nome dell’affetto che solo una madre ed un padre possono provare: la signora ha infatti scelto di vivere in Italia per aiutare una delle sue due ragazze che soffre di un leggero ritardo nello sviluppo.

“Il marito, ci racconta la Caritas, che vive in Egitto non riesce più ad aiutarle economicamente e così la signora sta cercando un appartamento oppure una stanza da condividere con un’altra famiglia, a fronte di un affitto congruo, non troppo elevato nella zona di Finale Ligure”.

“Se non riuscisse a trovare una nuova sistemazione, dovranno tornare in Egitto, dove la condizione di donna con disturbi mentali significa il completo isolamento, mentre qui questa dolcissima ragazzina ha già fatto grandi passi in avanti!”, conclude Paola Maggioni, responsabile Caritas Finale.

Per informazioni potete contattare la sig.ra Maggioni al 0196898595 oppure 3466116023.

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