Anton Hanga |
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| Questo il testo del mio intervento a Ghedi:
Ghedi – 30 marzo 2008
Oggi, a pochi giorni dal nono anniversario dell’inizio dei bombardamenti della NATO contro l’ex Jugoslavia e la Serbia, a cui hanno partecipato vari paesi europei tra cui l'Italia. Con aerei partiti anche da questa base. Ci troviamo qui a ribadire che siamo sottoposti al dominio politico, militare e culturale americano. Un dominio che non vogliamo e che dobbiamo denunciare e combattere. Questo dominio si configura in primis come occupazione militare, con oltre 100 basi militari sul nostro suolo e pagate con i nostri soldi. Oltre alle servitù militari siamo costretti ad inviare i nostri soldati a morire in guerre che non ci riguardano e che sono anzi contrarie ai nostri interessi. Oltre all'occupazione militare dobbiamo subire anche la colonizzazione culturale e commerciale.
Noi dobbiamo rigettare apertamente questa colonizzazione dell'immaginario sviluppata dagli USA. Una "non-cultura" o, meglio, una "in-cultura" figlia del calvinismo e del fondamentalismo biblico. Ispirata dalla massoneria la "cultura" liberal-capitalista americana ha distrutto la cultura europea, frutto di cooperazioni artistiche col mondo arabo, figlia di un certo cristianesimo delle origini e, soprattutto, radicata nelle radici elleniche e romane.
La battaglia per la sovranità nazionale e continentale oggi non deve dipendere però esclusivamente da un'occasionale visita di Bush o da altri fattori contingenti come la ricorrenza dell'aggressione alla Serbia: siamo una colonia da sessant'anni è ciò che dovremmo far capire al popolo italiano. Siamo cioè stati privati della nostra sovranità nazionale, sia in campo politico che in tutti gli altri settori. Quando l'uno o l'altro degli schieramenti parlamentari attuali venerano, prostituendosi, l'America quale modello; quando Berlusconi o Veltroni si inchinano alle strategie degli Stati Uniti e rivendicano con orgoglio la "liberazione" dell'aprile 45 dovremmo ricordare al popolo italiano che cosa ha comportato quest'evento: la fine della nostra indipendenza e l'inizio della schiavitù democratica che ci ha imposto il neoliberismo e il parlamentarismo camuffando questa dittatura del pensiero unico occidentalista dietro le menzognere parole di libertà e progresso, sviluppo industriale e uguaglianza.
Tutto cio' ha fatto venire meno il senso di appartenenza ad una comunità nazionale e continentale, provocando il degrado che tutti possiamo vedere. Oggi, che siamo nel terzo millennio e le vecchie ideologie sono morte, dobbiamo guardare avanti, al futuro. Dobbiamo recuperare la sovranita' e l'unità continentale dell'Eurasia e non permetteremo che i porci possano ancora razzolare impunemente su questa terra, la terra dei nostri avi.
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