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IL CASO DI ROSA LOTTI 1954, Cennina provincia di Arezzo

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texarcana
icon10  view post Posted on 9/3/2005, 17:30






salve a tutti

IL MITICO 1954

1 Novembre 1954, ore 6.30 IR3

IL CASO DI ROSA LOTTI

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CENNINA (AR) - Una contadina, Rosa Lotti (40), si stava recando in chiesa attraverso il sentiero di un bosco: aveva con sè un mazzetto di fiori, un paio di scarpe ed uno di calze. Poco prima di arrivare in una radura notò un "qualcosa" di strano sporgere dai cespugli: arrivata sulla radura stessa,vide che si trattava di un grosso "fuso", molto panciuto in posizione centrale e con le estremità appuntite. Era infisso verticalmente nel terreno: sembrava costituito da due coni uniti per le basi, con una lunghezza di circa due metri ed una larghezza, al centro, di circa un metro e venti centimetri. Era di colore marrone opaco, come "rivestito di cuoio": nella parte centrale, opposti lateralmente, c'erano due oblò ed in mezzo a questi, nel cono inferiore, uno sportello di vetro chiuso. Da alcuni cespugli sbucarono improvvisamente due esseri, che le tagliarono la strada: alti circa un metro,proporzionati, di apparenza umana, erano "bellissimi", "un pò anziani" e parlavano con voce normale ma in una lingua sconosciuta. Entrambi sorridevano continuamente: indossavano una tuta grigia aderente, un giubotto accollato con bottoni lucenti e, sulle spalle, una corta mantella. In testa avevano un casco simile a cuoio, con due "dischetti in corrispondenza delle orecchie: sul viso si notava l'ombreggiatura di una barba tagliata recentemente.

Uno dei due esseri, "il più anziano e più moretto", cominciò a parlare alla teste,che non capì nulla: ad un certo punto, gli tolse di mano,sempre sorridendo, il mazzetto di fiori ed una calza, esaminandoli, per poi avviarsi verso l'oggetto. La Lotti lo seguì, protestando e chiedendo la restituzione della calza almeno: l'essere sembrò capirla e le restituì una parte dei fiori. Quando giunse all'oggetto appoggiò una mano sullo sportello, che si aprì verso l'esterno ed entro cui gettò i rimanenti fiori e la calza. La teste, da circa due metri di distanza, vide l'interno dell'oggetto: c'erano due piccoli sedili rotondi posti davanti ai due oblò laterali, collocati in uno spazio particolarmente ristretto. L'essere trasse dallo sportello un oggetto a forma di cilindro (un "rotolo" o un "lingotto"), di colore marrone e con la superficie liscia lungo circa venti centimetri: tenne questo oggetto all'altezza dello stomaco, puntandolo verso la teste, come se stesse per "fare una fotografia". A questo punto, la donna, si preoccupò, allontanandosi con passo svelto dal luogo: nel far ciò, ebbe l'impressione che la piccola figura gli stesse porgendo l'oggetto marrone. Dopo alcuni metri si voltò e vide che i due esseri la seguivano con lo sguardo, sempre fermi vicino al "fuso", parlando fra loro: quindi, proseguì il cammino. L'intera esperienza durò circa dieci minuti. Dopo circa mezz'ora, alcune persone, a seguito del racconto fatto dalla donna una volta arrivata in paese, si recarono sul posto, dove trovarono un buco nel terreno, come prodotto da un grosso palo appuntito, dal diametro di dieci centimetri ed una profondità di quindici circa. Nella zona, più o meno alla stessa ora, vi furono due avvistamenti di un oggetto luminoso visto atterrare e decollare dal bosco in cui avvenne l'incontro, come pure l'osservazione di un ordigno volante a bassa quota sempre nei pressi della zona.

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Da alcuni cespugli sbucarono improvvisamente due esseri, che le tagliarono la strada

La prima inchiesta su questo, per molti versi, "straordinario" evento è stata effettuata molti anni dopo l'evento: probabilmente la prima in assoluto fu condotta dal gruppo pratese G.R.S.F. diSiro Menicucci nel 1972, seguita l'anno dopo da una visita del ricercatore Paolo Fiorino, di cui, però, non si è a conoscenza di un'eventuale relazione. Le tracce riferite all'epoca furono viste solo da poche persone, ma, stranamente, non fu scattata alcuna fotografia alle stesse. Alcuni mesi dopo si venne a sapere che due bambini, Ampelio (6) e Marcello (9) Torzini, mentre stavano sorvegliando dei maiali nel bosco, sentirono delle voci e viderola Lotti che parlava con gli "omini" nella radura dell'incontro. Il maggiore dei due andò a chiamare il padre, ma quando giunse sul posto tutto era finito, anche se potè constatare lui stesso la presenza della traccia. I bambini, interrogati dai giornalisti, caddero in contraddizione e la loro testimonianza, scaturita da un esercizio scolastico di Ampelio, è molto ambigua, tanto da gettare seri dubbi sull'autenticità della vicenda (fantasticherie infantili?). Secondo il marito della teste, un guardiacaccia di nome Rossi, mentre era nei pressi della famosa radura (a circa duecento metri), a lui nascosta da un rialzo del terreno e della vegetazione, sentì una conversazione, ma, attribuendola a "chiacchiere di donne", non ci fece caso. La sera precedente l'incontro, in casa della Lotti, si era parlato di "dischi volanti". Qualcuno, a proposito della testimonianza della donna, avanzò l'ipotesi dell'allucinazione, che, comunque, non appare molto credibile. Una lettera pervenuta al "Giornale del Mattino", alcuni giorni dopo, sottoforma di cartolina impostata a Roma, riferiva le dichiarazioni di un anonimo, secondo cui era lui stesso l'ideatore della messinscena architettata ai danni della testimone.

Nella zona vi furono molti altri avvistamenti, precedenti e successivi all'osservazione della Lotti. Quest'ultima ha confermato, anche in occasione di un recente colloquio avvenuto nel gennaio 1993 con un membro del CISU, di avere avuto numerose visite in seguito alla divulgazione della sua esperienza: una in particolare, si riferiva ad una donna di Genova che avrebbe avuto un avvistamento molto simile al suo. Sempre nel corso di questa nuova inchiesta fu ascoltato un uomo (all'epoca un ragazzo) che avrebbe direttamente visto le tracce sul luogo dell'incontro della Lotti-Dainelli. Si sarebbe tracciato di un "buco" profondo circa quindici centimetri, tutt'attorno a cui c'erano delle tracce di bruciato; sul luogo, inoltre, sarebbe stato presente, fortissimo un odore tipo di "freni surriscaldati". Visto che questa è la prima volta che si parla di bruciature (che avrebbero dovuto essere già state evidenziate all'epoca), è lecito nutrire qualche dubbio sulla validità oggettiva del ricordo di tale testimone. Pronunciarsi su una possibile interpretazione di questo evento (probabilmente il più famoso nel suo genere in Italia e piuttosto conosciuto anche all'estero) non è facile, viste le caratteristiche dello stesso. Purtroppo la mancanza di indagini svolte all'epoca non permette di avere disposizioni ulteriori informazioni sulla testimone e sul contesto in cui maturò e fu divulgato questo racconto.

 
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