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IL CASO DI BRUNO FACCHINI, 24 aprile 1950

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texarcana
icon10  view post Posted on 12/2/2005, 14:27






salve a tutti


INCONTRO RAVVICINATO DEL lll TIPO

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Bruno Facchini un operaio di industria quarantenne, viveva alla periferia di Abbiate Guazzone, a breve distanza dall'autostradache conduce a Milano. La sera del 24 aprile 1950 una violenta tempesta si abbatté sulla provincia di Varese. Poco prima delle 22 la pioggia cesso e Facchini decise di uscire a respirare una boccata d'aria, e perché no a fumare una sigaretta.
Stava per rientrare quando la sua attenzione fu catturata da strani lampi nel cielo a qualche centinaio di metri di distanza. Poiché una linea elettrica ad alto voltaggio passava proprio in quel punto e di fronte a casa sua c'era un pilone con l'attrezzatura elettrica.
Bruno Facchini penso che la tempesta avesse daneggiato quelle strutture. Procedendo con cautela per evitare i cavi sotto tensione, Facchini arrivo sul posto.
Non vedendo niente sul posto, era sul punto di ritornare a casa quando quello strano lampo ricomparve:

"Questa volta riuscii a vedere che era un po piu lontano da dove mi trovavo",

disse ad Antonio Giudici incaricato delle indagini,

"percio decisi di avvicinarmi".

"Quando mi avvicinai, vidi una immensa ombra nera, di forma semisferica (sembrava una palla con la parte superiore schiacciata), Proprio al centro c'era una scaletta, e dalla
cima di essa proveniva una luce verdastra. Ora potevo guardare da vicino la fonte del lampo; infatti vidi con assoluta chiarezza un individuo che sulla sommità di un montacarichi pneumatico ( del tipo fatto con una base, asta estendibile ed una piattaforma in cima), sembrava intento a fare un lavoro di saldatura.
Notai che l'individuo indossava inequivocabilmente una tuta da immersione e una maschera.
Sempre piu incuriosito, mi avvicinai e vidi altri due individui, che portavano a loro volta la tuta da immersione e la maschera, e si muovevano molto lentamente attorno all'apparecchio, il che mi indusse a pensare che le tute che indossavano, fossero moöto pesanti per loro. L'apparecchio o "oggetto volante", che era di colore scuro, aveva riflessi metallici quando era illuminato dalle scintille della saldatrice".

Poiché l'aereoporto Malpensa di Milano e i campi militari d'aviazione di Vergiate e di Venegono, non erano lontani, Facchini penso' che un aereo avesse effetuato un atterraggio di emergenza:

"dissi a quegli uomini che abitavo li vicino, e chiesi loro se avevano bisogno d'aiuto" racconto'.

"Come risposta ottenni soltanto incomprensibili suoni gutturali".

Tutto l'equipaggio indossava tute da immersione grigio scuro, probabilmente molto pesanti e maschere dello stesso colore. All'altezza della bocca si vedeva un tubo che fuoriusciva dalla maschera, con un'apertura alla estremità, come se rifletté Facchini potesse essere collegato ad un'altro tubo o cilindro.
Durante le brevi esplosioni di luce della saldatrice, la pelle dell'equipaggio appariva di un colore chiaro. Erano alti un metro e settanta circa.

"Tentai di indovinare quali fossero le loro intenzioni, ed ebbi l'impressione che volessero invitarmi a salire su quel macchinario. Poi udii un rumore che assomigliava ad un ronzio di un alveare gigantesco, o forse sarebbe piu corretto paragonarlo a quello di una grossa dinamo, e vidi all'interno un'altra scala che saliva e tutto intorno, sulle pareti,
tubi, cilindri e contatori. In quel preciso momento mi resi conto che non poteva trattarsi di un aereo, e mi sentii sopraffatto da un senso di panico, e dalla voglia di scappare.
Ma dopo pochi passi mi voltai e mi accorsi che uno dell'equipaggio aveva afferrato una specie di macchina fotografica, che portava appesa al collo, e mi indirizzo un fascio di luce; continuai a correre, ma nello stesso tempo ebbi l'impresione di essere stato raggiunto da un corpo contundente o per essere piu preciso, da un potente getto ad aria compressa, e caddi a terra, per di piu proprio sullo spiglo di una delle pietre di confine che delimitavano i campi".

Dolorante a causa del colpo che aveva ricevuto, Facchini continuo ad osservare lo strano "oggetto volante" e il suo equipaggio:

"Sembrava che non fossero piu interessati a me" disse
"Ero sicuro, o qualcosa mi diceva che non volessero farmi del male".

Poi sembro che l'equipaggio si preparasse a partire.

"L'individuo che aveva usato la saldatrice, era sceso con il montacarichi su cui era in piedi, mentre i tubi "telescopici" vennero fatti rientrare, mentre gli altri due esseri che erano rimasti a terra, presero il montacarichi ( ora di dimensioni ridotte) lo riposero in una piccola scatola e lo stiparono nella "navicella spaziale".
Dopo aver fatto rientrare la scala, la porta si chiuse. Tutto divenne buio. Il rumore simile ad un ronzio continuava, poi all'improvviso si fece piu intenso, quasi lancinante e la
navicella spaziale sali ad una velocità incredibile, per poi sparire nell'oscurità."

Cadde il silenzio, Bruno Facchini rimase li con gli occhi fissi al cielo come inebetito, ripresosi ritorno lentamente a casa dove trascorse una notte insonne.

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TRACCE DI ATTERRAGGIO

Il giorno seguente, Bruno Facchini ritorno sul luogo dell'atterraggio a cercare il portasigarette che aveva perso durante l'incontro ( quando tento di scappare e cadde a terra,
colpito da una scarica di "getto al plasma"). Scopri diverse tracce sul terreno, consistenti in quattro (4) impronte rotonde di un metro di diametro, disposte a quadrato e distanziate di circa sei (6) metri.
Noto' anche dell'erba bruciata e alcuni pezzi di metallo, che raccolse, presumendo che fossero dei residui della saldatrice. Bruno Facchini riferi l'episodio al quartiere generale della Polizia di Varese.
Inoltre vennero effetuate indagini di varia natura sul luogo dell'atterraggio.

"Ho fatto eseguire un'analisi del metallo trovato, e si é rivelato essere del "metallo antiattrito" o antrifrizione", spiego' Bruno Facchini ad Antonio Giudici.

"Era metallo luccicante, con la superficie granulosa".

Come accade spesso con i campioni di metallo rinvenuti sui luoghi di presunti atterraggi di UFO, dalle analisi non risulto' niente di anomalo, ossia fuori dalla norma.
Nel suo rapporto, l'Istituto per la ricercasui metalli leggeridichiaro':

Il campione ricevuto consisteva in tre piccoli frammenti di metallo, di colore bianco tendente al giallo, per un peso complessivo di 1,64 grammi.
I risultati delle analisi chimiche sono i seguenti:

Rame 74,33
Latta 19,38
Piombo 4,92
Antimonio 0,52
Zinco 0,33
Nichel 0,08
Ferro 0,02

C'erano anche tracce minime di Argento, Alluminio e Magnesio. I frammenti considerati sono dunque di "piombo-bronzo", con un alto contenuto di latta.
La struttura micrografica sembra perfettamente normale, per un bronzo di questo tipo, ottenuto per fusione. Non si é trovata alcuna traccia di elementi rari o anomali, per
un amalgama di questo genere. É molto probabile che i frammenti che ci sono stati sottoposti, provengano dalla guarnizione di un supporto particolarmente pesante.

Non viene chiarito proprio cio' che si vorrebbe sapere, quando si sottopongono ad analisi, presunti oggetti provenienti da un velivolo di origine extraterrestre. Se non fossero composti da meteriali o elementi che noi conosciamo già, grazie a centinaia di anni di ricerche scientifiche, come potremmo individuarne la composizione? Ci sono buoni
motivi per credere che i dieci (10) metalli elencati sopra, siano stati trovati nell'universo, e siano materiali adatti alla costruzione di veicoli spaziali, indipendentemente dal
punto preciso del cosmo, in cui sono stati fabbricati.

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UN TRAUMA

Qualche giorno dopo quell'esperienza, Facchini incomincio' ad accusare dolori alla nuca, dove il fascio di luce l'aveva colpito e la zona dolente divento' nera gradualmente.
Il dolore continuo' per un mese. Ma soprattutto persisteva il trauma psicologico.

"l'aspetto piu importante é che non sono mai riuscito a superare lo scock", disse.

"Ancora oggi dopo anni, di tanto in tanto sento vampate di calore al volto, pur non avendo la febbre".

Durante una intervista svoltasi a casa sua nel 1981, Faccchini che all'epoca aveva settantun anni (71), forni ulteriori dettagli sull'episodio accadutogli nel 1950 e sui postumi.

"Non sembrano esserci discrepanze con la versione dei fatti, che mi diede inizialmente", riferi l'investigatore Bernardini.
"Per quanto concerne l'equipaggio dell'UFO, mi descrisse vivacemente il suo stupore quando anni dopo, vide alla televisione gli austronauti americani che camminavano sulla Luna; sembravano identici [...]. Era assolutamente certo che non si trattava di "uomini piccoli". Erano grandi come noi e simili a noi, e li si sarebbe potuti scambiare tranquillamente per abitanti della terra".

Per trent'anni, racconto' Bruno Facchini molta gente tra cui tecnici ed ingegneri, ando' a fargli visita per sapere qualche cosa di piu della sua esperienza. Alcuni esperti militari e civili, gli dissero che erano stati fatti tentativi per costruire aeromobili di quel genere anche sulla Terra, ma per vari motivi ogni impresa di quel genere era fallita.

"É fondamentale capire che quella macchina, quell'UFO non aveva soltanto tutti quei tubi all'interno e all'esterno, ma aveva anche due grossi buchi" spiego' Facchini,
" e gli esperti mi dissero che comprimendo l'aria nei tubi, l'UFO poteva muoversi lateralmente, mentre espellendo aria attraverso le due grandi aperture, la macchina poteva salire e scendere".

In questo caso ci troviamo in presenza di un resoconto tecnico, non cosi avanzato dal punto di vista aerodinamico. Tuttavia proprio come parecchie tecnologie propulsive coesistono a vari livelli di complessità nell'uso convenzionale da parte degli esseri umani allo stesso modo tecnologie non convenzionali potrebbero coesistere su una base planetaria, piu vasta della nostra.
Tra coloro che fecero visita a Bruno Facchini, vi fu un ufficiale di alto grado della Marina Italiana che dopo aver udito la storia, esclamo'
"Lei é un uomo fortunato! Come vorrei essere stato al suo posto e aver visto le meraviglie di quella tecnologia".
"Dunque io ero un uomo fortunato?" commenta Fachini amaramente
"Avrei voluto passare a lui tutto quello che avevo subito e sopportato in tutti questi anni

Prosegui, raccontando che la sua vita era stata completamente sconvolta da quell'episodio avvenuto nel 1950. Gli innumerevoli interrogatori a cui era stato sottoposto dalle autorità, gli avevano procurato un trauma psicologico, che si era protratto nel tempo, e che era stato aggravato, dalla presenza di orde di curiosi che andavano a trovarlo, e dalle infinite discussioni con i giornalisti, e da tutte le ridicolaggini in cui si era imbattuto:

"Se avessi immaginato le conseguenze, non avrei detto una sola parola! [...]".


 
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texarcana
icon11  view post Posted on 3/3/2005, 17:51






salve a tutti

Ecco una bella "mazzata" al nostro archivio celebrale, alle nostre convinzioni e.......cos'altro dire?
Piu passa il tempo, piu saltano fuori verità nascoste o volutamente infossate, per la gioia degli ufologi.
Sto parlando del "caso Facchini" dove ho appena letto queste due righe e che francamente sono rimasto un po' deluso. Si poteva mai credere che questa storia raccontata da Bruno Facchini poteva essere una burla? Intendiamoci non c'é la matematica sicurezza o certezza, ma allora il discorso vale anche per l'altra domanda, ossia: é vero? cioé non ci sono prove che possa trattarsi di una burla , ma non c'é neanche la prova che dica la verità, ma lasciamo che sia l'articolo a darci degli spunti di riflessione.

ABBIATE GUAZZONE (VARESE)


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Il testimone del caso trovò, sul luogo d'osservazione dell' atterraggio di uno strano velivolo, quattro orme circolari di un metro di diametro, disposte a quadrato, sei metri una dall'altra. L'erba nonostante fosse stata bagnata da un forte temporale la sera precedente, presentava alcune zone bruciacchiate. Furono trovate anche alcune schegge di metallo. In seguito, le stesse vennero sottoposte ad analisi chimiche, grazie all'interessamento di Renato Vesco: i risultati le definirono come "metallo antifrizione".

GdM 30, 11; UFO in Italia I, 20; R.VESCO: Operazione Plenilunio, 254; La Domenica del Corriere 30/9/1962; Dischi Volanti 1, 18; inchiesta Rigel 2001)

QUESTO IL COMMENTO

Le tracce furono viste solo dal teste. La prima indagine sull'episodio (corrispondente al primo articolo giornalistico descrivente lo stesso, grazie al fatto che un giornalista de "La Domenica del Corriere" venne casualmente a conoscenza dell'episodio da parte di alcuni colleghi di lavoro del teste, ed in seguito supportata dall'analisi chimica riportata da Renato Vesco, ufficiale dell'Aereonautica Militare ed appassionato della tematica "dischi volanti" con una propria, originale, teoria) venne effettuata circa tre anni dopo lo svolgersi dell'esperienza testimoniale. Come riferito, le analisi condotte sui reperti non denotarono alcuna particolare stranezza. E' curioso notare come il testimone, che a seguito della sua esperienza pare essersi interessato alla questione UFO, fosse impiegato come operaio specializzato nella lavorazione dei metalli (leghe speciali). La fonte originaria dell'evento scaturisce da un giornalista che ne venne a conoscenza, casualmente, dai compagni di lavoro del teste. Per maggiori dettagli e commenti riguardo il caso, si rimanda alla trattazione contenuta nella Monografia del CISU "ITACAT - Catalogo Italiano degli Incontri Ravvicinati" (31-32 e 166).

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