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Storia color terra; La bicicletta rossa

by Planeta DeAgostini,di Kim Dong-Hwa

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  1. andrè79
     
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    Dopo aver finito Storia color di terra ho subito comprato e letto La bicicletta rossa. Che dire? Ancora una volta Kim Dong-Hwa mi ha stregato e commosso con questo piccolo gioiello per immagini. Con una grazia e un lirismo impareggiabili l'autore tesse le fila di questi micro-racconti che parlano del quotidiano, della realtà, attraverso gli occhi della poesia.
    La semplicità della vita e la densità dei sentimenti umani...Se è possibile, quest'opera mi ha colpito ancor di più di quella precedente, e vale sicuramente i soldi spesi.
    L'edizione è pregevole, totalmente a colori e gli unici scivoloni si riscontrano nel lettering ( i tipici errori delle edizioni planeta insomma, come ripetizioni, lettere mancanti ecc...ma fortunamente i refusi non sono tanti e la traduzione mi sembra buona).
    Visto chein giro c'è veramente poco da comprare vi invito a investire i vostri denari in quest'opera di indubbio valore.
     
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  2. *Livio*
     
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    Ho finito di leggere una raccolta di racconti di Kim Dong-hwa, Les Nourritures de l’âme, pubblicato in Francia da Casterman nella sua collezione di volumi autoriali dedicati alla Corea d'autore, vi posto la cover:
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    Si tratta quindi di un volume di oltre 170 pagine, stampato tutto a colori in carta patinata, il formato è grandissimo (A4, tipo Hataraki man) e l'edizione è ovviamente di alto livello!
    I racconti sono divisi in "capitoli", non ho capito bene l'esigenza di suddividerli in tranche visto che il leit motiv è comune a tutti i racconti: ancora una volta i rapporti umani sono in primo piano, ma direi che il comun denominatore sono i rapporti di paternità/filiarità, la famiglia, la vita di coppia.
    Come è facile immaginare, non tutti i racconti sono omogenei nella qualità e nel risultato, alcuni sono più esili mentre altri sono tra i migliori della sua produzione: non esito a definire questo volume ben migliore rispetto alla bicicletta rossa (con cui condivide anche le soluzioni grafiche, il famoso "effetto playmobil" XD), le brevi storie sono ispirate a racconti di scrittori coreani, ai quali Kim Dong-hwa ha prestato quindi la matita rinunciando alla sceneggiatura. Il risultato è ancora una volta poetico, ma -novità!- spesso privo della retorica e del buonismo che a qualcuno (...me?) ha fatto storcere il naso in qualche momento della lettura della bicicletta rossa. Non ci sono quindi solo racconti sulla felicità della vita in due e della condivisione, delle piccole sorprese della vita di tutti i giorni. Troviamo anche storie di violenza in famiglia, racconti di depressione e di dolore, ma sempre raccontando il tutto con estrema grazia e delicatezza, forse anche per merito del disegno, che spesso fa utilizzo di grandi splash page con bellissimi fondali realizzati a pennino, sui quali si stagliano le figure sintetiche tipiche dell'autore, ma anche di primi piani nei quali gli sfondi si sacrificano per lasciare il posto a lunghi campi dominati dai personaggi e dai loro dialoghi. La regia è come sempre tradizionale, ma funziona benissimo e contribuisce a creare l'effetto un po' magico che si prova sfogliando un vecchio diario, o un album di famiglia. Ancora una volta un volume strettamente legato al passato, che guarda indietro con uno sguardo non sempre sorridente ma spesso anche amaro: il tutto però non toglie mai il posto alla speranza. Il passato, sembra dirci Kim, non è sempre possibile lasciarlo alle spalle, ma ci forma e ci influenza anche quando ormai la nostra vita ha preso una strada diversa.
    Insomma, una lettura consigliatissima: ho trovato il volume davvero "prezioso" nel suo essere insieme malinconico, positivo ma anche amaro, ma mai disilluso.
    Ancora una prova d'autore originale e ricca, fuori dagli schemi che vogliono la corea a fumetti debitrice *per forza* al giappone.
     
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    ¡Que viva México!

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    Riporto in auge questo autore con un commento su un altro volume di storie corte uscito in Francia: La mal aimée. Per l'esattezza ne contiene 11 per un totale di ben 380 pagine. Chi ha letto altri lavori di Kim Dong-hwa saprà già cosa aspettarsi, perché è una raccolta che riassume perfettamente quello che sembra esserci nel suo spirito artistico: raccontare le emozioni umane e la forza del sentimento amoroso in una Corea rurale, immersa in un tempo indefinito (ma forse collocabile, a guardare treni a vapore e altre sottigliezze, nei primi decenni del '900) fra atmosfere ora solari ora malinconiche.
    Le storie sono slegate fra loro, ma ripropongono schemi narrativi e personaggi tipici di Kim. In particolare una sembra quasi un episodio pilota di "Storia color terra" con vedova, figlia e viaggiatore (ma con prole anch'esso!). Molte sono a lieto fine, altre drammatiche; altre ancora con una certa originalità (una ragazza che alfine torna nel suo villaggio a fare da maestra, una commedia sulla prima sbornia di due ragazzini, un moccioso che non ha compreso con troppa precisione come nascono i figli, una storia sui fiori senza utilizzo di dialoghi).
    La chiave di volta è sempre rappresentata dalla descrizione di queste figure femminili affascinanti, madri e figlie.
    I disegni sono quelli tipici, dal design semplice ma personale, con sfondi semplificati che all'improvviso lasciano il posto a doppie pagine particolareggiate e suggestive o ambientazioni suggerite da stampe d'epoca. Peccato che le pagine a colori, in origine all'inizio di quasi tutti i racconti, siano effettivamente presenti solo nel primo episodio. La resa in b/n non è malvagia ma l'effetto è ben diverso.
    L'editore è Casterman, 17x 24, bello cicciotto come detto, cover con bandelle.
    Molto bello e molto consigliato.
     
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    ¡Que viva México!

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    The Story of Kisaeng (기생 이야기), opera appena successiva a Storia Color Terra, ne segue le tracce a partire dalla similitudine nel nome e nel formato su 3 volumi. Inoltre è anch'esso ambientato in una Corea del tempo che fu, non ben definita ma certamente pre-industriale e rurale, vecchia di almeno un paio di secoli.

    Ma il richiamo più netto è quello delle giovani protagoniste. Le Kisaeng sono l'equivalente coreano delle Geisha, e la vicenda è ambientata nel villaggio di Songdo, famoso per la presenza di molte loro case.
    Non è corretto pensare a qualcosa di simile a dei bordelli, in quanto potevano sì essere offerti dei "servizi sessuali" a discrezione, ma il piatto forte era l'intrattenimento artistico o il rifocillamento dei clienti con cibo ed alcool.

    Nella versione presente in questo fumetto, il mestiere di kisaeng non era disgraziato per la condizione femminile dell'epoca, anzi lo si sarebbe detto addirittura qualcosa di emancipato perché erano colte e rispettate; invidiate dalle concorrenti e adorate dalla schiera di clienti.
    Almeno quelle di successo che agivano in proprio, perché poi facendo una ricerca delle loro gesta nei secoli scopriamo una sottomissione ai signori locali e ferree regole. Tuttavia quello indubbiamente alto fu il loro livello culturale, uso alla poesia, alla musica e alle maniere raffinate. Anche alla ricchezza, come in taluni casi.

    In SOK viene narrata l'adolescenza di Beodeul e Hyongeon, due ragazzine che per ristrettezze economiche vengono inviate all'apprendistato da kisaeng presso Choseon, una donna rinomatissima ma ormai di una certa età e in disgrazia. Le due giovani sono amiche, determinate ma diversissime. Hyongeon è gentile, sensibile e radiosa come la Ihwa protagonista di Storia Color Terra.
    Beodeul è bruttarella, insofferente e vogliosa di farsi largo con poca fatica; tanto che alla fine sceglie un'altra strada presso la più famosa dama di Songdo, con alterne fortune.

    Il manhwa è narrato con gli stessi disegni evocativi e lo stesso punto di vista "femminile" di SCT, anche molti personaggi potrebbero traslare tranquillamente dalle pagine di uno all'altro, vi è forse meno enfasi romantica in quanto i giovani monaci errabondi rimangono più sullo sfondo e l'amante della vecchia Choseon va e viene, da buon messo governativo!
    Non che manchi il sentimentalismo, beninteso, con molti dialoghi sulle emozioni e i sillogismi con la poesia della natura. va inoltre ricordato che "il corpo di una kisaeng è di tanti, ma il cuore deve rimanere fedele". Non mancano neppure i momenti più drammatici, come quando Beodeul (la quale troverà comunque il suo posto nella vita) viene frustata a sangue e gettata mezza morta per la strada.

    In definitiva un altro centro dell'autore, con un'altra bellissima opera da considerare quasi un supplemento di Storia Color Terra, ma forse - proprio per questo - lievemente inferiore.
    L'edizione di Paquet è molto buona, in 15x21 brossurato.
     
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33 replies since 14/9/2008, 15:38   1622 views
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