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MAIS TRANSGENICO, Il mais transgenico è pericoloso e chi l

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dolmena
view post Posted on 26/5/2005, 10:58




Il mais transgenico è pericoloso e chi lo produce lo sa e lo nasconde. L'Indipendent pubblica una ricerca che rivela gli effetti sulle cavie...



Menomale che ogni tanto i giornalisti fanno ancora il loro lavoro. Con un'azione di pura intelligence il britannico Indipendent ha messo le mani, e diffuso, i risultati di uno studio condotto dalla Monsanto sul mais geneticamente modificato per resistere ai parassiti, dal quale si evince che le rassicurazioni della compagnia sull'innocuità degli ogm non sono condivisi nemmeno dai suoi stessi ricercatori. Pare infatti che le cavie alimentate con il Mon 863, questo il nome del mais transgenico prodotto dalla corporation dell'agrochimica, siano affette da tutta una serie di disturbi che vanno dall'insufficienza renale, alle disfunzioni del sistema immunitario, fino al tumore.

In realtà si sa da tempo che il mais geneticamente modificato per renderlo resistente a un parassita fa un pessimo effetto sulle cavie. Ma i ricercatori indipendenti trovano poco spazio nei media mentre quelli governativi… Beh, a loro può andare anche peggio quando giungono a conclusioni impreviste. E' il caso ad esempio di Arpad Pusztai, ricercatore di origine ungherese che lavora, anzi lavorava, in Gran Bretagna. Pusztai venne incaricato di condurre uno studio sulle patate transgeniche che stavano per sbarcare nei supermercati inglesi. La ricerca, commissionata dal governo al Rowett Institute, doveva monitorare su alcune cavie gli effetti di una dieta a base di patate geneticamente modificate. Quando il ricercatore si rese conto che malformazioni, allergie e danni a carico del sistema immunitario erano all'ordine del giorno, si spaventò. Ancora più allarmante fu l'inconsueta lentezza dell'iter previsto per la pubblicazione: Pusztai presentò il suo lavoro a numerose riviste scientifiche e alla Royal Society ma le risposte tardavano ad arrivare. A quel punto il ricercatore prese la sua decisione: «Mi resi conto che le informazioni si sarebbero fermate al Rowett Institute, mentre i dati in mio possesso indicavano che c'erano seri problemi sanitari con il cibo transgenico. Non si possono aspettare due o tre anni per pubblicare dei dati mentre le patate ogm sono già sugli scaffali senza essere state sottoposte a rigorosi test biologici. Così ho espresso la mia preoccupazione e ho perso il lavoro».

Dopo l'exploit televisivo, nell'agosto del 1998, Pusztai è riuscito a pubblicare la ricerca su Lancet, una delle principali riviste scientifiche internazionali, e in seguito i suoi test sono stati ripetuti e confermati da numerosi scienziati. Ai dubbi sanitari si sommano quelli relativi all'impatto ambientale degli ogm. Anche in questo caso i primi studi indipendenti hanno messo in moto quelli governativi: qualche mese fa, mentre e Bruxelles divampava il dibattito, sono stati pubblicati i risultati di una ricerca commissionata dal governo britannico da cui veniva fuori che le coltivazioni transgeniche sono tutt'altro che equivalenti a quelle naturali. Il loro impiego comporta infatti la distruzione di alcune erbe utili e la sparizione di fiori, insetti e numerosi uccelli selvatici.

A questo punto, se dovesse valere il principio di precauzione - o anche semplicemente la dura legge del mercato - le diavolerie della Monsanto dovrebbero essere da tempo relegate nella soffitta delle invenzioni sbagliate. Invece Chris Horner, portavoce della Monsanto definisce prive di fondamento le notizie circolate in Europa sulla ricerca interna delle società: «Non è una questione di salute e sicurezza». L'azienda ha poi insistito imperturbabile che i reni più piccoli, i sistemi immunitari danneggiati e i tumori riscontrati nelle cavie nutrite a mais transgenico sono nella norma e che «se veramente sono tanti gli esperti che hanno dubbi sulla credibilità dei nostri risultati avrebbero dovuto esprimerli alle autorità competenti».

Già, le autorità competenti. Patrizia Sentinelli, responsabile ambiente della segreteria nazionale del Prc e Roberto Musacchio, capogruppo al parlamento europeo, annunciano interrogazioni parlamentari per ottenere «un immediato rapporto ufficiale da parte degli organi preposti» sulla pericolosità del mais transgenico. Per Ivan Nardone, responsabile agricoltura del Prc, oltre a mettere a nudo «la scarsa trasparenza della multinazionale» le ultime conferme sulla pericolosità degli ogm evidenziano «la debolezza del sistema europeo dell'Agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa), mentre rafforzano le tante delibere adottate da comuni, province e regioni che tutt'ora non si sentono garantiti dal decreto Alemanno sulla possibile coesistenza tra produzioni biologiche, convenzionali e geneticamente modificate». Ancora più duro è Ivan Verga, vicepresidente dell'Associazione Verdi Ambiente e Società, che chiede un'indagine della Commissione europea sull'operato dell'Efsa: «Non farlo, non provvedere tempestivamente alla rimozione dei dirigenti che hanno dato il via libera al Mon 863 equivarrebbe a un'ulteriore perdita di credibilità circa la trasparenza, il rigore e l'indipendenza dalle pressioni degli interessi industriali di un'authority alla quale è stato assegnato il compito di tutelare la salute dei cittadini europei». Infatti è proprio all'Agenzia europea per la sicurezza alimentare che è stato affidato il compito di verificare la sicurezza del mais transgenico ma che, per ben due volte, nei suoi esperimenti non ha riscontrato differenze "biologicamente significative" nelle cavie alimentate con il mais Monsanto. Analisi scientificamente dubbie secondo Putsztai, ma sufficienti a ottenere il via libera dell'Agenzia. La domanda quindi è sempre la stessa: chi controlla il controllore?

Dopo l'exploit televisivo, nell'agosto del 1998, Pusztai è riuscito a pubblicare la ricerca su Lancet, una delle principali riviste scientifiche internazionali, e in seguito i suoi test sono stati ripetuti e confermati da numerosi scienziati. Ai dubbi sanitari si sommano quelli relativi all'impatto ambientale degli ogm. Anche in questo caso i primi studi indipendenti hanno messo in moto quelli governativi: qualche mese fa, mentre e Bruxelles divampava il dibattito, sono stati pubblicati i risultati di una ricerca commissionata dal governo britannico da cui veniva fuori che le coltivazioni transgeniche sono tutt'altro che equivalenti a quelle naturali. Il loro impiego comporta infatti la distruzione di alcune erbe utili e la sparizione di fiori, insetti e numerosi uccelli selvatici.

A questo punto, se dovesse valere il principio di precauzione - o anche semplicemente la dura legge del mercato - le diavolerie della Monsanto dovrebbero essere da tempo relegate nella soffitta delle invenzioni sbagliate. Invece Chris Horner, portavoce della Monsanto definisce prive di fondamento le notizie circolate in Europa sulla ricerca interna delle società: «Non è una questione di salute e sicurezza». L'azienda ha poi insistito imperturbabile che i reni più piccoli, i sistemi immunitari danneggiati e i tumori riscontrati nelle cavie nutrite a mais transgenico sono nella norma e che «se veramente sono tanti gli esperti che hanno dubbi sulla credibilità dei nostri risultati avrebbero dovuto esprimerli alle autorità competenti».

Già, le autorità competenti. Patrizia Sentinelli, responsabile ambiente della segreteria nazionale del Prc e Roberto Musacchio, capogruppo al parlamento europeo, annunciano interrogazioni parlamentari per ottenere «un immediato rapporto ufficiale da parte degli organi preposti» sulla pericolosità del mais transgenico. Per Ivan Nardone, responsabile agricoltura del Prc, oltre a mettere a nudo «la scarsa trasparenza della multinazionale» le ultime conferme sulla pericolosità degli ogm evidenziano «la debolezza del sistema europeo dell'Agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa), mentre rafforzano le tante delibere adottate da comuni, province e regioni che tutt'ora non si sentono garantiti dal decreto Alemanno sulla possibile coesistenza tra produzioni biologiche, convenzionali e geneticamente modificate». Ancora più duro è Ivan Verga, vicepresidente dell'Associazione Verdi Ambiente e Società, che chiede un'indagine della Commissione europea sull'operato dell'Efsa: «Non farlo, non provvedere tempestivamente alla rimozione dei dirigenti che hanno dato il via libera al Mon 863 equivarrebbe a un'ulteriore perdita di credibilità circa la trasparenza, il rigore e l'indipendenza dalle pressioni degli interessi industriali di un'authority alla quale è stato assegnato il compito di tutelare la salute dei cittadini europei». Infatti è proprio all'Agenzia europea per la sicurezza alimentare che è stato affidato il compito di verificare la sicurezza del mais transgenico ma che, per ben due volte, nei suoi esperimenti non ha riscontrato differenze "biologicamente significative" nelle cavie alimentate con il mais Monsanto. Analisi scientificamente dubbie secondo Putsztai, ma sufficienti a ottenere il via libera dell'Agenzia. La domanda quindi è sempre la stessa: chi controlla il controllore?

Sabina Morandi

Fonte: Liberazione

 
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Lavi
view post Posted on 27/5/2005, 09:32




CITAZIONE (dolmena @ 26/5/2005, 11:58)

A questo punto, se dovesse valere il principio di precauzione - o anche semplicemente la dura legge del mercato - le diavolerie della Monsanto dovrebbero essere da tempo relegate nella soffitta delle invenzioni sbagliate. Invece Chris Horner, portavoce della Monsanto definisce prive di fondamento le notizie circolate in Europa sulla ricerca interna delle società: «Non è una questione di salute e sicurezza». L'azienda ha poi insistito imperturbabile che i reni più piccoli, i sistemi immunitari danneggiati e i tumori riscontrati nelle cavie nutrite a mais transgenico sono nella norma e che «se veramente sono tanti gli esperti che hanno dubbi sulla credibilità dei nostri risultati avrebbero dovuto esprimerli alle autorità competenti».


Che anima nera...la Monsanto non la vorrebbero neanche all'inferno

Lavi
 
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