Mal d'Egitto

Cairo: cultura e società, Articoli sulla grande metropoli

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Minea 313
view post Posted on 25/8/2009, 13:28




Il Cairo investe sulla rete dei trasporti

25/08/2009 - 11:40


In cantiere nuove stazioni metropolitane, l'alta velocità e un'isola pedonale


Il Cairo investe sulle proprie infrastrutture stradali. Universalmente nota per il suo traffico caotico, la capitale egiziana intende dare una sferzata ai suoi trasporti. In programma c'è l'allungamento della metropolitana, con un contratto da 140 mln di dollari per quattro nuove stazioni e un'estensione da 34 km che comprenderà anche l'aeroporto. Ma in cantiere ci sono anche linee ferroviarie ad alta velocità, autostrade, e la realizzazione di un'isola pedonale nel centro della città. Saranno inoltre disponibili a fine settembre i risultati dello studio di fattibilità italo-egiziano (in collaborazione con Fs) per la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità tra Il Cairo ed Alessandria.
Ancora nel centro città, inoltre, ci sarebbe il progetto (soggetto all'autorizzazione governativa) di restaurare e commercializzare come appartamenti e hotel di lusso molti degli edifici storici eretti dagli europei negli anni '20 e '30.


Guida Viaggi
 
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ARNAP
view post Posted on 7/9/2009, 14:08




Rifiuti a Giza, cresce la protesta contro l'italiana Ies

Mancata raccolta. E l'azienda risponde, non ci pagano


05.09.2009 - Il Cairo non può certo essere descritta come una metropoli pulita e dall'aria salubre, ma mai in questi ultimi anni si era ritrovata sotto un cumulo tanto alto di rifiuti. Giza, il centro vicino alla capitale dove dominano le piramidi e la Sfinge simbolo dell'Egitto, è teatro quotidiano di una protesta popolare, anche violenta, contro l'azienda Ies, partecipata dalla perugina Gesenu, la quale ha vinto qualche anno fa un appalto per lo smaltimento delle oltre 10mila tonnellate di rifiuti che produce giornalmente la capitale egiziana. Proteste sono divampate in vari quartieri, tra i quali il popoloso Imbaba. I dipendenti locali sono in sciopero, riferisce la stampa egiziana, per il mancato pagamento degli stipendi e attuano uno sciopero ad oltranza costringendo gli abitanti di Giza a fare lo slalom tra le cataste di buste colme di immondizia. E la disperazione dei lavoratori e della popolazione e' degenerata in atti violenti. A farne le spese, scrive il quotidiano al Masry al Youm, e' stato anche un funzionario della circoscrizione amministrativa di Giza, Mohammed Ragab, malmenato dai lavoratori in sciopero per aver cercato di organizzare una raccolta sostitutiva dei rifiuti. Da Perugia, la Gesenu spiega di avere difficoltà nei rapporti economici con il governatorato di Giza anzi parla di una pesante esposizione economica del gruppo a fronte dell'assoluto non rispetto dei mandati di pagamento, e quindi dell'impossibilità di retribuire i lavoratori. La Ies, di diritto egiziano, è partecipata anche da altre società (Secit, Jacorossi Imprese Spa, International Modern Construction Spa, Simest Spa) e si occupa per ora solo della raccolta nei quartieri Imbaba, Dokki e Agouza di Giza, che rappresentano circa 1.400.000 abitanti; vi impiega 3.200 persone. La Gesenu ha peraltro acquisito l'Ama International che si occupa invece della raccolta al Cairo città. A Imbamba e in altri quartieri popolari di Giza i cumuli di immondizia hanno raggiunto i due metri di altezza. "Salvateci", "Vi imploriamo, raccogliete i rifiuti per il bene dei nostri figli", hanno scritto su striscioni e cartelli gli abitanti delle aree che, con il gran caldo dell'estate, temono malattie infettive e denunciano la proliferazione di ratti ed insetti di ogni dimensione. Causa del problema secondo il quotidiano egiziano sarebbe l'improvvisa modifica del contratto siglato a suo tempo dai governatorati del Cairo e di Giza. A quanto risulta ad al Masry al Youm, la società italiana avrebbe fissato un tetto massimo alle penali che paghera' per il mancato adempimento del servizio di nettezza urbana in alcune aree. Le autorita' amministrative egiziane avrebbe reagito tagliando una parte dei 13 milioni di euro che versano ogni anno alla societa' italiana. Gli unici a sorridere in queste giornate sono gli "zabaleen" (letteralmente, in arabo, gli "uomini dell'immondizia"), ossia gli spazzini indipendenti, tutti rigorosamente di fede cristiana copta, che da decenni assicurano, anche con il servizio porta a porta, la rimozione di oltre 3mila di tonnellate di rifiuti al giorno solo al Cairo, e che persero una porzione consistente di reddito quando entrarono in scena le societa' internazionali. Il loro quartiere di Mansheyet Nasr, meglio conosciuto come Zabaleen City, a breve distanza dalla Cittadella del Saladino, è il centro del business dell'immondizia del Cairo. Gli zabaleen vi portano tutti i rifiuti che raccolgono e li riciclano per un 80%, inclusi quelli organici che sono l'alimento base dei maiali, quasi tutti macellati nei mesi scorsi su ordine del governo, in un improbabile tentativo di contenere l'influenza suina. Per gli zabaleen è una piccola rivincita, se non una vendetta, a danno dei altri colossi internazionali dello smaltimento dei rifiuti. Per gli abitanti del Cairo al contrario e' una tragedia di cui vogliono vedere subito la fine.


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falak
view post Posted on 9/11/2009, 19:44




CITAZIONE (falak @ 4/1/2008, 18:40)
La metropoli araba licenzia migliaia di addetti al richiamo della preghiera:
"Stonati e rumorosi". Dalla primavera, al loro posto un annuncio registrato


Le mille voci del Cairo
cancellate da un cd

l Parlamento e i tradizionalisti si sono scatenati contro l'iniziativa del Ministro
Acquistati gli apparecchi, via al concorso del canto più bello: 2500 i candidati

dal nostro inviato ELENA DUSI

(4 gennaio 2008)

Repubblica

Aggiornamento

Muezzin stonati. Il Cairo corre ai ripari: voce registrata


IL CAIRO (9 novembre) - È giro di vite al Cairo per i muezzin stonati o dalla voce roca. Presto infatti l'invito alla preghiera in quattromila moschee della capitale egiziana risunonerà a una sola voce. Il ministero egiziano degli Affari religiosi ha deciso di dare attuazione a un progetto di due anni fa, che prevede l'adozione del richiamo unificato, eseguito in tutte le moschee tramite la voce registrata del defunto sheykh Muhammad Rafaat, molto amato dai fedeli.

Lo riferisce oggi il sito del canale satellitare Al-Arabiya, dal quale si apprende che questo passo nasce dall'esigenza di «eliminare le voci roche e antipatiche per sostituirle con una voce soave», come ha spiegato il sottosegretario agli Affari religiosi, Shawqi Abd al-Latif. Sono tuttavia in molti a dichiararsi insoddisfatti di questo passo e a mettere in guardia dalle sue conseguenze rispetto a migliaia di muezzin cairoti, che rischiano di restare senza lavoro. «Sono contrario a questa idea e non la appoggio: chi se ne prenderà la responsabilità?», ha detto il presidente del Fronte degli Ulema di al-Azhar, Muhammad al-Barri. «L'attuazione del richiamo unificato doveva avvenire gradualmente e ogni provincia doveva essere trattata singolarmente», ha aggiunto Barri, secondo il quale l'invito alla preghiera effettuato a viva voce dal muezzin ha «un impatto maggiore» rispetto a un richiamo registrato.

Analogo è il parere dello sheykh Sami al-Sarsawi, che fa parte della Commissione per la Fatwa dell'università di al-Azhar, il quale ha messo in evidenza il problema delle differenze di orario tra una provincia e l'altra del paese e dell'impossibilità concreta di unificare il richiamo alla preghiera su tutto il territorio nazionale. Senza contare la «sacralità dell'adhan», come è chiamato in arabo, e il «legame che nutre la popolazione» con questo appuntamento che scandisce i vari momenti della giornata. Questa misura, ha aggiunto Sarsawi, rischia di lasciare a casa migliaia di muezzin, che spesso non sanno fare altro che questo, danneggiando anche le loro famiglie.

da IlMessaggero
 
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tom61
view post Posted on 16/11/2009, 13:13




NOTIZIA ANSA
Il Cairo ha un nuovo tesoro
15 novembre, 20:19 Il distretto di Gamaliyya al Cairo

E' quasi ultimato il restauro del distretto islamico di Gamaliyya, al Cairo. Il luogo natale del premio Nobel per la letteratura Naguib Mahfouz, teatro di molti dei suoi racconti, contiene numerosi palazzi risalenti all'epoca medievale ed è stata trasformata in un'area pedonale per la gioia di turisti e cittadini egiziani
 
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ARNAP
view post Posted on 18/11/2009, 20:34




Egitto/ Appello Amnesty per risanare 26 "zone insicure" al Cairo

Lo scorso anno frana a Manshiyet Nasser con 107 morti e 58 feriti


Roma, 17 novembre 2009 (Apcom) - Amnesty International ha sollecitato le autorità egiziane a prendere misure immediate per proteggere gli abitanti più poveri del Cairo, che vivono nelle cosiddette "zone insicure" della capitale sotto la minaccia costante di frane e altri pericoli. "Migliaia di persone vivono in una trappola fatta di povertà e diniego che potrebbe costare loro la vita", ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International, presentando oggi il rapporto "Sepolti vivi. Intrappolati da povertà e diniego negli insediamenti abitativi precari del Cairo". Secondo Smart, "il governo deve affrontare urgentemente la situazione di rischio delle persone che vivono nelle cosiddette 'zone insicure' e trovare soluzioni in consultazione con gli interessati".

Il rapporto di Amnesty International stigmatizza il comportamento delle autorità egiziane per non aver saputo proteggere i residenti di Al-Duwayqa, un insediamento abitativo precario della zona di Manshiyet Nasser, nella parte orientale del Cairo, colpito da una frana rovinosa il 6 settembre 2008, il cui bilancio ufficiale fu di 107 morti e 58 feriti.

Amnesty International chiede al governo di intervenire per scongiurare pericoli alla vita nelle 26 'zone insicure' della Grande Cairo e tutelare il diritto dei residenti alla salute e a un alloggio adeguato.


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ARNAP
view post Posted on 3/12/2009, 12:01




Il Cairo, storie, leggende
e contraddizioni


di Donatella Chiappini

Moschee proibite ai turisti, suk pieni di paccottiglia e gioielli, strade lastricate di taxi e spazzatura, Garden City stile colonialismo inglese. E poi i bar dei vecchi quartieri, come quello copto con la Chiesa Sospesa e l´antica sinagoga senza più comunità ebraica


Ci sono giorni in cui la cappa d´afa e di smog diventa manto grigio, un sipario di ferro sotto lo squarcio azzurro da cielo africano. E ancora più sotto la ferita del grande Nilo che attraversando il Kubry Al Tahir, meglio conosciuto come il Ponte degli Innamorati, diventa scenario fantastico con un via vai di feluche e battelli. Migliaia di auto in coda, a ogni ora del giorno e della notte e il passo lento delle donne in abaya (la veste nera araba) e niqab, grattacieli, palazzi ottocenteschi e baracche, mille moschee e una Ring Road infinita, strade invase da cumuli di spazzatura e alberghi da Mille e Una Notte.

Sulle sponde del Nilo. Il Cairo e le sue contraddizioni possono atterrire. Diciotto milioni di abitanti (ma nessuno sa quanti siano davvero) e un bagaglio immenso di influenze arabe, africane, occidentali, ottomane. C´è da perdere la testa a voler capire al Qahira, "la soggiogatrice", come la chiamarono i fatimidi (la dinastia sciita ismailita più importante nella storia dell’Islam) qualche decennio prima del mille dopo Cristo. Una megalopoli adagiata sulla sponda ovest del Nilo, che il fiume attraversa formando i due isolotti di Roda e Gezira. Un puzzle di casermoni, edifici art decò - sparpagliati tra piazza Talaat Harb e il grande Museo Egizio - e quartieri villaggio con i carretti trainati da asini dove oggi il dieci per cento di cristiani copti convive, non sempre in perfetto accordo, con il novanta per cento di musulmani, più o meno integralisti, che hanno dato una nuova impronta al più grande agglomerato urbano d´Africa.

Il suk e la moschea. C´è da perdere la testa a voler capire cosa è oggi e cosa era un tempo Khan al Khalili, il più grande suk del Cairo, dove tra i vicoli si rincorrono botteghe di paccottiglia e piccoli antri che disvelano gioielli berberi da mozzare il fiato, artigiani del kilim a metro, librerie con pregiate edizioni coraniche e negozi di biancheria intima sexy che mal si addicono alla maestosità dei minareti della moschea di Sayydna al Hussein a poche centinaia di metri. È la moschea più sacra della città, la più grande d´Egitto, e il venerdì è la casa di tutti. Si prega, si mangia, si chiacchiera. Si spalanca fino a notte, ma non ai turisti che popolano la zona islamica così colma di minareti da confondere. A loro la moschea grande è proibita, ma non quella di Ibn Tulun costruita in mattoni d´argilla nell´876 dopo Cristo, la più antica del Paese con un cortile talmente vasto da sembrare una piazza e il canto del muezzin che risuona più fragoroso che altrove.

I taxi. Fragore, maestosità e povertà ti accompagnano come un vestito in questa città che più la osservi più ti sembra un enigma: c´è l´imponenza della moschea di Al Azhar, circondata da due madrase e infiniti giochi di archi. Un´università che è la più grande del mondo arabo e un parco (Al Azhar Park) che sembra uscito da una cartolina illustrata. Esattamente come i taxi che, ricomposti dalle mani di mille carrozzieri, sembrano sopravvissuti a una raffica di incidenti capaci di minarne per sempre la stabilità. Non c´è tassametro, non sai se ti porteranno mai a destinazione, eppure si muovono a migliaia nel caos che stringe il quartiere copto con la sua chiesa Chiesa Sospesa, costruita su torri romane, il museo zeppo di sorprese e l´antica sinagoga (ristrutturata con il denaro della comunità ebraica americana) aperta ai turisti ma non, ovviamente, al culto visto che al Cairo non c´è una comunità ebraica.

Garden City. Fermarsi al Cairo sembra impossibile, eppure qui dove il passato si è mescolato in un cocktail incomprensibile riuscendo a dare origine perfino Garden City - il quartiere inglese delle ambasciate in cui palme e magnolie si alternano lungo le strade - si aprono angoli dove la vita scorre così lenta da mostrarsi ferma. Sono gli angoli delle centinaia di shisha bar della Cairo quasi diroccata, dove i vecchi in galabaya fumano davanti a un bicchiere di tè per ore. O i profumatissimi store dei grandi alberghi internazionali su Corniche Al Nil dove le madame sorseggiano caffè e pasticcini. O magari qualche tavolo sotto i pergolati del Gezira Sporting Club di Zamalek, il polmone verde di una città che il verde non sa cosa sia, una striscia dell´isolotto monopolizzata dalla comunità internazionale.

Le piramidi. E intanto c´è ancora così tanto da fare che, se un giorno è già passato, sarà il caso di fare un altro viaggio verso Umm al Dunya (la madre del mondo) come avevano battezzato gli arabi Il Cairo. Perché a meno di venti chilometri dal centro c´è la piana di Giza con le sue tre piramidi (Cheope, Chefren e Micerino) che i giapponesi non smettono di fotografare pezzetto dopo pezzetto. E poi c´è la Sfinge, e poi c´è una natura prepotente proprio sugli argini del fiume - che strappa al deserto una distesa di manghi - e poi c´è la grande voglia di questa città di sfidarsi, di diventare più moderna anche grazie ai tanti negozi di designer mediorientali, agli artisti libanesi che popolano le gallerie d´arte, alla musica di sconosciuti strumenti che ipnotizza anche il più esausto dei turisti.

I quartieri, i ristoranti. L’atavica benedizione del Nilo la si scorge negli occhi di cristiani e musulmani al monastero di Abouna Samaan, oppure nel pane preparato nello stesso modo da migliaia di anni. Lo si mangia insieme al fuul - zuppa di germogli di fagioli, piatto tipico della cucina egiziana - nel ristorante Al-Jahch in Al-Sayeda Zaynab, con i kebab nel ristorante Al-Rifa´i. Se invece si ha voglia di piccione ripieno, ecco il ristorante Farhat, nel quartiere di Al-Hussain. Poi, verso la porta Al-Futuh, c’è aria di minareti dei mammalucchi, i mercenari turchi che nel 1187, prima aiutarono la dinastia degli Ayyubiti a cacciare i crociati, ma poi presero il potere per due secoli e mezzo, imponendo così la supremazia turca.


Giovedì 3 dicembre 2009


La Repubblica
 
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ARNAP
view post Posted on 15/12/2009, 11:22




Egitto, nella spazzatura la città degli ''ultimi''

Nei ''garbage village'' del Cairo un'intera comunità sopravvive solo grazie all'immondizia



In una caverna della montagna che sovrasta Il Cairo c'è la più grande chiesa copta dell'Egitto. All'aperto sembrerebbe la curva di uno stadio più che un luogo religioso. Sotto c'è la città dell'immondizia, un agglomerato urbano dove un'intera comunità vive e lavora tra la spazzatura.

«Quanta spazzatura produce una città che di giorno vede passare sulle proprie strade più di venti milioni di persone?». La domanda non riceve una risposta immediata, nessun dato statistico sembra di pubblica opinione sull'argomento. Conosciuta invece è l'economia che gira intorno alla spazzatura. Un mercato, una gestione parallela a quella statale che è inesistente, che fa sopravvivere la classe sociale più subalterna della capitale egiziana.

Di notte e di giorno, ininterrottamente la spazzatura viene raccolta per le strade del Cairo. Buona parte di questa arriva nelle “slums”, o “garbage village”, quartieri dove intere famiglie lavorano nella spazzatura. La separano, la compattano, la ricollocano in enormi sacconi bianchi e la vendono alle aziende o consorzi che poi la riciclano. Un meccanismo che nel meridione d'Italia potremmo anche definire virtuoso se l'artefice di tale virtuosismo non fosse necessariamente la disperazione di una società che non intravede un sistema sociale in grado di sostenere gli ultimi. Ed è la spazzatura, quella comune prodotta tutti i giorni, a far mangiare oltre cinquecentomila persone al Cairo.

In questi quartieri la spazzatura è ovunque, per le strade accatastata in attesa della separazione e già confezionata in sacche bianche, negli androni dei palazzi o sui tetti in attesa che sia lavorata. Le capre mangiano quello che di commestibile c'è ancora nei sacconi mentre bambini e anziani giocano e bivaccano nelle piccole vie. Sono più i bambini degli anziani a dire il vero, perché qui l'età media va al ribasso rispetto quella nazionale, il tetano miete ancora vittime e le epatiti non sono malattie poco diffuse. Quello che non manca è il senso di comunità. Dato dalla scuola, i cui insegnanti rassicurano i visitatori che l'evasione scolastica è pressappoco inesistente. Ma sopratutto dato dalla chiesa copta.

Nelle slums non ci sono musulmani. I bambini che si avvicendano dinanzi alla telecamera per essere ripresi hanno tutti nomi italiani, «i nomi dei santi» spiega un genitore: Mario, Marina, Marco, Salvatore, Lucia. Il quartiere spazzatura è a valle e sulla montagna in pietra c'è una chiesa all'aperto che sembra la curva di uno stadio da calcio. Durante le messe possono partecipare anche trentamila persone. Qui la chiesa copta ha messo il proprio punto di evangelizzazione. Non c'è una ragione storico confessionale, minimamente plausibile, al fatto che l'intera classe sociale che vive e lavora con e sulla spazzatura sia copta. Quando questi quartieri hanno cominciato a funzionare così i musulmani, restii a legittimare una immagine troppo esplicita dello sporco, hanno abbandonato anche in termini di assistenza sociale la comunità. «Anche i maiali, animali che non hanno difficoltà a nutrirsi di spazzatura, sono stati visti nelle slums», racconta una cooperante sudanese. Oggi dei maiali non vi è traccia, ma non è difficile immaginare come le organizzazioni caritatevoli musulmane abbiano smesso di operare lasciando campo libero alla chiesa copta. Immagini di un Gesù salvifico compaiono ovunque. Qui Cristo sorride e dà speranza dalla spazzatura. Anche qui, come nella città dei morti, nessuna traccia visibile di contestazione sociale.

(dal nostro inviato al Cairo Alessandro Di Rienzo)

14 dicembre 2009

Agenzi AMI
 
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ARNAP
view post Posted on 6/1/2010, 00:24




Nuovo anno a Il Cairo

In giro per le strade affollate de Il Cairo, parliamo di Gaza, dell’Afghanistan, dell’Iraq con gli stanchi abitanti delle metropoli. L’Egitto ha perso appeal internazionale. La gente è un più stanca dell’inossidabile Mubarak.



Che ci faccio qui? Siamo incolonnati come sempre, tranne il venerdì, nelle strade de Il Cairo. Ci avvolge la nebbia mattutina formata da escursione termica e smog (al-Qaira è fra le città più inquinate del pianeta). Un sacco di gente in giro (anche di notte) qui vivono oltre 20 milioni di persone.

Donne sunnite coperte fino ai piedi, donne sciite con il solo velo, cristiane a testa scoperta, un po’ il simbolo dell’Egitto. Certo, mi racconta Jasmine, io non posso andare a ballare (solo le ragazze dell’alta borghesia vanno nelle costose discoteche degli alberghi), tante ragazze sono obbligate in casa a vedere tutto il giorno la televisione ma nei posti di lavoro e nelle scuole stiamo cambiando e obbligando le nostre famiglie a farlo. Tanti uomini soli che girano a gruppi ma anche qualche coppia giovane che s’abbraccia nascosta nelle ombre del lungo Nilo. Centri commerciali enormi che spingono per cambiare costumi e modi di vita (almeno nelle grandi città), un paese, come scrivono gli esperti, in transizione.


Capodanno, tutti in giro. Ahmed mi racconta che furono gli egiziani a organizzare le prime feste di inizio anno (secondo lui tutto è stato inventato da loro, pane, carta, esplosivi, pizza, caffè). Altri tempi e altra stagione. Il Nilo saliva, sempre più o meno alla stessa data, e la gente festeggiava l’anno (gli egizi inventarono il calendario di 12 mesi lunari), Opet e i molti dei del sole, della Luna, della Vita e della Morte, venivano portati sul fiume da un corteo di barche. Così mi racconta è scritto in un antico documento.

Il traffico, in questi giorni, è stato bloccato anche dai 1300 membri della Gaza Freedom March, a cui il governo egiziano, per evitare problemi con Israele, ha impedito di raggiungere Rafah e da qui Gaza. Della tragedia dello scorso anno si è parlato solo per queste manifestazione, davanti all’ambasciata USA, francese oggi Israeliana (quattro gatti) e per gli scontri con la polizia (leggeri). Alla fine s’è mossa Suzanne Mubarak che ha concesso a 80 manifestanti (palestinesi con famiglie a Gaza) di raggiungere il confine. Sorte peggiore per il Palestina Convoy (una decina di camions con aiuti umanitari) che è dovuto tornare in Siria e raggiungere la Palestina via mare. I cairoti sono rimasti indifferenti.

Ahmed (di mezza età) ricorda con orgoglio Nasser, Sadat, la guerra d’Ottobre (che permise la riconquista della sponda di Suez). Altri tempi, in cui il suo paese esercitava una grande influenza non solo nel mondo arabo ma fra tutti i paesi non-allineati e quelli africani. Questa influenza l’Egitto l’ha persa nella faticosa ricerca di mantenere ed estendere il relativo benessere, di costruire grattacieli e superstrade che hanno cambiato la fisionomia de Il Cairo rimpiazzando le vecchie case, assalendo le piramidi. Niente di male, però la crisi internazionale (come per altri paesi marginali) ha colpito poco ma solo nelle classi più povere, diminuiti gli investimenti internazionali, aumentata la disoccupazione. E Mubarak governa da 28 anni, a suo merito il consolidamento della pace con Israele. Il 2009 è stata l’anno in cui sono morti meno israeliani per scontri o attentati, la metà dello scorso anno (15 contro 36 nel 2008) e nessuna autobomba.

Il Rais (81 anni) nel suo discorso di fine ha ribattuto sulle “grandi ambizioni e aspirazioni” del suo paese, ha assicurato che l’Egitto difenderà il mondo arabo “dai tentativi d’egemonia” ma anche promesso riforme nell’opaca democrazia, e un sistema d’amortizzatori sociali (pensioni, sussidi di disoccupazione) per il suo popolo un po’ stanco del suo controllo totale. L’economia funziona (crescita del 4,5% nel 2009), si sta preparando la successione di Mubarak con il figlio Gamal (tecnocrate bancario, virato in politica), i Fratelli Musulmani (e il resto dell’opposizione) sono stati con le buone e le cattive marginalizzati, ma la burocrazia controllata dal governo è onnipotente, il ricambio politico nullo (vedremo alle prossime elezioni presidenziali nel 2010) e il 30% della popolazione vive ancora brancolando intorno alla “poverty line”. La classe media nata nell’ultimo ventennio, è quella che sta soffrendo di più per salari bassi e disoccupazione intellettuale.

Non vi è più il traino del Grande Egitto, il cui ruolo è nullo nelle grandi questioni che hanno scosso il mondo arabo. Ahmed dice che ora sono i cinesi che stanno diventando la prima potenza (anche in Africa), poi Brasile, South Africa e addirittura Nigeria sembrano più influenti delle terra dei Faraoni. Ma sono i cinesi, turismo dilagante in Egitto, che più sorprendono Ahmed, abituato a considerare gli americani onnipotenti.

Gli USA spendono miliardi di dollari per combattere guerre, tentare di sconfiggere il terrorismo (ma Al Queda non è stata ancora decapitata) mentre i cinesi fanno affari. In Afghanistan, nel 2007, hanno firmato un accordo con Kabul di USD 3,4 miliardi, appropriandosi di miniere di rame (ad Aynak) in grado di soddisfare 1/3 dei loro consumi.

Suscitando un pò’ d’invidia gli dico che Pakistan, Iraq ed Afghanistan sono diventati i paesi più corrotti del mondo grazia alla malagestione degli immensi fondi internazionali. Ora gli USA spenderanno USD 5 miliardi per ricostruire una parte di Bagdad. La burocrazia egiziana è fatta da dilettanti al confronto. Bé, ci saranno ancora più cinesi e iracheni nei nostri alberghi, sorride, Ahmed.


Agorà Vox
 
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ARNAP
view post Posted on 18/2/2010, 18:46




Egitto: Il Cairo e le Piramidi di Giza, magari per Pasqua




Il Cairo è una meta particolare: dopo averla visitata questa estate, le prime parole che mi vengono in mente sono immensa, caotica, disordinata, affascinante, calda e... diversa. Diversa soprattutto se la paragoniamo alle metropoli occidentali, motivo per cui questo post riguardante un city break in questa città suona decisamente insolito perfino a me che sono l’autore. Ho pensato al periodo pasquale per un motivo molto semplice, e cioè il giorno in più dato dal Lunedi dell’Angelo, questo perchè la città è difficilmente “godibile” in poco tempo, ma la città è visitabile tutto l’anno, ovviamente fermo restando che in estate fa caldissimo e che il periodo del Ramadan (nel 2010, 11 agosto - 10 settembre) è particolare perchè i ritmi della città cambiano così come i servizi.

Certo, anche in soli due giorni si può saltellare tra una location turistica e l’altra, ma vi assicuro che solo con una permanenza un po’ più lunga comincerete ad abituarvi ed a capire lo stile di vita della più grande città africana. Cose come il traffico incredibile e la guida spericolata dei tassisti all’inizio vi stupiranno, poi vi faranno incuriosire, e poi, a seconda del vostro carattere, vi faranno divertire o innervosire fino al punto da detestare la città. Stesso discorso vale per i quartieri, le strade, i ristoranti e tutto il resto: tutto sembra volervi ricordare che qui siete quasi in un altro mondo, e ci vuole un po’ di tempo per abituarsi al tutto.

Lo so, quanto detto finora sembra voler scoraggiare la visita, ma non è così: dico solo che una vacanza in Egitto (tipo quella tipica a Sharm El Sheikh) ed una al Cairo sono esperienze totalmente diverse, e che bisogna partire con un certo spirito: detto questo, potrete tranquillamente godervi la città e la sua gente, con il suo stile di vita diverso dal nostro, la filosofia delle mance e degli amici degli amici degli amici che si offriranno come guide turistiche, autisti, venditori...

L’arte di contrattare (perchè di arte si tratta) ha radici antichissime ed è una delle cose che sicuramente vi colpiranno, insieme all’ospitalità: vi capiterà di entrare in un negozio di profumi o di papiri, dove come prima cosa sarete invitati ad accomodarvi su un divano per gustare un the - o una Pepsi - prima di dare una occhiata ai prodotti. E vi toccherà, ogni volta che vorrete prendere un taxi, perdere un paio di minuti per contrattare il costo del tragitto, a meno che ovviamente non siate disposti a pagare 5 o 10 volte il prezzo “giusto”, perchè a tanto ammonterà la prima richiesta del tassista. Scrivo questo col sorriso sulle labbra, perchè, come detto, il tutto va preso nella giusta ottica: se siete permalosi o facilmente irritabili, non potete vivere senza aria condizionata, o con un po’ di polvere sulle scarpe beh... non partite :)

E’ difficilissimo stilare una “classifica” delle cose da vedere al Cairo: fermo restando che buona parte del fascino risiede nel semplice girare e guardarsi attorno, tra le mete imperdibili sicuramente annovero il Museo Egizio, che richiede per una visita sufficientemente accurata almeno mezza giornata e che è stupefacente per la quantità di reperti: sono così tanti che il museo sembra essere quasi “trascurato”, perchè il numero (e la mole) degli oggetti rende difficilissima la gestione. Un solo consiglio, non fiondatevi immediatamente nelle sale dedicate a Tutankamon: lasciatele per ultime, perchè i reperti contenuti sono stupefacenti e rischiano di far sembrare tutto il resto quasi insignificante.

Altrettanto imperdibile è la zona del cosiddetto “Cairo Islamico”, la zona storica della città e la più lontana dall’occidentalizzazione, fatta eccezione per i bar fatti apposta per i turisti: un buon punto di riferimento dal quale iniziare la visita è il Khan el Khalili, il grande bazar del quartiere, che è anche la zona più turistica e “carina”, secondo l’accezione più semplicistica del termine, della città. Non perdetevi le moschee della zona (vestitevi in modo appropriato), soprattutto quella di El-Azhar e, se potete allontanarvi, quella di Mohammed Alì. D’obbligo poi una passeggiata su uno dei tanti ponti che attraversano il Nilo, possibilmente di sera quando le coloratissime barche rendono la scena molto godibile.

Se vi trovate al Cairo, difficilmente resisterete alla tentazione di visitare le Piramidi di Giza: a tal proposito direi che ci sono essenzialmente tre modi di organizzare la visita. Se optate per il “fai da te” potete raggiungere la zona delle piramidi con un taxi, che vi lascerà però all’ingresso della zona “turistica”, dove i taxi non possono entrare. Vi ritroverete quindi a qualche chilometro dalle piramidi e sarete costretti a proseguire a cammello o a cavallo, accompagnati da una delle guide locali che sicuramente troverete lì ad aspettarvi. Se vi rivolgete ad un tour operator locale (potete anche chiedere aiuto in albergo, dove di sicuro vi presenteranno persone di fiducia) vi verranno presentate le altre due opzioni: la prima è di arrivare comodamente tramite autobus fin quasi sotto la Sfinge, e da qui fermarvi ad ammirare il panorama, senza però la possibilità di andare oltre (la strada ad un certo punto è chiusa, e soprattutto l’autobus non vi aspetterà in eterno). Bello si, ma consigliato solo ai pigri, in quanto il tutto si riduce ad un paio di foto-cartolina ed una visita di 20 minuti.

Per tutti gli altri, consiglio di chiedere al tour operator una escursione vera e propria del Giza Plateau. Ciò significa essere disposti a passare un paio di ore su un cammello (o cavallo), cosa più faticosa di quanto crediate, ma anche godersi un panorama stupendo dalle colline desertiche che circondano le piramidi, di ammirare le stesse da lontano ed avvicinarsi piano piano fin quasi a toccarle, e per finire (solo dopo 2-3 ore) arrivare alla Sfinge, dove incontrerete i pigri turisti arrivati in autobus GT, ignari dello spettacolo che si sono persi. Un ultimo consiglio in tal senso, quando vi ritroverete a parlare (e immancabilmente a contrattare) con l’organizzatore del tour definite bene il giro che desiderate fare, che volete vedere tutto, la durata del tour eccetera.

Come raggiungere Il Cairo? Solitamente i voli più economici sono dell’ Alitalia (a breve saranno trasferite ad Air One), con voli diretti disponibili da Milano e Roma e prezzi che vanno da 199 fino a 500 e passa euro. Prima di partire munitevi di fototessere, che vi serviranno all’arrivo in aeroporto per compilare il visto di ingresso assieme ad una sorta di marca da bollo che potrete comprare all’aeroporto stesso, e di tanta pazienza che vi servirà per uscire dall’affollatissimo aeroporto: una sorta di test di ingresso che vi introduce al caos della città! Decisamente consigliato ma non indispensabile il passaporto, a patto di possedere una carta di identità cartacea: quelle elettroniche non sono accettate. Per maggiori informazioni riguardanti la documentazione necessaria all’ingresso nel Paese vi rimando al sito dell’ Ambasciata Italiana Al Cairo.

17 febbraio 2010

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hayaty
view post Posted on 8/3/2010, 19:31




EGITTO, RESTAURATA SINAGOGA MAIMONIDE

08 marzo, 11:43

"Un risultato stupefacente: un restauro di grandissima bellezza, non bastano le parole per descriverlo": in questi termini l'inviata del quotidiano Yediot Aharonot al Cairo descrive la "resurrezione" della sinagoga del filosofo medievale Maimonide, dopo anni di lavoro di ricostruzione finanziati dal governo egiziano. Ieri i membri della minuscola comunità ebraica locale vi hanno celebrato una prima funzione, assieme con religiosi giunti per l'occasione da Israele. La riapertura ufficiale della sinagoga, nel rione ebraico della Città vecchia del Cairo, avrà luogo fra una settimana. Secondo l'inviata del giornale israeliano, il restauro dell'edificio "ha il sapore di un miracolo", visto che per molti anni era in stato di abbandono ed era ormai privo del tetto. Per recuperare l'antico splendore, aggiunge, le autorità egiziane hanno investito oltre due milioni di dollari. Nato in Spagna nel 1138, il rabbino-filosofo e medico Maimonide (Moshé Ben Maimon) morì al Cairo nel 1204, dopo aver acquisito grande fama non solo nel mondo ebraico, ma anche in quello cristiano e in quello islamico del tempo. In seguito la sua sinagoga sarebbe divenuta, nell'immaginario popolare, anche un luogo portentoso: al punto che, scrive Yediot Ahronot, lo stesso re d'Egitto Fuad vi volle trascorrere una nottata per vincere i malori che lo affliggevano.


ANSA
 
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ARNAP
view post Posted on 12/3/2010, 13:37




Egitto, da Francia 2 progetti ambientali per quasi 100 milioni


Roma, 11 marzo 2010 - L’agenzia francese per lo Sviluppo (Afd) ha firmato con l’Egitto due accordi per crediti d’aiuto legati alla seconda fase del progetto di costruzione della terza linea metropolitana del Cairo e all’ampliamento dell’impianto di trattamento delle acque reflue i Gabal El Asfar.
A siglare l’intesa sono stati l’ambasciatore francese nel paese africano, Jean Félix-Paganon; il ministro dell’Industria di Parigi, Christian Estrosi; il ministro della Cooperazione internazionale egiziano, Fayza Aboulnaga, e il direttore dell’ufficio dell’Afd del Cairo, Jean-Hubert Moulignat. Per quanto riguarda l’impianto, il credito d’aiuto è pari a 50 milioni di euro e il progetto prevede l’ampliamento della capacità di trattamento delle acque fino a 500 mila metri cubi al giorno.
L’iniziativa, il cui obiettivo principale è l’abbattimento dell’inquinamento nel Delta del Nilo e nel Mediterraneo, è parte del programma dell’Unione per il Mediterraneo Horizon 2020. A seguire i lavori sarà l’Autorità delle costruzioni per l’acqua potabile e quella reflua (Capw), sotto il coordinamento del dipartimento delle Utilities e dello sviluppo urbano del ministero delle Abitazioni egiziano.

Il progetto è cofinanziato dalla Banca di sviluppo africana (Adb) con un controvalore di 53,3 milioni di euro.
Sul versante della metro del Cairo, l’Afd invece ha concesso un credito d’aiuto al governo egiziano di 44 milioni di euro per finanziare la seconda fase di costruzione della terza linea. Questa, una volta completata, da una parte rappresenterà un importante sviluppo delle infrastrutture legate al transito di massa. Dall’altra contribuirà alla riduzione progressiva dell’uso di mezzi individuali e di conseguenza, all’inquinamento da monossido di carbonio. La linea, che sarà principalmente sotterranea, è già in costruzione e ha visto il completamento dei lavori per una tratta di 4,2 chilometri e cinque stazioni. Nella seconda fase verranno realizzati altri 7,12 chilometri e quattro stazioni.
Il progetto complessivo sarà cofinanziato dal ministero delle Finanze francese con un credito d’aiuto di 200 milioni di euro. Inoltre un milione arriverà dal Fondo globale per l’ambiente di Parigi, come contributo a un sistema di trasporto urbano sostenibile e a un’iniziativa di contrasto ai cambiamenti climatici.

Il Velino
 
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Minea 313
view post Posted on 30/3/2010, 18:43




Hilton Worldwide apre un hotel residenziale al Cairo


30/03/2010

Hilton Worldwide ha siglato un contratto di management con la Safir El Zamalek Hotel Company per mettere la propria insegna su un hotel sulla riva del Nilo, l'Hilton Zamalek Residence Cairo, che dovrebbe riaprire a brand Hilton il prossimo luglio. La struttura avrà 88 camere e 76 suite e sarà situata nel cuore della Zamalek Island, tra la periferia del Cairo e Giza, a circa 20 km dall'aeroporto internazionale della capitale. Hilton Zamalek Residence Cairo è la sedicesima struttura Hilton Worldwide nel Paese e la quarta al Cairo oltre a Ramses Hilton, Hilton Cairo World Trade Centre Residence e Hilton Pyramids Golf Resort. L'hotel residenziale è stato totalmente ristrutturato, per un investimento complessivo di 20 milioni di dollari, e ora presenta tre sale meeting, un business centre e tre breakout room, oltre a cinque ristoranti, alcuni bar e un'ampia area dedicata al wellness, con spa e sale massaggi.


TTG
 
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ARNAP
view post Posted on 18/4/2010, 13:52




Religioni a confronto

 
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view post Posted on 18/4/2010, 20:42
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Malatissimo d'Egitto

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Brava ARNAP filmati molto belli
 
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