| Ciao a tutti. Ho letto i post vecchi, spero che possiate trovare tutti (e presto) il libro...e soprattutto che vi piaccia ;-) Posto questo messaggio anche perché volevo scrivere due parole sul discorso di Obama all’università islamica Al-Azhar del Cairo e mi piacerebbe conoscere anche il vostro pensiero a riguardo. Avete presente la copertina del libro? Quella è una foto dei minareti della moschea omonima, bellissima. Volevo dire che trovo straordinario il fatto che Barack abbia tenuto quel discorso proprio là, sede dell’università islamica più antica e importante, trovo importante che sia andato là e abbia detto: “Ragazzi, io sono qui, incominciamo tutto da capo”. Che abbia affermato che il loro Dio e il nostro (che è lo stesso) ha un unico disegno di pace, che la lotta deve essere fatta non tra noi e loro ma da tutti nei confronti dei terroristi che degradano le civiltà che colpiscono e soprattutto quelle che dicono di sostenere. Che non esistono né “noi” né “loro” ma solo “noi tutti”, che abbia ribadito che la cultura islamica e occidentale hanno tanti valori comuni, che abbia detto: “Io sono uno di voi” (implicando che anche loro sono come noi). E’ stato fondamentale che il rappresentante di una delle società considerate tra le più democratiche, civili e progredite del mondo, di un paese ferito a morte, a volte vittima a volte carnefice, sia andato nella culla della loro civiltà a abbia offerto parole di pace, di tolleranza, di avvicinamento. Perché le parole sono importanti, soprattutto dette ad una platea così ampia e così sensibile, le parole possono intrattenerti come nient’altro, possono darti emozioni, farti sognare, le parole posso cambiare una vita. Le parole possono cambiare la storia. Ovviamente, lo sappiamo bene tutti, le belle parole da sole non servono a nulla, servono le ferme convinzioni e la volontà, serve tempo e servono i fatti. Ma le parole possono essere la base per un nuovo inizio, per assumere un atteggiamento diverso che ci possa portare a cambiare quello che adesso non va, a portare persino la luce e la pace tra la Palestina e Israele. Pace che oggi sembra assai lontana, e invece no, basta volerlo, basta crederci, basta avere un obiettivo comune di convivenza pacifica e impegnarsi con tutte le proprie forze in questo, anche se sappiamo occorrerà scendere a compromessi, spesso. “Yes, we can”: si, possiamo, certo che possiamo, anzi, dobbiamo. Dobbiamo impegnarci per cambiare quello che non va bene oggi, e occorre farlo subito, ripensando agli errori passati e puntando a ciò che ci accomuna e non a ciò che ci divide. Insomma, credo sia stata una bella pagina e una bella giornata per la politica non solo americana ma mondiale, un discorso da ricordare, parole sulle quali riflettere e dalle quali partire, sperando che questo sia davvero un concreto, fiducioso inizio. Con affetto, Alessandro Babini
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