Mal d'Egitto

Alessandria d'Egitto

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O t t a
view post Posted on 23/11/2012, 10:58




30 ottobre 2012 - 16:57

Scoperta sulla nascita della città

Alessandria d’Egitto costruita secondo un orientamento astrale

Ora potrebbe essere più vicino il ritrovamento della tomba di Alessandro Magno, sogno di generazioni di archeologi

di Giovanni Caprara

La ricerca della tomba di Alessandro Magno seppellito dal suo generale Tolomeo, è uno dei sogni degli archeologi. Forse un passo in questa direzione si è compiuto con il risultato di un’indagine che ha portato a svelare uno dei tanti segreti nascosti nella più celebre città fondata da Alessandro, Alessandria d’Egitto, appunto. La pianta della città sarebbe nata con una logica simbolica e la sua strada principale sarebbe stata allineata secondo la posizione del Sole all’alba nel giorno che segna la nascita di Alessandro il 20 luglio 356 avanti Cristo.

ALESSANDRIA - A questa conclusione è giunto lo studio di Giulio Magli e Luisa Ferro del Politecnico di Milano pubblicato sull’Oxford Journal of Archeology di novembre. La costruzione dell’insediamento iniziava nel 331 a. C. e poi la città sarebbe diventata famosa soprattutto per il faro gigantesco e la biblioteca più grande dell’antichità, due opere che magnificavano la potenza del suo fondatore. Ma anche la sua natura divina.

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L’allineamento in una vecchia immagine di Alessandria d’Egitto



ALLINEAMENTO - «Il fenomeno dell’allineamento è visibile ancora oggi», spiega Magli,«e sullo stesso nell’antichità sorgeva anche la stella Regolo nella costellazione del Leone e nota come la stella dei re già mille anni prima da parte di assiri e babilonesi. Ora questo riferimento è scomparso a causa dello spostamento dell’asse terrestre». Al risultato si è giunti anche grazie a una lunga missione di studio condotta ad Alessandria a cui ha partecipato Luisa Ferro. Diverse, tuttavia, sono le conclusioni. La prima è che un significato simbolico accompagnasse spesso la fondazione delle città nell’antichità, come diversi ricercatori sostenevano; la seconda è che la stessa tomba del fondatore sia collocata secondo un particolare orientamento astronomico e in questa direzione ora si cercherà conferma.

Corriere della Sera

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O t t a
view post Posted on 8/12/2012, 18:24




8 dicembre 2012 - 10:23

Secondo hotel ad Alessandria per Hilton
Con questa nuova struttura il gruppo alberghiero arriverà a contare 19 strutture in Egitto

Secondo indirizzo ad Alessandria per Hilton Hotels & Resorts, che porta così a 19 le proprietà del gruppo alberghiero in Egitto.
Hilton Alessandria Corniche proporrà 158 camere nel quartiere chic della città, la Corniche appunto. Disporrà anche di ambienti per meeting e di un business center. Tre i ristoranti, di cui due di specialità, e due i bar. A disposizione degli ospiti anche la spa, la piscina esterna e la spiaggia privata.

Guida Viaggi
 
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O t t a
view post Posted on 20/1/2013, 15:57




18 gennaio 2013

Alessandria d'Egitto, fascino mediterraneo
Siti archeologici, cultura e una natura calda e affascinante


In Egitto, lungo la costa settentrionale, sorge una tra le città più affascinanti del Mediterraneo, Alessandria d'Egitto, una perfetta miscela tra storia antica, modernità, tradizioni e una natura calda e misteriosa. Monumenti greco-romani, rovine, moschee e spiagge incontaminate sono solo una piccola parte del paradiso che attende chi sceglie di vivere Alessandria d'Egitto.

Tra rovine subacquee e moschee...

Fondata tra il 332 e il 331 a.C da Alessandro Magno, la prima delle città omonime istituita dal grande stratega, è un affascinante miscuglio di storia antica e modernità. Innumerevoli e pregiati i monumenti greco-romani e le rovine antiche da visitare in città. Tra le tante vestigia del passato, non tralasciate di visitare le catacombe di Kom el-Shouqafa, le rovine subacquee di Montazah e Maamoura e la moschea Abu al-Abbas al-Mursi. Le catacombe di Kom el-Shouqafa (il cui nome letteralmente significa "ammasso di macerie") costruite dagli antichi Greci e Romani per una famiglia agiata dell'epoca, accolgono circa 300 mummie. Una volta raggiunte le catacombe, scavate nella roccia e raggiungibili grazie a una scala a spirale, non dimenticatevi di prestare attenzione in primis alla scultura del disco solare posta sull'arcata e poi alle numerose sculture tipiche dei serpenti barbuti che indossano la corona dell'Egitto Superiore e Inferiore. Il sito che pur essendo stato costruito durante il governo greco romano, è un palese omaggio ai miti dell'Antico Egitto, fu scoperto casualmente il secolo scorso e grazie ad un asinello che, incauto, cadde in una fossa. La fossa condusse alle catacombe. Un'altra meraviglia degna di nota sono sicuramente le rovine subacquee di Montazah e Maamoura. Il famoso sito archeologico, posto in una baia nella parte orientale di Alessandria, testimonia la grande attività marina che interessò la città tra il 1° e il 6° secolo d.C. La principale attrazione? Il pontile in pietra, lungo circa 200 metri, che si trova ad una profondità che oscilla tra i 3 e i 6 metri. L'architettura è circondata da splendide anfore e ancore. I due siti possono essere raggiunti a nuoto dalla costa o affittando delle barche. Per le immersioni, l'unico centro centro diving certificato CDWS sulla costa settentrionale è lo sport acquatici di Montazah. Dopo tanta archeologia, non tralasciate una visita alla più grande moschea della città, la Abu al-Abbas al-Mursi. La bellissima costruzione, edificata nel 1775 in onore di uno sceicco andaluso, vi accoglierà con la sua facciata di un colore crema caldo, le sue imponenti cupole, arabeschi e l'alto minareto.

Mare, datteri e spiagge vergini

Dopo tanta cultura è proprio arrivato il momento di concedersi una rilassante passeggiata lungo la costa di Alessandria d'Egitto. Lunga ben 70 km, la costa è un piacevole susseguirsi di baie e affascinanti porti tra cui spicca per la bellezza della sua forma che ricorda una mezza luna, il Porto Orientale di Alessandria sovrastato dalla maestosa fortezza Qaitbay. Un appunto: lungo la White Med si erge maestosa la cosiddetta colonna di Pompeo, chiamata così perché probabilmente segna il posto dove fu sepolto il generale romano dopo la sconfitta contro Cesare. La colonna, è alta circa 25 metri ed è il più alto monumenti antico della città. Se siete degli amanti delle piccole calette incontaminate allora dirigetevi verso Marsa el-Sharif, a pochi chilometri di distanza da Alessandria. Qui troverete la spiaggia di Agiba, una delle più belle spiagge incontaminate al mondo. Lunga 40 metri, la spiaggia si presenta agli occhi dei visitatori come un piccolo paradiso di sabbia bianchissima lambito da acque cristalline e protette dalle scogliere circostanti. E per i più golosi, nei pressi di Alessandria sorge la località di Siwa, uno dei migliori luoghi di produzione dei dolcissimi e carnosi datteri. Un'altra valida alternativa sono i negozi di Marsa Matrouh dove potrete viziare il vostro palato con ogni tipo di dattero. Avete mai provato i datteri ripieni di cioccolato o mandorle? Forse è arrivato il momento di cominciare...

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Vedi altre foto di Alessandria d'Egitto

Tgcom 24
 
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O t t a
view post Posted on 30/1/2014, 16:02




30 gennaio 2014

Alessandria d’Egitto, tre anni dopo Mubarak

foto e reportage di Domenico D'Alessandro

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Quando mi sveglio le finestre della stanza lasciano intravedere il riverbero della luce di mezzogiorno misto al rumore dei mezzi pesanti dell’esercito e delle sirene dei vigili del fuoco. Gli scontri nel terzo anniversario della caduta di Mubarak sono già iniziati qui ad Alessandria. Sento le voci levarsi da Port Said Street. Faccio qualche scatto. Dal quarto piano i palazzi fanno da quinte allo scorrere dei pick-up color sabbia delle squadre speciali dell’esercito. Rientro dentro e chiamo Emed ma nessuna risposta. Ci saremmo dovuti incontrare in mattinata ma sul telefono non ho avuto nessuna chiamata. Allora chiamo Baher che mi dice di scendere; tra pochi minuti ci incontreremo. Prendo la mia macchina fotografica e svuoto il portafoglio di tutte le cose superflue. Sulla strada un uomo mi ferma chiedendomi la mia nazionalità e si offre di accompagnarmi fin al caffè ma rifiuto e proseguo per la direzione che mi aveva precedentemente indicato.

Dall’altra parte della Corniche, il lungomare di Alessandria, Baher mi sta aspettando con uno straccio in mano mentre pulisce la sabbia che nella notte si è posata sulla sua macchina: una Fiat Uno 45C fabbricata in Polonia. Ci salutiamo e percorriamo in macchina il lungomare in cerca di Emed, da poco ritornato da un presidio, che ci accoglie stanco e sconsolato. Il presidio è stato sgomberato dopo circa mezz’ora e otto dei loro sono stati arrestati. Si è svegliato molto presto e decide di tornare a casa.

Noi continuiamo, anche se abbiamo la sensazione di star perdendo tempo. La curiosità ci spinge a proseguire lungo quel pezzo di strada che costeggia la moschea di Kaid Ibrahim, dove poco più avanti siamo sicuri di trovare un presidio dei sostenitori del leader militare El-Sisi. Due presidi sono stati organizzati qui ad Alessandria. L’altro, mi dice Baher, è stranamente a City Beschr, il quartiere dei Fratelli Musulmani. Il rumore delle auto è assordante e la gente occupa su quattro file la strada con bandiere e musica. C’è chi ti vuole vendere immagini del generale, chi bandiere dell’Egitto presidenziale, chi semplicemente sventola sorridente una delle due cose. Riusciamo a malapena a muoverci e a rilento raggiungiamo un tratto meno congestionato. I cecchini dell’esercito sono sui tetti dei palazzi che si affacciano sul Mediterraneo ben visibili con fucili e cannocchiali. L’elicottero dell’esercito, come nei giorni del golpe del 30 aprile, si diverte a far sentire la sua presenza e ronza sulle piazze. La strada è ora percorribile e decidiamo di tornare indietro. Poco dopo lo scenario si ripete con pick-up stracolmi di gente, moto con bandiere attaccate ovunque e camion pieni di gente intenta a festeggiare.

Una volta imbottigliati, una folla accerchia la macchina. Non sono poliziotti né militari bensì, come vengono chiamati qui in Egitto nel linguaggio comune, Baltagheja, ossia gente assoldata, nel vero senso della parola, per controllare informalmente le piazze, creare casini per giustificare l’uso della forza e tante altre poco nobili mansioni. Mi chiedono i documenti e chiedono a Baher per quale motivo la sua macchina non abbia le targhe. Mentre sto per dare il passaporto a un poliziotto sulla sinistra, alcuni ragazzi sulla destra mi fanno cenno di darli a loro. La confusione inizia a innervosirmi. Continuo a tenere i miei documenti in mano fin quando fanno scendere Baher dalla macchina per mostrare i documenti provvisori delle targhe in sostituzione. Ma non basta. Un militare in borghese, grosso e con in mano un fucile, si impossessa del controllo della macchina e parte sparato lungo la Corniche. Nel frattempo un suo collega gli sfila dal finestrino il fucile. Baher è dietro, al centro tra due poliziotti in divisa. Percorriamo le strade di Mancheja e arriviamo alla prima stazione di polizia. Saliamo le scale e ci fanno sedere in un angolo. Non è necessario continuare nei dettagli la storia, in fondo non è successo niente di così speciale da meritare altre righe, visto che il tutto ci è costato solo un’ora e mezza di attesa per i controlli in una stazione di polizia. Ma può essere esemplificativo del periodo che l’Egitto sta tornando a rivivere dopo il golpe militare.

Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo al primo caffè lungo la Corniche. Nulla di quello che mi ero prefisso di cercare c’è stato e il controllo è così palese che dopo qualche foto mi è passata la voglia di farne altre. Torno nell’appartamento dove sono ospite e inizio a scrivere questo pezzo. In serata ricevo la telefonata di Mahmoud, un giovane attivista spostatosi al Cairo durante il 25. Il fratello è stato arrestato ma non riesce a darmi maggiori notizie.

Siamo stanchi di vedere lo show in televisione con annesso elicottero dell’esercito illuminato dai laser verdi dei supporter di El-Sisi. In tv c’è We are the bus people, un film drammatico del ’76 dal sapore kafkiano, ambientato nell’Egitto di Nasser. Racconta la storia, presumibilmente realmente accaduta, di tre uomini colpevoli di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, un bus per l’appunto. Mediante torture e violenze psicologiche i tre confesseranno un delitto politico mai commesso. A voi lascio la sorpresa del finale. Al di là della bellezza, il film, se attualizzato, comunica che gli egiziani non sono avulsi dal conoscere la forza con la quale l’esercito può amministrare e deteriorare a suo piacimento il dibattito politico. Al tempo del generale che guidò l’Egitto nella guerra contro Israele era impossibile parlare di politica nei luoghi pubblici, cosa totalmente ribaltata dopo l’insurrezione del 2012. Ciononostante l’esercito oggi è riconosciuto come valoroso patriota che seppe infliggere iniziali sconfitte alle armate israeliane, nonostante la guerra fu in realtà una totale disfatta per l’Egitto, che si vide sottratto il Sinai. Non è raro vedere ambulanti vendere immagini che raffigurano la figura di El-Sisi con Nasser e di sicuro la retorica che vede l’esercito come un valoroso guerriero che provò a fare la voce grossa contro Israele e l’America, oggi si riversa nelle menti di ogni egiziano in età avanzata, identificandolo come colui che ha strappato il potere ai Fratelli Musulmani. Il salvatore della patria insomma.

Alle quattro del giorno seguente due ufficiali di polizia ci fanno visita. I controlli continuano e nuovamente mi vengono fatte le stesse domande. Da quando sei qui, chi conosci, per chi fai fotografie e quando te ne andrai. Il controllo continua porta a porta. Forse la casualità, forse l’intenzione di controllare chi sia in questa casa al quarto piano nel quartiere di Ibrameia ad Alessandria, forse la soffiata di qualche Feloul o semplice routine, non so. Ciò che conta è che l’esercito sta portando avanti una azione di mappatura totale di tutti coloro che potrebbero ordire chissà cosa contro il nuovo ordine, prendendo nominativi e numeri di telefono di ognuno degli abitanti delle case controllate. La caccia porta a porta dei Fratelli Musulmani trascina nella sua rete chiunque veda di cattivo occhio l’esercito e i suoi leader politici. C’è chi è morto in piazza, chi è scappato in Turchia, chi in Quatar, chi in altri paesi della penisola arabica. Chi marcisce in carcere con l’accusa di manifestazione illegale, come i tre attivisti del movimento 6 aprile, e chi invece aspetta una delle tre sorti. Intanto, coloro che per due anni si sono visti togliere quell’egemonia che Mubarak era riuscito a dargli (militari, magistrati e classe economica dirigente vicina a Mubarak) oggi festeggiano. I giorni del terzo anniversario dell’insurrezione del 2012 si sono così trasformati nel plebiscito del nuovo ordine militare.

Nessuno degli eredi
delle idee originarie dell’insurrezione oggi partecipa nelle piazze, fatta eccezione per alcuni gruppi isolati di dissenso come quello di Emed, peraltro subito disperso, e i Fratelli Musulmani, che continuano la loro lotta contro un esercito fin troppo armato e presente, che spara per uccidere. Emed, pur consapevole del numero esiguo dei partecipanti al presidio dove ha partecipato, è sicuro che l’Egitto non possa essere incastrato in una continua logica dicotomica. Fratelli Musulmani e rivoluzionari prima, Fratelli Musulmani ed esercito dopo. Sì o no per la costituzione dei Fratelli Musulmani, sì o no per la costituzione dell’esercito. Quella complessità compostasi durante i giorni dell’insurrezione che ha visto il nascere di molteplici piattaforme politiche, gruppi informali, movimenti femministi, ultras politicizzati, giovani artisti e una miriade di partiti politici, sembra schiacciata dalla semplificazione dicotomica per una ipotetica stabilità. La gente che oggi è nelle strade è troppo distante dalle idee originarie di piazza Tahrir, perché in quei giorni era a casa barricata con la paura che gli rubassero l’argenteria. Il primo elemento per comprendere questa netta divisione è osservare l’età medio-avanzata di coloro che hanno partecipato alle manifestazioni del 25 gennaio, rispetto alla folla di giovani presenti a Tahrir nel 2012. Oggi a Tahrir, le persone sono state perquisite e identificate prima di poter entrare in una festa surreale, dove sul palco ballerini, cantanti, attori e militari erano mostrati su tutti i media egiziani. Tranne ovviamente Al Jazeera, che continua la sua battaglia mediatica nel raccontare le voci di dissenso dei soli Fratelli Musulmani.

Eluso l’impegno da parte dei Fratelli Musulmani di far luce sulle stragi di manifestanti da parte della polizia e dell’esercito durante l’insurrezione del 2012, oggi i suoi leader sono incarcerati per le stragi degli oppositori morti sotto il braccio violento dei seguaci della Fratellanza. Ciononostante l’esercito non sembra avere nessuna intenzione di trovare un colpevole per quelle morti, sarebbe come chiedere all’esercito di auto-accusarsi, continuando così la linea dura. Entrambi, in ogni caso, hanno le mani sporche di sangue. Bisogna ricordare che uno degli impegni del dopo rivoluzione era quello di procedere mediante giudizi civili per i civili invece di essere giudicati da tribunali militari. Ciò ovviamente non è avvenuto, e la nuova costituzione prevede nei casi in cui gli arresti vengano fatti da organi militari, un giudizio proprio da parte dei tribunali militari.

Tutti i partiti nati dopo il 2011
di sicuro spariranno dallo scenario politico e, tranne Hamdeen Sabahi, non si sa chi correrà alle prossime elezioni presidenziali. Tra i dissociati c’è stranamente anche una parte del partito dei Salafiti, unici alleati del deposto Morsi, ma la maggior parte degli altri leader politici sono morti, incarcerati o fuggiti all’estero, così come scrittori e personaggi televisivi come Bassen Youssef, accusati di turbare l’ordine costituito.

Di sicuro la maggior parte dei giovani che parteciparono alle grandi manifestazioni del 2012 e 2013 e che oggi non votano costituzioni, né partecipano ai momenti pubblici di dissenso – consapevoli che l’unico risultato può essere una pallottola in pieno viso – costituiranno la massa critica di domani. Se un giorno ci sarà un’insurrezione all’interno di una prospettiva parlamentare, che non siano, questi giovani, così ingenui da scegliere un presidente che stili una costituzione e poi porti la popolazione al voto parlamentare. Ma compiano esattamente il processo inverso, votando una commissione che stili una costituzione e che dia un’idea delle fazioni che si dovranno presentare in parlamento per poi avere un presidente. Ma già con una con una composizione parlamentare tacita, altrimenti l’Egitto vedrà cambiare costituzioni di continuo lasciando ai gruppi più organizzati l’utilizzo della retorica democratica, al solo scopo di controllare un paese che per quanto povero ha un ruolo geopolitico come alleato di Israele. Oltre a essere un attore cruciale negli scambi di risorse tra Asia e Occidente.

Seppur parzialmente iniziato questo processo di transizione
, la figura dell’esercito nella persona di El-Sisi risulta essere troppo dominate da far pensare a elezioni presidenziali senza una figura forte dell’esercito. Le immagini del nuovo leader sono ovunque. La campagna di personalizzazione è solo iniziata e nelle piazze sono in molti a chiedere la sua candidatura.

Napolimonitor
 
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carla20
view post Posted on 15/6/2016, 15:20




Salve sono nuovo volevo sapere se c'è qualche ragagazza che parte dall'Italia a luglio per Alessandria
 
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view post Posted on 5/11/2021, 17:41
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Malatissimo d'Egitto

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