Mal d'Egitto

Nuove scoperte, ...e nuove tecnologie per svelare i misteri egizi

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Cleopatra79
view post Posted on 28/2/2007, 20:01




Scoperta a Saqqara Una Tomba Di 4mila Anni Fa

Il Cairo, 20 feb . (Adnkronos) - Una spedizione archeologica composta da studiosi australiani ed egiziani ha portato alla scoperta di una tomba di epoca faraonica, appartenente al sacerdote Ka-Hay, sepolto insieme alla moglie e rimasta sepolta sotto la sabbia per quasi quattromila anni. Il ritrovamento e' avvenuto a Saqqara, accanto alla celebre piramide a gradoni dedicata al re Djoser, la piu' antica d'Egitto.

Fonte: http://www.adnkronos.com/
 
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hayaty
view post Posted on 28/5/2007, 19:39




In Egitto scoperta imponente tomba del 2.300 A.C.
È intatta.

di Aristide Malnati

Un'importante scoperta archeologica è avvenuta quasi in sordina in Egitto, senza una particolare enfasi mediatica, forse perché fatta nel Medio Egitto, regione dallo scarso appeal turistico per la nutrita presenza di fondamentalisti islamici. Una tomba imponente, che in base alle iscrizioni contenute appartenne a un personaggio di nome Henu, (XI Dinastia, nel Primo Periodo Intermedio, poco prima del 2000 avanti Cristo), è stata localizzata quasi per caso nel corso dello sterro di una sepoltura ad essa attigua, quella di Uky. L'eccezionale rinvenimento si è verificato nella zona della necropoli di Minya, in località Dayr el Barsha (200 km a sud del Cairo, non distanti dal corso del Nilo): si tratta di un cimitero un po' più vecchio rispetto alla nuova sepoltura (risalirebbe all'opera di Djehutinakht, figlio di Teti, faraone della VI Dinastia, 2300 a. C. circa).
La scoperta si è rivelata subito degna di nota: la camera sepolcrale, originariamente bloccata da strutture in calcare, rimosse con la massima cautela, si è mostrata intatta e ricca di elementi funebri. Gli esperti hanno subito riscontrato il gran numero di statuette lignee e di altri oggetti, legati all'anima del defunto e alla sua vita nell'oltretomba, scandita da una pluralità di divinità del variegato pantheon egizio. Il ritrovamento è dovuto a un'équipe di archeologi dell'Università cattolica di Lovanio (Belgio), guidati dai Professori Harco Willems e da Marleen De Meyer.
I geroglifici conservati presentano le generalità e le funzioni in vita del defunto che per altro – e anche questo è eccezionale – era un personaggio già menzionato da fonti storiche scritte e quindi attribuibile a un preciso momento temporale: si tratta di Henu, all'epoca importante intendente di corte tanto da ricoprire il ruolo di amministratore di tutte le proprietà reali. Sappiamo infatti che tra l'altro soprintendeva alle cave e ai cantieri delle grandi opere pubbliche, funzione delicata, vista l'importanza dei monumenti sacri e funebri nell'Egitto faraonico, destinati a eternare il nome di sovrani e quindi macchina precipua della loro propaganda.
Henu raggiunse la sua massima importanza sotto il faraone Menthotpe II (2013-2001 a.C., XI Dinastia), che evidentemente lo gratificò con una tomba degna di ogni onore. All'interno è stata ovviamente rinvenuta anche la mummia, avvolta in lino, prossimamente sottoposta a TAC per ricavare informazioni di ordine medico, sulle patologie di cui soffriva il morto e sulle cause del suo decesso: il corpo giaceva in un sarcofago ricoperto da invocazioni agli dei dell'oltretomba, Anubi e Osiride, a cui si promettono ricchissime offerte cultuali. Accanto statuette e manufatti, che ricordano e celebrano la vita del morto e che ne propiziano una florida eternità: ad iniziare da un paio di sandali, di una fattura rara ed elegante, messi sopra il sarcofago e destinati ad essere calzati da Henu nella sua esistenza ultraterrena. Di pregevole fattura è anche una statuetta che lo raffigura in tenuta da cortigiano. Numerose figurine in legno illustrano tecniche e fasi di costruzione di edifici, dal trasporto di sacchi di argilla alla lavorazione del fango per ricavarne mattoni, a ricordare l'ambito professionale di Henu. Sono poi rappresentati personaggi impegnati nella produzione di birra e di altri beni per la corte reale (quali figurine femminili nell'atto di preparare il pane), che verosimilmente Henu coordinava. Curioso e raro è inoltre un modellino di un'imbarcazione con due file di rematori e con la prua dalla forma del fiore di loto, abbondante in riva al Nilo e insignito di una valenza sacra; da ultimo una statua dello stesso Henu, di dimensioni maggiori rispetto alle altre, ricorda la centralità del defunto, rispetto al gruppo di operai, che lui stesso ha diretto in vita.
Subito vi è da notare come le statuette siano fra le meglio conservate mai ritrovate, sicuramente per fabbricazione e per attenzione ai particolari superiori ad analoghi esemplari conservati nei grandi Musei Egizi, come in quello del Cairo o al Louvre: ad esempio le figurine dei muratori al lavoro hanno persino piedi e mani sporchi, esaltando particolari vivaci e concreti.

La Repubblica
 
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hayaty
view post Posted on 29/5/2007, 19:33




Missione italiana in Egitto scopre la più vecchia sala da bowling mai costruita

28 maggio 2007

Kom Madi - Una missione italiana che opera nell'area di Kom Madi, nel Fayoum, in Egitto, ha scoperto la prima sala per giocare a bowling che sia mai stata costruita. Si tratta di uno spazio aperto la cui costruzione si può datare fino all'epoca dei Tolemaici, il cui pavimento è stato ricoperto da una serie di mattoni di limo, con un corridoio e un buco della dimensione di 12 centimetri con una piastra di ceramica apposta sotto di esso.

Una fonte della missione archeologica italiana ha dichiarato che sono state rinvenute "due palline" di pietra levigata dello stesso diametro del corridoio. Nessun'altra costruzione del genere è stata mai rinvenuta fino ad ora in archeologia, e secondo i primi studi che sono stati effettuati su di essa, si tratterebbe veramente del "primo tentativo di praticare un gioco simile al bowling".

La fonte ha spiegato che la scoperta è stata fatta durante i lavori di scavo per la costruzione di alcuni edifici nella vecchia zona residenziale di Kom Madi. Dentro la sala la missione ha rinvenuto anche diversi papiri, ceramiche, contenitori di vetro, tutti oggetti datati al periodo tolemaico. L'area monumentale di Kom Madi viene considerata come una delle più importanti per quanto riguarda i siti archeologici dell'epoca tolemaica ancora in buono stato di conservazione.

News Italia Press
 
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falak
view post Posted on 12/6/2007, 17:48




Nel delta del Nilo una fabbrica di birra del 3000 avanti Cristo

di Aristide Malnati

Notizia di una scoperta probabilmente destinata ad aumentare le nostre conoscenze sulle abitudini alimentari nell'Egitto delle prime Dinastie arriva da Tell el Farcha, nel Delta del Nilo a nord-est del Cairo. Qui è attiva da dieci anni l'équipe dell'Università di Cracovia (Polonia), diretta dal Professor Krzysztof Cialowicz, che nel corso della recente campagna archeologica ha riportato alla luce la più antica fabbrica di birra. Così veniamo a sapere che fin dalla I Dinastia (3000 anni prima di Cristo) questa bevanda era già amata dal popolo egizio, tanto da essere prodotta su larga scala. L'artigianale centro di produzione, dotato di ambienti per la preparazione della bevanda e di cantine per la sua fermentazione, si trova in un contesto archeologico già urbanizzato, sede di attività agricole e di produzioni di materiale destinato al commercio. Attorno alla piccola protoindustria per la birra sono state ritrovati contenitori per liquidi di diversa fattura e di vario materiale: erano verosimilmente utilizzati per conservare la birra, consumata in loco o esportata; lì vicino anche utensili, per lo più in pietra, per la lavorazione dell'alimento.
L'habitat archeologico oggetto di scavo è poi completato da una piccola necropoli, in cui è stata identificata una sepoltura di pregevole fattura, probabilmente destinata al titolare della fabbrica: "è una struttura ampia e imponente, di 72 metri quadri; il personaggio sepolto doveva essere abbiente e si era verosimilmente arricchito con varie attività, tra cui, come desumiamo dai resti del corredo funebre, la produzione di birra e la pesca", affermano gli archeologi. Nella tomba infatti sono state trovate ancora intatte anfore per la birra ad indicare la continuità del personaggio una volta defunto nell'alimentazione e più in generale nell'attività professionale: è noto infatti che le offerte funebri dovevano facilitare la vita ultraterrena del morto con oggetti a lui consueti nella quotidianità.
Gli antichi egizi ritenevano infatti che l'anima del caro estinto avesse ancora bisogno di mangiare, di bere e di tutte le cose di cui godeva in vita; ed è grazie a questo importante concetto che noi siamo in grado di conoscere in modo abbastanza approfondito gli usi alimentari e le caratteristiche delle mense di questo antico popolo. Nei corredi funerari delle tombe egizie infatti non venivano deposti solo i beni personali, ma anche abbondanti cibi e bevande conservati in vari tipi di contenitori, che dovevano garantire al morto la sopravvivenza ultraterrena
Ed è proprio agli alimenti conservati nei corredi funebri, oltre che alle scene di mensa dipinte su pareti di tombe o di edifici sacri, che noi dobbiamo la nostra conoscenza sulla dieta egizia. Veniamo così a sapere che la birra, unita al pane e ai farinacei, costituiva la base gastronomica in riva al Nilo; e che quindi era ricorrente nelle offerte funerarie per chi passava a miglior vita, come riporta la formula usuale dell'offerta presente sulle stele funerarie. A conferma dell'importanza di questi alimenti venivano deposti nelle tombe dei modelli, che raffigurano donne in atto di macinare cereali o di preparare la birra per l'anima del morto: e simili manufatti, anche se non in eccellenti condizioni, sono stati rinvenuti nella sepoltura di Tell el Farcha.
La birra era, come ormai è stato appurato, ottenuta dalla lavorazione di pani d'orzo, principale tra i cereali coltivati nella Valle del Nilo e nelle Oasi (la regolare piena del grande fiume poteva anche permettere due raccolti all'anno). Papiri e fonti archeologiche descrivono il processo di preparazione: i pani erano prelevati dal forno prima della completa cottura e venivano imbevuti di liquore di datteri e lasciati a fermentare; quindi venivano pressati e filtrati attraverso un setaccio; la bevanda ottenuta consisteva in una birra non molto alcolica, conservata in giare accuratamente tappate per evitare l'evaporazione. L'aggiunta di altri ingredienti poteva variare il sapore e la gradazione della birra: ogni casa di produzione aveva una propria tecnica e confezionava un prodotto unico.

11 Giugno 2007

ilsole24ore

Edited by falak - 4/7/2007, 19:27
 
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Penny18
view post Posted on 19/6/2007, 22:56




CITAZIONE (hayaty @ 29/5/2007, 20:33)
Missione italiana in Egitto scopre la più vecchia sala da bowling mai costruita
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News Italia Press

2007-06-19 15:55
ANTICO EGITTO, UN GIOCO TRA BOCCE E BOWLING
IL CAIRO - Uno strano gioco, un po' bocce e un po' bowling, appassionava gli antichi egizi. Lo ha scoperto la missione archeologica condotta nel Fayoum (governatorato egiziano, 100 km a sud del Cairo) dall'università di Pisa, in collaborazione con il dipartimento di Papirologia dell'università di Messina e quello di Geofisica dell'università di Trieste.

"Durante gli scavi negli ultimi anni a Medinet Madi abbiamo individuato una strana struttura risalente al III secolo d.C.", ha raccontato all'Ansa Edda Bresciani, direttrice degli scavi. "Al centro di una stanza pavimentata in pietra c'era un canaletto profondo circa 10 cm, con un'apertura quadrata in mezzo; sotto l'apertura, interrato, un vaso di terracotta pieno di sabbia. Visto che sul lastricato sono state trovate anche due palle di pietra levigate, una del diametro della canaletta e una del diametro dell'apertura quadrata, abbiamo pensato a un gioco simile al bowling, alle bocce o al biliardo, sicuramente una gara di prontezza. Per ora, però, è ancora è un'ipotesi".

La missione, che sta continuando gli scavi nella zona, ha individuato anche un 'castrum' (accampamento militare romano) risalente al IV secolo d.C., la cosiddetta 'fortezza di Narmouthis'. L'esplorazione della fortezza è stata completata tra novembre 2006 e aprile 2007; all'interno sono stati trovati gli alloggi dei soldati, una grande cisterna per l'acqua e due monete di bronzo del IV secolo. La missione riprenderà le esplorazioni il prossimo autunno. La costruzione di fortezze nel Fayoum, noto per la serie di ritratti funebri romani risalenti a un periodo tra il I secolo a.C. e II o III d.C., rientrava nel programma di riorganizzazione delle province dell'impero romano voluto da Diocleziano (243-313 d.C).
Fonte: Ansa.it
 
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hayaty
view post Posted on 16/7/2007, 19:28




CITAZIONE (Penny18 @ 19/6/2007, 23:56)
CITAZIONE (hayaty @ 29/5/2007, 20:33)
Missione italiana in Egitto scopre la più vecchia sala da bowling mai costruita
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News Italia Press

2007-06-19 15:55
ANTICO EGITTO, UN GIOCO TRA BOCCE E BOWLING
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Fonte: Ansa.it

Ecco la pista da bowling:

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falak
view post Posted on 17/7/2007, 12:49




Egitto: scoperta citta' 2000 a. C.
Si trova a 400 km dal Cairo, nell'oasi di Bahareya

2007-07-17 11:56

- IL CAIRO, 17 LUG - Una citta' dell'Antico Regno faraonico e' stata scoperta nell'oasi di Bahareya, a 400 km dal Cairo. Lo ha annunciato il ministro egiziano della Cultura Farouk Hosni. 'Era l'anello mancante nella ricostruzione dello sviluppo storico della regione - ha detto Zahi Hawass, segretario generale del Consiglio Superiore per le Antichita' - era abitata e molto attiva, grazie al clima mite, che consentiva lo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento'.

fonte:Ansa
 
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falak
view post Posted on 24/7/2007, 20:05




Scoperta fortezza faraonica nel Sinai

Clamoroso rinvenimento archeologico in Egitto: la più grande fortezza sull'antica via di Horus, vitale collegamento tra Egitto e Asia, è stata infatti scoperta nei pressi della località di Qantara, vale a dire a 3 chilometri a Est del Canale di Suez. Si tratta di una una costruzione militare che risale al Nuovo Regno, tra la XVIII e XIX dinastia (1543-1186 avanti Cristo). La grande fortezza, lunga 500 metri e larga 250, con mura di 2 metri di altezza e 13 metri di spessore, è circondata da ventiquattro torri rettangolari che, secondo la missione del Consiglio Superiore delle Antichità diretta da Mohamed Abdel Maqsud, capo del Consiglio per le Antichità d'Egitto, testimoniano al di fuori di ogni dubbio che la fortezza militare segnava il confine orientale dell'antica città di Tharo, punto di partenza delle armate egiziane durante le campagne militari del Nuovo Regno. All'interno della fortezza gli archeologi hanno trovato alcuni pezzi risalenti all'epoca del faraone Tuthmose III (1457-1424 avanti Cristo). Dagli scavi effettuati risulta inoltre che la costruzione militare è stata successivamente allargata: i lavori di adeguamento risalgono all'epoca di Ramsete II (vale a dire in un periodo tra il 1279 e il 1212 avanti Cristo). “Ora, grazie a questa scoperta, l'antica città di Tharo combacia perfettamente con le iscrizioni sui muri del tempio di Karnak che raccontano della campagna militare in Asia di Seti I (1290-1279 avanti Cristo)”, ha spiegato Mohammed Abdel Maqsud, sottolineando anche che la fortezza dimostra che la città di Tharo, utilizzata già nell'Antico e Medio Regno, si è espansa e ha assunto maggiore importanza durante il Nuovo Regno e fino in epoca romana. La gigantesca fortezza aveva una funzione strategica di fondamentale rilievo: proteggeva, difatti, l'accesso al delta del Nilo e il confine orientale. Secondo le iscrizioni del tempio di Karnak, lungo l'antica via militare di Horus c'erano undici fortezze che portavano i nomi dei faraoni del Nuovo Regno. Il nuovo rinvenimento archeologico ha anche un’importante valenza di carattere economico: potrà diventare un ulteriore elemento di richiamo turistico in una zona già ricchissima di giacimenti culturali di pregio.

24-07-2007

Fonte:denaro.it


 
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hayaty
view post Posted on 30/7/2007, 23:12




La protesi più antica al mondo?
L'alluce di un'egiziana di 3.000 anni fa


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IL CAIRO (27 luglio) - L'alluce del piede destro di una donna di mezza età, ma fatto di pelle e legno: potrebbe essere questo artefatto, risalente al 1000 a. C., la protesi più antica del mondo. Il primato spetterebbe agli egiziani, dato che il finto dito è quello di una mummia oggi visibile al Museo Egizio del Cairo. «Resta da capire - spiega Jacky Finch, del Centro di Egittologia Biomedica dell'Università di Manchester - se veramente di protesi si tratta, oppure se si tratta di un dito attaccato durante il processo di mummificazione per estetica e ritualità ma senza una funzione vera in vita».

Per rispondere a questa domanda il dito finto verrà copiato e impiantato su volontari cui è stato amputato lo stesso dito, e se veramente la presunta protesi risultasse essere stata di una qualche utilità pratica nel camminare, l'esperimento potrebbe aprire la strada alla progettazione di protesi moderne per l'alluce e altre dita.

Oggi la protesi considerata più antica è quella di una gamba risalente al 300 a.C., ritrovata in una tomba sannita presso Capua, ma purtroppo andata distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Costruita in legno e rinforzato con bronzo, cuoio e ferro, è sorprendente come la forma della protesi fosse molto simile a quella di un ginocchio moderno. Ma ora alla "gamba di Capua" potrebbe essere scippato il titolo di protesi più antica. Con tutta probabilità il primato verrà infatti attribuito al dito della mummia egizia. Ma anche un altro dito simile, sempre di origini egiziane e risalente al 600 a.C., potrebbe aggiudicarsi il primato.

Il gruppo di Finch infatti ha preparato delle copie identiche alla presunta protesi egiziana, e sta procedendo al reclutamento dei volontari su cui testarle. Ci sono buone probabilità che il "ditone" della mummia servisse in realtà in vita alla donna, infatti, spiega Finch «non solo il dito finto appare usurato, ma anche ben articolato al piede della mummia». Inoltre il sito di amputazione sul piede risulta ben guarito. Anche se i suoi esperimenti hanno in parte intenti di ricostruzione storica, le ricadute saranno tutte pratiche: «Se le dita finte risulteranno utili ai volontari che le indosseranno - conclude Finch - potrebbero essere utili per creare con materiali moderni protesi simili, per impiantarle in persone con dita mancanti».

Il Messaggero
 
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hayaty
view post Posted on 28/8/2007, 00:39




EGITTO:TEST SU IMPRONTA UMANA, FORSE LA PIU’ ANTICA DEL MONDO

(AGI/REUTERS) - Il Cairo, 20 ago. - Potrebbe essere la piu’ antica impronta umana della storia quella scoperta dagli archeologi egiziani in un deserto nella zona occidentale del Paese. Secondo il segretario generale del Consiglio supremo delle antichita’ egizie, Zahi Hawass, l’impronta potrebbe risalire a due milioni di anni fa. Gli archeologi hanno trovato l’orma impressa sul fango e indurita su una roccia, mentre stavano esplorando il sito preistorico di Siwa, un’oasi nel deserto. Gli esperti useranno i test al carbonio sulle piante della roccia per determinarne l’esatta eta’. Khaled Saad, direttore del Consiglio sulla preistoria, ha detto che l’impronta potrebbe essere addirittura piu’ antica di Lucy, lo scheletro di australopiteco trovato in Etiopia nel 1974, risalente a tre milioni di anni fa.

Piante oggi, archivio di notizie tratte da AGI e Reuters
 
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hayaty
view post Posted on 28/8/2007, 00:57




Qualcosa di nuovo sul fronte orientale di Ramses II
Ritrovata vicino a Suez la fortezza che difendeva l’Egitto dagli ittiti

ARISTIDE MALNATI

SUEZ (EGITTO) - La splendida regina Ankh Esen Amon, in preda allo sconforto per la morte del marito Tut Ankh Amon e timorosa di venire eliminata dal successore del faraone-bambino, scrisse una lettera accorata a Suppiluliuma, sovrano degli ittiti, nemici dichiarati degli egizi: gli chiedeva in sposo un giovane principe, a cui avrebbe promesso amore eterno e la possibilità di regnare sull'Alto e Basso Egitto. La delegazione ittita venne però intercettata e annientata dall'esercito di Horemheb, che per conto del nuovo sovrano Ay aveva il delicato incarico di proteggere il Paese lungo la sua frontiera più vulnerabile, quella orientale, dall'odierno Canale di Suez fino all'attuale Striscia di Gaza. E l'agguato vincente al gruppo che scortava il principe ittita verso il regno tanto ambito si consumò - ci fanno sapere le tavolette in lingua ittita e le iscrizioni parietali sui templi egizi di Karnak e Luxor - presso una fortezza di ragguardevoli dimensioni, la più imponente tra le undici edificate a intervalli regolari quale invalicabile presidio della lunga strada a Nord del Sinai, la mitica via di Horus, percorso tra l'altro degli ebrei diretti alla Terra Promessa.

Ebbene, questa fortezza è stata da poco rinvenuta al termine di una decennale campagna di scavi sistematici condotta da una missione egiziana; si trova a Nord di Qantara, tre chilometri a Est del moderno Canale di Suez, dove un tempo sorgevano i Laghi Amari (o Mar delle Canne). Sono ancora oggi ben distinguibili le fondamenta e le basi delle mura di un mastodontico complesso fortificato, che si sviluppa per 500 metri di lunghezza e 250 di larghezza; le mura sono imponenti, conservate per 2 metri d'altezza (ma in origine, secondo il calcolo degli architetti, dovevano toccare i 20 metri) e con uno spessore ancora intatto di 13 metri. A intervalli regolari, lungo il profilo della costruzione rettangolare, si stagliano i resti di 24 torri, verosimilmente ciascuna sede di un corpo di guardia; l'intera costruzione era poi circondata da un ampio fossato pieno d'acqua con tanto di ponti levatoi, di cui restano ancora le tracce.

«Era una struttura militare associata alla vicina città di Tharo, ma con una vita a sé», precisa Mohamed Abdel Maqsud, direttore dello scavo per conto del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto. «Aveva addirittura una propria necropoli, divisa in due settori: uno per i soldati, l'altro per i cavalli; ecco, proprio quest'ultimo elemento, unitamente alla stratigrafia e all'habitat archeologico, consente la datazione dell'intero complesso all'inizio del Nuovo Regno, nel XVI secolo a. C., quando il cavallo prese piede in Egitto, come animale da lavoro e da guerra».

Se la fortezza appena scoperta fu il probabile teatro dell'agguato mortale alla delegazione ittita, chiamata da Ankh Esen Amon in proprio aiuto, è ancora più certo che essa fu utilizzata da Ramses II (1279-1212 a. C.), come punto nodale per la difesa del confine orientale e come base di partenza per le sue guarnigioni verso il Vicino Oriente ancora una volta in chiave anti-ittita. Sono infatti evidenti le tracce di un potenziamento e allargamento delle già imponenti strutture all'epoca del longevo faraone della XIX dinastia, impegnato in reiterati tentativi di espansione verso Oriente, culminati con la celeberrima battaglia di Qadesh (attorno al 1250 a. C.), con cui contenne l'avanzata ittita, apparentemente inarrestabile. Sono ancora le iscrizioni dell'edicola del celebre sovrano nel tempio di Karnak, a Luxor, a fornire preziose testimonianze su queste epiche gesta belliche e a chiarirne la dinamica e spesso la successione temporale. Dalla combinazione delle testimonianze scritte con i recenti dati archeologici emerge con maggiore chiarezza l'importanza della zona nordsinaitica all'epoca di Ramses II, che edificò un centro nevralgico come Pi Ramesse (nel Delta, non distante da Suez), sede della cavalleria regia, e che rafforzò il sistema delle fortezze, rendendolo un impenetrabile baluardo difensivo.

22/8/2007 La Stampa
 
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Roohe
view post Posted on 29/8/2007, 10:50




Ecco un altro articolo sull’argomento

Imponente complesso fortificato scoperto nel Sinai


Le autorità egiziane hanno annunciato la scoperta di uno dei più vasti complessi militari di età faraonica, situata al confine del deserto del Sinai.

Le fortezze fanno parte di una serie che si estende dal confine orientale del delta del Nilo fino ai confini dell’Egitto con la penisola del Sinai.

Il direttore del Consiglio Supremo delle Antichità egiziano, Zahi Hawas, sostiene che le tre fortezze fanno parte di una catena di undici che componevano la via di Horus, una strada militare che univa Suez con Rafah, sul confine egiziano con la Palestina. Hawas ha precisato che i forti risalgono all’epoca tra la 18ma e la 19ma dinastia (1560 – 1081 AC).

Diversi team archeologici hanno lavorato nella zona per circa un decennio, ma solo la scoperta del Forte Tharo e di altri due forti scoperti da team francesi e americani, hanno confermato l’esistenza delle fortificazioni di Horus descritte nei testi antichi.

Il Forte Tharo, quartier generale della difesa orientale nell’Antico Egitto, aveva mura in mattoni larghe 13 metri, lunghe 500 e 250 metri, lungo le quali sorgevano 24 grandi torri.

La fortezza era circondata da un fossato pieno d’acqua che poteva essere attraversato solo tramite un ponte ligneo semovibile. Nelle vicinanze sono state trovate le costruzioni amministrative del forte, i templi, i depositi e i mercati. L’intero complesso era collegato al resto dell’Egitto da un ponte che attraversava le acque di uno dei rami del Nilo, allora infestato da coccodrilli. Lo scopo della struttura era quello di difendere la città di Per-Ramesse, capitale settentrionale del faraone Ramsete II. Durante il suo lungo regno, Ramsete II, della 19ma Dinastia, trascorse ben sedici anni a combattere i rivali Ittiti provenienti dall’attuale Siria e Libano, organizzando numerose spedizioni attraverso il deserto e verso i territori confinanti.

Le altre fortezze sembrano essere parte delle linee di difesa esterne del complesso di Tharo.

La spedizione Americana della Trinity International University ha anche trovato un forte dalla superficie di 100 metri quadri conosciuto come “Tana del Leone”, a Tel al-Burg, circa dieci chilometri ad est di Qantara East, lungo il Canale di Suez. Anche questo forte era circondato da un grande fossato.


The Red Sea Holiday Magazine, Numero 57, Agosto 2007

Edited by Roohe - 29/8/2007, 15:10
 
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koccinella2
icon13  view post Posted on 28/12/2007, 10:04




27/12/2007 (7:52)

"Ho trovato la tomba
del Leonardo egizio"


Un archeologo scozzese sulle tracce di Imhotep


di MARCO ZATTERIN
Il primo a cercarla fu il fondatore del museo egizio del Cairo, il francese Auguste Mariette, verso la metà dell’Ottocento. Invano. Ci provò poi il successore e connazionale Gaston Maspero, anche lui destinato a fare un buco nell’acqua. Toccò quindi al britannico William Flinders Petrie, nuovamente senza fortuna, circostanza che non scoraggiò nessuno, perché tutti la volevano e, scavo dopo scavo, ormai era diventata come il Sacro Graal. Nel 1971 l’inglese Walter Emery dichiarò di averla trovata. Si sbagliava, era un altro abbaglio preso sotto il sole rovente che infiamma le sponde del Nilo, e così la caccia doveva continuare. Ora è uno scozzese, l’ottantenne Ian Mathieson, a dare l’annuncio di quella che potrebbe essere la prima grande scoperta egittologica di questo secolo: «Credo di avere individuato la tomba di Imhotep». Ovvero, il sepolcro del primo e più celebre fra gli architetti, ingegneri e scienziati che lavorarono alla corte dei faraoni.

Dio della salute
La notizia ha già provocato un terremoto nel mondo degli studiosi dell’Antico Egitto, dove ovviamente viene accolta con un misto di curiosità e scetticismo. Mathieson solca da diciassette anni la sabbia di Saqqara, 30 chilometri a Sud del Cairo. Negli ultimi tempi ha concentrato gli sforzi nella zona Nord-Est dell’area su cui gli egizi costruirono la necropoli della loro prima capitale, Menfi. È impegnato non lontano dalla devastata piramide di Teti e dalla casa che ospitò Emery, di cui lo scozzese ha ripreso il filo ideale coi fondi dei Musei di Glasgow. Qui, finalmente, avrebbe risolto l’enigma più complesso dai giorni in cui Carter scandagliò metro per metro la Valle dei Re sulle orme di Tutankhamon (1922).

Vero o falso? E’ presto per dirlo. Mathieson ha battuto pazientemente le dune di Saqqara con una moderna tecnologia di scannerizzazione. «Abbiamo trovato due tombe nel perimetro dove pensiamo possa esserci quella di Imhotep - ha raccontato al “Sunday Post”, settimanale di Dundee - una è immensa, è lunga circa 90 metri e larga 50, con delle pareti spesse 5 metri». La seconda «è lì di fianco, 70 metri per 50, con muri massicci e una struttura interna che potrebbe condurre a un cortile o a un tempio». La loro dimensione è eccezionale, al punto «da far apparire minuscole tutte le altre sepolture. Ci voleva una persona importante come Imhotep per ordinare la costruzione d’una forma così imponente».
Importante lo era davvero. Imhotep, «colui che viene in pace», fu il Leonardo da Vinci dei suoi giorni. Visse durante la terza dinastia e servì il faraone Djoser intorno al 2660 avanti Cristo quale cancelliere e grande Sacerdote di Ra, il dio del Sole, a Eliopoli. Le sue doti ne fecero uno dei pochi dignitari ad essere raffigurato nelle statue insieme col suo re. Aveva fama di poeta e filosofo, è riconosciuto quale padre della medicina egizia, ma il suo nome è legato soprattutto alla costruzione a gradoni dedicata a Djoser, generalmente considerata come la madre di tutte le piramidi. Secondo la tradizione fu il primo a utilizzare le colonne in architettura.
Influenzò l’arte dei popoli del Nilo al punto da diventare una divinità lui stesso: duemila anni dopo la sua morte gli egizi ne veneravano il culto quale Dio della Salute. E dopo altri 2500 anni Hollywood si impossessò del suo nome per due film su «La Mummia», il primo dei quali interpretato da Boris Karloff nel 1932.

«Tutte le informazioni in nostro possesso indicano che questo è il luogo più probabile scelto da Imhotep per il suo sonno eterno», assicura Mathieson. Il quale riferisce di aver scoperto il sito un anno fa e di non aver rivelato il fatto in attesa di darne comunicazione al Consiglio Supremo delle Antichità del Cairo. Cioè a Zahi Hawass, il mammasantissima degli scavi, l’uomo che ha rivoluzionato l’immagine dell’egittologia e, al contempo, ha concentrato su di sé il potere assoluto di controllo e verifica su ogni scoperta. Lo scozzese attende un permesso per procedere negli scavi che, per il momento, non arriva. Le autorità nicchiano. «La risposta ufficiale è che si è deciso di non concedere autorizzazioni per cinque anni», dichiara lo scozzese. A quanto pare «non hanno abbastanza guardie per vigilare sui siti».
Mathieson spera nel miracolo. Vuole il Santo Graal, vuole sapere se è veramente arrivato faccia a faccia con Imhotep. Sa che sarà dura. «Quando avranno esaminato le mie rivelazioni, magari cambieranno idea», confessa. Chissà. In Egitto i segreti hanno fama di durare più del necessario e anche dell’auspicabile.

LA GRANDE CORSA
Alla ricerca del sepolcro perduto
Auguste Mariette
Il primo a impegnarsi nella ricerca della tomba di Imhotep (architetto, ingegnere nonché esperto di medicina e chirurgia: viene da molti considerato il primo scienziato nella storia dell’umanità) fu verso il fondatore del museo egizio del Cairo: Auguste Mariette (1821-1881), l’archeologo francese a cui si deve la scoperta di Saqqara.
Gaston Maspero
Ci provò poi il successore Gaston Maspero (1846-1930), anche lui francese. E anche lui destinato a fare un buco nell’acqua.
William Flinders Petrie
Il testimone delle ricerche passò agli studiosi britannici come William Flinders Petrie o Walter Emery. E la tomba di Imhotep diventava sempre più il Sacro Graal dei cultori dell’antico Egitto.


Fonte: www.Lastampa.it
 
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edenrose
view post Posted on 12/1/2008, 00:34




La più antica fabbrica di vetro in Egitto
di Aristide Malnati

11 gennaio 2008
Una curiosa e importante scoperta ad Amarna (tra Il Cairo e Luxor) ci fa conoscere nuovi e vivaci elementi della vita quotidiana nell'Egitto delle corti faraoniche, ma anche della gente comune. Un'équipe di ricercatori dell'Università di Cardiff (Gran Bretagna), guidata dall'archeologo Paul Nicholson, ha riportato alla luce i resti di un'antica fornace, in cui veniva fabbricato materiale vitreo; e, combinando i recenti dati archeologici con le informazioni storiche già note, ha appurato che il vetro ottenuto era utilizzato per monili, amuleti, oggetti preziosi, o parti consistenti di manufatti di uso quotidiano. Ma c'è di più: gli archeologi britannici hanno datato grazie al contesto stratigrafico l'antica officina, dove la sabbia veniva scaldata e soffiata, e hanno potuto stabilire che essa venne costruita e utilizzata durante il regno del faraone eretico Akhenaton (conosciuto anche come Amenophis IV, sul trono attorno al 1350 a. C. per circa 15 anni). Ebbene a fianco di Akhenaton nella prima parte del lungo regno sedette la bellissima Nefertiti, che gli diede sei figlie e che condivise e sostenne il progetto politico e religioso dello sposo. La coppia regale costituì il primo esempio di monoteismo, abbandonando il pantheon di divinità tebane (Tebe, precedente capitale fu sostituita appunto da Amarna, 300 km più a nord): i due adoravano il disco dell'Aton, divinità solare e generatrice del creato.
Ecco che allora la fantasia dell'appassionato di antico Egitto, sostanziata da precisi dati archeologici nel proprio tentativo di ricostruire a tinte forti e concrete lo scenario della splendida corte di Akhenaton e Nefertiti, si lancia ad immaginare che la fornace appena trovata abbia anche potuto produrre gioielli raffinati, che adornarono la bellissima regina: magari le collane poste attorno al suo esile e sensuale collo o bracciali destinati alle braccia affusolate avevano elementi in vetro, prodotti nella vetreria appena riportata alla luce: niente di più verosimile.
I ricercatori inglesi, comparando il rinvenimento con analoghe strutture dell'Antico Vicino Oriente già scavate, hanno scoperto che la fornace di Amarna è la più antica mai ritrovata. Questo elemento permette di rettificare una convinzione inveterata tra gli antichisti, secondo cui gli egizi avrebbero per lungo tempo importato dai Paesi della mezzaluna fertile oggetti in vetro. Al contrario, alla luce del ritrovamento di Amarna, si capisce che proprio in riva al Nilo venne inventata e perfezionata la tecnica di fabbricazione del vetro e che la si applicò ad ogni settore della vita di tutti i giorni. Ad iniziare dalla religione: abbondanti e di dimensioni anche notevoli sono infatti gli amuleti vitrei che dal Nuovo Regno (II metà II millennio a. C.) arricchivano il corredo funebre di defunti di ogni classe sociale o popolavano le nicchie dei numerosi templi fatti erigere dai faraoni. In precedenza erano per lo più diffusi statuette in terracotta, legno, alabastro e anche in faenza blu, che comunque si mantennero in uso anche dopo l'avvento del vetro. Emerge una volta di più il ruolo decisivo giocato da Akhenaton, che non diede vita a un sistema chiuso e isolato dal resto del mondo antico; ma che fu capace di dialogare e di confrontarsi con le regioni più remote del proprio regno e che con tecniche all'avanguardia inventò nuovi manufatti e li esportò ovunque, aumentando il benessere dei propri sudditi e promuovendo una vita di corte tutt'altro che oscurantista.

fonte: Il Sole 24 ORE
 
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falak
view post Posted on 12/1/2008, 13:10




Egitto, ritrovata la tomba di un dignitario

di Isabella Berardi

Si chiamava Neferinpu ed era un importante dignitario egiziano, officiante il culto dei morti. Era un uomo ricco, oggi lo definiremmo un “borghese d’alto livello”, che credeva nella vita eterna.

A tale scopo, per la sua morte, aveva predisposto un sontuosa tomba che avrebbe protetto le sue spoglie per il resto dei tempi. E così, tutto rimase avvolto nell’oscurità della terra, a dieci metri di profondità, per millenni.

Novembre 2007. Un gruppo di studiosi cechi penetra nella camera tombale, strappandola per sempre dalle tenebre dell’oblio. La notizia viene mantenuta segreta ed è stata comunicata alla stampa solo pochi ore fa.

“Un ritrovamento eccezionale” afferma Miroslav Bàrta, l’archeologo ceco a capo del team che ha effettuato la scoperta ad Abusir, Egitto, a poca distanza da Menfi, ex capitale durante il periodo dell’Antico Regno e poi nuovamente sotto Tutankhamon, a sud del Cairo.

Eccezionale perché è raro che le sabbie del deserto restituiscano complessi ancora inviolati dopo 4500 anni. Le parole dello studioso sono chiare: il tempo si è qui fermato, tutto è rimasto come quando l’ultimo spiraglio di luce penetrò nella stanza, 3000 anni circa prima di Cristo.

La camera funebre, di dimensioni di quattro metri per due, contiene un sarcofago con i resti ossei del dignitario. Nello stesso luogo, furono sepolti anche i suoi congiunti più stretti. Ricco il corredo che comprende gioielleria, ornamenti e manufatti legati al culto dei defunti.

Saranno le ricostruzioni in 3D a darci ora nuove informazioni su Neferinpu, e sugli altri abitanti del sepolcro, sul loro aspetto al momento della morte, che per il dignitario avvenne circa all’età di 50 anni.


Tutto questo sarà utile per aggiungere un ulteriore tassello circa il modo in cui vivevano gli antichi egiziani r sul loro culto dei morti, che da sempre affascina moltissime persone, studiosi e non.

mercoledì 9 gennaio 2008



ilreporter

 
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175 replies since 16/10/2005, 15:10   6981 views
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