Il concerto di Le Thor: io c'ero

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danicrowe
view post Posted on 21/10/2005, 21:40 by: danicrowe




Prima di tutto, mi presento. Mi chiamo Mirella e vivo a Milano. Di solito scrivo sul sito di Murph, ma ero passata di qua per cercare di contattare Paola, una simpaticissima ragazza milanese che ho conosciuto a Le Thor e alla quale stupidamente non avevo chiesto il numero di telefono. Così Silvia mi ha gentilmente domandato di fare un resoconto del concerto e quindi eccomi qui.

Come vi ho già detto, mio marito ed io viviamo a Milano. Ci siamo regalati questo weekend in Provenza anche per festeggiare il nostro 26° anniversario di matrimonio (colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il mio dolcissimo e comprensivo marito).

Siamo arrivati a Le Thor poco dopo le 18:00 di sabato. C’era già parecchia gente in attesa davanti all’ingresso. Noi avevamo già ritirato i nostri biglietti il giorno prima, prima di recarci al nostro albergo ad Avignone. Così ci siamo messi tranquillamente in coda: c’erano prevalentemente donne (come dubitarne? biggrin.gif ) mature, non ragazzine, e qualche uomo; conversazioni in inglese, francese, tedesco, ma niente italiano. Il tempo passava lentamente e la gente continuava ad affluire: la coda ormai si snodava per tutto il parcheggio.

Ad un certo punto, verso le 7, abbiamo notato che alcune persone si dirigevano verso una zona del parcheggio accanto all’Auditorium. Non volevo perdere il mio posto in coda, così solo mio marito è partito in avanscoperta. Dopo un attimo mi fa cenno di seguirlo. Riluttante, guardo meglio verso il capannello di persone e…lo vedo! w00t.gif Un cappellino da baseball e una sagoma fin troppo familiari, dopo ore e ore passate in contemplazione davanti allo schermo del computer. Così mi precipito, tirando fuori la mia macchina fotografica e la mia copia di My Hand My Heart.

E finalmente eccolo lì davanti a me, l’uomo che da più di quattro anni mi fa sognare e dimenticare le cose brutte della mia vita: cappellino Maple Leaf, felpa North Bergen, una barba leggera, due occhi verdi incredibilmente chiari.

Gli porgo il mio CD per l’autografo, senza avere il coraggio di spiccicare mezza parola, e me lo rende con un sorriso dolcissimo. Poi restituendo ad una ragazza vicino a me qualcosa che aveva firmato, sfiora col pennarello il giubbotto di un tizio. Questo subito gli porge tutta la spalla perché Russell la firmi, cosa che lui fa subito dandogli una gran manata sulla spalla.

Scatto alcune foto, ma tremo come una foglia (vedrete tra poco di cosa parlo). Camminando su una nuvola, riprendo il mio posto in coda (incredibile ma vero, la coppia francese dietro di me non aveva approfittato della mia assenza).

Finalmente, alle 7:40, dopo vari falsi allarmi, le porte si aprono. Ci controllano le borse. Non si accorgono (!) del mio armamentario: macchina fotografica e registratorino. La sala, ad anfiteatro romano, non è grandissima, ma le poltrone sono disposte in modo da consentire un’ottima visione a tutti. Le prime tre file sono riservate, così troviamo un posto libero il più vicino possibile al palco: sesta fila. Arriva Danielle con degli amici: molto carina (ve lo assicuro, mio marito conferma ed anche il mio 19enne figliolo la pensa così, dopo averla vista in un servizio televisivo sul Festival di Venezia) che si sistema al centro, in seconda fila. Arriveranno poi, a spettacolo cominciato, anche Ridley Scott e Gianina Facio, ma sinceramente non li ho visti.

La gente continua ad entrare, il teatro (600 posti) è pieno. Finalmente le luci si abbassano e lo spettacolo comincia. Per primo si esibisce il Luberon Quartet, rock&roll francese e canzoni di Nino Ferrer. Poi è la volta di una dolcissima e timidissima cantante francese, di cui purtroppo non ricordo il nome, che si esibisce con la sua chitarra: molto brava, una voce splendida. Poi arriva il gruppo hip-hop australiano, pittoresco ma sinceramente non amo quel tipo di musica. Comunque l’accoglienza loro riservata è ottima.

E finalmente, alle 8:40…come in tutti i concerti di Russell che si rispettino, risuonano le note di “Always Take The Weather” dei Crowded House e la band entra. Russell è l’ultimo. Il pubblico esulta. Come ormai avrete visto dalle foto sui vari siti, Russell indossa (purtroppo) il suo famoso “gessato” e una camicia nera: magro ma non come in CM, capelli del suo colore naturale con una leggera scriminatura centrale che non durerà a lungo.

Alcune persone non hanno trovato posto e sono in piedi accanto al palco: Russell le invita ad accomodarsi in alcuni posti riservati rimasti liberi. La musica comincia, le canzoni (già sapete quali, penso) si susseguono. Russell non parla moltissimo per presentarle, come invece mi sarei aspettata, certamente pensa alla conoscenza dell’inglese del pubblico e dice che parlerà non troppo in fretta e non troppo australiano. Ci racconta brevemente di Memorial Day, Raewyn, The Land Of The Second Chance. Ma non si risparmia e canta con vera passione, la voce migliore che abbia mai avuto, scherza con gli altri membri della band (tutti bravissimi ed affiatati), soprattutto con Alan (simpatico e cucciolone), e con noi. E’ un intrattenitore nato: racconta che gli servivano 600 comparse per girare il video della nuova canzone Testify, ma la cosa si stava rivelando dispendiosa. Così Alan, il genio, ha avuto la grande idea: Russell, perché non fai un concerto? Ecco quindi spiegata la nostra presenza lì. La gente ride e applaude. Tra una canzone e l’altra, Russell sorseggia una birra o si accende una sigaretta. Quando canta Weight Of A Man e Raewyn guarda Danielle con uno sguardo così carico di amore che potrebbe sciogliere il ghiaccio (non protestate, bisogna accettare l’evidenza: quest’uomo è innamorato e profondamente e palesemente felice).

La gente partecipa con entusiasmo, canta, batte il tempo con le mani, si agita, ma vi assicuro che ballare da seduti è davvero difficile!! Poi arriva il momento che stavo aspettando: la nuova canzone Testify, che Russell presenta con una buffa espressione del viso, facendo un fuggevole cenno alle sue recenti vicissitudini giudiziarie. Russell ci chiede di partecipare, alzando le braccia e agitando le mani come nei gospel o schioccando le dita, seguendo i suoi movimenti. La canzone è bellissima, il ritmo travolgente, la gente è entusiasta e partecipe. Russell è sempre più sudato, ogni tanto si scosta dalla fronte i capelli bagnati, ma non molla la giacca. Da questo punto in poi non ricordo esattamente l’ordine delle cose, il mio registratorino ha smesso di funzionare (forse mi agitavo troppo) e quindi non mi è d’aiuto. Ricordo che Alan ha cantato una canzone in francese, dimenticando buona parte delle parole. Molto divertente.

Dopo una breve pausa, Russell ritorna in scena indossando jeans e la maglia di una squadra di calcio francese, tra le mani ha la sciarpa della squadra. I francesi in sala apprezzano. Poi…ci volta le spalle e si sfila la maglia, rivelando la mitica canottiera nera e i famosi bicipiti! Dal pubblico parte un boato, le donne sono in delirio! Non oso pensare a quello che deve aver provato Danielle in quel momento! Russell dice che la prossima canzone dovrebbe di regola essere l’ultima, ma essendo loro un gruppo di p…..e, balleranno per noi tutta la notte. E attaccano Folsom Prison Blues. Fantastica! Poi si susseguono, non ricordo in che ordine, Easy And Free/I’m A Man You Don’t Meet Every Day (la canzone che Russell ha cantato alla poliziotta mentre era in cella) di cui cantiamo tutti insieme il ritornello, due nuove canzoni che non conosco (saprò poi che sono Breathless di Nick Cave e Another Girl) e Testify ancora una volta (probabilmente per il DVD che stanno preparando).

Ormai siamo tutti in piedi e balliamo e cantiamo battendo le mani. Un’atmosfera travolgente e fantastica! Ma purtoppo lo show è finito e lentamente lasciamo la sala. Sono le 11:30. All’esterno proviamo a posizionarci vicino all’uscita laterale, nel tentativo di vedere Russell ancora una volta, ma escono tutti tranne lui: Danielle fa delle foto con gli altri della band. Ed è a questo punto che sento finalmente parlare italiano (ormai ero convinta di essere l’unica!) e faccio la conoscenza di questa simpaticissima milanese, Paola, che mi ha detto di essere frequentatrice in incognito di CroweItalia. Passiamo piacevolmente più di un’ora chiacchierando della nostra comune passione e della grossa opportunità che Russell ci ha dato di allargare i nostri orizzonti: tramite lui abbiamo scoperto nuovi interessi, nuovi libri, nuovi film e nuove canzoni, nuove persone e nuovi luoghi. Anche per Paola tutto questo è stupefacente. Ed anche per lei Russell è un modo di non pensare, almeno per un po’, alle cose tristi delle nostre vite. La sua compagnia è piacevolissima, ma Russell non si vede (sapremo poi che è in corso un party) e i nostri mariti sono sempre più infreddoliti e scalpitanti. Così decidiamo di ritornare ai rispettivi alberghi, ma non pensiamo di scambiarci il numero di telefono. Quindi Paola, se per caso mi leggi e se ti va, contattami. Mi farà molto piacere.

Qui finisce la mia avventura in Provenza, un’esperienza meravigliosa che ricorderò per sempre e il cui racconto spero non vi abbia annoiato troppo.

A presto,
Mirella

p.s. Chiedo venia per le foto non esattamente brillanti, ma, come ho già detto, ero molto emozionata. Silvia ha detto che comunque accettate qualunque cosa. Grazie

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