Call of Duty: BLlack Ops III Recensione

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    Il futuro dev'essere certamente un brutto affare. Pensateci bene: siamo invasi da produzioni fantascientifiche: al cinema, nella letteratura, nei videogame... e non va mai bene niente. In fondo, è vero, chi vorrebbe mai raccontare, tantomeno ascoltare, una storia in cui va tutto bene? Ma quando si ha a che fare con il futuro, quasi sempre, la parola chiave è "distopia". Lo sa bene Treyarch, che non ha esitato a servire alla sua platea una trama allucinata e allucinante a base di soldati potenziati, conflitti globali a metà strada fra scontri di intelligence e di terrorismo, epidemie, virus mortali non esattamente biologici e identità messe alla prova. Perché Call of Duty: Black Ops III ha una storia difficile e buia, fatta di eventi disturbanti, ma anche affascinanti.

    Voglio cominciare parlando proprio della trama dell'ultimo nato della serie Black Ops. Sono un fanatico delle storie nei videogiochi e ho rapporti conflittuali con quelli che invece sacrificano una buona e profonda narrazione in nome di altri punti di forza (vedi molti titoli open world come la saga di Fallout, che tuttavia seguo con gusto). Mi sono avvicinato alla campagna di Black Ops III affascinato dalla passione con cui Jason Blundell, il suo curatore, ce ne aveva descritto i contorni durante un evento di anteprima del gioco, insistendo in particolar modo sui concetti di "mind fuckery" e "disturbia".
    La storia di questo gioco è seriamente molto oscura, ma lo è sfortunatamente in un duplice senso. Tanto è infatti dannata e costruita di vicende capaci di colpire la sensibilità dello spettatore, quanto è però in grado di farlo perdere fra i meandri di una narrazione grossolana, di cui si percepisce un'entità solida, ma che è tratteggiata in maniera debole.
    Si tratta di una campagna veramente corposa, che si srotola in un minutaggio vicino alle 8 ore di gioco circa, ma che inizia a prendere piede - sia in termini di gameplay che di vicende effettive - solo da metà in poi e introducendo il cuore della storia solo dopo il primo quarto del gioco, il quale funge da introduzione/tutorial abbastanza noioso. Questo problema è dato anche dal fatto che, per poter dare al giocatore la possibilità di scegliere di interpretare i panni di un uomo o una donna e di caratterizzarne l'aspetto, come spesso capita in questi casi, il protagonista non ha un nome, né un background, né tantomeno una personalità definita. È facile capire come questo dettaglio sia un duro colpo per il coinvolgimento emotivo del giocatore rispetto ai protagonisti della storia, considerato che il suo stesso avatar, nonostante sia a più riprese il personaggio chiave in gioco, si riveli essere poco più di un anonimo ammasso di carne digitale sotto forma di poligoni e texture.


    Questi ciccioni muniti di zampe e lanciarazzi saranno fra i vostri avvrsari più coriacei.

    Persino l'antagonista principale - che, senza cadere spoiler, posso dirvi che esiste e non esiste - ha del gran potenziale, ma alla fine della fiera è così poco caratterizzato da essere meno carismatico del vostro frigorifero. Così così anche il setting: Il Cairo, Zurigo e Singapore sono belle, ma non bellissime, sia in termini artistici che di effettiva resa tecnologica, con fondali, modelli poligonali e texture di qualità altalenante. Gli scenari più riusciti, quelli davvero capaci di lasciare il giocatore a bocca aperta, sono riservati a passaggi non troppo lucidi del gioco, in bilico fra realtà ed esperienza onirica digitale, ma purtoppo anch'essi fanno a più riprese serrare nuovamente la mandibola per colpa dei terribili pop-in sia di texture che di interi elementi poligonali, davvero fastidiosi.
    Le missioni si articolano fra sezioni al chiuso in corridoi e stanze all'interno di diversi palazzi ed edifici, da baraccopoli a vere e proprie città, per poi aprirsi in ambienti all'aperto decisamente estesi, ottimi sia per godere di un po' di azione di vera e propria guerriglia, sia nel caso che vogliate giocare la campagna in multigiocatore - fino a 4 partecipanti - e tentare manovre a tenaglia o altre strategie che richiedano maggiore spazio di azione.

    In questi frangenti, quelli di scontro in campo aperto, si denotano però sia i pregi che i difetti della campagna di questo Black Ops III. Sparare è una goduria, le armi hanno un feeling molto piacevole e accurato - occhio a chi viene da Destiny e affini, qui c'è zero aim assist - e potenziandole a dovere è possibile perfezionarle con i propri accessori preferiti per ottenere la compagna di guerra ideale.
    Di contro, la varietà di nemici non è enorme e l'intelligenza artificiale, sia degli avversari che dei bot alleati, lascia molto a desiderare. Ho visto più volte nemici corrermi incontro sotto il fuoco nemico o osservare indifferenti un loro compagno venire abbattuto con un fucile silenziato. Anche alcuni miei compagni si sono furbescamente e spesso nascosti da una granata posizionandosi accanto a una colonna. Proprio dentro il raggio di esplosione della granata.


    Le mitragliatrici sono lente e difficilmente ne vorrete una con voi.

    Anche l'equilibrio fra varietà e utilità, sia delle armi che delle abilità selezionabili, è un punto a sfavore per Treyarch. I fucili a basso danno non premiano mai e sono sorpassati in efficacia da fucili d'assalto e di precisione, lasciando in disparte persino le mitragliatrici leggere che soffrono di tempi di ricarica geologici. Le abilità speciali sono invece divise in tre tipologie, una dedicata solo all'interazione con torrette e avversari elettronici, una di auto potenziamento e una di sabotaggio in senso più ampio. Nel 90% dei casi l'ultima branca fa da padrona, essendo l'unica capace di fornire contemporaneamente più tecniche offensive efficaci sia sui robot che sui nemici umani, lanciando letali sciami di nano-bot o facendo esplodere i droidi avversari.
    Per finire, non è presente alcun tipo di boss-fight in tutto il gioco, eccezion fatta per alcune sequenze abbastanza guidate che però non mi sento di assimilare a questo tipo di scontro. Il gioco scorre in maniera abbastanza "piatta" nel senso delle possibili evoluzioni dei combattimenti, intervallando il tutto con fasi da sparatutto su rotaie mentre si è alla guida di mezzi o di sporadici duelli aerei, a colmare la mancanza dei sopracitati incontri con i boss. Non che se ne senta la mancanza, ma la presenza avrebbe probabilmente fatto una bella differenza.

    Menzione a parte per la modalità Incubi, che io non ho apprezzato particolarmente. Realizzato indubbiamente bene, questo remix della campagna base in cui la narrazione presenta un'invasione di non morti su scala globale al posto delle vicende già viste, non ha saputo coinvolgermi e trascinarmi però in alcun modo.
    Rivisitando tutte le missioni della story mode, si trovano questa volta orde di nemici zombi a sbarrarci la strada, da affrontare senza abilità disponibili e con un sistema di progressione delle armi simile a quello della modalità Zombi vera e propria, ovvero raccogliendole dai drop occasionali dei nemici o dalle casse magiche che regalano un fucile a caso. Tuttavia ho trovato gli zombi un po' troppo coriacei, il sistema di raccolta delle armi - immediato al passaggio su di esse e quindi inevitabile - troppo abbozzato e il contesto un po' debole. Tuttavia la modalità è oggettivamente ben costruita e farà la felicità di ogni appassionato del genere che vuole, semplicemente, ancora più zombi.

    Sempre parlando di zombi, andiamo a concludere parlando della componente multiplayer di Call of Duty: Black Ops III.
    Come già anticipato in uno speciale ad hoc, la nuova mappa della modalità zombi di questo capitolo della saga si chiama Ombre del Male e vede protagonisti quattro loschi individui dell'America degli anni '40 intrappolati in una immaginaria cittadina dal nome di Morg Town, ora assediata dagli sbavosi morti viventi.


    Amico, hai spiccioli?

    La mappa è veramente molto grande e la chiave del successo e del divertimento è come sempre il gioco di squadra. Se affrontare Le Ombre del Male in singolo è infatti un'esperienza noiosa e quasi frustrante, in compagnia il tutto prende un altro sapore e giocare con una squadra affiatata regala dei bei momenti. Al procedere delle ondate, i vicoli della città vomitano letteralmente orde di zombi che richiedono una formazione organizzata e abile per sopravvivere. Giocano ruoli importanti anche i power up che si possono raccogliere dai distributori di GubbleGum e la trasformazione in mostri usando apposite pietre luminose, che rendono praticamente invulnerabili e potentissimi per breve tempo.
    Un punto di snodo importante a livello strategico è inoltre il treno di Morg Town, in grado di portare da una parte all'altra della città in condizioni quasi sicure, ma attenzione: chiamare il treno ha dei tempi di attesa potenzialmente pericolosi e anche una volta a bordo alcuni insetti zombi spawnano occasionalmente per cogliervi di sorpresa.
    Parlando invece della componente PvP, Black Ops III è più ricco che mai. L'assortimento di modalità è enorme, dai classici cattura la bandiera, dominio e deathmatch a squadre fino ai più dinamici demolizione e uplink, oltre a un nuovo tipo di sfida che richiede la scorta - o l'abbattimento - di un drone non bellico da una parte all'altra dello scenario. Le mappe sono tante e ben strutturate, con una giusta diversificazione fra spazi aperti e chiusi e linee di tiro più lunghe o più corte, predisponendo svariate situazione per diversi approcci strategici.
    Anche qui purtroppo si soffre del bilanciamento delle armi, con dei favoriti specifici che dominano l'azione - il consiglio è di stare tendenzialmente sui fucili d'assalto - ma anche dell'effettiva potenza degli specialisti.

    Perfettamente ricalcati da Destiny, o quasi, gli specialisti permettono la carica tramite killstreak, ma anche a tempo, di super abilità utilizzabili per mettere a segno ulteriori uccisioni e dominare la competizione. Da slam ad area, a frecce esplosive, a invisibilità temporanea a trappole piazzabili liberamente, gli specialisti sono una novità per Black Ops e la scelta di quale impiegare è una importante componente tattica nell'affrontare ogni partita. Purtroppo alcune abilità risultano quasi inutili, come l'armatura potenziata o la corsa velocizzata, e rendono certi specialisti infinitamente migliori o peggiori di altri.
    La bontà di questo genere di PvP è oggetto di gusto personale: personalmente trovo davvero poco godibile un tipo di gioco competitivo con un time to kill - tempo per l'uccisione - così vertiginosamente basso. Il fatto che pochi bossoli siano sufficienti per un K.O. significa che in quasi ogni caso il primo che apre il fuoco è quello che vince. Questo comporta un'impossibilità di godere del lavoro fatto da Treyarch per affilare il gunplay del gioco oltre al fatto che non esiste un effettivo confronto fra le parti in un faccia a faccia, mancando di fatto i tempi di reazione in grado di ribaltare l'esito di un duello. Ma dopotutto si tratta pure sempre dello stile tipico di Call of Duty, in questo senso.
    Tolto questo, se invece il genere vi appartiene, potete servirvi da un ampio menu di scelta fra le varie modalità. Proprio per chi fa di questo lato del gioco un'esperienza competitiva - Call of Duty è ora oltretutto ufficialmente un eSport - esiste anche la possibilità di giocare in modalità Arena, con matchmaking dedicato ed effettuato per statistiche simili fra i giocatori coinvolti, con addirittura l'occasione di avere il fuoco amico alleato.


    MODUS OPERANDI

    Ho giocato Call of Duty: Black Ops III sulla mia PlayStation 4 grazie a un codice gentilmente fornito da Activision e sono rimasto sia soddisfatto che deluso dalla corposa campagna, ricca di potenziale e a tratti interessante, ma vittima di protagonisti mal caratterizzati e raccontata in maniera caotica. Ho preso anche un sacco di legnate in PvP, ma armato di un fucile di precisione Drakon ne ho anche date alcune in prima persona.


    VERDETTO

    Call of Duty: Black Ops III risponde alla definizione moderna di sparatutto in prima persona, ma spesso sbilancia goffamente la mole di contenuti proposti con la qualità della stessa. La profondità della trama è annebbiata dai contorni confusi della narrazione e la varietà delle armi è sensibilmente penalizzata dall'eccessiva validità di alcune di esse, così come accade per le abilità e per i poteri degli specialisti nel comparto PvP del gioco. L'ultimo nato di Treyarch è un Black Ops decisamente godibile e che offre tanto, ma che avrebbe beneficiato di cura extra tanto allo script quanto alla realizzazione tecnica complessiva, buona, ma non eccellente. Un probabile must have per i fan della serie e un buon gioco per gli appassionati di FPS in generale.
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    Edited by Signora Scan AKA Tinebra - 9/11/2015, 19:27
     
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