RACCONTO INEDITO DI DIEGO CAJELLI, per "Arcadia, oltre le Nuvole"

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ro-mario
view post Posted on 20/4/2006, 09:53




LA PROVA DEL CUOCO

Robert Giusti entrò nel locale, non badando al forte odore di fritto che aleggiava nell’aria.
Le luci erano soffuse, lampade di carta coperte da ideogrammi creavano strane ombre sulle pareti, una decina di draghi in finta giada erano disposti qua e là su mensole di legno e una gigantesca tartaruga in ceramica salutava i clienti rimanendo accucciata vicino all’ingresso. Robert Giusti si sedette di fronte a Ramon Charriba, in un tavolo appartato del Wu Fi, il più squallido ristorante cinese di Venice beach. Charriba non era da solo, in piedi alle sue spalle, c’erano due colossi nervosi. Uno si chiamava Karl ed era ungherese, sudava moltissimo, forse per colpa del tessuto sintetico del completo blu che gli andava un po’ stretto, e per quel motivo, ogni tanto doveva sistemare la Sphinx Automatica in lega leggera che aveva nella fondina ascellare. L’altro gorilla era italiano, si chiamava Mario e dalla sua cintola si vedeva spuntare il calcio di una Colt Delta Elite Calibro 10. Charriba era tranquillo, con una simile potenza di fuoco alle sue spalle poteva mangiare il suo Maiale Gong Bao senza pensieri. Sorrise a Giusti ingollando un boccone, bevve un sorso di birra Tsingtao e notando il perdurare del silenzio di Giusti parlò per primo, con un marcato accento boliviano difficile da nascondere.
- E così… Don Carmine non vuole soci in affari, eh?… Non mi sembra intelligente da parte sua, che ne dici, tu?
- Quello che dovevo dire l’ho già detto. Puoi fare quello che vuoi a Santa Ana, quello è il tuo territorio… Se metti fuori il naso dalla tua fogna, ti ci rimando un pezzo alla volta.
I due colossi si irrigidirono, Giusti lanciò uno sguardo per valutare la situazione, poi tornò a guardare verso Charriba. Sembrava fin troppo tranquillo, il che voleva dire due cose: o era profondamente stupido, oppure aveva davvero delle buone carte da giocare.
- Va bene. Disse Charriba
- Don Carmine ha voglia di giocare al Padrino, ha voglia di fare la guerra, eh?… Io ho tre bande di ragazzi cotti dal crack che farebbero di tutto per me, siete pronti ad essere ammazzati come cani?
Giusti sorrise, accendendosi una Camel senza filtro, tradendo così la prima emozione da quando si era seduto al tavolo. Poi parlò, quasi sottovoce.
- Le bande vanno bene nei film d’azione o per quelle cazzo di canzoni Rap. Ramon, tu parli di guerra, ma forse non hai bene in testa che cosa vuol dire fare la guerra. I tuoi ragazzini non si troverebbero di fronte dei bambolotti con i pantaloni calati e il culo di fuori, ma dei professionisti. E’ bello avere sedici anni e un UZI in mano, ma come pensi che reagirebbero trovando un quintale di tritolo sotto casa?
Ramon si alzò dal tavolo buttando il tovagliolo sul piatto, i due colossi si spostarono per farlo passare, Charriba puntò il dito verso Giusti, firmando la sua condanna a morte.
- Se il tuo capo vuole la guerra, avrà la guerra!… Avvisalo di guardarsi le spalle d’ora in poi!
Charriba non aveva capito molte cose nella sua vita, tra le altre, non aveva capito che la guerra era già cominciata e si sarebbe conclusa prestissimo.
Questione di minuti.
Attimi, forse.
Nelle mani di Robert Giusti comparvero due Beretta cromate con il colpo in canna.
Karl strabuzzò gli occhi, impiegò tre secondi ad infilare la mano sotto la giacca, sfiorò appena il suo cannone e due colpi calibro nove lo inchiodarono alla parete.
Mario ebbe giusto il tempo di formulare un pensiero: Cazzo!… Karl è morto!
Subito dopo, venne raggiunto da sei colpi in rapida successione che lo spedirono in quel posto dove si va quando si muore.
Una cameriera urlò, Charriba cominciò a correre ribaltando i tavolini, Giusti si alzò dalla sedia, sollevando le pistole ad alzo zero.
Sparò con fuoco alternato e Charriba stramazzò a terra guaendo, il peso del piombo rovente arrestò la sua corsa in modo scomposto. Giusti lo raggiunse e scaricò entrambi i caricatori a distanza ravvicinata.
Charriba morì, e l’ultima cosa che vide furono una paio di Panda perplessi che lo osservavano immobili da un enorme quadro appeso al muro.
Giusti, ventidue secondi prima, aveva tirato fuori le Beretta da sotto la giacca.
Vide la cameriera correre fuori, e lui, con calma, estrasse i caricatori esauriti e ne inserì due nuovi, poi si voltò sentendo un urlo provenire dalla cucina. Era un cuoco di Hong Kong, grande fan di Bruce Lee, aveva in mano una mannaia per polli, l’agitava nell’aria con sicurezza, disse qualcosa nella sua lingua e si mise a correre verso Robert.
Bloccò la corsa del cinese sparandogli alle ginocchia, il cuoco rotolò a terra, maledicendo la famiglia di Giusti fino alla settima generazione. Poi, dalla cucina, arrivò un nuovo problema. Robert aggrottò le sopracciglia, facendo fatica a capire che cos’era quell’affare che l’aiuto cuoco, grandissimo fan di Chow Yun Fat, stringeva tra le mani.
Era un Kalashnikov modificato made in Corea.
Un attimo dopo, il cinese lasciò partire una raffica incontrollata, Giusti cominciò a correre verso il fondo della sala, si buttò a terra mentre intorno a lui esplodevano draghi, sulle pareti si aprivano grossi fori slabbrati e la puzza di fritto veniva coperta dall’odore della polvere da sparo.
Tutto il Wu Fi tremava, scosso dalle raffiche calibro 7.62, calcinacci e pezzi di muro schizzavano per il locale, mentre l’aria era piena del suono percussivo del Kalashnikov selezionato in SemiAuto.
- Vaffanculo!
Urlò il cuoco interrompendo la raffica per un momento, incazzato più che altro con se stesso aver trasformato il suo locale in un appartamento di Baghdad.
- Tu non vieni qui a fare il Cow Boy!… Si viene qui solo per mangiare!… Capito?!… Tira fuori quella cazzo di testa che te la faccio saltare!
L’altro cuoco, quello con le ginocchia spaccate, urlava e basta, in quel momento non gli importava un gran che delle regole del locale.
Giusti era strisciato verso un muro che offriva un buon riparo, si mise al coperto, aspettando sviluppi.
Partì un’altra breve raffica di Kalashnikov, e poi, come spesso accade quando si va al risparmio comprando armi, il mitra si inceppò.
Il cuoco guardò l’inutile Kalashnikov di fabbricazione coreana che stringeva tra le braccia, alzò lo sguardo e vide Robert Giusti stagliarsi di fronte a lui.
Guardò il killer con negli occhi lo stesso sguardo di un Chihuahua che implora l’osso.
- Bella prova…
Disse Giusti sorridendo, cercando una buona ragione per non trasformare il cuoco cinese in un capolavoro d’arte moderna usando le sue due Beretta come pennelli.
Non la trovò.
 
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