JULIAN MCMAHON ITALIAN FORUM

ANNESSI E CONNESSI, argomenti correlati a Nip/Tuck

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Ilaria Cole
view post Posted on 5/3/2004, 03:22




Ciao a tutti!!!

Perché questo topic? Perché oggi (ooopps, forse dovrei dire ieri, perché ormai siamo entrati nel mitico 5 marzo) sono stata alla presentazione di un libro che non devo consigliare a nessuno, ma il cui argomento è strettamente connesso con Nip/Tuck.


Oggi sono stata alla Fnac di Milano alla presentazione del libro “Come difendersi dal chirurgo estetico” del dottor Paolo Santanché, uno dei più quotati specialisti italiani nel campo. Confesso che mi sono sentita un po’ come l’inviata speciale del forum: l’argomento ci riguarda molto da vicino, considerato che stiamo per assistere al debutto di Nip/Tuck in Italia. Scriverò questo post fra il serio e il faceto, fra l’altro sperando di ricordarmi tutto anche se l’ordine esatto non sarà, visto che carciofescamente non mi porto mai dietro né carta, né penna (non sono una giornalista, sono una semplice curiosa).
L’autore stesso racconta che l’idea del libro è nata proprio dalla constatazione del fatto che, nella fase di crescente espansione che il settore della chirurgia estetica sta vivendo, occorre tracciare alcune linee guida per consigliare chiunque voglia sottoporsi a un intervento, mettendolo anche in guardia, in primo luogo contro la disinformazione, in secondo luogo contro chirurghi senza una preparazione adeguata, o, peggio ancora, disonesti e senza scrupoli.
La prima notizia che ho appreso, e che mi ha lasciata un po’ di stucco, è il fatto che per effettuare un intervento di chirurgia estetica in Italia non è necessaria una particolare specializzazione, e questo potrebbe spiegare il fatto che molti medici che non hanno successo in altri campi vi si dedichino (come un certo personaggio di Nip/Tuck con cui ci faremo quattro risate). Indubbiamente una specializzazione in chirurgia plastica e ricostruttiva di per sé è una garanzia.
I rischi che si corrono sono di vario ordine e non riguardano solo il fatto che il paziente possa non essere soddisfatto dell’intervento.
Per esempio c’è chi si limita a operare appoggiandosi a semplici istituti di bellezza, per non parlare di certi chirurghi sudamericani (di solito brasiliani) che non potrebbero nemmeno esercitare la professione in Italia (non sono iscritti all’ordine dei medici, non hanno fatto esame di Stato, ecc. ecc.). Magari uno di questi personaggi ti inserisce nel seno una protesi al silicone (che in Italia è proibito dal 1992) poi sparisce e la malcapitata che dovesse avere problemi non avrebbe una controparte su cui a ragione rivalersi.
In teoria un intervento di rinoplastica potrebbe effettuarlo senza problemi un chirurgo specializzato in otorinolaringoiatria, però se lo stesso dovesse proporre un intervento di liposuzione, sarebbe meglio rivolgersi altrove. L’invito caldamente rivolto in questo senso è diffidare dai chirurghi con varie specializzazioni nettamente differenti fra loro. Ma a qualcuno ne sarà mai capitato uno con la specializzazione in medicina legale???
Un altro fattore decisamente non trascurabile sono le spese da sostenere. Un buon intervento non può avere un prezzo basso perché ci sono costi non indifferenti da sostenere (primo fra tutti un buon anestesista). Certo, alcuni chirurghi effettuano anche interventi in anestesia locale, ma questo aumenta notevolmente i rischi corsi dal paziente. In senso opposto occorre anche guardare con circospezione le parcelle troppo esorbitanti: la disonestà potrebbe essere dietro l’angolo, nel senso che le prestazioni offerte potrebbero non valere il prezzo pagato.
Si consiglia anche caldamente di diffidare da chi promette risultati mirabolanti: un chirurgo che dichiara di poter cancellare le smagliature o di effettuare interventi con cicatrici invisibili fa promesse che non è in grado di mantenere: il fatto che queste ultime si vedano o meno dipende sì dall’abilità del chirurgo, ma anche dal tipo di pelle del paziente.
Occorre anche guardarsi da chi fa della chirurgia poco invasiva la sua bandiera, in quanto rischia di effettuare interventi non pienamente efficaci. Prendiamo il caso della liposuzione: un conto è agire sul pannicolo adiposo in modo che le modifiche siano permanenti, un altro è succhiare un po’ di grasso qua e là. In questo secondo caso nella migliore delle ipotesi il difetto prima o poi si presenta.
A questo non si è accennato e io non ho pensato di fare domande in merito, però tanta gente ha rischiato la vita (quando non ci è rimasta) mettendosi in mano a incompetenti. Le cronache ogni tanto ne riportano la dolorosa vicenda.
Al di là di questa divagazione, il chirurgo estetico deve anche essere un po’ psicologo, nel senso che deve cercare di capire le aspettative del paziente e il modo migliore perché possano essere soddisfatte. Beh, i nostri eroi provvederanno a un full time psychologist to screen (e non to scream, come avevo capito io) better.
Una volta delineato il tipo di percorso da svolgere, è importante che il chirurgo illustri con le classiche fotografie “prima e dopo la cura” il suo modo di operare. Ok, può fare un naso bellissimo, ma ala “candidato” può anche non piacere. In questo caso le moderne tecnologie sono utilissime (tipo scena del promo del pilot con Christian e Kimber che poi è stata tagliata). Un chirurgo competente sceglierà sempre la soluzione giusta. Per esempio le iniezioni per le rughe (tipo Botox) possono solo essere praticante su soggetti giovani, invece, quando il solco è ormai evidente non ci sono alternative al lifting.

A parte lo sforzo più che sovrumano per non ridere pensando ai battutoni di Nip/Tuck, mi sono divertita perché tutti si guardavano intorno (…forse per cercare qualche difettuccio nel vicino???).

Poi è arrivato il momento delle domande. La prima era piuttosto prevedibile, ma indubbiamente intelligente: che cosa pensasse delle trasmissioni televisive sulla chirurgia estetica. Ha risposto che l’idea di partenza era positiva, solo che poi si è assistito alla spettacolarizzazione degli interventi. Poi comunque dai risultati mostrati in TV il pubblico non potrebbe ricavare nessuna informazione attendibile: il seno è coperto e sulle cosce campeggia un bello slip contenitivo (modello Bridget Jones, n.d.r.).

Poi è partita in quarta una tipa incredibile con una salva di domande. La prima non era neanche stupida. Chiedeva infatti se in Italia esistessero ospedali che si dedicavano esclusivamente alla chirurgia estetica. La risposta è stata negativa, dal momento che non è riconosciuta dal servizio sanitario nazionale. Non per niente i chirurghi si devono appoggiare a case di cura o strutture private. Pare che comunque a Parigi un centro del genere esista.
Ma che voleva questa??? La McNamara/Troy???

(By the way, guardando il dottore mi immaginavo Sean fra dieci anni e questo mi faceva ridere ancora di più … no, no, non assomiglia a Dylan Walsh e non ha la faccia da carciofo, ma il colore dei capelli è simile).

La stessa tipa si è poi prodotta in una serie di domande una più cynaresca dell’altra. La più eclatante era: “Scusi, ma lei nel suo libro dice il nome del chirurgo che ha fatto il lifting a Berlusconi?”. Mi sembra abbastanza ovvio che nel suo libro non faccia nomi, comunque non si è scomposto e ha risposto. Quando ha detto che il lifting glielo hanno fatto due americani mi stavo ribaltando dalla sedia. Forse il Berlusca deve avere incocciato nel Broccolo della situazione, perché pare che non sia riuscito perfettamente… mah, chi vivrà vedrà.
A proposito di lifting, ha fornito una spiegazione molto interessante. I muscoli facciali sono sostenuti dai cosiddetti fasci neurotici, che col passare del tempo tendono a lasciarsi andare. Conseguentemente un chirurgo che sottopone un paziente a un intervento di lifting non deve limitarsi a tirare lo strato superficiale della pelle, la quale a una certa età, non essendo più elastica come prima, non è in grado di sostenere i muscoli facciali. E’ come fare il letto tirando la coperta e lasciando le lenzuola così come sono.

Più o meno mi sembra di aver riportato tutto. Se Nip/Tuck fosse già iniziato l’avrei sommerso di domande.

Parlando di letti e di lenzuola ... Notte notte

Ilaria Cole


Baci baci

Ilaria Cole

Edited by Ilaria Cole - 5/3/2004, 01:28
 
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JULIAN
view post Posted on 5/3/2004, 11:22




i miei complimenti Ilaria.. un post spettacolare e direi bellissimo per discutere un attimo su questo argomento che è la chirurgia estetica e che è l'espressione principale del telefilm che andremo a vedere da oggi....

Deve essere stato molto interessante questa presentazione... e sapete bene tutti quanto io sia attirata dalla chirurgia estetica..
Il personaggio di Christian infatti al di là di tutto mi aveva attirato proprio per il ruolo che copriva e copre nel telefilm

Beh.. parla una che di chirurghi estetici ne ha visti parecchi e con diverse ideologie...: da quello pronto alle tecniche più innovative e direi anche aggressive nei riguardi del paziente a quello invece molto più coi piedi per terra e riflessivo sul modo e motivi per cui intervenire...

La chirurgia estetica sono d'accordo è molto legata alla psicologia. Anche perchè spesso e volentieri chi si rivolge ad essa non lo fa per esigenze funzionali (sono rari i casi di persone che fanno una rinoplastica per difficoltà respiratorie ).. però è anche vero che è un campo ancora un po' poco praticato e di conseguenza come ho detto prima potrebbe essere facile capitare in mano a persone che pur di fare esperienza e altro ti coinvolgono in operazioni da fuori di testa....

Io mi ritengo fortunata... ne ho trovato solo uno fuori di testa.. ed ho pensato bene di mandarlo al diavolo!!!
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 26/5/2004, 21:56




E anche questo è un argomento di grande attualità, che riguarda mooolto da vicino in nostro amatissimo dottor Troy

BARUFFE CON GLI AGHI ( tratto da Panorama, 29 aprile 2004)

La tossina antirughe è ora ammessa anche in Italia e si tengono corsi per insegnare a usarla. Eppure i medici estetici ricorrono al TAR.

Di GIANNA MILANO

Sono passati quasi vent’anni da quando, nel 1987, Alastair Carruthers, dermatologo di origine inglese, utilizzò per primo come antirughe la neurotossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum, responsabile di intossicazioni alimentari. Mai avrebbe immaginato che si sarebbe trasformata in uno dei grandi successi dell’industria farmaceutica. Dal 1997 al 2002 l’utilizzo estetico della molecola botulinica è cresciuto del 2446 per cento, segnala The Economist, e si calcola che al suo maggior produttore, la Allergan, faccia incassare 600 milioni di dollari con una crescita di ricavi annuale del 20 per cento. Solo oltreoceano il botulino sarebbe stato iniettato per distendere le rughe 2,9 milioni di volte in un anno.

In Italia dati ufficiali non esistono perché solo da poche settimane la tossina è uscita dalla semiclandestinità in cui veniva usata negli studi di medicina e chirurgia estetica. Il 31 marzo la Commissione Unica del Farmaco ha dato l’autorizzazione all’impiego della proteina botulinica “per le rughe verticali fra le sopracciglia”: questa l’indicazione che compare nel foglietto illustrativo. “Ma poi è a discrezione del medico utilizzarla, oltre che per bloccare la trasmissione fra terminazioni nervose e muscolo corrugatore della fronte, anche per altre rughe, come quelle lineari della fronte, ai lati degli occhi, le famose zampe di gallina, attorno alla bocca, o per quelle di rilasciamento del collo” dice Marco Gasparotti, docente di chirurgia estetica all’Università di Tor Vergata a Roma. Mentre si moltiplicano i corsi con lo scopo di puntualizzare ai medici come usare le concentrazioni minime della tossina per spianare le rughe, le società scientifiche di medicina estetica hanno fatto ricordo al TAR. Il botulino potrà essere liberamente prescritto negli studi privati (prima era lecito l’uso solo in strutture ospedaliere, specie in neurologia e oftalmologia) di chirurghi plastici, maxillofacciali, dermatologi e oculisti. “Sono esclusi dall’autorizzazione ministeriale i medici che si occupano di medicina estetica” polemizza Alberto Massirone, presidente dell’Associazione medici a indirizzo estetico, che spera in una liberalizzazione dell’utilizzo del botulino. “Azione analoga si dovette fare per le protesi al silicone, che dovevano essere vendute solo al chirurgo plastico, non estetico”. La tossina, iniettata con aghi sottopelle in corrispondenza delle rughe, paralizza gli impulsi nervosi che fanno contrarre i muscoli sottostanti, provocando i segni di espressione. L’effetto dura circa sei mesi. Poi bisogna ripetere il trattamento e il costo di ogni ciclo è di circa 600 euro. I rischi? “Se iniettata nei muscoli sbagliati può dare asimmetrie del volto, come innalzamento del sopracciglio o una caduta della palpebra” avverte Gasparotti. “Non è una questione di dosi, perché sono minime e a diluizioni standardizzate, ma si tratta di bloccare la contrazione del muscolo giusto” aggiunge Magda Belmontesi, dermatologa.
So rischia quindi meno se si interviene nella zona superiore del viso, dove non ci sono strutture muscolari delicate. “Vicino alla bocca potrebbe non essere consigliabile, a meno che non siano mani esperte a fare le iniezioni” dice Massirone. Fra le controindicazioni, l’allergia all’albumina con cui la tossina è veicolata per penetrare nei tessuti, fra gli effetti indesiderati, la perdita di espressività.
Ma la ricerca di strategie antietà non ha pause. Secondo nuovi studi il botulino è meglio se abbinato come “filler” ad acido ialoronico di origine non animale stabilizzato (Nasha). Una ricerca di Carruthers dice che l’associazione fra i due potenzia gli effetti correttivi, prolungandone la durata.

Quando serve per curare.

Da oltre vent’anni la tossina botulinica, proprio per la sua capacità di bloccare un neuro-trasmettitore delle terminazioni nervose, l’acetilcolina, ha trovato un utilizzo terapeutico. In concentrazioni minime viene usata in campo oftalmologico e neurologico per lenire il dolore e in patologie invalidanti, come spasmi del viso, strabismo, forme di emicrania che non trovano sollievo con i farmaci, torcicollo spasmodico, mal di schiena, tic nervosi, dolori cronici e contro l’esagerata sudorazione delle mani. Di recente c’è chi l’ha anche sperimentata per eliminare le eccessive contrazioni della vescica (come può accadere nel paraplegici) che causano incontinenza urinaria.

Baci baci

Ilaria Cole
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 4/11/2004, 21:39




Vi ricordate Sir Winston, il simpatico cagnolino che per un piccolo ritocco finisce fra le grinfie di Bobolit e fa una brutta fine? Pensavo che fosse pura fiction e invece ... parrebbe di no.

Sul Corriere della Sera di qualche giorno fa (purtroppo il giornale non lo trovo più ) ho letto un articolo su un certo dottor Brito, un veterinario brasiliano che si è specializzato in interventi di chirurgia estetica sui cani (sic!).

Pare che in patria abbia un ottimo giro d'affari, visto che i brasiliani ricchi paiono disposti a spendere cifre da capogiro per la bellezza dei loro amici a quattro zampe.
Io in Brasile non sono mai stata, ma pare che più che altrove si vedano in giro cani vezzosamente abbigliati (del tutto inutilmente, perché nemmeno d'inverno fa freddo). No comment, soprattutto se si pensa ai loro poveri, che decisamente stanno peggio dei nostri
A parte il fatto che il dottor Brito spesso e volentieri si trova a dover riparare a tagli delle orecchie e della coda non correttamente eseguiti sui cuccioli (tipo dobermann), pare che l'intervento più gettonato sia il ritocco delle rughe intorno agli occhi
Si ricorre al botox, ma anche ad altre sostanze di cui non ricordo il nome (se solo trovassi l'articolo ), in modo da ridurre sempre più il ricorso al bisturi.
Ma lo scopo di tutto questo qual è? Semplicemente rendere il cane perfetto per vincere i primi premi alle mostre. No comment
E poi quasi ci trova da ridire perché i cani italiani hanno le unghie sporche... eh, meno male, forse fanno una vita più consona a loro.

Certo che è profondamente ingiusto praticare simili trattamenti a un cane solo per compiacere se stessi. Indubbiamente se si ha un bel cane può anche far piacere mostrarlo in pubblico, ma l'affetto che si prova per lui non deve portare a trattarlo esclusivamente come animale da esposizione.

Baci baci

Ilaria Cole









 
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WINNYE
view post Posted on 5/11/2004, 14:49




cara Ilaria sono daccordissimo con te in quanto animalista sfegatata,che i brasiliani ricchi passassero a dare un'occhiata in un canile, per capire che situazioni ci sono..altro che unghie sporche!! e poi quella è violenza ed egoismo allo stato puro,quelle persone non amano i loro animali,al contrario,li considerano oggetti sono esterrefatta!!grazie per aver reso pubblico questo argomento!
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 5/11/2004, 20:25




PERCHE’ RESISTERE ALLA TENTAZIONE? ORMAI SGUARDI VITREI E LABBRA A CANOTTO SONO RELEGATI AL PASSATO. OGGI E’ BOOM PER UN MIX DI TECNICHE DOLCI E VELOCI. A EFFETTO NATURALE.

UN’ ESTETICA POP – di Marina Terragni (da Io Donna, 30 ottobre 2004)

“Guardi, non sarei un’altra?” la signora, commessa di boutique, non si piace più. E’ a metà dei suoi 50, lieve sovrappeso, begli occhi di taglio orientale appesantiti da pelle in eccesso. Li tira verso le tempie: “Così. Dieci anni di meno”. Dice che lo farebbe subito se le avanzasse qualche migliaio di euro. Un regalo per sé. Giù cinque chili e di nuovo i suoi occhi da gatta. E’ solo questione di soldi: ma adesso da molti chirurghi paghi a rate, come la macchina e la lavatrice. Forse c’è anche un po’ di paura. Ma nessun’altra remora: “E perché? E’ una cosa normale”.
Crisi o non crisi, negli ultimi due anni gli interventi estetici in Italia sono cresciuti del 20-25 per cento, danno lavoro a 2500 chirurghi e a 3500 medici “fiancheggiatori”. Va alla grande la blefaroplastica, dai 31 mila interventi del 2002 al 45 mila del 2004. Crescita vertiginosa anche per addominoplastica, quasi un raddoppio in tre anni, liposuzione e mastoplastica.

Una cosa normale. E con ciò fine di ogni dibattito su etica ed estetica, sull’extreme makeover e Dorian Gray. Si fa, molto semplicemente, e si dice. Una cosa pop, sul modello Brasile. Là il decano Ivo Pitanguy una volta la settimana faceva la sua beneficenza operando gratis le ragazze delle favelas.
L’apporto degli uomini è determinante: il 30 per cento degli operati italiani è maschio. Risoluti, definitivi, propensi al taglio netto, fanatici di blefaroplastica, liposuzione del mento e addominoplastica. La “blefaro” va fortissimo soprattutto tra professionisti e manager, anni e anni di stress accumulati intorno allo sguardo: intervistati dalla Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, il 55 per cento dei dirigenti ammette che gli piacerebbe. “E perché no?” dice un manager. “Eì per sembrare più riposato. Sa quanti colleghi l’hanno già fatto? Anche se a qualcuno è rimasto quello sguardo di terrore…”.
Tra le novità al recente convegno americano di chirurgia plastica ed estetica proprio le nuove tecniche rinfresca-viso e occhi: “Si è anche parlato delle protesi per dare volume ai glutei. Ma ci sono ancora notevoli complicanze post-operatorie” racconta Maurizio Vignoli, studio a Bologna e a Milano. “Quanto al viso: si è capito che non è tanto la caduta a invecchiarlo, quando il cambiamento di posizione del grasso. Basta ridistribuirlo, abbinando eventualmente dei peeling, per ottenere un ringiovanimento molto naturale. Lo stesso per gli occhi: prima si toglieva tutto il grasso, con effetti un po’ sbigottito. Oggi si rimodella, riducendo l’eccesso e riempiendo gli infossamenti”.
La gente cerca naturalezza dei risultati, buon prezzo, rapidità di esecuzione e di recupero. Dice Vignoli che negli Usa il fast surgery è la richiesta prioritaria. Un quarto d’ora sul lettino e via in ufficio con borsina del ghiaccio. Ma la velocità non è un buon criterio. Idem i prezzi da discount, che spesso vogliono dire medici scarsi e poche garanzie. Belli col bisturi costa parecchio, anche se i prezzi, in proporzione, sono cresciuti meno di quelli dei pomodori. Ed è soprattutto sul viso, ringiovanimento e affini, che si concentrano ricerche e aspettative. E’ da lì, in genere, che comincia la battaglia anti-ageing.
La signora, 58 anni, si pensa da anni: “Fosse per me” spiega “mi terrei la mia faccia. Ma le mie amiche si sono rifatte. Resto la sola a dimostrare gli anni che abbiamo tutte quante”. Anche il confronto con gli altri va messo nel conto. La signora prende tempo, tra peeling e microiniezioni, nell’attesa di una tecnica miracolosa e mini-invasiva. L’aspettano in molti: il lifting non cresce, fermo sui 13 mila interventi l’anno. Forse un’alternativa possibile è il thermage.
Nicola Sorrentino, presidente della Società italiana di radiofrequenza estetica, parla di risultati straordinari: “Ho fatto delle braccia, l’altro giorno” dice “e non credevo ai miei occhi. Il 30 per cento dell’effetto si vede subito, il resto in sei mesi, durata fino a due anni e mezzo. Il thermage è perfetto sui tessuti rilassati, braccia, interno cosce, addome, viso e collo”. Una signora si ammira la nuova fronte liscia, sopracciglia rialzate, occhi luminosi. Fa un po’ male, però. Serve una pomata anestetica. Un calore da ustione, anche se segni non ne restano. Al massimo un po’ di rossore, tipo eritema. “Nessun segno, né danni profondi. Lo choc termino prodotto con radiofrequenze stimola i fibroplasti a produrre nuovo collagene, con effetto rassodamento”. Un’oretta di intervento, nessun ricovero, niente tagli, subito in pista. Sui tremila euro per zona trattata, 1.500 per la fronte, 4.300 per viso intero e collo.
C’è anche il “filo”, nome tecnico, lifting per le più giovani, preferibilmente under 45. Come regalo per la sua tesi di laurea, la ragazza G., trent’anni, ha chiesto agli amici un contributo “restauro”: quella punta del naso non le è mai piaciuta, e poi quel lieve cedimento delle guance, avendo perso quasi venti chili. Il “filo” lungo le linee mandibolari le ha restituito il suo éclat. “Ci sono certe “fissate” che mi chiedono un lifting a 40 anni” racconta Maurizio Bottari, chirurgo plastico all’ospedale Riguarda di Milano. “Una volta le mandavo a casa. Adesso propongo il filo. Abbinato se serve a un po’ di filler e botulino, dà risultati molto soddisfacenti”. L’aptos, filo seghettato in polipropilene, si fa scorrere previa anestesia locale nei tessuti che chiedono un “rinforzo”. Un’oretta o meno sul lettino, un po’ di cautela post-operatoria, tenuta media cinque anni. “Problemi non ne ho mai visti” dice ancora Bottari. “Il filo si può anche rifare, e non pregiudica lifting futuri”. Costo: duemila euro a zona. Sui quattromila euro per tutto il viso contro gli otto-dieci mila euro del lifting tradizionale.

Ma è la dermatologia estetica il boom nel boom e la “piccola manutenzione”, settore molto femminile. Della signora si sa solo che è già nonna. Pelle tesa, incarnato lucente, nessuna macchia, collo senza grinze. Gli anni non li dice, ma i suoi segreti sì, molto volentieri: esfoliare, nutrire, creme giuste, niente sole, un po’ di filler fisiologico. Una bellezza-salute, come piace alle donne, meno propense ai tagli drastici.
Rita Giacomello, medico estetico bolognese e consulente di importanti Spa termali, le metodiche invasive non le considera nemmeno. Il ministero della Salute ha recentemente approvato l’uso estetico del botulino. Lei no: “Resta una sostanza pericolosa” dice. “Anche se usata bene, può causare problemi, Aritmie, tic permanenti. E poi paralizzare i muscoli non vuol dire ringiovanirli. Piano anche con i filler riempi-rughe: l’acido ialuronico va bene, altre cose no, non si sa cosa siano. La pelle” continua “è un organo, digerisce quello con cui entra in contatto, con conseguenze anche gravi. E come tutti gli organi va curata”.
Collagene, acido ialuronico, alfa-idrossiacidi e soprattutto acido gli colico, “meraviglioso” dice Giacomello: esfolia, rigenera, idrata, stimola il derma. Bene anche le radiofrequenze, ma meno aggressive del thermage. Ma il punto di partenza è sempre il peeling, dolce, moderato o anche profondo in caso di “alligator skin”, ispessita da incuria e abbronzature dissennate.
La tendenza vera, però, è l’intervento multiplo; un mix delle varie tecniche chirurgiche e dermoestetiche per un risultato molto personale, niente a che vedere con i mascheroni in serie. Come un abito su misura. A patto di avere un buon sarto.

Baci baci

Ilaria Cole


 
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Ilaria Cole
view post Posted on 23/11/2004, 20:12




NOI NON CI RIFACCIAMO. E VOI?

Di Benedetta Pignatelli (da Corriere della Sera Magazine, 11 novembre 2004)

Negli Usa, in un anno gli interventi di chirurgia estetica sono aumentati del 30 per cento.
E i reality con bisturi in diretta, come “Swan”, fanno sempre più audience.
Ma c’è chi resiste.

L’America soccombe sempre di più al tic del makeover cosmetico. La tv offre Extreme Makeover sulla rete Abc, dove casi limite si rifanno i connotati a spese del network (e della famiglia, che non li vede per mesi). Sulla rete Fox è da poco iniziata la seconda stagione di Swan, clone di Extreme Makeover. Il canale E! propone Dr. 90210, o un giorno nell’esistenza di sette chirurghi plastici di Beverly Hills (gli americani Tony Youn, Daniel Yamini. Steven Svehlak, Robert Kotler e Richard Ellenbogen, l’indiano Raj Kanodia e il brasiliano Robert Rey). E su Mtv è passato I want a famous face, con due gemelli dell’Arizona, Matt e Mike, che hanno chiesto (e ottenuto) la faccia di Brad Pitt.
Il trend mediatico sembra riversarsi anche nella vita vera. Mentre il settimanale People pubblica la dichiarazione di svariate star (più o meno sincere) che dichiarano la loro posizione in merito al bisturi usato in funzione antietà (“sì, l’ho fatto”, “no, per carità”, “io no, però non condanno chi lo fa”), migliaia di signore e signorine anonime si rivolgono al chirurgo per ogni genere di intervento. Il Manhattan Ear, Eye and Throat Hospital, centro nevralgico della chirurgia estetica dell’isola, diretto dal noto dottore Sherrel Aston, ha registrato il 30 per cento di incremento negli interventi nonostante due morti avvenute nel 2004, tra cui quella della scrittrice Olivia Goldsmith (Il club delle prime mogli). E secondo l’American Society of Plastic Surgeons, nel 2003 si sono registrati 8,7 milioni di interventi, ovvero il 32 per cento in più rispetto ai 6.6 milioni del 2002. Quali sono gli interventi più gettonati? Le cinque plastiche al top sono: rimodellamento naso (356.554), liposuzione (320.022), aumento del seno (254.140), palpebre (246.633) e lifting (128.667). Con le donne (82 per cento) e la fascia di 35-50enni (40 per cento) a farla da leone. Ma non di soli interventi drastici campa la comunità cosmetica yankee. Un boom ancora maggiore si è avuto nel campo degli interventi e dei prodotti che garantiscono risultati senza l’utilizzo di tecniche invasive. Grandi aspettative si nutrono (o si nutrivano) su Thermacool, tecnologia non-ablativa della Thermage (www.thermage.com) che opera con radiofrequenza, una sorta di “lifting non chirurgico”. Ma il dottor Benjamin Bassichis, plastico di Dallas e medical director dell’Advanced Plastic Surgery Center dell’Università del Texas, ha ricevuto lamentele da parte di pazienti-cavie riguardo bruciature, calo di grasso facciale, fossette e cicatrici. Un problema al quale la Thermage, il cui Thermacool è ora approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) per trattamento facciale integrale (dopo quello del novembre 2002 per le sole rughe periorbitali), sembra aver posto rimedio con nuove istruzioni per l’uso. Documentate di recente al meeting annuale dell’American Society for Plastic Surgery a Filadelfia. La Fda ha da poco approvato anche l’Hylaform Plus, acido ialuronico (con una più grande particella di acido di gel ialuronico del semplice Hylaform) per “riempire” solchi creati da rughe dal moderato al severo. Il prodotto della Genzyme Corporation (www.genzyme.com) è distribuito dalla Inamed (www. inamed.com) che ha già in arsenale una serie di “fillers” come Zyderm, Zyplast, Cosmoderm, Cosmoplast collagen e Hylaform. Promette bene il laser Fraxel SR della Reliant Technologies, Inc. (www.reliant-tech.com), approvato dalla Fda per il trattamento di rughe periorbitali e lesioni pigmentate (discolorazione cutanea o macchie di sole o d’età).
La speranza di pelle intonsa arriva anche dall’Inghilterra. Sotto forma di Isolagen (www.isolagen.co.uk/), procedura che prevede che un piccolo strato di tessuto epidermico venga rimosso da dietro l’orecchio del paziente e spedito in un laboratorio per il processo. Dopo alcune settimane, crescono milioni di fibroplasti (o cellule che producono collagene ed elastina). Così le cellule stesse del paziente vengono ri-iniettate nelle rughe e si mettono subito in moto “ricostruendo” collagene, vitale per l’elasticità cutanea. I miglioramenti , secondo Robert Sexauer, vicepresidente della Isolagen, si cominciano a vedere da 30 giorni fino a 18 mesi. Testimonial di Isolagen è la 44enne Emma Samms, che visse momenti di gloria come la Fallon di Dynasty. Isolagen è attualmente al vaglio Usa della Fda. Da non perdere, infine, anche The Perticone Promise (Warner Books, www.amazon.com), ennesimo acuto letterario del dottor Nicholas Perticone. Giunto allo zenith della sua ricerca che spiega come l’infiammazione a livello cellulare sia la causa principe dell’invecchiamento. Al soccorso di Perticone ora arrivano anche peptici e neuropeptidi.

Baci baci

Ilaria Cole
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 22/1/2005, 15:16




QUEL SENO E’ UN OCM – di Paola Tavella (da Io Donna, 8 gennaio 2005)

OVVERO, ORGANISMO CHIRURGICAMENTE MODIFICATO. ALCUNI NON LO HANNO MAI VISTO DA VICINO. MOLTI NON LO HANNO MAI ACCAREZZATO EPPURE NEI SITI E NEI SONDAGGI, SEMPRE PIÙ UOMINI SCAGLIANO PIETRE.

La rivolta contro i corpi tutti uguali e la chirurgia plastica – che molte signore d’altronde continuano con buon diritto a benedire – non è più solo un fenomeno contro-culturale. Alla fine degli anni Novanta in rete spuntavano siti in cui veniva esaltata la bellezza nature, frequentati da estimatori di hippies scarmigliate come di ragazze in carne, di quelle che non si depilano per principio e di signorine con gli occhiali e di dame che vanno fiere dei capelli grigi. Ma ora i sondaggi avvertono che sono gli uomini comuni, e non solo quelli “con giusti speciali” a non poterne più.
I maschi si dicono contro le donne aggiustate dal bisturi, e soprattutto detestano il silicone, o almeno così risulta da un sondaggio del Centro Studi Dermactiv, che ha intervistato 560 “professionisti e dirigenti” fra i 25 e i 55 anni, tutti a strepitare che preferiscono “la donna della porta accanto”. Questi nuovi moralisti si spingono a dichiarare che “chi è falsa fuori, è falsa dentro” e che “quelle che propendono che l’intervento facile sono immature e superficiali” a meno che non ci siano ragioni mediche per affrontare il bisturi. Insomma, una ragazza può rivolgersi al chirurgo estetico solo se ha tre seni invece di due, e non semplicemente perché la sua dotazione regolamentare o le è sempre sembrata pessima e, finalmente, ha i soldi per rimediare. Gli uomini – per i quali, tra l’altro, a volte si fanno le operazioni – non hanno pietà. Il 53 per cento accetterebbe un seno imperfetto purché naturale, mentre il 25 per cento (dei veri mostri) pretende contemporaneamente perfezione e genuinità: “Sono favorevole al seno naturale, ma deve essere bello” dicono. Quelle che non lo hanno stupendo non glielo facciano vedere, insomma. Anche quelli che non seno ritoccato non lo hanno mai visto, e figuriamoci accarezzato, scagliano pietre: “Non accetto di trovarmi a contatto con rigide e fredde protesi sotto la pelle” afferma il 40% degli intervistati.

Nei forum virtuali gli uomini, agitati, si scambiano opinioni in materia. In un sito di bodybuilder, cioè gente che sulla modificazione corporea potrebbe evitare di sputar sentenze, un certo signor Conan dichiara, urbi et orbi: “Non mi piacciono le maggiorate ma soprattutto non mi piace tastare un seno rifatto, è come una pallina antistress”. Poi arriva da Shanghai la notizia che i colleghi di Conan si fanno impianti al silicone per avere pettorali più sviluppati, speriamo che lui legga e diventi più comprensivo verso la vanità femminile. Alcuni, interpellati direttamente, hanno mostrato ogni genere di problema sulle parti del corpo delle donne che il Cantico dei Cantici chiama “due cerbiatti, gemelli di gazzella, pascolanti tra gigli”, che l’Albertine di Proust aveva “così tondi da parere esterni al corpo, frutti maturi sull’albero” e che la cabala napoletana riconosce nel numero ventotto. Un paranoico di quarant’anni ha detto: “Dev’essere un diritto anche sapere che un corpo è chirurgicamente modificato. Se conta quello che mangio a tavola, deve contare anche quello che mi porto a letto. Ho già in mente una sigla: Ocm, Organismi Chirurgicamente Modificati. E’ ora di finirla con le truffe, le guardi e ti sembrano una cosa, le tocchi e ti senti male”. Un ventenne ha perfino la fobia: “Tette? Piccole, per carità. Così non si muovono quando si muove lei, non sono orrende quando si piega, e non la guardano tutti. Nemmeno nelle più turpi fantasie penso a donne megadotate, le trovo terrificanti”. Si trova, per fortuna, anche un po’ di autoironia: “La mia donna non sarà una favorita da madre natura, ma almeno non mi sembra di andare a letto con mia madre” dice un trentenne.

Gli amenti delle prosperose invece lamentano che esse si facciano ridurre, e rimpiangono le occasioni non del tutto sfruttate. Sul sito Duepiù.net Enrico, 34 anni, racconta la sua triste storia. “Chi dice che non ha mai sognato di accarezzare un seno opulento è il più grande degli ipocriti. Ho avuto una ragazza da far perdere la testa, eppure si vergognava, i suoi seni la imbarazzavano e cercava in tutti i modi di camuffarli. Quando siamo arrivati al dunque non mi sono mai sentito così male, mi ci sono voluti miliardi di parole per convincerla a togliersi il reggiseno. Aveva paura che il suo seno pendesse, che fosse sgradevole, e notare che ero eccitato come un pazzo. Insomma, non ha funzionato e ci siamo lasciati. Sono quasi sicuro che si sia fatta operare, ed è un vero peccato. Tanta grazia di Dio, e lei non la sapeva apprezzare”.
Fra i traumatizzati, uomini che le la sono vista brutta per via della loro professione. Un regista che ha avuto per amanti un buon numero di maggiorate dalla “Dolce Vita” in poi avverte le nuove arrivate che vogliono farsi tirare o gonfiare un pochino: “Se ti fai anche solo toccare da un chirurgo non ti tocco più io”. Un pubblicitario è così esasperato dai seni moderni che “quando me ne capitano un paio all’antica mi sento un voyeur”, un eletto che può cogliere il frutto proibito. Mi eccitano anche se sono bruttissimi”. Stanley Kubrick, d’altronde, mentre girava Eyes Wide Shut si trovò ad avere bisogno di una ragazza nuda in più, e diede indicazioni di scegliere una comparsa che, però, avesse seni naturali. La fortunata, Julienne Davis, racconta con una certa soddisfazione personale che “Stanley non volle nessuna con impianti al seno. Non vi sto neanche a dire quante volte ho perso dei contratti in favore di modelle con le tette rifatte. Ah, il dolce sapore della vendetta, finalmente”. Per le signore e le ragazze che, pur messe sull’avviso da questo articolo, si guardano allo specchio e patiscono lo stesso, esiste la magia praticata negli harem marocchini, dove ci si strofinano fave secche sui seni insoddisfacenti e poi si gettano le fave in un pozzo, pronunciando la formula: “O fave, possa il mio petto gonfiarsi come voi”.

Baci baci

Ilaria Cole
 
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Taddeus Wallace
view post Posted on 4/2/2005, 13:12




A chi può interessare ho trovato il seguente sito ancora in fase di costruzione riguardante la serie Nip/Tuck

link

Vi spezza amabilmente le braccine il sempre vostro
Taddeus Wallace

 
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Ilaria Cole
view post Posted on 5/2/2005, 12:52




Taddeus, welcome back

Evidentemente non vuoi fare nevicare solo sullo sfondo

Grazie del link, andrò a farci un giro appena possibile

Baci baci

Ilaria Cole
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 28/2/2005, 23:10




Da “Il Corriere della Sera” sabato 19 febbraio 2005

Iniziata la sperimentazione delle protesi naturali

Cellule staminali per avere un seno nuovo

Interventi estetici o ricostruzioni: svolta dagli USA – di Adriana Bazzi

Washington – Una protesi del seno naturale, da modellare per grandezza e forma, sulla figura femminile. La sta mettendo a punto, con l’impiego di cellule staminali, un gruppo di ricercatori americani che hanno annunciato il loro lavoro, in anteprima sulla pubblicazione, al mettine annuale dell’American association for advancement of sciences in corso a Washington.

Gli interventi
Le protesi saline o al silicone, oggi utilizzate dai chirurghi estetici per aumentare il seno o per ricostruirlo dopo interventi chirurgici, possono a volte rompersi o, più spesso, interferire con la mammografia e nascondere l’eventuale presenza di tumori. Le ricostruzioni, con tessuti sani della paziente stessa, richiedono, d’altra parte, lunghe e impegnative procedure chirurgiche.
Così gli ingegneri dei tessuti hanno studiato un’altra strada, quella delle cellule staminali, meno traumatica, almeno in partenza: niente bisturi, ma soltanto un ago per prelevare quelle cellule dalle persone che diventeranno, in futuro, le candidate all’impianto.

Tre passaggi
E’ stato questo il primo passo dell’esperimento condotto dal gruppo di Jeremy Mao dell’Università dell’Illinois a Chicago. I ricercatori hanno ricavato cellule staminali dal midollo osseo di giovani donne sane: sono cellule, chiamate mesenchimali, che possono trasformarsi in cartilagine, osso e tessuto adiposo. In questo caso sono state stimolate a differenziarsi in cellule adipose.
Secondo passaggio: le cellule sono state poste su un supporto, una specie di impalcatura costruita con un gel acquoso, facilmente modellabile, già autorizzata dalla Fda americana, l’ente federale per il controllo delle medicine e dei dispositivi medici.
Terzo atto dell’esperimento: le protesi ingegnerizzate sono state impiantate in otto topoline per un mese.
Ultimo passaggio: la verifica. I ricercatori hanno di nuovo prelevato gli impianti e li hanno esaminati: “Non solo le staminali si erano trasformate in cellule adipose – ha confermato Mao – ma le protesi avevano mantenuto la forma e la dimensione originali per un mese, a differenza di quelle tradizionali che si possono ridurre, nel tempo, anche del 50% e perdono la loro forma iniziale già dalle prime settimane.

La ricerca
La ricerca adesso continua: si tratta di stabilire la quantità di cellule da usare, l’eventuale durata del supporto di gel e la possibilità di far crescere nuovi vasi sanguigni che assicurino un adeguato rifornimento di sangue. “Ma la tecnica – conclude Mao – promette di rivoluzionare non soltanto la chirurgia estetica, ma anche quella ricostruttiva, per esempio del volto, sfigurato da traumi o incidenti”.

Baci baci

Ilaria Cole
 
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Ilaria Cole
view post Posted on 15/4/2005, 21:01




E' proprio vero che ognuno dice la sua

Protesi al silicone – Non è vero che si rompono – da City Milano, 14 aprile 2005

ROMA – “Le protesi da seno al silicone sono garantite tutta la vita. Se si rompono è un difetto di fabbrica e non perché siano invecchiate” lo dice Giulio Basoccu, chirurgo plastico, docente alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università romana La Sapienza, dopo la notizia diffusa negli USA che il 75 per cento delle protesi di silicone rischia di rompersi a dieci anni dall’impianto. Begli USA le protesi al silicone per un seno più abbondante sono state messe al bando nel 1992 e sostituite da protesi saline perché accusate di contribuire allo sviluppo del tumore alla mammella. Ora le autorità scientifiche americane tornano a valutare la possibilità di riammetterle in commercio. “Le protesi al silicone, quelle di terza generazione, introdotte dopo gli anni Novanta, sono le migliori per qualità, morbidezza e tenuta – spiega il chirurgo – e sono sicurissime. Il silicone non fuoriesce perché sono formate da gel coesivo e la sostanza non va in circolo.

Baci baci

Ilaria Cole


 
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Ilaria Cole
view post Posted on 18/4/2005, 22:47




L’argomento è sempre quello, ma il contesto è decisamente più ameno. Sfogliando la pagina degli spettacoli di Milano del Corriere della Sera di sabato scorso ho scoperto che la chirurgia estetica è sbarcata a teatro.
E’ infatti in scena un musical intitolato Clinica Eternity al Teatro Atélier La Polvere a Milano (mai sentito nominare prima).
Incuriosita, sono andata a cercare notizie. La tematica affrontata è, come in Nip/Tuck, la chirurgia estetica come mezzo per risolvere problemi interiori e cambiare la vita attraverso l’eliminazione dei difetti fisici. Questo spettacolo si spinge anche oltre, visto che il dottore cui i cinque pazienti si rivolgono promette anche l’immortalità. Ma l’intervento cui si sottopongono non costituisce una soluzione per i conflitti che continuano a imperversare nella loro mente.
Devo dire che ero piuttosto incuriosita, ma le repliche sono poche e il prezzo del biglietto non incoraggia, essendo piuttosto elevato per un teatro praticamente sconosciuto alla maggior parte del grande pubblico.
Ma se ci fossero Julian e Dylan monterei una tenda fuori dal teatro e comprerei i biglietti di tutte le repliche

Baci baci

Ilaria Cole

 
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Ilaria Cole
view post Posted on 16/6/2005, 23:06




Adesso non sanno più che cosa inventarsi Visto il costo non indifferente di alcuni interventi, pare che sia molto in voga l'uso di recarsi all'estero, per esempio in Argentina, dove i prezzi sono molto competitivi.
Purtroppo non riesco più a trovare l'articolo in questione (mi pare che sia uscito su un Magazine del Corriere della Sera)
Pare che alcune agenzie di viaggio offrano un pacchetto compreso di tour e intervento Pare che una donna canadese abbia salutato amici e parenti dicendo che faceva un giro a Buenos Aires, che poi sia ritornata con naso e quant'altro rifatto e che fosse molto soddisfatta. Non è dato di sapere però se qualcuno al suo ritorno abbia notato nulla di insolito.
Mi chiedo però che cosa sarebbe stato di lei se qualcosa fosse andato storto, in caso di morte, lesioni permanenti e quant'altro Mi auguro per lo meno che nessuno affronti un viaggio del genere senza assicurazione

Baci baci

Ilaria Cole





 
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Ilaria Cole
view post Posted on 28/7/2005, 20:56




News dal Corriere della Sera di ieri: pare che in quel di Cleveland sia tutto pronto per il primo trapianto di faccia e che si stia cercando un volontario.
Evidentemente la vicenda di Broccolo Bobolit che vuole tagliare la faccia a Christian per impiantarla su di sé potrebbe non essere solo fiction
L'intervento, secondo la dottoressa Semionowa, che sarebbe già pronta ad eseguirlo, potrebbe risolvere i problemi di chi è rimasto sfigurato in seguito a un cancro, a un'ustione o a un incidente. Certo, la chirurgia plastica pùo fare molto, ma per arrivare a un risultato accettabile si rischia di dover eseguire diversi interventi senza magari arrivare a un risultato soddisfacente o senza poter più vivere una vita del tutto normale.
La tecnica chiaramente ha del fantascientifico: si sigillano nervi e vasi sanguigni del viso del paziente, si prendono pelle, vasi sanguigni, terminazioni nervose e grasso da un cadavere prima che sopravvenga il rigor mortis, si appoggia il tutto sul viso del paziente e si congiungono vasi sanguigni e nervi. Ovviamente donatore e ricevente devono essere della stessa età e della stessa etnia.
Il rischio di rigetto è altissimo, ben più elevato che in caso di trapianto di fegato o di cuore, per fare un esempio. Il paziente potrebbe essere costretto ad assumere farmaci costosissimi per tutta la vita allo scopo di deprimere il sistema immunitario, che è proprio quello che causa le crisi di rigetto. Ma con un sistema immunitario depresso l'organismo non è protetto e aumenta il rischio di contrarre malattie mortali.
Naturalmente questo intervento avveniristico porta con sé implicazioni etiche: il viso fa parte dell'identità di una persona e ci si chiede se sia lecito assumere i connotati di un altro. Non per niente in molti stati questi trapianti sono vietati.
Indubbiamente chi rimane più o meno sfigurato in seguito a una malattia o a un incidente ne riceve un contraccolpo psicologico, ma dubito che vedersi con la faccia di un altro risolva il problema.
E poi come la mettiamo con le autorizzazioni dei parenti? Mi chiedo chi mai darebbe l'assenso

Baci baci

Ilaria Cole

P
 
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51 replies since 5/3/2004, 03:22   8922 views
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