PERCHE’ RESISTERE ALLA TENTAZIONE? ORMAI SGUARDI VITREI E LABBRA A CANOTTO SONO RELEGATI AL PASSATO. OGGI E’ BOOM PER UN MIX DI TECNICHE DOLCI E VELOCI. A EFFETTO NATURALE.
UN’ ESTETICA POP – di Marina Terragni (da Io Donna, 30 ottobre 2004)
“Guardi, non sarei un’altra?” la signora, commessa di boutique, non si piace più. E’ a metà dei suoi 50, lieve sovrappeso, begli occhi di taglio orientale appesantiti da pelle in eccesso. Li tira verso le tempie: “Così. Dieci anni di meno”. Dice che lo farebbe subito se le avanzasse qualche migliaio di euro. Un regalo per sé. Giù cinque chili e di nuovo i suoi occhi da gatta. E’ solo questione di soldi: ma adesso da molti chirurghi paghi a rate, come la macchina e la lavatrice. Forse c’è anche un po’ di paura. Ma nessun’altra remora: “E perché? E’ una cosa normale”.
Crisi o non crisi, negli ultimi due anni gli interventi estetici in Italia sono cresciuti del 20-25 per cento, danno lavoro a 2500 chirurghi e a 3500 medici “fiancheggiatori”. Va alla grande la blefaroplastica, dai 31 mila interventi del 2002 al 45 mila del 2004. Crescita vertiginosa anche per addominoplastica, quasi un raddoppio in tre anni, liposuzione e mastoplastica.
Una cosa normale. E con ciò fine di ogni dibattito su etica ed estetica, sull’extreme makeover e Dorian Gray. Si fa, molto semplicemente, e si dice. Una cosa pop, sul modello Brasile. Là il decano Ivo Pitanguy una volta la settimana faceva la sua beneficenza operando gratis le ragazze delle favelas.
L’apporto degli uomini è determinante: il 30 per cento degli operati italiani è maschio. Risoluti, definitivi, propensi al taglio netto, fanatici di blefaroplastica, liposuzione del mento e addominoplastica. La “blefaro” va fortissimo soprattutto tra professionisti e manager, anni e anni di stress accumulati intorno allo sguardo: intervistati dalla Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, il 55 per cento dei dirigenti ammette che gli piacerebbe. “E perché no?” dice un manager. “Eì per sembrare più riposato. Sa quanti colleghi l’hanno già fatto? Anche se a qualcuno è rimasto quello sguardo di terrore…”.
Tra le novità al recente convegno americano di chirurgia plastica ed estetica proprio le nuove tecniche rinfresca-viso e occhi: “Si è anche parlato delle protesi per dare volume ai glutei. Ma ci sono ancora notevoli complicanze post-operatorie” racconta Maurizio Vignoli, studio a Bologna e a Milano. “Quanto al viso: si è capito che non è tanto la caduta a invecchiarlo, quando il cambiamento di posizione del grasso. Basta ridistribuirlo, abbinando eventualmente dei peeling, per ottenere un ringiovanimento molto naturale. Lo stesso per gli occhi: prima si toglieva tutto il grasso, con effetti un po’ sbigottito. Oggi si rimodella, riducendo l’eccesso e riempiendo gli infossamenti”.
La gente cerca naturalezza dei risultati, buon prezzo, rapidità di esecuzione e di recupero. Dice Vignoli che negli Usa il fast surgery è la richiesta prioritaria. Un quarto d’ora sul lettino e via in ufficio con borsina del ghiaccio. Ma la velocità non è un buon criterio. Idem i prezzi da discount, che spesso vogliono dire medici scarsi e poche garanzie. Belli col bisturi costa parecchio, anche se i prezzi, in proporzione, sono cresciuti meno di quelli dei pomodori. Ed è soprattutto sul viso, ringiovanimento e affini, che si concentrano ricerche e aspettative. E’ da lì, in genere, che comincia la battaglia anti-ageing.
La signora, 58 anni, si pensa da anni: “Fosse per me” spiega “mi terrei la mia faccia. Ma le mie amiche si sono rifatte. Resto la sola a dimostrare gli anni che abbiamo tutte quante”. Anche il confronto con gli altri va messo nel conto. La signora prende tempo, tra peeling e microiniezioni, nell’attesa di una tecnica miracolosa e mini-invasiva. L’aspettano in molti: il lifting non cresce, fermo sui 13 mila interventi l’anno. Forse un’alternativa possibile è il thermage.
Nicola Sorrentino, presidente della Società italiana di radiofrequenza estetica, parla di risultati straordinari: “Ho fatto delle braccia, l’altro giorno” dice “e non credevo ai miei occhi. Il 30 per cento dell’effetto si vede subito, il resto in sei mesi, durata fino a due anni e mezzo. Il thermage è perfetto sui tessuti rilassati, braccia, interno cosce, addome, viso e collo”. Una signora si ammira la nuova fronte liscia, sopracciglia rialzate, occhi luminosi. Fa un po’ male, però. Serve una pomata anestetica. Un calore da ustione, anche se segni non ne restano. Al massimo un po’ di rossore, tipo eritema. “Nessun segno, né danni profondi. Lo choc termino prodotto con radiofrequenze stimola i fibroplasti a produrre nuovo collagene, con effetto rassodamento”. Un’oretta di intervento, nessun ricovero, niente tagli, subito in pista. Sui tremila euro per zona trattata, 1.500 per la fronte, 4.300 per viso intero e collo.
C’è anche il “filo”, nome tecnico, lifting per le più giovani, preferibilmente under 45. Come regalo per la sua tesi di laurea, la ragazza G., trent’anni, ha chiesto agli amici un contributo “restauro”: quella punta del naso non le è mai piaciuta, e poi quel lieve cedimento delle guance, avendo perso quasi venti chili. Il “filo” lungo le linee mandibolari le ha restituito il suo éclat. “Ci sono certe “fissate” che mi chiedono un lifting a 40 anni” racconta Maurizio Bottari, chirurgo plastico all’ospedale Riguarda di Milano. “Una volta le mandavo a casa. Adesso propongo il filo. Abbinato se serve a un po’ di filler e botulino, dà risultati molto soddisfacenti”. L’aptos, filo seghettato in polipropilene, si fa scorrere previa anestesia locale nei tessuti che chiedono un “rinforzo”. Un’oretta o meno sul lettino, un po’ di cautela post-operatoria, tenuta media cinque anni. “Problemi non ne ho mai visti” dice ancora Bottari. “Il filo si può anche rifare, e non pregiudica lifting futuri”. Costo: duemila euro a zona. Sui quattromila euro per tutto il viso contro gli otto-dieci mila euro del lifting tradizionale.
Ma è la dermatologia estetica il boom nel boom e la “piccola manutenzione”, settore molto femminile. Della signora si sa solo che è già nonna. Pelle tesa, incarnato lucente, nessuna macchia, collo senza grinze. Gli anni non li dice, ma i suoi segreti sì, molto volentieri: esfoliare, nutrire, creme giuste, niente sole, un po’ di filler fisiologico. Una bellezza-salute, come piace alle donne, meno propense ai tagli drastici.
Rita Giacomello, medico estetico bolognese e consulente di importanti Spa termali, le metodiche invasive non le considera nemmeno. Il ministero della Salute ha recentemente approvato l’uso estetico del botulino. Lei no: “Resta una sostanza pericolosa” dice. “Anche se usata bene, può causare problemi, Aritmie, tic permanenti. E poi paralizzare i muscoli non vuol dire ringiovanirli. Piano anche con i filler riempi-rughe: l’acido ialuronico va bene, altre cose no, non si sa cosa siano. La pelle” continua “è un organo, digerisce quello con cui entra in contatto, con conseguenze anche gravi. E come tutti gli organi va curata”.
Collagene, acido ialuronico, alfa-idrossiacidi e soprattutto acido gli colico, “meraviglioso” dice Giacomello: esfolia, rigenera, idrata, stimola il derma. Bene anche le radiofrequenze, ma meno aggressive del thermage. Ma il punto di partenza è sempre il peeling, dolce, moderato o anche profondo in caso di “alligator skin”, ispessita da incuria e abbronzature dissennate.
La tendenza vera, però, è l’intervento multiplo; un mix delle varie tecniche chirurgiche e dermoestetiche per un risultato molto personale, niente a che vedere con i mascheroni in serie. Come un abito su misura. A patto di avere un buon sarto.
Baci baci
Ilaria Cole