CITAZIONE (Elenuccia79 @ 21/9/2006, 01:03)
Alla tua provocazione non rispondo neanche perchè alquanto offensiva,,,non penso possa definirsi donna e ancor più con la D maiuscola...le donne con la D maiuscola sono quelle che lottano, fanno sacrifici, ''portano'' avanti la famiglia e sono disposte anche a dare la vita per amore di un figlio..non so se un uomo con la U maiuscola sarebbe in grado di fare questo..anche perchè non è mai stato messo alla prova visto che ha avuto sempre la vita facile, no?!
Si vede che sei giovane e contagiata dal virus del femminismo.
Dunque, a parte il fatto che ci sono stati e ci sono tanti uomini che per le donne hanno dato* e danno la vita (non altrettanto accade al contrario), ti faccio notare che gli appartenenti al sesso maschile sono anche quelli che svolgono i lavori più pesanti, più nocivi, più usuranti, più pericolosi (devo farti l'elenco?
).
Non per niente essi sono il 92-94% dei morti sul posto di lavoro, in Italia come in tutto l'Occidente (il 73% nel mondo; "piccolo particolare" sul quale i mass media glissano regolarmente...).
Per non parlare di tutti quelli che in passato sono morti di cancro e leucemia, in seguito a decennali esposizioni a sostanze cancerogene, in certe fabbriche di m****; uomini che hanno contribuito moltissimo a produrre quel benessere materiale che, oggi, NESSUNA femminuccia moderna rifiuta...
Non solo: in Italia, pur vivendo mediamente 6 anni di meno, gli uomini sono costretti ad andare in pensione 5 anni più tardi delle donne.
Domanda: a voi "discriminatissime" femminucce italiane, chi paga la pensione...?
Ah, già:
Le donne fanno il doppio lavoro e assistono pure gli anziani, al contrario degli uomini, che una volta tornati a casa se ne sbattono di tutto e di tutti"... giusto?
Ascolta, ma di quali generazioni parliamo?
Forse della tua? Ovvero delle 25/30enni? Oppure delle 40enni?
... stai (state) scherzando, vero?
http://antifeminist.altervista.org/risorse..._ripugnanti.htm___________________________________
* Un esempio fra i tanti: sul Titanic vi erano 2092 adulti di cui 425 donne, pari al 20,3%; di esse scampò al disastro il 74,3% contro il 20,2% degli uomini. Guardando da un altro pianeta si sarebbe tentati di pensare che esistano sulla terra due categorie distinte di umani, di ben diverso valore. Un simile eclatante fatto, sul quale regolarmente si glissa, è il risultato della combinazione di una componente naturale e di un fattore culturale.
Il grido di aiuto femminile (al pari di quello infantile) si colloca in quella frequenza dei 3000 Hz che la voce maschile invece non può produrre e che evoca la risposta istintiva da parte degli uomini, l'ethos cavalleresco occidentale non fa che esaltare l'effetto di questa acquisizione filogenetica.
Due fattori, entrambi fondati sul maggior valore biologico della femmina, e quindi sulla superiore spendibilità dei maschi, che costituiscono una delle ragioni della nascita e dell'illimitata espansione del femminismo.
Di fronte a una donna che affoga o che sia preda delle fiamme
le altre femmine gridano aiuto, aiuto che ci si aspetta
sia prestato dagli uomini. Questi, di fronte alla possibilità di salvarla a costo di di gravi rischi, possono anche titubare, ma alla fine, immancabilmente, si buttano tra le fiamme, si gettano nel lago, perché troppo grande, davvero insopportabile è la
vergogna di ritrarsi di fronte ad un pericolo pur gravissimo ma che ha in palio la vita di una femmina. Indegno è poi, per sentimento di natura e per accentuazione di cultura, l'uomo che si salvi a spese di una donna, fatto che dovrà nascondere come un'onta per tutta la vita.
La tanto disprezzata (dalle femmine occidentali)
Cavalleria maschile è quel grande onore che la cultura occidentale ha costruito, sui fondamenti della predisposizione naturale,
a vantaggio delle donne e che si esprime anche in gesti minuti e quotidiani, ma che opera su scala immensa, invisibile e negletta, in tutti gli ambiti della vita associata. Per essa gli uomini si assumono i rischi per la salute e la vita, quelli penali e quelli civili, essa li costringe all'azione non appena vedano e sentano le donne in difficoltà ed in pericolo, non appena il grido di aiuto giunga loro dalle labbra di quella che, filogeneticamente, è la sola ragione della loro esistenza, la garanzia della sopravvivenza della famiglia, della comunità, della specie.
Un richiamo irresistibile, una voce invincibile li forza a rinunciare a qualcosa di sé, o direttamente alla vita, di fronte al grido di aiuto femminile.
http://antifeminist.altervista.org/analisimedia/n2742007.htmEdited by silverback - 13/6/2007, 22:19