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La mia fanfiction

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bardunfula
icon1  view post Posted on 24/9/2006, 17:22




Ragazze ecco la prima "puntata" della mia fanfiction. Come già ho detto è su Luka e un nuovo personaggio, anche se le vicende coinvolgeranno un po' tutto il personale del pronto soccorso. La vicenda parte dalla decima stagione, dal ritorno dall'Africa di Luka ma non seguirà troppo il filo che abbiamo visto in tv... è giusto una base per i personaggi e lo snodo centrale.


Africa, o dove tutto si ferma.

“Il est un homme de Dieu!! E’ un uomo di Dio!!”.
La voce della donna risuonò nel silenzio spettrale di quello spiazzo. Luka poté sentire la canna della Magnum contro la fronte, o forse era quella di un AK 47; per la verità non era nemmeno sicuro di aver sentito il freddo metallo. Si costrinse a continuare a recitare la propria preghiera, ben sicuro che quella sarebbe stata la sua ultima azione.
“Dal profondo a te grido o Signore; Signore ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera”. Continuò a tenere gli occhi chiusi, mentre il silenzio, rotto dalle sue parole e dal suo respiro quasi strozzato, si faceva via via più intenso….. e pesante. Poi un piccolo rumore, come qualcosa che venisse poggiato sul terreno o sulle sterpaglie dello spiazzo, poi un altro, un altro e un altro ancora. Erano i guerriglieri che, sentendo la sua voce e intuendo la sua preghiera, cominciarono a inginocchiarglisi intorno, levandosi dalle teste i cappelli sudici e deponendo le armi a terra.
“Il est un homme de Dieu!!! Il est un homme de Dieu!!” riprese a ripetere la donna a voce ancora più alta, stringendo il figlio tra le braccia, mentre Luka continuava la sua supplica.
“L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l’aurora, perché presso di Lui è la misericordia”.
Si sentiva vacillare e le forze lo stavano per abbandonare, minato come era dalle febbri malariche che lo avevano tormentato per giorni interi, dalla fatica per la lunghissima e interminabile camminata, e soprattutto dalla terribile paura che quello potesse essere il suo ultimo istante su questa terra.




Chicago: ritorno alla vita.

Erano passate diverse settimane da quel giorno, ma Luka continuava a pensarci. Risentiva la voce della donna, il silenzio assordante di quello spiazzo, la propria voce, i rumori delle ginocchia dei guerriglieri sul terreno e quello delle armi e ogni volta aggiungeva qualcosa a quei ricordi, un’inflessione della voce, un rumore, un odore buono o cattivo. Era felice di essere al sicuro, nel “suo” ospedale, con Gillian che gli faceva da infermiera, gli amici che lo andavano a trovare di continuo e le forze che lentamente tornavano.
“Allora Luka, oggi la dimettiamo… può tornare a casa anche subito” disse il dottor Gordon, che lo aveva seguito nella convalescenza ospedaliera, mentre firmava le varie carte per la dimissione.
“Quando potrò tornare al lavoro?” chiese Luka impaziente.
“Per quanto mi riguarda anche fra una decina di giorni; si metta d’accordo con la dottoressa Weaver, ma per me non ci sono impedimenti”rispose il medico sorridendogli.
“No, io intendo in Africa…. Quando posso tornare là!” disse Luka risoluto. Lo sguardo che il collega gli lanciò fu più eloquente di mille parole.


Edited by bardunfula - 24/9/2006, 19:12
 
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piastrina
view post Posted on 24/9/2006, 18:20




:o: bardunfula, mi è venuta la pelle d'oca. brava come sempre.......
 
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optimista
view post Posted on 24/9/2006, 19:26




bravissima.......stupendo!!!!!!!!!!
 
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bardunfula
view post Posted on 24/9/2006, 19:47




Grazie mille ragazze!!! Ecco la seconda "puntata" (visto che la prima è piaciuta, ho deciso di postare subito la porzione successiva)


Bentornato dottor Kovac!

“Si ses de mutria mala, morigande in sos pensamentos, lestra de su grecu s’ala ispinghet ecos de lamentos, brincas sos trabentos ei bessi dae su ludu. Puru si non as a ottènner bantos proa a dare un’azudu. No iscurtes sas muidas, lassa puru sas peàdas: sa tristessa commo est luida e de realidade aundàda. ”. *

“Io esco, mi prendo una pausa. Se mi cercano, sono qui da Ike!” disse Luka, dopo un trauma particolarmente pesante e coinvolgente: una bambina di sette anni, unica, miracolosa sopravvissuta da un tremendo incidente stradale non voleva saperne di arrendersi e, nonostante avesse la milza spappolata, aveva tenuto duro anche dopo dieci minuti di arresto totale.
Uscì dal Pronto Soccorso e incrociò Kerry che iniziava il turno cimitero proprio in quel momento.
“Mi concedo un break” disse lui quasi giustificandosi. Kerry annuì e gli sorrise velocemente: era la prima volta che si vedevano dal suo ritorno a Chicago e Luka non si aspettava una accoglienza calorosa da parte della collega. Stava per attraversare quando la voce di Kerry risuonò nel silenzio della serata.
“Luka, bentornato” disse lei, quando lui girò il volto e la guardò “Avevamo bisogno di te, davvero” aggiunse aprendo un pochino di più il sorriso. Luka annuì, quasi intimidito dalla improvvisa ed inaspettata premura della collega. Si girò di nuovo verso la strada e si preparò ad attraversare.

“Fintzas a cando sa pena su mundu in sas manos at aere ischidaticche in bona lena: fortzis gia giuches su chi cheres”. *

Entrato da Ike’s, si sedette al bancone, ordinando un caffè extra forte e un sandwich: Bruce, uno dei camerieri, gli portò il caffè e il sandwich e Luka cominciò a mangiare, dopo aver ringraziato il ragazzo con un cenno velocissimo e praticamente impercettibile del capo. Era sabato sera e il locale era quasi pieno, ma lui non vi aveva nemmeno badato. Per non parlare del fatto che quando lui era partito per l’Africa il locale era stato appena costruito e nel frattempo erano state apportate notevoli modifiche, soprattutto per quanto riguardava lo spazio della sala e il bancone. Luka non sentì il pezzo partire, ma ad un certo punto da un pianoforte, che sembrava distantissimo, e di cui lui ignorava l’esistenza, udì provenire una musica. Rimase con il bicchiere di carta del caffè a mezz’aria, impiegando qualche decina di secondi per mettere a fuoco il pezzo...
“Bach!” pensò trionfante, facendo un ulteriore sforzo per capire che brano fosse; contemporaneamente si girò verso la direzione da cui proveniva la musica, ma c’erano alcune persone che coprivano la sua visuale, così riuscì solo a scorgere la schiena dell’esecutore. Per qualche secondo rimase fermo, indeciso se alzarsi e fare qualche passo verso il piano, poi l’improvvisato pianista si alzò e si girò, per tornare al proprio posto e solo allora Luka si accorse che era una donna. Era alta più o meno sul metro e settanta, magra ma in forma ed aveva capelli castani raccolti in una specie di chignon improvvisato con una bacchetta di plastica di quelle che a volte si usano per miscelare i cocktail. Quando la ragazza si avvicinò a lui vide che i suoi occhi erano grigi con striature blu e la pelle leggermente abbronzata. Non sembrava americana, almeno a giudicare dai suoi colori e lui ne fu rapito. Per un attimo, mentre tornava al proprio posto, la deliziosa sconosciuta gli lanciò un’occhiata, veloce ma profonda e Luka per un istante solo temette di cadere lungo disteso. Non era certamente tipo da svenire al passaggio di ogni bellezza, ma quella meravigliosa ragazza lo aveva catturato. Lo scambio di sguardi durò il brevissimo spazio di qualche secondo, poi lei sparì in mezzo alla folla che riempiva il locale e Luka si risedette al proprio posto, fissando il proprio caffè, ancora semi imbambolato.
“Ehi dottore!” gli disse allegramente Bruce agitandogli la mano davanti agli occhi “Colpito ed affondato eh?”. Luka tirò su lo sguardo e sorrise appena. Il cercapersone suonò proprio in quel momento e lui automaticamente si alzò, afferrando il cappotto, e dopo aver lasciato qualche banconota sul bancone schizzò via, facendosi faticosamente largo tra gli avventori.



*Provvedo ovviamente con il tradurvi ciò che onn è italiano: il testo è tratto dalla canzone Pitzinnos in sa gherra dei Tazenda.
"Se sei di cattivo umore, rimestando nei pensieri, e la veloce ala del grecale spinge echi di lamenti lontani, evita i precipizi, esci dal fango. Anche se non otterrai alcun riconoscimenti prova a dare un aiuto. Non ascoltare i fruscii, lascia pure le impronte: la tristezza adesso è redenta e di realtà inondata."
"Fino a quando il dolore avrà il mondo nelle mani svegliati di buona lena: forse hai già quello che vuoi."


Edited by bardunfula - 3/4/2007, 17:56
 
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optimista
view post Posted on 24/9/2006, 20:12




bello......sappi che da ora in poi sn una tua fan.......a quando la prox puntata?Spero nn ci farai aspettare cm quelli della rai!!!!ihihihihhi
 
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ella88
view post Posted on 24/9/2006, 20:58




ma......ma sei un mostro!!!!!
complimentissimi!!!....brava brava brava!!!
 
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bardunfula
view post Posted on 24/9/2006, 21:33




wow, ragazze, grazie.... che dire? grazie davvero :) :)
 
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optimista
view post Posted on 24/9/2006, 21:51




complimenti ttt meritati!!!!!!!!
 
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lauraluka
view post Posted on 24/9/2006, 22:49




complimentissimi vale....super super brava!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
continua cosi!!
 
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bardunfula
view post Posted on 25/9/2006, 09:49




Ecco la terza parte.... enjoy!! ;) (essendo piuttosto lunga, l'ho divisa in due parti...)


Del caso e di altri giochi del destino. (1 parte)

“Unità 29 a Policlinico” gracchiò la radio. “Unità 29 a Policlinico, per cortesia rispondete”. Chuny si precipitò alla radio e rispose.
“Qui Policlinico, parla pure unità 29” disse. Luka e Susan erano di turno quella mattina e Romano gironzolava in cerca di vittime sacrificali: per fortuna sfogava il suo umore, pessimo su Morris come sempre, Pratt e il nutrito gruppetto di tirocinanti, per cui non stava troppo in mezzo ai due assistenti.
“Abbiamo diverse vittime di tamponamento. Alcuni sono piuttosto gravi, quanti possiamo portarvene?” gracchiò di nuovo la radio. Chuny guardò Susan, che rispose prontamente.
“Tre gravi e non più di cinque lievi. Abbiamo un triage che fa spavento oggi e ci voleva anche un convegno di chirurgia a levarci aiuto….”. Chuny comunicò prontamente il messaggio e poi tutti andarono a preparare le sale di Emergenza e le sale visita, le sacche di sangue e plasma, i sovracamici per le emergenze e i kit di emergenza.
Luka e Susan rimasero in accettazione a finire di compilare le rispettive cartelle di dimissione e il medico croato guardò la collega ridendo
“Quando mai Chirurgia è stata di aiuto?” disse ricordando la frase di Susan. Lei rise di gusto.
“Hai ragione, li sopravvaluto sempre… Ma hanno perso Romano, è un punto a loro vantaggio!!” concluse ridendo.
Luka aprì la bocca in un sorriso convinto e con quella battuta nelle orecchie si avvicinò a Zadro che, leggermente in anticipo sull’orario di arrivo, spingeva il primo paziente verso le porte automatiche.
“Maschio, trent’anni, viaggiava senza cintura, ha battuto la testa contro il volante. Polso 92, pressione 130 su 80; gli abbiamo dato 2 mg di morfina per il dolore, lucido, orientato e vigile” recitò il paramedico. Luka annuì e si girò indietro per vedere se qualche borsista era in zona. Pratt, immediatamente dietro di lui fece cenno con la testa che se ne sarebbe occupato.
“Neela, Lester, venite qui” disse Pratt ed assieme ai due ragazzi sparì in Emergenza uno. Nel frattempo anche Susan aveva raggiunto le porte scorrevoli ed uscì assieme a Luka per accogliere il resto dei feriti. Nel giro di pochissimi minuti le altre due ambulanze arrivarono con il loro carico di feriti.
“Femmina, quindici anni, sedile posteriore con cintura: ha riportato una fortissima contusione addominale, con un evidente livido da cintura. Lamenta dolori alle gambe e il livello di coscienza non è stabile. Somministrata salina, bolo da mezzo litro, per una leggera ipotensione, polso 94, è molto agitata. Le ho dato un po’ di morfina per il dolore, ma continua a lamentarsi” disse Pamela Holbes mentre la barella varcava le porte automatiche. Luka annuì e vide con la coda dell’occhio che Susan e Gallant si avviavano verso la barella successiva.
“Andiamo in Emergenza due, svelti. Haleh chiamami Neela, sono certo che Pratt può fare anche solo con Lester” disse alla infermiera che si era avvicinata per dare una mano. La donna annuì e corse velocemente alla ricerca della tirocinante. Morris, che stava uscendo dalla sala suture, e Dio solo sapeva ci stesse facendo, si avvicinò sorridente e di gran carriera a Luka.
“Dottor Kovac, sono pronto a darle una mano….” disse tutto speranzoso. Luka scosse la testa, mentre la barella veniva spinta nella sala Emergenza.
“Oggi sei al triage Morris… Ecco come mi darai una mano” disse Luka, aprendo una delle porte della sala e facendo per entrarvi.
“Il triage? – protestò quello- Ma non mi diverto lì dottore… non posso esprimere la mia creatività!” piagnucolò alla fine il borsista.
“Non è un corso di ceramica Morris- sbottò Luka- e vedi di fare un buon lavoro…. e di sorridere!!! Non sei in un lebbrosario di Calcutta!!” gli urlò Luka mentre il povero borsista si avviava con la coda tra le gambe al suo supplizio.
“Allora, come ti chiami?” chiese Luka entrando finalmente nella sala e cominciando a visitare la ragazzina.
“Hope… dottore ho molto dolore ai fianchi…” rispose lei, guardandosi attorno spaventata e cercando di liberarsi del collare.
“No piccola, devi stare calma. Ora ti visito e vediamo di farti stare meglio ok?” disse Luka deciso, tenendole ferma la testa. Alzò lo sguardo su Haleh, che nel frattempo era tornata con Neela e Severa, e inizio la conta degli esami “Emocromo, elettroliti, prove crociate, rx cranio, colonna e arti inferiori, eco e tac addominale e allertiamo chirur… no aspettiamo un attimo, voglio prima valutarla con calma e poi eventualmente chiamare su. Neela fatti dare l’ecografo e chiama il tecnico dell’rx portatile” disse correggendosi. Subito le infermiere volarono ai loro posti per gli esami, mentre Neela corse a prendere i due strumenti.
“Hope, io mi chiamo Luka, sai dove sono i tuoi genitori?” chiese lui cercando di sorridere e di tranquillizzare la povera ragazzina. Lei fece cenno di no con la testa, almeno quanto il collare le permise. Luka annuì, valutò le pupille e il collo e poi le tolse il collare. Haleh si avvicinò al medico,tirandolo un po’ da parte.
“Dottore, pare che i genitori siano morti entrambi. Non li hanno nemmeno portati qui” sussurrò per non farsi sentire. Luka annuì e poi appena Neela tornò con l’rx portatile e l’ecografo iniziò con gli esami più approfonditi. Dati i negativi a Haleh, perché li portasse in radiologia, Luka prese l’ecografo e chiamò Neela a sé.
“Cosa vedi?” chiese guardandola.
“La milza sembra intatta, non ci sono fluidi né nella tasca di Morrison né nelle docce paracoliche” disse Neela sicura. Luka annuì, confermando le parole di lei “Allora perché è ipotesa? Non c’è emorragia” obiettò la tirocinante.
“Proprio per questo le facciamo fare una tac; l’emorragia può essere minima, dovuta molto probabilmente al trauma da cintura e quindi non risultare dall’ecografia. Hope adesso ti mandiamo a fare una tac, se hai dolore, l’infermiera ti darà un antidolorifico- disse alla ragazza che da un po’ non si lamentava più e sembrava più serena- Haleh se ha dolore altri 6 mg di morfina. Venitemi a cercare quando avete i risultati della tac” disse alla donna, che annuì. Stavano per avviarsi quando il monitor segnalò una leggera caduta della pressione. Luka guardò il monitor e poi prese la cartella della ragazza.
“Aggiungiamo un litro di salina, poi potete andare”. Haleh annuì ed eseguì.
 
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optimista
view post Posted on 25/9/2006, 13:17




brava....bella puntata!!!!chissà che succederà????
 
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bardunfula
view post Posted on 25/9/2006, 13:33




Ed ecco la seconda parte (ovviamente grazie per avermi letto... :) )

Del caso e di altri giochi del destino. (seconda parte)


Uscite Haleh e Neela con la ragazza, Luka si diresse verso la zona del triage: voleva vedere cosa stesse combinando Morris e dato che sarebbe passato un po’ di tempo fino al ritorno di Hope, decise di sfoltire il tabellone. Arrivato al banco accettazione posò la cartella di Hope, finendo di aggiungere le ultimissime note, poi chiese di Morris.
“Ehi, dottor occhibelli- lo apostrofò Romano- controlla i tuoi marmocchi. Pel di carota è da almeno tre quarti d’ora in bagno e a meno che non abbia bevuto la vostra sbobba non ha affatto motivi plausibili per chiudersi lì dentro”. Luka sospirò e si avviò al bagno a recuperare Morris; stava per entrarvi quando vide arrivare Haleh e un portantino che spingevano il lettino di Hope e Neela sul lettino che praticava il massaggio alla ragazza.
“Che succede? Ma non doveva fare la tac?” chiese Luka. Neela scosse la testa.
“Non ci è nemmeno arrivata sul lettino della tac- rispose Haleh- crollo della pressione in ascensore…”. Luka sgranò gli occhi e immediatamente si trascinò il lettino nella sala Emergenza più vicina.
“Venti di etomidate, cento di sucs e tubo da sette!- ordinò Luka- Deve avere una emorragia da qualche parte. Neela recuperami l’ecografo al volo, o rischiamo di lavorare alla cieca. Ha detto qualcosa di prima di svenire?” chiese Luka. Haleh lo guardò, mentre andava a sostituire Neela al massaggio cardiaco.
“Ha riferito di nuovo dolori, ma stavolta solo alla gamba sinistra” disse. Luka attaccò l’ambu e lo diede a Malik che era corso a dare una mano e si spostò lungo il lettino della ragazza, prendendo ad esaminare la gamba della ragazza, in tutta la sua lunghezza.
“Dottore non è meglio una lastra?” chiese Malik.
“Vedi un apparecchio portatile? Devo solo vedere se c’è frattura…. Oh, Dio, eccola…” disse Luka impallidendo; risalì fino al bacino della ragazza e scoprì la testa del femore fuori dalla sede. Pochi istanti dopo Neela tornò con una lastra, oltre che con l’ecografo.
“Dottore, frattura del femore…. Se l’erano dimenticata in mezzo a quelle venute male” disse la tirocinante porgendola a Luka. Lui la afferrò e la lesse velocemente.
“Dannazione… Neela chiama chirurgia, ci serve un chirurgo, il più presto possibile, e dì loro di preparare una sala, poi chiama la banca del sangue e fatti dare almeno sei unità. Haleh prepara le piastre, vado io con il massaggio…” quasi urlò mentre iniziava il massaggio.
“Defibrillatore pronto dottore” avvisò l’infermiera. Luka prese le piastre e attese che la macchina fosse pronta per la prima scarica.
“Carica a cento….” Disse. Appena Haleh gli diede il via, posò le piastre sul torace di Hope e diede la prima scarica. Neela che aveva finito con chirurgia, tornò al proprio posto, pronta a riprendere il massaggio cardiaco.
“Libera” disse Luka. Malik scosse la testa.
“Niente dottore, ancora fibrillazione…”
“Dannazione, Haleh carica a centosessanta…. Libera” disse ancora il medico croato. La voce gli si stava strozzando in gola e lui doveva faticare per mantenere il controllo: si diede dello stupido mille volte per aver sottovalutato l’ipotensione e i dolori della ragazzina, ma ormai non c’erano se né ma che potessero tenere. Aveva contato almeno sei scosse, ma il corpo di Hope sembrava stesse arrendendosi, e lui seguiva a ruota, quando improvvisamente:
“Dottore, ritmo sinusale… l’abbiamo ripresa” annunciò Haleh con un sospiro che era tutto un programma.
“Cos’abbiamo?” intervenne una voce estranea. Luka non alzò nemmeno lo sguardo, impegnato come era nel controllare il polso di Hope.
“Alla buon’ora signori!” disse guardando il nuovo arrivato e restando completamente basito: la pianista improvvisata di qualche giorno prima gli stava di fronte, stupenda nei suoi scrubs blu, ancora una volta con un piccolo chignon, i ciuffi ai lati del viso e lo sguardo accigliato.

“Gira il nemico insidioso Amore la rocca del mio core. Su presto ch’egli è qui poco lontano, armi alla mano. Nol lasciamo accostar, ch’egli non saglia sulla fiacca muraglia, ma facciamo fuor una sortita bella!”


Il brano questa volta (e non solo) è preso dall'Ottavo Libro dei Madrigali di Claudio Monteverdi- Madrigali guerrieri et amorosi, ed esattamente: "Gira 'l nemico."


Edited by bardunfula - 3/4/2007, 18:03
 
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bardunfula
view post Posted on 25/9/2006, 23:56




E andiamo avanti... quarta e quinta "puntata" :)


Se il buongiorno si vede dal mattino……

“Si può sapere cosa diavolo sta succedendo!” sbottò la sconosciuta. Luka era troppo basito per rispondere, Haleh e Malik non avevano l’autorità per rispondere, tantomeno Neela, che nemmeno si azzardava ad aprir bocca. “Allora a chi devo chiedere per avere un minimo di ragguaglio!” disse lei di nuovo, non dando alcun segno di aver riconosciuto Luka.
“Femmina quindici anni, sopravvissuta ad un tamponamento piuttosto serio.- iniziò Luka- Al suo arrivo presentava forte contusione da cintura e dolori diffusi alle gambe. Abbiamo somministrato un bolo di salina per una leggera ipotensione; ho ordinato emocromo, elettroliti, prove crociate, rx cranio, colonna e arti inferiori, eco e tac addominale. L’eco non ha evidenziato nulla e le lastre…..” Luka si interruppe per qualche istante aumentando la collera della collega
“Le lastre hanno evidenziato una frattura del femore, con fuoriuscita della testa dell’osso dalla sua sede e frattura del bacino, vero dottore?” riprese la bella sconosciuta. Luka non disse nulla, ma abbassò il capo per un istante.
“Mi chiedo come diavolo si faccia a non vedere una cosa del genere in una lastra!” sbottò lei di nuovo.
“Dottoressa, la lastra hanno dimenticato di darcela in radiologia” intervenne Neela. Il chirurgo la guardò e la fulminò. Senza aggiungere nient’altro si avvicinò alla paziente, ne esaminò la cartella e poi guardò Malik.
“Per favore telo sterile, vediamo almeno di ridurre i margini di questa frattura. Se è stabile, dottore io la porterei finalmente a fare la Tac e poi in Chirurgia, dove cercheremo di porre rimedio a questo pasticcio. La piccola ha familiari?” chiese lei guardando Luka.
“I suoi genitori sono morti nell’incidente. Stiamo cercando di rintracciare il resto della famiglia” rispose Luka.
“Ecco, sarà meglio…..” rispose lei, mentre assieme a Malik cercava di sistemare il bacino della ragazza. Una volta sistemato il telo, senza nemmeno aspettare Luka, tolse i freni al lettino e si avviò verso l’uscita.
“Lei è il dottor Kovac vero?” chiese la donna proprio un attimo prima di andare via. Luka annuì e si fece avanti per stringerle la mano e sapere finalmente il suo nome.
“Qui non siamo in Africa, dottor Kovac: un po’ più di collaborazione fra i reparti non guasterebbe. Se non altro per rispetto al paziente. Io comunque sono Camilla Canelles; al prossimo trauma immagino” aggiunse lei sorridendo, stringendo la mano a Luka e guardandolo dritto negli occhi.


Di bene in meglio.

“Allora dottorino occhibelli, sei tornato dall’Africa vedo!! Ti sei portato dietro qualche sciamano per curare tutte le zoppie e le storture di questo nostro mondo? O diavolo ho detto zoppie e storture in un ospedale in cui lavora Kerry Weaver…” disse ridendo Romano. Luka lo guardò ed alzò gli occhi al cielo: non gli erano certo mancate le battute sarcastiche di Missile Romano.
“E so che hai conosciuto la mia protetta” disse con sussiego. Luka a quella bugia non potè proprio stare zitto.
“Quella che ti ha sostituito vorrai dire… e per quanto ne so io lo fa anche molto bene… ma certo non ci vuole molto” disse sarcastico. Missile avvampò, afferrò un nutrito numero di cartelle e le buttò praticamente addosso a Luka.
“Sono sicuro che in mezzo a queste c’è qualche caso adatto a te: ascessi, cisti, infezioni non meglio localizzate e chi più ne ha più ne metta!!” rise Romano. Luka afferrò le cartelle senza fiatare e si diresse dai suoi pazienti.
Pochissimi istanti dopo Camilla scese da Chirurgia in Pronto Soccorso e si avviò al banco accettazione. Jerry le sorrise e le fece posto accanto a sé
“Come mai ai piani bassi?” le chiese ridendo.
“Sembra incredibile, ma sono di guardia qui” rise lei “E poi ho pensato che dopo che completerò il mio primo anno in Chirurgia farò tirocinio qui; le abilitazioni non sono mai troppe e servono, quasi tutte” aggiunse lei facendo l’occhiolino a Jerry.
“Mmmmm, di solito voi chirurghi non volete mai stare qui!” obiettò
“Vero, infatti il mio programma è conoscere meglio il nemico, per poterne avere meno paura!”disse lei ridendo e dando una pacca sulla spalla di Jerry. Camilla si allontanò da lì e si diresse verso il salottino per un caffè. Quando ritornò incrociò Luka e di nuovo una lunga, lunghissima occhiata fra i due. Luka si accorse di non capire davvero che cosa quegli occhi comunicassero: freddezza? No non era fredda, lo aveva visto in sala Emergenza una settimana prima quanto si era scaldata. Arroganza? Forse un pochino, ma Luka ammetteva di essersi sbagliato moltissimo sul caso di Hope e che forse aveva preso sottogamba una situazione che, pur stabile, si era resa critica velocemente. Ovvio che un chirurgo con un minimo di sale in zucca e di orgoglio professionale non gliela facesse passare liscia. E poi che altro c’era in quegli occhi? Passione? Sincerità? Orgoglio? Per la prima volta Luka si rese conto di essere disarmato nei confronti di una donna, di non sapere letteralmente che fare e questo non solo non gli dava noia, ma lo spingeva a cercare di saperne di più su lei, a volerla conoscere, a volere entrare nella sua vita. Poi la lunga occhiata finì, Camilla passò oltre e Luka si rese conto di avere un paziente cui badare… bè, per la verità i pazienti erano dodici, quattro se li era presi lui, otto glieli aveva gentilmente dati in eredità Romano.
“Maschio quarant’anni, ha iniziato a vomitare sangue ad un convegno di uomini d’affari, pressione 120 su 78, polso 94. E’ un po’ agitato, dice di essere in cura per un’ulcera presso il Mercy; stamattina però i dolori sono aumentati, ha vomitato ed eccoci qui” disse Morales spingendo la propria barella oltre le porte automatiche. Luka gli si fece incontro.
“Buongiorno sono il dottor Kovac, come si chiama signore?” chiese gentilmente.
“Richard Anderson. Vi prego, avvisate mia moglie……” chiese l’uomo preoccupato.
“Al mio tre, gentilmente…1, 2… 3. Signor Anderson ora valuteremo le sue condizioni, nel frattempo chiamiamo sua moglie. Cerchi di stare calmo e mi dica come è andata” disse Luka iniziando ad auscultare e visitare il paziente.
“Stamattina mi sono svegliato presto, per questo convegno; sono due giorni che mangio porcherie e non sano e in modo regolare come invece dovrei fare. Stanotte non ho quasi chiuso occhio per i dolori, ma mi sono detto: tanto oggi finisce questo stramaledetto convegno, quindi posso resistere ancora diciotto ore no?” disse lui cercando conforto.
“Vedesse in che condizioni sono io dopo un doppio turno!!” disse Morris che nel frattempo era entrato.
“Zitto Morris!- ordinò Luka- Signor Anderson le ho ordinato analisi del sangue, una rx del torace ma temo servirà anche una gastroscopia; dobbiamo vedere l’origine del suo sanguinamento e quanto sia serio”
“Ma ora non sanguino più!” protestò Richard “Senta dottore, una gastroscopia non è come fare un pranzo delizioso, solo l’idea mi fa stare male. Non si potrebbe fare in altro modo?”
“No, mi dispiace.- disse Luka- Questo è l’unico modo per renderci conto delle sue condizioni…”. Il paziente sospirò e poi si sistemò meglio sulla barella.
“Dato che devo stare qui a lungo, almeno mi metto comodo” disse sorridendo. Morris sorrise e appena arrivò l’apparecchiatura per la gastro, guardò Luka
“Dottore, mi permette? Vorrei farla io” chiese, o piuttosto implorò. Luka annuì e il signor Anderson si irrigidì leggermente.
“Non si preoccupi, signore, ho una mano di velluto, per tutti i tipi di esplorazioni!” disse Morris orgoglioso, gonfiando il petto.
“Ah, buono a sapersi…” disse sospirando il paziente, impallidendo un pochino. Luka guardò il borsista e gli si avvicinò.
“Ti sembra il caso? A volte mi chiedo se il tuo cervello sia a corrente alternata!!” ruggì a voce bassa. Morris ebbe almeno il buon gusto di abbassare lo sguardo. Poi prese il camice protettivo, fece sistemare a Chuny il monitor e prese la sonda, attendendo che al paziente fosse somministrato il calmante.
“Che abbiamo?” chiese Camilla entrando in sala “Posso rendermi utile?”. Luka la guardò scettico, mentre Morris aveva già deciso di essere suo schiavo ed ovviamente di partire con lei ovunque lei avesse comandato, chiesto o sognato.
“E’ una semplice ulcera, dottoressa; dubito che la troverebbe interessante” rispose Luka asciutto e un po’ sulla difensiva. Camilla non si lasciò minimamente smontare
“Mmmmm, marchiamo il territorio vedo… Come vuole dottor Kovac” disse lei asciutta e allontanandosi di qualche passo, stando tuttavia di fronte a Luka e guardandolo dritto negli occhi. Morris che era più attento alla figura di Camilla, che alla bocca del paziente non si accorse che la sonda si era avvicinata alla bocca del paziente e che questo stava avendo conati di vomito.
“Dottor Morris il suo paziente!” gli disse lei, proprio mentre Richard cominciò a vomitare sangue nero. Morris mollò letteralmente la sonda, lasciandola cadere in terra e si allontanò dal paziente. Luka intervenì prontamente, togliendo dalla bocca di Richard il boccaglio e lasciando che Chuny mettesse sotto la bocca del pover’uomo un catino. Camilla si era già attaccata al telefono, ordinando una sala operatoria e almeno quattro sacche di sangue.
“Ora credo sia un paziente chirurgico…” disse, mentre Malik portava la lastra di Richard. Luka la guardò e fece una smorfia.
“Dannazione, ha una perforazione gastrica! In sala operatoria, presto!” disse togliendo i freni al lettino. Camilla andò dall’altra parte del lettino e per quanto le spiaceva fare un appunto ad un collega doveva proprio chiederglielo.
“Dottor Kovac, ha riserve di qualche tipo a guardare le lastre dei suoi pazienti?”. Luka non rispose, si limitò a guardarla negli occhi, poi lei si allontanò. Di nuovo quello sguardo indecifrabile, profondo, che gli provocava le vertigini.

“Non è più tempo ohimé, ch'egli ad un tratto del cor padron s'è fatto! A gambe, a salvo chi si può salvare, all'andare, all'andare.”*

* Claudio Monteverdi- Madrigali guerrieri et amorosi- Non è più tempo.



Edited by bardunfula - 3/4/2007, 18:04
 
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lauraluka
view post Posted on 26/9/2006, 21:39




continua cosi vale!!!!!!!!!!!!!
 
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optimista
view post Posted on 26/9/2006, 22:12




stupendo.....sei strabrava anche i termini e le situazioni sn perfette ma studi medicina????
 
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100 replies since 24/9/2006, 17:22   2340 views
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