ARTICOLO 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
RESISTERE
Germania, 1943, Hitler perde la guerra e lascia morire uomini sul fronte orientale.
Dopo Stalingrado la sconfitta è certa ma i suoi professano ancora la definitiva e totale vittoria.
I giovani, per intuibili (e non condivisibili) paure, accettano, passivi, la politica di Hitler.
Eppure la rosa bianca trova la forza per sbocciare: Sophie, Hans, Cristoph, Willi, Alexander, poco più che ventenni, decidono di contrastare il terzo Reich impugnando penne e pennelli. Lo offendono sui suoi palazzi, lo denunciano sulla sua carta.
Italia, 2007, che cosa facciamo noi??
Potrete sostenere che non viviamo una dittatura, la nostra è una democrazia!
Potrete dire che siamo liberi di diffondere le nostre idee con ogni mezzo, noi ci chiamiamo infatti “articolo 21”!
Potrete volerci ricordare che i nostri rappresentanti sono eletti in modo democratico, infatti la sinistra (nome derivato soltanto dall’ala che occupa in parlamento) ha adesso la maggioranza di governo!
Potrete chiamare toghe rosse i magistrati che vi condannano, non stanno dalla vostra parte!
Ci chiederemo allora se dittatura sia soltanto dominio fisico e materiale o se anche il controllo dell’informazione, dell’opinione, della coscienza civile, della mente e quindi anche della scelta possa portare lo stesso nome. Ma non scherziamo!!! Guardiamo la libertà di stampa: nella Germania hitleriana c’era un solo giornale, mentre adesso, che di giornali ce ne sono molti, è un pazzo chi sostiene esista Qualcuno che censuri il blasfemo comunista che tralascia la satira sul corpo per “parlare” di argomenti un po’ più scottanti!
E sulle elezioni? Sappiamo che è stato il solito comunista a notare che le schede bianche sono state vertiginosamente e improvvisamente decimate.
E già sappiamo che la rossa magistratura contro certi imputati che lavorano in parlamento mira all’eliminazione dell’avversario politico sostenendosi anche con surreali prove denuncianti addirittura rapporti con la mafia.
Ma è per forza comunista chi la pensa in modo diverso dal leader del partito più votato in Italia?
È per forza comunista chi lotta per salvaguardare la dignità dell’uomo?
La rosa bianca era forse comunista??
O comunista è il nome dato al nemico comune, al capro espiatorio su cui riversare i mali del paese, calunniatore dei buoni che svolgono il loro lavoro in modo onesto?
Allora questo giornale è per la nostra generazione, formata da un’infinità di giovani che ora più che mai prendono per scherzo la politica e l’attualità e le piace essere rappresentata da buffoni. Tanto è tutto uno scherzo! è un gioco da grandi!
..eppure nel 1943 i membri della rosa bianca non sono stati uccisi per scherzo, hanno pagato con la vita il loro bisogno di essere uomini.
Ma a noi, generazione troppo giovane per ricordare il muro di Berlino e troppo vecchia per la rivoluzione, questo bisogno non serve. È troppo faticoso! Il nostro mondo è un altro, fatto di apparenze, di allegria e di giullari dietro ai quali si nascondono solitudine, sfruttamento, arrivismo.
Questo mondo, che in fondo ci piace, non ci permette di pensare troppo a Sophie, ai delitti di mafia, alla corruzione, alle guerre. Queste sono cose mentalmente e materialmente lontane da noi.
E’ solo questo la nostra generazione? Se sì dobbiamo cambiare. Se no facciamoci sentire.
TUTTI
Chiamateci pure utopici, surrealisti, sognatori delusi o come vi pare, magari considerateci superuomini, derideteci…
Nonostante tutto abbiamo un pensiero che da un po’ popola le nostre menti.
E’ un messaggio rivolto a tutte le persone in quanto esseri pensanti, emotivamente e irrazionalmente spinti da sentimenti individualmente differenti.
Abbiamo in mente, dicevamo, un nuovo modo di agire: un modo collettivo, senza bandiera e senza confini, che riguardi tutti e tutto. Un movimento che ha come principio fondamentale il voler riportare alla luce quelli che sono i valori dell’uomo come l’uguaglianza, il rispetto, la legalità e la libertà. Siamo sicuri che questi concetti affascinanti e offuscati siano condivisi da tutti gli uomini, qualunque sia la loro nazione, il colore della loro pelle o della loro amata bandiera. Se ci sbagliamo vogliamo che il 50 per cento più uno di tutti noi, poiché viviamo in questa simpatica e casereccia democrazia, ci dica di non condividere quei valori, a quel punto avremmo sbagliato e dedicheremo più energie all’altra parte: la minoranza. Se, invece, non ci sbagliamo qualcuno potrebbe chiedersi perché, se tutti la pensiamo così, anche oggi questi principi sono stati messi in un angolo e ricoperti da metri e metri di polvere e da altri valori, quelli dell’oligarchia dei petroliferi burattini del denaro, del potere e del successo? Aggirando l’ostacolo si potrebbe rispondere perché a noi uomini essere inculati da gente più potente ci piace. Ripetiamo: se è così allora il 50 per cento più uno venga a dirci che alla maggioranza va bene che 366 persone detengano il 40 per cento delle ricchezze del mondo; questo 50 per cento più uno deve inoltre affermare che è tutto regolare se il leader di una forza politica come FI (nonché Presidente del Consiglio fino a meno di un anno fa) sia indagato per mafia e sia stato prescritto per la strage di Capaci( si, quella del tritolo sull’autostrada che fece scoppiare la macchina del giudice Falcone e della sua scorta). Esigo che questa maggioranza mi dica anche di essere contenta che al governo delle nazioni del mondo “sviluppato” ci siano persone guerrafondaie che permettono la morte di un bambino un po’ meno occidentale ogni sette secondi; se succederà tutto questo sarà il momento di pensare se il nostro essere uomo non sia stato pesantemente plagiato o anestetizzato. Ma fino ad allora noi abbiamo il bisogno intimo di denunciare i fatti più scottanti e compromettenti tenuti spesso nascosti; abbiamo bisogno di scambiare opinioni, di credere che tutti uniti, mossi dalla volontà di creare un mondo non a portata del singolo uomo, ma a portata degli uomini tutti, possiamo rendere questo stesso mondo pulito, felice e giovane.
E il nostro pensiero, il nostro bisogno non deriva da una fede politica, neanche da una frenetica malattia, pensiamo. Deriva soltanto dal nostro essere uomini, dai valori innati che portiamo dentro.
Siamo fermamente convinti che ciò di cui c’è bisogno adesso è la distruzione, quella collettiva mossa da convinzioni comuni verso lo stato di cose così come sono adesso.
Una volta compiuto questo passo sarà il momento di ricostruire secondo i valori primordiali tenendo conto dell’esperienza e della storia. Ma tutto ciò è ancora lontano. La strada da percorrere, d’altra parte, non ci spaventa.
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