La notte s'apre sull'orlo dell'abisso. Le porte dell'inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all'umanità: ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono matto
Secondo lo scrittore di racconti fantastici Howard Phillips Lovecraft, il Necronomicon (il cui titolo originale in arabo è Al Azif) è un testo di magia nera redatto da uno stregone arabo di nome Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell'VIII secolo d.C. e morto a Damasco in circostanze misteriose (si dice fatto a pezzi in pieno giorno da un essere invisibile).
In realtà il Necronomicon è uno pseudobiblium, cioè un libro mai scritto ma citato come vero in libri realmente esistenti. Il Necronomicon, infatti, è un espediente letterario creato da Lovecraft per dare verosimiglianza ai propri racconti, che diventò gradualmente un gioco intellettuale quando anche altri scrittori cominciarono a citarlo nei loro racconti di genere horror o fantascientifico. Lo stesso Lovecraft fu quasi costretto a un certo punto, a confessare che il Necronomicon era una sua invenzione quando si accorse che troppi suoi fans lo avevano preso sul serio, e anche oggi non mancano persone che credono alla reale esistenza del Necronomicon.
C'è incertezza su quale possa essere stata la fonte ispiratrice di Lovecraft per la creazione del Necronomicon. Secondo De Turris e Fusco sarebbe stata la Chiave di Salomone, un celebre grimorio che l'autore di Providence avrebbe conosciuto attraverso Cerimonial Magic, un libro di A. E. Waite del 1898, mentre secondo lo studioso americano Roger Bryant il Necronomicon sarebbe un adattamento del Picatrix, un testo arabo di magia del XII secolo. Per Domenico Cammarota, invece, il Picatrix non può essere la fonte del Necronomicon perché non è un testo di magia, ma di alchimia e di erboristeria. Lovecraft, però, si sarebbe ispirato al suo autore, l'alchimista iracheno ‘Abd al-Latīf, per creare la figura di Abdul Alhazred.
Il libro cominciò ad uscire dalla finzione letteraria per entrare nel mondo reale nel 1941, quando un antiquario di New York, Philip Duchesne, mise nel proprio catalogo un riferimento al Necronomicon, di cui forniva la descrizione e fissava il prezzo a 900 dollari. Nel 1953 il giornalista Arthur Scott, in un articolo sul mensile americano Sir!, sostiene che il Necronomicon è scritto su fogli di pelle umana prelevata da persone uccise con fatture stregonesche.
Da quel momento si moltiplicano i riferimenti al Necronomicon sui bollettini dei bibliofili e perfino nel catalogo della Biblioteca Centrale dell'Università della California. Alla fine degli anni '60 Lyon Sprague De Camp durante un viaggio in Oriente acquista uno strano manoscritto proveniente da un villaggio del nord dell'Iraq e al ritorno lo fa esaminare da alcuni esperti americani che però lo avvertono che il testo è una sequenza di segni priva di significato, che cerca di assomigliare al persiano e che risale al XIX secolo: un imbroglio, insomma. Sprague De Camp decide comunque di pubblicarlo in facsimile, raccontando la vicenda e facendolo passare per il Necronomicon, aggiungendo particolari inquietanti per rendere il tutto verosimile.
Negli anni '70 Colin Wilson sostiene che Lovecraft mentiva quando affermava che il Necronomicon non esiste, per coprire le responsabilità del padre, affiliato alla massoneria egiziana fondata da Cagliostro e possessore di una copia del Necronomicon (probabilmente, nella traduzione inglese effettuata da John Dee).
1 Storia e cronologia del Necronomicon.
nella visione di altriIl titolo originale dell'opera è Al Azif: ?Azif? è l'allocuzione usata dagli arabi per indicare gli strani suoni notturni (dovuti agli insetti) che si supponevano essere l'ululato dei dèmoni.
L'autore è Abdul Alhazred, un poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen, che si dice sia vissuto nel periodo dei Califfi Ommaiadi, nell'ottavo secolo dopo Cristo. Fece molti misteriosi pellegrinaggi tra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis, e trascorse dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell'Arabia meridionale il Raba El Khaliyeh, o ?Spazio vuoto? degli arabi antichi, e Dahna, o ?Deserto Cremisi? dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi. Di questo deserto coloro che pretendono di averlo attraversato, narrano molte strane ed incredibili meraviglie.
Nei suoi ultimi anni Alhazred abitò in Damasco, dove venne scritto Al Azif, e del suo trapasso o scomparsa (nel 738 d.C.) si raccontano molti particolari terribili e contraddittori. Riferisce Ibn Khallikan (un biografo del dodicesimo secolo), che venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte un gran numero di testimoni gelati dal terrore.
Anche la sua follia è oggetto di molti racconti. Egli affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città dalle Mille Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominabile villaggio desertico le straordinarie cronache ed i segreti di una razza più antica dell'umanità. Non seguiva la religione musulmana ma adorava delle Entità sconosciute che si chiamavano Yog e Cthulhu.
Intorno all'anno 950, l'Al Azif, che era stato diffuso largamente, anche se in segreto, tra i filosofi dell'epoca, venne clandestinamente tradotto in greco dall'erudito bizantino Teodoro Fileta, col titolo di Necronomicon, cioè, letteralmente: ?Libro delle leggi che governano i morti?.
Per un secolo favorì innominabili esperienze, finché non venne soppresso e bruciato intorno al 1050 dal vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli. Dopo di ciò il suo nome fu solo furtivamente sussurrato ma, nel tardo Medioevo (1228), il danese Olaus Wormius ne fece una traduzione latina, basata sulla versione greca di Fileta, che vide la stampa due volte: una alla fine del quindicesimo secolo, in caratteri gotici (evidentemente in Germania); poi nel diciassettesimo (probabilmente in Spagna).
Entrambe le edizioni sono prive di qualsiasi segno di identificazione, e possono essere localizzate nel tempo e nello spazio solo in base a considerazioni riguardanti il tipo di stampa.
L'opera, sia in latino che in greco, venne posta all'indice nell' Index Expurgatorius sin dal 1232 da papa Gregorio IX, cui era stata mostrata l'edizione di Wormius. A quell'epoca l'originale arabo era già andato perduto, come mostra la prefazione alla prima versione latina (vi è tuttavia un vago indizio secondo cui una copia segreta sarebbe apparsa a San Francisco in questo secolo, e sarebbe andata distrutta nel famoso incendio del 1906).
Nessuna notizia si ebbe più della versione greca - che fu stampata in Italia fra il 1560 e il 1570 - fino al resoconto del rogo cui fu condannato nel 1692 un cittadino di Salem con la sua biblioteca. Una traduzione in inglese fatta dal dottor John Dee intorno al 1580, non venne mai stampata, ed esiste solo in alcuni frammenti ricavati dal manoscritto originale.
Delle versioni latine attualmente esistenti, una (del quindicesimo secolo) è custodita nel British Museum, mentre un'altra (del diciassettesimo secolo) si trova nella Bibliothèque Nationale a Parigi. Altre edizioni del diciassettesimo secolo sono nella Widener Library ad Harvard, nella biblioteca della Miskatonic University ad Arkham e presso l'università di Buenos Aires. Comunque esistono certamente numerose altre copie presso dei privati ed in proposito circola con insistenza la voce che un esemplare del testo in caratteri gotici del quindicesimo secolo faccia parte della collezione privata di un celebre miliardario americano.
Sembra che anche presso la famiglia Pickman di Boston sia presente una copia del testo greco stampato in Italia nel sedicesimo secolo: se è vero, questa è comunque certamente svanita insieme col pittore R. U. Pickman di cui si sono perse le tracce dal 1926.
Il libro è posto all'indice da tutte le religioni del mondo. La sua lettura determina conseguenze terribili. Si dice che sia appunto da vaghe notizie su quest'opera (della cui esistenza una ben piccola parte della gente è al corrente), che lo scrittore R. W. Chambers abbia tratto spunto per il suo celebre romanzo The King in Yellow, il cui filo conduttore dell'opera è un libro iniziatico la cui lettura provoca follia.
Prendete un poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen, che si chiama Abdul Alhazred, dategli in mano una penna dopo che ha fatto i suoi rituali magici, e in contatto con spiriti ed entità disincarnate scriverà un libro sacro per la magia, che intitolerà Al Azif.
In arabo quell’allocuzione sta ad indicare lo strano suono notturno degli insetti, o l’ululato dei démoni.
Abdul Alhazred, scompare in maniera terribile nel 738 d.C, del suo volume se ne fanno copie segrete ad uso e consumo di sapienti maghi e studiosi dell’occulto.
Nel 950 è tradotto in greco da Teodoro Fileta, con il nome di Necronomicon, in altre parole: “Il libro delle leggi che governano i morti”.
È consultato da molti addetti al settore, ma in maniera segreta, finché il vescovo Michele, patriarca di Costantinopoli, nel 1050 lo mette all’indice sopprimendolo e bruciandolo.
Molti penseranno che dopo la messa all’indice, del Necronomicon se ne siano perse le tracce, ma non stanno così le cose; Olaf Wormius fece una traduzione da quella latina, di Fileta, che vide due stampe una in Germania, nel quindicesimo secolo in caratteri gotici, e una nel diciassettesimo probabilmente in Spagna.
Nuovamente messo all’indice, stavolta nella doppia edizione sia greca sia latina, da Papa Gregorio IX nel 1232, abbiamo notizia certa che ormai dell’originale in arabo non ci sono più tracce.
In Italia la sua comparsa certa è tra il 1560–1570, mentre la traduzione in inglese di John Dee non fu mai pubblicata.
Tutto questo sarebbe un resoconto quasi credibile della genesi del Necronomicon, se non ci si mettesse H.P. Lovecraft a complicare le cose.
Stando a quello che dice lui, un tale libro non esisterebbe, anzi sarebbe frutto della sua fantasia, e sarebbe interessante avere delle notizie più precise, ma lasciamo che lo dica Lovecraft stesso, in una lettera inviata al suo corrispondente Willis Conover, che gli aveva posto una serie di domande sulla sua biblioteca e sulla effettiva consistenza dei testi attribuiti a maghi e stregoni.
A proposito dei miei libri
(a Willis Conover, 28 luglio 1936)
La mia biblioteca contiene un discreto numero di romanzi e racconti del Soprannaturale, che ho catalogato e sono sempre lieto di dare in prestito agli appassionati degni di fiducia che non riescono a trovare queste pubblicazioni da nessun'altra parte. Sono alquanto scarso, invece, quanto a folklore e a libri sulle Scienze Occulte. Posseggo, tuttavia, l'Encyclopaedia of Occultism di Lewis Spence.
Per quel che riguarda i libri spaventosi e proibiti che cito talvolta nei miei racconti, sono costretto ad ammettere che la maggior parte di essi è puramente inventata. Non è mai esistito un Necronomicon d’Abdul Alhazred, perché sono stato proprio io ad inventare questi nomi.
A questo punto le cose sono veramente dense di mistero, un libro dato per certo che ora non lo è più, non solo, ma sbuca fuori l’autore, che tutti conosciamo come uno fra i più grandi scrittori del mistero.
Che davvero Lovecraft, Dee e compagni si siano messi d’accordo per tirare un brutto scherzo a tutti?
Come se non bastasse, per rincarare la dose lo stesso Lovecraft per rendere vera l’autorevolezza dei fatti, afferma che Olaf Wormius, non è morto bruciato sul rogo.
Si mormora anche che la vera versione del Necronomicon esista davvero e per riconoscerla basta guardare la fattezza del libro, se è di pelle umana allora non ci sono dubbi è proprio l’originale.
Il dubbio ancora resta, se sia esistito, se le copie che ci sono in giro siano un bluff, o realtà.
Molti hanno provato ad usare le sue formule, pochi sono riusciti a superare le prove alle quali sono stati sottoposti.
C’è chi come Paracelso sostiene che basta la convinzione psicologica per fare accadere le cose, c’è chi dice invece che bisogna usare adeguate formule.
Resta il fatto che siamo tutti sicuri che il Necronomicon, come tale non esiste.
Siamo talmente sicuri che non esiste, che ecco un elenco dei posti dove si trovano le copie rimaste del Necronomicon, in parecchi di questi luoghi il volume è sotto stretta sorveglianza da personale apposito
- Il British Museum custodisce nei suoi archivi riservati una copia del testo in caratteri gotici, completo.
- Un miliardario americano sembra che possieda una copia del testo in caratteri gotici.
- La Bibliothèque Nationale a Parigi è in possesso di un esemplare dell'edizione spagnola.
- La Miskatonic University di Arkham, Massachussets, possiede una copia dell'edizione spagnola.
- La Biblioteca dell'università di Buenos Aires possiede anch'essa una copia dell'edizione spagnola.
- La Widener Library di Harvard ha un'altra copia spagnola.
- La Biblioteca dell'Università di Lima nel Perù possiede una copia dell'edizione italiana.
- La Kester Library di Salem, Massachussets, custodisce una copia del Necronomicon in caratteri gotici.
- La Central Libray della California State University, Los Angeles, possiede una copia dell'edizione spagnola.
- In una collezione privata del Cairo si trova un esemplare dell'edizione italiana.
- La Biblioteca Vaticana possiede una copia del testo in caratteri gotici ed una dell'edizione italiana.
- In una Località sconosciuta della Cina, esiste una copia manoscritta del testo arabo.
- Nella Città senza Nome, in Arabia, si trovano alcuni frammenti del manoscritto originale.
Se mai vi capitasse di leggere una copia del Necronomicon state attenti, potrebbe essere quella vera.