Incontrando i “terroristi” di Hamas

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view post Posted on 16/1/2008, 13:11




Incontrando i “terroristi” di Hamas

Notiziario di Campo Antimperialista, 10 gennaio 2008



Il check-point di Erez, a vederlo, è un incrocio tra un aeroporto, una prigione di massima sicurezza e come uno s'immagina l'Area 51, quella con dentro gli extraterrestri.

Niente di strano: intanto è un aeroporto in negativo, un nonluogo dove quasi non si transita.

Poi, al di là della struttura e della fascia di sicurezza che sottrae ulteriore terreno coltivabile ai palestinesi, la Striscia di Gaza è una prigione. In senso figurato, perché in senso letterale è molto peggio: penuria di generi di prima necessità, medicinali e carburante, fabbriche chiuse, disoccupazione, tagli drastici ai servizi essenziali.

E i nostri media non perdono occasione per presentarci il legittimo governo di Hamas e i suoi sostenitori come terroristi, fanatici, incompatibili col resto dell'umanità, alieni. Extraterrestri.

Alla fine, alla delegazione di solidarietà nata dall'appello Gaza Vivrà , tra l'ipocrita melina delle autorità italiane e la strafottente arroganza di quelle israeliane, non è stato concesso di entrare. O meglio, visto che la Striscia non è sotto la giurisdizione degli israeliani, che anzi la considerano ‘entità nemica', più corretto sarebbe dire che non ci è stato concesso di uscire da Israele.

Eravamo però in Cisgiordania, mentre negoziavamo l'ingresso. Lì, nella municipalità di el-Bireh, abbiamo incontrato alcuni dirigenti di Hamas. Hamas infatti, lungi dall'essere una bizzarria limitata alla Striscia, ha vinto le elezioni nelle principali città di tutti i Territori.

Di questi dirigenti, due, negli ultimi giorni, sono stati prima fermati dalla polizia di Abu Mazen, poi rilasciati, poi immediatamente riarrestati dai soldati israeliani: si tratta di Hussein Abu Kwaik e Faraj Rummana.

Che, naturalmente, non sono affatto alieni.

Che sono persone positive e cordiali.

Cordiali, nonostante entrambi abbiano passato anni nelle carceri israeliane, e Abu Kwaik abbia perso la moglie e tre figli bambini quando la sua auto è esplosa, in un attentato israeliano di cui lui era il bersaglio.

Positive, nonostante l'assedio aperto e omicida che stringe Gaza col sostegno entusiasta di Israele, USA ed Unione Europea, e nonostante l'assedio strisciante che stringe Hamas in Cisgiordania, sempre col sostegno degli stessi.

Positivi per forza, perché Hamas rappresenta le aspirazioni più che legittime dell'intero popolo palestinese: con temperanza, disposta al dialogo com'è (ha accettato il governo di "unità nazionale" uscito dagli accordi di La Mecca ; ha proposto ad Israele, invano, una tregua bilaterale incondizionata; ha cercato, invano, il confronto con Abu Mazen), ma anche con determinazione, senza svendere la propria gente e la propria dignità.

Hussein Abu Kwaik e Faraj Rummana hanno risposto alle nostre domande con pazienza, pertinenza e lucidità.

E ad un certo punto ci hanno detto: non sappiamo se, scesi in strada dopo quest'incontro, torneremo a casa o verremo nuovamente arrestati.

Sono tornati a casa, quella volta. Adesso sono in galera, assieme ad altri diecimila palestinesi, tra cui vecchi, donne e anche bambini.

Della loro sorte e dei loro diritti Bush, appena giunto in Israele, non chiederà certamente conto né ad Olmert, ne' a Peres e nemmeno ad Abu Mazen il quale, in piena sintonia con USA e Israele, respinge ogni dialogo con Hamas sulla base del medesimo pretesto: ‘sono dei terroristi'.

Quel che è peggio è che Abu Mazen, che di tutti i palestinesi dovrebbe essere Presidente, non nasconde di essere favorevole, pur di fare a pezzi Hamas, allo strangolamento di Gaza. E' una vergogna che non abbia mai pronunciato una parola di indignazione per quel che avviene nella Striscia, per le pene che soffrono un milione e mezzo di suoi concittadini.

Lui, Abu Mazen, ha scommesso tutto che Gaza, senza viveri e assediata, capitolera', prima o poi.

Della montagna di soldi ricevuti dagli occidentali (7,4 miliardi di dollari!, più di quanto lui stesso avesse chiesto), neanche un penny va a Gaza. Lui dice che questa montagna serve a.... ‘finanziare la nostra indipendenza'.

Falso! Con questi soldi, come ben si può vedere camminando per le strade della Cisgiordania, si finanzia la dipendenza, si vuole corrompere un popolo affinché volti le spalle alla Resistenza e scelga la via occidentale dello scambio tra la libertà e sottomissione, tra il bene comune e il meschino benessere individuale.



Campo Antiimperialista, http://www.antiimperialista.org
 
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