Il Signore degli Anelli - ISDA Community

Avanti a ritroso

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Haleth
view post Posted on 2/2/2005, 00:17




Prologo



Aveva avuto un'idea dal nulla.
Si, d'accordo, ma poi?
Era stata in un altro mondo e l'aveva scoperto grande.
Ma l'avrebbe esplorato?
Si era resa conto dell'esistenza di cose alle quali la maggior parte della gente non credeva.
Ma se ne sarebbe ricordata?

E, se anche se ne fosse ricordata, avrebbe creduto lo stesso?

Edited by Haleth - 2/2/2005, 20:25
 
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Jorg il Nano
view post Posted on 2/2/2005, 10:40




devo leggerlo al contrario?
 
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Haleth
view post Posted on 2/2/2005, 20:26




CITAZIONE (Jorg il Nano @ 2/2/2005, 10:40)
devo leggerlo al contrario?

Si, a testa in giù!


 
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Haleth
view post Posted on 2/2/2005, 20:53




Capitolo Primo



Miriam si svegliò in una mattina uguale a tutte le altre: con la voglia di seppellirsi sotto al morbido piumino, con la nausea al pensiero della colazione che l'aspettava di sotto e soprattutto pazzescamente in ritardo.
Impiegò mezz'ora a scendere, nonostante sua madre la chiamasse insistentemente dalla cucina.
Si alzò dal letto solo quando i richiami divennero troppo fastidiosi per continuare a sonnecchiare; fece la doccia con calma, assaporando l'acqua tiepida sul viso e sulla pelle, poi si asciugò strofinandosi con forza finchè non si sentì formicolare in tutto il corpo; si vestì con le prime cose che le capitarono sottomano, ma soffermandosi ogni momento a pensare... neanche lei sapeva a cosa. Le capitava di inventarsi storie nella mente, che avevano per protagoniste persone reali o assolutamente inventate.
Quando infine scese le scale mandò giù una fetta biscottata e una tazza di tè, e quando uscì dalla porta vestita con degli orribili pantaloni neri attillati, un informe maglione rosa-sporco e scarpe da ginnastica anch'esse nere, il suo ritardo aveva assunto proporzioni colossali.
Tuttavia per la strada non si affrettò, anzi. Camminò svogliatamente lanciando di tanto in tanto qualche sguardo alle vetrine con la coda dell'occhio, per niente interessata nemmeno agli oggetti esposti con tanta cura.
Miriam era fatta così. Prestava scarsa attenzione a tutto ciò che la circondava, con non poca preoccupazione dei suoi genitori e degli insegnanti; ma la realtà era che Miriam si era fatta da tempo una sua opinione su quanto valeva il mondo, e il risultato dei suoi calcoli non era stato lusinghiero.
Perciò prendeva le cose con filosofia, o almeno così pensava. Le prendeva come erano, e se era in ritardo o la colazione faceva schifo non era un gran problema.
Quella mattina però Miriam sentiva anche un vago senso di disagio, che avvertiva fin da quando aveva aperto gli occhi, e che non riusciva a definire. Sperò che non le stesse venendo qualche malanno.
Entrò a scuola alla seconda ora, firmando da sè la giustificazione, cosa che poteva fare dal momento che aveva compiuto diciotto anni due mesi prima. Il preside la guardò storto, ma lei fece finta di non accorgersene.

Edited by Haleth - 2/2/2005, 21:01
 
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Jorg il Nano
view post Posted on 3/2/2005, 10:10




aspetto il seguito.
 
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view post Posted on 3/2/2005, 12:13
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Regina degli Indecisi
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Adesso non ho tempo di leggere le fan fics, ma la leggerò.

Edited by Golden Jubilee - 3/2/2005, 12:14
 
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Lady C.
view post Posted on 3/2/2005, 18:30




Ma lo sai che scrivi proprio bene?

E poi mi piacciono i paragrafi brevi, sintetici e incisivi.

Attendo il seguito.
 
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Lùthien Nùmenesse
view post Posted on 3/2/2005, 18:47




Sono proprio curiosa di sapere come andrà avanti!!!
 
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Haleth
view post Posted on 4/2/2005, 20:34




Capitolo Secondo




Nonostante ciò che si è detto, Miriam a scuola se la cavava piuttosto bene. Non c'era una materia che prediligesse, ma i suoi risultati erano soddisfacenti in generale. Solo il latino le dava qualche problema, ma non se ne faceva grane, dato che riusciva a mantenere la sufficienza.
Proprio la lezione di latino era quella che l'aspettava quando entrò in classe, e il resto della giornata procedette sui soliti binari: lei aspettava che i minuti passassero, questi da parte loro se la prendevano comoda, e tra lei e le altre persone che componevano la sua classe, dopo quattro anni, si era formato una specie di reciproco patto di non belligeranza, o meglio, come Miriam lo chiamava ta sè, di "scambievole inesistenza". Lei per loro non esisteva. Loro non esistevano per lei. Le sembrava equo.
Durante la pausa della terza ora, sgranocchiò distrattamente delle patatine al formaggio, seduta nell'aula semivuota, mentre cercava di definire il senso di imbarazzo che quella mattina l'accompagnava. Provò ad andare a ritroso con la mente.
Era cominciato nonappena s'era svegliata. Come mai? Fisicamente si sentiva bene, non aveva dolori o malesseri. Magari aveva sognato qualcosa di spiacevole e poi se l'era dimenticato.
Concluse che doveva trattarsi di questo, e al suono della campana si preparò subito per la lezione successiva, si disse che era da stupidi stare male per un sogno, e si dimenticò della faccenda.
Quando tornò a casa, il cielo, già nuvoloso dal primo mattino, s'era fatto scuro. Riuscì a rincasare poco prima che scoppiasse un acquazzone, che aveva l'aria di voler durare a lungo.
Il fatto di non poter uscire non la preoccupava. Terminata la lezione di biologia per il giorno dopo, si buttò sul letto e rimase a fissare il soffitto, domandandosi senza troppo entusiasmo come riempire il tempo che mancava alla cena. Alla fine si accorse di avere freddo, e oltretutto quel tempo le metteva sonno. Spense la luce e s'infilò sotto le coperte, mentre si addormentava cullata dal ruomore della pioggia.


Si svegliò molto tardi, che mancava poco più d'un ora alla cena.
Incomprensibilmente, nonostante avesse riposato a lungo, si sentiva intontita, come avvolta da una grossa balla di ovatta. Ricordava particolari di un sogno che non parevano avere senso.
Nel sogno aveva trovato delle chiavi nel salotto di casa, e si era resa conto che aprivano cassetti e ante che apparivano ben visibili, ma di cui stranamente non aveva mai notato l'esistenza prima d'allora. Ne estraeva dei libri.
Ne rammentava uno dalla copertina verde, un altro molto più grosso dalla copertina blu, e un libro nero che doveva far parte di un'enciclopedia a temi, perchè aveva stampato il numero nove e sotto il titolo: "Non apprendere errato".
Strano titolo per un'enciclopedia.
Non ricordava altro, se non la visione di una grande nave, un veliero come quelli antichi, che invece di solcare le acque di qualche mare navigava fra le stelle. Vederlo le aveva dato una sensazione positiva: ora non sapeva più dire in che senso, ma come se avesse capito qualcosa di molto importante.
Miriam si alzò dal letto, scuotendo la testa al pensiero di quello strano sogno, e andò in bagno a spazzolarsi gli ondulati capelli castani che le arrivavano fino alle spalle.
 
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LuckyB
view post Posted on 4/2/2005, 20:44




Scrivi molto molto bene!!
 
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Lùthien Nùmenesse
view post Posted on 4/2/2005, 20:49




Molto bella! Brava complimenti!!!
 
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Lady C.
view post Posted on 4/2/2005, 20:55




Bravissima!
 
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Haleth
view post Posted on 4/2/2005, 21:10




Grazie! Grazie a tutti.
 
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Haleth
view post Posted on 5/2/2005, 20:28




Capitolo Terzo




Quella notte non riusciva a prendere sonno. Si disse che doveva essere colpa del sonnellino pomeridiano. Quando si accorse che il display luminoso della sveglia segnava le due e che ancora non riusciva ad addormentarsi, si alzò e scese di sotto, nella casa buia.
Pensò di farsi una camomilla, ma quando aprì il barattolo in cui sua madre teneva le bustine, lo trovò vuoto. Sbuffò e si mise a gironzolare per la casa, sperando che la stanchezza sopraggiungesse. Avrebbe voluto prenderre una boccata d'aria sul balcone, ma fuori la temperatura era attorno agli zero gradi, e non se ne parlava proprio.
Così, finì per lasciarsi cadere sul divano di pelle beige e prese dal mobile una delle riviste di sua madre, sfogliandola alla luce della luna.
Ma dopo pochi secondi la gettò di lato. Si sentiva infastidita come in una di quelle sere bollenti d'agosto, quando in città non tirava un filo d'aria; ma adesso era febbraio e in casa c'era un calduccio piacevole. Sapeva benissimo cosa avrebbe detto sua madre prendendola in giro: "Le solite tempeste ormonali degli adolescenti!". Ma quali tempeste ormonali? Quello somigliava di più a una sorta di menopausa precoce. E il pensiero dei ragazzi era quanto più possibile lontano, in quel momento.
Così si alzò di nuovo e prese a girare per il salotto, calpestando la moquette soffice con i piedi nudi. Girò attorno al tavolo da pranzo, guardò i mobili scuri di palissandro, ricchi di riflessi neri e quasi bluastri alla luce argentata che inondava la stanza dalle grandi porte scorrevoli che davano sulla terrazza. Ricordò il sogno di quel pomeriggio, il modo in cui aveva notato per la prima volta parti dei mobili che erano sempre state in bella vista.
Come per esempio lì, accanto al mobile-bar, dove nel sogno aveva aperto l'anta di vetro e acciaio, che aveva girato sui cardini nel senso opposto a quello solito, rivelando qualcosa di più dietro ai bicchieri di cristallo...
"Cosa ci fai in piedi a quest'ora?"
La mano di Miriam si bloccò a pochi centimetri dal pomolo dell'anta. Era la voce indagatrice e ansiosa di sua madre. Si voltò e la vide sulla porta, avvolta nella vestaglia di lana rosa un po' sgualcita.
"Non riuscivo a dormire".
"E pensavi di farti un drink?",disse sua madre per metà scherzando, ma solo per metà.
La sola idea di poter avere una discussione così stupida con sua madre a quell'ora di notte la fece sentire stanca. "Mamma, per favore... ho solo passeggiato un po' in giro, e adesso torno a letto: mi è venuto sonno."
"Sarà meglio, se domani non vuoi arrivare di nuovo in ritardo".
Oh, no, adesso la discussione si sarebbe spostata rapidamente su quell'argomento, principe di tutti gli screzi più banali tra madre e figlia.
Urgeva una ritirata strategica.
"Appunto", disse Miriam in fretta, mentre passava accanto alla madre e poi saliva velocemente su per le scale.


Di nuovo nel suo letto, Miriam si girò verso la finestra, chiedendosi cosa le fosse passato per la testa quando aveva pensato di aprire il mobile-bar. Cosa credeva di trovarci, un libro dalla copertina blu?
Che idea idiota che aveva avuto!, si disse, e subito dopo si addormentò.
 
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LuckyB
view post Posted on 5/2/2005, 20:40




Bello.

Posso farti una domanda? Nel personaggio di Miriam c'è qualcosa di autobiografico?
 
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53 replies since 2/2/2005, 00:17   657 views
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