Mummie:

sfida all'immortalità

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  1. kiccasinai
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    Dal sito di Ulisse il bellissimo programma su Rai3 condotto da Alberto Angela ecco questo interessante reportage sulla
    Sfida all'immortalita' degli antichi Egizi. :1208270585.gif:

    Si tratta solo di un discorso "in generale",perche' tanto altro ci sarebbe da dire visto il tema a tutt'oggi cosi intriso ancora di affascinanti misteri..... :1208270504.gif: ma pur sempre interessante e di stimolo x chiunque voglia continuare a saperne di piu'.....Buon Viagggio! :1208270700.gif:




    Cos’è una mummia?

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    Egyptian Mummies :: Mummy Case and Mummy of Queen Isi-En-Kheb


    Il vero segreto per conservare un corpo è quello di disidratarlo, cioè far si che i tessuti perdano la loro componente di acqua. E bisogna farlo il più presto possibile, prima che inizi il rovinoso processo di decomposizione. Ma come si disidrata un corpo? Negli ambienti estremamente secchi, come i deserti, il processo avviene naturalmente. Altrimenti la cosa più semplice è ricoprire il cadavere con un sale, perché il sale, come è noto, ha la proprietà di assorbire l’acqua. È così che sostanzialmente facevano gli antichi egizi, i quali però ricorrevano anche ad altri espedienti, come trattare i corpi con speciali resine. Anche il freddo intenso permette di conservare i corpi. In questo caso in realtà l’acqua rimane all’interno delle cellule, ma è come se non ci fosse perché è intrappolata in forma di minuscoli cristalli di ghiaccio. Così si sono conservate le mummie Inca che sono state rinvenute sulle cime delle Ande. Un modo completamente diverso per conservare un organismo è sotto formalina. Questa provoca una sorta di coagulazione delle cellule, che impedisce che esse vengano distrutte dai loro stessi enzimi. Tra le mummie naturali, un posto davvero speciale è occupato da alcuni animali. Come i bisonti trovati in Alaska, o il piccolo mammut che per decine di migliaia di anni si è conservato quasi intatto nei ghiacci della Siberia. Esistono persino carcasse semi-divorate di dinosauri che si erano “seccate” e poi mummificate per l’aridità, milioni di anni fa. Lentamente si sono anche fossilizzate: oggi si può vedere la loro pelle. Questi fortunati ritrovamenti, sono delle vere finestre sul passato che la natura ci regala. Naturalmente non è facile imbattersi in resti davvero interessanti. Esistono luoghi sul nostro pianeta però, dove le condizioni climatiche sono talmente particolari che i terreni diventano davvero adatti a conservare un corpo. E allora si fanno sorprendenti scoperte.




    Imbalsamazione

    Gli antichi egizi non avevano dubbi sul fatto che esistesse una vita oltre la morte. Ma per poterne godere, bisognava entrare nell’aldilà nel modo giusto. Il corpo, tanto per cominciare, non doveva essere distrutto. Da esso il ka, cioè la forza vitale dell’individuo, traeva l’energia per il suo viaggio verso l’oltretomba. Il ka era il primo ad incamminarsi verso l’aldilà, seguito poco dopo dal ba, l’anima, che veniva guidata dal dio Horus dalla testa di falco. Le innumerevoli iscrizioni nella tomba fornivano incantesimi e gli rammentavano ogni parola che sarebbe stato necessario pronunciare per superare le prove e giungere alla beatitudine. Il viaggio verso l’aldilà avveniva su una barca sacra. Alla fine il defunto si trovava di fronte a un tribunale composto da dei e presieduto da Osiride. Qui, Anubi, il dio dalla testa di sciacallo, prendeva il cuore del morto e lo poneva su un piatto di una bilancia. Sull’altro piatto, a fare da contrappeso, c’era una piuma. Se il cuore era più pesante, o più leggero, un mostro dalla testa di coccodrillo e dal corpo di leone lo avrebbe divorato. Se invece il cuore pesava esattamente quanto la piuma, l’esame era superato. Per garantire il ritorno, l’immagine e il nome del defunto non dovevano essersi perse. Per questo essi venivano dipinti e incisi più volte nella tomba. I crimini più gravi erano puniti proprio con la cancellazione dalla tomba delle scritte e dei disegni. Se tutto andava bene, lo spirito tornava a godere delle gioie del mondo. Nell’aldilà però si poteva disporre solo dei beni che si erano posseduti in vita. Ecco perché nelle tombe venivano custoditi tanti oggetti quotidiani e preziosi.

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    British Museum's Egyptian mummy has body scan using cutting-edge technology

    Perché ci si fa imbalsamare?

    Il culto dei morti è uno dei riti più antichi della storia dell’uomo sulla terra. L’imbalsamazione è sembrata a molti popoli e civiltà una pratica molto efficace per venerare il ricordo degli antenati. I più famosi imbalsamatori della storia sono gli antichi egizi. Per loro conservare il corpo dopo la morte era davvero una questione essenziale. Se le spoglie mortali fossero andate distrutte, il defunto non avrebbe potuto avere l’energia per compiere il lungo viaggio verso l’aldilà. Per questo non solo i potenti ma anche i più poveri facevano tutto il possibile perché i loro resti fossero conservati nel migliore dei modi. Gli Incas invece imbalsamavano i propri re per poterli avere sempre vicini: i corpi dei sovrani erano il simbolo tangibile dell’unità, della storia e del potere della civiltà inca. La vita dopo la morte però non sempre appariva rosea. Per i greci più antichi l’oltretomba era un luogo oscuro, dove le anime trascorrevano il tempo maliconicamente. Il passaggio nell’aldilà avveniva sulla barca di Caronte, che per il trasporto pretendeva un pedaggio. Da qui nasce l’usanza di mettere in bocca ai defunti una piccola moneta, in modo che il sinistro barcaiolo non facesse loro storie. Lo dimostrano questi resti, appartenenti a un abitante di Alessandria d’Egitto. Anche i Maya non guardavano con ottimismo la vita oltre la morte. Il nome con cui chiamavano l’aldilà era “Luogo di spavento”. Era organizzato su nove livelli, ognuno governato da un signore della notte. E di là passavano il Sole e la Luna, dopo essere tramontati sul nostro mondo. In altri casi, è molto importante il momento in cui si muore. Così ad Ur, in Mesopotamia, sono state trovate le tracce di una terribile strage avvenuta quasi 5000 anni fa. Questi uomini (e donne) si uccisero per entrare nell’aldilà al seguito del proprio sovrano defunto. Al momento del ritrovamento, vicino ai loro scheletri, giacevano ancora le ciotole che probabilmente contennero il veleno letale. E ancora oggi le cronache ci raccontano di suicidi di massa commessi dai seguaci di qualche setta, portati alla rovina da un improbabile santone.

    Le Grandi Tombe

    La sfida all’immortalita’ e’ stata vinta dai tre faraoni egizi della IV dinastia. Cheope, Chefren e Micerino edificarono le grandi piramidi che da 4000 anni sono le tombe piu’ famose del mondo. Un’altra delle meraviglie del mondo antico si e’ assicurata il ricordo perpetuo: e’ la tomba del re Mausolo a Alicarnasso, il suo grandioso sepolcro non si e’ salvato dai terremoti, ma il nome del re di Caria e’ ricordato ogni volta che ammiriamo tanti spettacolari sepolcri. Ma altri grandiosi progetti furono realizzati. 2200 anni fa Chin Uan Di, il primo imperatore della Cina, volle per la sua tomba la replica esatta del suo regno affinché potesse governarlo dall’aldilà’. A guardia ci mise 7000 guerrieri di terracotta, una delle scoperte archeologiche più spettacolari dell’ultimo secolo.
    Eppure non sempre è facile rintracciare le tombe dei grandi protagonisti della storia. La tomba di Cesare per esempio non c’è più; anzi si dice che le sue ceneri stessero nella sfera in cima all’obelisco di piazza del Popolo, poi tirata giù nel medioevo. Quella di Augusto è semi nascosta a Roma a piazza Augusto Imperatore, mentre Castel Sant’Angelo era il Mausoleo di Adriano.
    Più facile invece rintracciare le tombe delle epoche successive anche perché le basiliche e le cattedrali diventeranno i nuovi “mausolei”. Carlo Magno riposa, dopo secoli (1988), nello spettacolare reliquiario d’oro nella Camera dei Tesori della cattedrale che fece costruire ad Aquisgrana.
    Napoleone , proprio lui che promulgò il divieto di sepoltura nelle chiese fu traslato nella Cappella degli Invalides, a Parigi. Esiste anche un tempio funebre costruito in nome dell’amore. E’ il celeberrimo Taj Mahal, voluto da un Imperatore Moghul in memoria della bellissima moglie morta giovane.

    Sepolture

    Per milioni di anni si abbandonavano semplicemente i corpi, un’usanza che oggi sopravvive solo tra i pigmei e i Masai dell’Africa. Poi, a un certo punto della sua storia, l’uomo cominciò a seppellire i defunti con armi e corredi per continuare a vivere nell’aldilà, segno che si pensava esistesse qualcosa “oltre” la morte.
    I riti di sepoltura erano il mezzo attraverso il quale la comunità si manteneva in contatto con i defunti, ma allo stesso tempo si difendeva da essi. Perché i morti potevano tornare (questo nella concezione arcaica), potevano tornare e vendicarsi dei torti subiti. La funzione del rituale funebre era appunto questa: onorare il defunto e insieme placarlo.
    I modi nei quali questo avveniva erano i più diversi, dalla conservazione esasperata del corpo, come la mummificazione praticata dagli egizi, alla sua totale distruzione, come la cremazione prescritta dai rituali indiani: una tradizione funebre antichissima che viene praticata ancora oggi, come testimoniano i numerosi crematori di Benares, la città sacra sulle rive del Gange. Le ceneri debbono poi essere gettate nel fiume sacro, o in un suo affluente, in modo che il defunto possa reincarnarsi in qualcosa di superiore.
    Ma per gli indù l’obiettivo supremo non è tornare a vivere, al contrario è annullare per sempre la propria individualità e ricongiungersi con il soffio divino: è il nirvana.
    La conservazione dei corpi non ha alcuna importanza neppure per ebrei, cristiani e musulmani, che tuttavia privilegiano l’inumazione.
    I cannibali “seppelliscono” il corpo della persona amata all’interno del proprio corpo, ecco perché mangiano congiunti, parenti o rispettati capitribù, ma anche valorosi nemici uccisi: è un modo per impadronirsi delle loro virtù. Nell’Isola di Pasqua, quando moriva un re, il figlio doveva nutrirsi della carne del padre per appropriarsi del suo spirito, il “mana”, che gli conferiva il potere.
    Variante del tema dell’antropofagia è l’usanza di trattenere parti del corpo su di sé. Gli abitanti del Borneo e le loro teste mummificate o gli indios dell’Amazzonia con i loro macabri trofei di teste miniaturizzate non sono che due tra gli innumerevoli esempi che si potrebbero fare. Paradossalmente, è un modo per mostrare rispetto verso il nemico sconfitto. Ma anche l’amore per un congiunto scomparso: quest’uomo in Nuova Guinea porta il cranio del nipote prediletto appeso al collo, dopo averlo amorevolmente decorato, per riavere il bimbo accanto sé ogni momento della sua giornata.


    La mummia bambina

    A Roma, al palazzo Massimo alle Terme dove hanno sede i musei nazionali, e` conservata la mummia di una bambina di circa 8 anni, vissuta tra il 150 e il 200 d.c.
    La bambina venne sepolta lungo la via Cassia in località Grottarossa a Roma.
    Il corpo era collocato in un sarcofago tutto scolpito sepolto a 5 m di profondità.
    E` rimasta integra fino al 1964, quando, durante lo sterro per un edificio, la tomba venne demolita dalle ruspe e il sarcofago finì a pezzi in una discarica assieme alla terra di scavo.
    Il giorno dopo, un operaio vide il corpo della bambina emergere e credette di aver trovato la vittima di un moderno omicidio. Chiamò la polizia, e venne alla luce l’incredibile scoperta: fu possibile recuperare il sarcofago e buona parte del corredo della defunta.
    Grazie ad analisi fatte con la TAC si e` risaliti alla causa della morte : una pleurite fatale.
    Le lastre hanno anche evidenziato i segni di una infanzia sofferta: un’osteoporosi diffusa
    E blocchi della crescita delle ossa e dei denti per alcuni periodi.
    Alla salma non sono stati asportati gli organi interni secondo la tecnica adottata in Egitto, ma e` stata cospersa di sostanze odorose e resinose.
    La bimba venne sepolta con i suoi gioielli, al collo portava una collana in oro e zaffiri.
    Le analisi hanno rivelato che gli zaffiri provenivano da lontanissimo, addirittura dallo Sri Lanka . Al mignolo aveva un anellino d’oro: troppo grande per lei e per questo gli avevano arrotolato un po’ di filo per fare spessore. Portava degli orecchini in filo d’oro a cerchietto. Particolare e` la presenza di una pupa, una bambola di avorio di accurata fattura e dalle articolazioni mobili, ricorda le Barbie di oggi. L’acconciatura e` adornata con un diadema lunato. E poi ci sono alcuni amuleti e degli oggetti simbolici in miniatura. Tra i quali un porta trucco a forma di conchiglia. Gli oggetti sono fatti con ambra proveniente dal baltico.



    Edited by kiccasinai - 10/10/2010, 10:02
     
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  2. maurizietta
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    Ciao a tutti,
    vorrei proporvi il mio forum sull'Antico Egitto.
    Se vi da di darci una occhiatina e magari discutere con altri utenti, mi fa piacere.

    http://anticoegitto.forumfree.net/

    Saluti,
    Maurizia
     
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  3. Neferneferuaton
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    Tornando al discorso mummie,avete mai sentito parlare di mummie contenenti cocaina?
    Ebbene,al museo di Monaco,alcune mummie sono state sottoposte a degli esami dalla tossicologa Balabanova e il risultato è stato che cocaina e nicotina erano contenute nelle bende delle mummie.
    La più famosa delle mummie con tracce di nicotina è quella di Ramses II e la scoperta venne fatta quando il re fu portato a Parigi per una mostra e durante degli esami constatarono che le bende contenevano il tabacco.
    Cosa assai strana visto che la cocaina è una pianta sudamericana e prima della scoperta dell'America non ci furono contatti tra i due continenti ma anche il fatto che il tabacco allora non esisteva e di questo si pensa che forse esisteva una pianta in Egitto a quei tempi della famiglia del tabacco che oggi si sarebbe estinta.
     
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  4. kiccasinai
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3 replies since 31/7/2008, 12:22   4135 views
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