Negli anni '70 ricevevo regolarmente (inviavo regolare contributo) il bollettino dell'associazione per lo sbattezzo da parte di una vivace associazione di Chieti che ogni anno mi invitava a partecipare al "Festival anticlericale" sempre a Chieti.
Non sono nato oggi a queste problematiche...
Vorrei dire un paio di cose.
Primo, che il battesimo è un sacramento, cioé un segno della fede. Dei genitori, chiaramente, per un neonato. Che la offrono ai figli, così come offrono un affetto, una casa, un percorso educativo. Offerta che può essere accolta con più o meno problemi, man mano che si cresce. Ma che "vive" (ciò che viene offerto) solo se non viene lasciato "morire" e viene accolto man mano con sempre maggiore consapevolezza e libertà nel processo di crescita.
Chi non dà seguito al battesimo che ha ricevuto da piccolo è GIA' sbattezzato. Non ha bisogno di dirlo a nessuno, se non a se stesso. Non ci sono atti da fare, firme, scritti...
Secondo, lo "sbattezzo" è più propriamente la "cancellazione dai registri della chiesa cattolica dell'atto che certifica il battesimo". Come dire: non mi riconosco (più) in quella associazione. Mi ci hanno segnato (i miei genitori), oppure mi ci sono segnato (perché anche questo può accadere), e ora "mi ci levo".
Non voglio più essere considerato "dei vostri". Non ha senso e potrebbe prestarsi a dei "giochi di potere" cui mi ripugna consentire (far numero come cattolico e quindi essere usato per validare il peso della chiesa nella vita sociale, politica, economica...).
Lo "sbattezzo" quindi non è di per sé un atto anti-dio.
Anzi, può essere paradossalmente un buon punto di partenza perché - se scelta libera e che nasce dal cuore - può aprire o incrementare un percorso di riflessione e di scelte aperte al mistero di dio che noi umani tendiamo a ridurre a nostra immagine e somiglianza (idolo) invece di guardarlo come l'Altro da noi.