Escursione al Cairo:
Oltre ai pesci colorati che ti nuotano intorno in quell'acqua turchese, l'altra cosa che mi ha colpita a Sharm è stato il Sinai: con le sue imponenti montagne dai colori variegati e la maestosità silenziosa di quel deserto biblico di cui tanto ne avevo sentito parlare nei libri di storia e non.
Infatti per andare al Cairo si viaggia per ben 6 ore
(e molti di voi lo sanno bene) all'interno di quel deserto che per me è magico, sarà perchè è stato il mio primo deserto, sarà perchè l'ho vissuto di notte con la luna piena e un cielo oscuro che faceva risaltare il tetto di stelle...
Chi non è mai stato nel deserto, come accadde a me quella notte rimane colpito dall'emozione di vedere le stelle così numerose e che arrivano fino al suolo...dove finisce la terra iniza il cielo, e viceversa.
Il viaggio non era dei più comodi: su di un pulmino piccolo e non di quelli grossi da lunghi viaggi, eravamo stati gli ultimi ad essere prelevati in hotel (dell'Aida c'eravamo solo noi 2) e dunque a vantaggio di chi era disteso o coricato, a noi è toccato un sedile unico dove abbiamo viaggiato con lo zaino in mezzo ai piedi e schiacciati (io ero dal lato della ruota dunque spazio minore...
).
Nonostante ciò tanto non sarei riuscita a dormire...dovevo guardare fuori per non perdermi nulla!
Passando prima nei villaggi costruiti da Mubarak per i beduini: Abu Rudeis, Abu Zenima, con i lampioni di luce gialla che davano un'aria spettrale alla notte, per poi andare sempre avanti e notare in lontananza le luci delle piattaforme per produzione di petrolio e gas naturale direttamente sul mare, con i suoi puntini di luce e le fiamme rosse stagliate contro il nero del cielo...qui ho provato emozione, sia perchè era una immagine che mi ricordava il paese dove sono vissuta per molti anni, e sia perchè pensavo: che grande paese è l'Egitto...qui c'è di tutto ed ogni cosa è speciale, grandiosa!
Alle 5 del mattino siamo arrivati all'autogrill prima del canale di Suez e fatto un pò di colazione del cestino in dotazione, seduti a tavoli spogli in mezzo a uomini del luogo che ci guardavano con simpatia e ci sorridevano...per loro era naturale vedere approdare lì i turisti assonnati a quell'ora di mattino, per noi ogni cosa era una esperienza.
Il sorgere del sole è coinciso con l'ingresso nel tunnel del Canale di Suez...stiamo entrando in Africa...per la prima volta nella vita, ero in Africa nell'Egitto dei faraoni che per chi come me, ha sempre vissuto in Sud America, era praticamente un sogno impossibile.
Il Cairo era già caotico, col cielo nuvoloso e fosco (era fine agosto) e come prima tappa siamo andati alla Cittadella di Saladino, per visitare la Grande moschea di Muhammad Alì: la Cittadella impressionante nelle sue dimensioni, e la cosa che ha colpito di più tutti, il fatto che lì molti poveri sono andati a vivere direttamente nelle tombe...mentre a due passi vettano nel cielo gli enormi grattacieli di questa città incredibile, piena di vita e dai colori contrastanti: tante case grigie o beige scuro, mentre altre dai colori sgargianti rosa e gialle, tutte, povere e ricche con la parabola al tetto, il Nilo immenso in ogni direzione: in lungo e in largo!
Dopo, finalmente a Gizah...!
Inutile descrivere l'emozione dinanzi alla Piramide di Cheope (prima o poi ci devo entrare...ma come??? mi hanno detto che entrano solo 150 persone al gg e i posti sono prenotati dalle crociere...speriamo!), Kefren e Micerino, per poi raggiungere la Sfinge...purtroppo di Gizah ho soltanto diapositive, dunque impossibile postarle, all'epoca non avevamo la digitale...(ma c'è una diapositiva dove con le braccia alzate grido "Finalmente!"
)
Quando dicevo che il mio primo Egitto me lo ero guadagnato con i fiocchi, c'era dentro naturalmente anche la gita al Cairo: al Cairo ci ha raggiunti l'egittologo, un anziano professore universitario che, oltre a urlare ai turisti come un pazzo e trattarci come bambini, ci ha impedito l'avvicinarsi di chicchesia, nemmeno accanto alle piramidi ci ha lasciti liberi, urlava ai cammelari e non voleva facessimo a questi le foto, praticamente era come ritornare a scuola ai vecchi tempi, libertà zero, se lui spiegava e tu facevi le foto gridava come un ossesso...ma non è riuscito a impedire alcune cose: eravamo nel paesino di Gizah camminando in fila indiana verso il nostro pulman...all'improvviso è svettato come un pazzo un bimbetto con tipico abito lungo marrone, che aveva pochi anni, guidava una bicicletta da adulti troppo grande per lui e portava una cesta abbastanza ampia contenente un liquido che pareva formaggio ma con erbe tritate...inutile dire che sbagliò i calcoli e nel suo slalom fra i turisti sicuro che la fila era conclusa, finì dritto sulle mie gambe con la bici e si capottò al suolo...la sua cesta si rovesciò in buona parte...ed io rimasi di stucco dinanzi al suo sguardo di panico...
Il primo istinto fu quello di aiutarlo ad alzare lui, la bici e la cesta...mentre il professore egiziano gridava a squarciagola di lasciarlo stare e andarcene...ma quando mai!!!
Mantenere in equilibrio la bici non era cosa facile, e appena lo abbiamo rialzato è ricaduto ancora...lui era spaventato per il timore di essere maltrattato e guardando la sua espressione mi sarei messa a piangere...il nostro professore urlava ancora di stare lontani e farci i fatti nostri...
, è poi intervenuto uno del posto e si è occupato del bimbo, anche se io temevo che sarebbe stato sgridato per aver rovesciato il contenuto della cesta...!
Questo episodio mi fece prendere molto in antipatia il nostro professore che, ovunque si andava era osannato e salutato da tutti...
Arrivati al negozio dei papiri la grande fretta che aveva svanì...e per almeno un'ora buona ci ha fatti rimanere in quel locale...ero stufa e con mio marito siamo tornati al pulmino.
Sul pulmino eravamo solo noi 2 e l'autista, e per strada (sempre a Gizah) seduta sul marciapiede c'era una donna molto anziana e vestita di nero che chiedeva l'elemosina...ci guardò attraverso il vetro e mi face cenno che voleva del cibo.
Il mio cestino della colazione era quasi pieno, non avevo mangiato molto dunque le mostrai ciò che avevo e gradì...scesi dal pulman e ci toccammo la mano mentre mi faceva un sorriso che mi riempì il cuore...quando partì il pulmino ci mandammo dei baci a vicenda (il professore non vide nulla...!
), questo lo racconto sapendo che ognuno di voi avrebbe fatto lo stesso, ma era il contatto umano con una persona che non rivedrò mai più, e che mi ha lasciato un ricordo indelebile.
Edited by Minea 313 - 5/11/2008, 01:27