Le radici del Natale

Tutta la storia...perche' festeggiamo il 25 Dicembre?

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  1. kiccasinai
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    In questi giorni di festivita' l'unico modo per me x ricordarmi che e' Natale anke a Sharm el Sheikh
    e' stato indagare sulle connessioni tra il Natale Cristiano cattolico, cioe' il nostro del 25 Dicembre, con quello Crstiano Copto festaggiato invece il 6 Gennaio.
    Mi chiedevo quali inevitabili connessioni ci fossero tra il Natale copto e la festa della Befana (Epifania) che festeggiano tutti i cattolici.
    Cosi mi sono messa a gironzolare qua' e la' sul web alla ricerca di qualche bel sito che risolvesse il mio dilemma! :invis:
    e finalmente ho trovato questo:
    "Le radici del Natale"
    dove ho trovato tutte le risposte alle mie domande.
    Finalmente ora so' con certezza che il Natale e' una festa totalmente pagana e che l'essere umano la festeggia da molto tempo prima di Cristo....
    Preparatevi che il documento e' piuttosto lungo, ma essendo scritto in modo semplice e' molto discorsivo e la lettura risulta piacevole e soprattutto sorprendente per le info che da' sulla vera storia del Natale!

    A voi questa storia dunque, e anche se, dopo aver letto questo documento mi sento proprio presa in giro da una vita dal Natale, nn posso fare a meno di augurarvi:


    CITAZIONE
    Luigi Ambrosi - Coordinamento interculturale cittadino di Milano – email: [email protected]
    SOLSTIZIO INVERNALE: LA RINASCITA DELLA LUCE SOLARE
    IL NATALE E LE SUE RADICI
    I CULTI SOLARI NELL’EMISFERO NORD
    PREMESSA
    E’ scritto nella “Nuova Enciclopedia Cattolica” dell’Ordine Francescano (ed.1941): “…per
    inspiegabile che sembri, la data di nascita di Cristo non è nota. I Vangeli non
    indicano né il giorno né l’anno”; “fu assegnata la data del solstizio d’inverno
    perché in quel giorno in cui il Sole comincia il suo ritorno nei cieli boreali, i pagani
    che adoravano Mitra celebravano il Dies Natalis Solis Invicti” (giorno della nascita
    del sole invincibile)”.
    Poiché è strabiliante che la principale Festività d’Occidente, diffusa e celebrata in molte
    parti del mondo, abbia a supporto una così vaga documentazione storica, siamo andati a
    ricercare, con spirito aperto al nuovo, le documentazioni relative ed abbiamo fatto scoperte
    sorprendenti.
    IL 25 DICEMBRE NATALE DEL SOLE:
    LA FESTA PIU’ “INTERCULTURALE” DELL’ANTICHITA’
    La data del 25 dicembre è un giorno di festa è tra le più ricca di commistioni culturali e
    religiose della storia umana:
    nelle radici del Natale abbiamo culture e religioni provenienti
    dalla Siria,
    dall’Egitto,
    dalla Mesopotamia,
    dalla Persia,
    dall’Arabia
    e dalla stessa antica Roma.
    Il 25 dicembre è la data di nascita e festeggiamento di personaggi divini precedenti
    la comparsa di Cristo: il Dio Horus egiziano, il Dio Mitra indo-persiano, il Dio babilonese
    Tammuz/Yule e Shamas; sempre il 25 dicembre veniva festeggiato l’Invictus Sol
    Elagabalus a Emesa e il Dio Sole Dusares/Helios a Petra. In tale data viene accreditata la
    nascita anche di Zarathustra e Khrisna, Dioniso, Adone, Attis, , il Dio Freyr, secoli o
    millenni prima di Cristo.
    Alcune celebrazioni le troviamo nell’antichità addirittura in Messico ed in India. Basti
    pensare che in corrispondenza del nostro 25 dicembre, le popolazioni azteche e pre-
    azteche celebravano la nascita del Dio del Sole Huitzilopochtli e di Bacab nello Yucatan.
    Nell’Emisfero Sud invece, essendo le stagioni rovesciate e cadendo quindi il solstizio
    d’inverno in Giugno, vi era la Fiesta del Sol (Inti Raymi – 24 giugno) delle antiche
    popolazioni incaiche e pre-incaiche, festa ancor oggi celebrata in Perù e nella regione
    andina.
    LE RADICI ASTRONOMICHE DEL NATALE: IL SOLSTIZIO D’INVERNO.
    Nell’emisfero nord, nei giorni 22-23-24 dicembre il Sole sembra fermarsi in cielo (più si è
    vicini all’equatore più il fenomeno è evidente): è il Solstitium (Sole fermo).
    In astronomia sono quei giorni in cui il sole si ferma per invertire il proprio moto nel senso
    della DECLINAZIONE; è cioè il punto dove il Sole raggiunge la massima distanza dal
    piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno
    la minima. Abbiamo la notte più lunga ed il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il
    solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare ed il buio della notte a ridursi
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    Luigi Ambrosi - Coordinamento interculturale cittadino di Milano – email: [email protected]
    fino al solstizio d’estate, a giugno quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte
    più corta.
    Convenzionalmente il solstizio cade il giorno 21, ma per l’inversione apparente del moto
    solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo.
    In poche parole il solstizio d’inverno ai tempi significava che il Sole, giunto nella fase più
    debole come luce e calore, non sprofondava nelle tenebre dove sembrava precipitare, ma
    diventava con la sua vitalità “invincibile” (invictus) sulle stesse tenebre, il Sole
    “rinasceva”, aveva un nuovo “natale”.
    Appunto il “Natale del Sole Invincibile”.
    Le popolazioni antiche ben conoscevano questo fenomeno del solstizio e lo trasformarono
    in occasione di festa. Questa interpretazione astronomica spiega perché il 25 dicembre (e
    giorni adiacenti) sia una data presente in culture e paesi molto distanti tra loro, dall’India al
    Messico, dal nord Europa all’Etiopia..
    25 DICEMBRE DEL 274 D. C. : IL PRIMO NATALE DEL SOLE
    Il 25 dicembre come giorno di festa grande compare in Italia ed in Europa per la prima
    volta nel 274 D.C. per ordine dell’ Imperatore Aureliano che fece diventare Festa Ufficiale
    il Natale del Sole e la volle celebrata in tutto l’Impero Romano:
    il Dies Natalis Solis Invicti
    L’imperatore Aureliano aveva appena concluso la riunificazione dell’ Impero Romano ed
    era reduce dalla grande vittoria sull’ allora principale nemica dell’impero, la Regina
    Zebedia del Regno di Palmira.
    La vittoria era stata resa possibile dallo schierarsi di Emesa, città-Stato rivale, a fianco
    dell’esercito romano in un momento di sbandamento delle milizie; questa discesa in
    campo a favore dei Romani fu sostenuto dai sacerdoti di Emesa, cultori del Dio “Sol
    Invictus”; Aureliano all’inizio della battaglia decisiva disse di aver avuto la visione
    benaugurante del dio Sole di Emesa..
    L’Imperatore trasferì a Roma, in segno di ringraziamento, la classe sacerdotale e il culto
    del Sole di Emesa ed in onore del Dio Sole Invincibile fece edificare un tempio di Stato a
    Roma, sulle pendici del Quirinale (Campus Agrippae, attuale piazza S. Silvestro).
    All’imperatore non sfuggiva inoltre come l’adozione del culto del Sole in tutto l’ Impero
    potesse servire a consolidare la riunificazione ed essere elemento di unità culturale.
    Nelle diverse forme, il culto del Sole era infatti presente in tutte le regioni dell’impero,
    dall’Egitto all’Anatolia, tra le popolazioni celtiche fino a quelle arabiche, tra i Greci e gli
    stessi Romani.
    Aureliano propose il Sol Invictus di Emesa ai cultori ellenico-romani del Sole-Apollo, ai
    diffusissimi seguaci di Mitra, agli egiziani dei riti di Iside/Horus/Se rapide, ai siriani ed arabi
    dei culti di Helios/Dusares e Baalim, ai Celti della Mastruca e ai Germanici cultori della
    Yule, la Ruota, indubitabile simbolo del Sole.
    Particolarmente solenni erano le celebrazioni del rito della nascita del Sole in Siria ed
    Egitto: i celebranti si ritiravano in appositi santuari da dove uscivano a mezzanotte,
    annunciando che la Vergine aveva partorito il Sole (raffigurato dagli egizi come un
    bambino)
    La festa del Sol Invictus si affermò come la festa più importante dell’ Impero, con grande
    partecipazione popolare a Roma, anche perché si innestava ed andava a concludere la
    festa romana più antica, i Saturnali.
    In questo grande pentolone di culti solari anche gli stessi culti cristiani si confondevano
    con i culti solari, tanto che l’imperatore Adriano scriveva nel 134 d.C.: “Gli adoratori di
    Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari
    di Cristo.”
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    Lo stesso Tertulliano (circa 160-220 d.C.), vescovo di Cartagine cristiano e Padre della
    Chiesa, così scriveva: “ …molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto
    noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole ci diamo
    alla gioia” (Ad Nationes I, 13).
    Sant’Agostino esortava i fratelli cristiani a non festeggiare il 25 dicembre il Sole, bensì chi
    aveva creato il Sole.
    25 DICEMBRE DEL 330 D.C.: IL PRIMO NATALE CRISTIANO
    L’ Imperatore Costantino, che era, e rimase, anch’egli un cultore del Dio Sole,
    abbracciando la fede cristiana trasformò nel 330 la festa del Sol Invictus del 25
    dicembre in Festa Cristiana. In precedenza (7 marzo 321) Costantino aveva cambiato
    anche il nome del primo giorno della settimana, festivo,: da Dies Solis (“il venerabile
    “giorno del Sole) a Dominus, (giorno del Signore). Questi cambiamenti non furono sempre
    graditi, tanto che nel centro-nord Europa è rimasto l’antico nome di giorno del Sole
    (Sunday tra i Sassoni, Sontag tra i germanici).
    Nel 337 Papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa Cattolica,
    come riferito da San Crisostomo nel 390:
    “In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu ultimamente fissata in Roma”.
    Nel 354, si menziona per la prima volta in un calendario della liturgia romana la festa del
    25 dicembre cristiano. Nel 461 questa scelta sarà riconfermata da Papa Leone Magno.
    Altri autori ecclesiastici rinviano al 354 con Papa Liberio la prima apparizione del Natale in
    Occidente.. La scelta della Chiesa di Roma di far coincidere la nascita di Cristo con la
    festa pagana più celebrata fu un tentativo di rispondere alla grande partecipazione che il
    culto del sole conservava tra la popolazione dell’Impero, adattandolo culto alla nuova
    religione. Successivamente un’operazione del genere fu fatta anche ricorrendo alle figure
    dei santi per sostituire divinità o feste locali (S.Giorgio=Parilia, S.Giovanni=acqua,
    Assunzione=Diana.)
    In Africa e centro-sud America questa pratica ha preso il nome di sincretismo religioso.
    Nei primi tre secoli del Cristianesimo, la nascita di Cristo aveva date diverse: 18 aprile, 29
    maggio, per S.Cipriano era il 28 marzo, per S.Ippolito il 23 aprile, secondo Clemente
    Alessandrino il 20 maggio o il 10 gennaio o il 6 gennaio; quest’ultima data poi si affermò in
    oriente e da lì giunse a Roma fino al cambiamento deciso da Costantino e poi ratificato dal
    Papa Giulio I.
    L’imperatore Giustiniano, circa duecento anni dopo, legalizzò questa data per tutto
    l’Occidente
    Altre Chiese cristiane, come quella ortodossa, copta, armena, continuano invece a
    celebrarla il 6 gennaio (Epifania = Annunciazione)
    All’epoca i cristiani della Mesopotamia accusarono i loro fratelli “romani” di idolatria e di
    adorare il Sole per aver adottato la Festa del Sole come festa della nascita di Cristo.
    Anche le Chiese della Riforma, a cominciare dai Calvinisti, accusarono la Chiesa di Roma
    di cedimento dei cristiani al paganesimo. In effetti la dimensione pagana nel Natale durò a
    lungo.
    Ancora centotrenta anni dopo la decisione di Costantino, nel 460, il Papa san Leone
    Magno sconsolato scriveva: ”E’ così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni
    cristiani, prima di entrare nella basilica di S. Pietro, dopo aver salito la scalinata, si volgono
    verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati
    e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani
    devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei” (7°sermone
    tenuto nel Natale del 460 – XXVII-4).
    Lo stesso S.Ambrogio dovette ammettere: “Cristo è il nostro nuovo Sole”
    Nel 376 venne soppresso il culto di Mitra a Roma per ordine del prefetto.
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    Con l’editto dell’ imperatore Teodosio del 392 che diede inizio alle persecuzioni contro i riti
    pagani (da “pagos”=villaggio”), si conclusero a Roma le ultime celebrazioni alla Dea Iside,
    madre di Horus (il dio Sole egiziano), e infine nel 536 con i decreti dell’Imperatore
    Giustiniano con cui chiudeva l’ultimo tempio ad Iside in Egitto, il Natale lentamente si
    affermò come festa cristiana in tutto l’impero.
    PROTESTANTI E “RIFORMA”: VIETATO FESTEGGIARE IL NATALE
    I protestanti della “Riforma” misero sotto accusa la scelta della Chiesa Romana di
    spostare il Natale al 25 dicembre, con la motivazione che fu un cedimento al paganesimo.
    Il cristianesimo avrebbe fatto rientrare dalla finestra culti solari di Babilonia passati ai
    pagani romani!
    Nella città di Ginevra di Calvino si poteva essere multati e persino messi in prigione per
    aver celebrato il Natale.
    Il Parlamento Inglese proibì l’osservanza del Natale, definendola una festa pagana.
    Quando i cristiani puritani andarono in America, stabilirono questa stessa legge nella
    “Nuova Inghilterra” e il 25 dicembre del 1620 lavorarono più del solito. Quarant’anni più
    tardi la Corte civile e penale del Massachussets decretò le punizioni per chiunque avesse
    osservato le festività natalizie: ”Chiunque venga trovato ad osservare, astenendosi dal
    lavoro e festeggiando, tali giorni come il cosiddetto Natale, pagherà per questa
    trasgressione 5 scellini”.
    Fino al 1800 il Natale non ebbe alcuna rilevanza nelle chiese della “Riforma”.
    1. CULTI A ROMA PRIMA DEL NATALE CRISTIANO:
    • I CULTI SOLARI
    • I SATURNALI
    I CULTI SOLARI:
    La Roma pre-cristiana già aveva un proprio antico culto solare, quello del Sol Indiges.
    Oltre duecento anni prima della nascita di Cristo, Roma aveva visto giungere sul proprio
    territori Dei e culti d’oriente.: Iside e Serapide , poi Cibale.
    Il Sole assumeva centralità e attualità nel Mediterraneo: Iambulo, un nabateo, nel 120-100
    a.C. scrisse un romanzo dove prefigurava un utopistico nuovo ordinamento sociale, con
    comunanza dei beni, sotto il governo di Helios, il Sole.
    I primi secoli dell’era cristiana videro riversarsi su Roma una alluvione di culti, soprattutto
    dall’Oriente; in linea di massima ben tollerati dagli Imperatori in quanto accettabili
    nell’universo politeistico della religione romana. Presero piede in particolare culti solari
    come quello monoteista persiano di Mitra nel II-III Secolo d.C. (che diventò il culto più
    concorrenziale al cristianesimo), il culto egiziano di Horus e Iside o di Serapide, il culto
    ellenico-orientale di Dioniso e Apollo.
    Nel primo secolo d.C. scriveva Petronio “Il nostro territorio pullula di presenze divine, a tal
    punto che si incontra più facilmente un Dio che un uomo”.
    Nel secondo secolo d.C. scriveva Celso “Molte persone anonime si aggirano dentro e fuori
    dei templi come volessero emettere responsi…ciascuna di esse è sempre pronta a dire: -
    Io sono Dio-, -Io sono Figlio di Dio-,-Sono uno Spirito Divino-“.
    Il culto del Sole fin dai tempi delle campagne di Giulio Cesare in Egitto era già penetrato
    nell’ Impero. Cesare infatti aveva fatto trasportare a Roma non solo gli obelischi di
    Heliopolis e di altre città egizie, ma anche i sacerdoti del culto di Helios (uno dei nomi del
    Dio Sole egiziano) che trovarono subito seguaci nella capitale.. Giulio Cesare fece
    introdurre il calendario solare egiziano; l’anno solare egiziano (redatto dall’astronomo
    alessandrino Sosigene) venne successivamente adottato col nome di Calendario Giuliano,
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    di 12 mesi come quello attuale, salvo la correzione apportata da Papa Gregorio nel 1582,
    che tolse 10 giorni in totale e introdusse l’anno bisestile ogni quattro anni.
    In questi secoli, anche a rappresentazione delle nuove tendenze culturali e religiose solari,
    furono eletti numerosi imperatori cultori del Dio Sole.
    L’imperatore Comodo (161-192) si fa raffigurare in compagnia di Iside e Serapide (altro
    nome del Dio Sole egiziano). Abbiamo la dinastia degli imperatori Severi che prima
    favoriscono il culto di Iside e Serapide e costruiscono il tempio più bello della città sul
    Quirinale (dove ancora sta un obelisco egiziano), poi favoriscono il culto di Eracle e
    Dioniso, infine introducono il culto del Dio Sole di Emesa (precedentemente ad Aureliano)
    . Con l’imperatore Caracalla si ha il passaggio dalle divinità solari egiziane a quelle siriane,
    e anche il massimo della “contaminazione” culturale: con lui si invoca il ”solo Dio Zeus
    Serapis Helios, invincibile signore del mondo”. L’imperatore Massimino il Trace è invece
    cultore del Dio Sole Mitra come sembra lo fosse stato Nerone. Nel 218 divenne imperatore
    Elagabalus (già sacerdote del Sole ad Emesa), che si attribuì il nome del Dio Sole (El
    Galab = Dio Sole) e che fece costruire un tempio sul Palatino dedicato al Dio Sole Invictus
    siriano. Successivamente l’imperatore Aureliano stabilì la festa del Sol Invictus, che
    continuò con Diocleziano ed altri fino a Costantino compreso, che fece incidere il Sole sul
    suo famoso Arco in Roma. In quei secoli furono fatte coniare da molti imperatori monete
    con l’effige del Sole e sul retro la propria, in altre monete è raffigurata Iside che allatta il
    Dio Sole bambino Horus.
    Anche le insegne militari dell’ esercito imperiale portavano i simboli del Sol Invictus
    In quei secoli Roma era piena di templi e luoghi di culto delle diverse divinità solari.
    Basti pensare che la Basilica di San Pietro è stata costruita sopra il tempio del Dio Sole
    Mitra ed ha tuttora al centro della piazza un obelisco egiziano. Ancora oggi le guide
    turistiche di Roma offrono escursioni nei mitrei, luoghi catacombali, santuari ricavati in
    ambienti sotterranei dei cultori di Mitra: le cripte dove avveniva questo culto sono state
    trovate in tutta Europa fino in Irlanda. I culti di Iside ed Horus, che ebbero addirittura in
    Roma il loro centro nel II secolo d.C., durarono fino alla fine del IV secolo. Questo quadro
    dimostra la forte presenza di culti dedicati al Dio Sole dopo la nascita di Cristo e nel
    periodo precedente al natale Cristiano. Prima ancora della decisione di Aureliano di
    festeggiare il “Dies Natalis Solis Invicti” il 25 dicembre, in tale giorno ricorreva il
    festeggiamento per la nascita del dio Horus in Egitto, la festa del “Sol Invictus” a Emesa,
    del Dio Sole Dusares nel Regno di Palmira, delle divinità solari Shamas e poi Yule a
    Babilonia. In tale data veniva inoltre attribuita la nascita di Mitra e poi del suo profeta
    Zorohastro (Zarathustra).
    I SATURNALI
    Festività e riti dell’ antica Roma furono un continuo adattare la tradizione di Roma a quella
    dei popoli vinti per renderla “universale”: all’inizio abbiamo influenze latine, etrusche e
    sabine, poi greco-ellenistiche e orientali.
    I Saturnali furono tra le feste latine più antiche dell’ Impero Romano; iniziavano il 17
    Dicembre e furono prolungate fino al 24 dicembre sotto l’imperatore Domiziano.
    Erano una festa religiosa dedicata all’antico Dio Saturno (da Satus=semina).
    Saturno (il Cronos greco) nella più antica leggenda era re del Lazio prima della fondazione
    di Roma.
    Ai primordi i Saturnali erano una festa religiosa e sociale molto complessa, ben descritta
    da Frazier nel libro “Il ramo d’oro”: durava un lungo periodo, si ribaltavano i ruoli sociali,
    uno schiavo faceva il Re per tutto le feste e poi veniva sacrificato.
    A Saturno si dedicavano sacrifici umani fino a quando , dice la leggenda, Eracle (Ercole)
    passando dal Lazio, convinse gli abitanti a non sacrificare vite umane ma ad offrire in loro
    vece statue di argilla e ceri accesi.
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    Da qui iniziò l’usanza di scambiarsi doni, statue d’argilla e ceri accesi nei giorni dei
    Saturnali. Nella Roma degli imperatori durante questa festa le scuole restavano chiuse e
    permase l’usanza di scambiarsi doni (candele, noci, datteri, miele).
    I Saturnali iniziavano con il rito del “lettisternio”: statue degli Dei venivano stese sui letti; si
    offriva poi il cibo a Giove ed a dodici dei, cibo che veniva in seguito consumato
    pubblicamente dai partecipanti.
    Il primo giorno c’era la celebrazione religiosa con processione fino al tempio di Saturno
    posto alle falde del Campidoglio e si facevano sacrifici sull’Ara lì posta; si accendevano le
    candele e vi era un grande banchetto al quale tutti erano invitati; si facevano anche i
    brindisi e gli auguri. Il tutto a spese dello Stato.
    Vi era l’uso di giocare a Tombola, considerata il grande gioco di Saturno: questo gioco era
    però caricato di sacralità in quanto serviva per predire il prossimo futuro attraverso i
    numeri, aveva funzioni oracolari (oggi le ritroviamo nel gioco del Lotto con le associazioni
    di eventi o sogni ai numeri– vedi la Smorfia).
    I pagani facevano la veglia per tutta la notte per attendere e salutare la nascita del Sole
    nuovo.
    Quando giunse a Roma il culto di Dioniso, nei Saturnali si festeggiava la sua eterna
    giovinezza e si regalavano i suoi tre simboli: il mirto, il lauro e l’edera.
    Durante i Saturnali gli schiavi erano liberi e non avevano obblighi verso i loro padroni.
    Per gran parte della popolazione, che svolgeva lavoro agricolo, i Saturnali annunciavano
    un lungo periodo di riposo in attesa della primavera.
    Come possiamo notare, molte delle usanze dei Saturnali si sono conservate fino ad oggi e
    caratterizzano il nostro modo di festeggiare il Natale: accendere le luci (delle candele
    prima, elettriche oggi), il banchetto, lo scambio di doni, la celebrazione religiosa, regalarsi i
    ceri, i datteri, le noci e cibi dolci come il miele, fare i brindisi e gli auguri, la chiusura delle
    scuole, la lunga festa ….
    2. DIO SOLE SIRIANO:
    “INVICTUS SOL ELAGABALUS” DI EMESA
    L’influenza siriana della città di Emesa (l’odierna Homs in Siria) sulla istituzione della Festa
    del Natale è stata storicamente la più significativa. L’imperatore Aureliano, che istituì il
    “Dies Natalis Solis Invicti” il 25 dicembre 274, si ispirò proprio al Deus Sol Invictus ed alla
    sua festa nella città di Emesa., festa che cadeva il 25 dicembre. Emesa diede tre
    imperatori a Roma.
    Da Emesa l’imperatore romano Settimio Severo prese in moglie Giulia, nata dalla stirpe
    dei sacerdoti del Dio Sole, e portò il culto a Roma già prima di Aureliano.
    Da Emesa proveniva l’imperatore Elagabalus che portò a Roma culto, sacerdoti e la sacra
    pietra a forma di cono con base circolare (pietra che fu riportata dopo l’uccisione
    dell’imperatore). Sulla pietra era scolpita un’aquila con un serpente nel becco: un simbolo
    del Sole. Quando fu ucciso, fu rimandata indietro la pietra sacra.
    Molti particolari lasciano intendere che il culto del Sole di Emesa fosse di origine araba, di
    nomadi beduini: la presenza di una pietra cultuale, i nomi delle dinastie reali, l’evirazione
    del sommo sacerdote, il divieto di mangiare carne di maiale. Altre teorie sostengono la
    provenienza di questo culto dall’ egiziana città di Heliopolis o dalla mesopotamica
    Babilonia, sempre in un epoca antecedente al 1400 a.C.
    Eliodoro di Emesa scrisse nel III secolo d.C. il romanzo forse più completo di quel secolo,
    “Le Etiopiche” che ben descriveva questa “contaminazione” tra culti solari egiziani e siriani,
    arabici ed etiopi.
    3. DIO SOLE INDO-PERSIANO-MESOPOTAMICO:
    IL CULTO DI MITRA
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    Il culto di Mitra è quello che ha sostanzialmente più influenzato il rito religioso del Natale e
    la stessa religione cristiana. Sia a Mitra/ Dio Sole sia ad un suo profeta, Zarathustra, sono
    accreditate le nascite il 25 dicembre, molti secoli prima della nascita di Cristo. Mitra è fatto
    partorire da una vergine, è denominato “il buon pastore”, aveva 12 compagni, effettuava
    miracoli, sepolto in una tomba è risorto dopo tre giorni e la sua resurrezione veniva
    celebrata ogni anno. Il mitraismo è una religione che ha avuto il suo massimo sviluppo in
    Persia ma sembra sia di origine indiana. Altri storici sostengono che sia di origine
    mesopotamica. Del nome Mitra in Persia, Varuna in India si trovano tracce fin dal 1400
    A.C. ( compare nei testi sacri indiani Rig Veda) ma è possibile che questa divinità sia
    ancor più anteriore.
    Gli Ari lo tenevano in grande considerazione.
    Mitra, col nome di Bel, compare anche nel 1400 A.C. tra gli Dei di Stato dell’ Impero dei
    Mitanni in Mesopotamia, dove veniva festeggiato il 25 dicembre con la festa del Son (in
    babilonese Sole) invincibile: era considerato figlio del Sole e Sole egli stesso
    Zarathustra e’ un profeta che si ritiene nato nel 714 A.C. in Persia, combattè il politeismo
    dei popoli nomadi e favorì la nascita di un codice di leggi civili e morali valido per la
    crescente popolazione che da nomade diventava agricola e stanziale. Propose una
    religione universale e monoteista basata sul “Giusto sentire, giusto parlare, giusto operare”
    richiamandosi all’antico culto del Dio Sole Mitra e facendolo confluire successivamente nel
    nuovo Dio Mazda. La sua religione è nota anche come Parsismo o Zoroastrismo ed è
    ancora praticata in alcune zone dell’India e della Persia. Dai suoi detti, pensieri ed
    insegnamenti fu scritto il libro sacro “Avesta”, già noto ad Alessandro Magno. Si dice che
    nessuna religione più dello Zorohastrismo abbia affermato il valore della cultura. Questa
    religione avrà enormi influenze sulle successive religioni monoteiste, come l’islamismo, il
    cristianesimo e l’ebraismo
    (le famose Leggi di Mosè sono le leggi introdotte dal re di Giuda, Gioisa, nel 621 A.C. nel
    suo Deuteronomio, quindi postume a Zarathustra). Con la conquista persiana di Babilonia
    il mitraismo entrò in relazione con le religioni mesopotamiche ed ebraiche (gli ebrei erano
    in esilio a Babilonia ed i persiani ne furono i liberatori). Successivamente il culto mitriaco,
    ebbe una grande ripresa con l’imperatore persiano Artaserse II e nel periodo ellenistico,
    quando si diffuse nelle province dell’impero Romano e nella stessa Roma portato dai
    soldati romani che già sotto Pompeo si convertivano in massa.
    Il culto veniva celebrato in grotte o sotterranei; l’iniziazione prevedeva il battesimo con
    l’acqua santa, il pasto in comune con condivisione di pane e acqua.
    Al Mitraismo sono accreditati i rituali e le credenze di:
    la recitazione delle preghiere
    l’atto delle mani giunte
    la genuflessione
    confessione delle colpe che contemplavano penitenze (prima corporali, poi sostituite
    da lavori socialmente utili)
    la confermazione (cresima),
    segnarsi la fronte con le dita,
    esposizione dell’ostia-disco solare sull’altare,
    il sacerdozio solo maschile,
    credenza nei premi e nelle pene nell’aldilà, e nel giudizio divino,
    il paradiso (parola che in persiano ancor oggi vuol dire “giardino”),
    l’inferno con fuoco e fiamme (non è eterno e i “cattivi” verranno restituiti al mondo nel
    giorno della resurrezione),
    la disposizione dell’altare (il banco di pietra davanti l’Abside),
    la stola, il copricapo dei vescovi ( che si chiama ancora mitria), le vesti, i colori,
    l’uso dell’incenso, l’aspersorio, e dei lumi accesi davanti all’altare,
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    la stessa architettura delle basiliche, dove si eseguivano i riti in pompa magna.
    Mitra, soprannominato “Il Salvatore” salì al cielo col Carro del Sole dopo aver consumato il
    pasto sacro; la sua resurrezione avveniva in primavera ed i suoi sacerdoti così recitavano:
    “Rallegratevi, iniziati; il vostro Dio è risorto dalla morte. Le sue pene e sofferenze saranno
    la vostra salvezza.” (da Dupois – Origine di tutti i culti- vol.5)
    Nel terzo secolo d. C. l’imperatore di Persia Ardashir, della dinastia dei Sassanidi, dopo
    aver riunificato l’impero, fece riscrivere in 21 libri l’ “Avesta” perduto, e fece del Mitraismo
    una religione di Stato; sarà di esempio per i successivi imperatori romani. Le liturgie e
    litanie saranno poi mutuate dal cristianesimo, prima con i riti bizantini, poi con quelli della
    Chiesa Romana (Rituale Romanum); l’Avesta sarà di esempio anche a Maometto per la
    stesura del Corano.
    I Magi erano una classe sacerdotale di questo culto e saranno fatti “entrare” nella
    tradizione del Natale Cristiano come annunciatori della nascita del Messia.
    4. DIO SOLE EGIZIANO: IL CULTO DI HORUS, OSIRIDE ED ISIDE
    Il 24 /25 Dicembre era festa grande nell’Egitto dell’epoca: in tale data si festeggiava la
    nascita del Dio Sole Bambino Horus; il culto di Horus e della madre Iside ebbe molta
    diffusione in Roma nei primi due secoli d.C. con templi ed Imperatori devoti.
    Ad Heliopolis si celebrava il 24-25 dicembre già nel 1400 A.C. la festa del Dio Sole
    che aveva il nome di Ra, considerato anche lui Figlio del Sole e Sole egli stesso.
    Horus, il Dio Sole, era frequentemente rappresentato come un bambino con la corona
    solare in testa. Il Dio Sole in Egitto assunse nel corso dei millenni svariati nomi: Ra,
    Aton, Osiride, Serapide (nome e culto introdotto da Tolomeo nel III secolo A.C.) e
    Horus. Il nome “Serapide” comparve come attributo addirittura a fianco di nomi di
    Imperatore romani.
    Interessante il culto del Dio Sole Aton, introdotto circa nel 1350 A.C., dal Faraone
    Amenophi IV, marito di Nefertiti, (il cui successore fu il più a noi famoso Tutankamen): fu
    il primo culto monoteista e universalista della storia umana ma fu spazzato via dalla
    rivolta dei sacerdoti politeisti. In Egitto vi era addirittura una citta dedicata al Dio Sole, la
    famosa Heliopolis, con una vasta classe sacerdotale dedicata al suo culto ed alla sua
    diffusione. Il Colosso di Rodi (300°.C.), una delle sette meraviglie dell’antichità,
    rappresentava il Dio Sole Helios e richiese 12 anni di lavoro. I culti egiziani del Dio Sole
    hanno forse più di tutti influenzato il cristianesimo e lo stesso ebraismo (gli ebrei vissero
    per secoli in Egitto) essendo precedenti ad entrambe queste ultime religioni.
    Horus è partorito da una vergine, ha avuto 12 discepoli, è stato sepolto e poi resuscitato,
    ha ridato vita ad un morto (El Azar us= Lazzaro), era soprannominato la verità, la luce, il
    messia, il buon pastore, il KRST (l’Unto). Era denominato anche fanciullo divino e Iusa,
    figlio prediletto.
    Il padre divino di Horus era Osiride, con cui si confondeva (“Io e mio Padre siamo Uno”),
    mentre il padre terreno era Seb (Giuseppe); l’angelo Thot annuncia ad Iside che
    concepirà un figlio verginalmente. Nasce in una grotta, annunciato da una stella
    d’oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni. A 12 anni
    insegna nel tempio e poi scompare fino ai 30 anni. Horus viene poi battezzato sulle rive
    di un fiume da Anup (Giovanni) il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combattè
    40 giorni nel deserto contro Set (Satana), ha compiuto numerosi miracoli e camminato
    sulle acque..
    Con Iside ed Osiride, Horus costituiva la trinità egizia. A Luxor, su edifici risalenti al 1500
    A.C. si possono vedere immagini relative all’ Annunciazione e all’ Immacolata
    Concezione di Iside.
    Osiride, il padre di Horus, risale a tempi ancora più arcaici dell’antico Egitto, anch’esso
    rappresentava il Dio Sole : aveva oltre 200 definizioni avendo assorbito nel tempo altre
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    divinità egiziane. Il suo culto prevedeva l’ingestione di focacce di frumento in comunione,
    considerate la sua “carne”, e l’elevazione al cielo dell’ostensorio. Osiride fu dall’inizio alla
    fine considerato il Dio che soffrì e morì; al momento della sua morte il cielo si oscurò.
    Vi era in suo onore un inno che assomiglia al Padre Nostro: “O Amen, che sei nei
    cieli…”. Il salmo 23 della Bibbia è considerato la copia di un testo egiziano che nomina
    Osiride come “Buon Pastore”. Spesso Osiride era rappresentato da un occhio racchiuso
    in un triangolo equilatero, immagine che si può rivedere all’interno delle Chiese cristiane.
    A proposito dell’Ostensorio, la cui elevazione rientrava nei rituali di Osiride,
    contrariamente a quanto si pensa per la liturgia cristiana, non prende il nome dall’ ostia
    ma accade il contrario. Si chiamava ostensorio almeno un millennio prima di Cristo;
    ostiare corrispondeva ad un etimo egizio (e si traslò anche nel latino) e significava
    mostrare, far vedere, cioè mostrare il disco solare ai fedeli.
    La liturgia cristiana conservò anche l’abbassamento del capo, perché nei primi riti di
    Osiride-Aton all’aperto, vi era l’accorgimento di abbassare la testa per non guardare il
    Sole evitando così il rischio di perdere la vista. Quando i riti di Osiride-Aton furono
    trasferiti all’interno dei templi, i sacerdoti ricorsero ad un disco d’oro con i raggi intorno;
    appunto l’ostensorio, elevato in alto, ma rimase l’abitudine di abbassare il capo.
    Nel culto cristiano l’ostia consacrata risale alla fine del 1400 d.C., mentre la forma
    dell’ostia fu stabilita dal Concilio di Trento; per spezzare i legami con il Sole pagano
    raffigurato nell’ostensorio. All’inizio del 1400 san Bernardino da Siena sostituì il disco
    d’oro luccicante con una teca con dentro il simbolo dell’eucarestia, il pane.
    Studiosi sostengono che molte storie presenti nei Vangeli si possono ritrovare molto
    tempo prima nel Libro di Enoch e nei testi dei monaci egiziani chiamati i “Terapeuti”,
    successivamente associati agli Esseni.
    Nei sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla madre
    vergine Iside risalente al II secolo D.C. (v.Allegato)
    5. DIO SOLE BABILONESE:
    IL CULTO DI SHAMASH E TAMMUZ/ YULE / ISHTAR
    Al 3000 A.C. risalgono le feste di celebrazione del Dio del Sole Babilonese Shamash,
    nel giorno corrispondente al nostro 25 dicembre.
    Il Dio Sole Shamash, Utu in sumerico e Shamas in accadico, è una divinità popolare in
    tutta la storia della Mesopotamia; il suo nome si riferisce al Sole, ma anche alla giustizia
    ed alla predizione in quanto il Sole vede tutto, compreso il futuro; risiede insieme alla sua
    sposa in templi chiamati “la Casa Bianca” (E’ BABBAR). Shamas è’ rappresentato da un
    disco solare. Come tra gli egiziani ed altri popoli di tradizione plurimillenaria, gli dei mutano
    il nome nel tempo. In Babilonia comparve successivamente il culto della Regina del Cielo
    (Isthar) e di suo figlio Tammuz, il dio creduto la reincarnazione del Sole. La nascita di
    questo Dio avveniva proprio durante il solstizio d’inverno: in questa veste di bambino a
    Babilonia il Dio Sole Tammuz prendeva il nome di Yule e il Giorno di Yule veniva
    festeggiato il 25 dicembre.
    La dea Ishtar veniva rappresentata anch’essa (come Iside in Egitto) avente tra le braccia il
    suo “unico figlio” con una aureola di dodici stelle intorno al capo (i 12 segni zodiacali). Il
    culto di Tammuz/Yule era talmente forte e diffuso che nella stessa Bibbia troviamo il
    profeta Ezechiele , nel VI secolo a.C, rimproverare le donne di Gerusalemme perche’
    piangevano la morte di Tammuz (in questo culto Tammuz dio-pastore muore e poi risorge
    dopo tre giorni).
    Altra grande divinità di Babilonia era Marduk, o Bel-Marduk che in babilonese voleva dire
    “vitello del Sole”.
    6. DIO SOLE ARABO: IL CULTO DI DUSARES/HELIOS
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    A Petra (nell’attuale Giordania) il Dio Sole Dusares era celebrato il 25 dicembre già dal
    600 A.C.
    Epifanio, il vescovo cristiano della città di Salamina, padre della Chiesa e noto storico,
    affermava nel IV secolo d.C. che da tempo a Petra (la capitale del Regno di Palmira)
    era festeggiato Dusares/Helios, il Dio Sole, nel giorno 25 dicembre. Era la festa
    principale di questo Regno, governato da una donna nel suo momento massimo di
    espansione, e che dalla penisola arabica si era esteso fino all’ Etiopia ed a buona parte
    dell’ Egitto prima di essere distrutto dall’imperatore romano Aureliano nel III secolo d.C.
    Dusares veniva celebrato sopra una pietra nera quadrangolare di lato cm 60 e alta cm
    120; la presenza della pietra richiama ad una origine animista (i culti delle pietre) della
    divinità, ma altri studiosi ne sostengono l’origine dalla città egiziana di Heliopolis, o
    mesopotamica di Babilonia.
    7. DIO INDIANO KRISHNA
    C’è scritto nei Rig Veda (Veda della Lode) indiani in epoca antecedente al primo
    millennio A.C.:
    “Il capo degli anacoreti chiamò a sé Devaki e le disse: - Vergine e madre, salve! Nascerà
    da te un figlio e sarà il salvatore del mondo. Ma fuggi, perché il tiranno Kansa ti cerca
    per farti morire col tenero frutto che rechi nel seno. Darai al mondo il figlio divino e lo
    chiamerai Krishna il sacro –“
    Krishna nacque da una vergine:
    “Mahadeva, il Sole dei Soli, le apparve nel lampo di un folgorante raggio sotto forma
    umana. Allora concepì il figlio divino.” (Rig Veda- brani tratti dalla traduzione di E.Shurè,
    I Grandi Iniziati, Bari,1941).
    Anche la storia di Krishna suggerisce influenze sulle religioni posteriori, compreso il
    cristianesimo. E’ partorito da una vergine, chi la feconda compare sotto forma di luce, è
    perseguitato da un tiranno che ordina l’uccisione di migliaia di bambini, è la seconda
    persona della trinità indiana, è denominato il dio pastore, fa miracoli e ascende al cielo.
    La radice del suo nome è similare a quella di Cristo (Il nome completo di Gesù Cristo fu
    definito integralmente e ufficialmente solo nel 325 d.C. nel Consiglio di Nicea). La vita di
    Krishna è ricchissima di particolari che ritroviamo nella storia narrata di Cristo.
    8. ALTRI CULTI SOLARI
    Vengono dati per nati o festeggiati ogni anno nel solstizio d’inverno:
    Dioniso (di cui Microbio riferisce:”…subito dopo la sua sepoltura, egli risuscitò dalla
    morte e salì al cielo”), Apollo, Eracle, il Dio Siriano Adone, il Dio frigio Ati (Attis), lo
    scandinavo Freyr (figlio di Odino), il celtico-irlandese Samhein (anche lui risorto dalla
    morte dopo tre giorni).
    Inoltre durante il solstizio invernale nelle Americhe del Centro-Nord abbiamo i
    festeggiamenti di questi Dei: Bacab (Yucatan) messo al mondo dalla vergine Chiribirias
    ed il Dio azteco del Sole,Huitzilopochtli
    LA DATA DI NASCITA DI GESU’
    Questa ricostruzione della data di nascita di Gesù è la versione più recente e attestata.
    Chi stabilì che Cristo nacque nell’anno 1 fu il monaco Dionigi il Piccolo nel secolo VI, al
    quale risultava dai suoi calcoli che fosse nato in corrispondenza dell’anno 754 dalla
    fondazione di Roma. La sua datazione fu poi adottata come inizio dell’era cristiana dal
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    Monaco Beda il venerabile nel 725 d.C. ed è la datazione attualmente in uso. Gli storici
    hanno ampiamente dimostrato che è una data errata, anche basandosi sul Vangelo di
    Matteo (3,16) dove l’evangelista raccontava che Erode decise la strage di tutti i bambini
    primogeniti sotto i due anni. Di Erode si conosce la data della morte, che avvenne nel 4
    A.C. pochi giorni prima dell’eclisse del 13 marzo. Luca, nel suo Vangelo, scrive che Gesù
    era nato durante il censimento di Quirino, funzionario romano in Siria. Quirino però fece
    due censimenti, uno nel 6 d.C. come Governatore, l’altro nel 6 A.C. come funzionario
    insieme a Sanzio Saturnino.
    Gli storici prendono quindi il 6 A.C. come data di riferimento per ulteriore indagine.
    Quando nel 330 d.C. l’imperatore Costantino stabilì la celebrazione in tutto l’impero del
    Natale Cristiano in luogo della festa del Sol Invictus (in occasione delle cerimonie per la
    nuova capitale dell’impero, Bisanzio) accadde che il Natale fu celebrato due volte in
    quell’anno: il 6 gennaio come da tradizione in Bisanzio e poi ancora il 25 dicembre come
    da decreto imperiale che fissava il definitivo cambiamento. Così l’anno 1079 dalla
    fondazione di Roma diventa l’anno 1080, grazie a questa doppia celebrazione. I
    ricercatori hanno quindi stabilito l’anno di nascita di Cristo nel 7 a.C; poi hanno cercato la
    conferma astronomica, richiamandosi ai passi del Vangelo di Matteo. Matteo era un uomo
    istruito formatosi alla scuola dei Caldei, i più competenti in materia di astronomia. In
    nessun testo religioso orientale o occidentale, compresi i 72 Vangeli, tra riconosciuti ed
    apocrifi si parla di cometa o di stella in occasione della nascita con esclusione di quello di
    Matteo..
    Solo gli annali cinesi registrano un fenomeno luminoso proprio nel 7 A.C.
    Matteo parla di una grande stella luminosa e così scrive: “I Magi partirono verso occidente
    seguendo la direzione della grande stella luminosa che indicava loro la via verso
    Gerusalemme, ma non trovarono colà nulla. Sostando nella notte e con gli occhi fissi in
    cielo, si accorsero che la stella questa volta indicava la nuova direzione, verso sud, verso
    Betlemme.” In pratica i Magi si videro indicare prima Gerusalemme (ovest), poi Betlemme
    (sud).
    Gli astronomi utilizzando la simulazione al computer sono riusciti a riprodurre il fenomeno
    celeste che avvenne sui cieli notturni della Palestina: non si trattava di una stella, men che
    meno cometa, ma di una straordinaria congiunzione dei pianeti Giove e Saturno, che
    per diffrazione della luce risultavano 5 volte più luminosi della somma delle singole
    sorgenti, come due volte la luna piena. Questi due pianeti apparvero in cielo così vicini da
    sembrare una unica stella: è un fenomeno che si ripete ogni 854 anni.
    Giunti su Gerusalemme, Giove e Saturno apparvero spostarsi a sud verso Betlemme
    Era la notte del 13 novembre dell’anno 7 A.C.
    ALTRI RITI E PERSONAGGI DEL NATALE:
    IL PRESEPE
    La parola presepe significa “mangiatoia” ed indica la greppia nella quale, come racconta il
    Vangelo di Luca, fu posto il Bambino Gesù alla sua nascita.
    Sono i Vangeli Apocrifi (cioè non accettati dalla Chiesa come ispirati) che parlano della
    grotta nella quale era collocata la stalla ed indicano la presenza del bue e dell’ asinello che
    con il loro alito riscaldano l’umile culla.
    Pur se i soggetti della natività compaiono su alcuni sarcofaghi del IV secolo, la vera e
    propria origine del Presepio è da ricondurre alle antiche rappresentazioni sacre eseguite
    durante le feste natalizie e dalle quali S. Francesco, secondo tradizione, avrebbe tratto
    l’idea del presepe, realizzandolo per la prima volta in un bosco presso Greccio nel Natale
    del 1223.
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    Alla fine del 1200 apparvero rappresentazioni artistiche della natività: la più antica è “L’
    oratorium Praesepis” di Arnolfo di Cambio, conservato nella Basilica di Santa Maria
    Maggiore a Roma, su commissione del Papa Onorio IV. La popolarità del presepio ebbe
    però inizio solo nel 1400, in particolare nell’ Italia centro – meridionale e per l’opera
    divulgatrice dei frati francescani e domenicani.. Nella seconda metà del secolo, l’ uso di
    disporre semplicemente una serie di statuine contro uno sfondo dipinto fu sostituito
    dall’elaborazione di paesaggi in rilievo.
    A Napoli sorse una vera e propria arte del presepio: famoso fu quello con figure in legno di
    S.Giovanni a Carbonara nel 1484. Nell’ Italia settentrionale si producevano invece opere
    grandi in terracotta.
    A Napoli nel 1700 nacque il “figurinaro”, cioè creatore di statuette, e comparvero così gli
    specialisti di pastori, gli animalisti ecc. Anche le composizioni diventarono più complesse,
    con scene di vita quotidiana. Da Napoli questa arte si diffuse in Spagna (figure in creta in
    Catalogna), in Portogallo, in Francia : in Provenza venivano allestiti presepi, in teatrini o
    negozi, composti di vari quadri divisi da fondali e le figurine erano marionette mosse da un
    congegno interno. L’Italia del nord esportava presepi nel nord Europa, in particolare su
    richiesta delle chiese in Polonia.
    Esistono presepi ritagliati nella carta o nella stagnola, presepi splendidi a forma di
    cattedrale gotica in Polonia; Nel presepe è tradizione del nord Italia raffigurare la capanna,
    e del sud Italia raffigurare la grotta.
    I RE MAGI
    I Magi, o Magusei, erano una classe sacerdotale del popolo dei Medi, popolo unito e
    alleato ai Persiani. Questa classe sacerdotale, che parlava aramaico ed era di origine
    semitica affiancava i grandi sacerdoti dei santuari e praticava gli insegnamenti di
    Zarathustra ed il culto di Mitra.. Più anticamente ancora erano chiamati “athravan”
    (accenditori del fuoco) e praticavano il culto del fuoco sacro. Il compito principale dei Magi
    era quello di tenere sempre il fuoco acceso; facevano questa cerimonia (di ravvivare il
    fuoco) 5 volte al giorno e suonavano una campanella per farvi assistere i fedeli, i quali
    portavano loro offerte di cibo.
    I cultori di Zarathustra si tramandavano uno scritto attribuito allo stesso Zarathustra dove
    si profetizzava l’apparizione di una stella lucente in cielo, e vi erano indicate istruzioni sui
    doni da offrire al Salvatore. (in allegato questo scritto). Dei Magi ne parla, nel Proto-
    Vangelo, Giacomo che era un maestro di giustizia degli esseni; numerosi esseni ebrei
    erano rimasti influenzati dalla religione di Zoroastro, portata dai Persiani quando li
    liberarono dalla dominazione babilonese.
    Nel “ Vangelo arabo-siriaco dell’ infanzia” la predizione della venuta del Messia è attribuita
    a Zarathustra: “e vennero a Gerusalemme dei Magi, come aveva predetto Zarathustra”.
    L’evento della nascita di un Salvatore era atteso da molti seguaci delle religioni dell’
    epoca, in particolare dagli ebrei.
    L’usanza dei doni nel giorno della Epifania risale al fatto che il Natale in oriente veniva e
    viene festeggiato il 6 gennaio e in concomitanza con l’arrivo dei Magi, che portavano i
    doni.
    A Milano, nella Basilica di S.Eustorgio erano conservare le presunte ossa reliquarie dei
    Magi fino a che Federico Barbarossa, dopo l’anno mille, le prelevò e portò in Germania. La
    Cattedrale di Colonia custodisce ora queste reliquie (presunte). Successivamente una
    parte di queste reliquie venne restituita a Milano e sono conservate nella basilica
    milanese.
    I nomi dei Magi (che successivamente furono fatti “diventare” re) compaiono per la prima
    volta su un mosaico nella basilica di S.Apollinare Nuova a ravenna: Gaspare (il Moro),
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    Melchiorre, Baldassarre.. I loro tre doni consistevano in oro ( dono per i Re), incenso (per
    le adorazioni sull’altare), mirra (considerato un balsamo per i defunti).
    LA STELLA COMETA
    La stella cometa è entrata nella tradizione del natale cristiano, ma anch’essa indica la
    confusione che circonda le radici del Natale. Abbiamo visto che nessuna cometa è
    osservata e registrata negli anni presunti della nascita di Cristo, e che il fenomeno
    luminoso fu da addebitarsi alla congiunzione di Giove e Saturno il 13 novembre del 7 A.C.,
    nella costellazione dei Pesci.
    Tutta la storia della cometa nasce da un quadro di Giotto, nel 1301 alla Cappella degli
    Scrovegni; il pittore, accanto alla Natività, dipinse l’Epifania e inserì sopra la capanna una
    cometa. Per un motivo molto realistico e contemporaneo del suo tempo: proprio in
    quell’anno, nel 1301, a Dicembre, apparve in cielo la famosa cometa di Halley, allora
    molto luminosa ed appariscente.
    BABBO NATALE
    Babbo Natale è San Nicola. San Nicola nacque a Patara (Turchia) da una ricca famiglia, fu
    il Vescovo di Myra nel IV secolo d.C. e li venne seppellito.
    Nel 1087 la sua salma e il suo tesoro presunto furono trafugati da cavalieri crociati italiani.
    La salma fu lasciata a Bari e di questa città San Nicola diventò il santo protettore. Di lui
    parla anche Dante nel Purgatorio (XX-31-33).
    La leggenda più antica su San Nicola ha subito poi leggere correzioni per renderla adatta
    ai bambini, ma così raccontava:
    tre giovani povere erano destinate alla prostituzione. Un nobiluomo caduto in miseria
    voleva sposarne una ed era commosso dai loro pianti. Andò da S.Nicola che promise di
    aiutare tutti: per due notti consecutive lanciò un sacco di monete d’oro all’interno della
    casa delle tre fanciulle. Al terzo giorno trovò le finestre chiuse, ed allora fece entrare in
    casa il sacco calandolo dal camino. Intorno al camino erano stese delle calze, che si
    riempirono di monete d’oro.
    Nella fantasia popolare S. Nicola diventò “il portatore di doni”, nella notte del 6 dicembre
    (S.Nicola) e successivamentei nella notte di Natale.
    Il culto di San Nicola, che si era diffuso nel nord Europa, fu poi portato dagli immigrati
    olandesi in America. Il santo in olandese veniva chiamato Sinter Klass ma negli Stati Uniti
    si affermò come Santa Klaus.
    Nel 1809 lo scrittore Washington Irvin raccontò per la prima volta gli spostamenti di Babbo
    Natale nel cielo per la distribuzione dei regali; nel 1821 il pastore americano Clement
    Clarice Moore scrisse una favola sul Natale, per i bambini, nella quale il personaggio di
    Babbo Natale appariva con una slitta tirata da 8 renne.
    Nel 1860 Thomas Nast, illustratore e caricaturista del giornale New Yorkais Illustrateur
    Weekly, rivestì Babbo Natale di una lunga mantella guarnita di pelliccia. Per quasi 30 anni
    Nast illustrò tutti gli aspetti della leggenda di Natale e nel 1885 stabilì la residenza di
    Babbo Natale al Polo Nord. L’Anno seguente lo scrittore americano Gorge P. Webster
    precisò che la fabbrica di giocattoli e dimora di Babbo Natale erano nascosti tra i ghiacciai
    del Polo Nord.
    Nel 1931 la Coca Cola decise di usare Babbo Natale nelle sue campagne pubblicitarie e
    commissionò ad un artista americano, tale Haddon Sundblom, l’incarico di ridisegnare e
    standardizzare il vecchio santo gentiluomo. L’artista si ispirò al suo vicino di casa,
    commesso viaggiatore sempre indaffarato con pacchi e pacchetti, un uomo grasso con
    barba bianca e fare pacioso. Vicino di casa + colori bianco e rosso della coca cola =
    Babbo Natale. L’immagine convinse i dirigenti della Coca Cola che la riportarono su una
    delle prime pubblicità: un folletto ciccione con la pancia a botte, il barbone bianco, che
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    indossa un abito rosso bordato di pelliccia bianca, stivali neri e cinturone con in mano una
    bottiglia di Coca Cola. Da quando quella campagna pubblicitaria fu conclusa, nessuno al
    mondo ha mai più visto Babbo Natale raffigurato con colori diversi. Come invece il cavallo
    bianco di San Nicola si sia trasformato in quattro renne, questo non si sa.
    L’ALBERO
    L’Albero è una cattedrale delle culture animiste più antiche ed il suo culto è ancora diffuso
    Chi ha viaggiato nell’ India nel nord, nell’Asia Centrale, in Cina, in Tibet, in Siberia avrà
    sicuramente notato che alcuni alberi, in genere i più antichi o maestosi, sono oggetti di
    culto: vengono legati sottili fili intorno al tronco per mettervi incensi accesi, infilarvi
    ghirlande di fiori; alla base dell’albero vengono deposti fiori, cibo, lumi accesi. Questa
    tradizione si conserva un po’ in tutto il mondo.
    Tale G.Moussian ha rinvenuto una tavoletta babilonese molto antica, 1850 a.C., dove vi è
    raffigurato un albero schematizzato, e sui rami delle losanghe che raffigurano gli astri, ed
    alla sommità il Sole che domina. E’ il più antico albero di Natale finora rinvenuto
    (considerato poi che a Babilonia festeggiavano il Dio Sole Samash il 25 dicembre….). I
    babilonesi usavano decorare l’albero con frutti.
    L’albero è presente in tutte le religioni arcaiche: è l’albero cosmico della mitologia
    germanica (la tradizione odierna riparte proprio dai germani), è l’albero indiano dei Veda, è
    l’albero della Vita persiano e biblico…
    Celti, Sassoni, Normanni portavano alberi in casa per tener lontani gli spiriti cattivi, gli
    Egiziani portavano le palme ed i Romani gli abeti. Come segno di venerazione verso gli
    alberi consacrati gli antichi erano soliti appendere mele ed altri frutti come offerta alle
    divinità. La tradizione era estesa in tutto il nord Europa.: per ringraziare la terra della sua
    generosità ed in segno di buon auspicio per i successivi raccolti, i contadinoi appendevano
    sugli alberi i frutti dei loro raccolti. Gli antichi Germani vi appendevano anche pietre ai rami
    della quercia per far tornare gli spiriti fuggiti con la caduta delle foglie. Successivamente
    gli alberi si arricchìrono di frutti colorati, ghirlande, e candeline.
    La prima ripresa di questa usanza la troviamo a Strasburgo in Germania nel 1539, ma solo
    nel 1800 diventò una usanza generale. Fabbricanti germanici e svizzeri. cominciarono a
    produrre ninnoli di vetro soffiato, gli americani successivamente aggiunsero l’idea delle
    lampadine. Poi nel 1840 la duchessa di Orleans , imitando l’ambasciatore asburgico, fece
    addobbare un enorme albero nel giardino di Tuilleries e…la moda dilagò tra tutte le corti
    europee.
    IL CEPPO NATALIZIO
    Dalla festa del Sol Invictus proviene l’usanza di bruciare un ceppo a Natale: Il ceppo
    doveva essere di quercia e doveva bruciare per 12 giorni: da come era bruciato o dalle
    scintille si prediceva il futuro. Le ceneri venivano conservate e usate come rimedi contro
    malattie e calamità.
    IL VISCHIO
    Nei culti dei druidi, i sacerdoti celtici, c’era l’usanza di tagliare il vischio con un falcetto a
    forma di serpe d’oro. Il vischio poi veniva raccolto in un drappo bianco avendo cura di non
    farlo toccare per terra e lo si immergeva nell’acqua di un lago.
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    Luigi Ambrosi - Coordinamento interculturale cittadino di Milano – email: [email protected]
    A questo punto, abbracciarsi sotto il vischio per il natale-festa del Sole era benaugurante;
    infatti il vischio era anche chiamato “guarisci-tutto” per le sue proprietà medicinali. Questa
    sua natura invita a superare ogni dolore e calamità; secondo i druidi il vischio assicurava il
    bel tempo, il raccolto abbondante e la protezione contro i malefici: per questo si usa
    regalarlo ad inizio d’anno.
    Con l’affermazione della religione cristiana, il vischio , a causa dei suoi legami con la
    tradizione pagana, fu sostituito dall’ agrifoglio.
    Il CAPODANNO
    Chiamato in epoca romana “Caledae Ianuariae”, dal 332 d.C. viene celebrato a Roma
    come festa liturgica della Circoncisione di Gesù Cristo. E’ il capodanno civile per quasi tutti
    i paesi del mondo, e religioso per cattolici, anglicani ed evangelisti.
    I cristiani ortodossi celebrano l’anno nuovo il 14 gennaio.
    In Occidente il 1° gennaio si fa cominciare l’anno solare, in Cina l’anno inizia con la prima
    luna nuova nel segno dell’ “Acquario”, i mussulmani (che hanno come anno d’inizio delle
    datazioni il 622 d.C.) seguono un calendario luni- solare e la data del capodanno, come
    per i cinesi, varia ogni anno. Indiani, persiani, curdi lo inaugurano il 21 marzo, i buddisti
    dello Sri Lanka iniziano l’anno il 14 aprile
    A settembre viene festeggiato il capodanno ebraico e l’antico capodanno cristiano-copto.
    LA STRENNA
    Per strenna natalizia si intendevano, nell’antichità tra i Romani, i rami d’albero che
    venivano regalati alle Calende di Gennaio come augurio di prosperità ed abbondanza.
    I Re dei Sabini volevano che questi rami fossero raccolti nel bosco dedicato alla Dea
    Strenia.
    L’EPIFANIA E LA BEFANA
    L’Epifania, che vuol dire Manifestazione, agli inizi del IV secolo coincideva con la festa per
    la nascita di Cristo che andava affermandosi il giorno 6 gennaio. Ma a seguito della
    decisione dell’ Imperatore Costantino di anticipare la festa cristiana del 6 gennaio e di farla
    coincidere con la festa del Natale del Sole pagano del 25 dicembre, si creò una difformità
    di rituali. La Chiesa Cattolica allora riempì la festa del 6 gennaio con l’arrivo dei Magi, e la
    chiamò festa dell’ Epifania.
    Secondo studiosi la parola Epifania nel corso del tempo, in particolare in Toscana, è stata
    corretta dalla lingua locale in Befania e poi Befana. A Firenze nel 1400 si usava
    festeggiare l’Epifania rievocando l’ultima tappa del viaggio dei Magi con cortei-processioni
    spettacolari, ma con ridotta valenza religiosa.. Comparvero i primi cortei mascherati con
    riferimenti alle sacre rappresentazioni medievali ed al viaggio dei Magi a Betlemme. E
    mimi che rappresentavano i significati religiosi dell’ Epifania.
    Pian piano l’aspetto profano della festa prese il sopravvento su quello religioso, prese
    piede la libertà nel mascherarsi ai cortei, successivamente comparvero i carri che
    raggiunsero il massimo splendore nel 1700. Sui carri, spesso decorati da artisti, c’erano
    figure femminili chiamate Befane e che rappresentavano la festa.. All’ Epifania o Befania
    del 1766 il carro più ammirato fu quello del “Trionfo di Bacco”. Si passò anche dallo
    splendore delle vesti dei primi cortei alla cura del grottesco.
    Intorno alle Befane c’erano numerosi Befani, o Befanotti, col volto spesso dipinto di nero,
    vestiti in modo sgargiante e col volto tinto di nero, che in qualche modo richiamavano i re
    Magi.. I Befani chiedevano soldi per se e per pubblica beneficenza oppure vino, ed in
    cambio recitavano canzoni, religiose o profane, dette Befanate.
    I partecipanti ai cortei portavano fantocci fatti di stracci e issati su pertiche (“Befane”),
    venivano caricati su carri illuminati da fumose torce. I carri erano attorniati da giovani che
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    soffiavano in stridule e lunghe trombe di vetro. Giunti i carri ed i partecipanti nella piazza
    principale, veniva dato fuoco ai fantocci-befane: questa usanza a Firenze è durata fino a
    fine 1800. L’ Epifania si caratterizzò così come anticamera, festa di apertura del periodo
    carnevalesco.
    In seguito, e dappertutto, l’Epifania si è caratterizzata come festa per bambini, con il
    recupero della tradizione dei doni dei Magi.
    7 dicembre 2002
    LUIGI A


    http://www.scuolidea.it/DIDATTIKA/natale_radici.pdf

    incredibile vero? :blink:
     
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