La direttrice del Pan e il crocifisso "blasfemo"

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conmar
view post Posted on 30/3/2009, 09:23




CITAZIONE
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
il caso dell'opera di deva con il cristo coperto da un condom
La direttrice del Pan e il crocifisso "blasfemo": «La sindaca rispetti l'arte»
Draganovic: «Un cartello eviterà sorprese ai visitatori» Arcigay: «La censura è simbolo di paura e debolezza»
L'opera «Sacred love»
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L'opera «Sacred love»


NAPOLI — «Sacred Love», l'opera blasfema della quale la sindaca Iervolino ha chiesto la rimozione, ieri era ancora al Pan. «La sposteremo — spiega Julia Draganovic, direttrice del Palazzo delle Arti —, tuttavia stimo molto il lavoro di Sebastiano Deva e troverò il modo di esporla senza offendere la sensibilità di nessuno. Sarà in un ambiente preceduto da un avviso: chi ritiene entrerà. Gli altri resteranno fuori. Mi spiace solo che tutta questa storia ha evidenziato una grande mancanza di rispetto per l'arte. Il rispetto imponeva almeno una comunicazione diretta fra la politica e il museo ». Ma l'arte non si ferma. Solo le 12.30 di sabato e nello spazio Er, una stanza circolare al primo piano del Pan, si lavora all'allestimento per presentare le opere del giorno. Sono sette, tutte realizzate nelle ventiquattro ore precedenti alla musealizzazione e a breve incomincerà il dibattito: artisti e pubblico per discutere dell'urgenza del fare, del modo di leggere il quotidiano, del-l'arte come chiave di lettura della realtà raccontata dai giornali. Il crocifisso di Deva con un profilattico come sudario è nella stanza accanto. Nel cosiddetto «Museo del Ritardo », dove sono le opere esposte nei giorni scorsi in Er.

Un meccanismo preciso quello del format di Thierry Geoffroy
, già sperimentato a New York, Berlino, Parigi, Atene e Toronto. E, a distanza, anche Geoffroy interviene sulla polemica innescata dal sindaco che ha definito «uno scempio » l'installazione. «Geoffroy mi ha detto che capisce la sensibilità del sindaco perché è la stessa che ha sua nonna — spiega la Draganovic —. E ritiene inoltre che l'opera vada spostata perché Er deve scatenare riflessione, non emozione». Ma la direttrice del Pan ci tiene a sottolineare che in occasione dell'installazione di Sacred Love «eravano in quaranta coinvolti nella discussione e nessuno ha ritenuto l'opera blasfema. In realtà la politica — aggiunge — è lontana dall'arte. La stessa sindaca potrebbe prendere parte ad un dibattito sull'estetica dell'arte. Per ora quel che rilevo è che Napoli, confrontata ad altre città, non solo ha numerose riserve mentali, ma non ha rispetto per l'arte. Una mancanza gravissima».

Intanto le reazioni al diktat della sindaca non si sono fatte attendere
. Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, ritiene che «la censura è sempre sintomo di debolezza e di paura» e auspica che con la rimozione dell'opera non venga meno la riflessione sui temi — condom e prevenzione dell'Aids — che hanno ispirato Sacred Love. Michelangelo Pisani Massamormile ricorda che nel 2002 fu organizzata a Castel Sant'Elmo — finanziata dal Comune e dalla Regione — «una esposizione che mostrava il pisellino del Papa Wojtyla e la vagina della Vergine. Nonostante le proteste, le istituzioni civili ed ecclesiali non intervennero. E il nome dell'artista, allora sconosciuto, è rimasto tale. Il Pan non produce alcun impatto nella cultura cittadina — aggiunge —. Può essere comprensibile che l'assessore in carica ed il direttore artistico vogliano far sapere che la loro Fondazione sia ancora in vita. Ma non possono farlo creando scandalo e offendendo coloro che innanzi al Crocifisso si inginocchiano e pregano».

Anna Paola Merone
23 marzo 2009

 
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