Mal d'Egitto

Museo Civico Archeologico di Bologna, Collezione Egiziana

« Older   Newer »
  Share  
Minea 313
view post Posted on 22/5/2009, 00:38




Storia della collezione

Alcune antichità egiziane arrivano a Bologna tra il '500 e il '600, quando si manifesta in città un iniziale interesse per l'antico Egitto, ed entrano a far parte delle collezioni di Ulisse Aldrovandi (1522-1605) e di Ferdinando Cospi (1606-1686). Questi reperti, ceduti dai loro proprietari al municipio di Bologna, confluiranno in un primo tempo nella raccolta di antichità dell'Istituto delle Scienze e poi nel Museo dell'Università assieme a vari altri materiali egiziani.


Collezione Cospi: statuette in legno di Ptah-Sokar-Osiris




Agli inizi dell'Ottocento il pittore bolognese Pelagio Palagi (1775-1860) crea un'importante raccolta di antichità egiziane, acquistata in gran parte dal cancelliere presso il consolato d'Austria in Egitto, Giuseppe Nizzoli. Alla morte di Palagi gli oltre tremila oggetti egiziani in suo possesso sono ceduti al Municipio di Bologna e, dopo alcuni anni, uniti a quelli dell'Università in due sale al primo piano di Palazzo Galvani, sede dal 1881 del Museo Civico Archeologico.
Negli anni seguenti arricchiscono la sezione egiziana del Museo le donazioni, quasi sempre piccoli oggetti (statuette, coni funerari, scarabei, amuleti, etc.), di alcuni cittadini bolognesi.

Collezione Amici: reticella per mummia con amuleti




Gli ultimi incrementi della collezione risalgono a tempi molto recenti. Nel 1987 il Museo riceve in dono una raccolta di 85 oggetti risalenti all'Età greco-romana e poi, nel 1994, un pregevole busto di statua donato dalla Fondazione della Banca del Monte per celebrare il trasferimento della sezione egiziana nei sotterranei di Palazzo Galvani .
La raccolta di antichità egiziane del Museo Civico Archeologico di Bologna è attualmente costituita da quasi 4000 oggetti ed è considerata una delle più importanti d'Italia, assieme a quelle di Torino e Firenze.

Banca del Monte: busto di dignitario





Antico Regno

L'Egitto raggiunge l'unità politica verso la fine del IV millennio, quando un sovrano del regno del Sud, Menes, conquista il Delta e pone fine alla divisione territoriale del Paese. Durante la I e la II dinastia (età tinita: ca. 3100-2705 a.C.) la capitale è trasferita a Menfi, nel Nord, e le strutture amministrative dello stato sono gradatamente definite sino ad arrivare a piena maturazione agli inizi della III dinastia.

Incomincia allora l'Antico Regno, il periodo storico che si estende sino alla VI dinastia (2705-2195 a.C.). È questa l'epoca delle grandi piramidi, della statuaria in pietra e dei rilievi delle tombe che riflettono un'arte di corte strettamente connessa con l'ideologia del potere accentrato nelle mani del sovrano, unico tramite tra il mondo terreno e quello divino, e dei suoi funzionari più fidati.

Vasi cilindrici in alabastro




Vaso in alabastro con coperchio a disco




Il grande slancio di creatività iniziato a Saqqara durante la III dinastia, che ha nel complesso funerario del faraone Djoser il suo centro di emanazione, giunge al culmine durante la dinastia successiva con le piramidi di Cheope, Chefren e Micerino a Giza, e si esaurisce progressivamente a partire dalle dinastie V e VI. In quest'ultima fase dell'Antico Regno il paese governato per mezzo di uno stuolo di funzionari, sempre più autonomi, inizia a disgregarsi perchè sono messe in discussione la natura divina del faraone e la sua imprescindibilità nella gestione del potere: ci si avvia così verso il Primo Periodo Intermedio, quel secolo e mezzo di crisi che separa l'Antico Regno dal Medio Regno.

La collezione egiziana di Bologna possiede alcuni oggetti appartenenti a questo periodo, molto significativi; degni di nota sono in particolare una statua di dignitario anonimo di IV dinastia e la stele a "falsa porta" di Samery di V dinastia.
 
Top
Minea 313
view post Posted on 22/5/2009, 11:11




Medio Regno

L'unità territoriale dell'Egitto, frantumatasi alla fine della VI dinastia, è ristabilita dal re tebano di XI dinastia Montuhotep II, che pone così fine al Primo Periodo Intermedio (dinastie VII-X: 2180-1987 a.C.) e introduce al Medio Regno (dinastie XI-XIII: 1981-1640 a.C.). Sarà il primo sovrano di XII dinastia, Amenemhat I, ad avviare il riconsolidamento del potere nelle mani del faraone e a fondare nella regione del Fayyum, a sud di Menfi, la nuova capitale del paese che prende il nome di Amenemhat-itj-tawy, vale a dire "Amenemhat colui che ha unito le due terre".

Stele a nome di Aku





Sarcofago a nome di Ibi




I sovrani della XII dinastia, che corrisponde al periodo di massimo sviluppo e splendore del periodo, adottano le piramidi come loro sepolture e promuovono il culto del sovrano, ispirandosi ai modelli dell'Antico Regno; ripristinano un forte governo centralizzato, aumentandone e riorganizzandone l'apparato burocratico; bonificano la più grande oasi del deserto occidentale, il Fayyum, aumentando la produzione di cereali; espandono e mantengono il controllo egiziano a sud del paese con particolare attenzione alle miniere d'oro dello Wadi Allaqi, nel desero orientale; proteggono i confini settentrionali e si spingono limitatamente anche verso il Vicino Oriente.

L'aumento della ricchezza nel paese migliora il tenore di vita dei livelli intermedi della società egiziana che ora, non più per concessione del faraone, possono costruirsi sepolture con ricchi corredi funerari: si parla infatti di "democratizzazione dell'aldilà".
Del Medio Regno la collezione bolognese conserva una bella raccolta di stele, tra le quali spicca per importanza quella a nome di Aku, due sarcofagi a cassa in ottimo stato di conservazione, alcune statuette funerarie o templari e alcuni vasetti per cosmetici.

Particolare del sarcofago di Ibi con offerte funerarie





Sarcofago a nome di Irinimenpu


La decorazione principale di questo sarcofago consiste in una serie di pannelli a "facciata di palazzo", un motivo ripreso dall'architettura funararia dell'Antico Regno, che rende il sarcofago simile ad una dimora eterna. Su uno dei lati lunghi della cassa, in posizione centrale, sono raffigurate numerose offerte alimentari (pani, ortaggi, frutti, tranci di carni bovine volatili, contenitori per liquidi, etc.), perché il defunto potesse nutrirsene nella vita ultraterrena. Sullo stesso lato, ad una delle estremità, è dipinta una porta chiusa, sopra la quale sono collocati due occhi che indicano la presenza all'interno della testa della mummia.
L'ottimo stato di conservazione del legno e dei vivaci colori utilizzati per decorarlo si deve al clima caldo e asciutto dell'Egitto, oltre che alla collocazione originaria del sarcofago nell'ambiente protetto della sepoltura.





DATAZIONE: Medio Regno (1987 - 1640 a.C.)
MATERIALE: legno dipinto
DIMENSIONI: cm 191 x 47 x 250
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi



Cista con vasi canopi

I visceri del defunto, estratti al momento della mummificazione, erano deposti nella tomba accanto al sarcofago in quattro vasi, detti canopi, al fine di preservare il corpo nella sua integrità. Questo oggetto, probabilmente unico nel suo genere, è una cista con i vasi canopi scavati all'interno, mentre i quattro coperchi a testa umana sono scolpiti a parte ed estraibili. La tipologia dei coperchi e lo stile di esecuzione datano l'oggetto al Medio Regno (1987-1640 a.C.) perché durante l'Antico Regno i vasi erano sigillati con semplici dischi oppure con coppette rovesciate mentre, dal Nuovo Regno (1539-1075 a.C.) in poi, assunsero più spesso le sembianze dei figli di Horo, protettori degli organi mummificati: Amset a testa umana per il fegato, Duamutef a testa di sciacallo per lo stomaco, Hapi a testa di babbuino per i polmoni, Khebeksenuf a testa di falco per l'intestino.




DATAZIONE: Medio Regno (1987 - 1640 a.C.)
MATERIALE: calcare
DIMENSIONI: cm 46 x 46
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Fontana)


Gioiello con cipree



Questo splendido gioiello è composto da una serie di perline in corniola e in ametista, alternate a conchiglie cipree in argento lavorate a sbalzo, che ne rappresentano l'elemento caratterizzante. Grazie al confronto con esemplari analoghi rinvenuti in contesti funerari a el-Lisht, Dahshur e Tebe ovest, il monile è databile con sicurezza alla XII dinastia. Considerato dalla stragrande maggioranza degli studiosi una collana, questo raro gioello non è escluso potesse essere usato quale cintura da indossarsi ai fianchi, non solo per esaltare l'armoniosa nudità di un giovane corpo femminile, ma anche per propiziarne una sicura fertilità, evocata dalle conchiglie cipree che ne sono un tradizionale simbolo.
DATAZIONE: Medio Regno: XII dinastia (1938 - 1759 a.C.)
MATERIALE: ametista, corniola e argento
DIMENSIONI: cm 66
PROVENIENZA: Collezione Palagi (Nizzoli)


Statua a nome di Neferhotep I





La statua raffigura Neferhotep I e costituisce uno dei rari monumenti a nome di questo faraone vissuto al tempo della XIII dinastia. Neferhotep è seduto su un seggio cubico dallo schienale appena accennato, tiene le mani appoggiate alle cosce e le gambe leggermente divaricate. Il gonnellino plissettato di tipo arcaico (shendit) e il copricapo in tessuto di lino a fasce parallele di colore (nemes), col serpente ureo sulla fronte, permettono di identificarlo quale sovrano d'Egitto, così come i cartigli con i primi due nomi della sua titolatura incisi sul trono, ai lati delle gambe. Le due iscrizioni, all'interno delle quali sono inseriti i cartigli, costituiscono una dedica al dio dalle sembianze di coccodrillo Sobek di Shedet: è pertanto possibile che la statua fosse collocata all'interno del tempio consacrato a questa divinità nella città di Shedet, l'attuale Medinet el Fayyum.
DATAZIONE: Medio Regno: XIII dinastia (ca. 1759 - 1640 a.C.)
MATERIALE: microgabbro
DIMENSIONI: altezza cm 35
PROVENIENZA: Egitto: Fayyum. Collezione Universitaria


Statua di personaggio maschile anonimo




La statuetta, ora priva del braccio destro e dei colori originari, rappresenta un uomo con la gamba sinistra avanzata, il braccio sinistro incrociato sul petto in gesto di deferenza e una lunga gonna annodata in vita. Il corpo di questo egiziano, del quale si ignorano il nome e il ruolo sociale, è stato modellato in legno con sbrigativa essenzialità ed evidente sproporzione sia degli arti inferiori che superiori. I tratti del volto, più accurati, sono resi secondo uno stile severo che data la statuetta alla seconda parte della XII dinastia. Si ignora completamente il luogo di provenienza dell'oggetto che doveva far parte di un corredo funerario.
DATAZIONE: Medio Regno: XII dinastia (1938 - 1759 a.C.)
MATERIALE: legno
DIMENSIONI: altezza cm 37,4
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)


Statua acefala a nome di Seneb





Questa statuetta, mancante della testa, raffigura un dignitario di nome Seneb, accoccolato a terra a gambe incrociate e avvolto in un ampio mantello che lo ricopre quasi per intero. La formula in caratteri geroglifici incisa sul basamento della statua e sul mantello è di tipo funerario ed è indirizzata al dio Osiride, sovrano dell'aldilà, perché Seneb possa godere di "ogni cosa pura, bella e viva" nell'oltretomba. Il fatto che Osiride vi sia chiamato signore di Anekhtaui, era questo il nome della necropoli di Menfi, induce a credere che la statuetta provenga dalle necropoli di questa città; la sua appartenenza alla XIII dinastia è invece dedotta dalla posizione nella quale è colto il personaggio, seduto e ammantato, così come dai titoli e dai nomi menzionati nel testo.
DATAZIONE: Medio Regno: XIII dinastia, regno di Djehuti (ca. 1680 - 1650 a.C.)
MATERIALE: microdiorite
DIMENSIONI: altezza cm 14,5
PROVENIENZA: Egitto: necropoli menfita (?).Collezione Palagi (Nizzoli)

 
Top
Minea 313
view post Posted on 27/5/2009, 18:31




Nuovo Regno

Il Nuovo Regno (dinastie XVIII-XX: 1539-1075 a.C.), un lungo periodo storico che vede l'Egitto assumere un ruolo di protagonista nella scena politica del Vicino Oriente, nasce da quella riscossa "nazionale", guidata dai sovrani di XVII dinastia, che liberano il Delta dalla dominazione straniera degli Hyksos, i Principi dei Paesi Stranieri (dinastie XIV-XVII: 1640-1540 a.C.). Il Paese non si limita più alla difesa dei propri confini e a una moderata espansione verso sud ma, sotto la guida di una serie di faraoni particolarmente energici, come Thutmosis III, inaugura una politica aggressiva che ha lo scopo ultimo di realizzare un controllo diretto o indiretto sulla fascia siro-palestinese, oltre che sulla Nubia.

Stele a nome di Hui


Statua a nome di Hapuseneb


Gruppo statuario a nome di Merimaat e Nefertari


L'afflusso di ingenti bottini, conseguenti le ripetute vittorie militari, provoca una profonda trasformazione della società egiziana: accanto all'aristocrazia nata dalla guerra di liberazione emerge una nuova classe media e si creano nuovi centri di potere economico, in primo luogo quello che fa capo al clero del tempio di Amon a Tebe, che diventa così potente da risultare ingombrante per lo stesso faraone. Amenhotep IV/Akhenaton cerca di contenere le ingerenze politiche del sacerdozio tebano, sempre più invadenti, tramite una serie di cambiamenti: trasferisce la sua residenza dalla città sacra ad Amon, Tebe, ad Amarna; sostituisce il disco solare Aton ad Amon come divinità dinastica, forse unica, ed avvia una grande stagione architettonica e artistica, ispirata a nuovi canoni.

L'esperienza amarniana fallisce nel suo obiettivo di restaurazione del potere faraonico, ma il tentativo sarà ripreso non molto tempo dopo da Ramesse II in forme più caute e, per questo, più efficaci. Le dinastie ramessidi (dinastie XIX e XX: 1292-1075 a.C.), inoltre, dovranno affrontare problemi di politica internazionale e di difesa del Paese, in primo luogo dagli Ittiti e poi dai Popoli del Mare. Il paese riesce a difendere i propri confini ma, dopo Ramesse II, il controllo diretto e indiretto della potenza egiziana sul Vicino Oriente è destinato a ridursi sensibilmente.

Vasi ad anse verticali e a cratere in alabastro


Cofanetto per ashabti a nome di Nefuenhuy


Ushabti a nome di Amenemhat


Molti degli oggetti esposti nella sezione egiziana di Bologna risalgono a questo importante periodo storico; oltre alle numerose stele, ai vasi, al nucleo di rilievi tombali provenienti da Saqqara, alle statue funerarie e templari di dignitari di vario rango e di faraoni e altro ancora, in particolare va segnalato per la sua ricchezza il nucleo di statuette ushabti.


Gruppo statuario di Mainekhet e della sua famiglia




Il gruppo statuario è costituito dai cinque componenti di un unico nucleo familiare, addossati ad una lastra dorsale; questa, lievemente arrotondata alla sommità, si prolunga a "L" sul lato anteriore, fornendo una base d'appoggio per le figure e un supporto scrittorio per la formula funeraria indirizzata al dio Osiride. Al centro del gruppo si trova lo scultore Mainekhet, il dedicatario della scultura, che abbraccia a sinistra la moglie, mancante del busto e della testa, e tiene con la mano destra il figlio primogenito. Gli altri due figli, un maschio ed una femmina di età inferiore, sono scalpellati negli spazi vuoti tra loro. Lo scultore dell'opera, forse lo stesso Mainekhet, ha composto il gruppo familiare con grande equilibrio grazie al sapiente gioco di abbracci che lega i genitori ai figli, facilmente identificabili per la nudità dei corpi e l'altezza inferiore.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Thutmosis I o II (1493 - 1479 a.C.)
MATERIALE: calcare con tracce di colore
DIMENSIONI: cm 36,5 x 23
PROVENIENZA: Egitto:Tebe. Collezione Palagi (Nizzoli)

Testa di faraone con nemes: Thutmosis III (?)




Questa splendida testa, priva di iscrizioni, è stata attribuita nel tempo a faraoni diversi: Neferhotep I, Apries, Hatshepsut, Thutmosis III o Amenhotep II. La maggioranza degli studiosi è attualmente concorde nell'identificarvi i tratti somatici del grande conquistatore Thutmosis III, il primo faraone che si spinse militarmente fin oltre il fiume Eufrate. Le caratteristiche stilistiche del volto, con il naso e la banda destra del copricapo di restauro, infatti, sono identiche a quelle di alcune statue a nome dello stesso sovrano esposte al Museo del Cairo. La testa, di poco inferiore alle dimensioni naturali, è ornata dal copricapo di stoffa nemes, molto calato sulla fronte, al cui centro si erge il serpente ureo; il volto è ovale con occhi, bocca e mento piuttosto piccoli, soprattutto se confrontati alle dimensioni delle arcate sopracciliari e delle linee di cosmetico.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Thutmosis III (?) (1479 - 1426 a.C.)
MATERIALE: dolerite
DIMENSIONI: altezza cm 23
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Universitaria

Scarabeo "del matrimonio" di Amenhotep III




Il faraone Amenhotep III scelse di commemorare alcuni eventi di particolare rilievo e significato politico del suo regno tramite l'emissione di scarabei di grandi dimensioni, da consegnare a principi e dignitari di alto rango egiziani e stranieri. A tale categoria di oggetti appartiene anche questo scarabeo detto "del matrimonio", emesso dal sovrano in un anno imprecisato di regno per ufficializzare il ruolo di prima moglie della regina Teye. Il testo in scrittura geroglifica inizia con la titolatura completa di Amenhotep III, prosegue con il nome di Teye e dei suoi genitori, Yuya e Tuya, e termina con l'indicazione dell'ampiezza dei territori governati dal faraone. Il dorso dell'animale, che rappresenta Khepri, il dio sole al momento del nascere, è reso con notevole verosimiglianza soprattutto nelle parti della testa, del clipeo e delle zampe, dove compaiono di nuovo i cartigli con i nomi della coppia regale.
DATAZIONE: Nuovo Regno: metà XVIII dinastia, regno di Amenhotep III (1390 - 1353 a.C.)
MATERIALE: steatite con tracce di invetriatura
DIMENSIONI: cm 8,7 x 6,1 x 2,7
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli ?)

Busto della dea Sekhmet




Il faraone Amenhotep III fece realizzare due serie di 360 statue raffiguranti la temibile Sekhmet, la figlia del dio Ra a testa di leonessa, per garantirsene la benevolenza in ogni giorno dell'anno. Gran parte di queste effigi furono collocate a Karnak nel tempio di Mut, la dea tebana che poteva assumere le funzioni di Sekhmet; molte altre arricchirono il tempio funerario di questo stesso sovrano sulla sponda occidentale del Nilo e, in minor numero, furono distribuite per la città di Tebe. Quasi tutte le collezioni di antichità egiziane ne conservano almeno un frammento ed anche il Museo di Bologna ha il proprio busto della dea, che indossa un largo collare del tipo usekh, costituito da numerose fila di pendenti sovrapposte, e una parrucca suddivisa in tre bande di capelli. Il punto di rottura della statua, poco al di sotto del seno, non permette di stabilire se la dea Sekhmet fosse seduta oppure in piedi.
DATAZIONE: Nuovo Regno, XVIII dinastia, regno di Amenhotep III (1390 - 1353 a.C.)
MATERIALE: diorite
DIMENSIONI: cm 59 x 33 x 35
PROVENIENZA: Egitto:Tebe (?) Collezione Palagi

Collana col nome del dio Aton




Fra i vari elementi che compongono questa collana - perline alternate a tubetti, testine della dea Hathor ed elementi vegetali - spicca un piccolo cartiglio in lamina d'oro in cui è scritto a sbalzo uno dei nomi del dio Aton. Questa divinità, che rappresenta per gli Egiziani il disco del sole, assunse grande importanza durante il regno del faraone Amenhotep IV/Akhenaton, soppiantando per un breve periodo il culto dell'importantissimo dio tebano Amon. La collana, databile al regno di Akhenaton, costituisce una raffinata testimonianza della devozione mostrata allora nei suoi confronti a discapito di tutte le altre divinità egiziane.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Akhenaton (1353 - 1336 a.C.)
MATERIALE: faïence , corniola, oro
DIMENSIONI: cm 48
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi

Anello con cartiglio a nome di Tutankhamon




Questo anello in faïence turchese ha inciso sul castone il nome del sovrano Tutankhamon in caratteri geroglifici. Gli artigiani egiziani hanno modellato separatamente la verga a sezione circolare e il castone ovale, prima di unirli per creare l'anello, la cui fragilità induce a pensare che fosse usato quale amuleto oppure quale gioiello per circostanze od ambiti sociali particolari. Gli anelli a nome regale dello stesso tipo, spesso in faïence, ma anche in oro e argento, si diffusero a partire dal regno di Amenhotep III (1400-1390 a.C.), rimasero di gran moda per tutta la restante XVIII dinastia (1400-1292 a.C.) e, con piccole varianti, sopravvissero fino all'Epoca Tarda.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Tutankhamon (1332 - 1323 a.C.)
MATERIALE: faïence turchese
DIMENSIONI: diametro max cm 2,3; larghezza max cm 1,15
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi
 
Top
Minea 313
view post Posted on 5/6/2009, 18:32




Nuovo Regno (continuazione)


Statua frammentaria a nome di Amenhotep




A partire dal Medio Regno chiunque avesse la disponibilità economica per farsi costruire una statua a proprio nome o a propria immagine, ebbe la libertà di collocarla anche all'interno delle aree sacre templari. Grazie ad essa il suo proprietario partecipava in eterno al culto della divinità adorata nel tempio, godeva della pietà dei fedeli ed usufruiva idealmente delle offerte fatte al santuario, confidando in una prospettiva di vita eterna assieme al dio. La statuetta, priva della testa e della parte superiore del busto, che rappresenta un dignitario di nome Amenhotep, appartiene a questa tipologia. Amenhotep, inginocchiato, sorregge con le mani una tavola per le offerte sopra la quale sono scolpiti a bassissimo rilievo alcuni pani di forma rotonda ed ovale, che offre ad una divinità templare. La mancanza di elementi importanti quali la parrucca, la resa dei tratti somatici e del cosmetico, oltre ad eventuali ornamenti e monili, rende difficile una datazione precisa, ma la statua è comunque attribuibile alla XVIII dinastia per l'abbigliamento oltre che per la postura e le caratteristiche del corpo .
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVIII dinastia (1539 - 1292 a.C.)
MATERIALE: basalto
DIMENSIONI: cm 12 x 8,5 x 12,6
PROVENIENZA: Egitto:Tebe. Collezione Palagi



Collana con pendenti a melagrana





La collana, costituita da perline sferiche, rosette e pendenti configurati a melagrana in corniola, ai quali si alternano tubicini e rosette in oro, ha al centro un vago ovoidale tra due occhi udjat del dio Horo, simboli di integrità. Monili di questo tipo compaiono in Egitto durante il Nuovo Regno, dopo l'importazione nel paese del melograno. Al suo frutto, ricco di chicchi succosi, gli Egiziani associano da subito l'idea della fertilità e della rinascita, ragion per cui indossare una collana come questa era propiziatorio di una lunga vita, terrena o ultraterrena.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVIII - XIX dinastia (1539 - 1190 a.C.)
MATERIALE: corniola e oro
DIMENSIONI: cm 46
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi


Manico di specchio a forma di figura femminile





l corpo aggraziato e sensuale di questa fanciulla serviva da manico per uno specchio, uno degli oggetti da toilette più ambiti dalle signore egiziane facoltose. Un disco in bronzo o in argento, ora scomparso, era fissato alla testa della statuetta in legno: il foro d'incastro è ancora visibile all'interno del copricapo di piume (modio) sovrastante la parrucca. I lunghi riccioli, trattenuti da una fascia che si annoda dietro la testa, e i grandi orecchini in avorio attirano sul volto l'attenzione di chi guarda. Il gesto noncurante con il quale la fanciulla sposta una ciocca di capelli dietro la spalla destra, mentre stringe al petto un uccellino dalle ali dischiuse, avanza in modo quasi impercettibile la gamba sinistra e divarica un poco i piedi, induce poi a scoprire l'intera nudità del corpo, modellato con bilanciata armonia, delicata prosperosità e vitale tensione. Era forse così, eternamente giovane, che la proprietaria dello specchio avrebbe desiderato scoprirsi ogni mattina, nell'utilizzarlo per la cura e la cosmesi del proprio corpo.
DATAZIONE: Nuovo Regno: fine XVIII - inizi XIX dinastia (ca. 1319 - 1279 a.C.)
MATERIALE: legno e avorio
DIMENSIONI: cm 14,5 x 3,4 x 3
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi


Gruppo statuario a nome di Amenhotep e Merit





La tipologia dei coniugi abbracciati è attestata nell'arte egiziana sin dal periodo delle origini e si connette alla speranza di vedere ricostituiti nell'aldilà il proprio nucleo familiare e le proprie consuetudini di vita. I coniugi di questo gruppo statuario, in pietra calcarea, sono il "primo profeta di Ptah" Amenhotep e la "musicista di Amon" Merit in compagnia dei loro otto figli, quattro femmine e quattro maschi, le cui figure appaiono scolpite ad incavo e ad altorilievo sull'alto seggio sopra cui siedono i genitori. Amenhotep, il cui incarnato è reso con il colore rosso mattone proprio degli uomini nell'arte egiziana, indossa una lunga gonna, una parrucca che copre la parte superiore delle orecchie e la barba posticcia che lo identifica come defunto; Merit, la cui pelle è contraddistinta dal colore giallo tenue tipico delle donne, indossa una lunga tunica aderente e una parrucca avvolgente che nasconde le spalle. La datazione alla fine della XVIII - inizio XIX dinastia (ca. 1319-1279 a.C.) si fonda essenzialmente sulla foggia delle parrucche indossate dalla coppia. La provenienza tebana del pezzo è resa pressochè sicura sia dai nomi, sia dai titoli dei personaggi.
DATAZIONE: Nuovo Regno: fine XVIII - inizi XIX dinastia (ca. 1319 - 1279 a.C.)
MATERIALE: calcare dipinto
DIMENSIONI: altezza cm 79; base cm 16 x 49 x 57


Ushabti di Sety I





Con il termine ushabti si intendono quelle statuette funerarie, generalmente non superiori ai 20 centimetri di altezza e nei materiali piú diversi - legno, terracotta, faïence, bronzo e pietre varie -, che gli Egiziani collocano nelle tombe dalla fine del Medio Regno all'Epoca Romana. Tali statuette, rappresentate con il corpo avvolto da bende, con due piccole zappe nelle mani e con un sacchetto per le sementi sulla spalla, si sarebbero rianimate grazie alla formula del Libro dei Morti iscritta sul loro corpo (VI capitolo) per sostituire il defunto nei pesanti lavori agricoli del paradiso egiziano. All'interno della tomba del faraone Sety I, rinvenuta nella Valle dei Re nel 1817 dal padovano Giovanni Battista Belzoni, ne furono scoperte più di settecento, appartenenti a due serie diverse: le une, la stragrande maggioranza, in legno con l'iscrizione in caratteri geroglifici incisa attorno al corpo; le altre, come questo ushabti, in faïence di colore azzurro-turchese con il testo dipinto in colore blu cobalto, di dimensioni maggiori e di qualità e fattura superiori. Il faraone Sety I è identificabile come tale non solo per il nome racchiuso nel cartiglio, che compare nell'iscrizione, ma anche perché indossa il copricapo regale nemes, un collare del tipo usekh, costituito da numerose fila di pendenti sovrapposte, e due alti bracciali.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XIX dinastia, regno di Sety I (1290 - 1279 a.C.)
MATERIALE: faïence
DIMENSIONI: altezza cm 26
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)?


Amuleto Bes





Il dio Bes, che rappresenta un nano grottesco dalla testa esagerata, con criniera leonina e coda animale, era molto amato dagli Egiziani. Il suo aspetto mostruoso serviva a tenere lontani i rettili velenosi, a garantire il sonno dagli attacchi degli spiriti maligni ed, in particolare, a proteggere le partorienti. Per questa ragione gli amuleti raffiguranti il dio Bes erano spesso portati al collo, come doveva esserlo questa statuina in faïence, caratterizzata dalla presenza di due fori nella parte posteriore del corpo. L'amuleto bolognese, di raffinata esecuzione, mostra il dio sotto le consuete sembianze e con un'insolita tatuatura sul corpo, che lo differenzia da molti altri esemplari più semplici.
DATAZIONE: Nuovo Regno: XVII - XX dinastia
MATERIALE: faïence
DIMENSIONI: altezza cm 7,5
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi




 
Top
Minea 313
view post Posted on 10/6/2009, 16:33




Terzo Periodo Intermedio - Epoca Tarda

Con la fine della XX dinastia, l'Egitto perde nuovamente la propria unità territoriale e politica: inizia allora il Terzo Periodo Intermedio (dinastie XXI-XXIV: ca. 1075-716 a.C.). Se il sud del paese entra sotto il diretto controllo del sacerdozio tebano di Amon, nel Delta alcuni generali di origine libica, ormai integrati nella società egiziana, si proclamano sovrani, fondando la XXII e la XXIII dinastia (944-732 a.C.).

Dopo la breve parentesi della XXIV dinastia "indigena" (722-716 a.C.), saranno ancora degli stranieri, questa volta nubiani, a fondare la XXV dinastia (750-656 a.C.) i cui sovrani per ben due volte dovranno affrontare gli eserciti assiri sul territorio egiziano. L'energica guida del faraone Psammetico I, capostipite della XXVI dinastia (664-525 a.C.), riporta il paese alla floridezza di un tempo, sia sul piano economico che su quello artistico e intellettuale. Si tratta di una breve parentesi dell'Epoca Tarda (dinastie XXVI-XXX: 664-342 a.C.) perché il paese subirà poco dopo la prima invasione persiana (dinastia XXVII: 525-404 a.C.) e, fatta eccezione per il periodo di indipendenza nazionale corrispondente alle dinastie XXVIII-XXX, una seconda invasione persiana (342-322 a.C.). Con la conquista di Alessandro Magno nel 332 a.C. l'Egitto entra a far parte del mondo ellenistico.
Una parte molto consistente della collezione del Museo è databile a questo periodo; molte sono le stele, ma anche gli ushabti e i bronzetti.

Bronzetto di Osiris stante




 
Top
Minea 313
view post Posted on 10/6/2009, 17:33




Egida di Sekhmet




La leonessa Sekhmet, il cui nome significa "colei che è potente", poteva determinare la buona o cattiva sorte delle persone, proteggere la loro salute ed assicurare la piena annuale del Nilo, dalla quale dipendeva la sopravvivenza dell'Egitto. Era quindi una divinità da invocare a propria tutela e, allo stesso tempo, dalla quale proteggersi anche attraverso l'offerta di bronzetti votivi, che ne riproducevano la figura per intero oppure solo l'egida. L'egida della dea è un ornamento di tipo cultuale che compare in Egitto alla fine del Nuovo Regno e che rappresenta un collare formato da numerose fila di pendenti, sovrapposte e chiuse ai lati da due protomi di falco, sulle quali campeggia la testa felina; la sua funzione era quella di garantire protezione e rigenerazione al suo offerente o possessore.
DATAZIONE: Epoca Tarda: XXVI-XXX dinastia (664-342 a.C.)
MATERIALE: bronzo
DIMENSIONI: altezza cm 12
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)

Sarcofago di Tasciakheper




Questo splendido sarcofago, in legno stuccato e dipinto a vivaci colori, fu costruito per una donna di nome Tasciakheper, appartenente ad una famiglia di sacerdoti tebani. Il sarcofago segue il profilo del corpo mummificato e, per questa ragione, è definito di tipo antropoide. Il volto di Tasciakheper, di un rosa-dorato tipico dell'incarnato femminile, è messo in risalto per contrasto cromatico dalla pesante parrucca tripartita con la spoglia d'avvoltoio e dall'alto pettorale usekh, costituito da numerose fila di perline sovrapposte. Al di sotto della collana, sono raffigurate la dea del cielo Nut, seduta sopra una porta e con le ali spiegate in un tipico gesto di protezione, e la defunta sul proprio letto funebre, sotto il quale sono collocati i quattro vasi canopi per gli organi estratti durante la mummificazione. Queste e le altre immagini che arricchiscono il sarcofago, così come i testi iscritti su buona parte del coperchio, servivano a proteggere il corpo conservato all'interno, prolungandone in eterno la sopravvivenza.
DATAZIONE: Terzo Periodo Intermedio: XXII - XXIII dinastia (ca. 944 - 716)
MATERIALE: legno con tracce di colore
DIMENSIONI: altezza cm 175
PROVENIENZA: Egitto: Tebe (?). Collezione Universitaria

Pannello ligneo a nome di Sehibra




Questo pannello ligneo, lavorato a traforo e un tempo arricchito da inclusi in pasta vitrea e/o altro materiale pregiato, apparteneva a un piccolo tempietto (naos). La scena che vi compare, riproduce una cerimonia officiata in un tempio dal faraone Sehibra, identificabile grazie al cartiglio con il suo nome sopra cui è inginocchiato. Il sovrano, protetto dalle grandi ali della dea, tiene nelle mani davanti a sé un canestro sormontato dall'occhio udjat, "risanato", e dal segno nefer, l'aggettivo che significa "bello" o "buono", da offrire alla divinità. Questo tipo di rito si ripeteva ogni mattina all'interno dei numerosi templi egiziani, ed era il re, quale garante supremo in terra di Maat (verità, giustizia e ordine cosmico), quale intermediario privilegiato tra il mondo umano e il mondo divino, a doverlo celebrare; non potendo svolgere tale funzione contemporaneamente in tutto il paese, il faraone si faceva sostituire in ogni santuario dal sommo sacerdote. La sua partecipazione al rito era comunque garantita dai rilievi parietali, dalle sculture, dagli elementi decorativi, presenti all'interno dell'area sacra, che lo raffiguravano al cospetto della divinità.
DATAZIONE: Terzo Periodo Intermedio: XXIII dinastia, regno di Sehibra (823 - 716 a.C.)
MATERIALE: legno
DIMENSIONI: cm 25,5 x 15 x 1
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)

Gruppo di vasi miniaturizzati




I reperti rinvenuti all'interno delle sepolture egiziane possono essere suddivisi in tre grandi categorie: le suppellettili funebri indispensabili, create appositamente per la tomba, quali il sarcofago, i vasi canopi, gli ushabti, etc.; gli oggetti di vita quotidiana, trasferiti dalla dimora terrena a quella "eterna" della necropoli; le riproduzioni e le miniaturizzazioni delle suppellettili di uso comune. Questi cinque vasetti in faïence, appoggiati ad un'unica base quadrangolare e configurati secondo tipologie vascolari diverse, appartengono all'ultima delle tre categorie menzionate. La scelta di inserire nel corredo funerario contenitori come questi, che per forza magica avrebbero sostituito la funzionalità d'uso di esemplari maggiori in ceramica, in metallo o in pietra, rispondeva all'esigenza rituale di rendere l'esistenza nell'aldilà confortevole ed identica al quotidiano, ma anche, se erano usati materiali meno preziosi, poteva essere dettata da ragioni di natura economica, oltre che di spazio.
DATAZIONE: Terzo Periodo Intermedio - Epoca Tarda: XXII - XXX dinastia (944 - 342 a.C.)
MATERIALE: faïence
DIMENSIONI: cm 4,3 x 8,1
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)

Iside con Horo fanciullo





Nella religione egiziana Iside assume un ruolo di particolare importanza in quanto sorella e sposa di Osiride, il dio che, ucciso dal fratello Seth, diviene il signore dell'oltretomba e lascia in eredità al figlio Horo il potere sulla terra. Questo bronzetto mostra la dea nel suo ruolo di madre premurosa: Iside è seduta su un trono, ora perduto, e porge il seno al figlio Horo, adagiato sul suo grembo. Il fanciullo ha il corpo nudo, le braccia distese lungo i fianchi, il capo rasato con l'abituale treccia dell'infanzia e il serpente ureo della regalità sulla fronte. I suoi occhi, fissi nel vuoto, non incrociano quelli della madre, più vivi, perché conservano ancora l'agemina in argento. Il volto della dea è incorniciato da un ampio collare del tipo usekh, costituito da numerose fila di perline sovrapposte, e da una parrucca avvolgente che le nasconde le spalle. Alla semplicità della veste, una tunica aderente che esalta le linee sinuose del corpo femminile, si contrappone la ricchezza dell'acconciatura e della corona hathorica, costituita dal disco solare tra corna bovine a lira. L'iscrizione in caratteri geroglifici incisa sul basamento, assieme al modellato dei corpi, alle dimensioni del bronzetto e all'uso dell'agemina, evidenziano l'alto valore qualitativo della statuetta.
DATAZIONE: Terzo Periodo Intermedio - Epoca Tarda: XXIV - XXVI dinastia (722 - 525 a.C.)
MATERIALE: bronzo con agemina in argento
DIMENSIONI: cm 41 x 10,5 x 15
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi

Scarabeo a nome di Shabaka





In Egitto furono molto diffusi i sigilli di piccole dimensioni per indicare il possesso di merci, di oggetti e di ambienti, per autenticare documenti, per trasferire poteri, ed anche, in funzione amuletica, per proteggere magicamente l'individuo che li indossava come monili. Tra le numerose tipologie di sigilli-amuleto attestate nel Paese, la più comune è quella che rappresenta il corpo dello scarabeo sulla cui base piatta, di forma ovale, sono abitualmente incisi brevi testi in caratteri geroglifici e/o elementi decorativi. Durante la XXV dinastia, alla quale appartiene questo scarabeo in faïence gialla, si diffonde l'abitudine di sostituire alla testa dello scarabeo quella di un ariete, in segno di devozione nei confronti del dio Amon-Ra, e di iscrivervi sopra il nome del dio Amon in criptografia oppure uno dei cinque nomi del primo sovrano della dinastia, Shabaka, vale a dire Nfr-K3-R' ("il bel Ka di Ra"). Su questo scarabeo compaiono entrambi: il nome di Shabaka è inserito all'interno di un cartiglio sul dorso dell'insetto, mentre nell'ovale della base compare la criptografia Imn nb(i), "Amon (è mio) signore". Il foro, che attraversa lo scarabeo nel senso della longitudine, serviva per legarlo con una cordicella oppure per farvi passare la verga in metallo di una montatura d'anello.
DATAZIONE: XXV dinastia, regno di Shabaka (713/2 - 690 a.C.)
MATERIALE: faïence gialla
DIMENSIONI: cm 1 x 1,59 x 2,32
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi


 
Top
Minea 313
view post Posted on 13/6/2009, 19:23




Ushabti a nome di Horkhebi





La statuetta, in perfetto stato di conservazione, fu creata per il corredo funerario dello "scriba regale Horkhebi, figlio di Khaemkhonsu, generato da Neferneit". Queste informazioni ci sono tramandate, assieme al capitolo VI del Libro dei morti, dalle cinque colonne di testo in accurata scrittura geroglifica incise su entrambi i lati del corpo, piuttosto largo e appiattito. Particolare è la resa del volto, dai lineamenti affinati e dalle grandi orecchie, che termina in una lunga barba Osiriaca arricciata verso l'alto ed è incorniciato da una voluminosa parrucca tripartita. Lo stile di esecuzione, così come la tipologia degli strumenti agricoli tenuti nelle mani da Horkhebi per lavorare i campi dell'oltretomba, fanno supporre che questo dignitario sia vissuto agli inizi della XXVI dinastia; più incerta invece la provenienza tebana del manufatto.
DATAZIONE: Epoca Tarda: inizi XXVI dinastia (664 - 610 a.C.)
MATERIALE: faïence verde chiaro
DIMENSIONI: cm 15,8 x 3 x 7,8
PROVENIENZA: Egitto: Tebe (?). Collezione Palagi (Nizzoli ?)

Statuetta di sacerdote





Il bronzetto, raccolto fra il 1825 e il 1827 dal cancelliere presso il Consolato Generale d'Austria in Egitto Giuseppe Nizzoli, fu acquistato nel 1831 dal pittore bolognese Pelagio Palagi e poi ereditato dal Municipio di Bologna alla morte di quest'ultimo nel 1861. Il capo rasato e il gesto di offrire in ginocchio una piccola immagine di divinità femminile, probabilmente la dea della verità, della giustizia e dell'ordine cosmico Maat, identificano il personaggio con un sacerdote, immortalato nel gesto quotidiano dell'offerta rituale ad una divinità templare, davanti alla cui immagine il bronzetto poteva essere un tempo collocato. La raffinata tecnica di esecuzione, la preziosità dell'agemina in oro che evidenzia le ciocche della parrucca della dea ed accentua la pieghettatura del gonnellino sacerdotale, il sapiente alternarsi delle superfici mosse a quelle lisce, così come l'armonioso equilibrio compositivo dei pieni e dei vuoti, sottolineano la pregevolezza dell'esemplare che si distingue per esecuzione tecnica e formale nella bronzistica egiziana di Epoca Tarda.
DATAZIONE: Epoca Tarda: XXVI dinastia (664 - 525 a.C.) (?)
MATERIALE: bronzo con agemina in oro
DIMENSIONI: cm 11,8 x 5,5 x 7,8
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)

Statua frammentaria di naoforo





Le statue templari di questo tipo diventano comuni in Egitto a partire dalla XIX dinastia; esse rappresentano un funzionario o un sacerdote che tiene davanti a sé la statua di un dio, di un sovrano oppure un tempietto (naos) con all'interno una figura divina. Dentro al tabernacolo sorretto da questo naoforo è scolpito il dio dell'oltretomba Osiride: in piedi, con il corpo avvolto nel lenzuolo funebre, lo scettro e il flabello stretti nelle mani incrociate sul petto, l'atef (la corona bianca dell'Alto Egitto tra due piume di struzzo) sul capo. La statua, che è priva della parte inferiore ed ha la superficie danneggiata da abrasioni diffuse, lascia intuire la maestria raggiunta dagli scultori egiziani in Epoca Tarda. La scelta del materiale lapideo, il tipo di parrucca e il cosiddetto sorriso "saitico", diffusosi nella statuaria a partire dalla metà del VII secolo a.C. quando diventa capitale del paese Sais, sono gli elementi in base ai quali il naoforo è stato datato alla XXVI dinastia, tra la fine del regno di Psammetico I (664-610 a.C.) e gli inizi del regno di Nekao II (610-595 a.C.). L'iscrizione in caratteri geroglifici incisa sul pilastrino dorsale, pur non tramandando il nome del proprietario perché incompleta nella parte inferiore, permette di individuare nella località di Coptos, e forse nel tempio dello stesso Osiride, il luogo di deposizione del monumento.
DATAZIONE: Epoca Tarda: prima metà della XXVI dinastia (664 - 525 a.C.)
MATERIALE: serpentino
DIMENSIONI: cm 30,3 x 14,5 x 17,5
PROVENIENZA: Egitto: Coptos (?). Collezione Palagi (Nizzoli)

Statua frammentaria a nome di Nekao





Nekao, personaggio vissuto con ogni probabilità tra la fine della XXVI e gli inizi della XXVII dinastia, è noto agli studiosi grazie ad una ricca serie di monumenti che permettono di ricostruire per tre generazioni l'albero genealogico della sua famiglia di alti dignitari. Questa statua frammentaria, di buon livello scultoreo, lo coglie in un atteggiamento di preghiera tra i più semplici e diffusi in Epoca Tarda tra le statue destinate ai templi: Nekao è inginocchiato su una base piuttosto alta, siede sui talloni, appoggia il busto eretto ad un pilastrino dorsale e tiene le mani aperte sulle cosce in un gesto di adorazione estatica al cospetto di una divinità. Le tre iscrizioni in caratteri geroglifici, incise sulla statua, tramandano i nomi del padre Padeghihet e della madre Henuttaui, del fratello Nekhethoreb, oltre ad una serie di titoli che fanno ipotizzare la provenienza della scultura dalla città di Sais nel Delta.
DATAZIONE: Epoca Tarda: fine XXVI (664 - 525 a.C.) - inizi XXVII dinastia (525 - 404 a.C.)
MATERIALE: basalto
DIMENSIONI: cm 32 x 15,2 x 30
PROVENIENZA: Egitto: Sais (?). Collezione Palagi

Rilievo di Nectanebo I





Il rilievo, trasportato dall'Egitto a Roma in età imperiale, fu riscoperto a distanza di secoli durante gli scavi effettuati nel 1709 sull'Aventino nei pressi della chiesa di Santa Prisca. Il bolognese Papa Benedetto XIV lo donò alla sua città natale assieme ad altri reperti egiziani ed antichità varie. La lastra apparteneva in origine al tempio dedicato al dio Atum nella località di Heliopolis, del quale costituiva un intercolumnio della facciata. Il protagonista della scena, incisa con grande cura per i dettagli, è il faraone Nectanebo I che, inginocchiato, offre gioielli e stoffe a diversi demoni-guardiani, minacciosi per l'altezza dei piedistalli sopra i quali sono posti e per i lunghi coltelli che brandiscono. Ad eccezione di un demone dalle sembianze di leone, gli altri tre raffigurati hanno corpi identici e teste diverse: di coccodrillo a fauci aperte; di coccodrillo a fauci chiuse e a tre serpenti. Come apprendiamo dai geroglifici che completano la scena, il faraone li ringrazia per avergli concesso potere e vittorie sia in Egitto che sulle popolazioni straniere.
DATAZIONE: Epoca Tarda: XXX dinastia, regno di Nectanebo I (380 - 362 a.C.)
MATERIALE: dolerite
DIMENSIONI: cm 90 x 98
PROVENIENZA: Egitto: Heliopolis, tempio di Atum. Collezione Universitaria




Mummia di gatto





La pratica della mummificazione si estendeva in Egitto anche a quegli animali, detti sacri, nei quali potevano incarnarsi alcune divinità. È questa la ragione per cui esistono necropoli egiziane interamente dedicate a ibis, babbuini, gatti, coccodrilli ecc., le cui mummie sono state ritrovate a migliaia. Il gatto, in particolare, era l'animale sacro alla dea Bastet, una divinità molto cara agli Egiziani, in quanto protettrice del focolare e della famiglia, che è sempre raffigurata con il corpo di donna e la testa di gatta. Il suo principale luogo di culto si trovava nella città di Bubastis nel Delta, ma la dea era adorata anche in altre località del Paese. Risulta quindi difficile stabilire la necropoli di provenienza di questa mummia, che riproduce con accuratezza solo la testa del gatto, mentre cela all'interno di un grande bozzolo in tessuto di lino la restante parte dell'animale.
DATAZIONE: Epoca Tarda: XXVI - XXX dinastia (664 - 342 a.C.)
MATERIALE: lino
DIMENSIONI: altezza cm 40
PROVENIENZA: Egitto: località ignota. Collezione Palagi (Nizzoli)
 
Top
hayaty
view post Posted on 28/10/2011, 15:46




Torna al museo la mummia nera
Protagonista in sala mostre dopo 15 anni di assenza
E l'Archeologico: «Bimbi attenzione»

di Noemi Bicchiarelli
28 ottobre 2011

La mummia nera torna al museo archeologico dopo 15 anni di assenza. Ha affascinato, ma anche spaventato, generazioni di studenti, prima di essere espulsa dall’allestimento della sezione egizia del museo. La mummia, infatti, spaventava i visitatori e a rimanerne più turbati erano soprattutto i bambini.

Ora la mummia nera-vestigia torna protagonista in sala mostre: sarà esposta al pubblico da sabato fino al 13 novembre. La sua storia inizia, ovviamente, in Egitto: a donarla a Bologna fu nel XVIII secolo papa Benedetto XIV, che la cedette all’Istituto delle Scienze di Luigi Ferdinando Marsili.

A restarne impressionato anche l’archeologo e storico dell’arte Johann Winckelmann che la citò come esempio ideale per descrivere la fisionomia degli antichi Egizi. Alle 16 di sabato, per l’occasione, si terrà anche la conferenza «Storie di uomini, mummie e costumi: dai faraoni della Valle dei Re alla mummia nera di Winckelamnn» con Albert Zink, direttore dell’Istituto per le mummie e l’Iceman dell’Eurac (European Academy of Bolzano), noto ai più per le recenti indagini genetiche sulle mummie di Tutankhamon. L’ingresso alla conferenza di Zink è gratuito. La visione della mummia però, avverte il museo, potrebbe turbare persone particolarmente sensibili e i bambini.



Il Corriere di Bologna
 
Top
hayaty
view post Posted on 28/10/2011, 16:04




Immagine della Mummia Nera

mummianera

 
Top
O t t a
view post Posted on 6/5/2012, 16:19