Le origini del teatro medievale italiano

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Sè#9
icon11  view post Posted on 14/7/2005, 14:05




user posted imagen viaggio alle radici delle rappresentazioni nei culti pubblici di Dioniso in Grecia fino alle manifestazioni nei drammi sacri popolari cristiani.
Dalle rappresentazioni sacre esclusivamente nelle chiese alle rappresentazioni profane nelle piazze delle maggiori città d'Europa.

1. Introduzione

user posted imagen questi ultimi decenni le idee sulla natura del teatro si sono modificate, passando da una concezione che dava la massima importanza al testo letterario, ad una molto più larga ed organica che tiene di tutti gli elementi di cui si compone lo spettacolo.

Da qui le ricerche si sono indirizzate verso campi finora poco esplorati, per illuminare aspetti prima non considerati nel loro pieno valore, come la scenografia, la musica e la danza nei loro rapporti col dramma, nonché altre forme spettacolari come cortei, processioni e feste popolari in genere.
Pertanto le basi di questo nuovo orientamento prendono le mosse dalle feste e usanze popolari, legando l’etnografia alla storia del teatro.

La nuova concezione a cui si ispira questa ricerca si può ricondurre ad alcuni principi fondamentali:

- Tutte le forme drammatiche da cui si sviluppa il nostro teatro riconoscono la loro prima e unitaria origine dal rito: nascono come momenti essenziali e più significativi di cerimonie religiose.

- Anche la commedia e, in genere, quello che si vuol chiamare teatro profano, ha avuto all’origine carattere sacro, né più né meno del dramma religioso: solo che la nascita é avvenuta nel mondo ritualistico della religione pagana.

- Questo “teatro profano” è antecedente al teatro cristiano, continua a vivere parallelamente ad esso e si prolunga fino al giorno d’oggi: nel suo grembo nasce e prospera la stagione teatrale in tutte le sue forme, e non solo per le classi popolari.

Ne consegue che la ricerca dovrà incominciare da questo teatro profano.
Il nostro teatro ha la sua culla nella vita tradizionale del nostro popolo, e particolarmente nelle grandi feste annuali e stagionali di rinnovamento e di propiziazione a cui partecipa l’intera società, dagli strati più umili agli aristocratici, anche se con forme sempre più differenziate.

Nelle feste come il Capodanno, il Carnevale, il Calendimaggio, per ricordare solo le maggiori, è più chiara e si è conservata la derivazione dagli antichi riti pagani; altre come il Natale, l’Epifania, la Pasqua, dove è altrettanto palese l’origine cristiana, hanno avuto e tuttora conservano un carattere comune universale: sono feste di rinnovamento, di propiziazione per il nuovo ciclo temporale (anno o stagione) a cui danno inizio.

La società ha bisogno di rinnovarsi ad ogni ritorno naturale del ciclo delle stagioni: rinnovarsi - eliminando tutto il grave cumulo di dolori, malattie, disgrazie, peccati addensatosi durante l’anno che muore - per poi assicurarsi, con tutti i mezzi che ogni diversa concezione magica e religiosa suggerisce, un felice svolgimento del tempo nuovo che arriva.

 
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Sè#9
view post Posted on 14/7/2005, 14:06




2. Il Carnevale

user posted imagea noi la più grande di tali feste è stata il Carnevale, anche se ora questo suo significato sfugge alla coscienza dei più.
Centro propulsore del tripudio, che dona anima e carattere a tutta questa festa, è il principio magico secondo il quale l’intensa manifestazione di gioia da parte di tutta la comunità provoca e assicura il prospero svolgersi degli avvenimenti, l’abbondanza dei prodotti e maggior benessere.

Anche se questa frenesia gioiosa può avere la funzione psicologica, etica e sociale di un momentaneo allentamento nei vincoli di una rigida morale, e di sfogo ad un represso e oscuro fondo di istinti e di passioni, il suo carattere fondamentale è puramente e sacralmente propiziatorio.

I riti nei quali viene a configurarsi ed atteggiarsi questo principio magico sono dunque ispirati al tripudio.

Essi si compongono e si svolgono secondo una sequenza che regola i seguenti elementi:
- la processione
- il canto lirico corale
- la musica
- la danza
- la forma drammatica vera e propria

In qualche caso troviamo anche il racconto, il mito a cui il rito si ispira e che la sacra cerimonia rievoca.

La commedia nasce perciò in maniera diretta dall’esplosione della gioia collettiva nelle feste propiziatorie per il bene della comunità.

Così lo scherzo, la satira la burla sono d’obbligo: e tanto più gli scherzi sono arditi e sguaiati, e le satire pungenti, tanto più hanno valore e riescono a far ridere la collettività.

Non si tratta quindi di semplici passatempi, burle e scenette di gente frivola, ma di una cosa profondamente seria, da cui dipende la fortuna, l’abbondanza, la felicità dell’intero gruppo sociale.



 
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Sè#9
view post Posted on 14/7/2005, 14:07




3. I personaggi che agiscono nel Carnevale

user posted imagel primo posto spetta naturalmente alla figura centrale che personifica la festa: il Carnevale.

Con il suo sguardo fisso e brillo, col suo volto paffuto, col suo sorriso ambiguo egli sembra voler nascondere l’antica origine e la sua vera natura.
Nei suoi diversi sembianti di uomo, più o meno ridicolmente mascherato, o di fantoccio gigantesco che ai nostri giorni sostituisce l’uomo quando viene il momento in cui deve essere bruciato, Carnevale è il protagonista della lunga sequenza comica in cui si atteggia tripudiante la cerimonia propiziatrice del nuovo anno.

Né ci meraviglieremo di trovare in sostituzione o insieme un orso o un asino, o “l’omo selvatico” o il “vecchio”.
Accanto a lui, anzi di fronte a lui, e comunque facente coppia con lui, il personaggio femminile: la Quaresima, che può essere per facile trasposizione di elementi analoghi in feste di eguale significato, anche la Befana o la “vecchia”.

Dall’accoppiata nasce la forma più elementare del dramma: il contrasto tra Carnevale e Quaresima.
Insieme a loro troviamo sempre il corteo delle Maschere che sono diavoli o anime sotterranee.

La prima funzione a cui e chiamato il complesso rituale della festa, come abbiamo accennato, è l’eliminazione del male. Tale parte del rito assume forma drammatica con una serie di episodi che si conclude con la morte di Carnevale. Dalle compagnie mascherate viene infatti rappresentato il trasporto funebre del Carnevale, mentre si canta una parodia di pianto funebre e si imita in tutti i particolari una vera e propria cerimonia di esequie: al trasporto segue la morte per bruciamento, annegamento, fucilazione, insomma per uccisione; Carnevale é il capro espiatorio che deve essere soppresso perché il male venga eliminato: la scena rappresenta dunque il punto centrale del rito purificatorio.

Un aspetto particolare, sviluppato poi anche in letteratura, é costituito dalla “giudiata”. Per molti secoli a Roma colui che doveva essere messo a morte alla fine della baldoria carnevalesca era un giudeo: poiché qualcuno doveva comunque andarci di mezzo, si sceglieva o un condannato a morte o un appartenente ad una razza malvista.

Ma prima di morire Carnevale fa testamento, e anche questa fase del rito dà luogo ad una specifica forma drammatica conosciuta appunto col nome di “testamento”. Siccome essa ha avuto sviluppi letterari, questa volta i nostri studiosi del teatro l’hanno presa in considerazione anche se ad essi sono sfuggiti gli antecedenti e i collegamenti etnografici, dunque anche il vero e proprio significato di questa particolare rappresentazione.

Il testamento è di enorme importanza e anche se non è possibile tracciarne con precisione tutta la storia siamo tuttavia sicuri che esso fin dall’antichità ebbe sviluppi letterari (testamentum porcelli, testamentum asini rispettivamente del secolo IV e XII).

In tale forma di drammaturgia il Carnevale, o chi per lui, denuncia i vizi e i mali dei concittadini in tal modo purgando la collettività dei suoi peccati (funzione catartica delle manifestazioni colettive).
Tuttavia non basta eliminare il male vecchio: é necessario assicurarsi il bene nuovo.

Tra le forme drammatiche originate dai riti di propiziazione, le più importanti sono quelle che più specificatamente si riconnettono coi riti di fecondità.
Uno degli elementi essenziali di tali feste è costituito dall’annuncio pubblico dei fidanzamenti poiché una coppia che si unisce produrrà per analogia la fertilità del suolo e l’abbondanza delle messi.

La forma drammatica che, ricondotta alla sua origine, rappresenta il punto culminante del rito di fertilità, viene indicata nei differenti luoghi con nomi diversi; e perciò non sempre è stata riconosciuta la sostanziale identità di rappresentazioni popolari come i bruscelli, le farse di carnevale o le befanate.
 
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Sè#9
view post Posted on 14/7/2005, 14:08




4. Le feste primaverili

user posted imageltre ai riti per l’inizio di un ciclo annuale, la vita tradizionale popolare presenta anche feste e cerimonie per l’inizio di un ciclo stagionale.
In Italia la più importante di queste feste è stata per molti secoli quella di Calendimaggio. Nel complesso rituale a cui dava luogo non poteva mancare la forma teatrale vera e propria, i “maggi” drammatici, tuttora vivi in un’area abbastanza vasta e di cui si conserva una produzione abbondante.
Il principio fondamentale, che offre la trama dei “maggi” più fedeli al tipo arcaico è costituito da una lotta con le armi tra due contendenti o due schiere opposte (i maggi infatti trovano il loro nucleo originario nella danza armata della “moresca”).
Invece di un duello armato abbiamo, talvolta, una gara di corsa, di forza fisica o di abilità, nella quale il vincitore raggiunge un premio stabilito e viene proclamato re della festa.
Anche qui non é facile cogliere il nesso tra i riti propiziatori della fertilità e la loro estrinsecazione attraverso una gara o un duello o una danza armata.
Si viene così a gettare un raggio di vivida luce sulla origine dl tutte quelle feste spettacolari, come palii, giostre, tornei, dare di balestrieri: tutte queste manifestazioni infatti possono ricondursi ai principi propiziatori insiti nelle lotta, principi a cui si ispirava una parte essenziale dell’antica liturgia nelle feste di rinnovamento.
 
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Sè#9
view post Posted on 14/7/2005, 14:09




5. I personaggi delle feste primaverili

user posted imagel primo personaggio che corrisponde alla figura del Carnevale é il Maggio, cioè un giovane coperto di fronde rappresentante la vegetazione che si rinnova a ogni ritorno di primavera, lo spirito arboreo che racchiude in sé tutte le virtù fecondatrici e propiziatrici.

Invece del Maggio troviamo, il più delle volte - e anche questo in perfetto parallelismo col Carnevale - il Re di Maggio e a far coppia con lui la Regina di Maggio, conosciuta anche come contessa o sposa di maggio.

Il motivo sessuale e nuziale che sta alla base di queste personificazioni non ha avuto sviluppo nei maggi, bensì nei loro equivalenti bruscelli, poiché e l’una e l’altra forma drammatica prendono il nome o riconoscono il loro centro ideale dall’albero o dal fiorito ramo che viene recato in processione e intorno al quale si svolgeva lo spettacolo.

Nei maggi hanno una fondamentale importanza le figure del Diavolo e del Buffone.
La presenza del diavolo era indispensabile e in sua assenza non si eseguiva lo spettacolo.

Quando la chiesa reagì al paganesimo del Calendimaggio, opponendosi alla grande festa propiziatrice della fecondità, sostituì la Regina di maggio con la Madonna, e i maggi drammatici ispirati ad azioni guerresche o a fatti storici con i maggi sacri.

Per questa via la rappresentazione sacra si é prolungata quasi ininterrottamente fino ai nostri giorni.
 
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Sè#9
view post Posted on 14/7/2005, 14:12




6. Le forme spettacolari del rito

user posted imageuando il rito assume forme spettacolari si compone di vari elementi che si ritrovano ben riconoscibili nelle diverse feste da cui il teatro si è generato.

Questi elementi sono:

- Processione
- Canto lirico
- Narrazione
- Danza
- Musica
- Dramma


La processione

user posted imagevidenti sono i valori ritualistici del corteo processionale.
Il giro che la processione compie ha la precisa funzione di delimitare lo spazio sacro, il circolo magico.

I partecipanti vi diventano attori, ciascuno vestito in un modo particolare.
Di regola lungo il percorso i partecipanti al corteo cantano e talora danzano.
Ritmico è il procedere scandito dai tamburi, da altri strumenti o dal passo di danza o di marcia.

Altre componenti sono il trasporto dell’immagine della divinità, a volte accompagnata o sostituita da bare, macchine, statue simboliche, trionfi: intorno a queste sta il centro ideale della processione.

Il corteo delle compagnie mascherate è uno degli elementi principali delle feste di Carnevale.
In particolare la processione che l’ultimo giorno di baldoria simula il corteo funebre culminante nella scena di morte del Carnevale.

Significativo è il getto delle arance o dei confetti, seguito dai carri dei gruppi mascherati.
L’arancio coi suoi numerosi semi e dal colore di fuoco è frutto simbolico di fecondità; spesso sono i maschi che lanciano arance alle femmine a sottolineare una simbolica inseminazione, altre volte sono battaglie in ricordo di quelle gare e lotte che caratterizzano la scelta nei riti di fertilità.

Le relazioni tra processione e dramma sono molteplici, cosicché talvolta il corteo introduce direttamente all’azione scenica.
Le modalità attraverso le quali si attua la processione drammatica possono essere:
- processioni con trasporto di gruppi statuari che rappresentano determinati episodi;
- processioni con gruppi di uomini che formano insieme quadri plastici;
- processioni con gruppi che intonano canti lirici in coro;
- processioni con gruppi che eseguono brevi scene sia lungo il percorso stando sui carri, sia nelle soste in luoghi predisposti.

Il canto lirico

user posted imagei regola è eseguito dal coro guidato da un capo coro e le sue forme principali sono:
- il Canto Carnascialesco
- la Maggiolata
- la Befanata
- l’Inno Sacro
che pur avendo caratteristiche diverse si presentano tutte nel medioevo con la stessa forma metrico-melodica.

Anche gli storici della musica hanno potuto rilevare i reciproci rapporti e influssi che intercorrono tra il canto profano e quello sacro, tra la musica popolare e la musica religiosa già nel medioevo.

Ancora nel XV secolo a Firenze non ci si faceva scrupolo di cantare una lauda sulla stessa melodia dei più osceni canti carnascialeschi.

Il canto lirico, come testo poetico, anche nella forma più semplice si presenta sempre associato ad uno degli elementi che abbiamo già elencato.
Innanzitutto con l’accompagnamento melodico o strumentale, poi anche con la processione, la danza, coi quadri plastici e le allegorie nelle quali ogni personaggio narra sé stesso cantando.
 
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Sè#9
view post Posted on 14/7/2005, 14:14




La narrazione

user posted imageel complesso delle cerimonie spettacolari non manca questo elemento narrativo; anzi in alcune di esse rappresenta una parte centrale ed essenziale nello svolgimento della narrazione stessa.

Per quel che riguarda le feste italiane di maggio è da tenere conto che alcune ballate mimate - che si eseguivano assai probabilmente a Calendimaggio - sono più che liriche narrative.

La danza

user posted imageccorre anzitutto insistere sul valore propiziatorio della danza nei riti di Capodanno e di Primavera.
La danza, nelle feste in cui compare, ha il preciso scopo simbolico di propiziare la fertilità del suolo, di favorire l’abbondanza delle messi: più alti sono i salti di danza e più alto crescerà il grano.

Oltre a quelle di corteggiamento eseguite in coppia, si hanno anche le danze in tondo che possono costituire il motivo della gara proprio, come già detto, delle feste di maggio.
Il più caratteristico ballo di maggio o dei riti primaverili è la danza delle Spade o dei Bastoni, seppur compaia anche in certi riti a carattere più agricolo.

La descrizione più precisa del ballo tondo o ruota - quale si eseguiva nell’Italia del XIV secolo - si riferisce alla festa di San Giovanni per la quale si eseguivano anche Tarantelle.
Frequenti e stretti sono anche i legami tra danza e corteo.

Nelle processioni carnevalesche la tradizione dei gruppi mascherati che si fermano regolarmente e danzano è il residuo di un costume antico che va sparendo.
Nelle feste di maggio italiane non c’è la forma così tipicamente francese del Trimazos, il camminar ballando, ma che i balli integrassero i giri di questua e i cortei è testimoniato dalla tradizione tuttora vivente in molti luoghi.

Nelle feste di Carnevale quanto nei Maggi drammatici la danza conclude la rappresentazione e un personaggio la preannuncia.
Il fatto che, insieme con gli attori, ballano anche gli spettatori è una riprova della partecipazione unitaria del popolo allo spettacolo.

La musica

user posted imagea musica è unita alla processione col suono di tamburi, flauti, trombe ed altri strumenti che servono a scandire il ritmo o ravvivare il passo; la musica si accompagna sia al canto lirico sia a quello narrativo, alla danza e al dramma.

Particolarmente va messa in luce la relazione tra musica e dramma: il teatro italiano medievale e rinascimentale, sia sacro che profano, fu sempre unito alla musica.

Quando ad un certo punto la sacra rappresentazione e poi la commedia colto lasciarono il canto per la recitazione e poi il verso per la prosa, la musica si rifugiò negli intermezzi, precedendo e concludendo la rappresentazione ma senza abbandonare del tutto lo spettacolo.
Il canto e la musica legano tra loro i personaggi, i racconti, gli avvenimenti e le danze.

Il dramma

user posted imagen’azione eseguita da più personalità, da attori che interpretano diversi personaggi è il tema dell’azione drammatica, sempre in più o meno stretto rapporto col rito di cui è parte integrante.
Il rito è anche culla del teatro in tutte le sue forme; ciò vuol dire che ogni rito di qualche importanza - i contrasti tra Carnevale e Quaresima, le Befanate, i Testamenti, processo e condanna del Carnevale, la Giudiata, i Bruscelli, i Maggi, le danze armate e le moresche, le zingaresche - ha condotto al vero e proprio dramma.
 
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