La narrazioneel complesso delle cerimonie spettacolari non manca questo elemento narrativo; anzi in alcune di esse rappresenta una parte centrale ed essenziale nello svolgimento della narrazione stessa.
Per quel che riguarda le feste italiane di maggio è da tenere conto che alcune ballate mimate - che si eseguivano assai probabilmente a Calendimaggio - sono più che liriche narrative.
La danzaccorre anzitutto insistere sul valore propiziatorio della danza nei riti di Capodanno e di Primavera.
La danza, nelle feste in cui compare, ha il preciso scopo simbolico di propiziare la fertilità del suolo, di favorire l’abbondanza delle messi: più alti sono i salti di danza e più alto crescerà il grano.
Oltre a quelle di corteggiamento eseguite in coppia, si hanno anche le danze in tondo che possono costituire il motivo della gara proprio, come già detto, delle feste di maggio.
Il più caratteristico ballo di maggio o dei riti primaverili è la danza delle Spade o dei Bastoni, seppur compaia anche in certi riti a carattere più agricolo.
La descrizione più precisa del ballo tondo o ruota - quale si eseguiva nell’Italia del XIV secolo - si riferisce alla festa di San Giovanni per la quale si eseguivano anche Tarantelle.
Frequenti e stretti sono anche i legami tra danza e corteo.
Nelle processioni carnevalesche la tradizione dei gruppi mascherati che si fermano regolarmente e danzano è il residuo di un costume antico che va sparendo.
Nelle feste di maggio italiane non c’è la forma così tipicamente francese del Trimazos, il camminar ballando, ma che i balli integrassero i giri di questua e i cortei è testimoniato dalla tradizione tuttora vivente in molti luoghi.
Nelle feste di Carnevale quanto nei Maggi drammatici la danza conclude la rappresentazione e un personaggio la preannuncia.
Il fatto che, insieme con gli attori, ballano anche gli spettatori è una riprova della partecipazione unitaria del popolo allo spettacolo.
La musicaa musica è unita alla processione col suono di tamburi, flauti, trombe ed altri strumenti che servono a scandire il ritmo o ravvivare il passo; la musica si accompagna sia al canto lirico sia a quello narrativo, alla danza e al dramma.
Particolarmente va messa in luce la relazione tra musica e dramma: il teatro italiano medievale e rinascimentale, sia sacro che profano, fu sempre unito alla musica.
Quando ad un certo punto la sacra rappresentazione e poi la commedia colto lasciarono il canto per la recitazione e poi il verso per la prosa, la musica si rifugiò negli intermezzi, precedendo e concludendo la rappresentazione ma senza abbandonare del tutto lo spettacolo.
Il canto e la musica legano tra loro i personaggi, i racconti, gli avvenimenti e le danze.
Il dramman’azione eseguita da più personalità, da attori che interpretano diversi personaggi è il tema dell’azione drammatica, sempre in più o meno stretto rapporto col rito di cui è parte integrante.
Il rito è anche culla del teatro in tutte le sue forme; ciò vuol dire che ogni rito di qualche importanza - i contrasti tra Carnevale e Quaresima, le Befanate, i Testamenti, processo e condanna del Carnevale, la Giudiata, i Bruscelli, i Maggi, le danze armate e le moresche, le zingaresche - ha condotto al vero e proprio dramma.