Mal d'Egitto

Importanti reperti contesi, Egitto richiede restituzione

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hayaty
view post Posted on 23/3/2009, 19:30




Cairo chiede a Usa sarcofago uscito illegalmente dal paese
Il reperto risale a 3mila anni fa

Washington, 22 mar.
- L'Egitto tenta di recuperare dalle autorità americane un sarcofago di tre mila anni uscito dal paese illegalmente nel 1884. Lo ha annunciato il Consiglio supremo delle antichità egiziane. Il sarcofago, che risale alla 21esima dinastia (1081-931 a.C.), era stato sequestrato il mese scorso dalle autorità americane a Miami, in Florida, secondo il comunicato del Consiglio. In legno, il sarcofago è ornato da testi religiosi e da immagini che devono aiutare il defunto - un uomo chiamato Emus - nel suo viaggio dopo la morte. Le autorità egiziane hanno recuperato in questi ultimi sei anni più di 5.500 oggetti che erano usciti clandestinamente dal Paese.


Wall Steet Italia
 
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ARNAP
view post Posted on 5/9/2009, 20:28




L'Egitto reclama la Stele di Rosetta


4 settembre 2009

La polemica è scoppiata improvvisa, dopo che per mesi la questione era rimasta latente tra le scartoffie dei Ministeri e degli Istituti di Egittologia di mezzo mondo: l'Egitto pretende ufficialmente la restituzione della celeberrima stele di Rosetta, da sempre custodita al British Museum e fiore all'occhiello della prestigiosa collezione del Museo londinese. A lanciare la richiesta è stato niente meno che Hosni Mubarak, Presidente della Repubblica d'Egitto, Rais assoluto in riva al Nilo dall'ormai lontano 1981. Opportunamente consigliato, per non dire sobillato da Faruk Hosni, Ministro per la Cultura, e da Zahi Hawass, mediatico Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto, il Presidente Mubarak ha a lungo insistito sull'inadeguato comportamento scientifico, che ha portato, fino al 1952 (anno dell'indipendenza in Egitto), i Paesi occidentali ad accumulare nei loro Musei inestimabili tesori archeologici; comportamento oggi inaccettabile e da farsi perdonare con la restituzione quanto meno delle vestigia-simbolo della cultura egizia, "che è sì patrimonio dell'umanità, ma che in primo luogo è eredità del popolo egiziano contemporaneo".

Viene così rilanciata dalle massime sfere una richiesta, che Hawass da tempo ha fatto propria, unendo alla stele di Rosetta una serie di reperti, che vanno dal busto di Nefertiti (Museo di Berlino), al cosiddetto Papiro del canone, esposto al Museo egizio di Torino e ad altri pezzi pregiati, conservati in collezioni americane: mummie, gioielli, statue e tanto altro, tutti oggetti capaci di convogliare su di sé l'attenzione di studiosi e appassionati; e quindi – aggiungiamo noi – tutti oggetti, capaci di aumentare il già enorme flusso di turisti nel Paese dei faraoni.
Mubarak, da ottimo maestro di comunicazione, nell'esternare un simile intervento (che fino ad ora non ha ottenuto risposta) ha scelto un'occasione importante e suggestiva: l'inaugurazione del nuovo sito archeologico di Rosetta (in arabo Rachid), città portuale del Delta egiziano, a nord del Cairo e a 65 Km ad est di Alessandria. Sono stati infatti presentati gli eccellenti lavori di restauro sugli importanti monumenti del centro egiziano, ingiustamente noto unicamente per il ritrovamento della famosa pietra, il cui contenuto (un decreto di Tolemeo V, redatto attorno al 195 a. C. in geroglifico, demotico e greco) permise a Jean François Champollion di decifrare i geroglifici.

Alla presenza di Mubarak sono stati presentati i restauri di edifici storici del 1700 e del 1800, a cavallo tra la dominazione ottomana e l'arrivo degli europei con Napoleone e con gli inglesi; e di dimore dell'alta borghesia egiziana dei secoli scorsi, come la casa "Ramadan", la casa "Amassiali" e la maison "Abu Shain", dove convergevano importanti uomini di cultura e studiosi del Vecchio continente, in quelli che erano veri e propri salotti letterari. Così come importanti sono stati i restauri di bellissime moschee islamiche (a partire da quella di Al Mahali), totalmente recuperate nella loro ricchezza cromatica; a completare l'operazioone di rivalutazione di Rosetta l'apertura di un ricco Museo storico, che parte dai faraoni e arriva ai giorni nostri, a esporre una continuità di contenuti sul crinale dei millenni. Ebbene proprio qui potrebbe essere collocata la stele; o almeno così si augurano le massime autorità, politiche e archeologiche, del Cairo.


Il Sole 24 Ore
 
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ARNAP
view post Posted on 8/10/2009, 17:11




Polemiche L’Egitto alla Francia: ridateci le cinque stele del Louvre


giovedì 8 ottobre 2009

Se non è una rottura diplomatica, poco ci manca. Il Cairo ha sospeso le relazioni con il Louvre e chiede la restituzione immediata di cinque stele acquistate dal museo francese negli anni Ottanta e che all’Egitto furono rubate.
L’aut-aut, che dura finché le stele non torneranno nella terra dei faraoni, è stato lanciato da Zahi Hawass, il potente capo del Consiglio supremo delle Antichità, e qualche effetto lo ha avuto: Parigi si è detta pronta a restituire gli oggetti, ma la decisione dovrà essere presa a un livello più alto della dirigenza del museo.
Pur assicurando che le stele furono acquistate in maniera «trasparente» dal Louvre, una fonte del museo ha aggiunto che «il procedimento per la loro restituzione è stato avviato» ma che «è necessaria un’intesa con la Commissione scientifica per le collezioni museali di Francia».
La commissione si riunirà entro la fine della settimana e dopo toccherà al ministero della Cultura dare il via libera definitivo.
La decisione del Cairo è destinata ad avere conseguenze sulle ricerche francesi nell’area di Sakkara.
Zahi Hawass ha spesso lamentato come l’Egitto sia stato depredato di numerosi oggetti chiave per l’eredità culturale del Paese e ha lanciato una campagna internazionale per la loro restituzione.
Tra loro vi sono la Stele di Rosetta, custodita al British Museum di Londra, il Busto di Nefertiti, che si trova a Berlino, lo Zodiaco di Dendera, anche questo al Louvre, e il Canone Reale o Papiro di Torino, custodito nel Museo egizio della città piemontese.

Il Giornale

 
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ARNAP
view post Posted on 9/10/2009, 18:17




CITAZIONE (ARNAP @ 8/10/2009, 18:11)
Polemiche L’Egitto alla Francia: ridateci le cinque stele del Louvre
[...]

Parigi restituisce all'Egitto 5 frammenti di affresco

Parigi, 9 ottobre 2009 - La Francia restituirà all'Egitto cinque frammenti di un antico affresco egizio, conservati al Louvre e rivendicati dal Cairo, in conformità al parere espresso all'unanimità dalla Commissione scientifica nazionale dei musei di Francia. Lo ha deciso oggi il ministro della Cultura francese Frédéric Mitterand, secondo quanto ha riferito il ministero all'Afp.

"La restituzione è ormai questione di settimane", ha aggiunto il ministero. L'altro ieri l'Egitto aveva annunciato pubblicamente che avrebbe sospeso la sua cooperazione archeologica con il museo del Louvre fino a quando i cinque frammenti non sarebbero stati restituiti.

I cinque frammenti, appartenenti a una pittura murale di una tomba di un dignitario della diciottesima dinastia egiziana (1550-1290 A.C.), situata nella Valle dei Re, nei pressi di Luxor, erano stati "acquistati in buona fede" dal museo del Louvre all'inizio del 2000, secondo il ministero francese della Cultura.


Tiscali
 
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ARNAP
view post Posted on 17/10/2009, 12:10




16 ottobre 2009

Zahi Hawass, l'autoritario "faraone del terzo millennio"


Zahi Hawass, forse il più autorevole, sicuramente il più mediatico egittologo al mondo, ha dato recenti prove di autoritarismo nei rapporti, oggi più che mai alterati, con i suoi colleghi.

L'ennesimo schiaffo agli studiosi occidentali il "faraone del terzo millennio" (soprannome attribuitogli dai sempre colorati media americani), unico dispensatore dei necessari permessi di scavo nella terra dei Faraoni, è arrivato puntuale; e come una mannaia si è abbattuto sulla missione del Louvre, da anni attiva a Saqqara, vicino al Cairo. Il Museo possiede 5 frammenti di affreschi, provenienti dalla tomba a Luxor di Tetiky, nobile della XVIII Dinastia (XV-XIII sec. a. C.), e acquistati dal Louvre in anni recenti, dopo che erano stati messi all'asta da Christie's nel 1982. Secondo Hawass i preziosi reperti proverrebbero da scavi clandestini, successivi al 1952, anno della nazionalizzazione dell'Egitto, dopo il quale ogni bene archeologico non poteva più uscire dal Paese. Viceversa i responsabili del Museo parigino avrebbero rendiconti di missioni, attive tra il 1907 e il 1911, atti a provare il ritrovamento degli affreschi in quell'occasione; e che gli stessi sarebbero entrati a far parte della collezione di un diplomatico francese, in seguito acquistata da antiquari e case d'asta: "Quindi tutto regolare. D'altronde tutti i manufatti presenti su territorio francese non hanno provenienza illegale. Controlliamo tutto, così come previsto dalla convenzione dell'UNESCO del 1970, da noi subito ratificata", precisa Jean-Pierre Debaere, Consigliere culturale all'Ambasciata francese al Cairo.

Eppure è notizia di questi giorni che Hawass probabilmente l'avrà vinta: Frédéric Mitterand, Ministro francese della Cultura, ha annunciato che presto i 5 frammenti saranno restituiti "per evitare che la collera dei responsabili dell'Archeologia in Egitto si abbatta sulle missioni francesi".

E', ad oggi, un caso unico nel proprio genere e, secondo alcuni osservatori dell'ambiente, legato alla recente bocciatura di Faruk Hosni, Ministro egiziano della Cultura, quale candidato alla Direzione dell'UNESCO: sembra, pur nella segretezza del voto, che a Hosni sia venuto meno proprio il decisivo sostegno francese.

Ma le angherie del "sovrano" dell'Egittologia colpiscono anche autorevoli studiosi di casa, giovani promesse dell'Egittologia made in Egitto, dove gli studi di antichistica sulle proprie radici sono di livello sempre crescente. E' notizia di questi giorni che l'ANHRI (Arabic Network for Human Rights Information) ha denunciato Hawass, reo di aver pesantemente offeso con ripetuti interventi sulla stampa Ahmed Saleh, giovane e brillante ricercatore, con un Dottorato all'Università di Manchester. Saleh si sarebbe permesso di sollevare dubbi sull'utilità delle TAC, eseguite dal team di Hawass su alcune mummie della Valle dei Re. Sarebbero – secondo il giovane ricercatore – irrispettose nei confronti di defunti, che comunque esigono riguardo, e di scarsa utilità scientifica: nessun risultato concreto ad oggi. La polemica è divampata e il povero Saleh è stato rimosso dai suoi incarichi. Insomma ci si chiede fino a quando gli egittologi e gli appassionati dovranno sopportare le bizze di un padre sempre dispotico padrone: con molta saggezza i colleghi del Cairo fanno notare che il faraone è ormai prossimo al pensionamento …

Il Sole 24 Ore
 
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ARNAP
view post Posted on 30/10/2009, 15:40




Usa restituisce sarcofago a Egitto


(ANSA)- IL CAIRO, 30 OTT 2009 - Gli Usa hanno restituito all'Egitto un sarcofago in pietra del Medio Regno, che era stato rubato 100 anni fa da un americano di New York.
Il reperto e' stato riconsegnato alle autorita' egiziane dal Metropolitan Museum of Art di New York. Il sarcofago era appartenuto al faraone Amenemhat I, fondatore della 12/a dinastia.
La restituzione e' avvenuta grazie al Supremo Consiglio egiziano sulle antichita', il cui scopo e' quello di riportare nel paese i reperti rubati nel passato.

Yahoo
 
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ARNAP
view post Posted on 27/11/2009, 08:52




27/11/2009 - INCONTRO A TORINO

Hawass: ridatemi i faraoni

Il celebre archeologo egiziano stila la lista delle opere che vuole riportare in patria


Un mese fa l’Egitto ha interrotto i rapporti con il Louvre, cui chiede la restituzione di cinque affreschi provenienti dalla tomba del faraone Tetiky. Negli stessi giorni Zahi Hawass, presidente del Consiglio per le antichità, è stato a Berlino, dove c’è un altro oggetto del desiderio: il busto di Nefertiti, secondo Hawass sottratto illegalmente. Ora il padrone incontrastato dell’archeologia egiziana - e anche uno dei volti più popolari dell’archeologia, dopo le sue trasmissioni di enorme successo sulle tv di tutto il mondo - ha un’arma in più nella campagna per riportare in patria capolavori unici, compresa la Stele di Rosetta, lo Zodiaco di Dendera, la statue degli architetti della Grande Piramide e della Seconda Piramide (da Boston) e un Ramses II che è a Torino. È diventato ministro della Cultura.

L’altra sera è stato a Torino, ospite dell’associazione Seshat International. Gli abbiamo chiesto come intende usarla, quest’arma. «Non cambia nulla - è la risposta -. La mia posizione non è più forte di prima. Ma non chiedo tutto, chiedo almeno sei reperti unici. È anche una questione di orgoglio nazionale». Pensa di farcela? «L’importante è battersi, ribadire il principio». Hawass parla delle sue più recenti scoperte a un pubblico molto numeroso e adorante. Ci è abituato. I francesi, che non lo amano, gli danno della pop star, per la sua attenzione ai mass media, la politica di annunci clamorosi e la costruzione stessa del personaggio. Lui non se ne cura. Porta un cappellaccio identico a quella di Indiana Jones, si fa fotografare volentieri tra le piramidi con il produttore George Lucas. Ma in Egitto, senza il suo consenso, in campo archeologico non si muove foglia.

«Ho vietato gli scavi nell’Alto Egitto, ho fermato i francesi a Saqqara. Ma è possibile continuare le ricerche nella zona del Delta e nel deserto. Questo sarà spiaciuto a qualcuno, che ci posso fare? Semplicemente ho riportato l’egittologia in mano egiziane». Era proprio necessario giocare a Indiana Jones? «Guardi che ho sempre usato cappelli da contadino. Poi a Los Angeles ne ho trovato uno particolarmente di mio gusto. Ora il modello è in vendita per 35 dollari, a beneficio della Fondazione Suzanne Mubarak per il Museo dell’infanzia. Non ho mai inseguito una telecamera». Però dicono che abbia inventato le scoperte in diretta tv. «Guardi, trent’anni fa la gente sapeva a malapena dell’esistenza delle piramidi. Quando alcuni studiosi hanno cominciato ad accusarmi e io a rispondere pubblicamente, mi sono accorto che il pubblico cominciava a essere più informato, sensibile e educato. Io parlo chiaro».

Ora sta per annunciare i risultati degli esami col Dna cui ha sottoposto le mummie del Museo del Cairo. «Lo scopo era identificare l’intera famiglia di Tutankhamon». Ci è riuscito? «Non posso anticipare granché. Aspettiamo la conferma dei nostri test, che verranno pubblicati sull’American Medical Magazine. Poi ci sarà una grande conferenza stampa».
Dice di lui Omar Sharif, in un filmato proiettato anche a Torino: «Sono stato a lungo l’egiziano più famoso del mondo, poi è arrivato Hawass». Professore, Sharif aggiunge che lei è un grande attore. Non le pesa? «Non sono una pop star. Se poi ci sono degli invidiosi in giro, che posso farci?».

La Stampa
 
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ARNAP
view post Posted on 15/12/2009, 10:57




Faraoni, i reperti del Louvre tornano in Egitto

È stato lo stesso presidente Nicolas Sarkozy a consegnare simbolicamente il reperto più importante al suo collega egiziano, Hosni Mubarak, sancendo così il ritorno della pace tra Parigi ed Il Cairo dopo che la bocciatura del candidato egiziano, Faruk Hosni, alla corsa per la direzione dell'Unesco, aveva incrinato i rapporti tra i due paesi




Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il suo omologo egiziano Hosni Mubarak


Da tempo l’Egitto rivendicava i reperti archeologici di epoca faraonica custoditi al Louvre di Parigi e ora le autorità del Cairo hanno vinto la battaglia.

La querelle con la Francia si è conclusa: i cinque frammenti di affreschi di epoca faraonica tornano in patria. È stato lo stesso presidente Nicolas Sarkozy a consegnare simbolicamente il reperto più importante al suo collega egiziano, Hosni Mubarak, sancendo così il ritorno della pace tra Parigi ed Il Cairo dopo che la bocciatura del candidato egiziano, Faruk Hosni, alla corsa per la direzione dell’Unesco, aveva incrinato i rapporti tra i due paesi.

Nello stesso giorno in cui si è conclusa una lotta, probabilmente ne è iniziata un’altra: il museo parigino ha detto no alla città turca di Smirne che ha chiesto la restituzione di due antiche statue di Apollo e Giove.

Ma i due casi, del Cairo e di Smirne, sono «molto diversi», ha fatto notare subito il direttore del Louvre, Henri Loyrette, che considera del tutto «ingiustificata» la domanda di Smirne, presentata dal comune della città e non dallo stato turco. È stato infatti il sindaco di Smirne, Aziz Kocaoglu, a rivendicare le statue di marmo, esposte in questi giorni al Louvre in una mostra dedicata all’antica Smirne. Le due statue, ha spiegato il museo, sono state scoperte nel 1680 tra le rovine dell’antica città e acquistate regolarmente da Luigi XIV. Invece i frammenti di tomba egizia erano stati acquisiti dal Louvre tra il 2000 ed il 2003.

14 dicembre 2009

Blitz quotidiano
 
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hayaty
view post Posted on 18/12/2009, 09:39




Nefertiti e Rosetta, di nuovo in Egitto?

17 Dicembre 2009
Intervista a Zahi Hawass di Aristide Malnati


«Stavolta sono perentorio: il British Museum deve restituire all’Egitto la stele di Rosetta. È il simbolo stesso dell’egittologia e per questo dovrà essere esposta nell’ormai imminente "Grand Museum", che sorgerà a Giza, vicino alle piramidi e alla Sfinge. In questo ho l’appoggio incondizionato del presidente Mubarak. Sarebbe un modo appropriato per riparare ai torti commessi durante la fase della colonizzazione».

Non usa mezzi termini Zahi Hawass, massimo egittologo al mondo e direttore del Supremo Consiglio delle Antichità in Egitto; ed anzi sta stilando una lista di reperti preziosi da riportare in patria: tra essi il busto di Nefertiti, ora al Neues Museum di Berlino, e il Papiro con il canone reale, all’Egizio di Torino («Ma non fu rubato. Non se ne parla», ribatte Elena Vassilika, direttrice del Museo). «Tutti devono tornare in riva al Nilo. Altrimenti sospendo gli scavi diretti dalle istituzioni padrone degli oggetti in questione», minaccia. «Il faraone», così lo chiamano gli americani, è più che mai incontenibile, infaticabile com’è nello svolgere attività di scavo, nel restaurare oggetti e siti in pericolo di degrado, ma anche nel promuovere l’egittologia con una presenza mediatica, che non ha precedenti nel settore.

Professor Hawass, una vita dedicata all’Egitto: si direbbe che lei sia pervaso da un’energia instancabile...
«Oltre che dalla passione sono spinto dalla consapevolezza che bisogna sbrigarsi. Il cambiamento climatico, l’inquinamento sempre più invasivo e soprattutto l’umidità, conseguenza diretta della diga di Assuan, non ci lasciano tempo: costituiscono una minaccia costante per oggetti fragili, come i papiri, ma anche per monumenti più solidi, bisognosi di continui restauri».

Riguardo ai restauri, alcuni studiosi l’hanno criticata per quello appena completato della Sfinge: dicono che l’ha protetta dall’inquinamento del Cairo, ma non dall’umidità.«Ho operato un restauro leggero, non invasivo, rafforzando i fianchi della statua con materiale coerente con la pietra originaria e la base con materiale isolante, appunto contro l’umidità. I fatti mi stanno dando ragione: finito il restauro la Sfinge non ha più dato segni di cedimento strutturale».

Sono molti gli scavi in corso. Per lo più diretti da studiosi egiziani, ma anche da esperti stranieri: una sorta di ecumenismo all’insegna di Ramesse e Cleopatra.
«Sì. Sono alcune centinaia le missioni in corso con campagne annuali; molte a direzione straniera. Dai colleghi archeologi pretendiamo costanti restauri e pronte pubblicazioni di quanto riportato alla luce; non tutti sono solerti».

Qualche scoperta recente degna di nota?
«Molte sono state annunciate e potrebbero arrivare presto, ad iniziare dalla tomba di Antonio e Cleopatra, in un tempio di Iside vicino ad Alessandria. Importante è il recente ritrovamento di un sigillo in lingua accadica, risalente al re babilonese Hammurabi (1792-1750 a. C.). È la prova definitiva del rapporto tra gli egizi e i babilonesi al tempo dei popoli del mare; e tale rapporto potrebbe aver influenzato anche l’episodio dell’Esodo di Mosé».

Oltre a dirigere scavi importanti, lei ha promosso analisi di laboratorio, giudicate da alcuni colleghi troppo invasive. Come si difende?
«Grazie alla Tac e all’analisi del Dna delle mummie abbiamo scoperto ad esempio che Tutankhamon è morto in seguito a una frattura al femore; o che i suoi genitori sarebbero stati il faraone eretico Akhenaton e la regina Sitamun; o ancora, abbiamo identificato la vera mummia di Hatshepsut; e tanto altro. Le sembra poco? Il tutto senza danneggiare i corpi e nel rispetto della pietas religiosa, legata alle mummie».

A proposito di religione, è vero che lei e Faruk Hosni, il ministro della Cultura, privilegiate gli scavi e il restauro dei monumenti islamici?
«Niente di meno esatto. Proprio in ottemperanza ad una legge del 2004, che sancisce pari dignità a tutte le religioni, organizziamo scavi di siti islamici, cristiani ed ebraici. Un esempio? Abbiamo appena terminato la ripulitura della sinagoga di Ben Ezra, al Cairo».

È sempre più insistente la voce che lei starebbe per darsi alla politica, addirittura studiando da presidente. Conferma?
«In questo momento sono viceministro della Cultura, ma più per ragioni di una migliore gestione pratica dell’attività di archeologo. Sa? Io nasco come archeologo e vorrei andare in pensione scoprendo i segreti delle piramidi, piuttosto che tra le scartoffie della burocrazia».

Ecco, le piramidi: sono egizie o le ha costruite qualche civiltà misteriosa, come dicono i millenaristi esoterici?
«State pure certi: le piramidi sono il prodotto del genio dei faraoni con buona pace di Dan Brown e compagnia. Credo di aver contribuito a dimostrarlo. Ho trovato la necropoli dei costruttori delle tre piramidi di Giza, databile al 2500 a. C. E l’intrico di cunicoli e pozzi funerari, legato alla piramide di Cheope: anch’esso risale al 2500 a. C. Tutto torna».


Avvenire
 
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free1966
view post Posted on 20/12/2009, 21:20




Egitto vuole busto Nefertiti

Notizia del 20 dicembre 2009 - 20:33
Il paese ne reclama la restituzione dagli anni '30

(ANSA) - IL CAIRO, 20 DIC - L'Egitto e' convinto che il busto di Nefertiti sia stato portato fuori dai suoi confini illegalmente, e ne chiedera' la restituzione. Lo ha annunciato il responsabile del Consiglio superiore delle Antichita', Zahi Hawass. Il busto, che risale a 3.400 anni fa, e' stato scoperto nel 1912 nel sud dell'Egitto dall'archeologo tedesco Ludwig Borchardt, e l'Egitto ne reclama la restituzione dagli anni '30.

Libero News
 
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hayaty
view post Posted on 24/2/2010, 18:48




CITAZIONE (hayaty @ 23/3/2009, 19:30)
Cairo chiede a Usa sarcofago uscito illegalmente dal paese

Aggiornamento:

TORNA IN EGITTO DAGLI USA SARCOFAGO XXI DINASTIA

Il Cairo, 23 feb. - Gli Stati Uniti restituiranno all'Egitto un sarcofago della XXI dinastia (1081-931 a.C.), fatto uscire illegalmente oltre 125 anni fa. Lo ha annunciato il ministro della Cultura egiziano, Farouk Hosni, il quale ha precisato che il manufatto sara' consegnato il mese prossimo al presidente del Consiglio supremo delle antichita' egiziane, Zaki Hawass. Quest'ultimo ha detto di essere stato contattato nel 2008 dalle autorita' americane che avevano appena sequestrato il sarcofago a un commerciante spagnolo che tentava di venderlo. L'uomo, ha raccontato Hawass, "non aveva alcun documento che attestasse la proprieta' del sarcofago e questo significa che era stato portato via illegalmente dall'Egitto".
Secondo le autorita' egiziane, il sarcofago sarebbe stato contrabbandato nel 1884.


AGI
 
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O t t a
view post Posted on 9/4/2010, 11:26




ARCHEOLOGIA: PARTE DA EGITTO RISCOSSA PER REPERTI RUBATI

- ROMA - La stele di Rosetta, il busto di Nefertiti, i marmi del Partenone, ma anche il copricapo piumato di Montezuma e il tesoro Inca: e' lunga la lista di opere d'arte che hanno 'lasciato' i Paesi d'origine nei secoli passati e che ora i proprietari vorrebbero riavere. Un tema spinoso, al centro della due giorni sulla protezione e restituzione del patrimonio culturale organizzata dal Consiglio Superiore delle Antichità del Cairo per fare il punto della situazione, stilare un elenco accurato delle rivendicazioni e decidere una strategia comune. Anima dell'evento, conclusosi oggi, e' il segretario generale dell'istituto egiziano Zahi Hawass, noto alle cronache per la sua verve combattiva che dal 2002 ha messo al servizio della causa: far rientrare in patria i numerosi manufatti egizi sparsi ai quattro angoli del mondo, 31 mila dei quali in questi otto anni gia' tornati in patria. Sua in particolare la querelle con il Louvre l'anno scorso, quando ruppe i rapporti con il museo parigino fin quando non ottenne alcuni frammenti di un affresco provenienti da una tomba egizia della Valle dei Re di Luxor. Non sono migliori i rapporti fra Zawass e il Museo Nuovo di Berlino, attuale custode del prestigioso busto di Nefertiti che l'Egitto rivuole ma sul quale i tedeschi non transigono sostenendo di averlo acquistato legalmente un secolo fa. Fra le rivendicazioni piu' note c'e' anche la stele di Rosetta, ritrovata dai francesi nel 1799 e consegnata due anni più tardi alla Gran Bretagna. Ma anche la statua di Hemiunu anch'essa a Berlino e la statua di Ramses II in Italia. All'evento - ha detto oggi Zawass nella conferenza stampa conclusiva - hanno partecipato una trentina di Paesi - fra cui Cina, Grecia, Iraq, Libia, Siria e Spagna e Italia - tutti con vari reclami da presentare. E che lanciano ''un messaggio forte'' al mondo intero, ha detto ancora Zawass, per far sapere che ''vogliono battersi uniti'' per il proprio patrimonio perduto. ''Ciascun Paese ha sofferto da solo, specialmente l'Egitto - ha dichiarato - lotteremo insieme''. Dello stesso avviso la rappresentante del Ministero della Cultura greco Elena Korka, secondo cui ''questa conferenza dimostra l'importanza che molte nazioni mettono nell'unire le forze''. ''Non si tratta - ha aggiunto - di una questione di legalita' quanto di buona volonta', che non puo' rientrare in un paragrafo di legge''. La Grecia da trent'anni chiede a Londra la restituzione di alcuni marmi del Partenone presi da Lord Engin nel 1800 e custoditi al British Museum. Nell'incontro odierno si e' stabilito di riconvocare la conferenza ogni anno e di stilare una lista dei Paesi coinvolti nell'iniziativa, lista che sara' annunciata tra circa un mese. Uno strumento a favore delle rivendicazioni potrebbe arrivare da una modifica della Convenzione Unesco che vieta l'esportazione e il possesso di antichita' rubate dopo il 1970: un limite temporale che i partecipanti al summit vorrebbero far arretrare in modo da avere un mezzo legale per ottenere reperti trafugati prima. E sul furto di reperti di e' espresso duramente Zawass, mettendo sotto accusa i musei e il loro ruolo nella compravendita di manufatti rubati. A margine della conferenza, e' stata allestita al Museo Egizio un'esposizione con alcuni reperti di cui il Cairo è tornato recentemente in possesso, fra cui il busto in calcare di Amenhotep III - rientrato dal soggiorno londinese - insieme alla statua di Nefer-Renpet e quella del Sacerdote del Dio Montu, provenienti rispettivamente dalla Germania e dai Paesi Bassi.

ANSAmed
 
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ARNAP
view post Posted on 16/4/2010, 13:10




Svizzera e Egitto firmato accordo tutela beni culturali


La notizia completa si trova in Conferenze e incontri
 
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O t t a
view post Posted on 1/6/2010, 10:14




Egitto: il vendicatore dei Faraoni che fa tremare i musei

Nei suoi jeans e camicia, con lo sfondo delle piramidi e di un mattino non ancora contaminato dal traffico si direbbe quasi un Indiana Jones egiziano. Ma dietro questa apparenza si nasconde un uomo che in Egitto è diventato quasi un’icona. Nonostante il suo ruolo non sia quel che si definisce “glamour”, Zahi Hawass ha al suo attivo numerose apparizioni nella tv egiziana. Innumerevoli volte lo si è visto mentre si calava con una corda in un’antica tomba egizia o mentre si sporgeva su un sarcofago alla luce di una fioca lanterna. Il mantra è sempre quello, le parole sono poche, ripetute ossessivamente, ma efficaci: «mummia, sabbia, segreto, eccezionale».

Quando parla di sé Zahi Hawass non usa mezzi termini e, soprattutto, non conosce modestia. Si definisce “conosciuto a livello mondiale” e non esita a raccontare ai giornalisti i lussi che si concede o a snocciolare liste di amici celebri. Racconta con nonchalance delle serata in smoking nella villa del presidente Hosni Mubarak e, senza che venga richiesto, mostra con orgoglio una foto che lo ritrae con il presidente Barack Obama di fronte alle piramidi di Cheope. I giornali, che hanno cominciato a conoscerlo grazie alla sua frenetica attività internazionale, lo descrivono con un misto di ironica derisione e di ammirazione. Qualcuno l’ha soprannominato l’ “elefante volante dell’Egittologia”.

Zahi Hawass è, difatti, un pezzo grosso dell’egittologia. Il suo ruolo di presidente del Concilio Supremo delle Antichità lo rende il più importante dignitario dell’Egitto in fatto di archeologia, di musei, di politiche culturali. A differenza di molti suoi predecessori, Hawass ha fatto uscire il suo ruolo dall’ombra della burocrazia araba per trasformarlo in quello di un attivista engagé e di un provocatore infaticabile. Der Spiegel lo ha chiamato “il vendicatore dei faraoni”.

Sì, perché Hawass non si limita a lanciare spacconate ai giornalisti. Da anni, il presidente del Concilio sta menando una lotta senza quartiere per riconsegnare all’Egitto alcuni capolavori dell’arte dei faraoni che, ritiene il dignitario, sono stati illegalmente trafugati. «La nostra eredità è stata rubata – dice – Durante i secoli scorsi i popoli hanno violentato il reame del Nilo». Questo lo rende determinato a perseguire il suo scopo: il ritorno in Egitto degli artefatti culturali. Hawass non si è limitato agli annunci. Qualche risultato l’ha già raggiunto. Negli scorsi anni sono tornati in Egitto 31.000 oggetti d’arte trafugati in scavi illegali e per lo più venduti da case d’asta come Sotheby’s e Christie’s ai musei negli Stati Uniti. In patria Hawass è stato recentemente festeggiato per essere riuscito a rintracciare il corpo imbalsamato di Ramses I nella lontana Atlanta. Racconta di essersi sporto sul volto mummificato del faraone e di averlo annusato. Poi ha detto: «Lo sento. E’ l’odore di Ramses». Le analisi in seguito gli hanno dato ragione.

Negli ultimi mesi Hawass ha alzato la posta, intavolando trattative, o per meglio dire facendo annunci bellicosi, con alcuni dei principali musei del mondo, colpevoli, a suo dire, di possedere illegalmente, oggetti d’arte del patrimonio egizio. Il Louvre ha già avuto un assaggio della sua furia. Quando il più grande museo del mondo ha respinto la sua richiesta– restituire degli splendidi affreschi acquistati illegalmente da un mercante d’arte – il dignitario egiziano ha terminato le numerose collaborazioni archeologiche con la Francia, espellendo tutti i ricercatori francesi. Poche settimane dopo, Nicola Sarkozy era al telefono con Mubarak e prometteva il ritorno dei capolavori trafugati.

Il sogno di Hawass è però forse irraggiungibile. Chiedere, come ha fatto, la restituzione della Stele di Rosetta al British Museum di Londra o il Busto di Nefertiti al Museo Egizio di Berlino sembra, agli occhi di molti, poco più che una provocazione o, nel migliore dei casi, un bluff da giocatore di carte. Molti dei numerosi oggetti che Hawass ha richiesto sono infatti arrivati in Occidente in un periodo in cui non esistevano trattati internazionali e vige per questi dunque il principio “nulla poena sine lege”.

Chiedere l’impossibile sembra però, malgrado tutto, convenire a questo personaggio insolito. Se pure Hawass non riuscire nei suoi piani grandiosi, qualcosa di buono l’avrà fatto comunque. La sua mentalità e la sua capacità di conversare con l’Occidente in posizione di equità ha liberato l’Egitto da una posizione di umiltà. Inoltre, Hawass sta restituendo agli egiziani, soprattutto alle classi più basse, un passato accantonato per secoli. Per questi il mondo ruota da sempre esclusivamente intorno a Maometto e al Corano. Adesso, piano piano, grazie a uomini come Hawass, si fa strada l’idea di un passato prestigioso, più antico, più complesso e stratificato.

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view post Posted on 9/1/2011, 15:16




Zahi Hawass, minaccia l’America di riprendersi l’obelisco da Central Park
di Ahmed Abd el Megid

9 gennaio 2011

Il Segretario del Supremo Consiglio delle Antichità egiziano, Zahi Hawass, ha scritto una lettera al sindaco di New York, e al presidente della Central Park Conservancy, società che gestisce circa 500 milioni dollari di investimenti nel parco dal 1980, dove chiede formalmente di evitare la rovina del monolite o predisporre le misure necessarie per riportarlo a casa.

Secondo i dati raccolti da Hawass, segretario generale del consiglio supremo delle antichità egizie, che negli ultimi anni è divenuto una figura nota a livello internazionale sull’antica civiltà egizia, il Consiglio Supremo delle Antichità, ha recuperato circa 30.000 antichità di fuori del paese. Il Cairo, infatti, che non cammina con inezie diplomatiche è tornato a vietare scavi scientifici nonostante le pressioni delle potenze straniere. Oltre all’interessamento per l’obelisco di Central Park, Egitto chiede la stele di Rosetta conservato nel British Museum, di Londra e il busto della regina Nefertiti in mostra al Neues Museum di Berlino.

Ritorniamo all’obelisco di Central Park; l’Egitto minaccia di riprendersi l’obelisco collocato a Central Park, dal 22 gennaio 1881. Il capo della conservazione delle antichità egizie, l’archeologo Zahi Hawass, ha detto che attenderà sino a martedì per una risposta da parte del sindaco di New York, Michael Bloomberg, per prendere una decisione sul da farsi.

“Ho il compito di proteggere tutti i monumenti egiziani, sia all’interno che all’esterno dell’Egitto. Se il Central Park Conservancy, la società privata che gestisce il parco, e la città di New York non sono in grado di prendersi cura adeguatamente dell’obelisco, sarò costretto a fare tutto ciò che sarà possibile per portare a casa questo prezioso manufatto e salvarlo dalla rovina”, questa la dichiarazione di Hawass, aggiungendo inoltre, che da parte della Società Central Park Conservancy, responsabile del parco dal 1980, è arrivata la risposta tramite il portavoce della società Kari Wethington: “I monumenti del parco sono di proprietà della Città di New York”.

L’obelisco a Central Park è il fratello gemello di quello situato vicino al Tamigi a Londra. Entrambi, oggi sono conosciuti come Aghi di Cleopatra, circa 3.500 anni fa ornarono l’ingresso del Tempio Solare in Heliopolis, sulle rive del Nilo. Nonostante il suo nome attuale, non ha nulla a che fare con l’ultima regina dell’antico Egitto, che nato 1500 anni dopo. I due monoliti sono stati scolpiti per ordine del faraone Thutmose III per celebrare i suoi 30 anni di regno, in cui l’Impero raggiunse la sua massima estensione.

Ora sperando di evitare incidenti diplomatici tra i Paesi coinvolti, speriamo che in ognuno dei responsabili della vicenda vinca il buon senso è l’amore per la nostra storia.

image Obelisco di Central Park



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