Saqqara

il mistero degli alieni....la scoperta della mummia...

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  1. Ya_aghla_habib
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    Dell'antica capitale dei faraoni, la gloriosa Menfi, non resta molto. La città sorgeva a 24 km a sud del Cairo: la vera ragione per visitare il sito dell'antica città è vedere le piramidi, i templi e le tombe vicino a Saqqara, il cuore della necropoli di Menfi, che sorgeva a 3 km di distanza dalla città.

    La cosa più notevole è il complesso funerario di Zoser, dominato dal primo tentativo al mondo di creare qualcosa di simile ad una piramide, la Piramide a Gradoni di Zoser. Da notare anche la piramide e la strada lastricata di Unas, dove si trovano le iscrizioni funerarie note come i Testi della Piramide. Il Serapeo, un luogo misterioso, illuminato da minuscole lanterne, rappresenta una delle cose da non perdere in una visita a Saqqara. Questo è il luogo dove i buoi sacri ad Api erano sepolti, ed è ancora possibile passeggiare tra una serie di sarcofagi contenenti i resti degli antichi animali. La mastaba di Ti è forse la tomba privata più grande e meglio conservata di Saqqara e una delle fonti più preziose per la conoscenza della vita in Egitto durante l'Antico Regno.

    Saqqara è il posto ideale per giocare ad essere Indiana Jones, tra rovine semisepolte circondate dall'immobile deserto. Per avere un'idea dell'area dovete mettere in preventivo un giorno o due, ed un mezzo di trasporto vi sarà necessario. La cosa migliore è forse prendere un taxi e visitare Menfi, Abu Sir, Saqqara e Dahshur.
     
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  2. kiccasinai
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    Saqqara

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


    Saqqara è una vasta necropoli situata in Egitto a 30 km a sud della città moderna del Cairo.


    piramide a gradoni di Djoserimage

    Il monumento di maggior rilievo è la piramide a gradoni di Djoser, considerata la più antica tra le piramidi.
    Djoser (2680-2650 a.C.) è considerato il fondatore della III dinastia. La sua piramide - il rivestimento manca - è a sei gradini, su un rettangolo di metri 121 per 109; doveva raggiungere all'origine un'altezza di poco superiore all'attuale (m 58,80). Si è potuto constatare che è il risultato di sei successivi progetti, i primi tre dei quali non si discostavano dalla forma della mastaba. La camera funeraria è più o meno al centro della base della piramide, in fondo ad un pozzo di 28 metri.



    La necropoli di Saqqara copre un area di circa 7 x 1,5 km.


    Planimetria del sito di Saqqara
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    Mentre Menphi fu la capitale del Regno Antico, Saqqara ne fu la necropoli reale almeno fino alla III dinastia.
    Sebbene sostituita dalla necropoli reale di Giza ed, in seguito, da quella della Valle dei Re presso Tebe, rimase un importante località di seppellimento e culto per più di 3000 anni fino al periodo Tolemaico ed all'occupazione romana.
    Le più antiche sepolture di nobili risalgono alla I dinastia ma è solo con la II dinastia che compaiono sepolture reali tra cui quelle di Hotepsekhemwy e Ninetjer.
    I reperti di maggior interesse risalgono comunque alla III dinastia e comprendono appunto la piramide di Djoser.
    Oltre a questa il sito ospita alcune altre dozzine di piramidi, di regine e principi reali, in vari stati di conservazione. Quella di Unas, sovrano della V dinastia, posta a sud della piramide a gradoni ospita il più antico esempio di testo delle piramidi, serie di iscrizioni rituali che illustrano la vita dopo la morte. Queste decorazioni dell'interno della tomba sono i precursori del Libro dei morti del Nuovo Regno.
    Saqqara ospita anche un grande numero di tombe mastaba. Essendo stato il complesso cimiteriale coperto dalla sabbia per quasi due millenni, fino al 1924, anno della sua riscoperta, molte tombe si sono preservate intatte sia nelle strutture esterne che nelle decorazioni interne.
    Per lo studio della storia dell'Egitto è importante un dipinto, scoperto nel 1861, in una tomba risalente al Nuovo Regno, in cui sono elencati i cartigli di cinquantasette sovrani da cui afferma di discendere Ramesse II. Solo una cinquantina di nomi sono tuttora leggibili. Questo documento è spesso citato come Lista reale di Saqqara.


    Il Circolo dei filosofi image

    Mentre la maggior parte delle sepolture risale comunque al Regno Antico è da rilevare la presenza della tomba di Haremhab, ultimo sovrano della XVIII dinastia, da lui realizzata a Saqqara prima della sua ascesa al trono, e quindi durante il regno di Tutankhamun, di cui Haremhab era un generale.

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    Ulteriore monumento di rilevante importanza è il Serapeo : una galleria di tombe, tagliata nella roccia, per conservare i corpi mummificati dei tori Api, adorati a Menphi come personificazione del dio Ptah.
    sorse sul complesso sepolcrale dei tori Api, ritenuti la manifestazione vivente del dio Ptah. Le più antiche sepolture dei tori sacri, imbalsamati e chiusi nei sarcofaghi, risalgono al regno di Amenofi III.
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    Nel XIII secolo a.C. Khaemuaset, figlio di Ramesse II, fece scavare nella montagna una galleria, sui cui lati vennero ricavate delle nicchie dove vennero alloggiati i sarcofaghi dei tori. Una seconda galleria, lunga 350 m., alta 5 m. e larga 3 m., fu fatta costruire da Psammetico I ed in seguito utilizzata dai Tolomei.
    Il viale delle 600 sfingi che collegava il sito alla città fu probabilmente opera di Nectanebo I.

    La scoperta del Serapeo è dovuta a Auguste Mariette che scavò la maggior parte del complesso. Purtroppo le sue note di scavo sono andate perdute e questo ha limitato l'utilità delle sepolture per stabilire una cronologia della storia egizia. Il problema consiste nella circostanza che dal regno di Ramesse XI al 23° anno di regno di Osorkon II, un periodo valutato in circa 250 anni, si conoscono solamente nove sepolture di tori, numero questo che include anche tre sepolture attualmente non note ma attestate da Mariette che disse di averle rilevate in una sala sotterranea troppo instabile per poter essere scavata. Gli egittologi ritengono che avrebbero dovuto esservi un maggior numero di sepolture di tori, nel periodo considerato, in quanto la vita media di un toro era di 25-28 anni, se non moriva prima, e quattro sepolture attribuite da Mariette al regno dei Ranmesse XI sono state retrodatate. Questa ha creato un vuoto di circa 130 anni che gli studiosi hanno cercato di colmare in vari modi. Secondo alcuni si deve rivedere tutta la cronologia della XX dinastia con uno spostamento in avanti delle date secondo altri studiosi esistono ulteriori sepolture di tori Api che non sono ancora state scoperte.



    Scoperte nel 1851 da Auguste Mariette, le tombe si sono rivelate già saccheggiate nell'antichità tranne una rimasta inviolata per 3700 anni. Alcune delle mummie di tori ritrovate a Saqqara si possono ora ammirare al Museo dell'Agricoltura del Cairo.
    Nei pressi del Serapeo si trova un gruppo di statue di epoca tolemaica conosciute come il Circolo dei filosofi,

    queste comprendono immagini di grandi poeti e pensatori greci: Esiodo, Omero, Pindaro, Platone e altri. In origine le statue pare fossero situate in un vicino tempio.

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    L'uccello di Saqqara Misteri archeologici!!! :invis: :plane.gif: :1208270700.gif:
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    Scritto da Sirius_Cily

    Ben pochi conoscono l'esistenza del papiro Tulli, un documento ritrovato da Boris De Rachewitz ,all'interno di vari carteggi del professor Alberto Tulli (ex direttore del museo egizio del Vaticano). Il documento è un papiro redatto all'epoca dal Faraone Thutmosis III (regnante dal 1504 al 1450 a.C.), la cui traduzione fa sorgere interrogativi a dir poco inquietanti. Il prof. Tulli trovò questo papiro durante una delle sue numerose spedizioni archeologiche in Egitto e lo aveva portato con se ma purtroppo egli non ebbe il tempo di esaminarlo perchè la morte lo colse prematuramente. Cosi Boris De Rachewitz prese l'incarico di esaminare il testo e di tradurlo iniziando così una difficile opera di traduzione che venne poi inviata nel 1953 alla Fortean Society New York.



    Il testo,un frammento degli annali reali,venne pubblicato nel n° 41 della rivista Doubt. In questo documento troviamo la perfetta descrizione di fenomeni che riguardano un'esplicita attività ufologica nei cieli dell'Antico Egitto.
    Pur essendo frammentario il testo descrive quanto segue (traduzione originale di Boris De Rachewitz): "nell'anno 22 terzo mese di inverno, sesta ora del giorno...gli scribi della Casa Della Vita scoprirono che c'era un cerchio di fuoco che veniva nel cielo. Sebbene non avesse testa il respiro della sua bocca aveva un odore fetido. Il suo corpo era lungo una pertica e largo una pertica. I loro cuori ne furono sconcertati: dunque si gettarono ventre a terra...Essi andarono dal Re per riferirgli. Sua maestà ordinò...è stato esaminato, quanto a tutto ciò che è scritto nei rotoli di papiro della Casa Della Vita Sua Maestà meditava su quello che era accaduto. Ora che furono trascorsi alcuni giorni, oltre queste cose ,ecco! Esse furono più numerose che mai. Splendevano nel cielo più del sole ai limiti dei quattro sostegni del firmamento...potente era la posizione dei cerchi di fuoco. L'esercito del Re li osservava e Sua Maestà era in mezzo a loro. Fu dopo cena. Dopodiché essi salirono più in alto diretti a sud.Pesci e volatili caddero giù dal cielo. Era una meraviglia mai accaduta dalla fondazione di questa Terra. Ciò indusse Sua Maestà a farsi portare incenso per placare il focolare... scrivere quanto è accaduto nel libro della Casa Della Vita...per essere ricordato nell'Eternità."

    Inoltre,oltre alla cronaca dell'apparizione prima di un cerchio di fuoco, poi della seconda ondata di oggetti volanti, troviamo un preciso riferimento alla caduta di animali dal cielo; un fenomeno che si verifica spesso durante gli avvistamenti UFO e di cui i testi religiosi antichi ne sono ricchi con chiare associazioni Divine e Propiziatorie. La cronaca ci dice che i casi analoghi sono molti.Se pensiamo alla strana vicenda del cosiddetto "aereo del Faraone", ci facciamo un'idea più chiara.

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    ..davvero incredibile!sembra proprio un alieno!!!! :unsure:

    Nel museo Egizio del Cairo, tenuto nascosto per più di 50 anni, è stato conservato un reperto con il numero di catalogo 6347. Apparentemente un modellino in legno rappresentante, secondo una delle prime classificazioni,un uccello stilizzato avente il peso di 39,12 grammi. Esso fu rinvenuto nel 1898 in una tomba di Saqqara e rimase nel museo fino al 1969 quando un certo Dr Khalil Messiha decise di rispolverarlo e sottoporlo ad accurati esami.
    Messiha scoprì che l'oggetto che all'inizio era stato rappresentato come un volatile presentava anomale caratteristiche: le ali erano dritte, mentre la parte della coda era rialzata rispetto al corpo centrale, il quale era lavorato con aspetto aerodinamico. La sua lunghezza misurava 14 cm con un'apertura alare di 18 cm. Presentava poche decorazioni, soltanto una corta riga sotto le ali con degli occhi simbolici e delle piccole iscrizioni.

    Messiha notò che erano assenti le zampe dell'uccello, e che non era visibile alcun intaglio che rappresentasse le piume. Inoltre nelle usuali rappresentazioni la coda dei volatili è orizzontale, mentre nell'artefatto era verticale.

    Benché la coda sia alquanto diversa da quella della maggioranza delle rappresentazioni di uccelli dell'antico Egitto, quasi tutti gli egittologi sono concordi nel ritenere che si tratti della rappresentazione di un uccello dalle ali spiegate. Lo scopo invece è ancora sconosciuto. Potrebbe trattarsi di un oggetto cerimoniale: in questo caso l'oggetto ritrarrebbe un falcone (rappresentazione del dio Horus), oppure il ba egizio. La forma della coda ha suggerito che si possa trattare di una banderuola per il vento, forse collocata sulle barche sacre. Questa ipotesi sembrerebbe confermata da alcuni rilievi trovati nel Tempio di Khonsu a Karnak e datati al tardo Nuovo Regno, in cui si vedono banderuole simili che ornano la prua di tre barche usate durante le feste di Opet.

    Nel 1971 fu istituita un'apposita commissione tecnica formata da esperti con al vertice l'allora ministro della cultura egiziano Gamal El-Din Moukthar per esaminare il modello. Dopo un'attenta analisi commissionata dagli esperti aeronautici si giunse alla conclusione che il modello era troppo semplice per essere un giocattolo ma possedeva canoni aerodinamici che soltanto velivoli aerei moderni posseggono. E così, in base a questi elementi,fu indicato che il modello era adatto al volo, capace di volare ribattezzandolo come "l'aereo del Faraone".

    Il test conclusivo venne effettuato da Martin Gregorie, un disegnatore e costruttore di alianti con oltre 30 anni di esperienza. Ricostruì il modellino e lo dotò di una coda, per testarne le capacità di volo. Alla fine concluse che "...L'uccello di Saqqara non avrebbe mai potto volare. È totalmente instabile senza una coda... Ma anche con una coda le sue performance di volo sono assolutamente deludenti", concludendo che "l'uccello di Saqqara Bird era probabilmente un giocattolo per bambini o una banderuola per il vento."
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    Molti continuarono ad ipotizzare che l'oggetto era la prova lampante che gli Egizi conoscevano la tecnica del volo e possedevano una tecnologia molto più avanzata di quella da noi immaginata, altri parlavano di un'origine extraterrestre o forse un dono da parte di un'antica civiltà precedente a quella Egizia di cui oggi molti ricercatori teorizzano l'esistenza...fantasia?!? Del resto la traduzione delle piccole iscrizioni che si trovano su questo modello sussurrano questa frase:"DONO DI AMON". Forse questo "aereo del Faraone" sta a raffigurare qualche ordigno tecnologico appartenente a quell'epoca in cui gli "Dei" del cielo erano a contatto diretto con gli uomini?

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    La mummia di Saqqara
    Aristide Malnati
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    La mummia delle mummie è stata scoperta poco tempo fa a Saqqara (periferia ovest del Cairo) ed ha suscitato un interesse mediatico degno di nozze reali o dell’allunaggio del 1969 o comunque di eventi dal forte appeal giornalistico da veicolare in tutto l’orbe terracqueo. Zahi Hawass, onnipresente Indiana-Jones di marca egizio-hollywoodiana (comunque stimato Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità Egizie), l’ha pomposamente e - speriamo - scherzosamente definita: “La mummia in technicolor, un cadavere che sarebbe stato assai gradito a Walt Disney”.

    Questo bellissimo manufatto dell’Egittologia-spettacolo risale alla XXX Dinastia (all’epoca di Nectanebo I, attorno al 370 a. C., poco prima che in riva al Nilo arrivassero Alessandro il Grande e i suoi macedoni); eppure è stata trovata in un’area della vasta necropoli di Saqqara, solitamente ospitante sepolture dell’Antico Regno. Il reperto era interrato non distante dall’area sepolcrale di Teti, il primo faraone della VI Dinastia (regnò attorno al 2250 a.C.); una simile circostanza una volta di più mostra il riutilizzo di una stessa zona in periodi successivi e distanti secoli tra loro; ed evidenzia come il più vasto cimitero della storia dell’uomo, vale a dire l’area che da Abu Rawash attraverso Gizah, Saqqara, Abusir va fino a Dashur per più di 50 km, abbia ospitato più di tre millenni di morti, tutti scrupolosamente mummificati e seppelliti, chi in semplici fosse, chi in tombe straordinariamente decorate, chi addirittura in piramidi monumentali e dall’aspetto immortale.
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    La nuova mummia, pur appartenendo a un semplice funzionario di Nectanebo I (forse aveva anche incarichi sacerdotali, ma ne sapremo di più al momento della pubblicazione), è di forte impatto emotivo e splendida a vedersi - per quanto una mummia possa essere splendida. Un simile giudizio è spiegabile per il fatto che i colori, che presso gli antichi egizi erano stesi sui manufatti senza l’ausilio di fissativi, sono ancora perfettamente conservati in virtù del clima secco e offrono uno spaccato cromatico senza eguali. Il sarcofago più esterno è in rozzo legno; quello interno finemente decorato è in realtà un cartonnage antropomorfo, realizzato con bende di lino e fogli di papiri non più utilizzati e pensato per fasciare il cadavere come un vestito attillato: un simile prodotto era tipico delle ultime dinastie (e del periodo greco-romano) e permetteva ai parenti del caro estinto di risparmiare sul costo del materiale; un sarcofago in granito o anche solo in legno all’epoca raggiungeva infatti costi esorbitanti. E sul cartonnage ecco scene di un’espressività mozzafiato, affreschi di grande pregio artistico tratti dalla variegata mitologia egizia; spicca Maat, dea della giustizia, incaricata di pesare il cuore del defunto su una bilancia speciale: su un piatto il muscolo cardiaco, sull’altra una piuma; se il cuore fosse risultato più pesante, il morto non sarebbe entrato nel regno dell’oltretomba eterno e sarebbe stato sbranato da un mostro. Qui Maat è raffigurata a braccia tese che assumono la forma di ali piumate; e viene descritta come divinità della Ragione, dell’Equilibrio e della Verità, valori che poi nella storia trasmetteva al faraone, unico depositario in terra delle funzioni di Maat. Molto finemente sono poi disegnati i quattro figli del dio-falco Horus, a sua volta figlio di Iside e Osiride, accanto a quadretti dettagliati del processo di mummificazione.
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    Insomma una mummia di scarsa importanza storica, ma di indiscutibile impatto mediatico, come già anticipato, e che ha la funzione di veicolare ancora una volta un’immagine positiva dell’Egitto in un momento geopoliticamente assai delicato per il Paese guidato da Hosni Mubarak. E’ infatti quasi inutile dire come il giudizio positivo e l’indubbio appeal verso l’Egitto dipendano esclusivamente da una regolare e costante attenzione archeologica, in grado da sola di seppellire nell’anonimato le nefandezze antidemocratiche e le cose poco nobili di un’amministrazione spesso redarguita dai governi occidentali per la sua brutalità; redarguita comunque in modo blando in quanto salda barriera all’estremismo islamico in un punto nodale di una regione sensibile.

    Ecco che allora subito dopo torture ed efferatezze, ma anche dopo sanguinosi attentati (attribuiti con voluta superficialità a isolati attentatori) salta fuori la mummia, la statua, il manufatto di gran pregio a tamponare le ferite d’immagine e ad attirare i turisti come mosche al miele. Ed è un flusso continuo, con l’eccellente regia di Hawass e del suo team. Dopo la mummia colorata e a suggello di un tormentone che durava da mesi, con penose esibizioni pseudoscientifiche, Hawass ha mostrato il presunto volto di Tut Ankh Amon, così come l’ha ricostruito il computer sulla base di 1700 immagini scannerizzate. E’ un volto verisimile, un po’ effeminato, rispettoso della nuca sporgente di Tut (era dolicocefalo), visto di fronte e di lato proprio come se si volesse schedare un serial killer. E poi, scandalo degli scandali!, in qualcuna di queste ricostruzioni il faraone-bambino appare truccato come una persona di facili costumi. Qualcuno tra i più attenti lettori ricorderà senz’altro che proprio Sua Maestà Zahi Hawass gridò allo scandalo quando gli studiosi del Museo di Berlino montarono su un corpo di pin up il famoso busto di Nefertiti là conservato; e che l’Egitto negò il visto (e lo nega ancora) a quei burloni rei di aver giocato con la storia. Ora in riva al Nilo, dimentichi delle critiche ai tedeschi, ripetono la stessa sceneggiata, sbeffeggiando il simbolo indiscusso, l’incarnazione stessa della civiltà dei faraoni (Tut Ankh Amon appunto): un ennesimo esempio di scarsa sensibilità e di memoria corta..







     
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  3. Marco Canova
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    Sono un ex compagno di scuola elementare del Prof. Malnati Aristide Vorrei mettermi in contatto con lui per un progetto di scavi presso la grotta dell' Arma di Sanremo.
    se qualcuno puo' fornirmi un indirizzo per contattarlo e' pregato di inviarmelo presso e mail: [email protected]
    In attesa di un Vostro gentile riscontro Vi ringrazio anticipatamente
    Cordialmente
    Canova MArco
     
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  4. kiccasinai
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3 replies since 2/9/2005, 11:10   3873 views
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