PROSSIME ELEZIONI EGITTO

7 settembre 2005

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  1. Ya_aghla_habib
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    uN ARTICOLO TROVATO IN RETE.....


    Dalle prime pagine dei giornali governativi Hosni Mubarak promette 4 milioni e mezzo di posti di lavoro nei prossimi sei anni, se sarà confermato per un quinto mandato nelle "libere ed eque" elezioni presidenziali di settembre che da Internet i blog egiziani definiscono una "farsa" per legittimare un vecchio "dittatore".

    I diari in rete si sono scatenati per la consultazione del 7 settembre, la prima con più candidati nei 52 anni di Repubblica, 24 dei quali sono stati dominati dall'indiscusso potere di Mubarak. Il presidente, che si dice goda dell'aiuto di consulenti americani per ringiovanirsi, non solo in apparenza, dei suoi 77 anni, è dato vincente da mesi, da quando cioé all'inizio dell'anno ha concesso di essere contestato alle urne. Certo della vittoria, dice chi lo critica. Degli altri nove candidati nessuno è un rivale temibile, e anche se lo fosse basterebbe un giro per le vie del Cairo, disseminato esclusivamente di poster di un Mubarak privo di rughe e ricco di una folta capigliatura nera, per valutare le opportunità di pubblicità dell'opposizione. "Boicotterò le urne, non mi voglio prestare ad essere uno strumento... e legittimare un dittatore eletto", scrive Freedom for Egyptians, secondo il quale Mubarak è al potere da un quarto di secolo solo in virtù del fatto che era vicepresidente al momento dell'assassinio di Anwar Sadat. Egyptianperson gioca invece con improbabili scenari di un'impossibile vittoria di un candidato dell'opposizione.

    Il finale resta immutato: ripete la storia dell'Egitto dal 1981 - avvento al potere di Mubarak - con perenni leggi di emergenza. Un giornale via Internet pubblica una vignetta di un uomo davanti al televisore mentre Mubarak parla: "porta il bambino qui, così s'addormenta subito". Gli sforzi di Mubarak di cancellare 24 anni di "freddezza e indifferenza verso il cittadino egiziano sono indecenti", afferma Baheyya, diario firmato dalla foto di un dipinto ad olio di fanciulla egiziana. Mentre nel sito Spezie delle parole, Abdo, un artista di 36 anni, parla di Mubarak "il faraone, il principe dei credenti" - nome riservato a Maometto. "Dio lo deve amare moltissimo, più noi lo malediciamo e più lungo è il suo regno", scrive. Satira e ironia, moderate, educate, senza i volgari strepiti delle democrazie cosiddette mature, eppure costrette qui a restare nascoste nell'anonimato.

    Solo due ragazzi di 23 anni danno informazioni sul loro conto, Manal Hassan e Alaa Abdel Fattah, che nel sito in arabo e in inglese, condannano la repressione violenta delle manifestazioni e sentenziano che il regime "corrotto è giunto alla fine". Il governo, volendo, non avrebbe difficoltà a censurare i blog, o chiuderli. Ma tutto sommato sono diretti ad una piccola elite e danno una parvenza di dibattito senza conseguenze. Su 70 milioni di abitanti, il 40 per cento è analfabeta, e gli internauti sono 4 milioni e 200 mila, stima la CIA. Il riferimento ufficiale ai blog non è nel nome dell'informazione. Il quotidiano al Hayat riporta oggi quanto i blog dimostrino l'interesse dei giovani alle elezioni. Ma pubblica anche una consultazione via Internet, fatta dal sito Coscienza d'Egitto, nella quale Mubarak prende solo il 12 per cento dei voti, contro il 34 per cento di Ayman Nour, il giovane avvocato del partito liberale el Ghad (Domani) che è il più conosciuto rivale del presidente.

    Un altro sondaggio, ripreso dal sito della televisione satellitare al Jazira, chiede se i candidati abbiano uguali opportunità nella campagna elettorale. Il 93,1 per cento degli interpellati ha risposto no.
     
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  2. Ya_aghla_habib
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    ALCUNI commenti dall'Italia..........


    La differenza, nelle elezioni presidenziali che si terranno in Egitto il prossimo 7 settembre, non la fara' tanto il vincitore della tornata elettorale, quanto il peso politico che riuscira' ad assumere il principale partito dell'opposizione. E' così che Emma Bonino, europarlamentare radicale che dal 2001 vive tra Il Cairo, Roma e Bruxelles, vede lo scenario egiziano del dopo-elezioni presidenziali. Pur definendo ''scontata'' la vittoria dell'attuale presidente Hosni Mubarak, l'ex commissario europeo per i diritti umani spiega ad Aki-Adnkronos Internationa di non aspettarsi alcuna trasformazione significativa dal prossimo appuntamento elettorale. Piuttosto, ci dice, dopo il 7 settembre potrebbe aprirsi la strada per un cambiamento del Paese che comunque necessitera' di ''tre o quattro anni''. Gli occhi sono tutti puntati su Ayman Nour, il leader del partito liberal-democratico Al-Ghad, considerato dalla stessa opinione pubblica egiziana come il principale sfidante di Mubarak. ''Se Ayman Nour riuscisse a conquistare una buona quota di consensi elettorali - spiega la Bonino - allora si potrebbe creare una base su cui costruire un'opposizione significativa in Parlamento''. Il vero snodo, quindi, sta nelle elezioni parlamentari previste alla fine di novembre. ''E' dalle legislative che potrebbe iniziare il vero processo di cambiamento del Paese - prosegue l'eurodeputata - E' da qui che potrebbe partire quel periodo di transizione verso la modernizzazione dell'Egitto''.
     
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  3. Ya_aghla_habib
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    La presidenza di Hosni Mubarak

    Il 13 ottobre 1981, una settimana dopo la morte di Sadat, Hosni Mubarak fu eletto Presidente della Repubblica egiziana. Il nuovo capo di Stato annunciò nel suo discorso di inizio mandato che avrebbe perseguito la linea politica di Sadat, ossia la via della riconciliazione con l'occidente (gli Stati Uniti rimanevano tra i più importanti sostenitori finanziari del paese) e di pace con lo Stato di Israele, confermando gli accordi di Camp David: continuava in questo modo la linea politica della infitah. Il programma politico di Mubarak fu caratterizzato fin dal 1981 da una serie di importanti riforme in campo economico e la maggiore libertà concessa all'attività dei partiti politici e alla stampa contribuì a creare un clima di minore tensione sociale. Mentre i primi anni della presidenza Mubarak furono segnati da un progressivo allontanamento dai paesi arabi a causa della la politica della infitah, dal 1983 l'isolamento dell'Egitto volgeva al termine: il suo riavvicinamento al mondo arabo fu determinato dall'attacco israeliano a Beirut e dalla cacciata dei dirigenti dell'O.L.P. dal Libano. Nel 1987 Mubarak venne rieletto presidente e un mese dopo la sua elezione il summit dei paesi arabi decideva all'unanimità, nonostante il permanere della sua politica filo-occidentale, di riprendere le relazioni con l'Egitto.
    Durante la guerra del Golfo del 1990 l'Egitto di schierò contro l'Iraq, partecipando alle sanzioni delle Nazioni Unite contro l'aggressione irachena del Kuwait. L'Egitto inoltre partecipò al conflitto con un contingente di 38.500 uomini, e ciò gli garantì un ruolo di primo piano nei successivi accordi e nelle decisioni prese riguardanti l'area del Golfo. La posizione ufficiale del paese nel conflitto iracheno non coincideva però con la posizione di alcune frange dell'estremismo arabo che accusavano l'occidente e i suoi alleati di ingerenza in questioni proprie dei paesi del mondo arabo. Da questo momento in poi Mubarak ha dovuto far fronte ai violenti attacchi dei gruppi integralisti che respingevano qualsiasi avvicinamento alla cultura del mondo occidentale e che si proponevano l'obiettivo di dare vita ad una società islamica conforme alle regole della shari'a: purificare il cuore e formare un nucleo di valorosi combattenti. Tra il 1992 e il 1993 gli attacchi terroristici provocarono circa 175 vittime e, nonostante le severe misure preventive adottate da Mubarak, gli attentati sono continuati negli anni successivi. Fino ad oggi, il problema dei fondamentalisti islamici è rimasto irrisolto. Nel gennaio del 1995 l'incontro tra i ministri degli interni dei paesi arabi cui partecipò anche quello egiziano, volto a trovare una soluzione unitaria ed una linea comune nella lotta contro il terrorismo non sortì risultati incoraggianti. Gli attentati continuarono per tutto il 1996 e 1997 e l'uccisione di circa 60 turisti stranieri a Luxor nel novembre 1997 scosse l'opinione pubblica di tutto il mondo.
    Occorre dire che, nonostante alcune iniziative in campo economico e qualche apertura politico-sociale operata da Mubarak, alle soglie del terzo millennio la situazione dell'Egitto è incerta e immobilizzata dal contrapporsi di opposte tendenze sia sul piano interno che su quello internazionale. Il paese è alla ricerca della propria identità, della sua collocazione sul palcoscenico internazionale e del modello socio-politico cui rifarsi. In effetti, la collocazione geopolitica dell'Egitto è assolutamente singolare: paese africano proiettato però sul Mediterraneo ed attento alle vicende politiche dei paesi europei; esso, per contro, è storicamente legato all'area medio-orientale per affinità etniche e religiose. Dopo essere stato per decenni leader nella lotta araba contro Israele, ora si propone come mediatore, assieme agli americani, per individuare una definitiva composizione del conflitto. In sostanza, l'Egitto sembra volersi porre in una posizione di equidistanza fra occidente e mondo arabo anche al fine di trarre vantaggio dagli aiuti e dagli investimenti di entrambi per far decollare la sua economia. E tuttavia le latenti tensioni interne rendono precaria questa situazione. L'integralismo islamico, che mira ad un modello statale uguale a quello iraniano, pur sulla difensiva per l'ingente apparato di prevenzione e repressione messo in campo dal governo, è vivo ed operante in seno alla società. Esso trae linfa dalle tensioni causate dalla situazione di immobilismo sociale e politico in cui si trova il paese. In effetti, nonostante le apparenze, la competizione politica è assai limitata. Lo testimonia il fatto che Mubarak, come del resto il suo predecessore Sadat, è già stato confermato più volte alla guida del paese in competizioni elettorali che lo vedevano senza antagonisti. Nell'attuale situazione manca del tutto la volontà di cercare di coinvolgere nell'agone politico il mondo religioso e dell'integralismo e, al contrario, si adottano misure per limitare la libertà d'azione. Il governo tenta di neutralizzare il malcontento sociale puntando sui successi in campo economico: si evidenziano le privatizzazioni, la crescita economica, la liberalizzazione degli affari. Si reclamizza il grande progetto del nuovo delta destinato a sviluppare il sud del paese ed il deserto occidentale. La televisione mostra di continuo il fiume di turisti che affollano i siti archeologici del paese e le splendide strutture turistiche di Sharm-el-Sheikh realizzate con i petrodollari investiti dai paesi arabi. Ma questi relativi successi economici non distolgono gli egiziani dall'aspirazione ad una vera democrazia. La libertà economica non è sufficiente se non viene sostenuta dalla libertà politica. Occorrono elezioni legislative libere, elezioni presidenziali con più candidati e, soprattutto, una nuova costituzione sul modello di quelle dei paesi occidentali.

     
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  4. Ya_aghla_habib
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    Ha ottenuto l'88% dei voti
    (ANSA) - IL CAIRO, 9 SET - Hosni Mubarak ha vinto con l'88% dei voti le prime elezioni presidenziali pluraliste della storia dell'Egitto, svoltesi 2 giorni fa. Mubarak, che iniziera' il suo quinto mandato di sei anni, ha ottenuto oltre 6.316.000 voti. Al secondo posto e' arrivato Ayman Nour, candidato del partito di centro destra Ghad, con circa 540.405 voti e al terzo Noman Gomaa, del partito liberale Wafd, con 208.891 voti. Su circa 31.860.000 iscritti nelle liste, hanno votato 7,3 milioni, il 23%.
     
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3 replies since 5/9/2005, 15:21   380 views
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