Papiro di Artemidoro, una storia incredibile Dall’Egitto all’Europa, dal I secolo a.C. al 1800, da supporto per un’opera geografica a catalogo a pseudo-sarcofago a… Torino, dove una mostra ne racconterà l’incredibile storia Presso Palazzo Bricherasio, a
Torino, l'8 febbraio aprirà i battenti la mostra
“Le tre vite del Papiro di Artemidoro. Voci, sguardi dall'Egitto greco-romano” che si potrà visitare
fino al 7 maggio. Occhi puntati dunque sul Papiro di Artemidoro, l'eccezionale reperto di epoca tolemaica che riemerge dopo duemila anni in cui era stato lasciato nel dimenticatoio. Oggi dunque occorre ringraziare la Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo innanzitutto per averlo comprato, destinandolo al Museo Egizio di Torino, e poi per averlo fatto restaurare.
Se il Papiro è il protagonista indiscusso dell’appuntamento culturale nella città del Lingotto, non sono però da meno gli oggetti che gli faranno da corteggio: centoventi reperti di eccezionale valore saranno suddivisi nelle tredici sale attraverso cui verrà illustrata la storia del papiro, ma anche l’arte e la cartografia dell’epoca egizia, greca e romana.
Claudio Gallazzi, il curatore della mostra, il giorno della presentazione presso la sede della Stampa Estera di Roma ha affermato: “Le mostre sui papiri non hanno mai avuto successo di pubblico, ma questo è un papiro fuori dall’ordinario che ha permesso di scrivere pagine nuove nel campo della letteratura greca, della cartografia e della storia dell’arte. Come è possibile che un solo papiro contenga un così grande tesoro? Semplicemente perché venne utilizzato più volte, da più persone e a più scopi”.
il papiro fornisce oggi non solo un'ampia porzione del testo perduto di Artemidoro di Efeso, ma anche la più antica carta geografica di età classica a oggi nota, un repertorio di animali reali e fantastici e un taccuino con disegni di figura.
La “vera” storia del Papiro di Artemidoro E’ una storia davvero insolita che ebbe inizio ad Alessandria , in Egitto, negli anni 30-40 a.C. e si concluse quando diventò Libro della Geografia di Artemidoro di Efeso, un geografo vissuto tra I e II secolo a.C.
Questa era un’opera monumentale che si componeva di undici libri (in seguito un punto di riferimento per Strabone, Elenio e Marciano).
Ma, ahimè, il tempo poco ci ha lasciato di quest’opera mastodontica, se non cinque colonne di testo. Ebbene queste appunto si trovano sul papiro: sono il II Libro e parlano della penisola Iberica, vi è un’introduzione, tre colonne sul lavoro del geografo e una sulla penisola iberica dove sono descritte le coste e segnate le distanze tra le località.
2,5 metri per due (cioè retro più verso)Tanto per incominciare è assai lungo, ben 2,5 metri. Ma l’estensione inganna, infatti questa è solo una parte di un papiro assai più esteso, sicuramente mancano le carte geografiche, perché il copista lasciò delle parti in bianco affinchè un disegnatore le riempisse con le mappe. Venne anche il turno del cartografo e disegnò la provincia Betica della penisola iberica, facilmente identificabile perché un grande fiume, il Betis appunto, la attraversa. Però qualcosa andò storto e non portò a termine il lavoro: si accorse di aver commesso un errore. Accidenti! Era la mappa sbagliata! Non quella avrebbe dovuto trovarsi in apertura del rotolo, ma quella della penisola per intero.
Niente da fare, l’errore commesso era fatale, papiro in quel modo era sfregiato, inutilizzabile.
E comunque c’è un però: il verso del rotolo era bianco, utilizzabile insomma, ma per scopi certamente meno nobili. Si trasformò in repertorio di bottega da cui i clienti sceglievano il disegno necessario al lavoro da svolgere: vi vennero raffigurati animali come giraffe, tigri e fenicotteri, attinti dalla realtà, ad altri di fantasia, come il tonno sega, o mitologici come il grifone, ognuno comunque ben identificato dal nome indicato accanto.
Quello che restava del rectoUna volta scritto il verso, alcuni allievi di bottega lo girarono nuovamente, per sfruttare le parti bianche del recto, quelle in pratica dove le mappe avrebbero dovuto trovare spazio, secondo il progetto originario.
E se il verso era servito da catalogo, questo lato era destinato a fungere da quaderno per le esercitazioni: i ragazzi raffigurarono così parti anatomiche del corpo umano, come teste, piedi e mani.
Dalla bottega alla tomba, il passo fu breveOrbene consideriamo che fino circa alla fine del I secolo a.C. il papiro circolo nella bottega per illustrarne il repertorio. Poi però non vi era più spazio per disegnavi sopra, o forse anche si era fatto un po’ logoro, fu così venduto come carta da macero.
Lo acquistò qualcuno a cui serviva per realizzare il cartonnage della maschera di una mummia. Niente di insolito in questa prassi che si era diffusa già dal 1000 a.C.: la carta in pratica veniva incollata, ricoperta di gesso e dipinta, il tutto per fungere da sarcofago, un articolo molto costoso.
Nel 1800Ebbene la mummia avvolta nel Papiro fu recuperata alla fine del 1800 e il surrogato di “sarcofago” fu acquistato da un collezionista. Quando questi morì, il rotolo fu comprato da un altro collezionista, tedesco. Fu a costui che venne l’idea di smembrare il cartonnage: vennero fuori così cinquecento pezzi e venticinque documenti. Tra questi, il Papiro di Artemidoro si componeva di ben cinquanta frammenti.
Grazie a quel cartografo tanto maldestro!Chissà perché è proprio lui il sospettato, forse perché sbagliò mappa senza avvedersene. Forse poi con altrettanta sbadataggine, quando il papiro era ancora integro e arrotolato, bagnò per errore il rotolo. In questa maniera i disegni e le scritte che trovavano posto sul recto, lasciarono i loro calchi sul verso. Oggi la tecnologia ha permesso di ricostruire i segni invisibili a occhio nudo, sopperendo agli spazi creatisi con gli strappi del papiro.
Non è escluso pertanto che nuovi aspetti verranno fuori in seguito.
Questa storia davvero intrigante è ricostruita nel percorso della mostra: è illustrata la lavorazione del papiro e del cartonnage al mondo egizio, greco e romano, è spiegata la cartografia, la rappresentazione degli animali, i disegni di figura, vengono illustrate le botteghe, la storia dell’illustrazione libraria ed anche altri papiri che hanno avuto un destino in parte simile.
La mostra sarà aperta al pubblico da martedì a domenica dalle ore 9.30 alle 18.30, lunedì dalle 14.30 alle 19.30, giovedì e sabato fino alle 22.30.
da
http://www.ineuropaonline.it/ del 10-03-2006