La maledizione del Nilo

La gestione delle acque del Nilo sta creando tensioni fra Etiopia ed Egitto

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  1. kiccasinai
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    [CENTER]La maledizione del Nilo

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    17/12/2010
    Fonte:http://www.medarabnews.com/2010/12/17/la-maledizione-del-nilo/
    Original Version: The curse of the Nile Website: Guardian www.medarabnews.com/category/guardian


    La gestione delle acque del Nilo sta creando tensioni fra Etiopia ed Egitto, ed in generale fra i paesi a monte e a valle del grande fiume africano; ciò spinge alcuni a paventare una futura guerra per l’acqua in Africa – scrive il giornalista Khaled Diab

    ***

    Il primo ministro etiope Meles Zenawi, con l’attenzione del mondo puntata sulle ultime rivelazioni di WikiLeaks, non ha avuto bisogno di una “fuga di notizie” per procurare al suo paese un imbarazzo diplomatico: si è rivelato più che capace di farlo da solo.

    Zenawi ha accusato l’Egitto di sostenere i ribelli antigovernativi nel suo paese, ed ha avvisato che l’Egitto verrebbe sconfitto nel caso in cui tentasse di invadere l’Etiopia. “Tutti coloro che ci hanno provato, non hanno vissuto tanto a lungo per raccontarlo”, si è vantato, piuttosto inesattamente. Ma per quale motivo Zenawi, un politico presumibilmente esperto, che ha guidato il suo paese per quasi due decenni, dovrebbe avanzare accuse di questo calibro, senza fornire uno straccio di prova a loro sostegno? E perché proprio ora?

    Gli scettici potrebbero sostenere che fomentare una crisi estera sia una classica tattica per spostare l’attenzione dalle discutibili elezioni tenutesi all’inizio dell’anno, le quali hanno aiutato Zenawi a mantenere la sua presa sul potere e hanno consegnato al suo partito tutti i seggi in parlamento tranne due. E Zenawi, sebbene abbia sconfitto “il terrorismo rosso” quando era egli stesso un capo dei ribelli, ha largamente perso il consenso di milioni di etiopi, in particolare di coloro che vivono nelle città, come ho avuto modo di vedere in prima persona mentre mi trovavo a viaggiare nel paese durante le elezioni del 2005.

    L’offensiva politica di Zenawi sembra aver colto l’Egitto impreparato: il presidente Hosni Mubarak, che appare sempre più invecchiato e debole, è sembrato seccato dal comportamento dell’Etiopia quando la settimana scorsa al-Jazeera l’ha intervistato sull’accaduto. Ad ogni modo, così come la sua controparte ad Addis Abeba, il regime del Cairo potrebbe trarre vantaggio da una distrazione estera, invischiato com’è anch’esso in accuse di brogli elettorali ed intimidazioni durante le elezioni parlamentari dello scorso mese.

    Le accuse di Zenawi possono essere considerate fondate? Che l’Egitto stia o meno sostenendo i ribelli in Etiopia, molti etiopi potrebbero essere propensi a credere a tale dichiarazione semplicemente perché l’Egitto ha alcuni precedenti in fatto di ingerenze negli affari etiopi.

    Dopo aver conquistato il Sudan nel XIX secolo, l’Egitto lanciò un’altra campagna per invadere l’Etiopia, terminata con un fallimento nel 1875. Terminata la seconda guerra mondiale, L’Egitto portò sul tavolo della Conferenza di pace di Parigi una sfacciata rivendicazione nei confronti dell’Eritrea, che ebbe come ovvia conseguenza quella di irritare gli etiopi. In anni più recenti, l’Egitto insieme ad altri stati arabi, ha sostenuto il movimento d’indipendenza eritreo creando una sorta di guerra arabo-israeliana per procura. In ogni caso, malgrado le altre sue numerose manchevolezze, il presidente Mubarak ha mantenuto un approccio molto più sfumato e conciliatorio, rispetto ai suoi predecessori, nei rapporti con l’Etiopia.

    Ma quali sono le ragioni di questa ostilità fra due paesi che, al di là di sporadiche missioni commerciali che risalgono ormai a tempi passati, e del legame religioso fra la chiesa copta egiziana e quella etiope, hanno nel corso dei secoli mantenuto rapporti limitati e dimostrato scarso interesse l’uno nei confronti dell’altro?

    Vi è una questione su tutte, che ha contribuito ad intorbidare le acque: il Nilo. Solo piuttosto recentemente si è scoperto che circa l’85% delle acque del Nilo hanno origine negli altipiani dell’Etiopia. Cinque anni fa, mentre stavo seduto in una barca sul lago Tana, la sorgente del Nilo Blu, è stato in qualche modo opprimente per me riflettere sul fatto che, benché fossi a migliaia di miglia di distanza, stavo galleggiando sulla vitale fonte di sopravvivenza dell’Egitto.

    Erodoto una volta ha detto che l’Egitto era il dono del Nilo ma, da un certo punto di vista, il fiume rappresenta anche la sua moderna maledizione. Se non fosse per il “fiume eterno”, che scorre attraverso il paese come un’arteria vitale che pompa miliardi di galloni di vitalità in una stretta fascia di verde lussureggiante, l’Egitto, uno dei luoghi più aridi al mondo, sarebbe poco più di un deserto riarso punteggiato da oasi occasionali.

    Data la quasi totale dipendenza dell’Egitto, in materia di acqua, da fonti al di fuori dei propri confini, il Nilo è visto come una fondamentale questione di “sicurezza nazionale”, la cui importanza va crescendo. Per garantirsi l’approvvigionamento, l’Egitto firmò nel 1929 un accordo con il Sudan anglo-egiziano, che gli attribuiva 48 miliardi di metri cubi del flusso totale del Nilo, stimato in media in 88 miliardi di metri cubi. Dopo l’indipendenza, il Sudan ha aumentato la sua quota a 18,5 miliardi di metri cubi mentre l’Egitto ha ottenuto una quota di 55,5 miliardi.

    Quando gli altri paesi del bacino del Nilo non erano in grado di fare uso delle risorse del fiume, questa incredibile disuguaglianza non rappresentava un grosso problema. Tuttavia, negli ultimi anni questi paesi hanno intrapreso un percorso al fine di ottenere una redistribuzione più equa delle risorse del Nilo promuovendo l’Iniziativa per il bacino del Nilo (NBI).

    L’Etiopia vuole, comprensibilmente, sfruttare le piogge che cadono sul suo territorio per sviluppare il suo settore agricolo, per prevenire la fame e per generare elettricità e stimolare lo sviluppo. A tale scopo, negli ultimi anni ha costruito una serie di dighe, tra cui un mega-sbarramento.

    Nonostante l’impegno espresso dall’Egitto a condividere le risorse del fiume, il paese riesce a malapena a sostenersi con la sua attuale mega-quota dell’acqua del Nilo. Inoltre, con una popolazione in rapida crescita e un clima sempre più secco, a causa del riscaldamento globale, l’Egitto avrà in futuro bisogno di sempre maggiori quantità d’acqua. Per questo motivo si è schierato contro qualsiasi iniziativa a favore di un cambiamento delle quote.

    Nel mese di maggio un certo numero di paesi situati alle sorgenti del fiume – tra cui l’Etiopia – e ormai frustrati dall’ostruzionismo del Sudan e dell’Egitto, hanno firmato un accordo,condannato da questi due paesi, per riassegnare le quote del Nilo. Quest’impasse potrebbe condurre a una guerra per le acque del Nilo? L’idea non è inverosimile poiché vi sono una serie di conflitti, tra cui quello in Darfur e quello israelo-palestinese, che già in parte ruotano intorno al problema dell’acqua.

    Nel 1999 l’ONU, prevedendo che l’acqua avrebbe rappresentato, nel corso dei successivi 25 anni, la principale causa di conflitto in Africa, aveva identificato il bacino del Nilo come una delle aree più a rischio.

    Evitare questa incombente catastrofe comporta un’attenta diplomazia, lo sviluppo di adeguate fonti alternative di acqua (come la desalinizzazione) e, forse per prima cosa, un urgente controllo della popolazione.

    Khaled Diab è un giornalista di origine egiziana residente a Bruxelles; si è occupato di svariate questioni, dall’Unione Europea al Medio Oriente, al rapporto fra Islam e laicità, al multiculturalismo e ai diritti umani
     
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