Vivere l’Egitto a 5 sensi

ogni paese che lasciamo resta dentro la nostra anima

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  1. kiccasinai
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    Vivere l’Egitto a 5 sensi
    Articolo a cura di Marta Pranzetti
    fonte: www.arabismo.it/?area=arabismosenzaconfini&pag=egitto5sensi



    image Si dice che ogni paese che lasciamo resta dentro la nostra anima e la plasma, secondo l’esperienza che ci siamo trovati a vivere lì… Se questo è vero, non oso pensare il caos in cui può ritrovarsi la mia anima dopo il rientro dal Cairo! Bisogna ammetterlo: una città più frenetica, rumorosa ed estenuante di questa, si fa fatica a trovare. Ma il vuoto lasciato dall’Egitto quando non lo si vive più quotidianamente sembra ancora più grande e fastidioso del suo frastuono, che è a tratti insopportabile e a tratti, invece, ti appassiona come la più dolce delle melodie. Le voci si accavallano per le strade e per i suq disseminati nei vialetti, la gente urla, si chiama, si saluta, ti invita a sederti e bere del te insieme o comprare dalla propria bottega...i clacson delle auto che sfrecciano senza regole ti assordano, ti avvisano, ti parlano...i richiami delle moschee si sovrappongono, cadenzando il passare del tempo, addirittura, svegliandoti all’alba catapultandoti in una dimensione surreale… Allahu Akbar… e il tuo orecchio, in tutta questa confusa armonia, rapito dal rumore melodico che ti circonda sempre, è lì che si sforza di comprendere… Shukran! - Ezayek! - ismak e? Parole apparentemente senza senso ti rimbalzano per la mente...percepisci la loro musicalità...e impari a ripeterle, catturato nel loro vortice di tonalità misteriose…


    Tutt’altro che misteriose, invece, ma altrettanto accattivanti sono le musiche frenetiche, festose, incalzanti della tipica danza orientale, la cosiddetta “danza del ventre”

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    che unisce sensualità, gioco del corteggiamento e della sottomissione amorosa, conservando quel fascino appartenuto alle tribù arabe degli albori e immortalate nei racconti delle Mille e Una Notte. Oggi di quelle danze esiste una versione molto più popolare, che circola tra i giovani, per le strade e risuona nei più piccoli caffè, dove i turisti vengono catturati dal vortice di allegria che sprigiona e finiscono a ballarla, un po’ a caso, tra i tavolini chiassosi.


    imageOLFATTO e GUSTO: C’è chi, dai sapori e dagli odori della cucina di una cultura, riesce a determinarne i suoi caratteri… Per queste persone, il Cairo è un libro aperto: il profumo pungente e speziato del tipico ta’ammiya ti accompagna tutto il giorno, segno di una personalità insistente e calorosa. Ad ogni angolo e ad ogni ora si può facilmente cadere vittime di uno dei tanti “ristoranti” (che in realtà hanno davvero ben poco a che vedere con i rispettivi occidentali, sappiatelo!) sparpagliati un po’ a caso per la città; e un senso di approssimazione emerge dal miscuglio di odori che invadono le tue narici. Kebab, shawerma e felafel ti catturano con i loro umori intensi, sin dalle prime ore del mattino (è quasi inquietante, all’inizio, vedere gente che fa colazione con questa sorta di panini imbottiti con carne, verdura, patatine fritte e salse piccanti!! Ma bisogna provare!)

    imageBasta procedere, poi, lungo la strada per altri 200 metri, per essere inebriati dalle fragranze di un forno che esibisce dolci irresistibili, segno di una bontà e socievolezza di fondo, che troppo spesso vengono sottovalutate dagli stranieri che si approcciano a questa cultura… Lo spirito contraddittorio, tipico degli egiziani emerge, però, quando, in questo quadro olfattivo idilliaco, penetrano olezzi fastidiosi provenienti da cassonetti stracolmi di immondizia, verdura andata a male, resti di carne macellata, appesa fino a poco prima ai ganci delle botteghe, ad altezza uomo. In quei frangenti il disturbo si avverte davvero.

    Altro tipo di disturbo (intestinale, stavolta!) può essere suscitato, per chi non è abituato ai sapori forti e soprattutto ai cibi pesanti, dal koushari, un miscuglio di pastine di grano grezzo, condito con ceci, lenticchie, fagioli, altri legumi vari, nonché tanto aglio e cipolla, accompagnato da una salsa di peperoncino.

    image Il “pasto dei poveri” lo chiamano e non è difficile immaginare il perché!

    Ma il carattere aggressivo di un pasto del genere si dimentica facilmente davanti a un bicchiere di sahlab (meglio ancora se del tipico bar egiziano di Khan el-Khalili, “El-Fishawi”!): un misto di latte condensato, cocco, pezzettini di noccioline e mandorle tritate, uvetta, cannella, da guastare con il cucchiaino image (rigorosamente in alternativa ad un pasto, vista l’ipercaloricità che accompagna questa deliziosa bevanda!)



    Non si può tralasciare, infine, il senso misterioso e affascinante, tipico dell’Egitto, che proviene dal profumo di incenso che fuoriesce dalle moschee e dall’aroma avvolgente del narghilè, sparso nell’aria ovunque e mescolato al profumo caldo e deciso del tè e del caffè… Ma resta ancora un odore, purtroppo inconfondibile: l’odore di vecchio e di consunto, delle stazioni, delle botteghe, degli autobus, degli uffici, che sta lì a ricordarti che non sempre si può pretendere la perfezione…

    imageVISTA: Gli occhi non si stancherebbero mai di osservare la maestosità della storia d’Egitto, raccontata nelle monumentali opere faraoniche, ben note a tutti e simbolo -forse principale- di questo paese e della sua grandiosa civiltà. Le Piramidi e la Sfinge preservano la grandezza dei faraoni che le hanno fatte erigere. I quartieri antichi, polverosi, ma impreziositi da un passato di rivolte, vittorie, capovolgimenti politici, fallimenti e successi, si snodano all’interno dell’immenso nucleo urbano cairota e in essi rivivono personaggi e figure che sembrano avere 200 anni: sono i piccoli artigiani che, con le loro botteghe rumorose, riempiono di colori un quadro altrimenti grigio di polvere e smog. Suq come quello di Khan el-Khalili, costituiscono una ricchezza folcloristica per la città e almeno una lunga passeggiata, sperduti tra le bancarelle e i loro venditori accattivanti, è obbligatoria!

    Foulard dai colori sgargianti attraggono lo sguardo per qualche istante image e poi ci si perde di nuovo, catturati, stavolta, dal luccichio delle ampolle in vetro decorato, utilizzate per le essenze…E ancora, pareti colme di accessori fantasiosi e ornamenti femminili d’argento ti incantano, quando, subito dopo, si è sedotti dalle decorazioni, in stile etnico, per gli ambienti: lampade da tavolo o pendenti, intarsiate di pietre luminose, specchi rivestiti di stoffe dai ricami arabeggianti, dipinti e tappeti che per la loro bellezza sembrano magici, oggetti dall’utilità limitata che tuttavia ci tentano.. Contrapposta alla povertà dei quartieri sopra descritti, l’eleganza moderna, più pulita, ricca e sfarzosa dei quartieri nuovi, toglie anch’essa il fiato. Lascia a bocca aperta la struttura nuovissima del City Stars, un impianto commerciale multi piano provvisto anche di albergo a 4 stelle, nel quartiere, di recente costruzione, Madinatu-n-Nasr. Varcandone la soglia, se fuori si lasciano riproduzioni di Ramses II, all’interno ci si ritrova catapultati in una dimensione prettamente occidentale, in cui la gente che passeggia, lenta e tranquilla, è difficilmente riconoscibile in quella che si scontra, frenetica e maldestra, nei mercati popolari. La separazione tra ricchi e poveri è purtroppo molto più evidente che altrove. Ma non sembra preoccupare troppo. La vista al Cairo è qualcosa d’inesauribile, perché ci si imbatte di continuo in cose insolite, affascinanti, allarmanti, raccapriccianti, divertenti, sorprendenti…


    image Un aspetto solenne, che sa d’infinito e atemporale, appartiene alle moschee, disseminate in tutto il territorio musulmano. Qui, il silenzio, la devozione e la sottomissione a Dio, creano un’atmosfera esoterica che incute quasi paura. Lo stile esalta la semplicità, rinuncia agli sfarzi ornamentali in nome di una sobrietà che lascia lo stesso senza fiato quando si osservano le volte, decorate unicamente da scritture meravigliose che perpetuano la grandezza e l’onnipotenza di Allah, con tutti i suoi 99 magnifici appellativi, che ricorrono sempre. Ma se parliamo di moschee (e qui citiamo solo le più belle, assolutamente da visitare: quella di al-Azhar, sede della più antica università tuttora operante nel mondo; quella fatta costruire da Muhammad Ali sulla sommità dell’antica Cittadella, che ne ospita la sepoltura; quella, antichissima, dedicata ad Ahmad ibn Tulun e quella del sultano Hassan, maestoso esempio di stile mamelucco), non possiamo tralasciare il famoso quartiere copto, ricco di costruzioni secolari, meno imponenti forse delle moschee bianche che svettano dietro le palazzine modeste, ma altrettanto suggestive.

    imageLa vera meraviglia dell’Egitto, resta tuttavia, il Nilo, che snodandosi per 6.650 Km, accompagna le trasformazioni paesaggistiche dal nord al sud del paese. Scivolandoci sopra lentamente non si riesce ad abbandonare il ponte del battello che ci trasporta: gli occhi restano incollati ai colori caldi delle sponde che cambiano di continuo: basse e sabbiose, a terrazza, coltivate, verdi disseminate di palme, fangose, organizzate in appezzamenti di terreni, abitate da capanne improvvisate. L’ingegnosità delle popolazioni che ci convivono è sorprendente!


    imageAllo stesso tempo, scorrere lungo il Nilo significa anche ripercorre i siti archeologici che hanno segnato le epoche d’oro degli antichi regni d’Egitto. A breve distanza dal fiume si ergono, ancora monumentali, le rovine di Luxor, Karnak, e dei templi di Philae, Edfu e Kom-Ombo; i colossi di Memnon; l’imponente tempio di Abu Simbel e le piramidi della valle dei Re. Vero, è, tuttavia, che la vista quotidiana al Cairo contrasta, in parte, con la magia delle antiche civiltà: povertà, sporcizia, smog, traffico, malattie, ci riportano con i piedi per terra a chiederci cosa manchi ad un paese capace di tanto splendore, per ritirarsi un pochino su, a livello socio-culturale, economico e ambientale.

    TATTO: Lasciamo all’ultimo senso rimasto, il difficile compito di cercare di spiegare cosa significhi “toccare con mano” le differenti abitudini e i contrastanti modi di pensare, vedere, vivere e giudicare le cose. Perché vivere al Cairo per mesi, frequentarvi l’università e incontrare amici, ha dei risvolti molto diversi dal fare le stesse cose a casa nostra, in Occidente. Ovviamente non si vuole né cadere nella banalità di un relativismo eurocentrico, né dar voce ai pregiudizi che molto spesso caratterizzano la popolazione arabo-musulmana in Occidente. Ma non si può negare che determinati comportamenti risultino quantomeno contraddittori e spesso, senza nemmeno volerlo, ci si ritrova in situazioni scomode, i cosiddetti “culture clashes” (scontri culturali).

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    Sorprende pensare che un popolo “caldo” come quello degli egiziani, possa fare tanta attenzione al contatto (si parla, qui, di contatto tra uomo e donna). È vero che le regole di comportamento dettate dall’Islam possono essere interpretate piuttosto rigidamente e di conseguenza, nella più severa delle ipotesi, nemmeno una stretta di mano, nel momento in cui si conosce qualcuno, è consentita. Ma è pur vero, proprio perché sono così tante le possibili interpretazioni della parola di Dio (i fondamentalisti qui saranno del tutto in disaccordo!) e così tanti i comportamenti umani che ne derivano, che un occidentale che pur ce la mette tutta per cercare di conformarsi alle usanze locali, non sa mai quando è nel giusto nel fare una determinata cosa! È scontato dire che, per una donna, andare in giro coperta il più possibile è sicuramente meglio del contrario! Ma non si tratta solo di questo: il discorso è molto più complesso. Una prima differenza negli atteggiamenti si riscontra a livello di fasce di popolazione, e i fattori che entrano in gioco nella suddivisione sono principalmente età e livello di istruzione. Infatti, i giovani (meglio ancora se istruiti) hanno molti più contatti con il mondo occidentale (tramite lo studio, il computer, opportunità di movimento all’estero, la TV ecc.) e dunque, pur conservando le basi della propria cultura religiosa, convivono tranquillamente anche con chi non è musulmano. Gli anziani o anche i più giovani che però non hanno l’opportunità di studiare, invece, vivono più isolati, come in un recinto. Dal di dentro, quando non si ha alcun interesse ad uscire, o addirittura, a causa degli insegnamenti ricevuti, si teme perfino di mescolarsi con chi vive fuori, si fa presto a puntare il dito e giudicare. Perciò capita spesso, tra le strade della città, di sentirsi osservati, di comprendere che si sta parlando di voi (e in questo, gli egiziani non sono affatto discreti!) ma la cosa fastidiosa è che voi non sapete perché! In questi casi serve usare il buon senso per capire che qualche cosa di diverso che salta al loro occhio, evidentemente l’avrete, e che non è per cattiveria che vi criticano o comunque vi additano, ma semplicemente per curiosità, timore a volte, rimprovero altre, e a volte addirittura per invidia o ammirazione. Tanti egiziani sono fortemente attratti dal mondo occidentale, ma fanno fatica ad ammetterlo per una serie di motivazioni legate, ancora una volta, alla religione o all’opinione pubblica, che si tende a non contraddire. Ma non mancano quelli che dimostrano tutto il loro affetto e la loro curiosità, fermandosi a parlare con voi, salutandovi col sorriso, inondandovi di domande e offrendovi quel poco che hanno, da veri esemplari di un popolo ricco e generoso.

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