Sleeping nightmare

- scena privata -

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    Freddo.
    Gelido e ruvido.
    Un marchio indelebile sulla coscienza,
    un incubo reale davanti agli occhi.
    Civili, tanti da fare spavento, nelle sue memorie devastate dalla catastrofe,
    tanti quanti solo un gruppo di sfollati saprebbero essere,
    tanti come solo la mente umana saprebbe renderli per ingigantire il peso di una colpa.

    Poi il buio.

    Un buio crepitante di violacee e spaventose scintille di morte.
    Una sfera perfetta ed incontrollata,
    in continua espansione.
    Un buco nero.

    E poi grida.
    Grida ed ancora grida.
    E morte.

    Ed infine il nulla.
    Desertificazione e mani sporche di un sangue invisibile, radioattivo, corrotto.
    Il sangue di tre milioni di vittime innocenti.
    Il sangue di cui il comandante degli Irregulars si era dovuto macchiare per salvare il mondo dalla rovina.


    ~

    Location:// Pista n°1 dell'aeroporto Irregulars._
    Data:// 7 Dicembre 2307
    Ore:// 5:00 am





    L'erba del prato vicino alla pista di atterraggio era congelata da un sottile strato di brina, gli alti stivali scricchiolavano leggermente nella neve fredda, accuratamente spostata dalle macchine a bordo pista. Quando si fermò strinse fortemente le mani guantate di nero che aveva in tasca, il trasporto supersonico di Tassadar e Katsuragi stava decollando sollevando gigantesche nubi di densa foschia, sciogliendo la neve, facendo evaporare la nebbia attraverso il calore dei thrusters.
    Lui, il comandante degli Irregulars, voleva vederli tornare.
    Tornare con la buona notizia che tanto si aspettava di ricevere, con le testate in tasca e gli zeoniani a terra, inchiodati a uno spillo come una farfalla da collezione.
    Quando l'aviogetto finì la propria corsa sulla pista - volando via nel cielo del Canada - lui rimase solo, con i propri pensieri e le proprie paure, con la magra speranza di evitare l'olocausto nucleare.

    La sentiva...
    Si sentiva già avvolto dalla macabra sensazione di averli già persi, come si era fatto sfuggire tra le dita tre milioni di civili, tre milioni di vite prive di colpa.

    Estrasse la destra dalla tasca della giacca e si diede un forte schiaffo sulla fronte imperlata dall'acqua lasciata dai fiocchi di neve.

    Che razza di pensieri.
    Aveva il cervello saturo dalle immagini lasciategli dai suoi recenti incubi, la stanchezza si faceva sentire come un macigno insostenibile ed il freddo gelido del territorio canadese si faceva ancor più opprimente, se a patirlo era uno provato come lui.
    Ma no.
    Non avrebbe ceduto il passo a quella stupidissima neve, né alla brina, né al vento pungente come mille coltelli.
    Voleva essere certo che avrebbero avuto successo, voleva sentire che qualcosa finalmente stava andando per il verso giusto.
    Per questo era andato a vederli partire.
    Voleva pensare che finalmente avrebbero riacquistato reputazione per quel poco che alle altre nazioni e potenze importava.

    La pista era fiocamente illuminata dalle luci di segnalazione, i faretti giallastri faticavano ad essere intravisti mentre nel mattino entrante la foschia si diradava lentamente come un veliero che veleggiava nella notte buia e placida.
    La torre di controllo faticava ad essere visibile, mentre gli occhi del comandante bruciavano la bruma in cerca della sagoma del trasporto supersonico, ormai quasi invisibile a ridosso della luna
    alta nel cielo.
    Per poi riabbassarsi, come colpiti da un'immancabile sferzata gelida ed invisibile, a reincrociare il gelido manto nevoso, così bianco e lindo...
    ma nel contempo pronto per essere intriso nuovamente di sangue.

    Ryu1

    - Tornate... -

    Lo disse tra sé e sé, con la gola mezza strozzata dalla sua solita sciarpa grigia, nella vana speranza di veder i suoi due compagni tornare vittoriosi dalla Cambogia...
    Ma nulla.
    Nulla oltre alla sua solitudine.
    Era stato lasciato solo a rimuginare sulle mille possibilità che quella missione poteva offrire, sui mille interrogativi del fato, sulle mille opportunità lasciate loro dalla crudele dea bendata.
    Lui, solo, ad attendere il risultato di una scommessa, che l'avrebbe fatto dormire - per una volta - meglio del solito, od altrimenti...
    lo avrebbe fatto nuovamente sprofondare in un universo fatto di incubi.

    Si accese una sigaretta, aspirando il suo agrodolce veleno a pieni polmoni.
    Era calda e gongolante la sensazione di stordimento che gli dava ogni volta che provava l'ebrezza del fumo...
    Per lui, che non era certo un fumatore, farsi una sigaretta di tanto in tanto era un lusso che comportava non pochi problemi...
    Tossì.
    Fortemente.
    Sputacchiando qua e là qualche rimasuglio di saliva di cattivo gusto.
    Dopodiché si voltò riprendendo così a camminare, tenendosi la sigaretta tra le labbra ed inspirando piacevolmente di tanto in tanto qualche boccata di fumo.
    Una volta abituatosi, fumare era divenuto persino come una droga leggera.
    L'unico piccolo piacere che lo avrebbe accompagnato verso la propria stanza, alla base.
    L'unico piccolo frammento di perdizione per evitare di impazzire in quel caleidoscopio di orrori che era divenuta la sua mente
    colpevole.

    War in the east



    War in the west



    War up north



    War down south


    War


    War


    War


    Rumours of the war.


    Tutto ciò che riusciva a percepire, in quella cacofonica ammaliante sensazione - che adombrava i suoi sensi persi nel piacere delle esalazioni della nicotina - erano i sommessi e lontani
    rumori della guerra.



    Si ringrazia la canzone "Sole silenzioso" dei Subsonica per aver funto da ispirazione per questo post.



    Edited by ryuvegea - 11/10/2014, 20:50
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