Egitto, la democrazia del web

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  1. kiccasinai
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    Egitto, la democrazia del web
    così i blogger sconfiggono la censura


    fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2011/01/24...ogger-11578175/

    Slogan e proteste, la politica si fa su Internet. Nella rete l'opposizione lancia idee, inventa iniziative, stila annunci bypassando l'imponente apparato repressivo. Tra i più famosi "navigatori" anche il Nobel El Baradei e i Fratelli musulmani

    di BERNARDO VALLI

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    Un Internet Cafè al Cairo



    IL CAIRO - Mi piace guardare il Nilo, nella luce del mite inverno levantino, e immaginare le vivaci, inafferrabili conversazioni, fitte come folate di vento infiltratesi tra i lussuosi, prepotenti grattacieli spuntati sulle due sponde del fiume. Hai l'impressione di sentire il fruscio della democrazia. Quello che immagino è infatti un dibattito democratico.
    Quello che immagino è infatti un dibattito democratico, appassionato, ininterrotto, non udibile, che l'autoritaria oligarchia dominante non può mettere a tacere del tutto. Sulla terra dei faraoni, blog, Facebook, Twitter, insomma tutte le forme di comunicazione offerte dal web consentono agli internauti di beffarsi dell'imponente apparato di repressione, e di promuovere dialoghi e progetti senza curarsi troppo della censura.

    I mukhabarates, gli uomini dei servizi segreti, numerosi come le formiche, annaspano nello spazio informatico, cercano di acciuffare il vuoto nell'invisibile dimensione creatasi tra la diga di Assuan, le tombe di Luxor e la piramidi di Ghiza. La loro secolare esperienza di segugi serve a poco. I sovversivi sono diluiti nell'atmosfera. Certo, il potere potrebbe oscurare la Grande rete mondiale entro i confini nazionali, ma cosi facendo ucciderebbe il progresso elettronico, giusto vanto della sofisticata società che si sovrappone alla povertà ancestrale. Modernità e arretratezza convivono quasi ovunque, come convivono ricchezza e miseria. Qui la miscela è particolarmente densa e bollente. Un giorno potrebbe rivelarsi esplosiva;
    e quel discorso silenzioso, che scivola tra i grandi alberghi sul Nilo, potrebbe essere il detonatore. Non sono in pochi a sperarlo o a temerlo. I giovani internauti sono diciassette milioni. Facebook è praticata da dieci milioni. Twitter ha più utilizzatori che in qualsiasi altro paese arabo.

    È difficile trascurare il fatto che la ribalta dell'invisibile, dirompente attività del XXI secolo, consentito dallo spazio informatico, sia un paese ricco di vestigia plurimillenarie. Ma è tempo di abbordare la cronaca, e di lasciar riposare la fantasia. L'Egitto dibatte gli avvenimenti tunisini e quindi il dopo Mubarak su Internet. In una società dove l'opposizione ha margini di manovra limitati e la stampa è sotto stretta sorveglianza, anche se si consente libertà impensabili in tanti altri paesi arabi, è Internet che inventa la democrazia. E' nel suo ambito che si progetta di conquistarla e che già la si pratica con la libertà d'espressione. Si lanciano idee, si stilano annunci, si inventano slogan, si promuovono iniziative. I ministri e gli esponenti del business, integrati nel partito dominante del presidente (il Partito nazional democratico), hanno probabilmente ragione quando dicono che non ha senso parlare di un contagio tunisino. A chi chiede, con apprensione o speranza, se dopo la Tunisia sarà la volta dell'Egitto, rispondono che è impossibile. Non ha senso porsi l'interrogativo trattandosi di due realtà diverse. Non hanno torto.

    Ma i piccoli partiti d'opposizione, inascoltati, emarginati e non sempre affidabili, hanno tuttavia intensificato i contatti. Si consultano. Sono entrati in agitazione anzitutto i movimenti estranei al quadro istituzionale. Grazie a Internet si sarebbe formato persino un "parlamento popolare", forse più ideale che reale, da contrapporre a quello ufficiale, in pratica occupato dal partito del presidente. Sul web non si perde tempo. Si ha fretta. Per domani, martedì, è stata programmata una manifestazione. In un primo tempo doveva svolgersi nel cuore della capitale, sulla piazza del Museo, a due passi dal Nilo. Sarebbe stato tuttavia troppo facile per la polizia disperdere, reprimere o addirittura impedire l'appuntamento. E' dunque nei quartieri più popolari che dovrebbero tenersi piccole riunioni (cento al Cairo e una ventina ad Alessandria). Insomma tanti comizi mobili, dispersi in più punti delle due metropoli. Le informazioni sono state diffuse via Internet e sulla partecipazione dei partiti e movimenti regna ancora l'incertezza. Altrettanto incerta è l'origine del progetto, ritenuto fuori legge dallo stato d'urgenza, in vigore dal 1981, quando fu assassinato Sadat. L'idea di una manifestazione sarebbe nata ancor prima degli avvenimenti tunisini. Questi ultimi hanno stretto i tempi.
    Il mondo egiziano di Internet è ricco di personaggi. Il più noto è Mohamed el Baradei, premio Nobel per la pace ed ex direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia. Su facebook Baradei chiede una transizione pacifica del potere, a suo avviso il solo modo per evitare una ripetizione dei fatti tunisini in Egitto. Una riforma costituzionale gli consentirebbe di partecipare, anche se con scarse possibilità di successo (dice di avere raccolto un milione di consensi), alle elezioni presidenziali di fine d'anno. Quando si esaurirà il mandato di Hosni Mubarak, al potere da tre decenni.

    L'appuntamento è carico di rischi, per un potere che trae le origini dal colpo di Stato militare del 1952, quando re Faruk fu mandato in esilio e si concluse la monarchia egiziana. Nonostante gli eventi traumatici, la morte improvvisa di Nasser, quattro anni dopo l'umiliante disfatta del'67, nella terza guerra con Israele, e l'assassinio di Sadat nell'81, le successioni si sono svolte senza strappi apparenti. E sempre nell'ambito militare.
    Adesso, a 82 anni, e con una salute malferma, Mubarak potrebbe anche ripresentarsi per un ulteriore mandato di sei anni. Oppure, come si pensa, potrebbe proporre, vale a dire tentare di imporre, il figlio Gamal di 47 anni. Il quale non sarebbe però gradito all'esercito. Perché non è un militare (il padre gli ha dato responsabilità nel partito) e non sarebbe quindi nella tradizione. Inoltre Hosni Mubarak è un presidente che non ha mai suscitato grandi entusiasmi, e che ha favorito la famiglia. Non sarebbero quindi in molti a vedere di buon occhio una sua riconferma, malato com'è, o una successione in favore del figlio. Questi sono aspetti che fanno pensare alla vicenda tunisina. Ma la grande differenza è che, al contrario di quello tunisino, l'esercito egiziano ha un peso determinante. E ha ben altre dimensioni.

    Nel mondo di Internet il problema della successione è trattato con insistenza. E' visto come un momento cruciale, di possibili grandi svolte. Anche prima della scadenza. Come la scrittrice Nawal el Shadawi, molti sono coscienti che gran parte degli ottanta milioni di egiziani "non ha né potere, né educazione, né è organizzata". E che bisogna quindi cambiare il sistema educativo (in Tunisia era di gran lunga migliore) e la mentalità della gente, incline ad accodarsi ai movimenti religiosi. I Fratelli Musulmani sono molto attivi nell'assistenza sanitaria e sociale. Questi mutamenti rientrano negli obiettivi dichiarati di quella che viene chiamata la "democrazia Internet", alla quale partecipano, con posizioni politiche diverse, avvocati, giornalisti, ingegneri, medici, studenti. Tutti ansiosi di discutere e progettare l'avvenire dell'Egitto.

    Gamal Eid, ex avvocato e un tempo impegnato nell'Human Rights Watch, è un blogger popolare e non nasconde i pericoli che incorre quando critica il regime. Se i giornalisti vanno raramente in prigione, i blogger sono condannati con facilità. Per avere mancato di rispetto al presidente in una poesia uno di loro è stato condannato a tre anni. Anche i Fratelli Musulmani, in cui militano non pochi professionisti, sia pure in correnti diverse, radicali o riformiste, hanno creato un'ampia galassia di siti. Mahmud Abdel Monem, trent'anni, ha conquistato una grande popolarità raccontando nel suo blog le torture subite nei sei mesi di prigione passati insieme ad altri millecinquecento Fratelli Musulmani. Ha poi preso le distanze dalla confraternita e adesso si ispira, come molti giovani religiosi, al partito turco islamico (AKP). Tra i blogger più popolari c'è anche una donna, Esraa Abdel Fata Ahmed, che coordina una rete di siti Web.

    (24 gennaio 2011)
     
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