| II CAPITOLO: Laran, il demone
Per alcuni minuti, solo il caldo vento del deserto interruppe il silenzio. -Immagino che tu sia stata definita rinnegata perché non odi l'Hokuto.- esordì ad un tratto il sessantaquattresimo successore dell'Hokuto Shinken. Anbar sorrise. -Già. Vedi Ken, la tecnica della Croce del Sud è stata insegnata a me e ai miei due fratelli, Fares e Aban, da nostro padre, un nipote adottivo del potente e venerato maestro Rui Ying. Non so perché, lui è cresciuto coltivando nel suo cuore il disprezzo per la dinastia principale di Hokuto.- cominciò e, con le dita, accarezzò il ciondolo di cristallo, che scintillava di bagliori arcobaleno, carezzato dalla luce del sole. Fissò per alcuni istanti l'orizzonte, che pareva velato da un leggero strato d'acqua. -Anche i miei due fratelli sono caduti nella trappola di quest'odio insensato e infruttuoso. E, dal momento che io mi sono rifiutata di seguire questa follia, mio padre mi ha rinnegata, imponendomi di non tornare più nella mia casa. Ho dovuto lasciare quello che avevo di più caro.-spiegò la giovane. Ken rimase silenzioso. Nonostante la calma delle sue parole, si scorgeva nella voce di Anbar un'ombra perenne di malinconia... Anche lei, evidentemente, doveva avere amato molto suo padre e i suoi fratelli e lo stato di rinnegata era per lei doloroso... Eppure, non deplorava la sua sorte con rabbia... Si batteva anche contro la sua famiglia pur di difendere la giustezza delle sue idee... -Tuttavia, sembra che ci sia dell'altro oltre tutto questo. Non è un conflitto interno alla Croce del Sud, o meglio, non solo.- osservò il guerriero di Hokuto. -Vedo che sei un guerriero che ha molto vissuto e che arriva a comprendere l'essenza delle cose. Ed è giusto che tu sappia che è coinvolta anche la tua scuola. O meglio, le casate sopravvissute al tempo del Re dell'Inferno, tuo antenato e sessantaduesimo successore.- rispose lei. -Quindi ci sono ancora maestri della scuola Cao di Hokuto...-commentò il guerriero sorpreso. Pensava che con Tai Yan Zhang la scuola si fosse estinta... -Come? Anche la scuola Liu è scomparsa?-fece Anbar perplessa. Ken annuì e un'ombra di tristezza oscurò il suo sguardo. Certo, aveva posto fine alla tirannia di un demonio come Kaioh, eppure... Perché suo fratello Hiou si era dovuto spegnere, proprio nell'istante del loro ritrovamento? Quella consapevolezza era per lui fonte di un rimpianto sotterraneo, ma persistente... Hiou era morto prima che fosse loro dato il tempo di riconoscersi e di apprezzare le rispettive qualità... Non avevano potuto instaurare un rapporto adulto... La morte li aveva separati troppo precocemente... -Anbar, vorrei sapere chi è sopravvissuto della tradizione Cao.-dichiarò poi, allontanando i ricordi dalla sua mente. -Certo, è giusto che tu lo sappia: è un uomo fortissimo che si fa chiamare “Il Saggio”, che millanta di volere portare pace e giustizia, ma non esita a uccidere in modi atroci chiunque si opponga al suo pensiero.-mormorò e strinse un poco le lunghe dita sulle briglie di Re Nero. -Lo hai mai visto?-chiese Kenshiro. -No. Si dice che porti sul volto una maschera d'oro massiccio, ritrovata tra i cimeli dell'epoca pre-atomica... Per seguire i suoi assurdi ideali, mio padre e i miei fratelli mi hanno rinnegata.-affermò lei. -Quindi quei soldati che hai ucciso...-dedusse Kenshiro. -Sì, erano suoi uomini. Ma erano sostanzialmente pesci piccoli, che non mi hanno saputo fornire nessuna informazione su di lui. Li si riconosce perché hanno sul collo un marchio che ricorda il simbolo del fulmine.-spiegò la giovane combattente. Proseguirono per alcuni metri in silenzio, ma, qualche istante dopo, Re Nero si fermò e cominciò a sbuffare vigorosamente. -Anche lui percepisce che qualcosa non va... Anche se non sa cosa.-mormorò Anbar sorpresa. -O forse sente che l'aria è satura dell'odore della morte...-mormorò Ken cupo. Con un leggero colpo di talloni, incitò il gigantesco destriero ad avanzare. Tuttavia, pochi minuti dopo, Re Nero si fermò nuovamente e i due combattenti rimasero pietrificati dall'orrore.
Intanto, a circa cinquecento metri di distanza, in un villaggio circondato da mura munite di torri d'osservazione, al centro della piazza era stata eretta una forca. Diversi banditi, il collo marchiato dal simbolo del fulmine e armati delle armi più diverse, vigilavano sui cittadini che fissavano con orrore il patibolo, che si stagliava sinistramente, come fosse un Moloch pronto a ingoiare le sue vittime sacrificali. Un uomo alto e robusto, avvolto in una tunica bianca, fissava impassibile le persone impotenti. I suoi lunghi capelli neri, con ciocche bianche, scendevano sulle ampie spalle fino a metà della schiena e il volto dai lineamenti affilati era dominato dagli occhi sottili, cerulei, che ricordavano quelli di una serpe in attesa della preda. -Ora capirete... Capirete cosa porta la ribellione all'ordine stabilito dalla natura...- decretò l'uomo con voce freddamente pacata. Le persone assiepate nella piazza, sentendolo, rabbrividirono e tacquero. L'epoca in cui vivevano era scossa da continui tumulti e guerre, eppure... Come si poteva essere così freddi?
Qualche istante dopo, pungolati dalle lance di alcune guardie, quattro bambini dell'apparente età di nove anni ciascuno, apparvero nella piazza, le mani legate dietro la schiena. L'uomo li squadrò attentamente, come se volesse conoscere i loro pensieri, poi osservò:-Questo è il destino che attende chi tradisce l'ordine naturale delle cose. Non importa se il traditore è un bambino, ma l'ordine va preservato. Anche a costo di bagnare questa strada del sangue di individui che non hanno raggiunto l'età adulta.- -Poveri bambini... Li abbiamo condannati noi con la nostra infamia, solo perché siamo troppo codardi ed essi sono orfani, quindi privi di protezione... Laran è un demonio, malgrado si proclami di essere un angelo pronto a darci la redenzione!-commentò un uomo alto e robusto, il volto incorniciato da un intrico di barba e capelli neri che quasi faceva sparire i lineamenti. Quei quattro bambini avevano meno paura di loro di quel maledetto demonio... Come era possibile tutto questo? Come avevano potuto lasciare che fossero condannati ad una sorte tanto misera? Eppure, i bambini avrebbero dovuto essere protetti! -Procedete!-ordinò poi. I bambini, quasi con fierezza, si avviarono verso il patibolo e, ben presto, le corde furono avvolte attorno ai loro colli. Qualche istante dopo, gli sgabelli posati sotto i loro piedi vennero ritirati bruscamente. Per alcuni istante, i loro corpi si agitarono convulsamente, poi si rilassarono nell'immobilità della morte. Un beffardo sorriso piegò le labbra di Laran. Ancora una punizione era stata eseguita... Nessuno avrebbe più osato ribellarsi.... L'ordine delle cose presto sarebbe stato ristabilito! E la pace e la giustizia avrebbero trionfato! Il lugubre verso di un avvoltoio risuonò nel cielo limpido e privo di nubi.
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