Ken il Guerriero - Hokuto No Ken.it

Il Vecchio Mondo

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E.A. Coockhob
view post Posted on 19/4/2017, 13:51     +1   +1   -1




"Vuoi una paglia Jeanne?"
Il suo volto impassibile si torce come se avesse in bocca qualcosa di amaro. Mi godo l'aroma della sigaretta.
"Quella roba fa male."
Soffio un anello di fumo
Jeanne scuote la testa, la luce dalle finestre fanno sembrare bianca la sua crocchia di capelli dandole una strana aria giovane e vecchia al tempo stesso.
Getto la cicca per terra.
"La terra è un deserto radiottivo, Jeanne." dico io calcando sul tono esasperato "Anche starsene qui in piedi senza fare nulla di divertente nuoce alla salute di chiunque, è questa la vera tragedia."
Jeanne assume un'aria imbronciata, ostile, i suoi occhi grigi si stringono. Sento un brivido corrermi lungo la schiena.
La porta blindata si spalanca e ne escono tre uomini, sono troppo alti e troppo muscolosi per non essere mutanti.
Vedono i loro compagni morti, be', quello che ne resta e si gettano su di noi senza nemmeno estrarre le pistole dalle fondine.
Jeanne non fa una piega, fredda come il soffio di una presa d'aria in un bunker anti atomico. Estrae la spada, la lama sibila mentre disegna un'arco e ritorna nel fodero con un secco ticchettio.
Le teste cadono dai colli dei tre energumeni e i corpi per un po' continuano a correre e ad annaspare mentre una pozza rossa si allarga sul pavimento di cemento levigato.
Si sente un sibilo -zip- seguito da un tintinnio metallico e dal rumore di un corpo che cade.
Jeanne si volta di scatto in tempo per vedere spegnersi il bagliore soffuso della mia telecinesi e il corpo di un mutante caduto vittima del suo stesso proiettile.
"Avrebbe fatto meglio ad andarsene." commento scuotendo la testa con un sospiro.
"Smettila di comportarti come un pagliaccio." abbaia Jeanne prima di voltarsi verso la porta da cui sono usciti i tre energumeni.
Dall'altra parte c'è una sorta di sala riunioni improvvisata. Ma c'è qualcosa di comico nel fatto che tutti i mobili siano cosìì grandi, mi ricorda un po' una vecchia attrazione circense dozzinale. Una volta da Piccolo ho visto una stanza arredata con mobili enormi e una coi mobili incollati al soffitto.
"Non fate un altro passo" dice l'uomo seduto dall'altra parte del tavolo. Indossa una mimetica stinta. Ha una barba ben scolpita e capelli corti ben pettinati.
"Okay" dico io alzando le mani con sarcastica condiscendenza.
Jeanne invece fa scattare la sua spada si getta su di lui, c'è uno scintillio rosso tenue, la spada di Jeanne cade a terra tintinnando e quando l'uomo si volta verso di me vede Jeanne incosciente tra le mie braccia.
"Ah, io non mi sono mosso." dico ammiccando.
"Tu... Chi sei?"
"Bai Deforest. E tu come ti chiami?"
"Il mio nome non conta niente e tu sai benissimo che cosa sono, Deforest."
"No, non posso sapere cosa sei, dimmelo tu?"
Si sente un sibilo poi un boato le pareti su cui si apre la porta in cui sto in piedi con jeanne in braccio esplodono qualche scheggia mentre s'incurvano verso l'esterno coperte da una miriade di crepe.
Rimaniamo a fissarci in silenzio per qualche istante.
"Sono un arma"
"Gli altri entrano in ospedale morti e io esco vivo, gli altri muoiono per le ferite, io guarisco sempre. Gli altri hanno bisogno d'armi, io no. Ho strappato il portellone di un blindato e li ho uccisi tutti. Senza nemmeno toccarli." dice urlando con gli occhi iniettati di sangue.
"Non sono nato. Sono stato costruito. E la patria che dovevo difendere non esiste più."
"Mah..."
"Mah!?" Si alza in piedi facendo cadere fragorosamente la sedia.
"In tutta franchezza, signor "arma", questo non mi sembra un buon motivo per radunare dei mutanti, rastrellare dei sopravvissuti metterli a lavorare col minimo di cibo, acqua e riscaldamento. Cioé... Li stai deliberatamente uccidendo, te ne rendi conto?"
"Oh, si me ne rendo conto ma non hai centrato il punto." dice improvvisamente calmo.
"E il punto sarebbe?"
"Devono soffrire, devono soffrire inutilmente mentre credono di fare qualcosa di utile. Come me. Non è giusto che solo io e i miei simili siamo stati trattati così per quella... Merda. Voglio trascinarli con me... Nel mio stesso inferno! Mi dispiace solo che non si rigenerino come noi. Mi dispiace solo questo. Devono soffrire e morire. Sarebbe meglio che lo facessero in guerra ma purtroppo non si possono più fare altre guerre, per ora."
"Mi dispiace per tutto quello che ti è successo." ...Ed è vero, diamine! Se soltanto avessi scoperto quegli scienziati pazzi in tempo e ne avessi parlato a Ramon ora non saremmo in questo casino "Ma devo ucciderti."
Per un attimo vedo i suoi occhi lampeggiare di desiderio, la brama di uccidere o essere ucciso. Faccio in tempo a deporre Jeanne mentre lui mi assale con un turbine di pugni, calci e gomitate per impedire che Jeanne si ferisca vengo colpito alle costole. Tento di colpirlo con un pugno ma schiva come trascinato indietro da un risucchio d'aria.
Il gigante barbuto guarda affascinato le escoriazioni sulle sue nocche, poi mi chiede "Come hai fatto?"
"Circa come hai fatto tu. ...Come si chiama l'arte marziale che pratichi?"
"Non ti servirà saperlo perché tra poco morirai, o forse no... Comunque sia voglio che finisca tutto in questo scontro."
Riesco a tenere a bada il Chi che sprigiona il suo corpo solo perché tra i discepoli ero quello più abile nell'impiegare la sacra arte della telecinesi e anche quello che aveva maggior intuito, qualunque altro discepolo della mia generazione sarebbe stato travolto e ucciso da quella raffica di colpi.
Mentre si dirige verso di me uso la telecinesi per smorzare il terribile soffio della sua aura afferro il suo braccio e scaravendo il suo corpo contro una parete, mentre è a terra, sanguinante, con le ossa rotte lo finisco col colpo della pietà.
Tossisce sangue. "Non sento male."
"Te l'ho detto che mi dispiace. Purtroppo questo... E non costringerti a rivelare informazioni prima di morire è tutto quello che posso fare per te."
"Grazie davvero." dice mentre sta chiudendo gli occhi.
Jeanne sta cominciando a rinvenire le sue mani palpano il pavimento alla ricerca di punti per sollevare il suo corpo.
"Cosa ti ha detto? Abbiamo il prossimo obbiettivo?"
"Non mi ha detto niente. ...Sai com'è? Non era uno di quelli a cui piaceva parlare."
" Potevi premere lo tsubo della verità..." sussurra lei
"No, non potevo, non ho avuto l'occasione giusta. In un combattimento devi pensare prima a sopravvivere. Come hai visto questo era un avversario che in un luogo chiuso andava abbattuto rapidamente."
Jeanne mi scruta coi suoi occhi grigi, freddi come monetine di nikel.
"Ah, be' , perché tu sei riuscito a premerglielo lo "tsubo della verità", vero Jeanne?"
Jeanne abbassa lo sguardo.
Stai ferma lì, non sei ancora brava a difenderti con la telecinesi e non ci sono più ospedali da un po'... Ti porto fuori io di qui.
Le si gira sul fianco con aria stizzita per non guardarmi in faccia.
"Ma pensa te!" Dico sollevandola
"Che razza di alieva."
"Mi stai mentendo, lo so che mi stai mentendo. Avresti dovuto costringerlo a parlare." Il suo discorso viene interrotto da una raffica di colpi di tosse.
"Non è vero. Comunque, almeno, stai zitta fino a che non ti sarai rimessa, intesi?"
Mi chino a raccogliere la sua spada prima di uscire.
Fuori veniamo accolti dagli applausi e dalle urla di gioia dei prigionieri liberati.

Edited by E.A. Coockhob - 19/4/2017, 23:40
 
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E.A. Coockhob
view post Posted on 20/4/2017, 10:08     +1   -1




Me ne rimango seduto su una panchina all'ombra del chiostro a guardare Jeanne con una perpetua aria di disgusto dipinta sul volto, strillare ordini, fischiare, additare le reclute che si allenano a copie sotto il sole a picco.
Dal campanile comincia a suonare la campana ma nessuno di quei giovanotti ha il coraggio di smettere fino a ch Jeanne non fischia e gli intima di andare alle docce e poi in refettorio. Vedere tuttu questi uomini grandi e grossi obbedire alla lettera a questa biondina con addosso una tuta da ginnastica è piuttosto comica, dal mio punto di vista almeno. ...Non avrei mai voluto avere una maestra, o se è per questo un maestro come Jeanne quando ero al dojo.
Jeanne si gira verso di me e a passo di marcia raggiunge la mia panca e mi abbaia dall'alto in basso "Perché?"
"Mah" rispondo io cincischiando col cappello "Io sono anziano e devo risparmiare le forze... Poi, vedo che sei bella vispa, Jeanne. Tu ormai dovrai succedermi... Devo assicurarmi che tu sia brava a insegnare. Sai? Per trasmettere un'arte marziale essere bravi a insegnare è fondamentale, o almeno... Così mi ha detto il mio maestro."
"Aaaaah!" Smettila dice Jeanne mettendosi le mani nei capelli "Perché stiamo addestrando quelle scartine? Perché gli stiamo dando un addestramento così rudimentale soprattutto. Potremmo impiegare il tempo in modo più utile."
"Non è questo il nostro destino."
Forse le parole o forse la loro serietà catturano l'attenzione di Jeanne che comincia a guardarmi con quella terribile serità che hanno i bambini mentre giocano.
"Il fondatore della nostra scuola... Era il più debole o il più forte della sua generazione? Lui diceva di essere il più debole ma alcuni ritengono che tra i discepoli della scuola da cui proveniva fosse il più forte e sai perché?"
"Potrebbe sentirci qualcuno..."
"Non dirmi che stai pensando alla... ?"
"ZITTO!"
"Sei fuori strada. Era considerato il più forte perché era quello che più chiaramente conosceva la sua debolezza e la forza altrui. "La mia forza non è che quella di un uomo. La forza dei miei compagni è quella dei Demoni e degli Dei.". Lo ripeteva spesso."
"Ma stai scherzando?"
"Oh, no, stavolta sono terribilmente serio. Se ti capiterà d'incontrare i successori delle altre discipline derivate sappi che ti è toccata in sorte quella più debole, contro di loro non potrai che perdere e... Oh, tu non hai mica il talento dei maestri più venerabili. Alcuni tra loro sono riusciti a creare dei bei grattacapi a... A chi non puoi immaginare. Ma tu sarai un successore accettabile. Niente di più, niente di meno."
"E questo cosa centra con l'addestrare delle truppe, scusa?"
"Che non sei destinata a combattere come una Dea, seppellisci quel desiderio e mettici una pietra sopra. La tua forza sarà sempre e solo quella di una donna, una donna eccezionale, ma sei e rimarrai una donna e dovrai combattere come una donna, anzi come un soldato."
"Non capisco."
"No, non è che non capisci Jeanne è che non vuoi capire." Le dico così pazientemente che mi sento quasi un maestro decente.
Jeanne abbassa un attimo lo sguardo. Io le spiego quello che infondo già sà.
"Dovrai combattere per lo più come un comune essere umano. Dovrai padroneggiare l'uso delle armi, dovrai essere in grado di eseguire e dare ordini. Districarti con lo spionaggio. Sfruttare qualunque cosa il Cielo metterà a tua disposizione. Dovrai essere in grado di trovare risorse ovunque e persino di trasformare le difficoltà in risorse. La porta che conduce al Cielo l'ha chiusa il nostro fondatore diciotto secoli fa." Faccio spallucce "Noi dobbiamo dominare la Terra nella polvere, nel sangue e nel fragore dei campi di battaglia. La nostra forza è quella degli uomini: e gli uomini sanno parlare, aiutarsi a vicenda e combattere insieme."
"Senti." mi chiede Jeanne "Ma perché qualcuno pensava che fosse il più forte?"
"Per il gran numero di maestri e scuole di arti marziali, anche molto temibili, che ha riportato alla ragione. Vedi... Tutte queste persone erano brave a combattere da sole. ...O al limite con pochi, o pochissimi eletti, il nostro fondatore era bravo a combattere insieme agli altri tal volta guidandoli, tal altra lasciandosi guidare. Da solo avrebbe sempre perso ma combattendo insieme ai suoi compagni e i suoi alievi invece ha sempre vinto. Fu un grande uomo, forse il miglior uomo ma in definitiva soltanto un essere umano."
"E noi dobbiamo seguire le sue orme."
"E' inevitabile."
"Immaginavo che sarebbe andata diversamente..."
"La vita, o le vite... Se credi alle reincarnazioni... Io non troppo."
"Cosa stai farfugliando?"
Tossisco per schiarirmi la voce "La vita non è una gara. Non è che ti daranno mai un premio perché sei brava. Quello levatelo dalla testa."
Jeanne per un attimo abbassa non solo lo sguardo ma proprio il capo
"La vita è fare il proprio dovere e non combinarne troppe."
"L'ha detto il nostro fondatore."
"No, l'ho scoperto io quando non mi sono impegnato abbastanza... Vedi te che bel risultato..."
Jeanne mi appoggia la mano sulla spalla e me la stringe, sento un'insospettabile calore in quella mano così dura da sembrare cesellata nell'acciaio.
"Non pensarci più, andiamo a prepararci per il pranzo. Ora ho capito cosa devo fare, non preoccuparti."
Mentre mi alzo vedo che indugia lanciandomi sfuggenti occhiate piene di comprensione.
"Hai visto quel film pre olocausto, Terminator?"
"Si."
"Infondo, anche se non si diribbe non sei un androide anche tu."
"Maestro..." dice rabbuiandosi di colpo.
"Oggi hai fatto tardi, eh, Jeanne?" dico mentre mi avvio verso i bagni.
"Piantala."
 
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E.A. Coockhob
view post Posted on 22/4/2017, 08:31     +1   -1




C'è questa bambina che corre con una vecchia borsa di plastica stretta al petto. E' bassa, magra e denutrita. E' coperta di stracci sporchi. L'hanno rasata a zero da poco per evitarle i pidocchi ma ha una peluria rossiccia sulla testa. E quell'omaccione, un miliziano pompato, la placca.
"Queste le prendo io, tu non ne hai bisogno."
"Noooo!" Strilla la bambina
"Ormai non c'è più niente da fare per tua madre. E' morta"
La bambina lascia cadere il sacchetto.
E l'omone lo raccoglie mentre quella rimane stordita dal dolore.
Quello se ne va col pacchetto e lascia lì la bambina che cammina con esasperante lentezza per le vie della città diroccata, a un certo punto si ferma e rimane piantata davanti a una porta da cui c'è un gran via vai di omoni con resti di divise e mimetiche stinte che stanno portando fuori di tutto, mobili, scatole, sacchi per caricarli su un camioncino arrugginito. Sembra di vedere un trasloco prebeillico. La bambin comincia a tremare a singhiozzare e poi a piangere.
Certo, le autorità locali non sono molto gentili, ma ho visto di peggio.
"Ciao sono il signor Deforest, come ti chiami?"
"Madeleine."
"Madeleine, non puoi rimanere piantata qui tutto il giorno."
Madeleine si soffia il naso rumorosamente con un fazzoletto, poi si asciuga le lacrime con una manica del giaccone.
"No, non posso."
"Hai qualche parente ancora in vita?"
Ci pensa un attimo
"Zio Eloi."
Parla a sillabe che mette insieme molto lentamente, come se ogni respiro le provocasse una grande sofferenza, impiego più tempo di quanto vorrei per capire quello che dice e devo usare un pizzico d'intuito per indovinare quello che vorrebbe dire. Non riesce a spiegarsi. ...Capisco che c'è da attraversare mezza città. E che finiremo vicino alle "mura".
"Ho capito, ti accompagno."
Devo prenderla per mano, trascinarla quasi di peso.
Le strade sono deserte ma sfrecciano qua e là jeep, ambulanze e camion militari. ...Chissà dove trovano tutto quel carburante. Le strade sono deserte, non c'è un cane. Gli edifici sono diroccati. Si vedono solo mura di cmento annerito, non ci sono finestre. Nelle buche sull'asfalto e nelle crepe sui muri crescono patetiche piantine deformi. Sembrano un po' la versione cubista della vegetazione pre bellica.
Sento grida e spari.
Sto trascinando di peso la bambina, perciò la scarico in un vicolo appartato tra due edifici solidi e mi dirigo verso il luogo della sparatoria.
Quando arrivo lo spettacolo è quasi finito. Ci sono corpi di miliziani sparsi ovunque. Non ricordo una carneficina del genere da che sono uscito dal rifugio. Gli artefici erano dei predoni. Ognuno di loro sembrava un arlecchino con pezzi di protezioni al posto di toppe: alcuni avevano giubbotti anti proiettile militari, altri della polizia, altri ancora elmetti di diversi eserciti, qualcuno pezzi di armature recuperati in qualche museo.
Il loro capo, evidentemente un mutante era chinato, teneva il suo stivalone militare sul petto di un miliziano.
"Hai ucciso il mio fratellino!" frignò l'omone, la sua grossa faccia era arrossata e aveva qualcosa di curiosamente infantile, un basso mormorio attraversò il gruppo di predoni.
L'uomo con grande sforzo sputò in faccia al gigante.
Il mormorio cessò.
Io sparai il mio proiettile, guidato dalla telecinesi colpì il cranio del gigante e fece esplodere la sommità.
I predoni si girarono verso di me prima che il corpo del loro capo rotolasse e alzarono le loro armi da fuoco.
...Ma quelli che potevano sicuramente colpirmi non fecero in tempo a premere il grilletto, i miei proiettili guidati dalla telecinesi ai loro punti vitali li raggiunsero prima.
Tutti gli altri spararono a vuoto.
Grazie ai sensi e alla telecinesi la gittata della mia pistola era molto superiore alla loro.
Puntai la pistola che tenevo alla mano sinistra e poco dopo altri otto predoni caddero.
Un pugno di superstiti, quattro, saltò su una jeep imprecando e scongiurando e tentò di fuggire dalla breccia nelle mura che avevano aperto con una ruspa che giaceva semisepolta sotto un cumulo di cemento, lamiere e filo spinato. Li lascia andare, mirai con calma al serbatoio della Jeep e la feci saltare in aria. L'esplosione non era del tutto genuina perché avevo infuso un po' della mia aura nel proiettile.
Il miliziano si fece avanti verso di me barcollando.
"Aspetta, non muoverti, hai le costole fratturate ti aiuto a sederti" gli dico in tono rassicurante.
Lui è troppo ferito e sbigottito per non lasciarsi abbindolare, poi oltretutto è vero, lo aiuto a sedersi al riparo dal sole stando attento a non rovinargli ancor di più la cassa toracica ma una volta lì gli premo uno tsubo che lo manda all'istante in stato comatoso, poi ne premo un'altro che gli cancella l'ultima ora di memoria. ...Se mai un dottore lo visitasse direbbe che è caduto vittima di stress post traumatico. Fortuna che indosso sempre i guanti. ...Città Post Atomiche! Non c'è mai un poliziotto quando ti serve! ...E quando ne faresti volentieri a meno sono sopravvissuti perfino gli antropologi forensi!
Nascondo rapidamente le armi e le munizioni in un palazzo in rovina. ...E faccio bene perché poco dopo aver recuperato Madeleine vengo raggiunto da un miliziano.
"Ha con se dei documenti? ...Prebellici."
"Certo." tiro fuori il mio portafoglio logoro e glielo passo.
Il miliziano tira fuori la carta d'identità e il passaporto.
Mi guarda in faccia.
"Cosa ci fai qui?"
"Cerco lavoro."
"Cosa ci fa in giro con... Tu sarai mica Élisabeth?"
Lei non risponde, non sembra nemmeno vederlo
"Si chiama Madeleine, o almeno così mi ha detto lei. Sua madre è appena morta. La casa è stata sgomberata da dei suoi colleghi. ...Lei dice che ha uno zio che si chiama Eloi e che vive in un quartiere qui vicino."
Vedo un barlume di riconoscimento negli occhi del miliziano.
"Si.. Si, capisco. E' tutto vero, è tutto così." Dice scuotendo vigorosamente il capo. Poi mi fa "Ora metti le mani sul muro e allarga le gambe. Meglio perquisirti e portartii in centrale, abbiamo avuto dei disordini ci sono accertamenti da fare."
"Si, si capisco."
Il miliziano perquisisce sia me sia la bambina. Qui la paranoia galoppa! Ma tutto quello che trovano sono un pugno di ricette pre belliche ingiallite in una bustina di plastica, addosso a Madeleine, tra l'altro. Il mio portafoglio me lo restituisce. Quest'uomo non ha manco avuto la tentazione di portarsi via una delle vecchie banconote, essì che ero entrato al rifugio pieno di soldi... Che ora non valgono più niente.
Mi portano direttamente in prigione. Nella prigione hanno messo su una specie di commissariato, oltre alle celle. Rimango lì un giorno tutto quello che mi danno è una pentola d'acqua pulita. M'interrogano due o tre volte ma sono stato addestrato bene e sono una vecchia volpe perciò riesco a dargli a bere che all'arrivo sono stato visto e perquisito dai miliziani morti contro i predoni, glieli descrivo, dico che non mi hanno detto i nomi o forse non me li ricordo perché sono vecchio, sono stanco e sono agitato. Si bevono tutto e mi lasciano andare.
Vado a recuperare le armi e le munizioni e le trovo esattamente dove le avevo lasciate.
Mentre mi allontano ben armato sento il mio stomaco borbottare, eh, tutto quel movimento e la giornata passata senza mangiare mi avevano messo un certo appetito, da giovane sopportavo il digiuno che era una meraviglia! Adesso ho proprio voglia di mettere un boccone sotto i denti.

Edited by E.A. Coockhob - 22/4/2017, 15:34
 
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E.A. Coockhob
view post Posted on 22/4/2017, 15:12     +1   -1




"Puoi finire la pentola, non farti problemi" dice Eloi spingendo verso di me la pignatta fumante con un fondo di minstrone. Il miglior aperitivo che ho provato in vita mia è la fame che è venuta dopo l'Olocausto Nucleare.
Eloi non ha l'aria di uno che abbia mai saltato un pasto in vita sua, bastardo fortunato.
"Grazie per aver accompagnato mia nipote."
"Ci ho provato... Non mi è andata molto bene."
"Almeno ci hai provato, di questi tempi vuole dire tanto."
Indossa dei pantaloni di jeans con pesanti pezze alle ginocchia, una camiciona a quadri di lana con un colletto ecclesiastico. Sopra indossava una tuta da lavoro. Lui e "i suoi uomini" hanno rabberciato le finestre di una chiesa e ora stanno cercando di rabberciare il tetto. Ha la pelle tremendamente arrossata dal sole, le mani molto rovinate.
"Come mai tua sorella viveva da sola?"
Abbassa la testa, lo sguardo poi mi guarda di nuovo
"Non siamo mai andati d'accordo su niente. Nemmeno.... La catastrofe ci ha avvicinati, figurati. Poi era... Troppo orgogliosa. Fino all'ultimo. Che Dio la perdoni."
Prima che cali un silenzio imbarazzante lo punzecchio
"Non mi hai chiesto se sono Cattolico."
"Non ti ho chiesto nemmeno se credi in Dio."
"Non t'interessa saperlo?"
"Mi rimetto alla provvidenza, aiuto chiunque il Signore mi mandi. Non mi resta altro da fare."
"Insomma fai come il buon samaritano."
"In coscienza non mi resta nient'altro da fare non so nemmeno se c'è un papa, se esiste ancora una chiesa, non mi resta altro che affidarmi a Dio."
"Però la chiesa la stai riparando tu."
"Però mia nipote mi è stata... Provvidenzialmente riportata. Mi dispiace che tu abbia dovuto passare un giorno in prigione ma sono tempi difficili."
"Anche lo sgombero che hanno fatto a casa di tua sorella minore va bene?"
"Come ho detto... Sono tempi difficili. Ci sono anche le punizioni corporali pubbliche per chi ha commesso dei reati, prima della guerra sarebbe stata una barbarie ma adesso va bene. Ci sono anche i prigionieri e i detenuti che lavorano agli sgomberi e al recupero degli oggetti utili... Più grave la condanna più pericoloso è il lavoro che devono compiere. Dover rimuovere gli ordigni è come essere condannati a morte non una volta ma ogni volta che vieni inviato a rimuovere un'ordigno. E' atroce, non è crudele, è quasi diabolico ma ha senso. Va bene. O accettiamo queste misure... Oppure c'è solo la barbarie. ...Come fuori dalle mura. Tutto quello che possiamo fare è rimboccarci le maniche, ricostruire tutto, in modo da non avere più la necessità di comportarci in questo modo."
"Mi sembra che per essere uno che si affida alla divina provvidenza sei parecchio realista."
"...Si può accettare la volontà di Dio in molti modi. Ma non credo di poterti dare un impiego, sei troppo anziano per il genere di lavori di cui ho bisogno..."
"Fa niente..."
"...Però. A scuola cercano dei maestri. Se riesci a insegnare a leggere, scrivere e l'aritmetica di base ti assumeranno sicuramente."
"Davvero?"
"Si... E' un lavoro che tengono "di riserva" per gli anziani. Poi potresti arrotondare qualcosa facendo registrare su nastri magnetici quello che sai della cultura prebellica. Verrà tutto ricopiato su carta e archiviato."
"Davvero?"
"Si... Ma non è tanto denaro. E' giusto quello che può servire a un vecchio per comperarsi un caffé o una tavoletta di cioccolato."
"Direi che... Chi è che comanda qui? Mi è sfuggito di capo il nome."
"Il generale Tolbert, Nicholas Tolbert. Lui e i suoi ufficiali comandano qui, per ora. Quando sarà possibile, faranno un passo indietro."
"Tu ci credi?"
"No, non è che credo. So che Tolbert promette sempre tutto quello che mantiene, nel bene e nel male. ...Perciò ha avuto una vita dura. Tenere fuori i predoni, mantenere la disciplina tra i suoi uomini, una parvenza d'ordine tra gli abitanti... E' più faticoso di quanto possiamo immaginare."
"Già. Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Cercherò d'impiegarmi come maestro, e anche di lasciare giù qualche ricordo del mondo prebellico. Ah, e grazie anche per il minestrone"
"Non c'è di che. Arrivederci."
 
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view post Posted on 22/4/2017, 16:12     +1   +1   -1

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Quello che non gradisco delle tue fan fic, perdonami se te lo dico, è lo stile da telenovela, con dialoghi tipo grande fratello :P... mettici un po' più di azione, di tensione, di dramma...
 
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E.A. Coockhob
view post Posted on 23/4/2017, 01:40     +1   -1




CITAZIONE (davemustaine_88 @ 22/4/2017, 17:12) 
Quello che non gradisco delle tue fan fic, perdonami se te lo dico, è lo stile da telenovela, con dialoghi tipo grande fratello :P... mettici un po' più di azione, di tensione, di dramma...

Oh, ecco una critica che mi piace, "stile da telenovela" con "dialoghi da grande fratello": +1.
Cercherò di metterci una pezza, dài.
 
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5 replies since 19/4/2017, 13:51   205 views
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