| C'è questa bambina che corre con una vecchia borsa di plastica stretta al petto. E' bassa, magra e denutrita. E' coperta di stracci sporchi. L'hanno rasata a zero da poco per evitarle i pidocchi ma ha una peluria rossiccia sulla testa. E quell'omaccione, un miliziano pompato, la placca. "Queste le prendo io, tu non ne hai bisogno." "Noooo!" Strilla la bambina "Ormai non c'è più niente da fare per tua madre. E' morta" La bambina lascia cadere il sacchetto. E l'omone lo raccoglie mentre quella rimane stordita dal dolore. Quello se ne va col pacchetto e lascia lì la bambina che cammina con esasperante lentezza per le vie della città diroccata, a un certo punto si ferma e rimane piantata davanti a una porta da cui c'è un gran via vai di omoni con resti di divise e mimetiche stinte che stanno portando fuori di tutto, mobili, scatole, sacchi per caricarli su un camioncino arrugginito. Sembra di vedere un trasloco prebeillico. La bambin comincia a tremare a singhiozzare e poi a piangere. Certo, le autorità locali non sono molto gentili, ma ho visto di peggio. "Ciao sono il signor Deforest, come ti chiami?" "Madeleine." "Madeleine, non puoi rimanere piantata qui tutto il giorno." Madeleine si soffia il naso rumorosamente con un fazzoletto, poi si asciuga le lacrime con una manica del giaccone. "No, non posso." "Hai qualche parente ancora in vita?" Ci pensa un attimo "Zio Eloi." Parla a sillabe che mette insieme molto lentamente, come se ogni respiro le provocasse una grande sofferenza, impiego più tempo di quanto vorrei per capire quello che dice e devo usare un pizzico d'intuito per indovinare quello che vorrebbe dire. Non riesce a spiegarsi. ...Capisco che c'è da attraversare mezza città. E che finiremo vicino alle "mura". "Ho capito, ti accompagno." Devo prenderla per mano, trascinarla quasi di peso. Le strade sono deserte ma sfrecciano qua e là jeep, ambulanze e camion militari. ...Chissà dove trovano tutto quel carburante. Le strade sono deserte, non c'è un cane. Gli edifici sono diroccati. Si vedono solo mura di cmento annerito, non ci sono finestre. Nelle buche sull'asfalto e nelle crepe sui muri crescono patetiche piantine deformi. Sembrano un po' la versione cubista della vegetazione pre bellica. Sento grida e spari. Sto trascinando di peso la bambina, perciò la scarico in un vicolo appartato tra due edifici solidi e mi dirigo verso il luogo della sparatoria. Quando arrivo lo spettacolo è quasi finito. Ci sono corpi di miliziani sparsi ovunque. Non ricordo una carneficina del genere da che sono uscito dal rifugio. Gli artefici erano dei predoni. Ognuno di loro sembrava un arlecchino con pezzi di protezioni al posto di toppe: alcuni avevano giubbotti anti proiettile militari, altri della polizia, altri ancora elmetti di diversi eserciti, qualcuno pezzi di armature recuperati in qualche museo. Il loro capo, evidentemente un mutante era chinato, teneva il suo stivalone militare sul petto di un miliziano. "Hai ucciso il mio fratellino!" frignò l'omone, la sua grossa faccia era arrossata e aveva qualcosa di curiosamente infantile, un basso mormorio attraversò il gruppo di predoni. L'uomo con grande sforzo sputò in faccia al gigante. Il mormorio cessò. Io sparai il mio proiettile, guidato dalla telecinesi colpì il cranio del gigante e fece esplodere la sommità. I predoni si girarono verso di me prima che il corpo del loro capo rotolasse e alzarono le loro armi da fuoco. ...Ma quelli che potevano sicuramente colpirmi non fecero in tempo a premere il grilletto, i miei proiettili guidati dalla telecinesi ai loro punti vitali li raggiunsero prima. Tutti gli altri spararono a vuoto. Grazie ai sensi e alla telecinesi la gittata della mia pistola era molto superiore alla loro. Puntai la pistola che tenevo alla mano sinistra e poco dopo altri otto predoni caddero. Un pugno di superstiti, quattro, saltò su una jeep imprecando e scongiurando e tentò di fuggire dalla breccia nelle mura che avevano aperto con una ruspa che giaceva semisepolta sotto un cumulo di cemento, lamiere e filo spinato. Li lascia andare, mirai con calma al serbatoio della Jeep e la feci saltare in aria. L'esplosione non era del tutto genuina perché avevo infuso un po' della mia aura nel proiettile. Il miliziano si fece avanti verso di me barcollando. "Aspetta, non muoverti, hai le costole fratturate ti aiuto a sederti" gli dico in tono rassicurante. Lui è troppo ferito e sbigottito per non lasciarsi abbindolare, poi oltretutto è vero, lo aiuto a sedersi al riparo dal sole stando attento a non rovinargli ancor di più la cassa toracica ma una volta lì gli premo uno tsubo che lo manda all'istante in stato comatoso, poi ne premo un'altro che gli cancella l'ultima ora di memoria. ...Se mai un dottore lo visitasse direbbe che è caduto vittima di stress post traumatico. Fortuna che indosso sempre i guanti. ...Città Post Atomiche! Non c'è mai un poliziotto quando ti serve! ...E quando ne faresti volentieri a meno sono sopravvissuti perfino gli antropologi forensi! Nascondo rapidamente le armi e le munizioni in un palazzo in rovina. ...E faccio bene perché poco dopo aver recuperato Madeleine vengo raggiunto da un miliziano. "Ha con se dei documenti? ...Prebellici." "Certo." tiro fuori il mio portafoglio logoro e glielo passo. Il miliziano tira fuori la carta d'identità e il passaporto. Mi guarda in faccia. "Cosa ci fai qui?" "Cerco lavoro." "Cosa ci fa in giro con... Tu sarai mica Élisabeth?" Lei non risponde, non sembra nemmeno vederlo "Si chiama Madeleine, o almeno così mi ha detto lei. Sua madre è appena morta. La casa è stata sgomberata da dei suoi colleghi. ...Lei dice che ha uno zio che si chiama Eloi e che vive in un quartiere qui vicino." Vedo un barlume di riconoscimento negli occhi del miliziano. "Si.. Si, capisco. E' tutto vero, è tutto così." Dice scuotendo vigorosamente il capo. Poi mi fa "Ora metti le mani sul muro e allarga le gambe. Meglio perquisirti e portartii in centrale, abbiamo avuto dei disordini ci sono accertamenti da fare." "Si, si capisco." Il miliziano perquisisce sia me sia la bambina. Qui la paranoia galoppa! Ma tutto quello che trovano sono un pugno di ricette pre belliche ingiallite in una bustina di plastica, addosso a Madeleine, tra l'altro. Il mio portafoglio me lo restituisce. Quest'uomo non ha manco avuto la tentazione di portarsi via una delle vecchie banconote, essì che ero entrato al rifugio pieno di soldi... Che ora non valgono più niente. Mi portano direttamente in prigione. Nella prigione hanno messo su una specie di commissariato, oltre alle celle. Rimango lì un giorno tutto quello che mi danno è una pentola d'acqua pulita. M'interrogano due o tre volte ma sono stato addestrato bene e sono una vecchia volpe perciò riesco a dargli a bere che all'arrivo sono stato visto e perquisito dai miliziani morti contro i predoni, glieli descrivo, dico che non mi hanno detto i nomi o forse non me li ricordo perché sono vecchio, sono stanco e sono agitato. Si bevono tutto e mi lasciano andare. Vado a recuperare le armi e le munizioni e le trovo esattamente dove le avevo lasciate. Mentre mi allontano ben armato sento il mio stomaco borbottare, eh, tutto quel movimento e la giornata passata senza mangiare mi avevano messo un certo appetito, da giovane sopportavo il digiuno che era una meraviglia! Adesso ho proprio voglia di mettere un boccone sotto i denti.
Edited by E.A. Coockhob - 22/4/2017, 15:34
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