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Hidamari ga kikoeru- I hear the sunspot

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    Quando ne ho letto la trama, mi ha immediatamente ricordato Non voglio tornare da solo, un bellissimo cortometraggio di Daniel Ribeiro, che ho or ora scoperto essere stato trasformato in film, con il quale condivide il narrare di handicap e dell'innamoramento di due ragazzi. La differenza sostanziale tra il manga ed il corto, oltre alle diverse età dei protagonisti, è che la Fumino cerca soprattutto di restituire un'immagine onesta e priva di pietismo della disabilità e di come essa possa influenzare la vita di una persona, piuttosto che concentrarsi sulla storia d'amore (ovviamente rappresentata, con annessi e connessi ed uno sviluppo molto graduale).
    <<ho pensato fosse il caso di smetterla di trarre conclusioni affrettate e superficiali>> dice Kohei, studente universitario con problemi d'udito, accettando finalmente l'invito ad unirsi al club di lingua dei segni. Questa frase mi sembra sintetizzi perfettamente il messaggio che l'opera veicola: come la difficoltà del comprendere la situazione dell'altro ed una certa dose di superficialità da ambo le parti possano generare un'involontaria ed inconsapevole stigmatizzazione, a sua volta causa di una profezia che si autoadempie. Prima di incontrare l'esuberante e apparentemente sempliciotto Taichi, Kohei, a seguito di un'ipoacusia improvvisa, sperimenta interazioni negative che lo spingono a credere di non poter integrarsi nella società e agisce di conseguenza, isolandosi. Quest'incontro gli dà l'input necessario per guardare le cose da un'altra prospettiva e, come si vedrà in seguito, modificare il proprio modo di approcciare gli altri. La storia, con la sua delicatezza, mi ha colpita molto; bella l'edizione, a parte quel "che h'è" e qualche altra svista; e molto carina la sorpresa che si ha togliendo la sovracoperta.
    Qualcun altro ha letto il primo volume?
     
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    CITAZIONE (May @ 18/8/2017, 09:45) 
    un'involontaria ed inconsapevole stigmatizzazione, a sua volta causa di una profezia che si autoadempie. Prima di incontrare l'esuberante e apparentemente sempliciotto Taichi, Kohei, a seguito di un'ipoacusia improvvisa, sperimenta interazioni negative che lo spingono a credere di non poter integrarsi nella società e agisce di conseguenza, isolandosi. Quest'incontro gli dà l'input necessario per guardare le cose da un'altra prospettiva

    Non ho letto il volume in questione (la mia fumetteria è chiusa fino a domani per ferie), però questo aspetto mi pare interessante.
    In "Silent voice" (https://smo.forumfree.it/?t=69329871) la protagonista è sorda, e si mostra come ciò abbia significato per lei l'ostracizzazione da parte della famiglia paterna - in quanto "difettosa" - e l'essere vittima di bullismo a scuola, peraltro poco ostacolato dagli insegnanti. Quello che si lascia intendere è che la società giapponese sia ben poco "accogliente" nei confronti dei portatori di handicap. Pare che molte famiglie vivano la presenza di un disabile come qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere.
    Invece mi pare di capire che l'autrice di Hidamari ga kikoeru voglia essere più ottimista e insistere sul fatto che l'atteggiamento personale conta molto anche sul modo in cui ci vedono gli altri.
    Mi chiedo quale delle due autrici abbia ragione...
     
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    Invece mi pare di capire che l'autrice di Hidamari ga kikoeru voglia essere più ottimista e insistere sul fatto che l'atteggiamento personale conta molto anche sul modo in cui ci vedono gli altri.

    Sì, il punto mi pare esattamente questo. In Hidamari non ci sono buoni e cattivi per esigenze di copione, ma ci si concentra davvero sui problemi di comunicazione e anche su come nel quotidiano vi siano distinzioni tra chi è sordo e chi ha cali di varia entità dell'udito. Non ho letto Silent voice, anche se ultimamente lo sento citare spesso per via del film, quindi posso fare solo speculazioni. Magari la differente impostazione dipende dall'intento, in S.voice, di descrivere casi di bullismo in età infantile?
     
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    CITAZIONE (May @ 20/8/2017, 17:31) 
    in S.voice, di descrivere casi di bullismo in età infantile?

    Sì, esatto. Più che altro bullismo fra bambini. Anche se poi le conseguenze si ripercuotono nell'adolescenza (il periodo in cui è ambientato il manga. Ma c'è un lungo flashback sugli anni dell'infanzia, appunto).
     
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    Una sostanziale differenza tra Silent Voice e Hidamari, probabilmente sta anche nell'età dei protagonisti.
    Da una parte viene rappresentata la cattiveria gratuita e spietata tipica nei bambini-adolescenti dall'altra quella più subdola tipica degli adulti.

    CITAZIONE
    Invece mi pare di capire che l'autrice di Hidamari ga kikoeru voglia essere più ottimista e insistere sul fatto che l'atteggiamento personale conta molto anche sul modo in cui ci vedono gli altri.
    Mi chiedo quale delle due autrici abbia ragione...

    Ma in fondo anche l'autrice di S.V. tira in ballo questo elemento. Alla fine infatti la protagonista si rende conto che il suo atteggiamento è stato una tra le cause principali di tutti i suoi problemi.
     
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    CITAZIONE (Hisoka @ 23/8/2017, 14:51) 
    Ma in fondo anche l'autrice di S.V. tira in ballo questo elemento. Alla fine infatti la protagonista si rende conto che il suo atteggiamento è stato una tra le cause principali di tutti i suoi problemi.

    In parte è vero, però resta la storia allucinante di una famiglia, marito/padre compreso, che ripudia moglie/nuora e figlia/nipote solo perché la bambina è nata con una disabilità. E tutta la questione del bullismo grave subito dalla protagonista per la sua diversità e "fatto passare" dagli adulti.
    Mi piacerebbe sapere quanto tutto questo rifletta una realtà effettiva (di almeno certe porzioni) della società giapponese... :mhwa:
     
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    Nel secondo volume viene introdotta Maya, una matricola che, come Kohei, ha problemi di udito e che manifesta un'immediata avversione per Taichi, di cui non apprezza il modo di fare, mettendo in scena divertenti battibecchi. Il suo personaggio, che inizialmente cerca di apparire gentile ma in realtà è molto diffidente nei confronti degli "altri", è piuttosto convincente.
    In seguito ad una serie di circostanze Taichi decide di
    lasciare l'università e iniziare a lavorare per un'azienda che si occupa di lingua dei segni
    e il suo rapporto con Kohei cambia perché,
    dopo alcune incomprensioni, gli rivela i suoi sentimenti.
     
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    Maya è un personaggio che si impara ad amare col tempo. Certo l'impatto iniziale non è proprio dei migliori. xD
    Quando vengono fuori le sue debolezze allora la si ama per quello che è: una ragazza fragile che ostenta sicurezza e una forza che non ha.

    Anche gli amici di Taichi cominciano ad avere un ruolo e un carattere ben definiti, poi ci sono la madre di Kohei, il nonno di Taichi, il capo e i colleghi di lavoro... lentamente si sta ampliando l'universo attorno a loro il che rende la storia ancora più appassionante e realistica.

    Taichi è adorabile, con la sua voglia di "fare" e di aiutare Kohei e chi come lui vive una vita difficile a causa della disabilità, tanto adorabile quanto tonto. :wub:

    Per certe cose come "l'amore" non è proprio portato. Ce ne mette per capire cosa prova per Kohei. xD


    Divertentissimo il postface dell'autrice, tormentata dal suo editor perché vuole vedere Taichi e Kohei pomiciare di più. x°D
     
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    CITAZIONE (Hisoka @ 18/10/2017, 11:22) 
    Divertentissimo il postface dell'autrice, tormentata dal suo editor perché vuole vedere Taichi e Kohei pomiciare di più. x°D

    Anche quello del primo volume è molto divertente :gnegne:
     
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    CITAZIONE (May @ 19/10/2017, 00:43) 
    CITAZIONE (Hisoka @ 18/10/2017, 11:22) 
    Divertentissimo il postface dell'autrice, tormentata dal suo editor perché vuole vedere Taichi e Kohei pomiciare di più. x°D

    Anche quello del primo volume è molto divertente :gnegne:

    "Cosa sarà mai questo BL?" Quando ho visto la vignetta mi è venuto troppo da ridere :mhuaua:

    Finalmente ieri ho potuto gustarmi con calma il secondo volumone di questa serie e davvero l'ho trovato di una tenerezza unica: ho adorato come i due protagonisti si avvicinino con calma, delicatezza, avendo paura di ferire l'altro ma allo stesso tempo non potendo evitare di cercarsi (coi loro tempi...) e la cosa del raggio di luce di sole, prima luce nel silenzio e poi punto di calore assieme è stata a dir poco struggente. E poi pur avendo una vena malinconica c'è un ottimismo di fondo molto forte, anche se sono teneri non sono mollicci nell'esprimere i loro sentimenti e questo lo rende davvero godibile in tutte le sue parti.

    Ho seguito la discussione finora e l'ho trovata davvero interessante: non ho visto/letto A Silent Voice perché anche se interessata mi era stato riferito che il fattore bullismo usato è usato come "scusa per l'avvicinamento" dei due protagonisti e queste cose non le sopporto molto, mentre qui anche se si fa riferimento a tutta una serie di comportamenti poco carini subìti l'approccio è molto poco estremizzato e quantomeno vicino alla realtà (per quanto possa saperne io in merito ovviamente).
     
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