L' Armata del Drago ~ Rpg by Forum

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view post Posted on 7/1/2018, 21:56
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My dreams... I was seeing through her eyes! I've been crying her tears!
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Valael. Un mondo pulsante di magie, misteri e vita. Un luogo dalle molteplici sfaccettature che si interesecano l'una sull'altra, creando un caleidoscopio di destini riuniti per i più disparati motivi: intrigo, potere, amore, invidia, morte e chissà cos'altro. Come se la morte fosse l'ultimo baluardo raggiungibile. Ma non divaghiamo.
Tra le moltitudini di realtà che il mondo di Valael poteva offrire, solo una destò l'interesse di un essere bizzarro e distante dal concetto di "vita", per come un mortale la studia e conosce.

Un Energoforme dalla bassa statura, dal corpo minuto ma dal peso proibitivo, nascosto dalle strane vesti blu e rosse che indossava, insieme agli stivali ed i guanti. Così geloso della sua essenza da mettere in ombra di continuo il suo volto sotto la penombra del cappuccio, da cui era possibile vedere solamente i suoi occhi: due zaffiri d'energia gelida senza pupilla ed iride, acquosi e molto espressivi. Il freddo accompagnava sempre i suoi passi, così come il vapore acqueo che usciva dalle vesti di tanto in tanto, dandogli un'area a volte molto spettrale. Un Arcanista dei Ghiacci.
Il suo nome era лед.

Era giunto qui guidato dalla curiosità, quella sete di conoscenza tipica dei maghi e di coloro che dedicavano la propria vita allo studio delle trame magiche, trovando estremamente interessante quei colori che nel suo piano d'esistenza non esistevano. Fu uno strano evento, quello che riuscì a squarciare il velo separatore del Niflheimr, aprendo così una finestra su tutta Valael; come avrebbe mai potuto immaginare che esistessero forme diverse da quelle dei cristalli? Colori cangianti ed espressivi come il rosso, l'arancio, il viola ed il verde? Sensazioni nuove, come il pericolo del calore o lo stupore del cielo stellato?
Valael gli dimostrò come tutto ciò che лед conosceva e dominava non era che un granello di ghiaccio in uno sperduto e sterminato deserto di possibilità, per questo si lasciò cadere fino alla terra scura, lasciando quello che per molto tempo era stata la sua dimora.

Camminava e nel farlo canticchiava nella sua lingua natìa, quel suono tintinnante del tutto simile ai cubetti di ghiaccio che sbattono l'uno contro l'altro all'interno di un bicchiere, facendosi compagnia nel suo peregrinare alieno. Lasciava dietro di sé le pesanti impronte dei suoi piccoli stivali mentre il suo sguardo si posava su tutto ciò che fosse minimamente interessante, ossia la maggior parte delle cose che gli capitavano a tiro.
In distanza una grande barriera bianca, dall'aria austera ed indistruttibile si ergeva, figure umanoidi dello stesso colore sembravano voler difendere ad ogni costo quel luogo. Chissà cosa erano? Forse degli Energoformi di un qualche altro piano? Guidato dal suo interesse per le stranezze che lo circondavano, spostò la sua attenzione verso quelli che ben presto avrebbe scoperto erano i Portoni DorTorrad.

Gli enormi ed impenetrabili Portoni DorTorrand. Anche se piegò all'indietro il collo fino al massimo consentito, non riusciva a vedere la fine della costruzione. Quelli che aveva confuso come suo consimili razziali erano, in verità, delle grandi statue di un materiale bianco identico a quello delle porte e delle mura, lavorate per assomigliare a degli strani esseri dallo sguardo austero, armati di bastoni e conoscenza; avevano un portamento fiero e sembravano pronti a dar battaglia.
Dal profondo del cappuccio le parole dell'Energoforme fuoriuscirono lente, una vocina candida, chiara e pulita; una voce bianca.

Questo luogo è strano. Chissà cosa c'è dietro le porte?

Piccoli passi tentarono quindi di avvicinarsi per poterle osservare meglio, cercando di indovinare al contempo quali meraviglie la città di Estel poteva mostrargli; quelle mura enormi erano le pareti di uno scrigno d'avorio che contenevano il più grande dei tesori o la peggiore delle maledizioni. лед aveva tutta l'intenzione di scoprire quale delle due supposizioni era quella corretta.
 
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view post Posted on 9/1/2018, 19:10







Le mura di Estel erano lì da secoli, e sarebbero rimaste lì, immobili, altrettanto a lungo.
Da dentro, i rumori della città arrivavano attutiti, ma comunque vivi. La popolazione cercava di rendere pietre, legno e coccio qualcosa di diverso, di pulsante.
E, in qualche modo, ci riusciva.
Sugli spalti, uomini armati presidiavano posizioni di guardia. Dal barbacane erano state stese bandiere e stendardi.
La via che sotto ai piedi ti ha permesso di arrivare fin qui è comunque calcata da piedi - tanti piedi - e ruote, solchi profondi lasciati da carri carichi, carovane.

Se alzi lo sguardo, uno dei gonfaloni apposto alle merlature sopra ai portoni è blu, vecchio e lacero, e riporta il disegno di un grande occhio aperto.
Subito sotto, in due guardiole di legno, soldati in armi - corazza e spada, nel fodero, scudo e lancia alla mano, tengono d'occhio la situazione - ed ora, te.
Quello che però non riesci a capire fino in fondo è il senso di un piccolo globo, immobile, completamente nero, che, ad un primo sguardo, sembra nient'altro che una decorazione della guardiola.

La coppia di armati si guarda. E poi, quasi all'unisono, alzano lo sguardo sul globo.
Alcune luci rosse si accendono sulla superficie di quello, all'improvviso e poi, nel volgere di un battito di ciglia, alcuni fasci luminosi ti sono addosso; seguono il tuo profilo, si fermano più di una volta all'altezza del tuo viso, sulla cappa, cercando forse di spiare cosa si trova al di sotto.

Poi, una strana voce, leggera ma impersonale, ti risuona dentro alla coscienza, o nelle orecchie, o direttamente nel cervello. O forse, in tutti e tre al contempo.

> Chi sei, viaggiatore? Cosa cerchi, alle nostre Porte? <


Non c'è disprezzo, ne paura, non timore ne dubbio. La voce che ti pulsa dentro esprime solamente una genuina, neutrale curiosità.


 
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view post Posted on 11/1/2018, 01:51
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Il sentiero che aveva imboccato era il compendio astratto di coloro che erano passati di lì, creando un intricato disegno di impronte diverse che formavano un arabesco impossibile da discernere. In ogni passo, in ogni giro di ruota di un carretto, in ogni impronta animale era racchiusa una storia, un motivo, un sogno, un obbiettivo. Ma più di questo dettaglio, poco interessante agli occhi luminosi dell'Energoforme, c'erano i suoni che da al di là del muro riuscivano a raggiungere il suo udito; quella strana nenia fatta di rumori quotidiani l'avevano quasi rapito.

Chissà che cosa stavano facendo, i mortali, dietro quelle porte? Quali meraviglie stavano escogitando? Aveva saputo che i più virtuosi riuscivano a costruire oggetti di natura bizzarra, addirittura riuscivano anche ad instillare una sorta di scintilla magica con cui rendere le proprie creazioni uniche, seppur tali meraviglie venivano costruite in misura minore, in confronto ad ogni sorta d'oggetto comune. Ma cosa significava la parola "comune"? Di certo лед giudicava quello che vedeva tutto, fuorché comune. Per esempio le mura riuscivano ad emanare un'aura di solidità inespugnabile mentre le statue, modellate da chissà quali mani esperte, racchiudevano in loro delle emozioni che l'Arcanista non riusciva a cogliere.

Fu in quel preciso momento, si rese conto che non era solo in quel luogo ma che uomini armati e bardati presidiavano l'entrata. Molte erano figure lontane, poste in alto rispetto alla sua posizione e disinteressate - al momento - di un piccolo essere che sostava davanti ad uno dei Portoni di Estel.
Molti, ma non tutti.
Due in particolar modo, molto più vicini, erano diventati il nuovo centro focale dell'attenzione dell'Energoforme, soffermandosi sullo strano vestiario che indossavano. Le armi e le armature erano concetti a lui distanti anni luce: dato l'elemento che lo costituiva, di per sé già molto solido, non aveva bisogno di supplementi difensivi. O almeno di questo era convinto, ma era un pensiero sciocco e semplicistico, dettato dall'ignoranza. Sopra le loro teste, appeso su di un pezzo del castello, un vessillo rettangolare di colore blu con un occhio impresso e sopra la guardiola in legno uno strano e curioso oggetto: una sfera.
Tale oggetto sembrava essere lì solo per arredare il luogo, niente di più e niente di meno. Di misura irrisoria e di colore persino più anonimo, non destò grande preoccupazione in лед, perdendo velocemente interesse per dedicarsi ancor di più allo strano equipaggiamento delle due guardie; quando però entrambe sollevarono il capo verso l'oggetto, comprese che la sua leggerezza nel giudicare l'aveva tratto in inganno.

Strane luci di una sfumatura di rosso a lui sconosciuta percorsero la superficie della sfera, luminosi come i raggi del sole ma inoffensivi come quelli lunari. Balluginarono per un po' e prima ancora che potesse formulare una domanda con il pensiero, gli stessi divennero strali del medesimo colore che ricoprirono la figura ammantata dell'Arcanista.
La reazione istintiva fu anche la più fanciullesca, tentando con le mani di afferrare la luce per vederla da più vicino, studiarla e capire perché ora le aveva addosso. Quando poi le luci andarono dentro il cappuccio, indugiando per più tempo, tentò di nuovo di afferrarle con entrambe le mani, immergendole nell'oscurità dell'indumento e tirandone fuori solo una caliginosa nuvoletta d'aria condensata che si dissipò nel breve termine.

Sotto il cappuccio c'era un volto, un volto che era sicuramente simile a quello degli umani ma allo stesso tempo distante, costituito da un purissimo ghiaccio cristallino, perfettamente levigato e privo di qualsiasi impurità. Gli occhi luminosi s'incastonavano come due gemme in quel carnato di vetro ed orecchie, naso e labbra sembravano appena accennate. Non aveva capelli né pelo di nessun genere, tantomeno del ghiaccio o della neve a nascondere l'incipiente calvizia glaciale.

Qualcosa o qualcuno parlò e nel farlo, l'Energoforme si guardò in giro con fare sospettoso. Non percepiva le parole solo con l'udito ma anche con la propria mente e con la propria energia spirituale. Gli occhi divennero sottili e non nascose, tantomeno alla cosa che gli stava parlando, il fastidio di avere qualcuno dentro la testa. Si limitò a pensarlo, non lo trasformò in parole, forse per mantenere comunque un po' d'educazione alle porte di un regno che doveva essere ospite e non nemico.
Gli era stata fatta una domanda semplice, in realtà. Una presentazione, niente di più e niente di meno. Non eseguì un inchino né si professò nella galanteria mortale, non conoscendola.

Il mio nome è difficile da pronunciare. Mi chiamo...

... лед. Disse il suo nome ma il suono di quelle lettere non erano mortali, dato che era un nome inciso nella lingua dei ghiacci. Il suono che uscì dal cappuccio fu il vibrare delle stallatiti gelide mosse dal vento, il tintinnare dei cubetti di ghiaccio in un bicchiere ed il suono della neve quando cade nel silenzio di una notte invernale.

... E cerco la conoscenza. Conoscere questo mondo, cosa lo compone, chi lo compone, perché lo compone. Ho molti quesiti e spero di trovare per ognuno di essi una risposta soddisfacente.

La voce chiara e limpida dell'Arcanista risuonò leggera dalle profondità del cappuccio, delicate e prive di menzogna. Non aveva bisogno di mentire, dover tenere a mente ogni bugia che si diceva era il più grande problema dei menzogneri e lui non voleva riempirsi la testa di nozioni false, voleva solamente conoscere le verità che lo circondavano.
Pretenzioso? Forse.

Posso entrare? Non sarò un peso. Lo prometto!

Batté il piccolo pugno contro il petto. Nel farlo produsse un suono tondo, come due blocchi di vetro che vengono sbattuti l'uno contro l'altro.
Sicuramente un corpo molto solido il suo.
 
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view post Posted on 15/1/2018, 22:33







> лед <



Il suono di quel nome era stato registrato, e perfettamente replicato, dai processori dei dati della colonia di naniti che erano il corpo dell'Algoritmo.
La sfera di sera quindi mossa, leggera, come sospinta avanti dal vento priva di peso. E forse, priva di peso, in quel momento lo era per davvero.
Le luci si erano spente, in silenzio, smettendo di infastidire il nuovo venuto.
Le guardie, dietro al globo, si erano rilassate, appena. Lo rivelava l'inclinazione delle loro aste; la rilassatezza nei loro volti. Sembrava quasi di poterli sentire bisbigliare, mentre quella cosa galleggiante aveva preso il loro posto nel noioso compito di verificare i viaggiatori che richiedevano l'accesso.

> Trovo quello che ti muove a queste soglie più che meritevole, viaggiatore.
Io stessa, tempo fa, ho mosso i miei primi passi entro le Mura spinta dal medesimo interesse.

Da dove vieni?
<


Una domanda altrettanto semplice, quanto lo erano state le prime due. Un normale tentativo di raccolta di informazioni di base.

La sfera, poi, non aveva smesso di avanzare, nemmeno mentre per la seconda volta rivolgeva quelle sue silenziose domande all'Uomo di Neve. In quel momento, gli stava a meno di tre palmi dal viso, di nuovo immobile, congelata a mezz'aria.


 
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view post Posted on 16/1/2018, 20:45
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Quella strana, piccola sfera galleggiante era riucita senza alcuna difficoltà a replicare, nonostante fosse priva di bocca, il nome dell'Arcanista e questo destò l'improvviso interesse dell'Energoforme. Come era riuscita quella "cosa" a parlare la lingua dei ghiacci, così su due piedi? Aveva già insita questa conoscenza o possedeva una straordinaria capacità cognitiva, tale da imparare ogni cosa in un breve istante? Doveva ammettere a sé stesso che quell'oggetto, quell'insieme di energia ed intelligenza lo affascinava. Avrebbe voluto saperne di più su di lui ma al momento non era lui a porre le domande, tantomeno elargire giudizi.

Gli umani posti a guardia del portone, poco più indietro della sfera, si rilassarono quando le luci danzanti smisero finalmente di scrutare la piccola forma dell'Arcanista e lo dimostrarono inclinando di poco le proprie armi. Anche senza le giuste conoscenze in merito, лед quasi percepiva lo stato mentale dei due mortali, come se una grossa bolla di preoccupazione fosse esplosa nell'immediato, rilasciando solamente una debole ma benvenuta serenità interiore. Non riusciva però a comprendere totalmente la motivazione di tanta preoccupazione, in fondo lui era solo giunto in quel luogo per la conoscenza e non per distruggere. Si ritrovò a pensare che la breve vita dei carnosi doveva essere costellata di preoccupazioni terribili. Non li invidiava per questo.

Lo strano guardiano intanto si avvicinava lentamente e nel farlo espresse tutto il suo trasporto nell'aver compreso quali fossero le motivazioni dell'Arcanista, rivelandogli che anch'ella - si apostrofava dunque come essere femminile? - in passato giunse davanti a quel portone con lo stesso identico desiderio; questo non fece altro che aumentare la sensazione di simpatia nei confronti del globo. Gli occhi dell'Energoforme si piegarono in due piccole curve, due sottili linee con la pancia rivolta verso l'alto, esprimendo così un sorriso nei confronti di tale straordinaria essenza che gli galleggiava sempre più vicino. Non ringraziò né aggiunse altro, lo trovava terribilmente superfluo.
Lo strano agglomerato di materiale sconosciuto si fermò a pochi centimetri dal viso ghiacciato, nascosto tra le ombre del cappuccio, accompagnato da una seconda domanda.

L'Energoforme dei ghiacci simulò un sospiro teso e nel farlo una densa e cospicua nuvola di vapore acqueo fuoriuscì dal cappuccio, di un freddo intenso, non sufficientemente forte da raggiungere la sfera sospesa in aria. La domanda non era difficile ma la sua risposta era molto personale; лед non trovava davvero nulla di male in quella domanda, era solo una sorta di strano senso d'appartenenza che lo faceva tentennare, come se non dirlo fosse meno reale e distante. Non gli mancava il paesaggio, i luoghi o le strane forme di vita che componeva il suo piano d'esistenza, eppure sentiva che gli mancava qualche cosa ogni volta che ci pensava. Cosa non era riuscito però ancora a districarlo.

E'un luogo perso tra i ghiacci sempiterni e le valli nebbiose ricoperte di bianca brina. Nella mia lingua si chiama земля тумана.

Quel suono non aveva niente di umano, nulla di buono o di malvagio. Anche nella lingua dei ghiacci aveva un suono strano, molto particolare. Era il suono di molte manifestazioni atmosferiche legate al ghiaccio che sparivano tutte insieme nello stesso istante, lasciando il denso ed ovattato suono della nebbia. Una nebbia lattiginosa, sempiterna, insidiosa e calma, ben diversa da quella di Valael.

Ho scoperto inoltre che coloro che studiano la magia, i piani d'appartenenza e ciò che è arcano ai sensi definiscono il mio piano natìo con il nome di Niflheimr o Terra delle Nebbie. Un nome piuttosto... come dicono i mortali? Azzeccato?

Guardò per primo il grande bulbo sollevato a mezz'aria in cerca di conferme, spostando infine lo sguardo sulle due guardie con la medesima espressione negli occhi, probabilmente con un sopracciglio alzato per via del dubbio che lo attanagliava.
 
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view post Posted on 19/1/2018, 22:42







Le luci sulla superficie della sfera brillano per un istante, cambiando di tonalità, dal rosso cupo al giallo, mentre la figura incappucciata risponde alla domanda della Custode delle Porte - anche se solo per quel giorno.

> Niflheimr.
Ricordo questo nome. E' parte di leggende del mio tempo e del mio mondo. Leggende su giganti che hanno carne e sangue fatto di ghiaccio e neve. E maniere brutali.
Favole di un tempo passato.
<


Le parole che provengono dalla sfera si interrompono brevemente, cadendo nel silenzio. Un istante. Un'altro ancora.

Gli armati nella guardiola hanno un breve tremito. Annuiscono, raddrizzando le loro aste, prima di proporre alla sfera, e all'incappucciato, un brevissimo inchino. Lasciano quindi le guardiole quasi all'unisono, entrando in città dalle piccole porte di servizio che fanno poca mostra di sé stesse accanto ai grandi battenti di DorTorrad.
Il campo rimane sgombro. I carri sono spariti loro stessi oltre i portoni di Estel, ed attorno, sulla piana antistante l'accesso cittadino, non rimane nessuno.
Solo la sfera. Solo l'Arcanista. Uno di fronte all'altra.

> Mostrami, ti prego, лед, cosa puoi.
Se il tuo sangue è quello di cui cantano le poesie degli antichi Norreni, allora so che dentro di te esiste molto, anche ancora non hai rivelato.
<



La sfera tremola. I suoi contorni si fanno dapprima sbiaditi, come si stesse cercando di osservarla attraverso l'aria torrida di una giornata di caldo estivo. Poi l'aria si condensa, piano, strato dopo strato, divenendo la sagoma di un corpo, e poi un corpo.
Una bambola. Un fantoccio a forma di corpo, dai lineamenti leggeri di una fanciulla. Gli occhi grandi, neri come i pozzi siderali che si aprono tra pianeta e pianeta, lassù, oltre le stelle.
I capelli sono bianchi, come il latte appena munto. Come il ghiaccio sempiterno, venati dell'azzurro più tenue e delicato.
La pelle è nient'altro che un sottile strato traslucido.
Un illusione, una parvenza di qualcosa che non esiste. Carta velina posata sull'aria.

Completamente nudo, il fantoccio si staglia, immobile.
Sorride.


 
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view post Posted on 24/1/2018, 10:13
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Gli occhi dell'Energoforme si piegarono, trasformandosi in uno sguardo che racchiudeva in sé uno dei sentimenti più comuni per gli esseri, come lui, nati e cresciuti distanti da tutto ciò che era diverso da loro: la perplessità.
Le parole di quella piccola sfera, sufficientemente piccola da stare in una mano sola, riuscirono a destare una nuova serie di domande nel corpo ghiacciato dell'Arcanista, non riuscendo a trovare una risposta a nessuna di esse; era come brancolare al buio senza la possibilità di ritrovare il cammino.
Possibile che lui, лед, Dominatore dei Ghiacci Eterni nella Terra delle Nebbie fosse all'oscuro di quelle informazioni che il Guardiano delle porte stava rivelando? Non solo, ma quell'essere tanto interessante quanto - ora poteva capirlo - pericoloso sapeva cose che l'incappucciato credeva precluse ai più. Era convinto che anche gli Jǫtunn più antichi non conoscessero particolari come i "norreni" o che fossero considerati alla stregua delle favole.

Non amava particolarmente essere considerato come una fantasia, un pensiero incastrato tra la realtà e l'immaginazione collettiva, un mostro con cui spaventare i bambini durante le notti ghiacciate dell'inverno. Aveva una sua fierezza, un suo portamento ed un qual certo senso d'appartenenza alla propria razza che sollevava in lui l'obbligo morale di dover cambiare necessariamente le cose; avrebbe portato la conoscenza del suo mondo, delle sue terre, delle sue tradizioni. Solo in quel modo, pagando la conoscenza con altra conoscenza, avrebbe potuto far sbiadire quella strana descrizione che gli era stata appena data.
Dovette però ammettere che in alcuni punti le informazioni erano più che veritiere: nel Niflheimr non c'era altro che ghiaccio e neve, sia nelle lande che nel sangue dei suoi abitanti, senza considerare che le loro maniere potevano essere considerate barbariche agli occhi dei civili mortali.

La testa dell'Arcanista formulava domande che avrebbe voluto rivolgere all'essere levitante davanti a sé, chiederle chi o cosa era, quale era il suo nome, quanto era antica. Per una volta sarebbe stato affascinante scoprire di non essere la cosa più arcaica nel circondario. Chissà quanta conoscenza quello strano corpo sferico riusciva a contenere? Dove aveva imparato tutto quello che sapeva? Che fosse frutto degli abili artigiani di cui aveva sentito parlare? Se così fosse, dietro quel grande portone bianco, avveniva qualche cosa di miracoloso.

Il breve cenno delle guardie venne registrato dai sensi alieni, registrato come un comportamento assai bislacco anche per i mortali; avevano salutato entrambi e molto rapidamente superarono quel cinto di mura attraverso un'apertura molto più piccola e comoda nelle grandi porte. Gli occhi di zaffiro si guardarono intorno senza nascondere la cosa, girando la testa a destra e a sinistra per registrare il cortile d'entrata: non c'era più un'anima viva.
Persone e carri erano spariti, usciti di scena come le due guardie, lasciando da soli l'Essenza del Ghiaccio e la Colonia di Naniti.

Le parole inaspettate del Guardiano portarono di nuovo l'attenzione sul globo. Quando l'aria cominciò a rarefarsi nei contorni dell'oggetto, come in risposta ad un istinto primordiale, лед fece due passi indietro allargando le braccia, sgranando gli occhi che erano quasi diventati due piccole sfere di ghiaccio dal taglio allungato. La nuova forma che aveva assunto era strabiliante e d'effetto, con quella sua leggerezza e semitrasparenza, riconoscendo il tocco del gelo tra i capelli illusori che si era appena creato.
Doveva ammetterlo: quell'essere era una continua fonte di sorprese.

Cosa, di preciso, vuoi che io ti mostri?

Aveva il tono leggero, era una semplice domanda la sua e nulla di più. Non aveva nessun atteggiamento bellico, nessuna dimostrazione di forza seppur una sottile patina di brina bianca cominciò a formarsi lentamente, partendo dalla punta delle dita fino a ricoprire le braccia per una buona metà, fino al gomito più o meno. Dal cappuccio dense spiri nebulosi cominciarono a fuoriuscire, cadenzati da un respiro non necessario.
 
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view post Posted on 5/2/2018, 20:04







L'immagine della Guardiana delle Porte restava immobile; perfettamente immobile. In attesa.
Non c'era respiro che le sollevava il torace né dava movimento alle vesti. Un fantasma privo di spessore o vita che non fosse la sua sola apparizione.
Eppure...

> Consuetudine a questi Cancelli vuole che i viaggiatori che dimostrino di richiederlo siano valutati.
Pesati. Verificati.

E tu, tra i tanti che hanno varcato queste soglie, sei la perfetta incarnazione di questa necessità.
Quindi, di nuovo, ti chiedo: mostrami, лед, quello che sai fare.

Se non lo farai tu, toccherà a me obbligarti all'azione.
<




 
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view post Posted on 8/2/2018, 12:02
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Aveva senso. Forse per le persone comuni, quelle dotate di un buonsenso mortale, quella poteva sembrare una richiesta campata in aria, una tradizione facente parte di una cultura al limite del barbarico o semplicemente una delle tante richieste strampalate prima di varcare i portoni di DorTorrad.
Per lui aveva perfettamente senso. Quale modo migliore per comprendere davvero chi fosse giunto se non quello di richiedergli una prova come quella? Mostrare la propria forza, il proprio valore, le proprie capacità: questo permetteva al Guardiano di decidere se il nuovo giunto fosse una risorsa o uno scarto. лед non si sentiva di certo uno scarto.

Gli occhi nel buio del cappuccio si assottigliarono di più, piegati in un'espressione che sembrava suggerire un altro tipo di emozione, questa volta un'emozione molto rara per un Energoforme come lui: soddisfazione. L'appagamento era una continua chimera, un obiettivo che l'Arcanista tentava sempre, in tutte le maniere, di poter sentire il più a lungo possibile e quel globo aveva prolungato tale sensazione per un periodo di tempo inaspettatamente lungo. Se lei era il Guardiano ed era così, valeva decisamente la pena superare ogni prova pur di poter entrare ed immergersi in quel mondo così ricco e vivo.

Non ti farò attendere oltre!

Fece un piccolo balzo sul posto e si preparò, mettendosi in una posizione piuttosto strana: gambe larghe, superando di poco l'apertura delle spalle, con il piede destro più avanti rispetto al sinistro e le braccia aperte, creando così una linea parallela tra testa, spalle ed arti. Il sottile strato di brina si staccò dalle vesti, galleggiando a mezz'aria per qualche secondo, immobile come la neve catturata in un dipinto.
Con gesto veloce portò le mani davanti al petto, i palmi ricoperti dai guanti a fronteggiarsi; i piccoli frammenti di ghiaccio che stavano fermi a mezz'aria volteggiarono velocemente al centro delle mani, nello spazio che gli arti creavano, sufficientemente largo da tenere un piccolo scrigno, creando un piccolo cristallo azzurro vivo del medesimo materiale. Dal fondo del cappuccio la voce dell'Arcanista cominciò a risuonare nell'aria, evocando la formula per creare il suo incanto.

Ghiaccio. Ascolta l'ordine dello Jarl. Io ti invoco.
Dalle profondità del Niflheimr
vieni in mio soccorso
mutando come Io chiedo.
Лед. Слушайте порядок Ярла. Я призываю вас.
Из глубин Нифльхаймра
прийти мне на помощь
как я спрашиваю.

Appena la formula si concluse, quel piccolo cristallo di ghiaccio azzurro aumentò le proprie dimensioni, diventando una sfera d'energia fredda pulsante - non più grande del Guardiano, in effetti - ricoperta da vorticosi cristalli bianchi che correvano, in tormenta, su tutta la superficie. La temperatura tra le mani dell'Arcanista si abbassò così repentinamente da far fumare l'incantesimo. Come la Crioenergia si addensò abbastanza, un processo a dire il vero molto breve, лед spiccò un piccolo salto prima di lanciare con entrambe le mani la sfera; quella partì come se fosse stata spinta da una forza terribile, una palla di cannone di energia glaciale che volava verso il suo bersaglio: il Guardiano.
Il tentativo era quello di colpirlo al centro del petto di quell'ologramma candido e perfetto, non soppesando del tutto quale fosse il corpo reale e quale no; l'unico obiettivo era colpirlo o, in caso contrario, far si che l'incantesimo impattasse a terra prima di sparire, così da lasciare del ghiaccio sul terreno.

Non restò fermo a guardare il risultato della propria magia, bensì cercò di spostarsi lateralmente sulla sinistra del globo, disegnando una parabola da sé al Guardiano, cercando di accorciare le distante.


CITAZIONE
Scheda: лед
Stato fisico: ottimo
Stato mentale: eccitato
Mana: 100% - 11% = 89%
Slot tecniche utilizzate: 1

Isskudd ~ Colpo di ghiaccio:
L'energoforme concentra tra le mani una grande quantità di crioenergia che apparirà come una sfera pulsante color azzurro vivo, circondata da cristalli tumultuosi di neve che percorrono come delle grosse venature tutta la superficie del globo. Viene scagliata con entrambe le mani, in una precisa direzione. All'impatto la sfera si frantuma, esplodendo in una tempesta di cristalli affilati dalla temperatura bassissima, con il preciso tentativo di ferire l'avversario.
La sfera creata potrà viaggiare per un massimo di dieci (10) metri prima di svanire nel nulla; se colpisce l'avversario crea una esplosione sufficientemente dannosa da coprire con il ghiaccio il tronco dell'avversario o una superficie altrettanto vasta, anche a terra. Piccoli cristalli di ghiaccio, taglienti, possono infiltrarsi all'interno delle carni.
[Consumo: Medio - Elemento: Ghiaccio - 1 Slot]

Riassunto:
- Tenta di colpire AdA o il terreno con Isskudd
- Si muove sulla sinistra del guardiano disegnando una parabola
 
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view post Posted on 5/1/2019, 16:55

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La sfera, o cristallo, o pura energia, oltrepasso abilmente il fantoccio.
Forse era meglio dire che lo aveva trapassato, sì, trapassato, da parte a parte come se fosse composto di aria e vento lasciando la sua immagine residua ondeggiare come una goccia che scolpisce il mare.
L'impatto con il terreno fu tutto tranne che violento, il colore della neve cominciò a materializzarsi dal punto dell'impatto e come una macchia d'olio ghiacciò il terreno attorno all'ologramma del fantoccio.
Poi?
Poi vibrò.
Il fantoccio cominciò a muoversi rimanendo fermo, vi chiederete come può essere possibile una scena del genere, però è proprio come quando in una realtà alternativa guardano quella scatola nera che emette immagini e suoni e la ricezione di quegli stessi contenuti va e viene.
L'immagine si distorce.
Il fantoccio sparisce in una bolla di sapone lasciando piccole bolle galleggiare nell'aria, ormai, fresca dell'esterno. Un suono non decisamente cupo, ma fastidioso echeggiò dai merletti delle mura.


Quella figura pittoresca stava mangiando una mela rossa con la bocca aperta. Dei rumori simili ad un animale che mangia erano l'unica cosa percettibile in quel momento.
L'illusione precedente del mago era ancora attiva, non era svanita e tutti sembravano scomparsi, gli unici presenti in quel giardino d'inverno erano, ora, i due energoformi.
Con un balzo, scese da dove era appollaiato.
Vestito in maniera stramba con pantaloni di seta, larghi sulle gambe e stretti in vita, petto nudo e senza calzari. Il biondo incantatore indossava una bandana, ma ciò che più saltava all'occhio di quella strana vestizione erano i gioielli. Ne aveva parecchi per essere vestito così da barbone, ma perchè?
«Senti, piccoletto, non mi sembri tutta questa forza. Anzi, il contrario.» Deglutì un pezzo della mela che ancora stringeva tra le dita e poi ne prese un altro morso. «NonF creFo cFe tu poFFa eFFerFi...» Deglutì, di nuovo, che fastidio. «.. utile, o sbaglio?» Lasciò cadere a terra il torso di mela ormai consumato, poi cambiò espressione.
Se prima sembrava goffo e decisamente inappropriato, ora incuteva timore.
Parecchio timore.
Incredibilmente timore.
Egregiamente timore.
Si, lo so, sono parole senza senso, ma quello lì è Ener.. Non posso non descriverlo così, uno dei suoi poteri principali è l'Haki del Re Conquistatore, lui intimidisce a prescindere.


Fisico intatto Mente in guardia Mana 100%


Colore del Re conquistatore [覇王色の覇気, Haō-shoku no Haki] - Haki del re conquistatore: L'Ambizione del re è una rara forma di Ambizione che non si può imparare,ma va sviluppata ed affinata attraverso il corso dei secoli. Questo tipo di Ambizione garantisce il potere dell'intimidazione. Chi lo usa può fare perdere coscienza alle persone dotate di scarsa forza di volontà (In forma gdristica, in base al livello energetico che si ritrovano, il dislivello di ogni tre energie o PG senza energia, può garantire tale effetto). Coloro che sono inesperti nel controllo di questo potere possono fare svenire le persone indistintamente, siano esse amici o nemici, mentre chi è esperto può colpire con precisione i bersagli voluti senza sfiorare le persone lì vicino. Chi invece ha una volontà forte, come il dio del Tuono, non ne risente minimamente. Sebbene questo tipo di Ambizione non possa essere allenato direttamente, può migliorare con il tempo dal momento che cresce assieme allo spirito della persona. Chi perde i sensi colpito da questa Ambizione sembra provare brividi lungo la schiena dopo essersi ripreso. Questo potere speciale, in realtà ha semplicemente l'effetto di creare un'aura di paura, timore, nei confronti di chi la percepisce attraverso il controllo delle vibrazioni, il dio può farlo grazie all'elettricità. Ener è in grado di controllarla e rilascia tale potere a sua discrezione, alle volte, quando è troppo agitato non controlla l'aura, quindi risulta completamente percepibile.
Potere passivo, ottenuto sacrificando le 5 tecniche del passaggio ad energia Verde.
Consumo: Nessuno
Power-up: Intimidazione con energie più basse.

tecnica nope




Faremo uno scambio rapido e poi passeremo alla tua valutazione energetica, ti consiglio di leggere attentamente l'abilità del mio PG. Considerati come energia bianca, mentre io sono verde.
 
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9 replies since 7/1/2018, 21:56   285 views
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