Ken il Guerriero - Hokuto No Ken.it

Hokuto 3: La verità, Questa fanfiction riguarda gli eventi successivi all'abbandono di Ryu da parte di Ken, non considerando, tuttavia, la saga di Borge... Vi sono elementi ricavati dal gioco di ruolo e da Soten No Ken

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view post Posted on 27/3/2020, 12:52     +1   -1

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PROLOGO



"Anche se la terra e i cieli crollassero, io non devierò mai dal mio destino" Così, pensò, tra sè e sè, Caio, prima di essere sbalzato in cielo dal getto del geyser azionato dallo spirito si sua madre lì sepolta...
Il Primo Demonio, probabilmente, il maestro di arti marziali più potente del Mondo, si lanciò dal cielo contro il suo mortale nemico... Urlò "KENSHIROOOOOOOOOOOOOOOOO" , sapendo di andare incontro a sconfitta...
Poi, fù il silenzio...

Il colpo della pietà di Hokuto fù sufficiente a far terminare il volo di Caio che, ormai sconfitto, giaceva riverso sulla propria schiena al suolo..
Tecnica, questa caratterizzata dal non provocare dolore al proprio avversario, utilizzata in passato dal successore della Divina Scuola di Hokuto solo in un'altra occasione e, contro un avversario che, come Caio, aveva rinnegato ogni affetto, estirpando l'amore dal proprio cuore, Sauzer maestro della Fenice di Nanto.

Davanti agli occhi di Ryhaku del mare, di Bart, di Hyo, del resto dell'armata di Hokuto e delle 7 stelle dell'orsa si concluse uno dei più grandi combattimenti della millenaria storia di rivalità tra l'Hokuto Shinken e l'Hokuto Ryuken.. Forse il più grande...

Caio, dopo aver stretto un'ultima volta Hyo morente tra le proprie braccia, si incamminò verso una colata lavica.
Capendo di aver gettato la sua vita dedicandola al male, raggiunse la madre, i fratelli Raul e Toki e la sorella Sayaka...
Anche Caio e Hyo sarebbero divenuti stelle e avrebbero vegliato su Kenshiro.

Contemplando la morte del proprio fratello e del proprio migliore avversario, Kenshiro in groppa al fedele Re Nero, si avviò verso nuove battaglie nuove persone da proteggere, ben conscio di essere, ormai, l'unico discendente della principale Famiglia di Hokuto.

Quello di cui, però, Ken, come nessun altro, non era conscio è che al combattimento tra lui e Caio avessero assistito altri due uomini che erano riusciti a rendere impercettibile la propria presenza.
Da un promontorio, i due vestiti di mantelli e cappucci neri osservarono Kenshiro allontanarsi, mentre sorgeva il sole.

Uno dei due era alto, molto più di Ken, tuttavia la sua corporatura, seppur nascosta dal mantello che l'avvolgeva, non ricordava i mastodontici tratti di Caio o di Raul, ma era, al contrario, molto snella.
L'altro più basso, ma fisicamente più massiccio.

Il secondo disse al primo: "Anche la scuola di Hokuto Genmmy ha visto la sua fine. Esattamente come le maggiori discipline di Nanto e la scuola Imperiale di Gento"

L'uomo alto, con fare estremamente distaccato, affermò: "Si. il nostro momento è finalmente arrivato. Tra non molto, dopo anni nell'ombra, potremo rivelarci al Mondo.. Kenshiro è un combattente formidabile ma nemmeno dopo aver acquisito i segreti della Stele di Hokuto avrà modo di sconfiggere il nostro ordine, ben più antico della Divina Scuola di Hokuto e, inoltre, ormai è solo. Le Scuole Maggiori sono finite, nessuno potrà correre in suo aiuto.".

L'uomo più basso, semplicemente, annuì

Affidata Lynn a Bart, il Salvatore procedette verso il continente per ritrovare suo nipote Ryu, figlio di Raul.
Al ragazzo vennero insegnati, durante un lungo viaggio nei territori una volta sotto il comando del padre e nei regni di Sava Blanca, i fondamentali della Divina Scuola.

Terminato questo compito, Ken lasciò Ryu con una lettera. Assicurandolo che un giorno sarebbe tornato per completare l'addestramento

Edited by cicciodigao - 7/4/2020, 18:47
 
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CAPITOLO 1 "IL NUOVO MONDO"

Dopo lo scontro da Ken e Caio, il mondo aveva conosciuto un periodo di relativa tranquillità.

Gli effetti delle radiazioni andarono diminuendo facendo si che, in diverse zone, la vegetazione ricominciasse a crescere.

Lynn che, a seguito degli effetti dello shikanhaku, non ricordava la propria discendenza imperiale, sposò Bart. I due si stabilirono, insieme al grosso degli ex componenti dell'armata di Hokuto, in un nuovo insediamento posto non lontano dalla costa del Mare Morto, zona, questa, sotto il formale controllo dell'Impero Celeste.

Louise divenuta imperatrice anche di fatto, governava con giustizia e benevolenza un territorio estremamente vasto. Nonostante ciò, era estremamente tormentata dal fatto che la sorella gemella non ricordasse nulla di Lei e della comune ascendenza.
Edificò una nuova capitale imperiale, sita al centro del territorio governato e collegata da ampie strade che i soldati imperiali mantenevano sicure, seppur, ormai, il fenomeno del banditismo risultava quasi scomparso.
La cittadella imperiale si ergeva maestosa al centro di una nuova città che ricordava l'architettura precedente la guerra nucleare.
I muri esterni perimetrali svettavano in una gigantesca radura. A est e a nord si trovavano due fiumi che la rifornivano d'acqua, a ovest una rigogliosa foresta e a sud la strada maestra che conduceva ai cancelli della fortezza.
Alla corte imperiale si stabilirono molte persone che per meriti propri o dei loro congiunti ormai morti avevano reso grandi servigi all'Impero nella sua fase più buia.
Membro della corte imperiale fu Miu con il figlio appena nato, cui venne dato il nome del più maestoso degli uccelli, Aquila. Un giorno sarebbe divenuto il successore della Scuola Imperiale di Gento, il padre Falco era morto nelle terre al di là del mare, ma qualcun altro avrebbe provveduto alla sua istruzione in vece del padre.
Costui era Veler, Generale d'argento di Gento, insieme a Sorya, uno dei due vice di Falco.
Di ritorno dall'esilio volontario impostosi per non eseguire gli ordini di Jako, era stato da questi bollato come disertore e traditore, venne riabilitato dall'imperatrice.
Il generale d'argento, commosso, prestò giuramento di proteggere per sempre l'imperatrice e di mantenere viva la tradizione della scuola imperiale, insegnandone le tecniche al legittimo successore, figlio di Falco.
Aska, figlia di Ain, crebbe a Corte, ove spesso riceveva le visite di Aily e Mamiya.

Ryu passò ogni giorno della propria vita cimentandosi in esercizi estenuanti volti a migliorare forza, velocità e resistenza. Accudito come un figlio da Barga, aspettava il ritorno di Kenshiro affinchè potesse proseguisse il suo addestramento.

Ryhaku del Mare, seppur spesso invitato dall'Imperatrice ad assumere la carica di consigliere Supremo, restò presso il suo piccolo palazzo sui monti, insieme ai sopravvissuti di quello, che un tempo, era stato l'orgoglioso esercito del mare di Nanto. Tuttavia, nelle interminabili giornate trascorse a scrutare l'orizzonte o a redigere le cronache di quanto successo dal rapimento della Regina di Nanto, Giulia, perpetrato da Shin in poi, sembrava che qualcosa lo turbasse.
Trascorserò così 4 anni.

Quella mattina, Ryhaku, come sempre, si alzatò molto presto.
All'improvviso, vide un uccello di piccole dimensioni volare verso la balconata della sua camera da letto. Il piccione portava un messaggio legato alla zampa.
Quello che un tempo era conosciuto come il capo delle 5 forze di Nanto, prese la bestiola tra le proprie mani e le liberò la zampa dalla carta arrotolata..

Il testo del messaggio fece precipitare Ryhaku nella peggiore disperazione. Il contenuto si scolpì a lettere incandescenti nella mente dell'ex astro del mare.

"Li HO TROVATI! MUOVONO DAL PROFONDO OVEST CON UN ENORME SCHIERA DI UOMI E MEZZI APPARTENENTI ALLA TECNOLOGIA DEL SECOLO SCORSO. TRE DI LORO SONO AL COMANDO. firmato RUSO



Il terrore si impradonì di Ryhaku. Procedette a convocare immediatamente i suoi due uomini più fedeli, esclamando "Bisogna avvertire l'Imperatrice, Barga e chiunque conosca i rudimenti di Hokuto, Gento e Nanto. La grande battaglia del nostro tempo incombe"..

Edited by cicciodigao - 30/3/2020, 17:33
 
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CAPITOLO 2 "TRE ANNI DOPO"

Il camion si muoveva a gran velocità. Le luci dei fari anteriori tagliavano a metà l'oscurità della notte che avvolgeva tutta la zona desertica.
Nonostante la leva di misurazione della velocità posta sul cruscotto non andasse oltre, Luke continuava a tenere premuto sull'acceleratore.
Il ragazzo aveva circa 15 anni, era nato durante il periodo della tirannia dell'usurpatore Jako.
Seppur piccolissimo, la sua mente ricordava molto bene l'orrore che aveva provato quando i soldati dell'impero avevano, dapprima catturato e, successivamente, giustiziato i suoi genitori perchè accusati di essere ribelli e cospiratori.
Rimasto solo al mondo, venne preso in custodia da una coppia di ragazzi e da questi apprese che per quanto il nemico potesse essere grande, nessuna battaglia può dirsi persa senza essere combattuta.
Man mano che passavano gli anni, questi due ragazzi iniziarono a raccontargli delle storie.
Storie di uomini straordinari. Uomini che avevano puntato al cielo. Di uno in particolare, Il salvatore, Kenshiro.
Storie di cui si faceva fatica a credere. Pensava fossero favole da raccontare a un bambino.
Tuttavia, Luke non poteva fare a meno di notare la sofferenza di quei due giovani ogni qualvolta li sentiva parlare di Ken.
Perchè, se fossero state solo fantasie, i due ragazzi avrebbero dovuto provare una tale tristezza?
E, quando, otto anni prima, il leggendario guerriero era riapparso dal Nord facendo strage dei soldati del tirannico impero, Luke non potè fare a meno di vedere come i volti dei due, inizialmente stracolmi di tristezza, brillassero finalmente della luce della speranza.
Dopo il ritorno dalla spedizione nelle terre al di là del mare, i due ragazzi avevano deciso di sposarsi e di vivere tranquilli e in pace stabilendosi in un insediamento di nuova costruzione con chiunque avesse avuto voglia di seguirli.
Luke decise di andare a vivere con loro.
Al volante del camion non potè fare a meno di pensare a quanto fossero stati belli i primi 4 anni trascorsi insieme a coloro che, da tempo, considerava la propria nuova famiglia.
Le lacrime, quindi, iniziarono a scendere sul suo viso.
I due ragazzi che l'avevano accolto quando era solo un bambino e che si erano presi cura di lui dopo che la sua vera famiglia era stata massacrata, Bart e Lynn fondatori dell'armata di Hokuto, erano morti.

Accanto a Luke, sul sedile lato passeggero del camion, era seduto un altro uomo.
Circa 45 anni, capelli castani, baffi dello stesso colore, occhi marroni e carnagione chiara. Il suo nome era Milo.
Milo era un veterano dell'esercito di Hokuto. Durante la Guerra per la conquista del cielo aveva fatto parte dell'esercito di Ryhaku e, successivamente, aveva fatto parte del nucleo originario dell'armata di Hokuto.
Braccio destro di Bart, aveva partecipato alla conquista del distretto del'Ovest, accanto a Bart stesso e ad Ain, durante la ribellione.
Era, inoltre, presente, sull'isola dei Demoni al momento della conclusione del combattimento tra Caio e Kenshiro.

Vedendo Luke piangere, Milo lo incalzò. "Ragazzo! Non è questo il momento. Posso capire come ti senta, Bart e Lynn per te sono stati come due fratelli, ma ormai è passato un anno. Dobbiamo sbrigarci a tornare il più in fretta possibile da Rihaku. Prima dell'alba. Quel verme di Ranko sa che il nostro nascondiglio si trova sulle montagne a est della sua città."

"Hai ragione" rispose Luke. "Superata quelle alture, imboccheremo il sentiero che ci porterà a casa. Dopo aver lasciato scaricato i rifornimenti, faremo rapporto a Rihaku." Concluse Luke.

Soddisfatto dalla risposta data dal giovane compagno di viaggio, Milo pensò "Ranko, maledetto assassino".

Fu in quel momento che lo pneumatico anteriore destro del camion esplose colpito da una lama rotante. Nonostante i tentativi di Luke di mantenere la stabilità del mezzo, lo stesso si ribaltò andando a sbattere contro una grossa roccia.
Passato lo shock dell'impattò, Milo guardò verso a Luke e, rassicurandosi che fosse ancora vivo, sebbene ferito, pregò "Dei del cielo vi prego fate che non si svegli finchè non mi avranno ucciso e non saranno andati via".
Una fragorosa risata si alzò allora da quelle aride rocce.
5 figure ricoperte di copri-spalla, pettorali, ginocchiere e schinieri neri si levarono dinanzi la figura di Milo mentre usciva strisciando dal camion ribaltato.

"AHAHHAHAHAHA. UN BEL BOTTINO DI TOPI DI FOGNA". Esclamò quello che sembrava a capo dal gruppo. "Sapevamo che avreste aspettato la notte per muovervi e sapevamo che il covo dei topi si trovava sulle montagne in questa direzione. La vostra strada era dunque obbligata".
Milo, benchè ferito, sguainò la spada.

"Circondatelo" esclamò il leader del gruppo. I restanti 4 membri della pattuglia attorniarono Milo, il quale dopo aver incrociato la spada con il primo e averlo respinto indietro, riuscì a evitare l'attacco del secondo e a ferire mortalmente il terzo alla gola, con un fendente da media distanza scagliato in modo da creare un semicerchio in aria da sinistra a destra.
Tuttavia, il quarto lo colpì alle spalle. Specificatamente gli trafisse la gamba con una lancia.
Milo, ormai in ginocchio e incapace di muoversi, si trovò davanti il leader del gruppo che, guardandolo, esclamò "Hai ucciso uno dei miei uomini, hai fegato, topo di fogna. Il Governatore Ranko sarà contento di esporti nell'arena e di vederti massacrato davanti a tutta la sua città. Non prima di averti torturato e di averti fatto rivelare il luogo dove si trova il covo dei ribelli.".
Milo colpito alla spalle con l'impugnatura di una delle spade dagli uomini che avevano assalito il camion, svenne.
Uno dei soldati si avvicinò al camion ribaltato, osservando all'interno del veicolo vide Luke immobile.
Il leader del gruppo gli chiese "Cosa c'è nel camion?"
"Un ragazzo, ma è morto!" rispose il soldato.
"Bene, andiamo allora, Ranko sarà abbastanza contento." Concluse

Il sole iniziava a salire nel cielo e Luke stava lentamente riprendendo i sensi.
Non vedendo Milo, si precipitò fuori dal camion incurante del sangue che sgorgava copiosamente dalla propria testa.
Vide il cadavere di uno degli assalitori. La sua gola era squarciata. A minima distanza riconobbe la spada di Milo in terra, ma constatò come del corpo del compagno non vi fosse traccia.
In quel momento, capì e, tra sè e sè, sibillò "L'ARENA."
Voltandosi si incamminò verso la base dei ribelli di Hokuto.

Ryhaku era inquieto. Sapeva perfettamente quanto tempo fosse necessario dalle zone limitrofe alla vicina città per giungere al palazzo ove aveva sede la resistenza.
Sapeva che Milo e Luke sarebbero dovuti essere di ritorno prima dell'alba. Eppure, l'alba era ormai passata da un paio di ore e dei due nessuna notizia.
Dalla balconata del proprio palazzo osservava Ryu.
Il figlio di Raul, ormai nel pieno dell'adolescenza, era seduto nella posizione del loto, intento a svolgere esercizi di concentrazione volti a incamerare e raccogliere energie che avrebbe poi sfogato contro la parete rocciosa posta dinanzi a lui.
"Sei così diverso da tuo padre. Se solo Kenshiro avesse portato a compimento il tuo addestramento, forse avremmo una speranza" pensò Rihaku.

"SIGNOR RIHAKU, SIGNOR RIHAKU!!!" Gridò uno dei soldati posti a guardia della camera principale del piccolo palazzo.
"Signor Rihaku, le guardie poste di sorveglianza ai perimetri esterni, ci hanno comunicato che Luke è vivo, seppur gravemente ferito alla testa" proseguì il soldato.
"Voglio vederlo immediatamente" affermò Rihaku.

Dopo essere stato sottoposto alle medicazioni, Luke raccontò a Rihaku quanto accaduto e dell'imboscata subita.
Non nascondendo i timori relativi alla sorte di Milo.
"L'ARENA!!!" Esclamò Rihaku!
"Probabilmente, si." Rispose Luke.
"Effettivamente, tra 3 giorni ci sarà il secondo anniversario della sottomissione della città a Ranko. Quella bestia vorrà celebrare la ricorrenza con un grande spettacolo per saziare la sete di sangue di quel mostro del figlio, Rogo." Disse Rihaku.
"Si signor Rihaku, nel rapporto che le avrebbe dovuto fare Milo, l'avremmo messa al corrente che le nostre spie ci hanno informato che ben 17 uomini tra ex soldati dell'impero ed ex cittadini del villaggio di Lynn e Bart saranno gettati in pasto a Rogo. Con Milo saranno 18."

Una voce terza, interruppe la conversazione. "Se coì fosse, non consentirò che Milo e altri 17 innocenti muoiano." Intervenne Ryu.

"Cosa avresti intenzione di fare, Ryu?" lo incalzò Rihaku.
"Entrerò in città, mi farò catturare e mandare a combattere nell'arena. Prima ucciderò Rogo davanti tutta la città e poi suo padre Ranko." rispose il figlio di Raul.
"E' fuori discussione Ryu! Se anche tu morissi non ci sarebbe più alcuna speranza. Kenshiro è scomparso ormai da 7 anni, probabilmente è morto. Bart e Lynn sono morti. Barga è morto,La capitale imperiale è ridotta a un cumulo di macerie, l'imperatore del cielo è disperso e non sappiamo se sia ancora vivo, dei maestri di Nanto superstiti non si sa nulla. Tu sei l'ultima possibilità che ci resta. Non ti permetterò di gettare la tua vita." Disse Ryhaku.
Ryu, semplicemente annuì.





Ryu strinse forte i propri pugni










 
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CAPITOLO 3 "“SEGNALI DI SPERANZA”

I 4 soldati che avevano catturato Milo erano appena rientrati in città. Percorsa la strada principale e attraversata la cancellata del palazzo centrale, attendevano nell’ampia stanza antistante la sala del trono di essere ricevuti dal governatore Ranko.
Questi era un uomo noto per la propria ferocia e il proprio sadismo.
Rasato sia in testa che sulle guance, eccezion fatta per una lunghissima treccia che manteneva legati i suoi capelli color marrone fino alla fine della schiena.
Ricevuti i propri uomini, rivolgendosi agli stessi, domandò “Che notizie portate?”
Il leader del gruppo, con atteggiamento rispettoso, si rivolse al proprio capo dicendo: “Governatore, abbiamo catturato un rivoltoso che si stava dirigendo verso il covo dei ribelli, crediamo che possa essere la portata finale dei giochi stabiliti per i festeggiamenti che si terranno tra tre giorni.”
Seguirono alcuni secondi di silenzio.
Ranko, quindi, rispose: “Era diretto al covo dei ribelli, avete detto?”
“Si” mio signore, rispose uno dei soldati.
“E invece di seguirlo per scoprire dove fosse ubicata la base dei rivoltosi, avete pensato di portarlo qui?”
Nella stanza calò il gelo.
Uno dei soldati prese la parola “ecco, mio signore, noi pensavamo che…”.
Non finì neppure la frase che Ranko, esclamando “Scuola Taizan della Mano Bianca, Tecnica “Fendi Carne”!!!”, lo tagliò in due.
“Idioti! Se l’aveste seguito avremmo scoperto con precisione il luogo dove si nascondono quei topi di fogna!”. Esclamò Ranko.
“Signore, in proposito ho pensato che potremmo interrogarlo.” Disse timidamente il leader del gruppo.
“Non dirà nulla. Preferirebbe morire che tradire i suoi compagni. Meritereste di essere lasciati alla mercè di mio figlio nell’arena.”. Li incalzò Ranko.
“Tuttavia, inquietanti notizie sono appena arrivate da Nord, dalla Regione controllata da Goren.”. Continuò il Governatore
“Quali notizie mio signore?” chiese uno dei soldati.
“Pare che l’esercito di Goren sia stato del tutto annientato e che il capoluogo del suo Governatorato sia stato raso al suolo. Di lui non ci sono notizie. Non che della sua sorte mi interessi, anzi. Una volta scoperto cosa sia successo mi recherò lì con il mio esercito e chiederò il permesso di annettere quei territori al mio Governatorato, per tale ragione avrò bisogno di voi. Raccogliete una ventina di soldati e partite immediatamente per il Nord. Raggiungerete il capoluogo del Governatorato di Goren e cercherete di capire cosi sia successo. Vi voglio di ritorno tra tre giorni per la conclusioni delle celebrazioni” Concluse Ranko.

I tre soldati dopo aver tirato un sospiro di sollievo, si avviarono presso l’armeria, edificio che fungeva anche da luogo di reclusione.
Lì, in una delle celle si trovava rinchiuso Milo.
Il leader del gruppo dei tre soldati si avvicinò alle grate della cella, rivolgendosi al prigioniero gli disse: “La regione a Nord, prima sotto il comando del comandante Goren è stata conquistata. Il gruppo di topi di fogna di qui fai parte è coinvolto in qualche maniera?”
“No” disse semplicemente Milo.
“Effettivamente non avreste né gli uomini né i mezzi per conquistare una città in così poco tempo.” Disse il soldato.
“Cosa intendi?” Chiese il prigioniero.
“Ogni mese i due Governatori, Ranko e Goren, procedevano a scambiarsi messaggi sulla situazione relativa ai propri territori. 5 giorni fa arrivava un messaggero di Goren che comunicava al nostro Governatore come la situazione fosse stabile. 2 giorni dopo, un mercante arrivato in città dichiarava di aver visto il capoluogo del Governatorato del Nord deserto e ridotto a un cumulo di macerie. Dei prigionieri e degli schiavi nessuna traccia.” Rispose il soldato.
Milo sgranò gli occhi, ma i suoi pensieri furono interrotti dall’intervento verbale di un soldato.
“Capitano, perché rivelare a questo miserabile i dettagli di informazioni riservate?”
“Tanto morirà tra tre giorni nell’arena. Se riusciremo a tornare in tempo dal Nord, ci godremo lo spettacolo.”. Concluse il leader del gruppo.
“Se il miracolo si sta avverando, nessuno di voi tornerà vivo.” Pensò Milo.

Al tramonto una ventina di soldati lasciò la città in direzione Nord. Prima che il portone esterno si chiudesse, una figura si introdusse in città.
Immediatamente venne ammonito dai soldati di guardia. Anche questi, come coloro che avevano assaltato il camion di Luke e Milo si presentavano alla stessa maniera. Copri-spalla, pettorali, ginocchiere e schinieri neri corvino montati su pantaloni e maglia rossa. Tutti rigorosamente rasati, presentavano una muscolatura abbastanza sviluppata e uno sguardo truce.
“Chi sei?” domandò alla figura appena entrata in città.
Svestitosi di mantello e cappuccio, questa rivelava la propria corporatura. Un ragazzo di circa 16 anni, capelli castani, occhi bellissimi come due laghi profondo, alto circa 1 metro e 75, vestiva con pantaloni di canapa beige, maglia verde, una sciarpa strappata rossa da un lato e nera dall’altro e copri-spalla sinistro in cuoio marrone.
“Mi chiamo Rizo e sono un mercante” disse il ragazzo.
“Mai visto un mercante senza merce”, disse uno dei soldati posizionato davanti a questi.
“Hai ragione” disse, allora, Rizo.
Con un movimento fulmineo, il mercante balzo in avanti e colpì il soldato con una gomitata al volto che lo fece sbattere rovinosamente a terra.
Un altro soldato, posizionato alle spalle di Rizo tento di colpirlo con la propria spada, ma, il ragazzo, dopo aver evitato l’attacco, facendo leva sul piede sinistro si alzò a mezz’aria e colpì il secondo soldato con la propria gamba destra sul lato sinistro del volto, facendolo finire a diversi metri di distanza.
Immediatamente circondato da altri 7 soldati, il ragazzo abbassò la propria guardia in segno di resa, o, almeno, questo sembrò potersi desumere dal suo atteggiamento.
“Massacriamo questo bastardo” esclamò uno dei soldati.
“No” Rispose il soldato che, per primo, era stato colpito dalla gomitata.
“Sembra vagamente esperto di combattimento. Arrestiamolo e conduciamolo in cella, sarà un piacere vederlo massacrato nell’arena”. Sentenziò.

Dopo aver messo le manette al prigioniero e averlo condotto in una delle celle facenti parte della sezione dell’armeria adibita a prigione, i soldati andarono via.
In quel momento, Milo dalla vicina cella esclamò “Ryu, cosa ci fai qui?”
“Sono venuto a salvarti” rispose il ragazzo.

Edited by cicciodigao - 5/4/2020, 16:51
 
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CAPITOLO 4 “L’ARENA”

“RYUUUUUUUUUUUU”!!!! Così gridò Rihaku del mare dalla balconata del proprio palazzo nascosto sui monti.
Il sole era sorto da meno di due ore. Tuttavia, la luce dell’astro non sembrava sufficiente a illuminare la mente del comandante dei ribelli.
Nel cuore della notte era stato avvisato che di Ryu, ovvero, di colui che, secondo la logica, sarebbe dovuto divenire il 65° successore della Divina Scuola di Hokuto si erano perse le tracce.
Gli venne riferito che del ragazzo non si avevano notizie dal primo pomeriggio del giorno precedente.
Quello che un tempo fu il leader delle 5 forze di Nanto era perfettamente conscio delle intenzioni del figlio di Raul.
“E’ andato in città per salvare i prigionieri.” Disse Rihaku ai suoi uomini.
Dopo alcuni interminabili secondi in cui i peggiori possibili pensieri assalirono la sua mente, Rihaku esclamò: “Raccogliete tutti gli uomini disponibili, ci recheremo in città. Ryu non deve morire, dobbiamo salvarlo da Ranko e Rogo.”.
“Signore, mi perdoni, ma forse Ryu riuscirà a vincere e a liberare la città. Non dobbiamo dimenticare che è figlio del grande Raul e che il maestro Kenshiro lo iniziò alle tecniche della Divina Scuola. In fondo Ranko e il figlio sono maestri di una scuola che non potrebbe certo rivaleggiare con la divina Arte.”. Disse, allora, uno dei soldati.
“Parte di ciò che dici è vero. Ryu ha nel proprio sangue la potenzialità di divenire un guerriero formidabile. Oltre a essere figlio di Raul, è anche nipote di Toky e Caio, se riuscisse a incamerare le qualità migliori dei tre, diventerebbe uno dei più grandi maestri che la Principale Famiglia di Hokuto potrebbe annoverare nella propria ultra millenaria storia. Tuttavia, per quanto il coraggio non gli faccia difetto, e nonostante la sua naturale predisposizione al combattimento, Kenshiro non iniziò mai un vero e proprio addestramento nei suoi confronti. Né tantomeno aver osservato lo zio in duelli contro avversari di scarso rilievo ha potuto aiutarlo ad apprendere le tecniche della Divina Scuola. I Taizan, un tempo noti come scuola minore non potrebbero certo competere contro un Maestro di Nanto, Gento o Hokuto, pur tuttavia, allo stato attuale, Ryu non riuscendo a padroneggiare neanche la prima delle tecniche di Hokuto, ovvero quella attraverso la quale si incanala l’energia interiore nei punti di pressione, non avrebbe alcuna speranza e finirebbe sicuramente massacrato. Se morisse anche l’ultima flebile speranza svanirebbe. Per tale ragione dovremo andare in suo aiuto e se, come probabilmente accadrà, moriremo, faremo di tutto per portare Ranko e Rogo con noi. Si partirà domani all’alba.”. Così sentenziò Rihaku.

Nel frattempo, in città, Milo e Ryu discutevano all’interno delle celle.
“Se zio Ken mi avesse insegnato le tecniche di Hokuto, avrei potuto sconfiggere questi maledetti assassini. Non avrei liberato solamente questa città ma tutta la regione, avrei ritrovato l’imperatrice, unito le forze con Nanto e Gento e spazzato via questi tiranni. Ma di Ken non ci sono notizie da 7 anni, da quando mi scrisse quella lettera. Probabilmente non tornerà mai più.”. Disse il figlio di Raul.
“Forse non è così…” sibillò a bassa voce Milo.
“Cosa intendi, Milo?” domandò Ryu.
“Ecco, è solo un mio pensiero, un flebile sogno, non è il caso di alimentare false speranze parlandone.”. Rispose Milo.
“Ti prego parla!” Disse Ryu.
“Ecco, uno dei soldati che mi ha catturato, ha detto che il capoluogo della regione sita a nord di qui, posta sotto il comando di un compagno d’armi di Ranko, Goren, è stato totalmente distrutto e che degli uomini che controllavano quei territori non vi è alcuna traccia. Inoltre, benchè la città risultasse ridotta a un cumulo di macerie, nessuna notizia di rivolte è pervenuta qui. Quasi come se tutto fosse stata opera di un uomo soltanto.”. Spiegò Milo.
“Un uomo solo… Ma, allora…” Esclamò Ryu.

La mattina successiva, i ribelli capeggiati da Rihaku si accinsero a lasciare il palazzo luogo della resistenza, con l’intento di dirigersi in città al fine di salvare Ryu e gli altri prigionieri per evitare, quindi, che il giorno successivo finissero massacrati nell’arena.

Nelle stesse ore, molto più a nord, i soldati di Ranko, avevano appena lasciato il capoluogo del Governatorato di Goren.
La città era stata data completamente alle fiamme. Di coloro che la governavano nessuna traccia. Il Grande Obelisco Nero simbolo del potere che i conquistatori esercitavano su quei territori era stato spaccato in due. La metà superiore era crollata sul palazzo del Governatore sito a poca distanza.
“Questo è stato un sacrilegio” sentenziò il leader del gruppo mentre alla testa di circa 20 soldati si dirigeva verso sud per rientrare in città e fare rapporto a Ranko.
Infatti, dopo la caduta dell’Impero celeste, tutti i Governatori delle regioni, incluso Ranko, che comprendevano i territori annessi, avevano provveduto a erigere nel capoluogo da loro controllato un gigantesco Obelisco composto di pietra nera alto circa 30 metri e posto al centro della città.
I pensieri del leader dei soldati vennero, però, di colpo interrotti.
“Chi sei tu?” Domandò uno dei membri della flottiglia a una figura incappucciata che si ergeva dinanzi a loro sulla strada per ricondurli a casa.

Arrivò la sera, i pensieri attanagliavano Ryu. Sapeva che la mattina successiva avrebbe dovuto incrociare i pugni nell’Arena.
Questa era un grande anfiteatro sito al centro della città, posto proprio accanto all’Obelisco, che sulla medesima arena troneggiava in maniera inquietante.
L’anfiteatro, probabilmente, era stato ricavato dai resti di un vecchio impianto sportivo arrivato quasi intatto dal secolo scorso.
Di forma ovale, poteva contenere circa 10 mila persone.
Fu voluto da Ranko per offrire spettacoli estremamente crudeli da mostrare come minaccia a coloro che ancora rimpiangessero il vecchio Governo dell’Impero celeste.
Il campione indiscusso della Regione era il figlio del governatore, Rogo.
Come il padre era un maestro della scuola Taizan della Mano Tagliente ma, nonostante ciò, raramente si serviva delle proprie tecniche di lotta, nell’arena.
Preferiva dare sfoggio della sua incredibile forza fisica torturando fino alla morte i prigionieri.
A ogni evento dimostrativo, cambiavano le regole.
Al centro dell’arena veniva posto un enorme quadrato di circa 20mX20m, intorno allo stesso e fino all’inizio degli spalti venivano inseriri, una volta bestie feroci, un’altra volta, lame affilate, che obbligassero i malcapitati prigionieri a non fuggire e a rimanere sul quadrato con Rogo.
Ryu aveva sentito di decine di propri compagni che erano stati massacrati in quella maniera solo per saziare la sete di sangue di Rogo e il divertimento del Governatore Ranko.

Calò la notte, all’esterno del perimetro delle mura, su un’altura i ribelli capeggiati da Rihaku erano pronti a muoversi.
“Attacchiamo, comandante?”. Domandò uno dei suoi uomini.
“No, aspettiamo domani mattina, quando tutte le guardie saranno distratte dallo spettacolo che si svolgerà nell’arena. Entreremo e raggiungeremo l’arena, dopo di che cercheremo di salvare Ryu e i restanti prigionieri.”.

Sorse il sole del terzo giorno, i prigionieri vennero prelevati dall’armeria e condotti nell’arena. Erano 19 in tutto.
Dai piani seminterrati dell’anfiteatro, Ryu e Milo poterono percepire la presenza di un gran numero di spettatori.
Una delle guardie interruppe i loro pensieri. “Voi due pezzenti costituirete la portata finale dei giochi, restate lì e non muovetevi fichè non sarete chiamati a entrare.”. Disse ai due un soldato.
“Io andrò per primo.” Intervenne pacatamente Ryu.
“ Cosa??? Pensi di essere nelle condizioni di dare ordini?” Rispose il soldato.
Non fece in tempo ad alzare il braccio, che il giovane figlio di Raul, dopo averglielo afferrato e spezzato lo colpì in pieno volto facendogli perdere i sensi.
Gli altri due soldati di scorta ai prigionieri si gettarono immediatamente sul ragazzo, ma il risultato non cambiò.
Entrambi, colpiti rispettivamente all’addome e al viso, caddero a terra privi di sensi.
Immediatamente dopo, il figlio di Raul attraversò il cancello che dal seminterrato conduceva all’Arena.“
Ryu, non morire.” Disse Milo.

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CAPITOLO 5 “IL RITORNO”

Ryu uscì dalle cancellate che collegavano il terreno dell’arena ai piani inferiori.
Notò subito come gli spalti risultassero gremiti in ogni ordine di posto, chiaro segnale che Ranko avesse voluto che presenziassero non soltanto gli abitanti del capoluogo ma più persone possibili, arrivate, per l’occasione, da tutto il Governatorato.
In pochi secondi, il figlio di Raul percorse i metri che lo separavano dal quadrato rialzato posto al centro dell’arena.
Lì, svettava la figura di un uomo, il figlio di Ranko, Rogo.
Questi doveva avere qualche anno più di Ryu, pur tuttavia sembrava molto più grande.
Dotato di una muscolatura da toro, era molto alto, quasi mastodontico.
Crespi capelli neri su carnagione olivastra e denti bianchissimi e aguzzi facevano emergere un atteggiamento estremamente truce.
La sviluppata muscolatura, esaltata dall’assenza di abiti sulla parte superiore del corpo, metteva in evidenza il colore rosso dei suoi occhi.
Ryu, dopo essere salito sul quadrato, iniziò a osservare il suo prossimo avversario.
Fu in quel momento che i suoi pensieri vennero interrotti.
Dalla centralissima tribuna d’onore dell’arena, un uomo si alzò in piedi e rivolgendosi agli spettatori gridò “MIEI FEDELI SUDDITI, OGGI AVRETE IL GRANDE ONORE DI OSSERVARE COSA SUCCEDE A TUTTI COLORO CHE ANCORA MANTENGANO DELLE VELLEITA’ DI RIVOLTA NEI CONFRONTI DEL VOSTRO GOVERNATORE RANKO! OGGI VEDRETE ALCUNI RIBELLI CHE ANCORA SBANDIERANO IL NOME DI HOKUTO O DELL’IMPERATORE CELESTE VENIRE GIUSTIZIATI PER ALTO TRADIMENTO. NELLA MIA IMMENSA MAGNANIMITA’ OFFRIRO’ LORO LA POSSIBILITA’ DI SALVARSI. SE RIUSCIRANNO A SCONFIGGERE IL NOSTRO ATTUALE CAMPIONE, MIO FIGLIO ROGO, AVRANNO LA FACOLTA’ DI ANDARE VIA DA UOMINI LIBERI.”. A parlare era stato il Governatore Ranko.
Ovviamente, tutto il popolo sapeva che non vi era alcuna magnanimità in quella scelta. Sia perché nessuno in 2 anni era mai riuscito a sconfiggere Rogo, sia perché quel truce spettacolo serviva al Governatore da deterrente contro possibili atti di disobbedienza.
Ranko, dopo aver gridato “COMINCIATE” tirò una leva posta sulla mura interne della tribuna.
Immediatamente, il pavimento dell’arena posto intorno al quadrato iniziò a scivolare al dì sotto delle tribune mostrando fornaci incandescenti, le cui fiamme arrivavano quasi alle tribune dell’anello più basso.
“Non hai scampo moccioso. Puoi scegliere. O essere massacrato da me o gettarti in quelle fiamme.” Disse Rogo rivolgendosi al proprio giovane avversario.
“Magari potresti essere tu a finirci, bestione.” Rispose Ryu.
Alla risposta del giovane, l’animo di Rogo si infiammò.
Lanciatosi come un treno in corsa contro il ragazzo, fu subito su di lui scagliandogli contro un potente pugno con il braccio destro dall’alto verso il basso.
Ryu fu più veloce e riuscì a evitarlo mentre il colpo spaccò parte del pavimento del quadrato.
Sorpreso della rapidità del proprio avversario, Rogo non prestò attenzione alle intenzione di Ryu.
Questi, ancora leggermente alzato da terra, colpì con la propria tibia destra la parte esterna del ginocchio sinistro di Rogo, obbligandolo, conseguentemente a piegarsi, dopodichè lo colpì al mento, con un montante dal basso verso l’alto.
Tuttavia, ancora in estensione per il colpo appena eseguito, Ryu non si accorse della stretta, nella quale, il braccio sinistro di Rogo l’avrebbe di li a poco avvinghiato.
Il campione e figlio di Ranko catturò a se il giovane avversario stringendolo al proprio corpo.
Con entrambe le braccia bloccate, Ryu si trovò occhi negli occhi con il proprio avversario.
Vani furono i tentativi di liberarsi.
“Maledetto moccioso! Mi hai colpito, vedremo se morirai prima per la stretta o per le testate con le quali massacrerò la tua bella testolina”.
Così, iniziò a tempestarlo di testate sulla fronte.

All’esterno delle mura perimetrali, dall’altura dalla quale osservava la città Rihaku era prossimo a dare il via all’attacco.
Tuttavia, la comparsa dinanzi la porta di ingresso di due figure, lo fece desistere.
Seppur distanti erano facilmente distinguibili.
Quella sita più avanti presentava l’abbigliamento tipico dei soldati di Ranko, tuttavia aveva una postura gobba e un’andatura lenta e ciondolante.
La seconda, era incappucciata e camminava in postura eretta a pochi passi di distanza dalla prima.
I cancelli si aprirono e le guardie di vedetta lasciarono entrare le due figure.
Seguirono diversi secondi di silenzio al termine dei quali si udì “KABOOOOOOOOHHHHOOOMMM”.
La cancellata della città saltò in aria dall’interno.
Rihaku, osservando attonito la scena disse “No… Non può essere.”.

Ryu avvinghiato dalla stretta risultava completamente in balia di Rogo.
Il campione colpì il figlio di Raul con più di dieci testate, e, il ragazzo, ormai ferito gravemente al capo era prossimo al cedimento.
Sbattuto a terra dal proprio avversario, si sentì impotente.
Tuttavia, Rogo, mostrando i muscoli agli spettatori in segno di vittoria, venne richiamato alla concentrazione dalle urla di sorpresa dello stesso pubblico.
Voltandosi verso Ryu si accorse che, seppur ferito gravemente, il ragazzo continuava a muoversi cercando di rialzarsi.
“Hai fegato moccioso, sei mezzo morto ma ancora vuoi combattere. Ti farò un bel regalo tagliandoti a metà e ponendo fine alle tue sofferenze, “Scuola Taizan della Mano tagliente, Tecnica Fendi carne!!!”.
Il colpo portato dal taglio della mano destra a distanza ravvicinata venne evitato per un soffio dal figlio di Raul, limitandosi a tagliare la sporgenza del copri-spalla di cuoio sinistro.
Approfittando dell’errore dell’avversario Ryu tentò di colpirlo al lato sinistro del corpo, ma, Rogo, con un calcio portato con il piede destro, lo scaraventò via colpendolo in pieno sterno.
“Ha evitato la mia tecnica…” pensò Rogo, quindi, si domandò chi fosse quel ragazzo.
In terra, vicino al limite del quadrato, Ryu pensò: “Padre dammi la forza…”
Rogo inziò a camminare lentamente verso di lui, “Mmm… ti farò bruciare vivo gettandoti nella fornace, moccioso. Seguirai quei miserabili che si sono rivoltati contro di Noi sperando in Hokuto. La Divina Scuola non esiste più.”.
Queste parole infiammarono lo spirito del giovane Ryu. Con le lacrime agli occhi, il ragazzo urlo “IO SONO RYU FIGLIO DEL GRANDE RAUL, FINCHE’ SARO’ IN VITA LA DIVINA SCUOLA DI HOKUTO NON MORIRA’ MAIIIIIII”…
Furente di rabbia e con le lacrime agli occhi, il giovane iniziò a ruotare le due braccia, il destro in senso orario, il sinistro in senso antiorario.
Arrivato a un quarto di giro, ritrasse le due braccia verso di sé al petto.
Quello che successe dopo, non fu prevedibile nè eseguito in maniera cosciente.
Ryu fece scattare le due braccia unite in avanti con i palmi rivolti verso l’avversario, le parole gli uscirono naturali: “ONDA DELLA MANO VIOLENTA DI HOKUTO!”.
Rogo venne investito in pieno da un ondata di aura di colore rosato e scaraventato grondante sangue al di fuori del quadrato, finendo all’interno delle fornaci.
Se morì investito dall’energia o bruciato vivo, questo non è dato saperlo.
Sugli spalti calò il gelo.
Ranko, dalla sua postazione, d’onore rimase attonito.
Lo stato di paralisi in cui era versato venne interrotta da un soldato. Questi era il leader della spedizione che lui stesso aveva inviato a nord con l’intento di scoprire cosa fosse capitato al Governatorato di Goren.
Il soldato ingobbito e ciondolante non riuscì neppure a pronunciare la parola “signore” che esplose dall’interno, ricoprendo il proprio Governatore di sangue e pazzi di carne.
“…Hokuto…” disse allora un tremante Ranko.
Dalla porta dalla quale era uscito il soldato, emerse una figura. Stivali marroni, pantalone blu, maglietta bianca, giubbotto dello steso colore dei pantaloni, copri-spalla dorati e occhiali.
“Tu… tu… non puoi essere Kenshiro… Sei Kenshiro?”
“E’ inutile che tu lo sappia, quando si muore, i ricordi svaniscono…” Rispose la figura.
“Maledetto. Ti ucciderò! Scuola Taizan della Mano tagliente, Tecnica Fendi carne!!! Urlò Ranko.
Con un impercettibile movimento della mano sinistra, il nuovo arrivato bloccò la mano destra di Ranko, per poi tempestarlo di pugni con il braccio destro.
I colpi furono di tale potenza che il corpo del governatore si alzò da terra e, nell’istante in cui il guerriero apparso dal nulla liberò la presa sulla sua mano destra, il Governatore volò fuori dalla platea per finire al centro del quadrato.
Ranko provò a rialzarsi, ma il suo intelletto aveva ormai lasciato il corpo.
“Hokuto, hokuto, dev.. avvertir.. prest…” Farfugliò questo prima di esplodere in mille frammenti.
La figura arrivata dal nulla, tirò nuovamente la leva posta accanto alla postazione di Ranko, di modo tale da chiudere le fornaci.
Con un balzo, il misterioso guerriero arrivò al centro del quadrato.
“Zio Ken, sei tornato” disse Ryu con le lacrime agli occhi.
“Sei stato bravo Ryu, la tua onda era davvero molto potente.” Rispose Kenshiro.
All’esterno della città, i pochi soldati di Ranko sopravvissuti, saputo della sconfitta di padre e figlio cercarono di darsi alla fuga ma furono intercettati dai ribelli capeggiati da Ryhaku che, con un attacco a sorpresa, li sterminarono.
“E’ TORNATO. IL SALVATORE E’ TORNATO” Disse Ryhaku con le lacrime agli occhi.

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CAPITOLO 6 “ AMARE SCOPERTE”

Ken aveva appena liberato la città dalla tirannia di Ranko. Aiutato Ryu ad alzarsi, si diressero entrambi fuori dall’arena.
Di fronte a loro si parò Ryhaku. “Kenshiro sei tornato, finalmente.”Esclamò l’anziano.
Ken rispose con un semplice cenno della testa.
Mentre il gruppo di soldati, dopo aver liberato Milo e gli altri prigionieri dai sotterranei dell’arena, inziò a festeggiare per il ritorno del maestro di Hokuto.
“Kenshiro andiamo, abbiamo molto di cui discutere.” Disse Ryhaku.
Il Salvatore si voltò verso Ryu dicendogli: “Ryu, hai sconfitto Rogo, è giusto che sia tu a farlo. Distruggi quell’Obelisco.”
Avvicinatosi all’altissima struttura, il figlio di Raul rimase alcuni secondi in concentrazione per raccogliere le energie.
Scagliò un violento pugno alla base della costruzione che fu sufficiente ad aprire alcune crepe nella pietra di cui era composta. Tuttavia l’Obelisco non cedette.
“Ancora Ryu” disse Ken.
Il giovane iniziò a tempestare la struttura di colpi “uatatatattaatattatatataatuata”.
Quando ebbe finito, innumerevoli spaccature si aprirono sull’Obelisco.
La parte che era stata tempestata di pugni cedette e si sbriciolò, mentre, la parte sita al di sopra, alta oltre 25 metri iniziò a crollare sbattendo sulle gradinate della vicina arena.
Un rumore di distruzione, cui seguì silenzio.
“Molto bene” disse Kenshiro.
Usciti dalla città, Ken emise un forte fischio. Immediatamente comparse un gigantesco cavallo nero con una benda rossa sull’occhio sinistro.
Era Re Nero, il cavallo di Raul.
Ken e Ryu salirono in groppa al destriero seguendo Ryhaku.
Dopo aver raggiunto il rifugio dei ribelli ed essersi assicurati che Ryu ricevesse adeguate cure per le proprie ferite, Ken e Ryhaku si appartarono in una stanza.

“Cosa è accaduto in questi anni?” Chiese Ken.

Ryhaku socchiuse gli occhi, sapeva che quanto stava per narrare avrebbe causato un grandissimo dolore a Ken.
“Dopo il tuo combattimento con Caio, eravamo tutti convinti che si sarebbe aperta una nuova era di pace in cui il genere umano, non dovendo temere più alcun tiranno, avrebbe potuto ricominciare sotto la guida di un restaurato Impero Celeste.
Informati che avevi iniziato l’addestramento di Ryu assicurando, quindi, la discendenza e continuazione della Divina Scuola che avrebbe protetto l’Imperatrice ci eravamo persuasi che sarebbe iniziato un nuovo periodo di prosperità. Tuttavia, non avevamo tenuto in debita considerazione i demoni del passato.”.

“Cosa intendi?” Domandò Ken.

“Vedi Kenshiro, attraverso la lettura della stele sita a Palazzo Raseiden, hai avuto modo di conoscere la storia della fondazione della Divina Scuola di Hokuto e della Scuola di Hokuto Gemmy. Hai avuto modo di conoscere i dettagli della tragedia che legò Shume e Ouka e il terribile fato che circonda la discendenza diretta di Riou.
Eppure di quello che accadde prima della fondazione della Divina Arte non sai nulla.”.

“In realtà, non c’è molto da sapere. La Principale famiglia di Hokuto composta da grandi guerrieri, aveva sempre protetto l’Imperatore. Nel periodo delle grandi guerre, venne vista come l’unica stirpe capace di sviluppare una nuova invincibile arte marziale che potesse completare le tecniche più potenti del Mondo.”. Rispose Kenshiro.

“Parte di ciò che dici è vero, Kenshiro. Ma, vi è dell’altro. Gento, Nanto e infine Hokuto provengono dal medesimo ceppo. I maestri che svilupparono le discipline di Gento e Nanto prima e, successivamente, Shuken, non fecero altro che rielaborare principi di lotta che appartenevano a un altro ordine.
L’ordine Shura.”. Rispose Ryhaku.

Kenshiro trasalì, esclamando “Gli Shura erano gli abitanti dell’isola dei demoni. Nella loro ferocia omicida non c’era nulla che ricordasse la Divina Arte, la Sacra Scuola di Nanto o la fierezza di Gento.”.

Ryhaku mosse il capo in segno di diniego.
“Kenshiro adesso che sei il legittimo successore della Divina Scuola di Hokuto puoi conoscere la vera storia del mondo.”.

“Adesso?” Sono il successore della Divina Scuola di Hokuto dal combattimento con Raul, avvenuto più di 10 anni fa!”. Rispose il maestro di Hokuto

“No Kenshiro! A causa del conflitto atomico Ryuken non ha fatto in tempo a istruirti su quest’ultimo passaggio. Per essere davvero il successore e potersi fregiare di tale titolo, il maestro della Divina Scuola di Hokuto deve affrontare il successore della Scuola di Hokuto Gemmy. Solo allora il percorso sulla strada della successione potrà dirsi compiuto. Tuo padre Ryuken sconfisse Jukey e tuo nonno materno, che come te si chiamava Kenshiro, sconfisse il nonno materno di Caio, Raul e Toky, Zong Wu Liu.
Lo scontro tra i due maestri viene definito “Rito del Dono Celeste”.
Inoltre, le sacre regole di Hokuto dispongono che nel caso in cui la Divina Scuola sia priva di un successore, lo stesso deve essere fornito dalla casata cadetta. Ovvero dalla famiglia che genera i successori della Scuola di Hokuto Gemmy.
Seppur inconsapevolmente, sconfiggendo Caio, hai portato a compimento il “Rito del Dono Celeste” e, così facendo, sei divenuto il successore.
Kenshiro, non avendo figli, sarà tuo sacro dovere fare di Ryu il successore di Hokuto. So perfettamente che avevi deciso di abbandonarlo per risparmiargli una vita di tristezza e sofferenze.”.

Kenshiro rimase in silenzio. Ryhaku aveva ragione. Fu solo per amore verso il nipote che non lo iniziò un addestramento vero e proprio.

“Prosegui Ryhaku”. Disse Kenshiro.

“Bene, probabilmente sono una delle uniche due persone vive disposte a raccontarti questa storia.” Disse Rihaku.
“Circa 4.500 anni fa, in Cina, un gruppo di uomini stanchi della malvagità del Mondo, si ritirò sugli altopiani dell’Himalaya.
Vivendo in pace e cercando di entrare in empatia con il creato, lontano dagli orrori e violenze del mondo esterno, questi uomini edificarono una meravigliosa città. La leggendaria Kun-lun, il luogo delle meraviglie.
Qui si sviluppò una civiltà leggendaria. Costruzioni, per l’epoca, impensabili, che ospitavano dissertazioni filosofiche all’interno delle immense sale dei palazzi.
Come forma di Governo si optò per l’impero e si decise che l’imperatrice sarebbe dovuta sempre essere una donna in modo da temperare l’ardore di conquista con l’amore materno.
Obiettivo di questa civiltà era diffondere la propria filosofia pacifista e naturalista al di fuori di Kun-lun, al fine di mondare il mondo esterno dalla malvagità.
Purtroppo, lo scopo che questi uomini si erano prefissi risultò presto una pia illusione. I cittadini di Kun-lun, nel mondo esterno, vennero alcune volte sbeffeggiati, molte altre, massacrati.
Una delle Imperatrici, suo malgrado, si rese conto che senza una forza militare, seppur giusta, non solo non sarebbe stato possibile diffondere la propria filosofia pacifista, ma, probabilmente, neppure sopravvivere.
Venne, quindi, fondato un ordine di formidabili guerrieri esperti nel corpo a corpo che non soltanto avrebbero protetto l’Imperatore, ma, che addirittura avrebbero contribuito a diffondere la filosofia pacifista di Kun-lun nel mondo.
Nei secoli seguenti, grazie a questi combattenti, l’Impero assunse il controllo di enormi porzioni di territorio, per tale ragione venne deciso che la Capitale non sarebbe più stata l’isolata Kun-lun ma un luogo più facilmente raggiungibile da tutte le genti, sito in Cina.
Malgrado i successi, l’ordine di guerrieri non cessò di perfezionarsi, seppur al proprio interno regnasse il malcontento.
Una fazione, capeggiata dal più potente dei membri dell’ordine, il geniale Sirios, era convinta che il lo scopo dei guerrieri fosse quello voluto dall’Imperatore.
L’altra fazione, capeggiata dal rivale di Sirios, Kairos, era, invece convinta che il momento per impossessarsi del potere a discapito del Sovrano fosse prossimo.
Sirios intuì le intenzioni di Kairos e recatosi sulla cima del monte più alto del mondo, quello che oggi è chiamato Everest, per 3 anni passò i giorni allenandosi incessantemente e le notti pregando il suo Dio affinchè gli concedesse la forza di difendere il Mondo e l’Imperatore dalla malvagità.
La leggenda narra che dopo aver svuotato corpo e anima da ogni impurità il suo Dio gli concesse la forza di cui necessitava.
Tornato a Corte, mostrò la sua immensa forza: l’Aura combattiva.
Attraverso questa, Sirios era in grado di tagliare, bruciare, far esplodere o rendere impotenti gli avversari. Dopo aver sommariamente processato Kairos lo giustiziò per tradimento ed ebbe in premio dall’Imperatore la possibilità di creare la propria scuola. Cosi nacque la scuola Shura.
Sirios procedette alla stesura di un manoscritto, il Manuale dello Shuratan volto non soltanto a raccogliere la descrizione di tutte le tecniche esistenti con la loro descrizione, ma anche a costituire una vera e propria enciclopedia di lotta da tenere sempre aggiornata. Né affidò la custodia ad alcuni monaci di Kun-lun che lo nascosero in un luogo sicuro aggiornandolo di tanto in tanto.
Tuttavia, gli adepti di Kairos non dimenticarono quanto accaduto.
Approfittando della collaborazione di alcuni servitori riuscirono a somministrare potenti droghe preparate dagli stregoni del territorio cinese a Sirios.
Impossibilitato a muovere qualsiasi muscolo del proprio corpo e caduto in stato catatonico venne massacrato nel suo palazzo insieme ai 3 figli maschi.
Solo la figlia incinta riuscì a fuggire.
Gli Shura traditori puntarono quindi all’Imperatore, tuttavia, non tennero in conto come solo Sirios e i suoi eredi diretti riuscissero a padroneggiare la devastanti tecniche più segrete della scuola Shura.
Per tale ragione, in evidente inferiorità numerica vennero schiacciati dall’Impero celeste.
Nei duemila anni successivi, la scuola Shura, ritornata fedele all’Imperatore, non riuscì a generare altri combattenti geniali, tuttavia mantenne una potenza ragguardevole, i suoi guerrieri erano sicuramente i migliori dell’Impero.
Tuttavia, il ricordo del tradimento non fu mai cancellato e le generazioni successive di maestri Shura vennero sempre viste con sospetto dai membri della Corte Imperiale.
Fu circa 2.100 anni fa che alcune delle famiglie più importanti al servizio dell’imperatore, pur non riuscendo a trovare il Manuale dello Shuratan originale, ebbero accesso ad alcuni appunti privati di Sirios.
Dai lasciti di Sirios e dall’esercizio costante nacquero due stili diversi ma simili in potenza. La scuola imperiale di Gento e la sacra scuola di Nanto.
La prima venne posta alla diretta difesa dell’imperatore, alla seconda venne conferito il compito di disperdersi nel mondo alla ricerca di discepoli che potessero servire alla realizzazione del governo imperiale.
A seguito della nascita di queste due arti, la scuola Shura si vide pesantemente ridimensionata nelle proprie funzioni.
Circa un secolo più tardi, l’imperatore morì e il mondo sprofondò nel caos.
Gli Shura, Gento e Nanto si trovarono spiazzati, fu allora che alla famiglia più importante dell’Impero, quella di Hokuto, venne dato il compito di sviluppare una nuova e invincibile arte marziale.
Il resto lo sai Kenshiro, lo hai letto sulla stele a Palazzo Raseiden.
Inoltre, con l’apparire della Divina Arte, la terza delle Scuole Maggiori, l’Ordine Shura venne ulteriormente emarginato.
Gento venne votata alla difesa personale dell’Imperatore, ai 6 più valenti maestri di Nanto fu affidato il compito di proteggere i cancelli del palazzo imperiale, mentre, a Hokuto il compito più arduo, entrare in scena solo nel caso in cui il mondo fosse sprofondato nel caos.
i guerrieri di Gento venne conferito il titolo di “Generali”, ai guerrieri di Nanto “Custodi dei cancelli”, ai 3 Shura più valenti “Guardiani”.
Tuttavia, l’essere emarginati e sottoposti rispetto alle tre scuole maggiori non fece che alimentare il risentimento e la voglia di vendetta degli Shura.
Ciò venne ulteriormente acuito quando l’Imperatore decise di lasciare la Cina, per costruire la propria sede su un’isola al largo delle coste giapponesi. Ciò costituì un forte schiaffo morale per l’ordine Shura, la loro grandezza era nata lì e il trasferimento venne interpretato come un ideale passaggio di consegne tra loro e le nuove scuole maggiori”
Rihaku notando l’espressione di stupore di Kenshiro, lo anticipò “Si Kenshiro, quella che tu conosci come isola dei demoni, dove tu sei nato e dalla quale sei partito per arrivare qui, è stata sede dell’impero negli ultimi secoli.
In tempi abbastanza recenti, durante le ultime fasi del conflitto mondiale, uno dei guardiani Shura sparì, portando con sé una gran quantità di uomini e mezzi, attendendo il momento giusto per ricomparire. E adesso che le scuole maggiori sono praticametne estinte, nessuno si frappone tra loro e la conquista del potere." Concluse Ryhaku.

Ken rimase per qualche secondo attonito. Nulla sapeva di questa parte della storia. Ryuken non l’aveva mai informato. “Cosa è accaduto negli ultimi anni?” Domandò Ken.

“Dopo il ritorno dall’isola dei demoni, per 4 anni abbiamo vissuto in pace. Poi, all’improvviso, un mio vecchio compagno, che aveva votato la propria esistenza a questa missione, mi ha avvertito di aver trovato i superstiti dell’ordine Shura.
Dal profondo ovest avevano iniziato a muoversi alla conquista dei territori sotto il controllo dell’esercito imperiale.
Servendosi di mezzi corazzati da guerra e adepti di scuole minori come Ranko, che tu stesso hai affrontato, sconfissero facilmente le legioni imperiali. I pochi adepti di Nanto che eravamo riusciti a trovare vennero massacrati dal loro maestro al comando della spedizione di conquista. Dopo aver preso con la forza i territori più a Ovest puntarono verso il centro dell’Impero.
Barga, dopo avermi affidato Ryu, gli si diresse contro per affrontarli. Le truppe unite di Barga e dei soldati di Gento affrontarono fuori dalla capitale imperiale gli invasori ma vennero sonoramente sconfitti. Guidati da un maestro dell’ordine Shura e con una decina di adepti di scuola Taizan per noi non ci fu nulla da fare.
La capitale imperiale venne bombardata e ridotta a un cumulo di macerie. Dell’imperatore, a oggi, non ci sono notizie.
Furono due anni di guerra aperta. Burt fu ferito nella battaglia per la capitale imperiale ma sopravvisse. Tornato al villaggio che aveva costruito sulla costa per vivere felicemente con Lynn lo trovò completamente distrutto e deserto.
Seguendo le tracce dei mezzi che da lì erano andati via si gettò all’inseguimento per cercare di ritrovare Lynn ma venne ucciso."

Ken venne assalito da un’indomabile tristezza. Fiumi di lacrime rigavano il suo volto. “La colpa è mia. Se io fossi stato qui, non sarebbe accaduto nulla.”.
“Non fartene una colpa Kenshiro” Disse Ryhaku.
“Perdonatemi. Vi darò Giustizia” Disse Ken guardando il cielo.

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CAPITOLO 7 “CACCIA AGLI SHURA”

Sorse una nuova alba. Kenshiro, dopo aver parlato a lungo con Ryhaku, passò il resto della notte in silenzio fissando il cielo.
Ripensò a Bart e Lynn, a tutti i momenti trascorsi insieme. Dall’incontro in quel piccolo villaggio sotto attacco degli uomini di Zeta, all’addio consumatosi sull’isola dei demoni, quando affidò Lynn a Bart.
Anche adesso, con il sole che iniziava il suo percorso giornaliero, il maestro di Hokuto continuava a fissare il cielo.
Fu in quel momento che i pensieri di Ken vennero interrotti dall’arrivo di un ragazzo.
Accortosi della presenza, Ken gli chiese “Chi sei?”.
“Mi perdoni maestro Kenshiro, non volevo disturbarti.” Rispose il ragazzo.
“Non preoccuparti, dimmi pure.”
“Ecco, Maestro Kenshiro, il mio nome è Luke. L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato al funerale di Ain. Volevo dirti che io ero presente quando attaccarono il villaggio di Bart e Lynn. Io vivevo lì.” Disse il ragazzo.
Ken l’osservo, “Se hai deciso di venire a parlarmene deve essere importante”.
“L’uomo che guidava l’attacco… Io non avevo mai visto sulla di simile. Il portone esterno esplose in mille pezzi, i pochi soldati presenti vi si gettarono contro ma non riuscirono neppure a sfiorarlo. Un alone di energia proiettato dal suo corpo li fece alzare da terra a mezz’aria. Una delle guardie venne tagliata in migliaia di pezzi, un’altra esplose e la terza finì maciullata contro il serbatoio dell’acqua. Dopo di che diede ordine a ai suoi soldati di uccidere tutti gli uomini ma di non toccare assolutamente le donne. Fu un massacro. Nel cercare di oppormi venni colpito da un soldato che, credendomi morto, mi lasciò li in terra. Fui svegliato qualche giorno dopo da Bart che mi chiese cosa fosse accaduto. Intorno a me vidi il villaggio che tanto faticosamente i due ragazzi avevano costruito ridotto a macerie. Seguendo le tracce dei mezzi di trasporto degli assalitori, Bart si lanciò al loro inseguimento. Mai più nessuno lo ha visto o ha avuto sue notizie. Quando i ribelli capeggiati da Ryhaku arrivarono sul posto gli raccontai la vicenda. Se Bart fosse vivo sarebbe tornato, è sicuramente è morto. Anche se fosse riuscito a raggiungere gli assalitori non avrebbe avuto speranza contro il loro capo. La sua energia era portentosa.” Concluse Luke.
Dopo qualche secondo di riflessivo silenzio, Ken iniziò a incamminarsi, “Dove andate, Maestro?” chiese Luke.
“A cercare l’uomo che assalì il tuo villaggio”. Rispose Ken.
Uscendo dal portone del palazzo di Ryhaku, Ryu raggiunse lo zio.
“Verrò con te” disse il giovane.
“Lascia tutto ciò che non ti occorre, Ryu, viaggeremo leggeri. Andiamo a caccia di Shura.”.

Due giorni dopo.
Ken in groppa al fedele Re Nero e Ryu su una moto a tre ruote avevano raggiunto il capoluogo del Governatorato di Jires.
Fare strage degli uomini di guardia era stato abbastanza semplice, arrivare al Palazzo del Governatore ancora di più.
Jires attendeva al centro della sala del trono.
Alle spalle dello scranno vi era un’uscita che dava sul cortile interno del palazzo dove svettava un altro Obelisco in pietra nera identico a quelli siti nelle città di Goren e Ranko.
Jires, trovandosi dinanzi Kenshiro, tentò di attaccarlo immediatamente con la sua tecnica più potente “Scuola Taizan della Tigre del vento, Tecnica Segreta del vortice”.
Un vortice di vento venne scagliato contro il maestro di Hokuto che, spostandosi velocemente di lato riuscì a evitare il colpo che perforò il muro dietro le sue spalle.
Jires tentò di caricare nuovamente il colpo ma Kenshiro si trovò d’improvviso accanto a lui. “Tecnica potente ma una volta che si è lanciata è impossibile modificarne la traiettoria.” Disse Kenshiro.
Infilando l’indice sinistro nella tempia del suo avversario, Ken affermò “Adesso risponderai alle mie domande, se non lo farai morirai immediatamente. Chi servite? Dov’è il vostro signore? Cosa significano gli Obelischi?”
Prima che Jires potesse rispondere la sua testa venne tagliata di netto da una lama rotante.
Due nuove figure erano comparse nella sala.
“Hokuto è tornato. Allora le voci erano vere. Torna dal nostro comandante e avvertilo.” Disse una delle due figure al suo compagno. L’altro uomo, semplicemente, muovendosi a gran velocità uscì dalla sala.
“Sei un Governatore anche tu?” Chiese Kenshiro alla figura posta dinanzi a lui. Questa si presentava con un fisico abbastanza slanciato che metteva in risalto la muscolatura di braccia e spalle. Indossava pantaloni marroni e lo sterno risultava protetto da due imponenti pettorali argentati.
Il viso ricordava tratti comuni, occhi castani e capelli castani legati in un codino.
“No, non sono un Governatore. Non confondermi con quella feccia. Anelava solo a dominare piccole porzioni di territorio, nulla sapeva del nostro compito molto più alto. Io sono uno Shura e come tale ho votato la mia vita alla perfezione e alla ricerca dell’utopia”.
“Un fanatico.”. Pensò Kenshiro.
“Shura ne ho sconfitti a centinaia nelle terre al di là del mare. Dovevano, quindi, essere tuoi compagni.” Disse Ken rivolgendosi all’avversario.
“Tsk. Erano rimasti lì perché ritenuti indegni di assurgere al superiore compito cui noi eravamo destinati. Noi, gli eletti, fummo portati nella terra sacra poco prima che il Mondo si autodistruggesse purificandosi.”. Disse il guerriero.
“Ho capito, non sei un fanatico, sei un folle. “ Rispose il maestro di Hokuto.

Il guerriero si mise in posizione di attacco. Quello che avvenne dopo, sorprese addirittura Ken.
Senza muovere le gambe, il guerriero iniziò a fluttuare sul pavimento dirigendosi a velocità elevata contro Kenshiro.
In meno di un secondo fu su di lui con la mano destra ritratta all’altezza della spalla “Mano penetrante dello Shura assassino” gridò il guerriero.
Kenshiro riuscì a evitare il colpo diretto al centro del proprio petto spostandosi a sinistra, tuttavia l’affondo dell’avversario gli spaccò il copri-spalla destro.
Con una velocità sovrumana, lo Shura, facendo leva sulle punte dei piedi roteò sino ad arrivare ai muri della stanza ove stavano combattendo, prendendo su questi la spinta per lanciarsi in un secondo attaccò “Penetrazione Shura, tecnica segreta dell’uomo a punta di spada”.
Come un proiettile carico di energia cinetica lo Shura si lanciò contro Ken con l’intenzione di trapassarlo con tutto il proprio corpo.
“Tra le innumerevoli tecniche Shura, mi sono perfezionato in quelle di penetrazione, crepa Kenshiro!”.
Ken rimase immobile e lo Shura lo colpì in pieno, tuttavia nonostante l’avesse attraversato e fosse atterrato subito dopo, il maestro di Hokuto era in piedi di fronte a lui. “Ma come è possibile?” Si domandò lo Shura.
“E’ una tecnica di mio fratello Hyo. La utilizzò nel nostro scontro. Si chiama Anryu Tenha. Mi consente di distorcere la percezione che il mio avversario ha dello spazio intorno a me. Eri convinto di avermi perforato ma non sei neppure riuscito a raggiungermi. E adesso, “Cento pugni laceranti di Hokutoooooo.”
Investito in pieno, lo Shura finì scaraventato contro la parete della sala cadendo in terra grondante sangue. Kenshiro gli si avvicinò e chiese “Tu sei lo Shura che ha attaccato il villaggio di Bart e Lynn?”.
“Mmm… non hai idea di quello che ti aspetta. Il fatto che io sia uno Shura non vuol dire che ci sia solo una categoria di Shura. La nostra società è organizzata in scala gerarchica. Al punto più basso ci sono gli schiavi e le donne, poi i soldati, al gradino superiore i Governatori, ancora più in alto gli Shura come e… infine, salendo verso la cima… mmm… non devi sapere niente…” A quel punto si trafisse da solo il viso con la mano destra, urlando “GLORIA ETERNA ALL’ORDINE SHURAAA”.

Ken abbattè l’Obelisco con una proiezione d’aura e insieme a Ryu, che aveva osservato al combattimento, si diresse fuori dalla città appena liberata per riprendere il viaggio mentre la gente lo acclamava.

Un’altra figura però osservava i due uomini di Hokuto, nascosta su un balcone.
“Speriamo che le cose vadano come ho previsto. Kenshiro non poteva tornare in momento migliore.”. Rimugino il misterioso osservatore tra se e se.

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CAPITOLO 8 “IL SIGNORE DEGLI SHURA”.

Kenshiro, accompagnato da Ryu, stava per entrare nel capoluogo del quarto e ultimo Governatorato di quei territori.

Al di là del deserto, molto più a ovest, in una verdeggiante pianura, posta ai piedi di altrettanto verdi colline, vicino al letto di un fiume sorgeva un palazzo e accanto a esso un gigantesco Obelisco, molto più alto di quelli che si erano potuti osservare nelle città di Ranko o di Jires.
Bastava osservare il palazzo per rendersi conto che fosse di nuova costruzione.
I giardini interni erano adornati con fontane di marmo bianco che mettevano ancor più in risalto i fiori variopinti.
Il palazzo vero e proprio era caratterizzato dall’assenza di portoni, mentre, le murature erano limitate allo stretto indispensabile per impedire il collasso.
Il guerriero appena giunto chiese a un soldato di guardia ai giardini il permesso di incontrare “il grande Abel.”
Dall’ultimo piano del palazzo, sito a circa 15 metri da terra, una figura esclamò “Cavaliere Shura, viene pure, ti aspetto.”.
Percorse le scale, il guerriero entrò in quella che sembrava la stanza principale del palazzo, posta all’ultimo piano.
In piedi all’ingresso della grande sala potè osservare due file di 6 colonne che perfettamente allineate delimitavano il centro della sala.
L’assenza di muri sui lati della sala la rendeva illuminatissima, offrendo, al contempo, uno spettacolo meraviglioso dell’esterno.
Coperta la distanza che lo separava dal proprio ospite il guerriero arrivò a pochi passi dal trono e si inginocchiò.
Seppur intimorito alla presenza di quest’uomo, lo Shura l’osservò timidamente.
Era alto circa un metro e 85, dotato di un fisico del tutto simile a quello di Kenshiro, carnagione chiarissima, folta chioma crespa bionda e lunga sin fino alle spalle, pettinatura all’indietro che risaltava l’ampia fronte e gli occhi colore castano chiaro.
Indossava stivali color sabbia e pantaloni dello stesso colore, solamente un lungo cappotto del medesimo colore copriva il lato superiore del corpo, lasciando scoperti lo sterno e gli addominali.
Al collo portava un lungo ciondolo.
“Nobile Abel, le voci erano vere. Kenshiro è tornato. Il mio compagno è rimasto alla città di Jires per affrontarlo, ma, ecco, non credo…”. Iniziò a parlare lo Shura…
“Il tuo compagno è già morto.”. Tagliò corto Abel. “Molto bene, era destino che ci saremmo misurati.” Continuò.
“Intende affrontarlo mio Signore?” domandò allora il guerriero inginocchiato.
“Prima voglio saggiarne le capacità. Se si dimostrerà degno allora ci affronteremo sicuramente. Oltre all’onore e alla vendetta del nostro ordine ci lega anche una questione personale.”.
Dopo aver finito di parlare, Abel si avviò verso le scale, lasciando trasparire la chiara intenzione di lasciare il castello.

Molto più a est, il gigantesco Vulkan, quarto Governatore di quei territori, aveva già lasciato la città per paura del Maestro di Hokuto.
Erano bastati pochi secondi a Kenshiro per superare gli sbarramenti e sconfiggere i soldati.
Preso atto della fuga del Governatore e distrutto anche il quarto Obelisco, Kenshiro e Ryu poterono essere acclamata dalla cittadinanza per aver liberato un altro Governatorato, affrancando i propri abitanti dalla schiavitù.

Arrivò la notte.
Accampati davanti a un fuoco, il figlio di Raul chiese allo zio “Ken, era l’ultimo Governatorato di questi territori, dove andremo adesso?”.
“Ryhaku ha detto che gli invasori arrivarono dall’ovest, per cui proseguiremo in quella direzione finchè non troveremo qualcosa.” Rispose Ken.

Subito dopo, Ken, fissando il nipote, gli disse “Ryu, avvicinati alla sporgenza di quel burrone.”.
Il figlio di Raul, senza proferire parola obbedì.
“Cosa vedi?” Chiese Ken.
“Nulla, solo le terre aride che si estendono fino a dove occhio può vedere.”.
“Bene” disse Ken.
Con un movimento rapidissimo, il maestro di Hokuto infilò l’indice destro nel braccio sinistro del nipote e, immediatamente dopo, lo colpì con un calcio facendolo precipitare dalla parete rocciosa nella gola sottostante.
“Ryu! Ho atrofizzato i muscoli del tuo braccio sinistro, devi riuscire ad arrampicarti lungo la parete rocciosa con una sola mano e tornare qui.”.
“Perché Zio Ken?” Chiese dal fondo del dirupo il figlio di Raul.
“Il tuo addestramento alla Divina Arte è appena cominciato, il vero addestramento.” Rispose semplicemente Ken.
Per poi tornare a sedersi intorno al fuoco.
Un paio di minuti dopo, il maestro di Hokuto si avvicinò al bordo del burrone. In cuor suo sperava che Ryu fosse riuscito ad arrivare almeno a metà strada. Con sua somma sorpresa, vide la mano del ragazzo spuntare dal vuoto e aggrapparsi al ciglio.
“Incredibile, si è arrampicato così velocemente con una mano sola” pensò Ken.
“Eccomi zio.” Disse un esausto Ryu.
Ken sorrise e immediatamente restituì la funzionalità dell’arto sinistro del ragazzo.
“Sai, anche tuo padre Raul iniziò cosi l’addestramento sotto la guida del maestro Ryuken. Certo, quando luì scalo la parete rocciosa era più giovane di te e aveva anche il peso di Toky” Disse sorridendo Ken al giovane allievo.
“Perché non me lo hai detto? Avrei potuto risalire la parete con dei pesi, allora”. Esclamò Ryu.
Ken semplicemente, sorrise affettuosamente al nipote.

La mattina successiva, nei pressi di un lago a poca distanza da dove Ken e Ryu avevano passato la notte, Vulkan insieme a un manipolo di sei uomini fuggiti con lui, stava facendo rifornimento d’acqua per prepararsi ad affrontare le lande desolate, confine occidentale dei territori precedentemente posti sotto il controllo dei Governatori.
L’intento era andare il più lontano possibile da Kenshiro.
Mentre uno dei soldati era piegato sul bordo del lago, accadde qualcosa.
Il corpo di questi iniziò a ritrarsi al proprio interno fino a scoppiare.
Dall’acqua uscì una figura che il Governatore Vulkan conosceva bene.
“Grande Abel…” Esclamò terrorizzato.
“Avete tentato di sfuggire alla battaglia. Siete dei miserabili.”. Disse il signore degli Shura.
Questi iniziò a mostrare la propria aura.
Brillava di un colore giallastro, meno splendente di quello che caratterizzava l’energia di Falco dei Gento, ma più intenso, più oscuro.
Alla vista di tale fenomeno i 5 soldati e Vulkan si diederò alla fuga.
A quel punto Abel, allungo in avanti la propria mano destra e sulla punta di ciascuna delle cinque dita iniziarono a formarsi piccoli ammassi di energia.
“Quintuplo proiettile dello Shura” Esclamò Abel.
Dalle punta delle cinque dita partirono 5 fasci di energia, ognuno dei quali centrò alla schiena uno dei soldati di Vulkan trapassandogli il corpo e lasciando 5 cadaveri con un grande buco all’altezza del centro della spina dorsale.
Subito dopo, osservando come Vulkan continuasse a scappare, Abel scomparve ricomparendo dinanzi il proprio, ormai ex, sottoposto.
“Ma come ha fatto? Riuscite a teletrasportarvi?” Chiese un esterrefatto Vulkan.
“No. Sono solo molto veloce, ma non crucciartene, la tua mente limitata ha finito di porsi interrogativi su cose che vanno al di la della propria comprensione.”.
Dopo aver proferito queste parole, Abel appoggiò il palmo della mano destra al centro del petto di un terrorizzato Vulkan.
“Separazione delle ossa dalla carne delle Vie Shura”.
Incredibilmente, la pelle della parte posteriore del corpo di Vulkan si aprì, come se al centro della spina dorsale ci fosse una cerniera, e il suo scheletro schizzò fuori all’indietro, lasciando l’involucro della pelle dinanzi ad Abel.
“Arrivo Kenshiro”. Disse il Maestro Shura.

Il giorno successivo Ken e Ryu si trovavano nelle le terre desolate, per il cui attraversamento servivano 2 giorni di marcia.
Al tramonto, maestro e discepolo si accamparono ai piedi di una altura.
Improvvisamente, vedendo Re Nero agitarsi e destarsi dal sonno in cui era caduto, Ken percepì qualcosa.
L’altura posta alle spalle di Ryu finì sbriciolata.
Un uomo comparve al suo posto.
“Ti ho trovato Kenshiro” Disse la figura.
“Chi sei?” Chiese il Maestro di Hokuto. “Il mio nome è Abel e per adesso di basti sapere questo”.
Portando velocissimamente in avanti la propria mano destra, il guerriero giunto dal nulla scatenò una fortissima pressione che scaraventò Kenshiro contro una roccia poco distante che gli crollò addosso.
“Zio Kennnnn!!!!” Urlò Ryu lanciandosi immediatamente per soccorrerlo.
Tuttavia non fu necessario, raggi di luce azzurra iniziarono a uscire dal cumulo di rocce, liberando Ken.
Seppur lievemente ferito al viso e con il giubbotto strappato, Ken non mostò segni di cedimento, debolezze o paure.
“Mi hai colto di sorpresa, ma non succederà di nuovo. Prima di morire ho solo una cosa da chiederti. Sei stato tu ad attaccare il villaggio di Bart e Lynn?” Disse Ken.
“Se cosi fosse?” Rispose Abel sorridendo.
Ken capì che aveva di fronte il massacratore dei suoi più vecchi amici.
“Questo posto sarà la tua tomba maledetto!”.
Liberatosi del giubbotto e rimasto solo con la bianca maglietta Ken inziò a correre verso Abel, questi fece altrettanto.
I due avversari si affrontarono a viso aperto, si incrociarono e superarono, terminando ciascuno la propria corsa alle spalle dell’altro con il braccio destro ancora teso in avanti.
“Notevole Kenshiro, ma è meglio se ti guardi il braccio destro.” Disse Abel.
Un enorme taglio si aprì, partendo dall’attaccatura e fino all’inizio della spalla destra.
Abel, osservando la scena, iniziò a sorridere, tuttavia non si rese conto che qualcosa stesse accadendo al proprio avanbraccio destro.
Un’esplosione interna fece uscire flutti di sangue, offendendo seriamente la funzionalità dell’arto del Maestro Shura.
“La tua fama non è affatto usurpata Kenshiro. Ma sei stato fortunato. Ci incontreremo ancora.”
“Dove credi di andare? Ho deciso di ammazzarti.”. Disse Ken.
In quel momento Abel sorridendo, iniziò a assorbire la propria aura giallo scuro all’interno del proprio corpo. Finito il processo esclamò “Luminescenza dell’anima Shura”. Una luce fortissima invase tutta la zona circostanze. Alla sua scomparsa, di Abel non c’erano più tracce.
“Dove è andato?” Domando Ryu.
Ken rimase in silenzio.

Una voce terza interruppe i suoi pensieri “Posso dirtelo io Kenshiro.”.

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CAPITOLO 9 “ FACCIA A FACCIA”

“Ancora tu, Virgil…” Così esclamò Kenshiro alla vista del nuovo arrivato.
“Ken, conosci quest’uomo?” Intervenne Ryu.
“Si, è stato lui a trovarmi a Nord per dirmi che questo paese aveva subito un attacco da forestieri che lo avevano conquistato.”.
Ken iniziò a ricordare.
Dopo aver battuto Caio e viaggiato con Ryu, Ken si recò in un luogo nelle terre verdi a Nord, deciso a passarci il resto della vita, vegliando sulla tomba della donna che un tempo aveva amato. Julia.
Insieme al fedele Re Nero e con la sola saltuaria compagnia di una giovane, abitante del vicino villaggio, il cui capo un tempo fu Shoky della Scuola Imperiale di Gento, che giornalmente provvedeva a portargli da mangiare, Ken si era ritirato in meditazione in una piccola casa, lavorando la terra.
Era conscio di aver fatto la scelta giusta lasciando che di Lynn si occupasse Bart.
Nel suo cuore non c’era più spazio per l’amore.
Spesso gli tornavano alla mente gli avversari di un tempo.
Il suo rivale in amore, Shin.
Quello che era stato il suo migliore amico, Rey.
Colui che l’aveva salvato da ragazzo, Shew.
Il primo contro il quale aveva dovuto dare fondo a tutte le proprie energie, Sauzer. Oppure, Fudo che gli affidò il mondo affinchè le generazioni future non dovessero soffrire.
E poi, naturalmente, Toki, il più caro dei suoi fratelli adottivi.
Raul, il modello a cui aveva guardato fin da bambino.
Falco, esempio di devozione alla propria causa come mai ne aveva incontrati.
Orc, a cui doveva la vita.
Hyo, un fratello che avrebbe voluto conoscere più approfonditamente.
E, infine, Caio, il suo migliore avversario.

Circa un mese prima degli odierni eventi, Ken ricevette una visita inaspettata.
Stava zappando un campo posto vicino alla propria casa.
Si sentì chiamare “Kenshiro, ti ho cercato in lungo e in largo per più di due anni. La tomba della tua amata era l’ultimo posto rimasto. Non credevo davvero decidessi di passare il resto della tua vita in un posto simile.”.
Ken osservò il visitatore. Presentava una corporatura estremamente definita, chiaro segnale che quell’uomo conoscesse le arti marziali.
Alto circa un metro e ottanta, presentava carnagione chiara, occhi verdi e capelli castani. Indossava stivali, pantaloni bianchi e un gilè aperto e smanicato che mostrava la muscolatura di addome e braccia.
Tuttavia, era lo sguardo del visitatore a non convincerlo.
Qualcosa lo avvertiva di stare in guardia.
“Chi sei e cosa vuoi da me?” Gli chiese Ken.
“Mi chiamo Virgil. Quanto alla seconda domanda, sono solo venuto a informarti. Sempre che la cosa ti interessi.”.
“Informarmi di cosa?”. Chiese Ken.
“Immaginavo non ne fossi a conoscenza data la vita da eremita che hai intrapreso. L’impero e i tuoi amici di un tempo sono impegnati in una nuova battaglia. Quello che un tempo fu il regno di tuo fratello Raul e successivamente dell’Imperatore, è caduto, villaggio dopo villaggio, sotto l’egida di un nuovo Regno.”.
“Lynn e Bart? Ryu? Di loro cosa sai dirmi?”.
“Di loro non so nulla ma, credimi, è meglio che tu ti muova a tornare, non hanno a che fare con una banda di briganti, con un maestro di dojo o con un dittatore da quattro soldi. Se li vuoi rivedere vivi, è meglio che corri Kenshiro. Ahahahahah. Prosegui verso sud, attraversa le montagne e arriverai ai vecchi avamposti imperiali, superali e arriverai alle prime città sotto il nuovo Ordine. Ahhahahhaahaha”.
Dopo aver proferito queste parole, Virgil fece per andarsene, ma Ken lo incalzò: “Perchè mi sta informando di questo?”.
“Tempo al tempo Kenshiro…”. Rispose il visitatore, dopodichè andò via velocissimamente.
Ken indossò il proprio giubbotto, i due guanti regalatagli da Ain e gli occhiali da sole e rivolgendosi al fedele Re Nero disse “Andiamo amico mio.”.

Finito il flashback, Ken si rivolse a Virgil “Ancora non so perché decidesti di informarmi, non sembri qualcuno che abbia a cuore il destino degli altri.”.
“Ti ho osservato in questi ultimi giorni, riuscendo a celare la mia presenza. Era su una balconata alla città di Vulkan ad assistere alla folla che ti incensava. E tutto questo mi torna perfettamente comodo. Ti basti sapere questo. Prendi questa mappa, proseguendo verso ovest, superato il deserto, arriverai a delle alture da lì proseguendo verso nord-ovest per circa mezza giornata, arriverai al castello di Abel. E’ impossibile non vederlo. Se sopravvivrai, ci rivedremo e tutto ti sarà più chiaro. Ahahaahahah.” Così dicendo, dopo aver lanciato a Ken una mappa arrotolata in uno spago, saltò all’indietro, atterrando sulla sella di una motocicletta lì nascosta. Dopo averla messa in moto, si diresse in direzione opposta.”.
“Virgil…” Pensò Ken…

Al castello di Abel, nel piano sotterraneo si trovavano le segrete.
La magnificenza dei piani fuori terra e dei giardini rappresentavano l’opposto di quel luogo tetro e oscuro.
Una delle guardie si avvicinò alla grata di una cella.
“Sei fortunato, il tuo amico sta arrivando”. Disse all’unico prigioniero.
La guardia condusse il prigioniero debilitato, claudicante e legato a polsi e caviglie davanti ad Abel.
“Kenshiro, prima o poi, sarà qui, lasciate immediatamente il palazzo. Ci affronteremo da soli.” Disse il Signore degli Shura rivolgendosi ai suoi soldati.
Tutte le guardie, dopo aver ricevuto gli ordini, lasciarono il maniero.
“Giovane Bart, sarai testimone della fine della Divina scuola di Hokuto.” Disse Abel al prigioniero posto ai suoi piedi. “Ken, non venire…” pensò Bart.

Il sole stava per tramontare e da un’altura Ken e Ryu iniziarono a vedere il palazzo di Abel.
“Ken, combatterò al tuo fianco.” Disse Ryu.
“No. Ho avuto modo di valutare la sua forza nel nostro breve scontro, non è avversario con cui puoi competere. Il fatto che tu sia riuscito a sprigionare l’aura combattiva, addirittura attraverso una tecnica segreta di Hokuto come l’onda della mano violenta, pur avendola vista solo una volta ha dell’incredibile. Tuttavia è stata una situazione particolare. Il sangue di tuo padre unito alla rabbia di quel momento ti ha permesso di realizzare questo miracolo e di sconfiggere Rogo.”. Ma questo nemico è ben diverso. Ti farebbe a pezzi in pochi secondi. Anche assistere allo scontro sarebbe pericoloso ma è giusto che tu possa osservare.” Rispose Kenshiro.
I due si avviarono verso l’entrata.

Più a Sud, un uomo in sella a una motocicletta, era appena entrato nel cortile esterno di un gigantesco palazzo.
Situata su un arido promontorio roccioso e posta accanto a un gigantesco obelisco, la struttura non aveva nulla a che vedere con la sontuosità del palazzo di Abel.
“Sono qui per parlare con il grande Doros.”. Disse il centauro.
I soldati aprirono le porte del palazzo.
Di grigia e spoglia pietra erano composti i corridoi che conducevano alla sala grande.
Qui, dentro davanti a un gigantesco caminetto, un uomo seduto di spalle rispetto al motociclista disse: “Virgil, come osi tornare al nostro cospetto? Sai che potrei ucciderti sol perché la tua presenza mi reca fastidio?” Disse l’uomo alzandosi e voltandosi.
Presentava una muscolatura imponente mentre la testa era totalmente rasata.
Indossava stivali e pantaloni neri, sulla parte superiore del corpo dei pettorali in metallo che lasciavano però scoperti gli addominali. Ma ciò che era più inquietante era una placca di metallo rettangolare sulla bocca e sulla parte inferiore del naso, alle cui estremità ai lati partivano due fasce di identico metallo che si ricongiungevano alla nuca. Gli occhi di colore giallo erano intrisi di ferocia.
“Ho qualcosa da dirti grande Doros” Disse Virgil.
“Non fingere una devozione che non hai, serpe!”.
“Kenshiro è tornato. Ha già avuto uno scontro con Abel e, in questo momento, si sta dirigendo al suo castello.”.
“Cosaaaaaaa? E perché Abel non ha provveduto a metterci al corrente” Domandò Doros.
“E non è tutto, incamminiamoci, con i mezzi corazzati di cui disponi, saremo lì a notte fonda, ti racconterò strada facendo.”

Kenshiro e Ryu entrarono nel castello di Abel senza incontrare resistenza. Sembrava che il maniero fosse abbandonato. Percorse le scale arrivarono all’ultimo piano.
Qui, nella sala centrale, illuminata dalla luce della luna che, grazie all’assenza di pareti, rischiarava la sala, si trovarono di fronte Abel.
“Prima di ucciderti voglio solo chiederti una cosa, Perché hai ucciso i miei amici?”. Chiese Ken.
“Perché utilizzi il plurale? Uno l’ho risparmiato!.” Rispose Abel.
Sorridendo tirò una catena posta accanto ai piedi del trono, la cui estremità opposta risultava situata dietro lo scranno. Legato a questa catena, vi era una persona che Ken conosceva molto bene. “BARTTTTTTTTTTT!” Gridò Ken.
“E’ vivo!!!” Disse Ryu.
“Ken, sono felice di vederti, perdonami se non sono riuscito a proteggere Lynn. Lui l’ha uccisa. E io non sono riuscito a fare nulla.”. Disse Bart con le lacrime agli occhi.
“Ryu, prenditi cura di Bart, io mi occuperò di quest’uomo.” Disse Ken.
“Era quello che volevo Kenshiro. Il moccioso e il tuo grande amico Bart saranno i testimoni di questa tua ultima battaglia.”. Tirando una leva posta sul bracciolo sinistro del suo trono, il soffitto del palazzo iniziò ad aprirsi.
“Anche il cielo stellato assisterà alla tua fine.”. Disse Abel.

Edited by cicciodigao - 17/4/2020, 11:43
 
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CAPITOLO 10 “DUELLO FINALE”

I due avversari si trovarono uno di fronte all’altro.
“Perché hai ucciso Lynn?” Chiese Kenshiro.
“Vedi Kenshiro, Noi ti abbiamo sempre seguito. Sin dall’inizio del tuo viaggio sino allo scontro con Caio.”. Rispose Abel.
“Quando abbiamo deciso di muoverci, io mi occupai di debellare qualsiasi forma di resistenza alla nostra conquista, mentre, un mio compagno si diresse alla neonata capitale imperiale con l’intento di trovare e catturare l’imperatrice. Purtroppo, nel suo caso la battaglia fu più dura del previsto e la capitale venne totalmente rasa al suolo. Dell’imperatrice, a oggi, non ci sono notizie. Sapevamo dell’esistenza della gemella e sapevamo che, diversi anni fa, tu attraversasti il mare per recuperarla. Eravamo anche a conoscenza di quello che Caio le aveva fatto e i cui effetti non potevano essere da voi annullati. Ma, per i Maestri Shura niente è impossibile. Dopo aver preso il suo villaggio e averla condotta qui, attraverso un flusso di energia mentale annullaì gli effetti della tecnica di Caio. Ella dimenticò tutto quanto accaduto da prima del tuo scontro con Caio, compreso l’amore finto che provava per quell’insetto.”. Disse Abel indicando Bart.
Ken fissandolo disse “Questo è impossibile.”
“Ti sbagli, la scuola di Hokuto Gemmy è nata parallelamente alla Divina Scuola dalla Principale Famiglia di Hokuto. Ma le tecniche sviluppate dalla Principale Famiglia di Hokuto sono diretta discendenza degli Shura, di conseguenza, le due scuole gemelle non sono che discendenti del nostro ordine e, come tali, basano le loro tecniche su principi già da noi decodificati. Ogni vostra tecnica, come per Gento e Nanto si rifà a Noi e come tale è annullabile”.
A Ken raggelò il sangue, “Continua”.
“Se non eravamo riusciti a ottenere l’Imperatrice avremmo avuto la sua gemella. Il sangue imperiale scorre anche nelle sue vene. Tuttavia, nonostante avessi annullato gli effetti della tecnica di Caio, Lynn non si piegò comunque alla mia volontà. Neanche vedere Bart, che era venuto qui con l’intento di salvarla, sconfitto e imprigionato è riuscito a smuoverla. Con l’annullamento della tecnica di Caio, il tuo ricordo riaffiorò immediatamente in lei e ripeteva continuamente che saresti tornato e avresti salvato di nuovo il mondo dai tiranni. Non si sarebbe mai piegata ai nostri scopi, di conseguenza l’ho uccisa.”. Disse Abel.
I due avversari si guardarono per alcuni interminabili secondi.
Anche Ryu e Bart in disparte nella sala osservarono i due contendenti.
Ken si sgranchì le dita, “Cominciamo Abel.”.
Bagliori azzurri e giallastri iniziarono a illuminare la sala.
Tuttavia, l’aura di Ken andava dissolvendosi.
“Ma che diavolo…” Disse Ken.
“Ehehehehe… Kenshiro, questo è l’Assorbimento dello Spirito degli Shura. Assorbendo la tua energia presto non avrai più forze.”. Disse Abel tenendo il palmo della mano destra, all’altezza del proprio torace, aperto e diretto verso di Kenshiro.
Ken cadde in ginocchio.
“Il gioco è finito, CREPA KENSHIRO, LAMPI DELLO SHURA!” Dalle punte delle 10 dita delle mani di Abel uscirono altrettanti fulmini che, saettando verso un inginocchiato Kenshiro, lo colpirono in pieno addome scaraventandolo contro una delle gigantesche colonne poste ai lati della sala.
La colonna, irrimediabilmente inclinata, crollò addosso al maestro di Hokuto.
“ZIO KENNNNNNNN!!!” Urlò Ryu.
“Non preoccuparti di lui, tra poco lo raggiungerai, e, dopo di te verrà Bart che nell’aldilà potrà essere testimone della fine della Divina Scuola.”. Disse Abel.
In quel momento, Ken si liberò dalla colonna crollatagli addosso.
Il maestro di Hokuto si strappò quello che restava di giubbotto e maglietta e gonfiò i propri muscoli tanto che le fasce bianche poste sul braccio sinistro e la fascia blu posta sul braccio destro si dilatarono quasi fino a scoppiare.
“Abel, lo scontro è ancora aperto.” Disse il maestro di Hokuto.
“Bene, allora provvederò a renderti nuovamente inerme, dopo di che, ti taglierò la testa di modo che tu non possa più rialzarti. Assorbimento dello Spirito degli Shura”. Disse Abel socchiudendo gli occhi.
L’energia di Ken iniziò a dissolversi nuovamente, ma accadde qualcosa di imprevisto.
Il maestro di Hokuto inziò a concentrarsi e a scatenare la propria aura, “UAAAAUUAUAUAUAUAHHH” gridò Ken.
Abel, iniziò a irrigidirsi, l’assorbimento non era indolore come aveva brillantemente intuito Ken. Incapace di sopportare la pressione provocata dall’assorbimento dell’aura di Ken, infine, cedette venendo scaraventato contro il trono posto alle sue spalle.
Rialzatosi, osservò il Maestro di Hokuto posto dinanzi a lui.
“E’ incredibile, la sua forza spirituale è immenso, non può essere contenuta. Ma se lo spirito non mi potrà essere alleato, allora lo sarà la forza.” Pensò Abel.
Rialzatosi, e svestitosi del cappotto ormai ridotto a brandelli, disse “Bene, Kenshiro, se fossero bastate tecniche indirette a sconfiggerti mi avresti molto deluso. Preparati ad assaggiare i miei colpi mortali.”.
A velocità sorprendente, Abel si lanciò verso il suo avversario, Ken fece altrettanto.
Scontratisi al centro della sala, i due iniziarono a scambiarsi colpi a velocità sorprendente.
Bart, non riusciva a seguirli, ma vedendo gli schizzi di sangue che stavano riempiendo la sala, esclamò “sono perfettamente alla pari”.
“No, non è così, Ken sta lentamente ma progressivamente prendendo il sopravvento.” Disse Ryu.
Bart rimase spiazzato “Ryu tu riesci a vederli?”
Ken riuscì a portare un colpo al viso, il che aprì le difese di Abel, fu in quel momento che il maestro di Hokuto gridò: “Colpo dei 100 pugni laceranti di Hokutooo.”.
Investito in pieno, Abel finì scaraventato contro una delle colonne.
“Ti ho colpito con una tecnica super distruttiva, Abel, ti resta meno di un minuto di vita.”.
Abel sorrise. “Ne sei certo Kenshiro?”.
I due continuarono a fissarsi, trascorso un minuto e poi due, nessun effetto dei colpi di Ken si verificava sul corpo dell’avversario.
“Non può essere” disse Ken
“Aahahahahahahhaha Kenshiro sei più stupido di quanto pensassi. Non hai prestato attenzione alle mie parole. Hokuto, Gento e Nanto derivano dalla nostra Scuola. Sarebbe folle se non avessimo messo a punto un modo di prevenire le loro tecniche. Lo scontro nel quale ci siamo misurati nel deserto mi è servito a comprendere la tua tecnica. Fai troppo affidamento sui punti di pressione. Arrivato all’apice della tua arte non sei in grado di discostartene, sei solo un automa. Grazie ad alcuni dei più arcani segreti Shura, sono riuscito a interiorizzare molta energia che mi ha consentito di spostare la posizione dei punti di pressione. Neppure io ne conosco la posizione esatta. Impossibilitato a colpire i miei punti segreti, non riuscirai mai a uccidermi e prima o poi ti sconfiggerò.” Disse Abel.
Di seguito, il maestro Shura si lanciò nuovamente contro Ken, il quale, spostandosi a sinistra, evitò l’affondo portato dalla mano sinistra avversario, ma nulla potè fare contro il velocissimo movimento portato con la mano destra che gli apri un lunghissimo taglio sul petto.
“Allora che te ne pare di questo colpo Kenshiro? MUORIIIII!” Disse Abel.
Voltandosi per colpire di nuovo, il maestro Shura si rese conto che qualcosa non stesse funzionando nel suo braccio destro. Attraversato da una scarica di energia, l’arto andò in mille pezzi tra lo stupore del guerriero.
“Abel, sei tu ad aver dimenticato le tue stesse parole. Hai detto che mi avete seguito fin dall’inizio del mio viaggio, allora dovresti sapere che ho già sconfitto un guerriero che era dotato di un corpo su cui i punti segreti di pressione non erano disposti come su tutti gli altri uomini.”.
“Sauzer” Disse Abel.
“Esattamente. Anche lui pensava di essere invincibile in ragione di questo segreto. Non aveva calcolato che i punti segreti di pressione sono semplicemente centri nervosi posti all’interno del sistema cardiocircolatorio e per quanto ci si sforzi è impossibile nasconderli totalmente. Quando ho evitato il tuo attacco di poco fa ho percepito il tuo flusso sanguigno che mi ha rivelato l’esatta posizione. Poi dopo aver ricevuto il tuo colpo di taglio, ho fatto scivolare la mia mano sinistra sotto il tuo arto destro, colpendo il tuo tricipite e distruggendoti il braccio.”.
Il maestro Shura, capì di aver perso.
“E adesso, Abel, uatataatatatattaatatatatatatatatat”.
Investito in pieno, Abel fini scaraventato a terra sanguinante e, ormai, ridotto alla più totale impotenza.
“Ryu, prendi Bart, allontanatevi da qui con Re Nero. Vi raggiungerò a breve. Devo prima parlare con quest’uomo.” Disse Ken.
Con un cenno della testa, Ryu si caricò Bart in spalla e andò via.

Ken osservò l’avversario in terra “Parlami di Lynn.”.

Edited by cicciodigao - 5/4/2020, 16:53
 
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CAPITOLO 11 “RIVELAZIONI”
Ryu e Bart si allontanarono dal palazzo di Abel.
Ormai distante, il figlio di Raul, in groppa al cavallo che fu di suo padre, non potè fare a meno di interrogarsi su quale fosse il motivo per cui Ken volesse parlare con il Maestro Shura.

“Che cosa intendi Kenshiro?” Chiese lo Shura.
“Forse sbaglio ma, nonostante, tu sia un uomo votato alla conquista, il tuo spirito marziale non ti concederebbe di uccidere una donna così a sangue freddo.” Disse il maestro di Hokuto.
Lo Shura non rispose.
“Il tuo silenzio dice più di mille parole. Lynn è viva non è vero?” Chiese Kenshiro.
“Mmm… Kenshiro… D’accordo. Ti racconterò come è andata veramente…”.

Nel frattempo, sulle colline poste dinanzi il palazzo di Abel, iniziava a raggrupparsi un nutrito gruppo di mezzi corazzati.
Carrarmati e lanciamissili appartenenti alla tecnologia precedente la guerra nucleare si stavano ammassando su quelle alture.
Sul carrarmato posto al vertice dell’armata, svettava un trono lì appositamente montato.
Lì sedeva Doros.
Rivolgendosi all’uomo a bordo di una motocicletta di fianco disse “Virgil sono piacevolmente soddisfatto. La tua informazione sembra rivelarsi esatta. A quanto pare lo scontro è ancora in corso e, per l’occasione, Abel ha provveduto a liberare il castello da tutti i soldati. Se dovesse risultare vera anche l’altra notizia che mi hai riportato allora non ci sarebbe premio con il quale sdebitarsi ”.
“Doros, sapere queste terre sotto il tuo totale controllo è per me ricompensa più che soddisfacente”. Disse Virgil paventando devozione e servilismo. “Anche se…”.
“Cosa c’è?” Lo incalzò doros.
“Beh anche se Kenshiro e Abel morissero, non potresti comunque regnare incontrastato, c’è sempre Zeno. Ma…” Disse Virgil.
“MA COSA?” Chiese Doros.
“Beh, ecco, se noi due unissimo le forze anche quell’ostacolo sparirebbe e tu potresti regnare incontrastato.”
Seguirono alcuni secondi di silenzio.
“Unire le forze? Con te? Io sono Doros uno dei tre Maestri dell’antichissima Scuola Shura, non ho bisogno di unire le forze con alcuno per raggiungere i miei scopi. Abel ha tradito il nostro ordine non mettendoci al corrente del ritorno di Kenshiro nei suoi territori. Ha voluto una sfida personale alla ricerca della gloria, contravvenendo alla Suprema Missione che perseguiamo da 2.000 anni. E per tale ragione, morirà. Ma, il mio pari Zeno non ha commesso alcunchè. Alla morte di Abel, prenderò possedimento dei territori sotto il suo controllo e dopo aver ucciso anche Kenshiro la nostra missione sarà compiuta. Dovrei ucciderti solo per aver proposto una simile blasfemia, ma dato che le tue informazioni potrebbero decretare il nostro trionfo, farò finta di non aver sentito.” Disse un troneggiante Doros.
“Certamente, lo dicevo soltanto perché si vocifera che Zeno sia il più forte tra voi tre maestri.” Replicò Abel sperando di pungere nell’orgoglio il suo interlocutore.
“CHE COSA???? Tutti sanno che il maestro più potente sono io. Bada Virgil, un’altra parola e ti disintegro. E voi soldati, preparate i cannoni dei carrarmati e i lanciamissili. Distruggeremo il castello del traditore Abel con lui e Kenshiro dentro.”. Rispose un furente Doros.
Virgil semplicemente sorrise malignamente.

All’interno del palazzo, Abel e Kenshiro continuarono a scrutarsi.
“Bene, Kenshiro, cominciamo. Il mio ordine aveva due obiettivi. Il primo annientare totalmente ciò che rimaneva delle tre scuole maggiori. Il secondo, ottenere un formale riconoscimento della propria sottomissione da parte dell’Imperatore. Ciò, in quanto nessun regno basato sulla sola conquista potrebbe durare per l’eternità E’ necessario un vincolo più duraturo per imporre il dominio. In una parola legittimazione. Circa due anni fa, uno dei miei compagni guidò l’assalto alla nuova capitale imperiale. La città che secondo previsioni sarebbe dovuta cadere in un paio d’ore resistette diversi giorni. La difesa preposta dall’ultimo generale di Gento risultò impenetrabile. A quel punto, il mio compagno decise di scendere in campo personalmente.
Lo scontro con il generale di Gento andò in suo favore nel volgere di poco tempo.
Tuttavia la luce argentata al servizio dell’Imperatore fece esplodere alcune cariche posizionate all’interno delle mura della cittadelle imperiale. Quando la polvere si la cittadella, al cui interno si trovava l’Imperatrice, era ridotta a un cumulo di macerie. L’imperatrice aveva scelto di morire piuttosto che di asservirsi al nostro ordine.”. Espose Abel.
“Continua.”. Disse Kenshiro.
“Come ti ho già detto, sapevamo dell’esistenza della sorella gemella dell’Imperatrice e del viaggio che intraprendesti per salvarla. Sapevamo anche degli effetti della tecnica di Caio e del fatto che lei si fosse innamorata di un uomo qualunque. Fui, quindi, incaricato di trovarla. Dopo averla rapita la portai qui e annullai gli effetti della tecnica di Caio. La persona che a quel punto mi ritrovai davanti era completamente diversa da quella plagiata dallo shinkanaku.
Fiera, forte, dotata di un coraggio impensabile per una donna.
Era convinta che tu saresti tornato e avresti salvato nuovamente questa terra.
Una donna straordinaria. Quando Bart tentò di salvarla la minacciai che l’avrei ucciso se non si fosse piegata a noi. Semplicemente, disse che entrambi avrebbero preferito morire che inginocchiarsi.
Più guardavo il fuoco che ardeva dentro i suoi occhi, più mi ricordava mia madre.
Kenshiro, mia madre venne stuprata e uccisa davanti ai miei occhi di bambino. Fui salvato dal mio maestro che mi insegnò le arcane tecniche della scuola Shura e mi prese con se.”.
In quel momento, Abel si tolse il ciondolo che aveva al collo e lo aprì. Al suo interno una foto della madre morta.
“Questo è tutto ciò che mi resta di lei.”. Disse Abel.
Ken rimase in silenzio.
“Tornando a noi, non potevo rendere schiava una donna del genere, però sapevo che i miei compagni avrebbero fatto di tutto per completare la missione. Per tale ragione, feci l’unica cosa possibile. Le cancellai la memoria e ancora svenuta la trasportai in un luogo estremamente lontano a sud-ovest. Luogo, lontano dai territori conquistati, sito nelle terre verdi. Li, l’affidai a una piccola comunità nomade. Tornato al castello comunicai al mio prigioniero Bart e ai miei compagni che Lynn fosse stata uccisa da uno dei miei soldati mentre tentava la fuga. Bart, anche lui impazzito dal dolore non faceva che ripetere e urlare il tuo nome maledicendo se stesso per non essere stato in grado di proteggerla.
Per questo non lo uccisi, volevo vedesse l’inferiorità della leggendaria Divina scuola di Hokuto rispetto all’antichissima arte Shura. Purtroppo, le cose non sono andate come avevo previsto. Su dove sia Lynn non posso aiutarti. Attualmente, potrebbe essere dovunque o morta.”.
Ken iniziò a piangere. “Grazie Abel, rivedere Bart e sapere che Lynn è viva sono abbastanza per me.”.

“KABOOHMMMMMM!. Un’esplosione fortissima si sentì nell’aria. L’obelisco posto di lato al castello di Abel iniziò a crollare sul palazzo colpito da un colpo di cannone.
L’impatto fu tremendo, tanto da distruggere più di metà costruzione.
“Doros” disse Abel a denti serrati.
“Che succede?” Chiese Kenshiro.
“Uno dei miei compagni, un altro Maestro Shura è qui. Deve aver saputo del nostro combattimento. I tuoi pugni mi avrebbero ucciso comunque, ma morire per mano di semplici armi…” .

“Ahahahahahah. Soldati fuoco a volontà.” Gridò Doros. Una miriade di missili lanciati tanto dai cannoni dei carrarmati quanto dai puntatori dei lanciamissili investirono in pieno il palazzo di Abel. In poco meno di un respiro, la struttura venne totalmente rasa al suolo.
Le devastanti esplosioni lasciarono solo macerie. Nessuno poteva sopravvivere a un attacco di fuoco di quella portata e al conseguente crollo.
Neppure un maestro di Hokuto.
 
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CAPITOLO 12 “LA CITTA’ NASCOSTA”

Quando il fumo si diradò, Doros potè finalmente avvicinarsi alle rovine del palazzo di Abel.
“Trovate i loro corpi” disse rivolgendosi ai suoi uomini.
Spostando i detriti, uno dei suoi soldati si accorse di qualcosa.
“Maestro, venite.”
Doros osservò il corpo senza vita che aveva di fronte. Seppur ridotto male, era chiaramente quello di Abel.
“Purtroppo, hai voluto fare di testa tua. Chi tradisce l’ordine in maniera grave come hai fatto tu, non può essere perdonato.”. Disse Doros estremamente tronfio.
Tuttavia c’era qualcosa di strano in quel cadavere. Si presentava squarciato nel petto e l’arto mozzato sembrava fosse esploso dall’interno.
Doros capì. “Non sono stati i bombardamenti a ucciderti ma la tecnica di Kenshiro.”
Girandosi verso uno dei suoi soldati disse “Ti lascio qui con una decina di uomini. Riesumate il corpo di Kenshiro dalle macerie. Anche se per farlo doveste ridurre in polvere le macerie, voglio quel vedere quel corpo al mio ritorno.”.
Voltandosi verso Virgil esclamò “Partiamo immediatamente, verrai con me e verificheremo se anche la tua seconda informazione è vera.”.
“Certamente, ti posso assicurare che l’Imperatrice è ancora viva.” Rispose Virgil, accennando un sorrisetto.

Diversi chilometri in direzione sud, sorgeva una piccola cittadina, al cui centro svettava un grande palazzo ben protetto da mura.
All’ultimo piano del palazzo, a decine di metri da terra svettava una balconata cui si aveva accesso da una grande sala con un trono.
Su quel trono, sedeva una donna in maschera assorta nei propri pensieri.
Il silenzio della grande sala venne interrotto dall’entrata di un uomo.
“Mi avete fatto chiamare Imperatrice?” Disse l’uomo appena entrato.
“Si, Generale. Perdonami se ti ho sottratto ai tuoi compiti. Ma volevo avere notizie sulle voci che circolano.”. Disse Louise.
“Ci mancherebbe maestà. Solo l’ultimo Generale di Gento ancora vivo. Il mio amico Shoky, il prode Soria e, perfino, il grande Falco sono morti. Finchè sarò in vita farò di tutto per servirvi e per tramandare la tecnica di Gento al figlio di falco, legittimo successore.”.
A parlare era stato Veler, generale d’argento di Gento. Questi era un uomo di circa 35 anni, dotato di una corporatura imponente, molto similmente a Falco e Soria. Presentava una folta chioma lunga e liscia di colore castano e occhi azzurri. Vestiva con stivali e pantaloni bianchi, sul pettorale della corazza, questo di colore argentato, era raffigurata la croce imperiale di colore d’oro. Sulle braccia presentava due enormi fasci di metallo chiaro con striature d’oro giallo che coprivano dall’attaccatura della mano sino all’inizio del gomito.
“Quanto alle notizie che giungono, sembra sia tutto vero. Kenshiro è tornato.” Continuò lo Shogun imperiale.
“Mia sorella credeva nella forza di quell’uomo più che in ogni altra cosa. Quando partì insieme a Falco per le terre al di là del mare, da cui nessuno era mai tornato vivo, eravamo convinti che non avremmo più rivisto Lynn. Eh invece… E’ un uomo straordinario. Unendo le forze con Hokuto e rintracciando i maestri di Nanto superstiti, faremo tornare nell’abisso quelle belve degli Shura.”. Disse l’Imperatrice.
“Maestà, se posso permettermi, non è ancora arrivato il momento di mostrarci nuovamente al mondo. Nascosti in questa piccola città, facendo passare questo palazzo per uno di quelli appartenenti ai tanti signorotti locali siamo riusciti a tenere nascosta la nostra presenza, ma la sicurezza non è una condizione permanente.”. Disse Veler.
“Hai ragione Generale. Manderemo un piccione a Ryhaku. Sarà lui a mettere al corrente Kenshiro e chi riterrà più giusto. La sua abilità strategica è la migliore del mondo.”.
Veler annuendo disse “lo faccio partire subito maestà”.

Molto lontano da lì si trovava il letto di un grande fiume, largo circa 20 metri, le cui acque scorrevano con estrema velocità.
Una coppia di bambini, posizionata sulla riva, aveva gettato delle canne da pesca dentro l’acqua con la speranza di prendere qualche pesce.
Tuttavia, la corrente era troppo agitata per riuscire a pescare qualcosa.
All’improvviso uno dei due sentì la propria lenza irrigidirsi.
“Che succede Moko?” gli chiese l’altro.
“Non lo so, ma credo di aver preso qualcosa di gigantesco.” Rispose.
Improvvisamente, a causa della pressione, la canna da pesca del bambino si ruppè e dall’acqua uscì un uomo a torso nudo.
I due piccoli ne furono letteralmente terrorizzati.
“Credo di aver rotto la tua canna da pesca. Potrai perdonarmi? Il mio nome è Kenshiro.”.

Uscito dall’acqua e rivestitosi, Ken ripensò agli ultimi momenti dello scontro con Abel.
“Uno dei miei compagni, un altro Maestro Shura è qui. Deve aver saputo del nostro combattimento. I tuoi pugni mi avrebbero ucciso comunque, ma morire per mano di quel bestione…” aveva disse il maestro Shura al momento dell’inizio dei bombardamenti.
Ken osservando il corpo martoriato dell’avversario: “non credo che le bombe faranno in tempo a ucciderti. Ti resta pochissimo, Abel.”
“Meglio così. Ma ricorda Kenshiro, non sei che all’inizio dell’opera. Io sono fiero di aver dato la vita per il mio Ordine, di Hokuto non resterà alcuna traccia.” Furono le ultime parole di Abel, Maestro Shura.
Il torace dell’uomo iniziò a gonfiarsi finchè non esplose facendo schizzare il tessuto polmonare e cardiaco fuori.
Mentre l’attacco dei mezzi corazzati continuava, Ken, dopo aver guardato un’ultima volta il corpo esamine dell’avversario, disse “Balzo istantaneo di Hokuto”. In poco meno di un respiro, il maestro di Hokuto si ritrovò all’interno delle acque del fiume che scorreva al di sotto del castello di Abel.
Trascinato dalla corrente, era arrivato sin dove i piccoli stavano pescando.
Così, Kenshiro si incamminò verso la base di Ryhaku convinto che sarebbe stato il posto dove con maggiori probabilità Bart e Ryu si fossero diretti.


Diverse ore più tardi, in piena notte.
“Allora e vivo!!” Disse Ryhaku guardando Bart svenuto, aggrappato a Ryu, in groppa a Re Nero .
I due avevano appena varcato il cancello del cortile della fortezza.
“Si è vivo, ma è stato prigioniero e incatenato per un anno. E’ molto debilitato.” Disse Ryu.
Tutti quelli che si trovavano al Palazzo di Ryhaku non poterono fare a meno di festeggiare il ritorno del loro compagno.
Prestati gli interventi medici necessari e messo a letto, i presenti lasciarono riposare Bart.
“Mentre Lynn è morta” constatò amaramente Ryhaku.
“Purtroppo ho sentito con le mie orecchie il guerriero Shura affermare di averla uccisa in ragione della sua intransigenza a sottomettersi.” Rispose amareggiato Ryu.
“Era una donna straordinaria. Se Caio non l’avesse colpita con quella terribile tecnica sarebbe stata la compagna ideale per Kenshiro, insieme avrebbero generato una dinastia.” Disse Ryahku.
“Ryhaku c’è dell’altro. Mentre mi allontanavo in groppa a Re Nero ho udito esplosioni e visto delle fiamme levarsi in lontananza dal castello di Abel. Non vorrei che Ken…” Disse il giovane figlio di Raul.
“Mmm… non abbiamo tempo per perderci in congetture, sono arrivate notizie importantissime. Questo piccione viaggiatore le ha portate poco prima che voi due tornaste.” L’atro del mare passò il foglietto al figlio di Raul.
“L’Imperatrice è viva!! Sei sicuro che non sia una trappola?”. Chiese Ryu.
“Il sigillo imperiale è senza dubbio autentico Dobbiamo raggiungere questa città e riunirci con l’imperatrice. Se Lynn non c’è più, allora è fondamentale proteggere l’ultima discendente della dinastia imperiale.”. Rispose Ryahku.
Una voce terza intervenne dal nulla “Lynn è viva.”.
Ryu e Ryahku si voltarono e videro Kenshiro appena entrato nella stanza ove si erano appartati per parlare.
“Kennnn!” Disse Ryu.
Kenshiro raccontò dello scontro con Abel e delle rivelazioni fattegli da quest’ultimo.
Ryhaku allora chiese “La cercherai Ken?”
“Quando tutto sarà finito, certamente. Finchè non avremo eliminato la minaccia degli Shura, Lynn è più al sicuro con chi non conosce le sue origini. Adesso mettiamoci in marcia Ryu, destinazione capitale imperiale.”. Rispose Ken.

A sud, rispetto al Palazzo di Ryaku, Virgil, Doros e il suo esercito si trovarono in vista della città dell’Imperatrice.
Veler, immediatamente avvertito dai soldati di vedetta, esclamò: “Ci hanno trovato”.

“Soldati, voi resterete al di fuori della città con i mezzi corazzati. Fate fuoco a volontà contro le mura, il cancello e le costruzioni. Quando sarà tutto abbattuto io e Virgil entreremo in città e io catturerò l’Imperatrice. Due di voi partiranno subito verso sud-ovest e comunicheranno a Zeno il mio successo. Avrò catturato l’imperatrice mentre siete in viaggio. E ADESSO FUOCOOOOOOOOO!!!!!!”.
Disse Doros rivolgendosi ai suoi soldati.
Le mura esterne della città, tempestate di missili e colpi di cannone cedettero in pochi secondi.
Poi fu la volta delle costruzioni poste vicino l’ingresso.
A bombardamenti terminati, Doros e Virgil, entrambi scesi dai propri mezzi di locomozione, entrarono in città.
Sulla strada maestra, incontrarono solamente cittadini spaventati che alla loro vista si diedero alla fuga. Arrivati fuori dalla cancellata del Palazzo che ospitava l’Imperatrice, gli si parò davanti Veler.
“Sei ancora vivo miserabile.” Disse Doros scrutandolo.
“Non sarei certo potuto morire prima di avere chiuso i conti con un ratto come te. L’esplosione che feci partire alla capitale imperiale anni fa mi servì solo come diversivo per mettere in salvo l’imperatrice. Quello è il mio compito primario, non certo giocare alla guerra con miserabili individui come te.”. Rispose il Generale di Gento.
“Morirai tra pochissimo. Non abbastanza, purtroppo, da vedere il Sacro Ordine Shura dominare il mondo dopo aver fatto inginocchiare la tua Imperatrice.”.
“LA MIA IMPERATRICE? E’ L’IMPERATRICE DI TUTTI, ANCHE DI VOI. L’ordine Shura un tempo serviva l’impero, anzi è stato il primo a servirlo. Non siete altro che dei miserabili traditori.”. Lo incalzò Veler facendo esplodere la sua aura di argentei bagliori.
Al contempo, anche Doros iniziò a mostrare la propria energia spirituale.
Questa, oltre a mostrarsi molto più ampia di quella del generale di Gento, presentava delle striature oscure.
L’arancione emesso dal corpo del Maestro Shura invadeva il piazzale antistante i cancelli del Palazzo Imperiale e, come il giallo di Abel, presentava tonalità scure.
In quel momento, Doros tese la propria mano sinistra in avanti, a minima distanza dal palmo iniziarono a formarsi dei minuscoli puntini dello stesso colore della sua aura. A quel punto gridò “RAGGIO DI ENERGIA PENETRANTE DELLA SUPREMAZIA SHURA!!!”. Il raggio di energia di colore aranciastro partito dal palmo della mano sinistra di Doros venne evitato dal Generale di Gento, ma impattò contro il cancello del palazzo posto alle sue spalle mandandolo completamente in pezzi.
“Terrificante” pensò Veler.
“Ahahahahaah, Generale di Gento, neppure il tuo venerabile compagno d’armi Falco sarebbe in grado di reggere contro di me, tu cosa speri di fare? Ti ucciderò immediatamente, dopo di che prenderò l’Imperatrice.”. Disse in maniera estremamente tracotante Doros.
“Vedremo se sarà davvero così. Luminosa Lama Argentata di Gento” Esclamò Veler, mentre il suo braccio destro scompariva lasciando il posto a una lunghissima lama d’aura argentata.
 
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CAPITOLO 13 “LE TRE VIE SHURA”.

Lo scontro fuori dal palazzo che ospitava l’imperatrice era cominciato da poco.
Tuttavia, il Generale Veler appariva in seria difficoltà.
Gli attacchi energetici con cui Doros tempestava il guerriero di Gento, seppur da questi evitati, non gli consentivano di assumere una posizione conscia all’attacco.
“Non riesco ad attaccarlo” pensò Veler.
Ma vi era dell’altro.
Le bordate d’aura scaricate dal Maestro Shura non erano lanciate secondo il caso. Veler iniziava a capire come seguissero una logica.
Quando capì il disegno nella mente dell’avversario, fu troppo tardi.
Evitato l’ultima bordata di energia dell’avversario, si sposto velocemente verso la propria sinistra.
Terminato lo spostamento venne investito proprio sul lato sinistro da un fascio turbinante di energia spirituale portata da Doros.
“Uhuhuhuh… Che sempliciotto.”.
Scaraventato contro le mura perimetrali esterne al palazzo, Veler guardando l’avversario “Come hai fatto? Riesce a prevenire i miei movimenti?”.
“Noi Maestri Shura siamo stati addestrati alla lotta reale. Prima di qualsiasi duello studiamo pregi e difetti della tecnica del nostro avversario, compresa la tua Scuola Imperiale di Gento.”.
“Cosa intendi?”. Chiese Veler
“Ehehhe… Negli anni abbiamo osservato te e i tuoi compagni. Sin da quando Jako vi sguinzagliò contro i superstiti di Hokuto e di Nanto. Abbiamo osservato te, Falco, Soria, Shoky, Borz e Tige. La scuola Imperiale di Gento è sicuramente tra le più potenti, ma ha due grandi difetti. In primo luogo, utilizza principalmente lo spirito combattivo per colpire le cellule dell’avversario. Ciò comporta che per l’esecuzione delle tecniche più potenti il maestro di Gento si debba trovare in posizione statica, e la tua Luminosa Lama Argentata di Gento non fa eccezione. In secondo luogo, voi adepti della Prodigiosa tecnica, come amate definirla, concentrandovi principalmente sulla potenza, siete dotati di scarsa velocità. Siete abituati a condurre il corso di un duello. Costringendoti a spostarti continuamente per evitare i miei attacchi, ti ho messo sulla difensiva e tu, non essendoci abituato, mi hai fornito una chiave di lettura perfetta dei tuoi movimenti.”.
Veler rimase attonito. Doros aveva ragione. Quello che aveva davanti non era solo un bestione assetato di sangue ma un combattente esperto ed estremamente intelligente..
Il Maestro Shura allungò entrambe le mani in avanti, strinse la mano sinistra intorno al polso della mano destra, quest’ultima tesa e rivolta verso l’avversario.
“E adesso, gemma luminosa esplosiva dell’Aura Shura” Disse.
Una sfera di energia arancione poco più grande di un frutto saettò dalla mano di Doros centrando in pieno petto Veler e trascinandolo contro il portone d’ingresso del Palazzo. All’impatto, la sfera scoppiò.
“E’ già finito” Disse Doros.
“Non sarei cosi sicuro” Mormorò Virgil che per tutto lo scontro era rimasto in disparte.
I soldati presenti nel cortile antistante il portone del Palazzo si diressero immediatamente verso il loro Generale per soccorrerlo.
Ma non si rese necessario. Veler si rialzò con somma sorpresa di Doros.
“Cerchi di combattere ancora?” Chiese il Generale Shura.
“Io sono Veler, ultimo dei Generali della Grande Scuola Imperiale di Gento ancora vivo. La mia missione è proteggere l’Imperatore. Morirò piuttosto che cedere terreno.”. Urlò sanguinante il Generale d’Argento.
“Allora ti farò un ultimo regalo da portare con te. La vista della tua Imperatrice in catene davanti a noi. Dopo di che ti ucciderò.” Rispose Doros.
Fu in quel momento che, per la prima volta dall’inizio del combattimento Virgil parlò a voce alta, “Non credo ne avrai il tempo. E’ arrivato.”.
I tre combattenti e tutti i soldati imperiali presenti diressero i loro sguardi verso la strada che dall’ingresso della città conduceva al Palazzo Imperiale.
Un uomo in groppa a un gigantesco cavallo e un ragazzo a bordo di una moto a tre ruote si dirigevano verso di loro. Erano a pochi metri.
Kenshiro osservò il campo di battaglia.
“Virgil, ancora tu…” Disse semplicemente l’uomo di Hokuto
I due si scrutarono.
Doros prese la parola “Così tu saresti Kenshiro. Allora sei sopravvissuto al mio attacco dinamitardo al castello di Abel. Meglio così. Ti ucciderò personalmente e poi prenderò l’Imperatrice. Il mio nome diverrà leggenda. Virgil, tu ti occuperai del Generale di Gento.”.
“Non ci penso proprio. Per adesso è meglio che io mi faccia da parte. Addio Doros. Non lo sai ma sei già morto.”. Immediatamente dopo aver detto queste poche parole, Virgil compì un lunghissimo salto all’indietro che lo portò sul tetto di un palazzo posto al margine della strada. “A presto.” Disse accennando un sorrisetto.
Sparì a gran velocità.
“Maledetto vigliacco…In ogni caso sono pronto a combattere contro tutti e due.” Grugnì Doros.
Ken osservò lo Shura, con particolare riferimento alla placca metallica che portava su naso e bocca. Poi, rivolgendosi a Veler “Generale, il tuo compito primario è un altro. Tieni al sicuro l’Imperatrice e lascia combattere me con lui.”.
L’aria circostante si caricò di elettricità. Riflessi azzurri e arancioni circondarono i due avversari.
L’aurea di Ken era enorme, molto più ampia di quella di Veler.
“Non perderò tempo, ti ho osservato di persona e so quanto puoi essere pericoloso. Devo sistemarti immediatamente.”
“Mi hai osservato di persona?” Chiese Ken.
“Si, insieme a Zeno, ho assistito al tuo combattimento con Caio.”.
“Chi è Zeno, non ne ho mai sentito parlare. E perché stavate osservando il mio combattimento con Caio?”.
“Non serve che tu lo sappia. Quello che devi sapere è che so perfettamente che tra le tre vie, Hokuto si concentra più sul corpo rispetto allo spirito e alla mente.”.
“Le tre vie?” Chiese Ken.
“Basta così Kenshiro. Ti sistemerò immediatamente con la mia tecnica più potente.”
In quel momento, il corpo di Doros iniziò a brillare come una torcia.
Divaricò al massimo le gambe e allargò le braccia in posizione obliqua a formare una grande X con il suo stesso corpo.
Dopo aver raccolto le forze, urlo “TEMPESTA DELLA RABBIA SHURAAAAAAA!!!!”
Congiungendo le proprie braccia tese al centro del proprio torace, scatenò una vera e propria tempesta di energia che colpì in pieno Kenshiro sollevandolo da terra.
Il Maestro di Hokuto colpito in pieno saettò in aria. Il giubbotto e la maglietta sottostante finirono in brandelli e seppur circondato dall’aura nemica, il sangue perso dalle ferite appena aperte era distinguibile.
“Davvero terrificante” Pensò Veler.
“Zio Kennnnn” Gridò Ryu.
Quando l’esecuzione della tecnica finì, il corpo di Ken precipitò a terra.
Doros, di contro, in piedi ma visibilmente affaticato.
I muscoli si erano gonfiati al massimo, le vene quasi sul punto di esplodere, il respiro affannato, gli occhi rossi. “Ci sono riuscito” Disse ansimando lo Shura.
Ryu, avvicinatosi al corpo di Ken si rese conto di come lo zio fosse ancora vivo.
“COSAAAAAA?” Urlò Doros.
“Un colpo incredibile. Dentro metti tutto il tuo essere. Se non mi fossi difeso, mi avresti sicuramente ucciso.”. Disse Ken rimettendosi in piedi. Il maestro di Hokuto presentava ustioni e tagli sul torace e perdeva sangue dalla fronte e dalla gamba sinistra, ma la sua funzionalità fisica appariva perfetta.
“Quando ti saresti difeso?” Chiese Doros.
“Come ho detto ad Abel. Dite che mi avete seguito fin dall’inizio del mio viaggio, allora dovreste sapere che alcuni tra gli avversari che ho sconfitto facevano un ampio uso dell’aura combattiva. La Scuola di Hokuto Gemmy basa le sue mosse d’attacco proprio su tale emanazione d’energia. Dopo la sconfitta subita da Caio, capì che era necessario proteggersi dagli attacchi devastanti di energia pura. Nel mio combattimento con Hyo riuscì a creare una barriera d’aria ruotando velocemente le braccia e annullando o deviando le scariche di aura. La luce del tuo stesso colpo ti ha impedito di vedere. Poco prima di essere investito dalla tua tecnica ho ruotato velocissimamente le mani in modo da creare una barriera d’aria che ne ha attutito gli effetti. Se mi avessi colpito in pieno, sarei sicuramente morto.”.
“Maledetto. Ti mostrerò la vera forza di uno Shura” Disse Doros.
Senza altri preamboli, Doros si lanciò in avanti e sferrò un pugno al nemico. Con un rapido spostamento laterale, Ken cercò di schivare l'assalto, ma non potè fare a meno di essere colpito sulla spalla. Approfittando del fatto che Doros fosse sbilanciato in attacco, Ken eseguì un calcio rotante e lo colpì alla base del collo, facendolo barcollare in avanti. Reagendo prontamente, Doros si voltò di scatto e dal suo corpo scaturì un'onda di energia, che venne parata con i palmi delle mani unite di Ken.
"Preparati, Doros” gridò Ken lanciandosi di scatto in avanti. Prima che Doros potesse sollevare la guardia, l’affondo di Ken portato con il gomito lo investì in pieno, piegato su se stesso venne colpito da un montante che gli fece volare via la maschera. Finì scaraventato in aria e poi al suolo. Doros si rialzò immediatamente, ma anzichè riprendere la battaglia restò fermo a rifiatare.
Lo Shura mostrava la parte del viso in precedenza coperta dalla maschera completamente sfregiata.
La punta del naso era stata tagliata via e intorno alla bocca fino al mente non c’era alcuna traccia di pelle. Come se fosse stata strappata via con un coltello.
Tuttavia Ken ignorò la cosa.
"Ti mostrerò la forza di un Shura» avevi detto ? Eppure le tue energie si sono quasi dissolte. Abel era più forte di te! Hai usato tutto il tuo potere per generare la tempesta con cui mi hai colpito a inizio duello, non è così ?!" affermò Ken guardando negli occhi il nemico. Le sue parole sembrarono colpire nel segno e Doros serrò i denti frustrato.
Per un secondo la sua aurea parve diminuire, poi però vi fu una vampata d'energia e lo Shura parlò con voce profonda e minacciosa. "E' vero, da quando, in addestramento, Abel mi inferse questa cicatrice, tra le tre vie mi sono perfezionato in quella che si concentra sull’utilizzo dell’aura. Considerandola la più adatta per vendicarmi un giorno. Sapevo che non sarei mai riuscito a prevalere in un corpo a corpo contro di lui”.
“Di nuovo le tre vie?” Domandò Ken.
“Kenshiro non sai proprio niente. Qualsiasi praticante di arti marziali inizia il proprio percorso attraverso un allenamento fisico. Contemporaneamente, inizia a sviluppare l’aura combattiva e la propria massa celebrale Corpo, spirito e mente sono le tre chiavi attraverso le quali si possono raggiungere traguardi impensabili per un uomo normale. Abel, Zeno e io, come Maestri Shura, abbiamo sviluppato di pari passo le nostre conoscenze. Giunti alla maturità, Abel ha deciso di portare al massimo le proprie capacità fisiche, Zeno quelle psichiche e io quelle spirituali. Anche per Zeno, che è considerato il più forte di noi tre, sarebbe estremamente difficile creare un onda di energia come quella con la quale ti ho investito all’inizio dello scontro. Ma non si tratta di superiorità di una delle tre rispetto alle altre. Abel mi sconfiggerebbe in un corpo a corpo, come ha fatto lasciandomi queste cicatrici durante l’addestramento, ma in uno scontro esclusivamente spirituale verrebbe da me sconfitto. Capisci Kenshiro?”.
Ken rimase di stuccò davanti le rivelazioni di Doros. Aveva sempre pensato che corpo spirito e mente fossero un tutt’uno.
All’improvviso, la sua attenzione tornò all’avversario.
Doros si lanciò contro il nemico. Ken fece appena in tempo ad incrociare le braccia per impattare la carica nemica. Terminata la forza di spinta, Doros cercò di colpire al centro del petto l’avversario, “Mano luminosa dello Shura”, ma la mano destra di Doros venne colpita dal pungno sinistro di Kenshiro che la trapassò impattando contro il torace dell’avversario, mandando in frantumi pettorali e pelle sottostante.
Doros sputò sangue.
“Maestro Shura, dici che Hokuto si concentra più sul corpo a discapito di mente e spirito, ma sbagli. Sai perché, la Divina Scuola di Hokuto è la più potente? Le tre chiavi, come le definisci tu, sono sviluppate al massimo in tutti i suoi maestri, tanto da sembrare una cosa sola.”. “COLPO LIBERA ENERGIAAAAAA” Gridò Ken. Il corpo di Doros investito in pieno da quella inesauribile ondata di energia azzurra venne travolto.
All’inizio, le membra dello Shura ressero, poi finirono disintegrate dall’aura del Maestro di Hokuto.
 
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view post Posted on 9/4/2020, 16:52     +1   +1   -1

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CAPITOLO 14 “ZENO”

La battaglia era finita. Kenshiro si avvicinò a Veler.
“Bentornato Kenshiro.”. Disse il generale di Gento.
I soldati di Doros, saputo della sconfitta del loro signore, si erano dileguati a bordo dei loro mezzi corazzati.
Calò la sera. Nel frattempo Ryhaku aveva raggiunto la città che ospitava l’Imperatrice.
Nella ampia sala del Trono si ritrovarono Louise seduta sul proprio scranno e, intorno a lei, Kenshiro, Ryu, Ryhaku, Veler, Bart, Milo, Luke, Miu, Aska, e Siya.
L’Imperatrice prese la parola
“Kenshiro, allora mia sorella è viva?”
“Si. Abel me lo ha rivelato prima di morire.”.
“ Ti prego riportala a casa.”
“Lo farò. Ma prima devo finire l’opera contro questi Shura. Doros ha parlato di un terzo Maestro di nome Zeno. Aggiungendo che tra i tre è considerato il più forte. Se prima non lo sistemo, chiudendo questa storia, Lynn non sarà mai al sicuro.”. Concluse.
“Kenshiro, non posso obbligarti, forse potresti cercarla tu Veler”.
“NO!!!” Intervenne una voce terza. “Andrò io. Ken deve liberare queste terre e Veler è l’ultimo Generale di Gento, suo compito è proteggere l’imperatrice”. Disse Bart.
“E noi verremo con te” Disse Milo indicando se stesso e Luke.
“Verrò anche io. Se Lynn fu rapita da Tige la colpa fu mia che non riuscì a proteggerla.” Disse Syia.
“Bart sei sicuro di farcela?” Domandò Ken.
“Si, i dolori sono passati. Troveremo Lynn.”.
Ken annuì.
“Abel mi disse che Lynn si era unita a una comunità di nomadi a sud-est. Cominciate da lì e poi valutate”. Disse il Maestro di Hokuto.
La mattina successiva, con la benedizione imperiale, i 4 partirono alla ricerca di Lynn.
“Ryu, preparati, voglio vedere se sei migliorato” Disse Ken rivolto al nipote.
I due iniziarono ad allenarsi.
Molto più a ovest i due soldati cui Doros, prima di iniziare l’attacco alla città imperiale, aveva affidato il compito di comunicare a Zeno il suo successo erano appena rientrati al Palazzo del loro signore, posto su quell’arido promontorio, per fare rifornimento.
“Una volta fatto rifornimento, partiremo per il castello di Lord Zeno.”. Disse uno dei due.
I due soldati si accorsero della presenza di un cavallo bianco ferrato e sellato che attendeva quieto il ritorno del padrone.
Entrati all’interno del Palazzo lo trovarono completamente deserto.
Arrivati alla sala centrale, ove il oro comandante era solito trascorrere le giornate, si trovarono di fronte una figura.
Quell’uomo, dai lineamenti bellissimi, se non fosse stato per il fisico, sarebbe tranquillamente potuto essere scambiato per una donno, tanta era la sua bellezza.
Non fosse per la muscolatura che né tradiva la maschilità.
Alto circa un metro e novanta, presentava muscolatura longilinea e imponente ma non gigantesca. I caratteri somatici mostravano un uomo quasi albino, pelle chiara rosata, grandi occhi azzurri e lunghi capelli argentei.
Indossava un gigantesco mantello rosso che copriva anche la parte anteriore del corpo, ben fissato da due doppie spalliere in metallo scuro.
Al di sotto del mantello vestiva una cotta di maglia argentata perfettamente aderente al fisico che presentava una spaccatura a V intorno al collo
Le braccia, libere da indumenti che le coprissero, risultavano ornate con bracciali argentati tempestati di gemme preziose multicolori.
“LORD ZENO!” esclamò uno dei due soldati.
Il Maestro Shura si avvicinò e mise la propria mano destra sulla fronte di uno dei due soldati. Dopo di che chiuse gli occhi.
Qualche secondo dopo li riaprì.
“Tutto chiaro” Esclamò e fece per andarsene.
“Dove andate Maestro? A congratularvi con il Maestro Doros?” Chiese uno dei soldati.
“Prima di venire qui sono stato al Castello di Abel. Il cadavere di Kenshiro non è stato trovato dai vostri compagni e, se non è morto, vuol dire che è vivo. E se è vivo si sarà diretto verso il vostro comandante. Quanto a Virgil, avrà tagliato la corda. E’ molto probabile che Doros si sia scontrato con Kenshiro, del resto se avesse catturato l’Imperatrice lo sapremmo già. Devo chiudere questa storia al più presto. La precedenza assoluta va a Kenshiro. Se lui morisse, i ribelli perderebbero la speranza.” Rispose Zeno.
Salito in sella al proprio meraviglioso stallone bianco, corse via a gran velocità.

Passarono circa una decina di giorni durante i quali Ken allenò Ryu dall’alba al tramonto. Il figlio di Raul migliorava giorno dopo giorno e anche la sua crescita spirituale procedeva di pari passo. I bianchi bagliori iniziali di cui caratterizzava la sua aurea stavano andando sempre più assumendo un colore acceso. Prima rosato e, piano piano, rosso.

Veler curatosi dallo scontro con Doros si intratteneva spesso con Ryhaku in lunghe discussioni di matrice militare.

L’Imperatrice, rincuorata dal ritorno di Kenshiro, sperava di poter liberare le proprie terre dal giogo della tirannia.
Le notizie che arrivavano in tal senso erano confortanti. Le due macro zone in cui erano stati divisi i territori conquistati facevano capo a 4 Governatori alle dirette dipendenze di Abel e a 4 a quelle di Doros.
La sconfitta dei 4 maestri Taizan, Governatori delle terre di Abel, per mano di Kenshiro aveva gettato nel panico i Governatori fedeli a Doros che avevano abbandonato le loro postazioni disperdendosi. Il popolo era insorto acclamando il restaurato impero e il ritorno del Salvatore.
Mancava solamente la sconfitta dell’ultimo Shura, Zeno. Dopo, forse, avrebbe anche potuto riabbracciare la sorella, a patto che Bart avesse avuto successo.
Ma di Bart e i suoi compagni nessuna notizia.

A grande distanza dalla città adibita a Capitale Imperiale, si ergeva un piccolo villaggio. Lì due donne pregavano davanti una tomba. I loro nomi erano Aily e Mamiya.
“Mamiya tutta la regione è stata liberata. Kenshiro ce la ha fatta anche stavolta.”.
“Si, Aily, ma Bart e Lynn…”. Disse Mamiya con la voce rotta dal pianto.
“Non è tutto perduto, girano voci che Bart sia vivo, salvato da Ken…”
“Sarebbe bellissimo…” Disse Mamiya.
In quel momento, l’attenzione delle due venne catturata dall’arrivo di un uomo.
Bastava osservarlo per rendersi conto che non fosse un uomo normale.
Nonostante la bellezza, l’ampio mantello porpora, i capelli argentei e lo sguardo di ghiaccio tradivano un qualcosa di sinistro.
Costui, camminando lentamente arrivò a pochi passi dalle due ragazze.
“Tu devi essere Mamiya, mi servi per consegnare un messaggio.”. Disse l’uomo.
“Chi sei?” Domandò Mamiya.
“Non importa. SOTTOMISSIONE MENTALE DELLA VIA SHURA” Esclamò Zeno.
Un sottile ago di luce verde partì dalla punta dell’indice destro del Maestro Shura colpendo e attraversando il centro della fronte di Mamiya.
Il colpo fece cadere Mamiya in stato catatonico. Le sue difese si abbassarono prontamente e i suoi occhi, fino a poco prima ardenti di determinazione, divennero spenti.
“MAMIYAAAAAAAAAAAAAA” Gridò terrorizzata Aily.
Tre giorni dopo, dalle mura perimetrali esterne della città che ospitava l’Imperatrice, una delle guardie avvistò una figura solitaria che si avvicinava con andatura regolare al portone.
I soldati, aperti i cancelli, si trovarono di fronte una donna che sembrava in totale stato di trance.
La donna continuò a camminare sotto gli occhi attoniti dei soldati fino a che non si trovò davanti Kenshiro.
“Mamiya” constatò Ryu.
“Non è Mamiya” Disse Ken
Improvvisamente, la bocca della donna si apri e iniziò a parlare, ma la voce non era la sua.
“Kenshiro, il mio nome è Zeno. Ti aspetto al villaggio di Mamiya. Ho la sorella del tuo amico Rei con me. Se non verrai immediatamente ucciderò Aily e tutti gli abitanti del villaggio. Ti aspetto.”. Finito di parlare, Mamiya svenne.
“L’ultimo nemico è, infine comparso.”. Pensò il Maestro di Hokuto.
“Partiamo subito?” Chiese Ryu.
“Tu non verrai. Resterai qui con Veler e Ryhaku a proteggere l’Imperatrice. Potrebbe essere un pretesto per allontanarmi da qui.”. Disse Ken.

“Uhuhuh… l’ultimo nemico… Povero stupido” Riflettè una figura nascosta che aveva assistito all’incontro tra Ken e Mamiya.
 
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