ATTENZIONE: la storia contiene violenza e contenuti espliciti per adulti. Si concentra su un gruppo di donne, utilizzatrici di una tecnica derivata dell'Hokuto Shinken, che dieci anni dopo lo scontro fra Kenshiro e Raul si mettono in viaggio, inseguendo la loro sanguinosa vendetta. Seguono una tradizione che le costringe a vendere i propri corpi in cambio di denaro, in espiazione di un antico Peccato. Sono donne capaci di infliggere dolore...e piacere! Solo personaggi originali. C'è molto fanservice, ma ho cercato di fare in modo che avesse senso nel contesto della storia, ed ho cercato di rispettare lo spirito tragico dell'opera originale.
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CAPITOLO 1: Viaggiatrice__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
I carri coperti continuavano ad avanzare lentamente attraverso il deserto in un'unica fila, trainati da cavalli e muli. L'unico veicolo a motore nel convoglio, un camion in coda alla fila che trasportava cibo e acqua, procedeva a passo d’uomo: il motivo era che, indipendentemente dalla fretta che un viaggio così pericoloso certamente implicava, molte persone seguivano il convoglio a piedi. Solo donne, bambini e anziani sedevano nei carri: i giovani dovevano fare affidamento sulla propria forza e resistenza.
Eppure, c'era una donna che non sedeva su un carro.
Procedeva silenziosa in fondo alla fila, indossando vesti nere e un cappuccio per proteggersi gli occhi dal vento e dalla sabbia. Sapeva benissimo di non essere benvenuta tra le altre donne del gruppo: solo gli uomini la tolleravano, pur ignorandola per la maggior parte del tempo. Nonostante ciò, la donna continuava ad avanzare sotto il sole del mattino, senza mostrare alcun segno di stanchezza o fastidio.
All'improvviso il convoglio si fermò.
Dopo un paio di minuti, il capo del gruppo raggiunse gli uomini alla fine della fila.
"Va tutto bene!" annunciò "Ci fermeremo qui per un po '! Sedetevi, mangiate e dissetatevi finché potete, perché riprenderemo la marcia entro un'ora! Se gli Dei ci assistono, saremo tutti al sicuro in città stasera!"
È naturale, pensò la donna.
È quasi mezzogiorno e stiamo marciando dall'alba.La gente iniziò a scendere dai carri, stringendosi in una calca disordinata intorno al camion.
"Che tutti si mettano in fila!" urlò il capo "Aspettate il vostro turno per cibo e acqua! Se qualcuno crea dei problemi, lo prenderò personalmente a calci sui denti! "
Non era una minaccia vuota: il capo era un uomo ben piazzato. Quindi, una cinquantina di persone cominciarono a formare una fila di fronte al camion delle provviste.
Dieci anni erano già passati dalla guerra, l'olocausto nucleare che aveva ucciso milioni di persone e trasformato il mondo in una terra desolata. Quasi dieci anni dall’ascesa e caduta di Ken-Oh, il tiranno che aveva conquistato un gran numero di lande solo per essere infine sconfitto dal Salvatore di fine secolo. Da allora, l'umanità si era parzialmente ripresa dal disastro: alcune terre potevano ora essere nuovamente coltivate e molte fattorie erano apparse nella regione. Inoltre, il denaro era ormai tornato in uso: monete in rame e argento erano ora comuni in molte città, inclusa Bara, la loro destinazione.
Ma alcune fattorie erano più produttive di altre: le persone che ora viaggiavano attraverso il deserto provenivano originariamente da un villaggio nel lontano sud. Sapevano bene che, se non avessero abbandonato le loro case, sarebbero morti di fame in inverno: così, si erano avventurati nelle terre desolate che brulicavano di banditi.
La donna incappucciata non proveniva dal loro stesso villaggio: era semplicemente diretta verso una città nei pressi di Bara, Zaria, ed aveva quindi deciso di aggregarsi a loro per parte del viaggio: questo le aveva permesso di ottenere la sua quota di cibo e acqua, facendo in cambio buon uso delle sue abilità.
"Mamma", gridò una bambina in fila accanto a lei, sui cinque anni "Mamma, ho sete!"
"Silenzio!" disse aspramente la madre "Fai la brava ora! Dobbiamo aspettare il nostro turno!"
"Mamma, acqua, dammi dell'acqua!"
La donna incappucciata tirò fuori una borraccia da sotto le sue vesti nere e la offrì alla piccola.
"Ecco" disse, sorridendo gentilmente "Prendi'"
La bambina iniziò a bere, ma la madre la tirò bruscamente indietro; si frappose fra la figlia e la sua benefattrice, quasi stesse difendendo la piccola da un serpente a sonagli.
"Tu" le disse, con uno sguardo feroce negli occhi "stai lontana da mia figlia".
La donna incappucciata mise silenziosamente via la borraccia, senza mostrare alcun segno di rabbia. Attese pazientemente in fila finché non ebbe ricevuto cibo e acqua: dopodiché, si allontanò dalla folla e si sedette su una roccia da sola, per consumare il suo pranzo in tranquillità.
Era abituata a quel tipo di comportamento: dopotutto, era una prostituta.
Mh, nessun cliente oggi , pensò.
Beh, non è che questi uomini abbiano molti soldi da spendere.Poi una ragazza le si avvicinò: non sembrava avere più di quattordici anni.
"Sei una cliente?" le chiese "Vado anche con le donne, nessun problema, ma tu mi sembri un po' giovane per queste cose. Scusa, ma dovrò declinare: torna fra un paio d'anni"
La ragazza arrossì vividamente.
"N-no" balbettò "Non è niente del genere. Io ..."
Sorrise timidamente.
"In realtà volevo ringraziarti, sono la sorella maggiore di quella bambina: sei stata gentile con lei. Una persona disposta a condividere la propria acqua non è qualcosa che si vede tutti i giorni, nemmeno quando si tratta di condividerla con dei bambini piccoli. Mi dispiace per mia madre "
La donna si strinse nelle spalle.
"Non preoccuparti, ci sono abituata. E comunque, non disturberò tua madre ancora a lungo: lascerò il gruppo oggi pomeriggio per andare a Zaria".
Avrebbe raggiunto la città il giorno seguente: sperava che le sue compagne fossero già lì ad attenderla. In realtà pensava a loro come a delle sorelle, pur non essendoci dei veri legami di sangue: erano amiche d'infanzia cresciute sotto lo stesso tetto. Avevano concordato che di rincontrarsi a Zaria entro sei mesi. Per sei mesi aveva vagato senza meta per il Sud, nella frenetica ricerca di un indizio, un sussurro su ciò che stava cercando. La donna strinse i pugni.
Sei mesi e non ho trovato nulla. Speriamo che le altre abbiano avuto più fortuna."Oh, te ne andrai allora" mormorò la ragazza "Peccato! Comunque io sono Aiko. Potrei domandarti quale sia il tuo nome?"
La donna incappucciata ridacchiò.
"Non c'è bisogno di essere così formali. Io sono Saya"
In quel momento, l'aria riecheggiò di un suono ruggente.
Saya non ebbe dubbi sulla natura di quel rombo, neanche per un momento: quello era il suono che ogni viaggiatore avrebbe dovuto temere. Sia lei che Aiko girarono la testa verso Est: un gruppo di razziatori apparve da dietro le dune di sabbia, in sella alle moto.
"Impossibile ..." sussurrò Aiko, paralizzata dalla paura.
Merda!, pensò Saya, alzandosi immediatamente.
"Che tutti gli uomini impugnino un’arma!" urlò il capo dei viaggiatori "Formate una linea davanti ai carri! Non cercate di fuggire ora, o moriremo tutti! Sapevamo fin dall'inizio che questo sarebbe potuto accadere!"
È inutile , pensò Saya.
Sarà un massacro. Venti uomini, che non hanno mai tenuto in mano altro che attrezzi agricoli, contro trenta predoni che hanno ucciso per anni allo scopo di sfamarsi! Non hanno alcuna possibilità!Il primo grido di dolore riempì l'aria: un villico crollò a terra, con un dardo che gli trapassava il collo. I banditi erano armati di balestre, e potevano mirare e sparare dalle loro moto senza nemmeno bisogno di rallentare.
Prima che gli uomini potessero anche solo tentare di formare una linea, molti altri dardi furono sparati: in molti caddero, uomini e donne allo stesso modo. I razziatori stavano per irrompere fra i carri, con asce da battaglia nelle loro mani, pronti ad abbattere chiunque si trovasse sulla loro strada. A giudicare dalle loro eccitate grida di guerra, si stavano davvero godendo il massacro.
Fu un istante.
Saya scattò in avanti, intercettando due frecce dirette ad un’anziana donna con le dita, e le scagliò contro gli aggressori. Due banditi caddero dalle moto: i loro corpi senza vita rotolarono nella sabbia, con le aste dei dardi che spuntavano dalle loro orbite. Anche nella nube di polvere sollevata dalla battaglia, tutti videro quell’incredibile scena.
I predoni interruppero l’attacco.
Erano tutti uomini muscolosi, spaventosi, con le teste rasate e il tatuaggio di uno scorpione rosso sulla loro guancia sinistra: eppure, tutti fissavano la donna incappucciata con stupore e shock.
"Che diavolo ..."
"... come ha fatto ..."
"... con le sue mani nude?"
La gente del villaggio era altrettanto sconvolta, e non poteva far altro che guardare in silenzio: dopo tutto, avevano appena visto la prostituta del gruppo esibire delle capacità sovrumane.
Il capo degli incursori si fece avanti: era così grande, che anche i suoi subordinati più muscolosi sembravano macilenti a confronto.
"È stato impressionante" disse "Non c’è alcun dubbio che tu conosca le arti marziali. Mi chiedo, chi mai potresti essere?"
Saya si tolse il cappuccio, rivelando il suo viso, e i banditi rimasero in soggezione davanti alla donna più bella che avessero mai visto: una bellezza asiatica sui vent'anni, con labbra carnose e lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo.
"Non ho un nome da dare ai criminali come te" disse "ma se tieni alla tua vita, lascia subito questo posto: perché l'arte marziale che pratico è l’Hokuto Shinken".
Quella dichiarazione fu seguita dal silenzio. Tutti, sia banditi che viaggiatori, avevano già sentito quel nome.
Hokuto Shinken? Pensò Aiko.
Il Pugno del Salvatore? Non può essere...Sorprendentemente, al silenzio seguì una risata: i banditi sembravano aver appena sentito il miglior scherzo di sempre.
"Hokuto, il Pugno della Stella del Nord?" fece il capo degli incursori "Non hai idea di quante volte l'abbiamo sentito! Ogni uomo che conosca un po' di Kung Fu si fa passare per un maestro Hokuto di questi tempi! Provano a spaventarci, sai; ma io, Garth, leader degli Scorpioni Rossi, li ho uccisi tutti con la mia ascia da guerra! Inoltre, lo sanno tutti che il successore dell’Hokuto Shinken è un uomo, Kenshiro, colui che ha sconfitto Ken-Oh! Mentre tu sei una donna: possiamo vederlo, dico bene?"
I suoi uomini gli risposero con grida eccitate: Saya poteva chiaramente vedere la lussuria nei loro occhi.
"Sarò anche una donna, ma ho detto la verità: nonostante Kenshiro sia l'attuale erede dell’Hokuto Shinken, anch'io sono una Maestra di tale arte. E voglio essere molto, molto chiara su una cosa: non mi interessa se mi credete o no. Se qualcuno di voi mi attacca con intento omicida, non mostrerò pietà: la prova che cercate sarà la vostra morte "
Garth sorrise.
"Basta con queste stronzate: hai ucciso due dei miei uomini, quindi hai un debito con me. Fortunatamente per te, sei anche una donna dannatamente bella. Hai anche un bel corpo, posso dirlo anche se provi a nasconderlo sotto quelle brutte toghe da viaggio ... Normalmente l'intera banda ti violenterebbe a morte, ma ecco il patto: tu diventi la mia donna. Scoperai me e nessun altro, ti comporterai bene e obbedirai ad ogni mio ordine. In cambio, ti darò da mangiare: mangerai come i miei uomini migliori, almeno finché non mi stancherò di te o troverò una donna più bella. A quel punto, uno dei miei luogotenenti potrà averti, e continuerai comunque a mangiare decentemente. Un buon affare, non credi? "
Saya gli rivolse un freddo sorriso.
"Devo rifiutare. Sarò anche una prostituta, ma non posso compiacere un individuo come te senza pretendere la sua vita in cambio. Se vuoi ancora scoparmi ora che conosci il prezzo, ti mostrerò volentieri la strada per il paradiso prima di spedirti all'inferno "
Garth serrò i denti.
"Stronza irritante ..."
Alzò una mano.
"Uomini!" urlò "Fate a pezzi questa stupida troia!"
Sette uomini smontarono dalle loro moto. Si avvicinarono a lei, con le asce in mano e un sorriso sadico sui loro volti.
Saya li fissò freddamente. Si spogliò, rivelando abiti bianchi, eleganti: più succinti, ma anche più adatti alla lotta.
Un bandito la caricò: sollevò l'ascia per sferrare un colpo mortale, con gli occhi iniettati di sangue e la saliva che gli colava dal mento. Saya reagì con prontezza.
Lo colpì sulla guancia con un calcio circolare, quasi troppo veloce per essere seguito da occhio umano. Sentì lo zigomo collassare contro la sua gamba, e vide i denti e il sangue volare via dalla bocca dell'uomo. Il bandito cadde a terra, ancora vivo ma gravemente ferito. I suoi compagni le vennero addosso: uno dopo l'altro, tutti furono scagliati in aria da veloci, eleganti calci diretti al volto o ai lati delle loro teste.
"Stupefacente!" esalò Aiko.
I sette uomini si rialzarono in piedi.
"Ma che cazzo?" disse un bandito, massaggiandosi un lato della testa "Il mio cranio sembra fratturato, ma quasi non fa male!"
"Idioti!" Garth urlò "Siete tutti inutili! Fatevi da parte: lei è mia!"
L'uomo si fece avanti.
Anche un abile guerriero si sarebbe rannicchiato per la paura di fronte a quel fisico gigantesco.
Saya era una donna alta per una nativa giapponese, circa 167 cm, ma sembrava una formica rispetto ai 210 cm di Garth e ai suoi 160 chili di muscoli duri come la roccia.
"MUORI!" urlò, abbattendo la sua ascia con tutto il peso del corpo. E qualcosa di incredibile accadde.
Saya aveva fermato l'ascia afferrandone il manico. Era come vedere il sottile ramo di un albero fermare un masso di 160 chili. Garth non poteva credere ai suoi occhi; provò a tirare indietro l'ascia, ma non riuscì a spostarla di un centimetro.
Non è possibile , pensò,
non è possibile che questa ragazza sia così forte!Da qualche parte nel profondo di lui sorse una grande paura: la paura dell'ignoto. Cominciò a pensare che ingaggiare uno scontro mortale con quella ragazza fosse stato un grave errore da parte sua. Ma era un pensiero così terribile che Garth non riuscì a tollerarlo nemmeno per un secondo, e immediatamente lo respinse, concentrandosi invece sulla rabbia omicida che cresceva dentro di lui.
"Lascia andare, cagna!"
Tirò un pugno al viso della donna con la mano sinistra. Quel pugno avrebbe potuto abbattere persino un cavallo, ma non raggiunse mai il suo obiettivo: la donna schivò elegantemente il colpo mortale. Allo stesso tempo, Garth sentì il tocco morbido dell'indice della ragazza che premeva il centro della sua fronte.
"Co-cosa?"
Fece un passo indietro.
"Cos'è stato? Stai cercando di prendermi in giro, o ti credi davvero così forte da potermi abbattere con un dito?"
Questa volta Saya non sorrise: si limitò a fissarlo freddamente. Forse, nel suo sguardo, una debole ombra di compassione tremolò per un breve istante.
"Niente del genere" mormorò "Quel dito ha colpito il punto di pressione noto come Gakuchu. La battaglia è finita: tu sei già morto"
La paura tornò, più forte questa volta, ma Garth se la scrollò di dosso con una risata.
"Molto divertente! Quindi sarei già morto? Dici un sacco di stronzate, stupida tro- ..."
Smise di parlare.
Il lato destro della sua faccia era improvvisamente diventato insensibile. Un attimo dopo, perse la vista dall'occhio destro.
"Ma che CAZZOOO!" urlò, mentre sentiva il suo occhio uscire lentamente dall'orbita e penzolare sulla sua guancia, collegato all'orbita soltanto dal nervo ottico.
Cadde seduto a terra, cercando freneticamente di rimettere l'occhio al suo posto.
"CHE MI SUCCEDEEEEEE?!"
"Il tuo occhio è uscito a causa della pressione all'interno del tuo cranio", spiegò Saya.
"N-NON PUÒ ESSERE! AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI!"
"Non chiedere aiuto ai tuoi uomini: anche loro sono già morti"
In quel preciso istante, uno dei sette uomini che avevano aggredito Saya afferrò entrambi i lati della sua testa, il viso contorto dal dolore. Poi, tutti sentirono l'orrendo rumore delle ossa del suo cranio che cominciavano a rompersi, mentre la sua testa si espandeva come un pallone. L'uomo emise un singolo, acuto strillo, mentre la sua testa continuava a gonfiarsi fino a raggiungere proporzioni grottesche. Poi, l'esplosione.
Era come una fontana di sangue. Materia cerebrale schizzò dappertutto.
"Per gli dei!" urlò un altro bandito, terrorizzato. Poi, la parte posteriore della sua testa iniziò a gonfiarsi, come un pallone riempito di sangue pressurizzato.
"No, io no, tutto tranne questo ..."
Il retro della sua testa esplose. Il suo cranio si aprì, rivelando i resti macinati del suo cervello. L'uomo riuscì a fare ancora qualche passo in avanti, poi crollò.
Una dopo l'altra, le teste di chiunque fosse stato colpito da Saya si gonfiarono ed esplosero, mentre urla di dolore e terrore riempivano l'aria.
"Non può essere ..." piagnucolò Garth, seduto sulla sabbia "Allora sei davvero ... questo è davvero ..."
Saya torreggiava su di lui.
"Esatto" disse "Questo è il Pugno della Stella del Nord"
Lo guardò con un'espressione strana, quasi con rammarico.
"Sai" disse "Considerato che la fine sarebbe stata la stessa, avresti potuto anche offrire la tua vita per scoparmi. Ti avrei scopato bene: essere una prostituta è parte dei miei sacri doveri, dopotutto. Beh, adesso è troppo tardi: ti rimangono solo pochi secondi di vita"
"Oh DIO, NO!"
Garth adesso era prigioniero della paura, una paura che non aveva mai provato in vita sua. Non riusciva a pensare, non poteva più parlare: poteva solo correre.
Si alzò e corse, corse via dalla bellissima donna che era in realtà una Dea della Morte.
Saya sospirò. Tutte le persone che lei aveva ucciso negli ultimi sei mesi, tutti quei duri che uccidevano e stupravano solo per il gusto di farlo, si erano rivelati dei tali codardi nei loro ultimi momenti.
"Non puoi fuggire dalla tua stessa morte, stupido" mormorò, quasi con tristezza nella voce.
Garth non riusciva più a sentirla. Riusciva solo a correre.
Un improvviso dolore al centro della fronte gli fece quasi gelare le gambe, ma continuò a correre. Si costrinse a farlo anche quando il dolore aumentò, e la sua testa iniziò a gonfiarsi. Poteva sentire il rumore delle sue ossa incrinate dalla pressione.
Non voglio morire! pensò, la vista dal suo occhio rimanente offuscata dalle lacrime.
Non voglio! Non voglio!Poi, l'esplosione. Fu l'ultimo suono che Garth avrebbe mai udito. Dopodiché, il suo enorme corpo decapitato cadde. La sabbia bevve il sangue che sgorgava dal suo collo.
I restanti venti membri della banda degli Scorpioni Rossi non ebbero neppure bisogno di discutere su cosa fare: nel momento stesso in cui videro il cervello del loro capo schizzare dappertutto, montarono sulle moto e fuggirono, correndo per salvarsi la vita.
Edited by Kumo No Juuza - 18/7/2021, 17:21Attached Image: momoiro-clover-z-x-tetsuo-hara