| Arena: «Saremo aggressivi»
Sabato per gli americani ultima spiaggia: contro l'Italia sarà una partita alla "vivere o morire"
AMBURGO - E chissà cosa succederà se riusciranno a battere l'Italia, visto che il livello di autostima degli americani è già piuttosto alto e per nulla scalfito dal 3-0 rimediato contro la Repubblica Ceca. D'altronde, quella di Nedved e compagni è «la squadra più forte del girone», come ha ripetuto spesso l'allenatore Bruce Arena, e l'Italia sarà comunque un avversario più semplice. La classifica, però, parla chiaro e sabato contro gli Azzurri gli Stati Uniti devono cercare di non perdere se vogliono restare aggrappati al Mondiale. Arena farà probabilmente giocare dall'inizio Eddie Johnson, attaccante che dovrebbe dare velocità e fantasia a un reparto offensivo che di offensivo contro i cechi non ha mostrato nulla. Forse bravo con i piedi, un po' meno con le parole, il 22enne giocatore americano usa una metafora infelice per chiarire quanta aggressività dovrà mettere in campo la sua nazionale contro l'Italia: «Sarà come andare in guerra», spiega. Ha detto proprio che è come una guerra?, gli chiedono. «Sì, certo, è un live-or-die match (vivere o morire), dobbiamo entrare in campo come fosse una guerra e dobbiamo cercare di vincere in ogni modo». «Fate come gli italiani», gli suggerisce allora Michael Kammarman, press officer della nazionale Usa. E immancabili arrivano le risate dei giornalisti americani, perché è evidente che il consiglio ha poco a che fare con il calcio giocato. La partita contro l'Italia non sarà una guerra, ma i giocatori Usa svolgono bene il loro ruolo di soldatini. Le risposte di Johnson e dei suoi compagni Bobby Convey e Oguchi Onyewu sono all'unisono: Quali giocatori temete dell'Italia? «Tutti». Siete d'accordo con Arena che l'Italia gioca sempre nello stesso modo? «Sì». D'altra parte, il coach è il loro guru e tutti lo seguono senza battere ciglio. «Bruce ci dice di fare così e noi lo facciamo», è il ritornello di giocatori che fuori dal campo dimostrano la stessa fantasia vista contro la Repubblica Ceca lunedì scorso. Convey è uno degli artefici dell'impresa del Reading, appena promosso per la prima volta nella sua storia nella Premier League inglese, ed è pronto a dar fastidio ai difensori italiani «che sono tra i migliori al mondo ma stanno diventando vecchi». Sarà, ma oltre ai giocatori azzurri, bisogna tenere d'occhio la questione sicurezza, sempre attuale e davvero visibile quando la squadra si muove dall'albergo scelto come ritiro nel centro di Amburgo: il convoglio composto da 25 moto, 7 pullmini blindati, 4 mezzi delle squadre speciali e 7 automobili che circondano il pullman della squadra è degno di una parata militare e dà l'idea di come il team Usa sia superprotetto. Ma i giocatori non vivono reclusi, anche perché la scelta di un albergo in centro città è stata fatta apposta da Arena per non isolare troppo la squadra: «Bruce ci ha dato una discreta libertà nell'uso del nostro tempo libero, ma non siamo dei bambini e non siamo arrivati qui per andare in giro a fare i turisti», ha spiegato Onyewu. Quando lasciano l'albergo, i giocatori sono comunque seguiti a distanza da body guard in borghese, gli stessi che piantonano ogni angolo del ritiro americano. «Ma no, tutto questo non fa tristezza», taglia corto Onyewu. Sarà molto più triste perdere contro l'Italia e uscire dal Mondiale. Ma questa è un'eventalità che non viene neanche presa in considerazione.
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