vastaso |
|
| san lorenzo, io so perchè tanto di iole nell'aria tranquilla arde e cade perchè si gran nerchia nel concavo culo sfavilla ritornava mutuala al suo letto lo presero, cadde tra i spini egli prese in bocca un paletto succhiava, a mò di pompini
kekè ora è la, come in croce che tende il suo culo ad un pene lontano e il gattudo è nell'ombra, che attende sperando di aprire il suo ano
anche saga tornava al suo nido: lo presero, disse , son prono e restò nelle aperte natiche un grido gli infilarono un tronco di cono
ora là, nella casa romita, lo aspetta un negro, lo aspetta invano saga immobile, attonito, addita, quel pingone al suo deretano
e tu Re, dall'alto dei mondi, sereno infinito, immortale oh, di un succo di sdiola lo inondi il pesce che ha in culo un canale
|
| |