Alessandria d'Egitto, tesori sottomariniImmergersi nel blu delle onde per assaporare il fascino di vestigia millenarie; un tuffo nella rada del porto di Alessandria d’Egitto, il celebre porto ‘eunòstos’ (‘il porto del buon ritorno’), permette di ammirare, una accanto all’altra, le monumentali strutture che hanno abbellito la capitale dell’ellenismo, fondata, ampliando un precedente insediamento urbano, da Alessandro il Macedone nel 331 a.
C. E’ questa la novità per gli appassionati dell’archeologia sottomarina, che esplorano fondali per identificare antichi tesori. Un vero e proprio Museo sul fondo del mare pochi metri al largo di Alessandria è stato organizzato ed espone in rapida successione i mastodontici blocchi del faro (una delle sette meraviglie del mondo antico), le statue greche e romane (busti di sovrani e di personaggi di corte, sfingi, colonne, capitelli) e i resti del palazzo di Antonio e Cleopatra, alcova del loro sogno d’amore. Sulla sabbia, tra le alghe, vasetti per unguenti e addirittura monete, opportunamente illuminati, sono racchiusi messi in risalto e arricchiscono il percorso tra le antichità.
L’esplorazione sistematica dei fondali del porto ‘eunòstos’ è stata avviata all’inizio degli anni ’90 dall’équipe del Centre d’études alexandrines, diretta da Jean Yves Empereur, che nel 1995 identificò numerosi blocchi, alcuni pesanti anche 60 tonnellate, dell’antico faro. La disposizione secondo una linea retta non lasciava dubbi sulla loro appartenenza: erano parte dell’enorme torre, costruita da Sostrato di Cnido tra il 290 e il 280 a. C. per agevolare l’approdo delle navi, con un’illuminazione garantita da un sistema di specchi; la struttura crollò attorno al 1350 in seguito a un forte terremoto e si inabissò in mare tutta insieme: a rendere indubitabile l’identificazione è anche il basamento, trovato da poco e del tutto simile a quello descritto dal geografo Strabone (I sec. a. C.), quando illustra il faro.
Il lavoro di Empereur è stato affiancato dall’indagine sistematica dell’archeologo subacqueo francese Frank Goddio, non senza una polemica rivalità tra i due per questioni di metodologia di indagine.
In ogni caso Goddio con mezzi avveniristici ha notato i resti di un grosso edificio, che riportato e studiato sul computer ha rivelato essere stato il palazzo reale dei Tolemei, e quindi anche di Cleopatra VII, ultima regina tolemaica.
L’esplorazione degli archeologi subacquei si è poi estesa anche ad oriente del porto alessandrino, fino al mare di fronte allo sbocco del braccio canopico del Nilo, ora ostruito. Qui i sub hanno trovato sul fondo del mare consistenti strutture dell’antica Herakleion (l’egizia Rahinet), una città precedente ad Alessandria; in questo piccolo centro, dotato di un importante santuario sacro a Eracle, secondo il mito, sarebbe sbarcato Menelao, reduce da Troia, dove strappò a Paride Elena, quale propria legittima consorte. E da non dimenticare l’eccellente lavoro del team dell’Università di Torino e del Gruppo Mare Nostrum, diretto dall’egittologo Paolo Gallo, che al largo dell’isola di Nelson hanno recuperato evidenze archeologiche e ceramiche del periodo faraonico (ma anche scheletri di soldati britannici e francesi, vittime nella battaglia di Abukir, che nel 1798 oppose Napoleone a Horace Nelson).
Insomma tutto è stato approntato ad Alessandria per il primo Museo archeologico subacqueo, visitabile da esperti, ma alla portata anche di semplici appassionati. Gli spazi espositivi sottomarini saranno a partire dal marzo prossimo arricchiti anche dei magnifici reperti ora ammirabili a Berlino (e dal prossimo ottobre a Parigi) nel corso della mostra ‘I tesori sommersi di Alessandria’. Per informazioni sull’itinerario subacqueo si può contattare il Departement of Underwater Archaeology presso il Greco-roman Museum di Alessandria (Tel.: 0020.3.5226242).
di Aristide Malnati